Stato di Polizia: A Torino vietata anche una fiaccolata per la PalestinaAncora divieti per i cortei e presidi per la Palestina. La questura di Torino ha
vietato preventivamente ogni manifestazione pro Palestina in programma per oggi
nel capoluogo piemontese.
La questura di Torino, su disposizione del questore Paolo Sirna, ha vietato
preventivamente ogni manifestazione pro Palestina in programma per oggi nel
capoluogo piemontese. Lo ha comunicato in una nota ufficiale in cui si legge
che, «in riferimento alle manifestazioni pro Palestina in programma per il
prossimo 7 ottobre», a Torino «il Questore ha prescritto ai comitati
organizzatori di svolgere le medesime in data diversa ed esclusivamente in forma
statica».
Si ripete, dunque, lo stesso scenario aperto dal divieto imposto dalla questura
di Roma, su indicazione del ministero dell’Interno, al corteo in supporto alla
resistenza palestinese organizzato per sabato 5 ottobre nella Capitale, che ha
visto gli attivisti sfidare le autorità e scendere comunque in piazza. I
comitati torinesi protestano veementemente contro la decisione, facendo notare
come si tratti di un divieto puramente ideologico e confermando la fiaccolata
prevista per questa sera in solidarietà con il popolo palestinese.
Comunicato del Legal Team Italia
Perchè questa sera saremo anche noi alla fiaccolata contro il genocidio
Siamo un’associazione di avvocate e avvocati nata dopo la mattanza di Genova nel
2001, spinti dalla necessità che sentivamo e sentiamo di metterci al servizio
dei diritti, primo quello di manifestazione del pensiero, tanto spesso negato o
calpestato sotto i talloni degli anfibi.
La decisione di vietare la fiaccolata di questa sera a Torino da parte del
Questore ci allarma e impone anche a noi di far sentire la nostra voce.
Purtroppo il (nuovo) Questore – forse anch’egli vittima dell’imponente campagna
mediatica che da mesi difende i crimini del Governo di Israele, a dispetto anche
delle decisioni ed argomentazioni della Corte Internazionale di Giustizia e di
vari organismi delle Nazioni Unite, o forse mal informato dai suoi stessi uffici
– sembra aver dimenticato o non aver colto che il 7 ottobre è la data di inizio
di uno dei più evidenti e gravi atti contro i diritti fondamentali di una intera
popolazione e di messa in atto di un programma genocidiario ai danni della
popolazione di Gaza (e, oggi del Libano). Parole come “animali umani” rivolte ai
cittadini gazawi, o l’esaltazione dell’obiettivo di “distruggere Gaza”, così
come le quotidiane immagini di migliaia e migliaia di morti, di devastazione, di
distruzione, non hanno evidentemente lasciato un segno maggiore di una scritta
sula carlinga di un aereo pubblicitario o di un paio di manifestazioni. Le
decine di migliaia di donne, uomini, bambini, di civili, massacrati sino ad oggi
non hanno trovato alcuno spazio nelle motivazioni del Questore, che si è al
contrario limitato a discettare gratuitamente di apologia di eccidi ai danni
della popolazione di Israele. E continua (non certo unico, in verità) a
confondere assolutamente legittime critiche, anche radicali, al Governo di
Israele per le sua azioni genocidiarie e contrarie a molteplici norme del
diritto internazionale e alle risoluzioni ONU che da decenni si succedono, e
richieste di immediato cessate il fuoco, a “spinte ideologiche in danno dello
Stato di Israele” che vogliono probabilmente evocare ideologie antisemite che
sono – ne siamo certi – radicalmente distanti e rigettate da chi oggi manifesta
in favore della pace e a difesa dei diritti della popolazione palestinese nel
suo complesso e in difesa delle centinaia di migliaia di donne, uomini, bambini,
la cui vita o è già stata annientata o è in costante pericolo e ormai ridotta a
una ricerca di semplice sopravvivenza quotidiana; forse è in altri luoghi,
storicamente non così lontani da chi oggi detiene le leve del potere, che
andrebbero ricercati i semi della malapianta dell’antisemitismo e del razzismo.
Se, invece, essere radicalmente contrari alle politiche di genocidio del Governo
di Israele, e manifestarlo, è ritenuto contrario alla legge allora anche noi
dobbiamo essere perseguiti. Lo confessiamo: anche noi abbiamo attaccato ed
attacchiamo con forza le decisioni del Governo dello Stato di Israele, e lo
abbiamo fatto, ad esempio, collaborando e alle denunce per crimini di guerra e
genocidio contro quel Governo che, sin dall’ultimo scorcio del 2023 sono state
portate all’attenzione della Procura della Corte Penale Internazionale, o
denunciando pubblicamente le decine di azioni illegali e criminose del’IDF, sin
dal bombardamento e dalla distruzione della sede dell’ordine degli Avvocati e
del Palazzo di Giustizia di Gaza.
Ma questa sera sotto attacco sono anche i fondamentale diritto di manifestazione
del pensiero e di riunione, riconosciuti e tutelati nella nostra Carta
Costituzionale e nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Solo
“comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica” (recita l’art. 17
della Costituzione) possono legittimare un divieto di riunirsi per manifestare,
e non certo una volontà di censurare, da parte dell’esecutivo, le idee che si
vogliono divulgare (e qui si vuole contestare un genocidio) o un pregiudizio
circa quello che forse potrebbe accadere.
E’ per tutte queste ragioni che saremo anche noi alla fiaccolata di questa sera,
per esercitare il nostro diritto di manifestazione del pensiero ma anche per
cercare di difendere quello che resta della nostra umanità e democrazia
costituzionale.
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