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Rewind Roma, marzo 2025 # Sfrattare i poveri per riarmare i potenti
(disegno di peppe cerillo) Il mese di marzo si apre con un sabato di proteste: la mattina del primo i movimenti per la casa manifestano davanti al dipartimento municipale per la programmazione e l’attuazione urbanistica a Garbatella, contro l’inceneritore di Santa Palomba, e il pomeriggio diverse migliaia sfilano al Quarticciolo contro il “modello Caivano” di militarizzazione del quartiere. A Fiumicino, di notte e di nascosto, lunedì 3 la Royal Caribbean fa costruire un muro di cemento di cinquecento metri per recintare la spiaggia dei Bilancioni, dove è previsto il porto privato. Il 4 mattina un picchetto fa rinviare di un mese lo sfratto per una donna vittima di violenza, con tre figlie, terrorizzata sia dalla possibilità di rimanere per strada, sia dalla scarcerazione del marito. La Sapienza annuncia l’annullamento della presentazione del libro di Yahya Sinwar, capo politico di Hamas ucciso da un drone il 16 ottobre scorso. Giovedì 6 in centro c’è un presidio di solidarietà davanti al liceo Virgilio, in protesta contro i quattordici consigli di disciplina contro gli studenti accusati di aver occupato la scuola; nel frattempo, un gruppo di studenti del Rossellini che protesta contro una conferenza sulle foibe viene malmenato dalla Celere, anche dentro scuola. Il 7 viene arrestato un uomo di Vetralla che a ottobre aveva aggredito con un bastone il ministro Rapisarda, nell’androne del suo palazzo a piazza di Spagna. L’8 grande manifestazione transfemminista da piazza Vittorio a Circo Massimo; partecipa quasi mezzo milione di persone. La guardia di finanza di Fiumicino sequestra una rimessa abusiva sul Tevere, dove erano ancorate cinquantaquattro barche e stoccati rifiuti. Il 9 notte qualcuno forza la porta del centro sociale Auro e Marco, attivo da trentatré anni a Spinaceto. Nel pomeriggio, giornata di protesta al Bilancione di Fiumicino, contro la cantierizzazione della spiaggia appena iniziata da Royal Caribbean. Il 10 in Vaticano si celebra il “Giubileo del volontariato”; in risposta, il Tar del Lazio conferma, l’11, il foglio di via per una attivista di Extinction Rebellion, colpevole di aver partecipato a una manifestazione pacifica per il clima: la ragazza lavora a Roma, e rischia di perdere il lavoro. In un liceo di Tarquinia le pressioni di Gioventù Nazionale fanno annullare la presentazione di un romanzo sul neofascismo di Davide Coppo. Il 12 Salvatore Buzzi (tra i protagonisti di “Mafia capitale”) torna in carcere per altri quattro anni; intanto, Zevi, Veloccia e Gualtieri sono a Cannes a promuovere Roma agli investitori riuniti per il congresso immobiliare MIPIM, suscitando “grande entusiasmo”. Il 13 crolla un pezzo di palazzo Ater al Quarticciolo: i residenti da anni avvisano l’ente regionale per le case, troppo impegnato evidentemente a fare sgomberi e sfratti. Intanto, l’ex prefetto Gabrielli, anche ex capo del Sisde, spiega finalmente che il commissariamento del municipio di Ostia che ha approvato dieci anni fa è stata “una mezza supercazzola”, cioè una scelta azzardata e controproducente presa solo per evitare il commissariamento di Roma. Gli abitanti di Ostia lo sanno, e anche noi lo avevamo spiegato nel 2018. Intanto un ricercatore di Roma Tre subisce intimidazioni sul social network X per il contenuto dei suoi corsi, che alcuni definiscono “putiniani”. Nel pomeriggio il Tar del Lazio accoglie il ricorso dei balneari contro il bando del Comune per rivedere le concessioni delle spiagge di Ostia, che rimangono affidate ai vecchi concessionari. La notte del 14 gli attivisti “Robin Hood” rimuovono i dispositivi anti-bivacco che impediscono di dormire sulle panchine di stazione Termini, inserite con fondi del Giubileo. Rivendicano l’azione in un video in cui invocano “il Giubileo dei poveri”. Il 15 arriva la Manifestazione per l’Europa di