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Da Triaca agli ex Br al 41-bis, il lungo flirt tra Italia e tortura
Osservatorio Repressione - Friday, February 7, 2025Le relazioni pericolose tra il “belpaese” e gli abusi e torture. Enrico Triaca, il tipografo della colonna romana delle Br denunciò di essere stato seviziato. Stessa sorte toccò ai sequestratori di Dozier. E poi c’è il carcere duro
di Frank Cimini da l’Unità
L’Italia come del resto altre democrazie ha un rapporto non molto chiaro (eufemismo) con la tortura. Infatti non esiste una legge che sanzioni la tortura come reato tipico del pubblico ufficiale soprattutto per l’opposizione storica dei sindacati di polizia che vorrebbero abrogare o comunque ridimensionare quel minimo di normativa attualmente in vigore. Su questo urge una riflessione da contestualizzare proprio nel momento in cui il torturatore libico ricercato dal Tribunale penale internazionale è stato liberato e riaccompagnato a casa. L’utilizzo della tortura caratterizzò gli anni in cui c’era da reprimere la sovversione interna. Al di là delle “belle parole” nel 1982 del presidente della Repubblica Sandro Pertini: “In Italia abbiamo sconfitto il terrorismo nelle aule di giustizia e non negli stadi”.
Questa sera nel centro sociale Bruno a Trento viene proiettato il documentario dal titolo Il tipografo sulla vicenda di Enrico Triaca, militante della colonna romana delle Brigate Rosse arrestato a maggio del 1978. Venne torturato. Un agente dei Nocs Danilo Amore testimonia l’esistenza di quelle sevizie. All’epoca il tipografo denunciò di essere stato torturato e fu condannato per calunnia. A distanza a di circa 40 anni la condanna fu annullata dal Tribunale di Perugia. Era tutto vero. Ovviamente i reati commessi ai suoi danni nel frattempo prescritti. La stessa sorte era toccata ai sequestratori del generale Dozier ma a coprire il misfatto furono le parole dell’allora ministro dell’Interno Virginio Rognoni che se la cavò brillantemente dicendo: “Siamo in guerra”.
Le carceri speciali furono luoghi in cui si annullava l’identità politica dei reclusi applicando l’articolo 90, l’antenato del 41bis del regolamento penitenziario che attualmente riguarda oltre 700 detenuti. In stragrande maggioranza sono mafiosi e il loro numero risulta superiore a quanti vi erano sottoposti ai tempi delle stragi. Nell’elenco ci sono anche Nadia Desdemona Lioce, Marco Mezzasalma e Roberto Morandi che fecero parte delle nuove Br, organizzazione che non esiste da oltre 20 anni. Nonostante ciò le istanze per la revoca del 41 bis vengono regolarmente rigettate a causa del rischio di collegamenti con un esterno che non c’è. E poi c’è Alfredo Cospito protagonista di un lunghissimo sciopero della fame (considerato di fatto a scopo di terrorismo) per protestare contro il carcere duro a tutela degli altri 700 più che di se stesso.
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