Lunedì 17 novembre alle Nazioni Unite si è votato il famigerato Board of Peace
sulla striscia di Gaza: con 13 sì e l’astensione di Russia e Cina viene
approvato il piano di 20 punti Trump-Netanyahu.
Così il tycoon ottiene la delega formale esecutiva e politica per la gestione
della striscia e di fatto la restaurazione delle sfere d’influenza nella
regione. Non a caso l’interlocuzione tra Trump e Mohammad Bin Salman di martedì
18 ha visto segnare un ulteriore punto verso gli Accordi di Abramo e la
normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.
L’istituzione di una governance estera sui territori della striscia, la
demilitarizzazione completa e … sono alcuni dei punti principali con cui si
sigla la piena negazione di autodeterminazione per il popolo palestinese e si
rende la logica di guerra un modello di amministrazione dall’alto. Assenti
invece in maniera quasi totale meccanismi che limitino l’agency di Tel Aviv: non
vi sono riferimenti alla fine dell’occupazione israeliana, né attribuzioni di
responsabilità per i 70 mila morti ufficiali (per quanto uno studio di The
Lancet denunci cifre che si aggirano attorno a 186.000) e tanto meno meccanismi
di monitoraggio della gestione.
Il tentativo di deportazione di 153 palestinesi in Sudafrica – bloccato dal
paese il cui ministro degli esteri ha dichiarato “Riteniamo che l’arrivo del
gruppo faccia parte di un piano più ampio per trasferire i palestinesi in varie
regioni del mondo” e che “Il Sudafrica è fermamente contrario a questo piano di
espulsioni e non è disposto ad accettare nuovi voli”-, ci dimostra come l’esito
di questa riorganizzazione territoriale non prevederà mai un ritorno a casa dei
palestinesi.
Continua l’inasprirsi dei bombardamenti in Libano, che hanno visto solo nella
giornata di ieri almeno 15 palestinesi (25 secondo fonti non ufficiali) uccisi
dall’aviazione aerea a Ein El Hilwe, alla periferia di Sidone. E anche in
Cisgiordania, i coloni sotto scorta dell’esercito israeliano procedono
all’attacco sistematico dei contadini e dei raccolti, non sono mai cessate le
uccisioni e procede il progetto di divisione in due della West Bank con
l’intento di impedire qualsiasi unità territoriale palestinese.
Ne parliamo con Eliana Riva, caporedattrice di Pagine Esteri: