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Since 1992 One Station Against The Nation

Amare senza emergenza
Malormone studiatissim3 e un po’ seriose per parlare con lx traduttricx di una fanzine sulle cose difficili, le relazione non monogame e tutte le cose che fanno male al pancino ma ci piacciono tanto. Qui ascoltate la puntata: Qui potete leggere la fanzine in pdf o stamparvela come vi piace. > Amare senza emergenza (lo voglio ma mi sento morire). Scritti su trauma, > attaccamento e poliamore Qui il sito dell’autrice canadese: https://www.clementinemorrigan.com
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Macerie su Macerie – PODCAST 15/12/25 – Urbanistica partecipata alias urbanistica securitaria
A Macerie su Macerie riprendiamo il tema dell’urbanistica, in vista del nuovo piano regolatore della città previsto per il 2026. Attraverso un’intervista di qualche anno fa a Jean Pierre Garnier, sociologo e compagno, riflettiamo sulle ideologie urbane degli ultimi decenni, tra le retoriche sulla partecipazione attiva della cittadinanza e la metropoli della paura che prende forma. Ascolta qui la puntata precedente sull’argomento: Il “modello Milano” per Torino: il nuovo piano regolatore.
aurora
riqualificazione
città
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barriera di milano
IMBALLAT3 W/ STEFAN STRANGE ☽ FLINTA TAKEOVER ☆
“Recorded in my living room last week, I wanted to summarize and end the year on a faster note with some of my favorite releases from this year. Especially so, this mix spotlights FLINTA producers whose catalogs deserve the world’s full attention. In my house I don’t hold back on the bass, we kick off in fem finesse and we pump up the amplifiers like their name’s Sue. Strap in, lock on, and enjoy the show. Shoutout to the lezzies, the dolls, and the enbies for pushing advanced club music to sick new frontiers.” Stefan Strange is a DJ from Skopje’s FLINTA club scene Tracklist: Blow — Alirio & Tuxe No More Hiding Who I Want to Be — Bored Lord Candy Inflation (eoin dj Candyline Remix) — Soft Pxrn The Fall of Old World — Nene H Pause — MOHAJER Plot Twist — CCL JOGOU DE BEAT — badsista Delicately Mad — Yazzus Tricky One — CARRE & Danny Goliger TQM — felinah x 2AT T BASS — Julie Desire PLUSH — SIMONA NOBODY (Ariel Zetina Remix) — Dornika Isabel — CITYTRONIX Shaniqua — Entrañas & Kontronatura She’s Startin — Maara Endurance — Roza Terenzi MOONLIGHT IN STRINGS — J. Aria welcome x — DJ Fuckoff
Bass
FLINTA
club
electronic
mix
Matinée XXL #93
15-12-2025 Nel gelo del lunedì mattina di via Cecchi scorre veloce la bobina di Blackout: un blocco di harsh noise senza soluzione di continuità scombina i piani dei radioascoltatori più sofisticati che invocano la convenzione di Ginevra. Dj Post Pony con un certo dispiacere interrompe il flusso di rumore con una serie di tracce in attesa dell’Ing Sollazzi, non pervenuto, rimasto sotto le coperte dopo un week end di intrallazzi e affari in giro per lo stivale. Tracklist boards of canada – sunshine recorder boards of canada – alpha and omega bastien keb – the city is beautiful bastien keb – nightbus 3AM gil scott heron – new york is killin’me nat birchall – drums of meditation jack de johnette & foday musa suso – ocean wave cody chessnut (with sonja marie) – with me in mind daniel avery – movement (andrew weatherall rx) jah limonardi und die kleine grafin dubski – totti und pippo soft rocks – we hunt buffalo now (andrew weatherall rx) kim gordon – bye bye
MatinéeXXL
dub
trigger point 11-12-25