Repubblica, Pd e Fratelli d’Italia a piazza del Popolo, in supporto al piano di militarizzazione e tagli al welfare dell’Unione Europea. Il Comune finanzia l’evento con duecento settantamila euro di soldi pubblici. In piazza ci sono sì e no trentamila persone, meno gente che al presidio per la Palestina di ottobre, proibito dalla questura (inoltre, sono terribilmente più anziani). In migliaia partecipano intanto alla contromanifestazione di piazza Barberini contro il riarmo e la guerra. Il 16 presidio davanti al Cpr di Ponte Galeria, partecipa anche il Network against Migrant Detention, che il sabato prima aveva promosso un’assemblea generale. Il 17 muore un anziano scivolando sulla sabbia della nuova pista ciclabile di Ostia. Il 18 il “prete antimafia” don Coluccia inscena la solita sfilata contro il degrado a Spinaceto, dove Ater ha lasciato scadere i fondi per il recupero, e dove trenta milioni sono stati usati per una “città del rugby” mai usata. “L’ennesima messa in scena per buttarla in caciara e coprire le responsabilità dei politici di ogni schieramento”, scrivono gli attivisti del centro sociale Auro e Marco, che era stato attaccato la settimana prima (vedi sopra). Il 20 mattina un grande contingente di polizia accompagna lo sgombero di accampamenti abitativi in via Cilicia. Alcuni abitanti vengono fermati. Lo stesso giorno, la destra contesta il sindaco per aver pagato palco e service della manifestazione del Pd per il riarmo, che il sindaco definisce “quanto di più patriottico si possa immaginare”. Nel pomeriggio, un piccolo corteo per la Palestina di un migliaio di persone va dal Pantheon al Parlamento. Il 21 sciopero dei mezzi; il 23 crolla un palazzo alla Gianicolense, forse per una fuga di gas: in un b&b del palazzo c’era un turista scozzese, che ha il 70% del corpo ustionato. Sempre a Monteverde c’è una lunga manifestazione antifascista e antisionista; intanto, a Fiumicino, una grande biciclettata arriva al Bilancione occupato, ormai minacciato di demolizione dal porto della Royal Caribbean. Il 24 è l’anniversario delle Fosse Ardeatine: proprio in questi giorni l’esercito israeliano ha compiuto un massacro ancora più grande della strage nazista. Lo stesso giorno muore un uomo a Pomezia, scivolando con lo scooter su una pista ciclabile, e una donna, dopo un intervento di liposuzione all’ospedale Grassi di Ostia. Sempre a Ostia due stabilimenti balneari vanno a fuoco, e il 26 altri quattro ancora, proprio nel giorno in cui il Consiglio di Stato delibera sulla riattivazione del bando. Il 28 arrestano un presunto responsabile degli incendi, che avrebbe agito “per noia”. Intanto, “per gelosia”, a Primavalle un uomo tenta di accoltellare la compagna, che per fortuna si rifugia da una vicina. Manifestazione per la Palestina e per i prigionieri politici palestinesi Anan, Ali e Mansour ad Albano, nonostante pioggia e freddo. Il 29 di nuovo manifestazione per la Palestina da piazza Vittorio ai Fori Imperiali. Partecipano circa duemila persone. Il mese finisce con un maxi incendio nella notte tra il 30 e il 31 in un concessionario Tesla di Torre Angela: bruciano diciassette macchine. La polizia “non esclude nessuna pista”. (stefano portelli)
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La parola della settimana. Crepa
(disegno di ottoeffe) […] quando a tanta scossa il povero regno italico faceva da ogni parte le crepe. (giosué carducci, prose) Ashikaga Yoshimasa fu nominato shōgun (una via di mezzo tra un comandante dell’esercito e un dittatore militare) nel 1449. Contribuì allo sviluppo culturale del Giappone: in particolare durante il suo governo nacquero la cerimonia del tè, l’Ikebana, il teatro Nō e la pittura con inchiostro cinese. Promosse infine l’armonizzazione tra la cultura della corte imperiale (Kuge) e quella dei samurai (Bushi). Un giorno Yoshimasa fece inviare in Cina una sua preziosa ciotola di tè per ripararla. Quando gli fu rispedita indietro a corte, però, si