Cascina Spiotta, al via il processo bis: Curcio, Moretti e Azzolini perseguitati dopo 50 anni

Osservatorio Repressione - Friday, November 1, 2024

L’uso giudiziario della storia, per altro distorto. Il nuovo processo alle Brigate rosse. Inchiesta sulla sparatoria di cinquant’anni fa alla Cascina Spiotta. Ovviamente davanti a questi strafalcioni giuridici non si sente la voce di nemmeno uno dei tanti garantisti a targhe alterne che affollano questo paese.

di Frank Cimini da l’Unità

Norimberga Due. I vincitori processeranno i vinti questa volta a mezzo secolo dai fatti. Il giudice dell’udienza preliminare di Torino Ombretta Vanini ha rinviato a giudizio Renato Curcio, Mario Moretti e Lauro Azzolini per l’omicidio del carabiniere Giovanni D’Alfonso durante la sparatoria alla Cascina Spiotta il 5 giugno del 1975 in cui rimase uccisa anche Margherita Cagol. È stato prosciolto per intervenuta prescrizione Pierluigi Zuffada.

Il processo inizierà il prossimo 25 febbraio davanti alla corte di assise di Alessandria. La decisione del gup Vanini era scontata dopo il rigetto due settimane fa di una serie di eccezioni di nullità proposte dalla difesa. Gli avvocati avevano segnalato una serie di irregolarità e di forzature. Ma inutilmente. Ti piazzano addosso il captatore informatico trojan, ti intercettano per mesi confrontando le tue impronte con quanto repertato 50 anni fa e quando i tuoi difensori eccepiscono l’assenza del decreto autorizzativo da parte del gip il gup rigetta l’eccezione perché al momento l’inchiesta era contro ignoti diventata contro noti solo dopo aver ascoltato le conversazioni intercettate. Insomma, ti metto addosso il mezzo più invasivo possibile e non si può dire che ti sospetto. Sei ignoto. Ovviamente l’indagine si occupa solo dell’omicidio del carabiniere e non del colpo di grazia con cui fu finita Mara Cagol mentre era per terra arresa e disarmata.

Il gup ha deciso il 16 ottobre e ribadito oggi con il rinvio a giudizio che non c’erano irregolarità e violazione dei diritti. Il captatore insomma veniva usato per ragioni di assoluta urgenza. Su un fatto – badate bene – avvenuto mezzo secolo fa. In una indagine riaperta annullando una precedente sentenza di proscioglimento per Azzolini del 1987 senza leggerla perché le carte erano scomparse nel 1994 durante l’alluvione nella provincia di Alessandria. A far riaprire l’indagine era stato un esposto presentato dagli eredi del carabiniere D’Alfonso. In aula di udienza erano stati letti articoli di stampa e anche alcune frasi dei libri di Curcio e Moretti per dimostrare che erano stati dirigenti delle Brigate Rosse. Un fatto notorio già all’epoca della prima indagine poi “alluvionata”.

Ma allora Curcio e Moretti non erano stati chiamati in causa. Vengono tirati in ballo adesso per spettacolarizzare e mediatizzare l’indagine e consumare una vendetta politica contro un intero periodo storico, quello degli anni 70. Ovviamente davanti a questi strafalcioni giuridici non si sente la voce di nemmeno uno dei tanti garantisti che affollano questo paese. Tutti garantisti solo per gli amici e il proprio clan. Con quello che hanno speso nell’indagine per i captatori trojan non si poteva permettere una smentita all’operato della procura di Torino un delle più forcaiole d’Italia. Tutti ad Alessandria quindi per il Norimberga Due.

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