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Il messaggio del Governo: “Ragazzi state a casa!”
“Ragazzi e ragazze, state a casa! Accontentatevi del presente e del probabile, smettete di sognare e di tentare di costruire l’impossibile, cioè un mondo più giusto”. È il messaggio del disegno di legge sicurezza che vuole trasformare i sogni e la rabbia dei giovani in reati, criminalizzando il dissenso e la resistenza, anche quando pacifica e non violenta. È una ragione di più per opporsi. di Elena de Filippo e Andrea Morniroli da Volere la Luna Del pessimo e pericoloso disegno di legge sicurezza presentato dal Governo molti hanno già scritto, invitando alla mobilitazione perché venga ritirato. Da un lato perché in molte sue parti è palesemente anticostituzionale, d’altro lato perché sancisce nei fatti una svolta autoritaria nella gestione del dissenso e della protesta. Un disegno di legge che non a caso viene proposto oggi in un momento in cui la prepotente ripresa della scelta economica neo-liberista alimenta in modo inevitabile un allargamento e un addensamento delle povertà e disuguaglianze con un conseguente forte aumento di rabbia e conflitto sociale che per essere contenuti, come per altro sta già avvenendo, hanno bisogno di una svolta autoritaria della nostra democrazia. Qui, però, proviamo a guardare a tale decreto in un’altra prospettiva. Abbiamo due figli che insieme a tante e tanti altri loro compagni e compagne provano a cambiare il mondo. A volte con qualche rigidità ma anche con contenuti giusti e competenza e investendo in formazione, con un impegno e un entusiasmo che ci colpiscono e che ci restituiscono un’idea di “giovane” ben diversa da quella offerta troppo spesso nel dibattito pubblico. Lo fanno occupando e gestendo spazi abbandonati che, invece di finire nelle braccia del mercato edilizio speculativo, si rigenerano e vengono restituiti a una funzione pubblica attraverso la proposta di interventi che rispondono a bisogni concreti (mense, consultori e ambulatori popolari, sportelli informativi e di orientamento alla cittadinanza e ai propri diritti), promuovono cultura e forme d’arte, offrono spazi di socialità che provano a rompere le troppe solitudini che vivono migliaia di ragazze e ragazzi, proponendo relazioni e divertimento, insieme al tentativo di costruire un noi collettivo. Lo fanno manifestando a fianco di chi viene scartato e non riconosciuto, prima ancora che nei diritti nel suo stesso essere persona, come nel caso dei migranti, o dei “matti” o di chi è considerato “diverso” – e per questo da rinchiudere, allontanare, escludere – in una sorta di dittatura della normalità che non accetta ed è rancorosa nei confronti di ogni alterità. Lo fanno stando a fianco dei popoli oppressi, come quello palestinese, stralciando le ipocrisie, gli interessi e i sensi di colpa che spesso impediscono a noi di fare altrettanto e con la stessa chiarezza (finendo, con la nostra impotenza e indifferenza, a essere complici di quel genocidio). E, ancora, manifestando per la riconversione ecologica e per un mondo senza guerra, sbattendo in faccia a noi adulti che il nostro Paese non è solo uno dei più vecchi al mondo ma anche uno tra i più egoisti: scarichiamo sulle loro spalle milioni di euro di debito e anche un futuro incerto, preoccupante, fatto da territori devastati e possibili guerre. Per farlo usano le parole, le assemblee e gli incontri. La cultura e la musica per veicolare con altri linguaggi narrazioni complesse, per provare a cambiare il senso comune. A volte lo fanno anche con i presìdi, bloccando strade, provando a sconfinare dai divieti di chi vive con fastidio ogni dissenso o forma di alterità. Sono arrabbiati, ma con ottimismo. Ideologici, ma anche capaci di parlare con quei pezzi di società con cui l’altra politica parla poco o per nulla, trovando linguaggi semplici spesso veicolati dal fare concreto. Eppure, in questo Paese, oggi tutto questo non solo non è visto di buon occhio, ma è anzi vissuto come fastidio. Perché svela e denuncia che lo Stato ha rinunciato alla sua funzione di garanzie dell’esigibilità dei diritti, piegandosi alle esigenze del mercato. Perché si oppone al terribile ministro Valditara, che propone una scuola che addestra e non educa (con buona pace di don Milani), in cui i percorsi scolastici dipendono da dove nasci, da quanti soldi hanno in tasca i tuoi genitori e dal genere (altro che merito, che ipocrisia signor ministro!). Perché questi ragazzi vorrebbero che si