imbestialì perché le crepe erano ancora ben visibili. Per placarlo, gli artigiani giapponesi usarono un escamotage: utilizzarono, per riempire prima e ricoprire poi le crepe, la foglia oro, dando all’oggetto un’immagine nuova, risplendente grazie alla lucentezza del metallo. Quella tecnica divenne celebre in Giappone con il nome di Kintsugi (金継ぎ), letteralmente “riparare con l’oro”, grazie alla sua doppia valenza: da un lato permette agli oggetti rovinati di riacquistare splendore, dall’altro mostra con orgoglio le cicatrici, saldando sì le crepe ma valorizzandole, rendendole l’elemento più prezioso di un oggetto. L’assemblea sottolinea lo stretto legame esistente tra la situazione bradisismica e gli sviluppi futuri sull’area ex Italsider, in particolare rifiutando ogni possibile azione speculativa e che aumenti le cubature edilizie, la cementificazione e il congestionamento dell’area. […] L’assemblea ha approvato all’unanimità le seguenti rivendicazioni: –       Controllo e censimento a tappeto per la stabilità di edifici pubblici e privati a carico dello stato –       Pubblicazione della documentazione relativa alla verifica sismica –       Soluzioni alternative, sostenibili e dignitose, sul territorio, per gli sfollati da edifici a rischio –       Blocco dei mutui, senza maturazione degli interessi, e degli affitti per tutti gli sfollati –       Blocco e annullamento della cementificazione ulteriore dei Campi Flegrei, fermando subito tutti i nuovi progetti di edilizia privata (dal verbale della quarta assemblea della decima municipalità occupata – continua a leggere qui) Vurria addeventa’ ricco e chino e sorde Pe’ chello ca me credo ca è ‘a ricchezza: è ‘o sanghe e ll’ate, nu braccio ca se spezza. Vurria penza’ a sta buono ogni matina Pensanno ca so’ stato fortunato, Ca si guadagno è n’copp ‘o sanghe ‘e ll’ate. (24 grana, ‘e kose ka spakkano) . A dispetto degli annunci fatti dal ministro già dalla fine del 2023, la gestione della fuga dalle abitazioni in occasione delle scosse più forti è solo sulle spalle dei trentamila cittadini della zona. Le simulazioni di questi mesi sono state poche e mal organizzate, mentre soltanto di recente prefettura e Protezione civile hanno elaborato protocolli per persone con disabilità e piani specifici per la gestione degli sciami sismici in orario scolastico (d’altronde solo dal 5 marzo è online la piattaforma per chiedere un sopralluogo agli edifici privati). […] La poca disponibilità del sindaco Manfredi e dell’assessore Cosenza a indire incontri informativi sul territorio è stata messa in evidenza dai cittadini che hanno partecipato al consiglio comunale di lunedì. In tutta risposta questi hanno ricevuto rassicurazioni per un una giornata di confronto alla municipalità… il 28 aprile! Per aprire alla popolazione le porte della ex base Nato, invece, […] è stata necessaria una piccola sommossa: fino a mercoledì, infatti, le centinaia di cittadini che con gli eventi sismici più importanti lasciavano la propria casa, venivano dimenticate per ore sul viale della Liberazione, dove si riunivano pur senza acqua e possibilità di andare in bagno, e avendo come unico referente una o due pattuglie della polizia municipale. (riccardo rosa, la gestione della fuga sulle spalle dei residenti) La parola “crepare” viene dal latino col significato di “scricchiolare”, ma anche di “scoppiare”. La frattura separa in modo netto due parti, che potranno essere riunite solo grazie a un intervento antropico, o rimarranno separate. Se la lingua è mondo, è specchio, trovatici con la pupilla spalancata, pescaci da quel nero quell’inchiostro che dica la parola verticale. Alla sua ombra crescono domande, si fa spazio al respiro del pensare. (elisa biagini, da una crepa) Il consiglio è stata la solita fiera delle belle parole senza fatti concreti. Tutte le istituzioni hanno espresso la necessità di “continuare a sensibilizzare la popolazione” partendo dalle scuole e