  #TRACKLIST# silver waves – spider of easton leo seligo – a house to die in december – a lock of your hair IFS meets spalarinia – Łaka xtclvr – ELSEN STR feat. Kohan proc fiskal – Imagemage shit & shine – 9-gh avenir – Atrx-Mrg MA.MOYO – Love is a Gun waswaas & the dullard sage – Dullard Sage glint – inching IFS meets spalarnia – Jedno ciało h0tn1k – lo que puedo hacer para mejorar es hacer plata Mercedes Cambridge – Black Rainbow helen island – stalker guardian angel 2nd mix OHYUNG – years ago
artigianato
obscure
psych
TRACKLIST
weird
Spot 10.12.25 Aurora Vanchiglia Transfemminista – Due chiacchiere con l’associazione Disform – Come sta il giornalismo sportivo italiano? – Notizie flash dallo sport
L’Aurora Vanchiglia Transfemminista torna alla guida di questa puntata di SPOT ma non è sola! In questa puntata facciamo due chiacchiere con l’associazione DISFORM, che si occupa di formazione, sensibilizzazione e inclusione nello sport. Qui il questionario sul Safeguarding: Safeguarding nello sport, quanto ne sai e come lo vivi? https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdDTVVCzfmehioNmC56zYLx9gRt5vvXsGGvhn0ZclGD2dSDyA/viewform Per info seguitel3 qui! https://disform.it https://www.instagram.com/thewayyoufeelin/ Ci chiediamo inoltre: come sta il giornalismo sportivo italiano? Male, molto male. I giornali sportivi sono concentrati quasi esclusivamente sul calcio italiano, in particolare sulla Serie A maschile, aprendo lo sguardo all’estero solo quando si tratta di approfondire le competizioni europee che coinvolgono le squadre italiane. I corpi femminili vengono dissezionati e messi in mostra solo se in costume e quando appartengono a compagne, madri o sorelle di calciatori maschi più famosi. Calcio femminile, questo sconosciuto. Come sempre, il tutto è accompagnato da musica, chiacchiere a vanvera e dalla consueta lingua tagliente di Mingus
sport popolare
Aurora Vanchiglia
calcio
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calcio femminile
Metix Flow – 13 dicembre 2025
Le strane strade del punk tra la fine degli anni ’70 e gli inizi degli ’80: i Wire e i Virgin Prunes…ma non solo. 01 – Wire – Mannequin 02 – Wire – Practice Makes Perfect 03 – Wire – Pink Flag 04 – Wire – I Am the Fly 05 – Wire – Single k.o. 06 – Wire – On returning 07 – Wire – Once is enough 08 – Virgin prunes – The Children Are Crying 09 – Virgin Prunes – Sleep Fantasy Dreams 10 – Virgin Prunes – Ulakanakulot 11 – Virgin Prunes – Decline and Fall 12 – Virgin Prunes – Sweethome Under White Clouds 13 – Virgin Prunes – Pagan Lovesong 14 – Foetus – Today I Started Slogging Again 15 – This heat – Sleep
punk
new wave
metix flow
L’equazione dei disastri
Vi siete mai chiesti chi decide i nomi degli uragani? In molti ricordano l’uragano Katrina, che nel 2005 devastò la zona nei pressi di New Orleans negli Stati Uniti. Nel 2024 hanno fatto molto parlare di loro gli uragani Beryl, Helene e Milton. I nomi degli uragani non sono stabiliti sul momento in modo casuale, bensì provengono da liste predeterminate, diverse a seconda della zona del globo dove avviene lo specifico evento naturale. Nel 1953 il National Hurricane Centre (NHC) degli Stati Uniti dedicata alla previsione degli uragani stabilì delle liste di nomi annuali da associare agli uragani. Inizialmente, si trattava di una lista alfabetica predeterminata per ogni anno, di nomi unicamente femminili: il nome della lista, che viene associato al primo uragano dell’anno, aveva un nome proprio femminile che iniziava con la A, ad esempio Anna, il secondo con la B, come Betty, e così via fino all’ultima lettera dell’alfabeto, la W. Questo è il motivo per cui molte persone pensano tutt’oggi che gli uragani posseggano solo nomi femminili, ma non è più così. Dal 1979 in poi, su richiesta del Women’s Liberation Movement, sono stati introdotti anche i nomi maschili alternati a quelli femminili per i cicloni atlantici, mantenendo sempre l’ordine alfabetico delle iniziali. Il processo per determinare i nomi degli uragani è condotto da specifici organismi regionali del WMO che selezionano dei nomi in base alla loro familiarità con le lingue parlate in ogni specifica regione, con l’obiettivo di rendere la comprensione di tali nomi più chiara possibile a seconda della zona del mondo in cui ci troviamo. Esistono comunque delle regole generali che vengono seguite nell’attribuzione: - i nomi non devono provenire da specifici individui (cioè non sono"dedicati") - devono essere sufficientemente brevi da poter essere utilizzati con facilità - devono essere nomi facili da pronunciare (per ogni lista, esiste anche uno specifico elenco delle pronunce) - i nomi devono essere unici: non possono essere usati gli stessi nomi in zone diverse del globo Il 18 novembre, al telefono con Antonello Pasini, fisico climatologo del CNR, docente di Fisica del clima all’università Roma Tre, abbiamo parlato di eventi climatici estremi, della loro frequenza e distruttività in relazione all’attività umana, di equazioni dei disastri. La puntata, di un mese fa, torna terribilmente attuale alla luce di quanto sta avvenendo a Gaza. La tempesta Byron si è abbattuta sul terreno della Striscia, massacrato dai bombardamenti, e sui campi degli sfollati di Gaza, che dopo due anni di distruzione e massacri si appresta ad affrontare l’inverno in tende vecchie e logore e con abbigliamento inadeguato. Mentre Israele continua a fermare gli aiuti ai valichi di confine dell’enclave. Ascolta la puntata. Citati nella puntata: > Crisi climatica, le alluvioni in Pakistan denunciano il nostro tempo: chi > inquina meno paga più di tutti Pakistan, inondazioni, cambiamento climatico e tensioni internazionali – diretta all’info di Blackout
crisi climatica
pakistan
Gaza
fine del mondo
inondazioni
Confini minati tra Scambodia e F16-Thai; occhi bianchi a Dar es Salaam; petroliere in fiamme al largo di Caracas
«Entrambi i Paesi sono pronti per la pace e per continuare il commercio con gli Stati Uniti d’America», rivela Trump con la consueta retorica entusiasta destinata a venire sbugiardata entro poche settimane dai due contendenti della regione del Mekong, perché i motivi della disputa non sono ancora disinnescati, come ci ha spiegato Emanuele Giordana, e la telefonata a Bangkok fatta dal presidente degli Usa è avvenuta con Anutin Charnvirakul, un premier dimissionario; e soprattutto perché proprio Trump sa bene che il business delle Scam City, dei Bitcoin, delle truffe è un affare troppo grosso, perché la Cambogia possa rinunciarvi, e coinvolge un’area che è feudo cinese ed è attraversata in ogni stato da quel fenomeno di confine. Contemporanea a una guerra ignorata a lungo finché il numero degli evacuati dal confine tra Thailandia e Cambogia non ha raggiunto il mezzo milione di persone, la nostra attenzione torna a essere attirata da una situazione drammatica, che ancora fatica a trovare spazio tra le breaking news dei network mediatici mondiali (probabilmente perché Trump non ha il numero di Samia Suluhu Hassan), è quella che ci ha raccontato una giovane trovatasi per lavoro a essere testimone ocularedi un massacro, raccogliendo a Dar es Salaam le notizie dalle strade della Tanzania insanguinate da innumerevoli cadaveri di giovani rivoltosi: la conta è ancora imprecisata dopo 2 settimane dalla mattanza ma si vocifera di più di 2000 morti, alcuni sepolti in fosse comuni, altri desaparecidos; una madre anonima ha raccontato di aver ottenuto le spoglie del figlio solo firmando un foglio in cui attesta che non è stato ucciso da proiettili. Dal