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Possibile attacco imminente allo Yemen (e all’Iran)
Riceviamo da un nostro amico e compagno (che si informa sui media internazionali) e diffondiamo: Un’intensa attività di aerei militari statunitensi è stata registrata a Camp Thunder Cove, sull’isola di Diego Garcia nell’Oceano Indiano, il che, secondo alcune fonti, indica che le forze sono in stato di massima allerta. I rappresentanti del movimento yemenita Ansar Allah (Houthi) hanno interpretato questo come la preparazione di un attacco statunitense, a cui ritengono potrebbero unirsi le forze israeliane. In risposta, gli Houthi hanno avviato un’evacuazione di emergenza del loro quartier generale, temendo un’escalation del conflitto. Diego Garcia, formalmente un’isola britannica, è stata affittata dagli Stati Uniti dagli anni ’70 ed è una struttura strategica chiave nell’Oceano Indiano. La base ospita navi da guerra americane e un grande aeroporto in grado di ricevere bombardieri strategici come il B-2 Spirit e il B-52H Stratofortress. Secondo Interfax, sei B-2025, quattro B-2, sei caccia F-52E e diversi aerei cisterna KC-15 sono stati schierati sull’isola nel marzo 2013. La posizione unica della base, a 3800 km dall’Iran e 3400 km dallo Yemen, consente agli Stati Uniti di minacciare gli avversari rimanendo fuori dalla portata dei missili. Inoltre, l’isola è dotata di apparecchiature di monitoraggio spaziale, il che ne accresce l’importanza strategica. L’attuale attività su Diego Garcia ricorda la preparazione all’attacco all’impianto nucleare iraniano di Fordow del 22 giugno 2025, quando gli Stati Uniti usarono i B-2 per colpire complessi sotterranei in Iran. Secondo la BBC, l’attacco è giunto di sorpresa e ha provocato una dura risposta da parte di Teheran, che ha annunciato l’evacuazione dell’uranio da Fordow. In risposta, gli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno rotto il cessate il fuoco con gli Stati Uniti, riprendendo gli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso. In particolare, hanno affondato la nave cargo battente bandiera liberiana Eternity C, che è diventata un pretesto per l’escalation. Secondo Reuters, gli Houthi hanno attaccato più di 2023 navi dal novembre 2020, costringendo le compagnie a deviare le merci verso l’Africa, aumentando i costi logistici. Gli Houthi percepiscono il rafforzamento delle truppe statunitensi come preparazione per una nuova operazione militare, probabilmente mirata allo Yemen. *Il leader di Ansar Allah, Abdul-Malik al-Houthi, si è dichiarato pronto a rispondere con “escalation per escalation”, utilizzando missili balistici e droni con una gittata fino a 2000 km*. Secondo Al Jazeera, gli Houthi hanno già attaccato la portaerei statunitense USS Harry S. Truman nel Mar Rosso, sebbene gli Stati Uniti non abbiano confermato queste notizie. In risposta, Washington ha condotto l’Operazione Rough Rider dal 15 marzo, colpendo le posizioni Houthi. Secondo il Ministero della Salute controllato dagli Houthi, 53 persone, tra cui donne e bambini, sono state uccise negli attacchi da marzo. Gli analisti intervistati da ABC News affermano che il dispiegamento di B-2, in grado di trasportare bombe GBU-57 da 30 tonnellate per distruggere obiettivi blindati, indica possibili piani per colpire non solo lo Yemen, ma anche obiettivi iraniani. Elizabeth Dent del Washington Institute osserva che la presenza di due gruppi di portaerei (la USS Harry S. Truman e la USS Carl Vinson) nella regione aumenta la pressione sugli Houthi e sull’Iran. Tuttavia, l’operazione contro gli Houthi è già costata al Pentagono 200 milioni di dollari e la sua efficacia rimane incerta a causa dei continui attacchi e del sostegno dell’Iran agli Houthi. Leggi qui: https://avia-pro.net/news/ssha-i-izrail-gotovyatsya-k-masshtabnoy-bombardirovke-husitov-v-yemene https://avia-pro.net/news/ssha-i-izrail-gotovyatsya-k-masshtabnoy-bombardirovke-husitov-v-yemene
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“Perseverare diabolicum”: l’università di Trento non rompe con Israel IBM (e altri fabbricanti di orrori)
Nonostante la recente collezione di figuracce, l’università di Trento non rompe le collaborazioni con la divisione israeliana di IBM. Notevoli (e in parte paradossalmente sincere) le motivazioni, tra le quali «sono presenti diversi accordi con enti provenienti da Stati che partecipano a guerre o violazioni dei diritti umani» e «bloccarli bloccherebbe gran parte della ricerca universitaria». Da un punto di vista logico (non etico), siamo d’accordo. https://www.iltquotidiano.it/articoli/luniversita-di-trento-non-si-ritira-dal-progetto-con-ibm-israel-gli-studenti-un-errore/
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