dagli infopoint sul territorio (pochi e malgestiti), cercando nell’ordine degli psicologi una sponda per il supporto psicologico. In realtà appare, questo, uno dei punti più critici della gestione del fenomeno in questi due anni, e l’elemento che ha creato la vera frattura tra le istituzioni e le persone, lasciate sole sia nei momenti di rallentamento delle scosse che in quelli in cui la cosiddetta emergenza (si può definire tale un fenomeno naturale che si ripresenta cronicamente e per periodi tutt’altro che brevi?) si fa più pressante, a cominciare dalle notti in cui centinaia di cittadini si radunano sul vialone dell’ex base Nato di Bagnoli e, a stento, vengono mandati a supportarli una o due pattuglie di vigili urbani. Altro tema centrale è il sostegno economico per la messa in sicurezza degli edifici. (francesco nunziante, bradisismossessivo. un mese di “emergenza” tra scosse, occupazioni e istituzioni latitanti) C’è una parola molto in voga nel gergo calcistico internazionale, craque. Una parola che in molti, anche tra gli addetti ai lavori, usano senza capirla, riconducendola a crack. Un calciatore è un crack perché “spacca le partite”, semplicemente entra e le cambia, oppure perché all’improvviso decide di entrare in azione e fa un po’ ciò che vuole; ancora, secondo altri, perché la sua esplosione segna una frattura, una crepa, tra ciò che c’era prima e dopo di lui. Come un Cristo, o un Buddha. Baggio è, davanti a Vialli, il cannoniere di questa piccola Coppa, con nove reti in otto partite. […] Se le cifre si estendono a tutta l’estate, ecco che per Baggio diventa un trionfo. Ha fatto gol amichevoli al Casteldelpiano, al Poggibonsi, alla Lucchese (prima delle quattro doppiette finora realizzate,), al Torino. E poi quasi sempre in Coppa Italia: all’Avellino, alla Virescit, all’Ancona, all’Udinese, infine all’Inter. Siamo di fronte al nuovo crack del calcio italiano. (due campioni da scoprire, 30 settembre 1988) In realtà la parola viene dal calcio sudamericano, ed è semplicemente la traduzione di “asso”. Esiste anche un premio, nel campionato brasiliano, “El Craque do brasileirao”, lo scorso anno vinto da Luiz Henrique André Rosa da Silva, più noto come Luiz Henrique. L’attaccante di Petropolis, comune dell’area metropolitana di Rio, ha ventiquattro anni ma ha già girato mezzo mondo. Tra i diciotto e i ventuno anni ha giocato nel Fluminense, poi al Betis di Siviglia, poi è tornato in Brasile (Botafogo, con il quale è stato nominato miglior giocatore della finale di Coppa Libertadores, vinta per 3-1 contro l’Atletico Mineiro) e un mesetto fa è tornato in Europa, acquistato dallo Zenit di San Pietroburgo, per trentacinque milioni di euro. Henrique, dopo aver segnato, esulta di solito con la mossa di T’Challa, personaggio Marvel e re del Wakanda, e protettore del paese nei panni dell’eroe Black Panther. La sconfitta complessiva del movimento nato negli anni Sessanta, è stata particolarmente dura per la componente afroamericana. […] La massiccia introduzione di droga – soprattutto il devastante crack – nella comunità nera, nell’indifferenza, se non compiacenza, delle autorità, ha trasformato i ghetti in “terre di nessuno” dove l’attività criminale e l’appartenenza a una gang rimane l’unica forma di ascesa sociale e di riconoscimento, e la violenza dei neri contro neri ha raggiunto livelli intollerabili. Il “problema nero” è stato abbandonato a se stesso, al suo autocontrollo distruttivo, da una società americana sorda e insicura che ha rinchiuso i neri poveri fra le mura invisibili del ghetto e quelle, tangibili, delle prigioni» (paolo bertella farnetti, pantere nere. storia e mito del black panther party) (a cura di riccardo rosa)
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parola della settimana
Rewind Napoli, febbraio 2025 # Buoni e malamente, il confine