investisse su treni per i pendolari, sulla messa in sicurezza del territorio, per mettere le scuole a norma rispetto la normativa anti sismica invece sul faraonico Ponte sullo stretto o sul Tav. Ecco, allora, che chi ci governa tira fuori il disegno di legge sicurezza sicurezza che rende reato ogni forma di dissenso e di resistenza, anche quando pacifica e non violenta. Il processo è chiaro: intreccia marginalizzazione e colpevolizzazione di povertà, disagio e alterità; criminalizzazione del dissenso; potenziamento delle forme di controllo di polizia. Il messaggio veicolato insomma è: ragazzi e ragazze, state a casa! Accontentatevi del presente e del probabile, smettete di sognare e di tentare di costruire l’impossibile, e cioè un mondo più giusto dal punto di vista sociale e ambientale. Questo disegno di legge vuole trasformare i loro sogni e la loro rabbia in reati, penalmente perseguibili. Tanto più, allora, i ragazzi e le ragazze non possono essere lasciati soli nel loro opporsi al disegno di legge sicurezza che poi è il modo più giusto per difendere anche la nostra libertà e il nostro diritto a esprimere dissenso e agire il conflitto. Conflitto senza il quale, è bene ricordarlo, non si alimenta la democrazia. Serve una grande mobilitazione nazionale, dal basso, dai luoghi che più di altri portano con sé la fatica di povertà e disuguaglianze esasperate, e che per questo rischiano di pagare un prezzo alto in termini di repressione e di criminalizzazione del dissenso e delle protesta. È una doverosa battaglia di civiltà, per la libertà. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp L'articolo Il messaggio del Governo: “Ragazzi state a casa!” sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
October 18, 2024 / Osservatorio Repressione
5 ottobre: abusi in divisa
La ricostruzione dei fatti avvenuti sabato 5 ottobre e che ha visto coinvolti gli attivisti della Rete Bergamo per la Palestina  di Rete Bergamo per la Palestina Nonostante una martellante campagna di terrorismo mediatico atta a diffondere un generale sentimento di paura e incertezza, i/le solidali di questo Paese hanno deciso ugualmente di rispondere alla chiamata nazionale di sabato 5 ottobre. L’apparato poliziesco si è attivato in maniera a dir poco zelante per assicurare che la piazza non fosse raggiunta dai/dalle manifestanti: numerose le intercettazioni, i pedinamenti, i posti di blocco, i rastrellamenti su mezzi pubblici e la chiusura indiscriminata di stazioni ferroviarie e metropolitane. Anche Bergamo ha voluto fronteggiare il tentativo di instaurare la paura nelle menti di coloro che si oppongono al bellicismo e al neocolonialismo di questo governo, volontà diretta non solo dei potentati economici nazionali, ma soprattutto dall’imposizione del governo politico-militare della “madrepatria” USA. Nessun si aspettava di raggiungere facilmente la capitale, ma ciò che è successo nelle ore precedenti e contingenti la manifestazione ha superato ogni tipo di immaginazione. Di seguito cercheremo, per quanto possibile sinteticamente, di ripercorrere alcune tappe che la nostra “delegazione” ha dovuto affrontare.  Ore 11:00 Il pullman, non appena ha superato il casello, è stato prontamente fermato da una volante della polizia che, inizialmente intimandoci di tornare in autostrada, ha poi concesso allo stesso di raggiungere la stazione ferroviaria di Poggio Mirteto (provincia di Rieti).  Ore 11:30 Scortato dalla volante, il bus è arrivato alla stazione, trovando già presente una pattuglia dei carabinieri che ha chiesto i documenti identificativi di tutte le persone presenti sul pullman. Nessun ha posto resistenza e hanno tutt fornito i documenti come richiesto. I carabinieri hanno sottoposto a controllo tutti i documenti, per poi restituirli man mano a/alle proprietari/e, che dovevano aspettare il treno diretto a Roma previsto per le ore 13:24 da Poggio Mirteto. La tratta sarebbe durata circa un’ora.  