suo racconto è palese il distacco tra classe dirigente del partito al potere da più di 60 anni e la popolazione giovane – il paese ha un’età media di 19 anni – che accumulava una rabbia sorda da tempo nel paese esempio di sviluppo per l’Africa, al centro di corridoi commerciali e affacciato strategicamente sull’Oceano Indiano con i suoi porti e le sue infrastrutture. Come nei due precedenti casi, anche la terza corrispondenza in qualche modo vede contrapposti i rapporti commerciali cinesi alla rapacità americana. Il terzo quadrante vede il trumpismo protagonista nel suo patio tracero: stavolta ci viene illustrato con sensibilità politica, analisi sofisticata e passione antimperialista da Simon, un compagno che da Medellin ha tracciato un quadro della crisi venezuelana – e dei motivi di saccheggio di risorse e rieditazione della Dottrina Monroe dopo due secoli che muovono il neoliberismo alla aggressione del regime bolivariano –, ma anche della situazione colombiana a seguito della prima presidenza di una sinistra mai stata istituzionale e delle possibilità di contrastare le mire dei gringos. -------------------------------------------------------------------------------- MINE OFFENSIVE E F16 DIFENSIVI. I CONFINI ALLA ROVESCIA DELLE SCAM CITY -------------------------------------------------------------------------------- La Thailandia investe in armi, la Scambodia in truffe Improvvisamente il mondo si è accorto che da mesi attorno al triangolo dei confini tra Tailandia, Cambogia, Myanmar la tensione sale. Emanuele Giordana è tra i pochi ad aver segnalato da tempo quel che stava preparandosi e, grazie alla lunghissima frequentazione della regione, è in grado di ricostruire fatti e strategie che spiegano lo scoppio della guerra che da alcuni mesi divide i due regni asiatici L’attenzione per l’escalation bellica tra Bangkok e Phnom Penh nasce dall’evacuazione forzata di mezzo milione di persone dalle zone limitrofe al confine, ma le motivazioni risalgono a luglio e avevano già visto un’operazione propagandistica di Trump per un finto accordo di “pace” (derubricato dal premier tailandese – oggi dimissionario – a “strada verso la pace”) che già era palesemente traballante a ottobre.  F-16 tailandesi hanno attaccato obiettivi in territorio cambogiano dopo vittime tailandesi. Artiglieria e lanciarazzi interessano soprattutto Preah Vihear e Oddar Meanchey, con morti civili e la maggior parte di sfollati. Secondo fonti tailandesi, carri T-55 e sistemi RM-70 e BM-21 si muovono verso Krong Samraong. La Royal Thai Air Force ha annunciato la disponibilità a colpire obiettivi militari in profondità in Cambogia, incluse basi militari e depositi di armi e droni. Finora i raid aerei thailandesi sono stati condotti solo nelle aree di confine tra i due paesi. La sproporzione tra le forze in campo aggiunge instabilità. La Thailandia è militarmente più attrezzata: aviazione, mezzi corazzati, artiglieria; alla Cambogia non rimane che una posizione difensiva e droni che possono condurre a un conflitto più ampio nel tempo, se Pechino non decide che non può consentire una guerra in un’area dove fa buoni affari con entrambi i contendenti da quando Bangkok ha capito che può essere conveniente non avere timori di imperialismo peggiore di quello americano, e dunque la Cina può scongiurare l’incancrenirsi ulteriore tra i due regni, minacciando di ritirare investimenti.  