La sentenza sul caso Parelli è un attacco ai lavoratoriUna sentenza imbarazzante quella emessa dal Tribunale di Udine che rende ancora
più pesante la morte di Lorenzo Parelli, studente di 18 anni morto il 21 gennaio
del 2022, all’ultimo giorno di stage alla Burimec. Il sistema penale ancora una
volta colpisce chi è alla base dell’ organizzazione e non chi la dirige e ne
trae profitto.
di Antitesi
Il Tribunale di Udine è riuscito a rendere, se possibile, ancora più pesante la
morte di Lorenzo Parelli, studente di 18 anni morto il 21 gennaio del 2022,
all’ultimo giorno di stage alla Burimec. Di ieri la sentenza che condanna a 3
anni di reclusione l’operaio che quel giorno era affiancato al ragazzo, a 2 anni
e 4 mesi il tutor aziendale, assente il giorno dell’incidente a causa del Covid
e a 3 anni e 23 mila euro di multa l’imprenditore, accettando il patteggiamento.
Una sentenza vergognosa che equipara padrone e operaio, sfruttati e sfruttatore,
chi guadagna sulle spalle del lavoro degli altri e chi, troppo spesso, fatica ad
arrivare a fine mese. Un epilogo che mette sullo stesso piano, in materia di
sicurezza sul posto di lavoro, un lavoratore con l’imprenditore, e che condanna
l’azienda ad una misera multa di qualche migliaia di euro a fronte dei numerosi
guadagni dati anche dal lavoro gratuito o quasi degli studenti.
Contrariamente a quanto prevederebbe la presenza di studenti in azienda, questi
spesso vengono abbandonati a loro stessi, viene chiesto loro di svolgere
operazioni per cui non sono formati, per non parlare della “richiesta” di lavoro
straordinario, magari con la promessa di una futura assunzione. Quindi non
stupisce, purtroppo, che questi ragazzi si trovino a pagare il contributo di
sangue al profitto, andando ad ingrossare le statistiche delle morti e degli
infortuni nei posti di lavoro.
A questo si affianca la figura del “preposto di fatto” nelle aziende, ovvero
chi, anche senza una formale nomina ma semplicemente con il riconoscimento di
sostanza da parte degli altri lavoratori, si ritrova a coprire ruoli di
responsabilità per la sicurezza sul lavoro, andando a sgravare dalla colpa il
titolare dell’azienda. Questo inoltre porta a dividere ulteriormente i
lavoratori, disgregandoli e attenuando la responsabilità delle aziende in caso
di infortuni o morti bianche.
In un perfetto connubio di interessi tra capitale, istruzione e magistratura, ci
troviamo ancora una volta a piangere un morto, dalla nostra parte, che non vedrà
giustizia da chi porta avanti solo gli interessi della classe dominante.
Dopo anni di massacri all’istruzione pubblica sono riusciti, con l’alternanza
scuola-lavoro (oggi PCTO) a plasmare l’istruzione su esigenze di mercato, con
l’intento di abituare le future generazioni a diventare cittadini e lavoratori
dediti al sacrificio, alla paga misera e alle imposizioni “dall’alto”.
Questo passaggio è necessario alla nostra controparte in una fase di tendenza
alla guerra, dove la prospettiva può essere solo quella di convincere le nuove
generazioni ad obbedire, sacrificarsi nel nome della patria e del “benessere
collettivo”. Dove non arriva la convinzione arriva la repressione, come abbiamo
visto contro gli studenti a Torino che per aver protestato contro le morti degli
studenti in PCTO si sono visti addirittura piombare sulla testa gli arresti
domiciliari. Lo vediamo oggi con il nuovo ddl 1660 che, in continuità con i
governi precedenti, colpisce specificatamente i lavoratori e, in generale, chi
si mobilita per i propri diritti.
Dobbiamo organizzare la resistenza contro i padroni e legarla alla lotta contro
chi ci sta trascinando in guerra, imponendo manovre lacrime e sangue, producendo
morti sul lavoro e nei banchi di scuola. Solo abbattendo questo sistema di
morte, guerra e sfruttamento possiamo invertire la strada verso la barbarie.
LORO I PROFITTI LORO LA GUERRA
NOSTRI I MORTI
PAGHERETE CARO!
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