(disegno di malov) Per il weekend del primo e 2 febbraio Roccaraso si prepara a una nuova “invasione” di napoletani (che però, forse già stanchi della neve e del freddo, snobbano il comune aquilano e restano, per la maggior parte, a casa): le autorità locali mostrano di non avere pregiudizi nei confronti dei possibili visitatori e annunciano “controlli a tappeto” su banconote false e soldi da riciclare. Il 3 vengono arrestate venticinque persone indiziate di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, usura, corruzione e altri reati. Avrebbero operato per agevolare le attività del clan Mallardo di Giugliano, intervenendo anche per influenzare le elezioni del 2020 nel comune campano. Tra gli arrestati anche l’ex sindaco, già coinvolto qualche mese prima in un’indagine per l’affidamento del servizio dei rifiuti urbani. Il giorno dopo viene arrestato il tesoriere regionale del Partito democratico in Campania. Sempre il 4, alle sei di sera, vengono uccisi a via Janfolla, a Miano, due trentenni, probabilmente nell’ambito del riassestamento degli equilibri criminali dell’area nord. Il 5 viene smantellata una tendopoli di senzatetto dagli spalti del Maschio Angioino. Gli articoli dei giornali si concentrano tutti sul ripristino del decoro (“ripulito il Maschio Angioino”, per l’Ansa;  “bonifica” per NapoliToday e l’Unità). Una nota stampa di palazzo San Giacomo sottolinea che l’intervento è stato “fortemente voluto dal sindaco di Napoli” e che “proseguirà nelle prossime settimane”. Si comunica successivamente, liquidando la questione con poche parole, che due (dei numerosi) clochard che trovavano riparo in zona sono stati identificati e “affidati ai servizi sociali”. L’8 muore dopo una settimana di agonia Domenico Cirillo, diciassettenne investito a viale Dohrn mentre attraversava le strisce pedonali nei pressi degli chalet di Mergellina. Gli organi del ragazzo vengono espiantati e donati. Il giorno dopo a Gragnano ha destino più “fortunato” un altro giovane, di sedici anni, travolto da un’auto mentre è in sella a una bici elettrica. Riesce a cavarsela grazie all’aiuto dei soccorsi medici. Il 10 la prefettura di Napoli diffonde i dati sul primo mese di instaurazione della “zona rossa” a piazza Garibaldi: oltre ventiduemila persone identificate, quindici arrestate, dodici stranieri portati in Cpr, due stranieri rimpatriati, trenta persone allontanate dalla stazione e dodici dalla piazza perché “moleste e pregiudicate”. L’11 ottocentomila euro vengono sequestrati a Castellammare a un’azienda che si occupa di commercio all’ingrosso di prodotti surgelati e che aveva evaso le tasse nel 2019 e nel 2020. Lo stesso giorno viene sequestrata anche un’azienda che avrebbe scaricato senza le dovute autorizzazioni nel fiume Sarno i liquami industriali provenienti dal ciclo produttivo, inquinando con metalli pesanti suolo, sottosuolo e fognature. Il 12 un’associazione di consumatori denuncia l’ospedale Pellegrini per aver spostato il Centro unico di prenotazione (Cup) all’esterno dell’ospedale, in un prefabbricato a dire il vero più simile a una baracca. Una nota lo descrive come “inosservante delle norme per i lavoratori dipendenti, che ostacola l’attività e il servizio che devono rendere all’utenza. I pazienti che si rivolgono al Cup sono costretti a sostare all’esterno del prefabbricato, attendere anche ore stando in piedi, esposti alle intemperie, senza servizi igienici, in un’area senza via di fuga e che impedisce l’accesso e la sosta ai diversamente abili”. Lo stesso giorno un cinquantenne confessa di essere abusivamente impiegato da un grosso locale per feste e cerimonie di Frattamaggiore per scaricare i rifiuti in strada ad Arzano. Guadagna cento euro a sera per occuparsi di sacchi di rifiuti che abbandona senza, naturalmente, avere alcun contratto di smaltimento. Intanto, il comitato cittadino per le aree verdi di Napoli protesta contro la bozza di regolamento che si sta discutendo al Comune. Tra i punti più controversi la possibilità data a soggetti privati che prendono in gestione uno spazio