Ore 13:15 Dopo più di un’ora di attesa, le persone si sono mosse verso il binario del treno, il binario 2 della stazione di Poggio Mirteto. Per arrivarvi bisognava salire una scala inferriata. All’imbocco della scala, le forze dell’ordine si sono schierate, richiedendo a tutt i/le presenti di identificarsi, lasciando passare alcun e bloccando altr senza inizialmente spiegarne il motivo. Chi è riuscit a passare si è recat al binario 2 per prendere il treno, ovviamente ormai in partenza data la perdita di tempo all’ultimo. Nonostante le richieste fatte al capotreno, il mezzo è dovuto partire. Nel frattempo, è stato detto a chi era stat bloccat, cioè a 8 persone, che non sarebbe potut andare a Roma (ricordiamo, a un presidio AUTORIZZATO) a causa di precedenti per “manifestazione non autorizzata”. Parlando con le persone interessate, si è concluso che alcune di loro non avevano in realtà mai subito una condanna per questo motivo. Si sono immediatamente sentit gli/le avvocat del Legal Team che seguiva la mobilitazione di Roma, che hanno confermato che situazioni analoghe si sono verificate nei confronti di tant di quell che, da tutta Italia, si stavano recando nella capitale. A moltissim è stato dato un foglio di via da Roma, senza neanche averla raggiunta. Ore 14:00 Chi ha potuto prendere il treno, è andat al presidio. Le 8 persone fermate, più tre solidali, sono invece rimaste presso la stazione di Poggio Mirteto, attendendo di capire cosa fare, dal momento che le forze dell’ordine avevano loro ritirato i documenti d’identità. Uno dei carabinieri (specifichiamo che erano present 10 macchine, tra polizia e carabinieri) ha riunito le persone interessate per dire, testualmente (citiamo da una delle molteplici documentazioni audiovisive fatte durante la giornata) che “il questore di Roma vi invita a non andare alla manifestazione; se volete andare venite con noi [in caserma] e vi facciamo il foglio di via”. Questa minaccia, compiuta verbalmente e non tramite comunicazione ufficiale scritta, non ha intimorito le persone interessate, che hanno deciso di rimanere in stazione semplicemente perché indignate dall’abuso di potere che stavano subendo, e hanno preteso che venisse dato loro un verbale ufficiale, stilato dalle forze dell’ordine, che giustificasse quello che era di fatto un fermo: un documento, insomma, che esplicitasse i fatti avvenuti e che spiegasse motivazioni e cause del divieto di spostarsi verso Roma e dalla stazione di Poggio Mirteto in generale, oltre il ritiro dei documenti d’identità. L’ufficiale che aveva posto la minaccia del foglio di via, ha intimato di aspettarlo: si sarebbe recato in caserma per stilare il verbale richiesto.  Ore 15:00 Le persone in stato di fermo si sono mobilitate per sentire avvocat, giornalist, associazioni e collettivi del territorio di Bergamo e nazionale per far girare il più possibile la notizia dell’abuso in corso. Sono state tenute in diretta telefonica interviste e colloqui con professionist legali; quest ultim hanno specificato, come già detto, che situazioni simili si stavano verificando nei confronti di altr provenienti da tutta Italia e inoltre hanno confermato il dubbio che attanagliava gli/le interessat: il fermo, così posto, risultava illegittimo. Ore 16:00 Durante le ore passate in stato di fermo (non volontario, ma dovuto alle imposizioni dei carabinieri), senza avere più notizie dell’ufficiale che aveva garantito che sarebbe tornato a breve con un verbale, senza avere alcun tipo di spiegazione dagli agenti dell’arma dei carabinieri lì presenti (circa una ventina) è stata più volte sentita la Caserma di Poggio Mirteto per chiedere chiarimenti; l’attesa, infatti, ha provato psicologicamente le persone lì trattenute, che dopo ore e ore hanno iniziato ad avvertire l’angoscia e lo stress dovuto alla situazione (senza possibilità di spostarsi, anche solo per mangiare, e vedendosi anche negati i servizi igienici dai luoghi limitrofi). Dalla caserma, ripetiamo, sentita diverse volte, giungevano solo promesse di immediato intervento, con l’arrivo del verbale: promesse, è logico, non mantenute. Ore 16:30 Dopo essere stat ferm presso la stazione di Poggio Mirteto dalle 11:30 (e, per gli/le 8 interessat, senza documenti dalle 13:15), finalmente l’ufficiale in questione si è ripresentato, con un’altra macchina, portando il verbale appena scritto, subito revisionato dalle persone interessate. E’ risultato immediatamente lampante quanto il verbale non fosse affatto veritiero e non riportasse i fatti realmente accaduti: nello scritto, infatti, diverse informazioni sono state omesse o risultano false. L’orario del primo controllo, per esempio, sul verbale viene ritardato di un’ora (fortunatamente, ci sono circa 50 testimoni che possono confermare l’ora corretta); viene scritto che, per le persone interessate, dovevano essere svolti controlli più specifici (stranamente, però, questi controlli indispensabili sono stati dichiarati solo dopo due ore di attesa dalle 11:30, durante le quali le forze dell’ordine si sono limitate a stazionare