19-20 gennaio 2025. Un racconto della prima liberazione dell3 prigionier3 palestinesi

Osservatorio Repressione - Wednesday, January 22, 2025

Il racconto della liberazione delle prime prigioniere a Ramallah

di Compagn3 dalla Cisgiordania

Libereeeeee. Infine. Nonostante tutto. Solo alcune. Ma libereeee.

Sono le tre del mattino in piazza, a Beitunia, paesino alla periferia ovest di Ramallah. E inizia a non esserci più nessun3. Stanno infine tornando ciascun3 alle proprie case le prime 90 persone che l’entità sionista è stata costretta a tirare fuori dalle sue prigioni.

E’ stata una giornata lunga quella di questo 19 gennaio 2025 appena finito.

Era chiaro che l’entità sionista voleva far perdere tempo, arrivare a notte inoltrata e fare in modo che non ci fosse nessun3 ad accogliere le persone rilasciate. L’avevano già fatto nella prima liberazione di prigionier3 nel novembre 2023. Lo fanno ogni volta.

Succede sempre a Beidunia, dove dal 1988 si trova la prigione di Ofer.

E’ l’unico tra i 17 carceri israeliani che si trova dentro il territorio formalmente riconosciuto come sotto totale governo dell’autorità palestinese. Vi sono poi altri tre centri detentivi israeliani in Cisgiordania, ma usati per trattenere chi viene arrestat3 mentre vengono fatte le indagini, ovvero in settimane di interrogatori e isolamento.

Ofer si trova in zona A. Eppure quest’oggi hanno dichiarato tutto lo spazio fuori dalla prigione, dove si erano radunat3 l3 familiari e solidali, zona militare chiusa. Mentre la croce rossa, incaricata come parte terza nella gestione dello scambio dell3 “ostaggi”, visitava ogni detenut3 che era confluita a Ofer per il rilascio, fuori si sparavano lacrimogeni e rubber bullets (proiettili ricoperti di plastica) contro chi si era radunat3, parenti, solidali e militanti. Ci sono stati tre feriti. E’ andata bene, a novembre del 2023 un ragazzo è stato ammazzato e un’altro ha perso un occhio negli scontri.

Nel frattempo, era dalla notte precedente che, in giro per la Cisgiordania e in particolare a Gerusalemme est, l’esercito entrava in casa di alcun3 che sarebbero stat3 liberat3 per minacciare l3 parenti, imponendogli di non festeggiare.

Nonostante tutto questo, in serata è arrivata molta più gente in piazza a Beitunia. C’era chi accendeva fuochi per scaldarsi e condivideva bevande calde. Non solo giovani e uomini, più o meno coperti, a tenere bandiere dei vari partiti e movimenti e lanciare e ripetere cori resistenti. Anche molte donne di tutta l’età: giovani ragazze con la kufia al collo e signore vestite elegantemente. Una ragazza, con un cappotto di lana, apparentemente non preparatasi per gli scontri, si era invece organizzata e distribuiva fazzolettini intrisi di alcool per lavarsi il gas dagli occhi.

Da quella piazza una breve strada, un’altra rotonda e un’altra strada ancora a separare dal carcere. Poco meno di 2 km. L’entità sionista voleva questo tratto svuotato dall3 palestines3. Come vogliono sia tutta la Palestina. Così ci si è dovuti difendere la propria presenza lì. I più esperti in prima linea, a confrontarsi con i militari. Ma tutt3 determinat3 a restare. Ambulanze passavano e tornavano. Forse altri feriti.

Alla fine si sono arresi, verso l’una i due autobus con le donne e i minori sono apparsi. Alcuni giovani sono saliti sul tetto degli autobus e han fatto il corteo da lì sopra, sventolando tutte le bandiere. Tanti corpi, attorno, urla e canti.

Quando gli autobus son arrivati quasi alla piazza, le liberate sono iniziate a scendere e son cominciati gli abbracci. I mazzi di fiori, le teste delle donne vestite da ghirlande di fiori. A significare che sono delle vittoriose combattenti. I corpi, i pianti, la gioia, per alcune le prime parole pubbliche davanti alle telecamere dei giornalisti su quanto si è dovuto vivere. E niente.. come descrivere cosa si prova durante una liberazione di massa? Chi l’aveva mai vista prima. Come immaginarsene una, non solo qui in Palestina?

Mentre succedeva tutto questo, un ragazzo di 22 anni è stato ammazzato in un altro carcere israeliano. E’ il 56esimo da quando è iniziata la guerra a gaza. Al cimitero dei martiri del campo profughi in cui è nato, il loculo è già pronto. Sono settimane che gl3 abitant3 hanno costruito nuovi loculi. Il corpo di Mohammed chissà quando potrà arrivarci.

L’entità sionista si tiene i corpi, come vendetta per le famiglie, così impossibilitate a elaborare il lutto, e come repressione politica, impedendo la dimostrazione funebre per la persona divenuta martire.

In piazza a Beitunia, mentre le persone scendevano dagli autobus, due droni israeliani sorvegliavano incessantemente tutto. Delle 240 persone rilasciate in novembre 2023, 27 sono state riarrestate. E tre dei ragazzi rilasciati sono poi stati ammazzati in operazioni da parte dei militari.

La vendetta sionista non si ferma. E molt3 qua temono, o meglio sanno, che la fine, purtroppo forse tregua, della guerra a Gaza comporta l’incremento della guerra in Cisgiordania, dove da mesi vengono bombardati i campi di rifugiati nelle città del nord. La Cisgiordania tutta che diventa una nuova prigione.

Non può non essere una liberazione di massa.

 

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