Parco Don Bosco, Bologna. Postumi e repressione

NapoliMONiTOR - Tuesday, February 11, 2025
(disegno di martina di gennaro)

A un anno dall’inizio del presidio in difesa del parco, e sei mesi dopo il “passo di lato” con cui il sindaco Lepore ha deciso di rinunciare al progetto delle “nuove Besta”, sono ancora giornate piuttosto vive per le creature che si sono mobilitate per impedire la cementificazione di quel fazzoletto di terra proprio sotto i palazzi della Regione, quartiere SanDonato(Bologna), pianeta Terra.

A tenerci sveglie e unite in questi strani, caldi giorni della merla non sono più il timore dello sgombero o le chiacchiere sui sogni condivise fino a tardi sotto al telone blu del presidio, ma l’ombra molto tangibile di un brutto mostro che generalmente chiamiamo “Repressione” o “Sbatti Legali”.

Chi è SbattiLegali? E in che forma si sta materializzando tra di noi, costringendoci ad adoperarci per cercare di capirlo ed essere in grado di fargli fronte? Dopo mesi passati a confrontarci, cercando di non lasciare indietro nessuna di noi, abbiamo deciso di fare il punto della situazione e provare a dare, per tutti, dei tratti un po’ più definiti a questo signorSbatti.

Ecco dunque i risvolti giudiziari con cui abbiamo dovuto e stiamo tutt’ora dovendo fare i conti, comodamente elencati in ordine cronologico a partire dal momento in cui abbiamo avuto notizia della loro esistenza. Saremo un po’ meno simpatiche che in queste prime righe.

La prima creatura a essere stata puntata da SbattiLegali è stata quella placcata all’ingresso del Don Bosco da due agenti della polizia municipale il 29 gennaio 2024, giorno in cui un’imprevista folata di vento ha fatto sbocciare nel parco, invece che un cantiere, il noto presidio. Denunciata per resistenza e aggressione a pubblico ufficiale, la creatura non è nemmeno andata a processo, ma ha direttamente ricevuto un decreto penale di condanna a sei mesi di reclusione con pena sospesa, convertibile in pena pecuniaria o lavori socialmente utili, da parte del giudice. Ma siamo solo all’inizio, SbattiLegali stava solo prendendo le misure.

La successiva creatura su cui Sbatti ha messo le mani – non solo in senso figurato – è stata Gio, che alle primissime ore del 5 aprile 2024, da solo e inseguito, è stato a sua volta atterrato sul suolo del parco da un nutrito gruppo di carabinieri. Su di lui sono stati usati più volte il taser e lo spray al peperoncino, al punto da dover essere portato via in ambulanza. La mattina stessa Gio è finito davanti al giudice per l’inizio di un processo svoltosi con rito abbreviato e arrivato a conclusione nel corso di tre udienze. L’esito: una condanna a dieci mesi di reclusione con pena sospesa per i reati di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, oltre che tentato furto plurimo aggravato. La violenza fisica esercitata su di lui quella notte, non meno di quella giudiziaria perpetrata nei mesi seguenti, non smette di apparirci indegna e rivoltante.

Arriviamo così al 20 giugno 2024, giorno in cui, nel contesto di un’intensa mattinata di scontri per cui il Comitato Besta lamenterà, da parte della polizia, “modalità da G8 di Genova”, quattro creature vengono poste in stato di fermo e tradotte in questura. Ne usciranno dopo parecchie ore con quattro notifiche di apertura indagini (per resistenza aggravata, oltraggio, rifiuto di fornire le generalità a pubblico ufficiale e tentata rapina – per aver afferrato un manganello) e due fogli di via dal comune di Bologna della durata di due e tre anni. Il ricorso per la sospensiva dei fogli di via intentato nei mesi successivi, nonostante l’estrema debolezza e vacuità delle ragioni su cui si basano i due provvedimenti, non ha avuto successo.

Questo quanto emerso e subìto nel corso dell’esistenza del presidio. Sarebbe stato bello – e lo diciamo con tutta l’ingenuità del caso – se, terminato “favorevolmente” lo scontro “politico” in difesa del parco, anche sul versante giudiziario si fosse potuto assistere a una sospensione delle ostilità da parte di polizia e procura (nonché, magari, a una presa di posizione da parte del Comune). Così purtroppo non è stato.

Verso la fine dell’agosto 2024 vengono notificati a quattordici creature gli avvisi di apertura indagini per una lunga serie di reati riferiti alla giornata del 3 aprile. Quel giorno, con un sollevamento agile, corale e determinato, sciami di creature si sono opposti all’attacco portato sul Don Bosco da decine e decine di poliziotti e dalla ditta in appalto, riuscendo a respingerlo e disinnescando quindi il potenziale sgombero del presidio e la conseguente distruzione del parco. I reati contestati ad alcune delle creature che quel giorno erano tra le linee, riferiti con alcune eccezioni quasi a tutte allo stesso modo, sono i seguenti: 1) omesso preavviso di pubblica manifestazione; 2) resistenza aggravata a pubblico ufficiale in concorso; 3) interruzione di pubblico servizio durante pubblica manifestazione in luogo aperto al pubblico in concorso; 4) lesioni aggravate a pubblico ufficiale in concorso; 5) travisamento durante una pubblica manifestazione; 6) lancio di oggetti durante una pubblica manifestazione; 7) danneggiamento aggravato; 8) violenza privata. SbattiLegali si accanisce con tutta la sua forza, attingendo a tutti gli stratagemmi della sua arte. Il 17 gennaio 2025 vengono quindi ricevuti i primi avvisi di chiusura indagini, che confermano i reati di cui sopra, e rispetto ai quali attendiamo ora che a esprimersi sia, nei prossimi mesi, il giudice per l’udienza preliminare.

