Terza puntata di queste pillole di passione filmica dedicata a Un semplice
incidente di Jafar Panahi, un film composito e raccontato attraverso molti
registri, tra cui anche quello comico, per narrare la tragedia del rancore e
della vendetta per la repressione e la tortura subita da parte di un regime
fascista e teocratico, scollato dalla gente comune incarnata da questi sei
personaggi pirandelliani nella loro tragicità, che rappresentano bene la società
iraniana. La vendetta non è violenta, ma forse l’ossessione non viene eliminata
dai cervelli e dai sensi ancora in cattività.
Il regista è solito utilizzare l’impianto neorealista, ereditato dal maestro
Kiarostami, arricchendolo con spunti divertenti – ma funzionali all’analisi
della società in cui si immerge personalmente. Anche in questo caso il film è
realizzato con espedienti, aggirando la censura e sulla base della propria
diretta esperienza di detenuto nelle galere degli ayatollah.