La situazione sul campo in Ucraina è sempre più difficile per le truppe di Kiev.
A Pokrovsk, città chiave del Donbass, le forze ucraine rischiano
l’accerchiamento: Mosca continua ad avanzare approfittando di una sproporzione
numerica ormai schiacciante – oltre 5 a 1 tra i due eserciti, e fino a 8-9 a 1
nelle aree di combattimento più attivo. Una guerra di logoramento in cui la
Russia mobilita 25-30mila uomini al mese, mentre Kiev fatica a sostituire le
perdite.
Sul fronte interno, intanto, si apre un’altra linea di crisi: circa 100mila
giovani ucraini tra i 18 e i 22 anni hanno lasciato il Paese verso la Polonia da
agosto a oggi. Una fuga dettata dalla paura del richiamo, dall’assenza di
prospettive e dal peso di quattro anni di guerra totale. A fine estate Zelensky
ha firmato un decreto che consente ai giovani di lasciare l’Ucraina, pur
mantenendo l’obbligo di leva dai 25 ai 60 anni: un tentativo di non distruggere
completamente la generazione che domani dovrebbe ricostruire il Paese, mantenere
un peso comunicativo in Europa e prevenire rivolte familiari.
Ma la domanda incombe: quanti di questi giovani torneranno in un’Ucraina segnata
da lutti, amputazioni, traumi, comunità sradicate? Chi potrà davvero ricostruire
ciò per cui ci si batte al fronte?
Con Sabato Angieri de Il Manifesto proveremo a leggere insieme le due facce
della stessa guerra: da un lato il terreno militare, sempre più difficile;
dall’altro la società ucraina, logorata da anni di conflitto senza riuscire ad
immaginarne una fine.
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UCRAINA I RUSSI CIRCONDANO POKROVSK