Le operazioni dei due eserciti sono riprese per la denuncia tailandese di nuove pose di mine al confine, già costellato di ordigni risalenti al regime di Pol Pot, ma un’ipotesi che gode di maggiore fondamento va ricercata nel business delle scam city a cui Phnom Penh non intende rinunciare, perché rappresenta il 25% del suo pil. Lo scontro con Bangkok è già costato il posto alla figlia di Shanawatri e ora tocca ad Anutin Charnvirakul, che ha dovuto indire nuove elezioni, rassegnnado le dimissioni del suo debole governo sostenuto dall’opposizione del Partito popolare inviso alla monarchia e ai militari. Il che fa temere qualche colpo di mano. IRREVERSIBILE FINE DI OGNI RAPPORTO TRA TANZANESI E PARTITO DELLA RIVOLUZIONE Il 9 dicembre è stato il 64esimo anniversario dell’indipendenza del paese dall’Inghilterra, ma il governo di Samia Suluhu Hassan ha cancellato tutte le cerimonie ufficiali e imposto il divieto assoluto di qualunque tipo di manifestazione pacifica. In strada non ci sono state bandiere nè manifestanti , ma l’esercito armato. Non solo, attraverso avvisi sms di massa inviati alla popolazione la polizia ha chiesto a chiunque di segnalare eventuali possibili attivisti sospetti .Il 29 ottobre scorso, è stato il giorno delle elezioni in cui Samia Hassan ha ottenuto il 98% dei voti; un risultato non attendibile anche perchè sono stati esclusi in anticipo i principali candidati dell’opposizione, tra cui Tundu Lissu di Chadema, arrestato ad aprile. Di fronte alle proteste seguite alla proclamazione dei risultati si è scatenata una repressione sanguinosa un vero e prorio massacro: si parla di oltre 2.000 morti, mentre il governo non ha ancora fornito cifre ufficiali. Sebbene le autorità tanzaniane abbiano bloccato internet per cinque giorni per tentare di impedire la pubblicazione di foto e video delle vittime, queste immagini hanno iniziato ad apparire sui social media pubblicate da attivisti che si trovano all’estero. Arrivano in misura crescente anche segnalazioni di passanti o civili uccisi nelle loro case, quando non rappresentavano alcuna minaccia.  Il movimento Jumuiya Ni Yetu (La comunità è nostra, in kiswahili) ha  accusato il governo di una campagna deliberata per cancellare le prove delle uccisioni. Ha affermato che gli ospedali sono stati sottoposti a misure di sicurezza rigorose, con le famiglie delle vittime e degli scomparsi “molestate, intimidite e arrestate” per aver cercato informazioni. “Medici e infermieri hanno ricevuto l’ordine di ‘malizare’ (finire ) coloro che erano in terapia intensiva a causa di ferite da arma da fuoco. Gli attivisti ritengono che almeno 2.000 corpi scomparsi segnalati dalle famiglie siano tra quelli sepolti in fosse comuni. Il silenzio della cosiddetta comunità internazionale di fronte al massacro è stato assordante ,si vuole salvaguardare il flusso di denaro che arriva dai vari progetti infrastrutturali che sono in corso  in Tanzania ,dal porto di Daar es Salam controllato dagli  emiratini alla ferrovia Tazara costruita dai  cinesi alle intersezioni con il corridoio di Lobito. Ne parliamo con una ragazza italiana di cui preserviamo l’anonimato , rientrata da poco dalla Tanzania dopo un soggiorno di lavoro, testimone degli avvenimenti. -------------------------------------------------------------------------------- POSSIBILI SCENARI LATINAMERICANI A FRONTE DELLA NUOVA DOTTRINA MONROE: VENEZUELA E COLOMBIA Abbiamo colto l’occasione della presenza di due militanti colombiani a radio Blackout per rivolgergli una serie di domande sulla situazione colombiana e la minaccia di aggressione nordamericana contro il Venezuela. E’ emersa una visione realistica della situazione che individua i limiti del progressismo di Petro pur apprezzando certe posizioni sul genocidio in Palestina. Il “pacto historico ” (il partito di  Petro) è in buona sostanza un partito ombrello in cui trovano spazio sia posizioni moderate che radicali con un programma riformista che sicuramente garantisce dei miglioramenti anche nell’agibilità politica sul territorio, ma che non mette in discussione la struttura oligarchica del potere colombiano.  