Non c’è stata necessità di attendere, invece, per l’emissione di un’altra pesante e insensata misura di polizia preventiva: tre Daspo da stadio ad altrettante creature, appioppati sempre in relazione alle vicende del 3 aprile. La misura è già di per sé nuova e sorprendente perché assegnata “fuori contesto”, ovvero a partire da eventi che nulla hanno a che fare con dinamiche legate al tifo sportivo. Al divieto di andare allo stadio si somma inoltre l’obbligo di firma in questura in concomitanza con le partite – in casa e in trasferta, amichevoli e non – del Bologna, e questo per due volte a partita. Tradotto nel vocabolario di Sbatti: una media di quattro firme in questura a settimana per essersi opposti a un progetto di cementificazione di un’area verde sotto casa, senza nemmeno ancora essere andati a processo.

Tutto qui? Quasi! Non poteva mancare infatti un’ulteriore stoccata rispetto ai fatti del 20 giugno, per i quali nelle ultime settimane il signor Sbatti ha sfoderato una nuova serie di notifiche di apertura indagini a un numero di creature ancora da precisare. Anche a loro, comunque, si contesta più o meno la solita sequela di reati, e in particolare i primi tra quelli riportati sopra. Non ci facciamo illusioni: se fino a ora il trattamento che ci hanno riservato è stato questo non ci aspettiamo sconti.

Nelle conseguenze legali che iniziano a prefigurarsi e materializzarsi per alcune delle creature che in tutte queste occasioni si sono fatte trovare, per fortuna e per convinzione, dove il signorSbatti non avrebbe voluto che fossero, emerge forte uno degli aspetti più subdoli e contradditori di Repressione: riuscire a impedire la chiusura di un parco, mantenerlo vivo con la propria presenza, battersi per lunghe ore contro decine e decine di poliziotti armati e ipereccitati, mobilitarsi insieme per un obiettivo comune che finisce per avere la meglio sulle mire devastatrici della giunta… ecco, tutto questo ha un costo. Non solo il costo immediato, fisico e psicologico del confronto sul campo, ma anche quello dilatato, economico, nervoso e sociale di doversi vedere indagate, imputate e processate proprio per quelle azioni che hanno portato all’ottenimento del risultato sperato, e messo in scacco la brama ecocida dell’amministrazione.

Lo diciamo chiaramente: quello che oggi ci viene contestato è quello che ieri ha fatto sì che il Don Bosco potesse rimanere aperto, vivo e libero. Quello che ha fatto sì che ditta e polizia dovessero desistere dai loro intenti, riporre motoseghe e manganelli, ritirarsi indispettiti al cospetto di una resistenza che non erano stati in grado né di prevedere né tantomeno di fronteggiare adeguatamente. Così, Sbatti vorrebbe dirci che la lotta costa: costa i bolli allo Stato e le parcelle degli avvocati, l’allontanamento da Bologna, gli obblighi di firma in questura e il rischio di mesi o anni di condanne. Noi diciamo invece che la lotta paga: paga la permanenza di un polmone verde in una città sempre più grigia e inquinata, e vogliamo che paghi anche la libertà per tutte le persone colpite dalla repressione.

A partire da settembre 2024, il gruppo di creature che ha portato avanti la resistenza ha continuato il suo impegno incontrandosi regolarmente, mettendo in piedi un’assemblea antirepressione che potesse occuparsi, attraverso le stesse pratiche messe in atto al parco, di tutti gli accolli legati a SbattiLegali: dalla necessità di comprendere i fogliacci del potere giudiziario a quella di organizzare la raccolta fondi necessaria a – detta come tristemente è – “pagare la lotta”. Sono così state necessarie, oltre alle assemblee, il lancio di una raccolta fondi online che oggi giunge al termine, numerosi banchetti in diversi contesti cittadini e una nutrita serie di eventi in giro per la penisola, in solidarietà con le nostre vicende e con la necessità di far fronte a spese legali che stimiamo di decine di migliaia di euro.

Sul peso e le responsabilità politiche di tutto ciò qui non ci soffermeremo – d’altra parte, questo voleva essere solo un bollettino relativo a una serie di vicissitudini giudiziarie che ci riguardano. Teniamo invece a chiudere questo testo ringraziando tutte le persone, i gruppi, i collettivi e le realtà che in questi mesi ci hanno mostrato vicinanza, affetto e sostegno. Sono le oltre duecento persone che hanno donato online, ma sono anche quelle centinaia e migliaia che, a partire dall’inizio del presidio ma non solo, hanno continuato a nutrire quella comunità vasta, diffusa e resistente che crede in un mondo profondamente diverso. Profondo quanto le radici degli alberi del parco, diverso quanto un parco da un palazzo del potere. (le creature del don bosco)