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Ci sono anche i Carabinieri ad addestrare la polizia coloniale dell’ANP
Non basta allo Stato italiano collaborare attivamente al genocidio del popolo palestinese. “Fedeli nei secoli” (al colonialismo e alla repressione), i Carabinieri addestrano, con la supervisione israeliana, la polizia dell’ANP, la stessa che in questi giorni sta rastrellando il campo profughi di Jenin, arrestando, torturando e assassinando i resistenti palestinesi. In quest’opera infame si distingue ancora una volta il Centro di Eccellenza per le Unità di Polizia di Stabilità (CoESPU) di Vicenza, nel quale i Carabinieri addestrano da anni alla tortura e alla contro-insurrezione le polizia dei regimi più sanguinari. https://www.difesa.it/operazionimilitari/op-intern-corso/palestina-miadit-/notizie-teatro/riavviate-a-gerico-attivita-miadit-palestina/59657.html
January 2, 2025 / il Rovescio
Ultima carognata di Nordio e Dap contro Alfredo Cospito
Le motivazioni infami e grottesche per cui anche farine e lieviti “possono diventare facilmente infiammabili o addirittura esplosive” assomigliano sinistramente ai pretesti con cui lo Stato d’Israele non fa entrare prodotti agricoli a Gaza. Solidarietà con Alfredo!   http://www.giustiziami.it/gm/da-nordio-per-cospito-ultima-carognata-su-farina-e-lievito/?fbclid=IwY2xjawHhE7lleHRuA2FlbQIxMQABHbTEFG98GHlnZjTZVJ3-PjSyC2KYd0rjDj9u3SgVWSNGjB12dNk9OUuC5Q_aem_2a0DHTzcGAv3l88AQaWvsw
January 2, 2025 / il Rovescio
Anarchico russo trovato morto nella sua cella poche ore dopo la condanna
HTTPS://FREEDOMNEWS.ORG.UK/2024/12/20/RUSSIAN-ANARCHIST-FOUND-DEAD-IN-HIS-CELL-HOURS-AFTER-SENTENCING/ ANARCHICO RUSSO TROVATO MORTO NELLA SUA CELLA POCHE ORE DOPO LA CONDANNA Roman Shvedov condannato a sedici anni di prigione: le autorità affermano che si è suicidato ~ Nikita Ivanskij ~ Il 18 dicembre il tribunale militare di Rostov ha condannato l’anarchico Roman Shvedov a sedici anni di colonia penale per aver attaccato un edificio amministrativo in segno di protesta contro la guerra in Ucraina. Cinque ore dopo la condanna, Shvedov è stato trovato morto nella sua cella da una guardia carceraria. La spiegazione ufficiale delle autorità russe è suicidio. Tuttavia, non è chiaro cosa sia realmente accaduto, poiché finora si conoscono pochissime informazioni. Lo stato russo ha accusato Shvedov di aver lanciato una tanica di benzina nell’edificio amministrativo del distretto di Zimovnisky, nell’Oblast di Rostov nel settembre 2022. Secondo la polizia segreta russa, lo ha fatto per “destabilizzare l’autorità, influenzare le loro decisioni e protestare contro l’operazione militare speciale e la mobilitazione in Russia”. È stato condannato per accuse di terrorismo, in un ennesimo tentativo di spaventare coloro che contemplavano un’ulteriore resistenza alla guerra. Nel 2023 Shvedov ha negato qualsiasi supporto legale da Solidarity Zone ed è stato suggerito che “marcirà in prigione e non c’è nulla che si possa fare per aiutarlo”. L’organizzazione russa per i diritti umani OVD Info riferisce che, a settembre 2024, c’erano almeno 1.116 casi penali contro dissidenti anti-guerra. Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite “dall’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio 2022, la tortura è diventata uno strumento di oppressione sistematica sancito dallo Stato, utilizzato per controllare e soffocare il dissenso e attaccare le fondamenta dei diritti umani e dello spazio civico in Russia”.
