Il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius, che nel 2024 sosteneva che
saremo in guerra con la Russia nel 2029, adesso dice che succederà forse nel
2028, anzi che “alcuni storici militari ritengono addirittura che abbiamo già
avuto la nostra ultima estate di pace”.
Venerdì scorso, il Generale Fabien Mandon, Capo di Stato Maggiore delle forze
armate francese, ha parlato esplicitamente del rischio di “perdere i propri
figli” in un futuro conflitto con la Russia e ha esortato la Francia a
prepararsi a sacrifici — umani o economici — vista la crescente ambizione russa
di un confronto con la NATO entro la fine del decennio.
«Siamo sotto attacco: il tempo per agire è subito»: così riporta il documento
redatto dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ora al vaglio del Parlamento.
A minacciare l’Occidente e l’Italia sarebbe la «guerra ibrida» portata avanti,
in particolare, da Russia, Cina, Iran e Corea del Nord, combattuta tanto a colpi
di disinformazione e pressione politica quanto di minacce cibernetiche. Per
questo, l’Italia avrebbe bisogno della creazione di un’arma cyber, composta di
almeno cinquemila unità tra personale civile e militare. Solamente due settimane
fa, Crosetto aveva dichiarato che l’esercito italiano avrebbe bisogno di almeno
trentamila soldati in più.
In Polonia, in risposta agli atti di sabotaggio che hanno colpito le
infrastrutture strategiche della Paese, il premier Donald Tusk ha lanciato
un’operazione su larga scala, l’operazione Horizon, per aumentare i controlli
sulle infrastrutture del Paese, dispiegando 10mila soldati che lavoreranno
insieme a polizia, Guardia di frontiera, Servizio di protezione delle ferrovie e
ad altri enti responsabili della sicurezza dello Stato.
Appena una settimana fa, un mese dopo la presentazione della roadmap per una
difesa UE a prova di aggressioni esterne entro il 2030, la Commissione
europea dichiara di voler incrementare fortemente la mobilità militare
dell’Unione, che si scontra oggi con la realtà di 27 Stati nazionali che
limitano gli attraversamenti di truppe e mezzi sui loro territori. L’obiettivo è
creare una ‘Schengen militare’ entro il 2027, perché – come affermato dal
commissario UE per la Difesa, Andrius Kubilius, prendendo in prestito le parole
di un generale statunitense – “la fanteria vince le battaglie, la logistica
vince le guerre”.
Nei primi 15 minuti, parliamo del non paper di Crosetto sulla guerra ibrida, dei
piani di riarmo europeo delle infrastrutture, della logistica di guerra facendo
un po’ di rassegna stampa.
Successivamente approfondiamo gli stessi temi, a partire dagli ultimi sviluppi
nella guerra tra Russia e Ucraina, con la bozza di Trump per un piano di pace
che ha contrariato l’Europa, con lo storico Francesco Dall’Aglio, saggista,
esperto di est Europa e di questioni strategico-militari, gestore del canale
Telegram «War Room».- Russia, Ucraina, NATO.
Citati nella puntata:
Non-paper sul contrasto alla guerra ibrida di Crosetto
Libro bianco europeo per il 2030
Il Piano Rearm Europe
Tag - Ucraina
Per comprendere la natura del conflitto ucraino dobbiamo farci la classica
domanda “cui prodest” ed uno degli effetti strutturali più rilevanti della
guerra in Ucraina è che a livello energetico gli Stati Uniti stanno diventando
per l’Ue quello che fino al 2022 era stata la Russia per l’approvvigionamento di
energia visto che gli USA già oggi pesano per oltre il 50% delle importazioni di
gas liquefatto (e il 15% di quelle petrolifere).
A ottobre, per la prima volta, un singolo Paese gli USA ha esportato oltre 10
milioni di tonnellate metriche (mmt) di gas liquefatto, il 70% delle quali verso
l’Europa. e l’export di Gnl Usa, si stima, raddoppierà da qui al 2028 ,inoltre
nell’accordo sui dazi con la Casa Bianca, la Commissione s’è impegnata a un
ammontare folle di acquisti nel settore energetico Usa: 750 miliardi di dollari
in tre anni. Gli Stati Uniti hanno raggiunto con la guerra in Ucraina lo scopo
indicato da Brezinski ( La grande scacchiera,) il quale sosteneva che
l’obiettivo strategico degli Stati Uniti fosse quello di separare la Russia
dall’Europa per impedire la formazione di un blocco continentale che potesse
sfidare la potenza americana.
Non solo gas ma anche la nuova corsa agli armamenti , si parla del missile
ipersonico Dark Eagle che schierato in Germania potrebbe colpire obiettivi nella
Russia centrale nell’arco di sei-sette minuti. In risposta a queste minacce, la
Russia ha sospeso la moratoria sul dispiegamento di missili a medio e corto
raggio, dopo aver testato con successo il missile Burevestnik e il drone
sottomarino Poseidon.