alla loro postazione, senza comunicare alcunché- le stesse forze dell’ordine che, solo all’ultimo, nel momento in cui si sarebbe dovuto prendere il treno, hanno fermato 8 persone). Inoltre, nel verbale stilato dalla legione dei carabinieri, non viene riportata l’informazione, più volte richiesta e giustamente pretesa dai/dalle diretti/e interessati/e, ovvero il motivo per cui sono stat fermat per ore e ore in stazione, senza documenti d’identità, con il divieto categorico di muoversi verso la capitale, e con la minaccia di ricevere un foglio di via se solo l’avessero fatto. Nel verbale non sono presenti giustificazioni a tutto ciò: per questo motivo, le persone interessate hanno deciso di non firmarlo, specificando che non ne condividevano il contenuto. Nel momento in cui una delle persone solidali ha dichiarato di voler fotografare il verbale per sottoporlo al controllo di un legale rappresentate, il foglio le è stato bruscamente tolto dalle mani da uno dei carabinieri presenti, che ha intimato paradossalmente a firmarlo, prima di farlo revisionare. I carabinieri hanno cercato di avanzare ridicole scuse, dando la responsabilità dell’intera situazione a un “errore di comunicazione” con i superiori. Cosa che, è evidente, non ha affatto consolato chi è dovuto rimanere per circa sei ore nel piazzale di una stazione ferroviaria, senza poter dignitosamente mangiare, usufruire dei servizi igienici essenziali, e senza alcuna giustificazione legale legittima.  Ore 17:10 Finalmente, le 11 persone sono riuscite a prendere un treno diretto a Roma, per raggiungere l’autobus che li avrebbe riportat a Bergamo, assieme a tutt gli/le altr.  Questi i fatti avvenuti a Poggio Mirteto. Sappiamo che in tantissim hanno subito lo stesso trattamento alle porte di Roma: il nostro, dunque, non è un caso isolato e si inserisce in un quadro premeditato di repressione del diritto di manifestazione e della libertà di movimento. Il fatto specifico, che ha visto coinvolti ben 10 mezzi di pubblica sicurezza per occuparsi della mera identificazione di 8 persone, è simbolico della quantità di uomini e mezzi mobilitati sotto diretta indicazione di un governo che teme il dissenso; mezzi di repressione che hanno un costo non indifferente sul bilancio della spesa pubblica. Ribadiamo che, nelle settimane precedenti e nella giornata stessa del 5 ottobre, si sono evidenziate palesi privazioni di diritti costituzionalmente garantiti. Le misure straordinarie a colpi di decreti per situazioni cosiddette “emergenziali” si stanno sempre più imponendo nel silenzio totale delle istituzioni e degli apparati dello Stato sulla nostra carta fondamentale. Ci chiediamo quanto in là i governi di turno si spingeranno per garantire il proprio operato senza che questo venga pubblicamente giudicato e processato dalla volontà popolare che, come la storia ci insegna, e come la costituzione stabilisce, è l’unica che dovrebbe avere realmente voce in capitolo. Consapevoli che le nostre ragioni si ispirano alla causa della liberazione dei popoli da ogni forma di oppressione, e che i nostri mezzi per esprimerle sono tutelati da un numeroso corpo di leggi e convenzioni, ribadiamo che nessun divieto fermerà il movimento di solidarietà alla lotta palestinese, il quale continuerà a riempire le strade e le piazze che le appartengono. Comunichiamo la nostra più totale solidarietà a tutte le persone presenti in piazza a Roma, e a quelle che non hanno potuto parteciparvi a causa dei capillari abusi di potere avvenuti per mano delle forze dell’ordine. SOLIDALI CON LE PERSONE FERMATE SOLIDALI CON TIZIANO CONTRO OGNI ABUSO DI POTERE CON LA RESISTENZA PALESTINESE FINO ALLA VITTORIA         > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp L'articolo 5 ottobre: abusi in divisa sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
October 7, 2024 / Osservatorio Repressione
Bologna: contro galere e cpr, Jonathan libero, tuttx liberx
Negli scorsi giorni, in San Donato, è avvenuto un fatto gravissimo, l’ennesimo atto di repressione e abuso da parte della polizia e degli apparati di potere: forme di violenza in divisa che negli ultimi mesi si stanno moltiplicando nel quartiere. A dicembre ci manganellavano davanti alla sede della RAI, proprio sotto i palazzi della Regione […] L'articolo Bologna: contro galere e cpr, Jonathan libero, tuttx liberx sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
May 31, 2024 / Osservatorio Repressione
Dissenso, repressione, democrazia. Dove stiamo andando?