La minaccia d’invasione nordamericana contro la rivoluzione bolivariana rischia di rivelarsi una pericolosa avventura per gli Stati Uniti ,considerando la reazione che scuoterebbe il continente e le csapacità di mobilitazione del popolo venezuelano.Gli americani non avrebbero difficoltà ad invadere il paese ma potrebbero non essere in grado di garantire i loro obiettivi ,cioè il controllo delle risorse petrolifere e il cambio di regime a Caracas. La rivendicazione di una nuova dottrina Monroe da parte dell’amministrazionde Trump rappresenta la crisi di egemonia degli Stati Uniti che non sono più in grado di sostenere la loro proiezione globale e cercano di recuperare il terreno perduto rispetto alla presenza cinese nella loro sfera d’influenza piu’ prossima , l’America Latina .  Ecco il resoconto dell’intervista con i due attivisti colombiani.  --------------------------------------------------------------------------------
Tanzania
Cambogia/Thailandia
Venezuela-Cambogia
Leva militare in Europa e sciopero studentesco@1
Alcuni dei maggiori membri europei della NATO si stanno muovendo per rafforzare i propri eserciti professionali attraverso programmi di servizio nazionale volontario. La coscrizione è in vigore per nove stati europei membri della NATO: Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Svezia e Turchia. In Turchia, che ha il secondo esercito più grande nell’alleanza di sicurezza dopo gli Stati Uniti, gli uomini di età compresa tra 20 e 41 anni sono obbligati a prestare servizio militare per un periodo compreso tra sei e dodici mesi. La Norvegia arruola sia uomini che donne, generalmente per 12 mesi. Anche in Svezia e Danimarca vige il servizio militare obbligatorio per le donne. La Croazia prevede di reintrodurre la coscrizione obbligatoria l’anno prossimo: per gli uomini di età compresa tra 19 e 29 anni sarà obbligatorio sottoporsi a due mesi di addestramento militare di base. Dopo l’introduzione, abbiamo parlato al telefono con una studentessa berlinese dell’introduzione del servizio militare in Germania e dello sciopero antimilitarista studentesco che c’è stato in opposizione ai piani di riarmo europei. Intro: Diretta con Ivana, studentessa berlinese che fa parte di young struggle, organizzazione giovanile studentesca.
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L’industria israeliana della sorveglianza e la Palestina come laboratorio.
Dopo il caso dei giornalisti spiati con lo spyware Paragon, il 25 Novembre 2025 Fanpage fa uscire un’inchiesta sotto copertura dal titolo: “Droni, spyware e IA: come Israele ha trasformato la Palestina nel laboratorio della sorveglianza mondiale”. L’inchiesta ha come oggetto la conferenza dell’industria della sorveglianza, la ISS World Conference, a cui partecipano le principali aziende del settore, ed emergono numerosi dettagli disturbanti, come l’uso indiscriminato di sistemi di riconoscimento facciale da parte dei Carabinieri, lo sfruttamento delle persone palestinesi come laboratorio di prova di strumenti di sorveglianza, e l’uso a scopi politici di spyware e altri strumenti d’infezione dei telefoni cellulari. Abbiamo avuto il piacere di parlarne con Luigi Scarano, giornalista freelance e collaboratore di lunga data di Backstair, unità investigativa di Fanpage.it, autore di quest’inchiesta come di “Gioventù meloniana”. https://www.fanpage.it/politica/droni-spyware-e-ia-come-israele-ha-trasformato-la-palestina-nel-laboratorio-della-sorveglianza-mondiale
Israele
paragon
sorveglianza digitale
stakka stakka