December 23, 2024 / il Rovescio
Mai fidarsi del Senato (politico o accademico)
Ci auguriamo che questa infamia davvero sfacciata riaccenda la lotta per spezzare le collaborazioni tra le università italiane e il sistema-Israele. Sapienza, il bando «guerra» lo vince Israele Università. Fondi speciali per visiting professor dal Medio Oriente: otto posti su undici vanno a ricercatori israeliani. Gaza resta fuori dai radar. La corsia preferenziale pensata per i gazawi è diventata un’autostrada riservata alle università israeliane. E i palestinesi, con due rifiuti su tre, sono i più penalizzati. Dopo le proteste dello scorso aprile contro le collaborazioni con le università israeliane finite con tafferugli e arresti, i vertici dell’università «Sapienza» di Roma avevano proposto un compromesso. Nessun boicottaggio contro Israele nonostante «crescenti sentimenti di dolore e orrore suscitati dall’escalation militare e dalla conseguente crisi umanitaria alle quali si sta assistendo in Palestina». In compenso, il senato accademico e il Cda dell’ateneo romano si impegnavano in «azioni di accoglienza, sostegno e solidarietà per le comunità accademiche che sperimentano i tragici scenari di conflitto e a contribuire alla realizzazione di corridoi umanitari», citando a esempio il partenariato con l’università An-Najah di Nablus e il Palestinian Student Scholarship Fund. INOLTRE, L’ATENEO avrebbe riservato «una quota pari al 10 per cento del budget stanziato per il bando annuale di Visiting Professor (80mila euro su 800mila, ndr) al finanziamento di visite di studiosi provenienti dalle zone del conflitto in Medio Oriente». L’obiettivo: permettere ai ricercatori palestinesi di trovare asilo nelle nostre università visto che scuole e atenei di Gaza sono stati demoliti dalle bombe israeliane. Invece, di quei fondi destinati alla protezione umanitaria hanno approfittato soprattutto i ricercatori delle università israeliane. Su undici «visiting professor» approvati dalla commissione nella quota riservata al Medio Oriente, ben otto vengono dalle università di Tel Aviv, Gerusalemme, Be’er Sheva. Le borse rimanenti sono andate a tre ricercatori di Beirut (Libano), Erbil (Kurdistan) e Ramallah (Palestina). Tra gli esclusi figurano un professore di ingegneria dell’ateneo di An-Najah di Nablus e soprattutto un economista dell’università Al-Azhar di Gaza, distrutta a novembre 2023 da un bombardamento aereo israeliano. Se la sua domanda fosse stata accettata dalla Sapienza, avrebbe soggiornato a Roma da febbraio a maggio 2025. I TEMPI LUNGHISSIMI della valutazione avrebbero comunque complicato le lunghissime trafile burocratiche necessarie per lasciare Gaza. Ma, altra scelta discutibile della Sapienza, alle domande relative a ricercatori in zone in conflitto non è stata data precedenza. Com’è possibile che un fondo per accogliere studiosi in pericolo venga quasi interamente impegnato per i soggiorni di ricercatori provenienti dalle università israeliane, tra le meglio finanziate al mondo? Interpellata dal manifesto, la rettrice della Sapienza Antonell Polimeni fa sapere che «la Commissione si è espressa valutando idonee tutte le domande pervenute, assegnando tutti i fondi destinati a questa tipologia di finanziamento, nel rispetto dei criteri espressi nel bando e in relazione al numero complessivo delle domande pervenute». PROPRIO IL BANDO, modificato dopo le proteste per rafforzare l’accoglienza dei ricercatori palestinesi, è all’origine del «pasticcio». I criteri scelti per l’accesso alla quota di finanziamenti riservata ai paesi in conflitto hanno riguardato «impact factor» e «H index» (cioè la rilevanza in termini di pubblicazioni scientifiche) degli ospiti, il «prestigio dell’istituzione di provenienza» oltre agli obiettivi della ricerca e della didattica da svolgere in Italia. Mettere in competizione il curriculum e il «prestigio dell’istituzione di provenienza» di ricercatori israeliani e palestinesi è il modo migliore per escludere questi ultimi: per molti di loro le «istituzioni di provenienza» non esistono più e l’«obiettivo della ricerca» da svolgere in Italia è innanzitutto sopravvivere. IN OGNI CASO, le condizioni di chi svolge ricerca in Israele e Palestina non sono paragonabili. Difficile pensare che chi abbia scritto il bando non ne fosse a conoscenza. Grazie a questa poco credibile «svista», Israele è lo Stato al mondo che ha avuto la maggiore percentuale di domande accettate, con quasi il 90% di risposte affermative. Più di Olanda, Svizzera e Norvegia e anche di potenze come Regno unito, Germania, Francia e Stati uniti. Le istituzioni palestinesi, con due rifiuti su tre richieste, sono invece tra quelle più penalizzate. Una corsia preferenziale pensata per i ricercatori di Gaza si è trasformata in un’autostrada riservata alle università israeliane. (Carlo Bevacqua su “il manifesto” del 20 dicembre 2024)
December 23, 2024 / il Rovescio