Il racconto della repressione che stanno subendo  sei attivisti, cittadini bolognesi,  che sono stati allontanati dalla città metropolitana di Bologna con un provvedimento di divieto di dimora. Una riflessione  per farci nuove domande  su come si cambia questa società. Proprio perché abbiamo viaggiato più volte in Ucraina per vedere con i nostri occhi la guerra […] L'articolo Dissenso, repressione, democrazia. Dove stiamo andando? sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
March 7, 2024 / Osservatorio Repressione
Pisa: “Era ferita alla testa, e la polizia non voleva far passare l’ambulanza”
Cariche a Pisa: “Siamo sconcertati da quanto accaduto in via San Frediano, di fronte alla nostra scuola dove studenti per lo più minorenni sono stati manganellati senza motivo, perché il corteo che chiedeva il cessate il fuoco in Palestina, assolutamente pacifico, chissà mai perché, non avrebbe dovuto sfilare in Piazza Cavalieri”. Così in una lettera […] L'articolo Pisa: “Era ferita alla testa, e la polizia non voleva far passare l’ambulanza” sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
February 24, 2024 / Osservatorio Repressione
Notizie dall’isola frontiera
Mercoledì 24 gennaio, all’Università di Agrigento, il Ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, la Polizia di Stato e la Regione Sicilia hanno organizzato un convegno nazionale dal titolo “Migranti alla frontiera dei diritti, una questione storica, giuridica, culturale”. Una conferenza a cui studentx erano esclusx, pensata per giornalisti e personale medico, […] L'articolo Notizie dall’isola frontiera sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
January 27, 2024 / Osservatorio Repressione
Picchiata dalla polizia insieme ai miei studenti
La repressione del dissenso provata sulla testa. La testimonianza della Professoressa Alessandra Algostino delle cariche della polizia all’università di Torino di Alessandra Algostino da il manifesto Poco più di un mese fa la polizia in assetto antisommossa saliva le scale del Campus Luigi Einaudi, università di Torino. Un’immagine forte, inquietante, per chi, come chi scrive, […] L'articolo Picchiata dalla polizia insieme ai miei studenti sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
December 11, 2023 / Osservatorio Repressione
Ciao Giulio
E’ deceduto all’ospedale di Avezzano dove era ricoverato per una embolia polmonare Giulio Petrilli, storico esponente della sinistra abruzzese impegnato soprattutto nelle lotte contro le torture, le ingiuste detenzioni, i mancati risarcimenti per quelle ingiustizie, l’ergastolo e il 41 bis. Nell’Italia degli anni 80 Giulio Petrilli si fece 5 anni nelle carceri speciali da innocente, […] L'articolo Ciao Giulio sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
September 29, 2023 / Osservatorio Repressione
A trent’anni dalla morte, onoriamo la memoria del medico-partigiano Sergio Caneva
A trent’anni dalla scomparsa, un ricordo del medico partigiano Sergio Caneva, di cui due fratelli perirono nei campi di sterminio. Morto durante una conferenza, come il prigioniero politico sudafricano Duma Kumalo di Gianni Sartori Quando mi era giunta la notizia della morte dell’amico Duma Joshua Kumalo (uno dei Sei di Sharpeville), scomparso il 3 febbraio […] L'articolo A trent’anni dalla morte, onoriamo la memoria del medico-partigiano Sergio Caneva sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
September 13, 2023 / Osservatorio Repressione
Bolognina: Un deserto chiamato sicurezza
Questo testo affronta gli ultimi risvolti di un attacco iniziato da tempo al quartiere Bolognina (Bologna), un processo che, seppur nelle sue specificità, non è differente da quanto stanno subendo altre città e territori: la speculazione e la cementificazione chiamata “riqualificazione”, la strumentalizzazione “dell’emergenza droga” e “dell’allarme sicurezza”, la discriminazione della popolazione migrante, la militarizzazione […] L'articolo Bolognina: Un deserto chiamato sicurezza sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
July 31, 2023 / Osservatorio Repressione