L’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti ha dichiarato che il suo Paese «sta
conducendo negoziati positivi» con gli Stati Uniti incentrati sulla consegna a
Kiev di missili Tomahawk e altre armi a lungo raggio. Sta cominciando una nuova
corsa al riarmo tra Russia e Stati Uniti come quella che impose con conseguenze
catastrofiche per l’Urss Reagan negli anni 80 ,mentre gli Stati Uniti progettano
il sistema di difesa integrale “golden dom”.
Ne parliamo con Francesco Dall’Aglio esperto dell’Europa orientale e di
strategia.
La situazione sul campo in Ucraina è sempre più difficile per le truppe di Kiev.
A Pokrovsk, città chiave del Donbass, le forze ucraine rischiano
l’accerchiamento: Mosca continua ad avanzare approfittando di una sproporzione
numerica ormai schiacciante – oltre 5 a 1 tra i due eserciti, e fino a 8-9 a 1
nelle aree di combattimento più attivo. Una guerra di logoramento in cui la
Russia mobilita 25-30mila uomini al mese, mentre Kiev fatica a sostituire le
perdite.
Sul fronte interno, intanto, si apre un’altra linea di crisi: circa 100mila
giovani ucraini tra i 18 e i 22 anni hanno lasciato il Paese verso la Polonia da
agosto a oggi. Una fuga dettata dalla paura del richiamo, dall’assenza di
prospettive e dal peso di quattro anni di guerra totale. A fine estate Zelensky
ha firmato un decreto che consente ai giovani di lasciare l’Ucraina, pur
mantenendo l’obbligo di leva dai 25 ai 60 anni: un tentativo di non distruggere
completamente la generazione che domani dovrebbe ricostruire il Paese, mantenere
un peso comunicativo in Europa e prevenire rivolte familiari.
Ma la domanda incombe: quanti di questi giovani torneranno in un’Ucraina segnata
da lutti, amputazioni, traumi, comunità sradicate? Chi potrà davvero ricostruire
ciò per cui ci si batte al fronte?
Con Sabato Angieri de Il Manifesto proveremo a leggere insieme le due facce
della stessa guerra: da un lato il terreno militare, sempre più difficile;
dall’altro la società ucraina, logorata da anni di conflitto senza riuscire ad
immaginarne una fine.
In questi anni di guerra abbiamo imparato che la propaganda bellica crea una
cortina di disinformazione tale da rendere quasi impossibile comprendere non
solo la dinamica e l’effettiva portata, ma a volte anche la stessa consistenza
di alcuni fatti. Certo è che sia l’Ucraina che la Russia vogliono proseguire ed
estendere la guerra, o comunque […]
Mentre scocca il terzo anno di guerra, finalmente si parla di negoziati di pace.
L’impulso lo ha dato, come atteso, la presidenza Trump ma l’Europa non sembra
persuasa che la resa a Putin sia utile e quindi no solo conferma e rafforza le
sanzioni alla Russia ma garantisce di continuare a sostenere ancora lo sforzo
[…]
A tre anni dall’inizio della guerra ed alla vigilia di una possibile spartizione
del territorio, vogliamo fare il punto su uno dei nodi cruciali di uno scontro
interimperialista che ha avuto e continua ad avere obiettivi diversi a seconda
delle parti in gioco. Uno degli snodi cruciali è quello energetico. Il prezzo
del gas liquefatto […]
Con Alberto Negri, inviato per tanti anni in Medio Oriente e editorialista del
quotidiano “Il Manifesto”, abbiamo parlato delle ultime dichiarazioni di Trump
sulle guerre in corso in Russia e Ucraina e in Medio Oriente. Nella giornata di
ieri, infatti, Donald Trump ha rivelato di aver effettuato un colloquio (o più
colloqui) telefonico con Vladimir […]
In uno scenario in cui le parole d’ordine in Europa per fronteggiare la
narrazione dei dazi americani in arrivo sono riarmo e energia, analizziamo
alcuni aspetti dello scenario globale. La presidenza di Trump è stata inaugurata
dal cessate il fuoco a Gaza, su dei termini di un accordo sostanzialmente uguale
a quello rifiutato da Netanyahu […]
Oggi, 4 novembre, si è tenuto un presidio al consolato ucraino a Milano. Abbiamo
ascoltato dalla viva voce di uno dei partecipanti i motivi dell’iniziativa,
ascolta o scarica la diretta. Di seguito, il testo di indizione del presidio:
L’epoca delle guerre algoritmiche, di cui esempio paradigmatico è il genocidio
in atto a Gaza, non ha […]
In questi giorni si è tenuto l’incontro internazionale dei Brics+ che ha
coinvolto 36 Paesi a Kazan, alla guida la Russia di Putin. I temi del meeting
sono stati il rafforzamento e le strategie di integrazione del blocco, il Sud
Globale come dimensione che deve affrontare relazioni internazionali e
geopolitiche complesse e la volontà di […]