di organizzare eventi a pagamento. Il 13 la ministra Santanchè è ospite dell’edizione 2025 di Nauticsud, alla Mostra d’Oltremare. Elude le domande sulla crisi politica da lei provocata, ricorda di aver “baciato De Luca alla Bit di Milano, perché in politica non ho nemici”, ma anche che il governatore “non mantiene le promesse”, come i lavori fronte-mare. Durante la conferenza Santanché liquida con una battuta gli imprenditori che le chiedono più posti barca, beccandosi la risposta polemica del presidente di Afina, Gennaro Amato, che individua una insolita soluzione alla crisi: “Se va avanti così dovremmo dire ai nostri dipendenti di lasciare il posto di lavoro”. Il 14 la Corte dei conti apre un’indagine sui regali fatti dal comune di Pompei agli ex ministri della cultura Sangiuliano e Franceschini. Il danno è quantificato in oltre quarantamila euro. Tra i doni, ci sono le chiavi della città (d’oro). Lo stesso giorno il parlamento approva una norma che è quasi un “salva-Napoli”. Si tratta di un emendamento al Milleproroghe che blinda la legittimità di Obiettivo Valore, la società con cui il comune di Napoli sta recuperando crediti avanzati dai cittadini per multe e cartelle esattoriali e sulla quale pendeva un giudizio in Cassazione. L’emendamento è stato proposto in parlamento da Valeria Valente (Pd) e da Peppe De Cristoforo (Avs) ma è stato votato in maniera compatta da maggioranza e opposizione. Il giorno successivo un imprenditore viene condannato a tre anni e mezzo di reclusione per sequestro di persona e sfruttamento del lavoro. La sua azienda (che produce prodotti di pelletteria per conto di grandi marchi) impiegava decine di operai in nero, molti dei quali erano stati ritrovati nel 2019 segregati in un locale chiuso da una porta blindata, senza finestre e senza bagni, nel tentativo di eludere i controlli. Tra i lavoratori, diversi minori e una donna incinta. Sempre il 15, ad Acerra, una bambina di nove mesi viene ammazzata dal pitbull della sua famiglia, nella sua abitazione. In un primo momento il padre sostiene che la piccola Giulia sia stata aggredita da un cane randagio, mentre confesserà successivamente che si trattava del suo animale, che ha assaltato la bambina mentre lui (il padre) dormiva al suo fianco e la madre non era in casa. I giornali, senza avere alcuna prova contraria, mettono più o meno sottilmente in dubbio la versione del padre (che invece è indagato “solo” per omicidio colposo per omessa vigilanza). Titoli e articoli mischiano retorica forcaiola e squallido pettegolezzo, colpendo senza ritegno le vite di genitori già abbondantemente distrutte (soprattutto, si approfitta del fatto che il padre della bambina sia stato trovato positivo alla cannabis). Una delle più dure commentatrici è tale Anna Vagli, criminologa e opinionista di varie trasmissioni televisive, che cura una rubrica su Quotidiano Nazionale. Fanpage parla di scena del delitto inquinata, mentre è accertato che i parenti della vittima che hanno ripulito la stanza lo abbiano fatto solo dopo un primo intervento della Scientifica, per impedire un ulteriore colpo alla madre della bimba. Per Libero ogni aggiornamento sul caso è accompagnato da un titolo che riporta la parola “shock” (scritto choc). Il Corriere del Mezzogiorno insinua che il papà avrebbe lasciato la figlia sola in casa. Nella notte tra il 16 e il 17 trenta scosse di terremoto si registrano in area flegrea, dovute all’attività bradisismica. La più forte, a mezzanotte e venti circa, raggiunge magnitudo 3.9. Oltre cinquecento persone dormono in auto, per strada, tra la periferia ovest della città e i comuni della costa. A supportarle viene inviata una pattuglia (due agenti) della Polizia Municipale. Qualche giorno dopo a Monteruscello, nel corso di un incontro con i cittadini, il capo dipartimento della Protezione Civile si lascia scappare una frase forse accettabile da un punto di vista scientifico, con ogni probabilità troppo cinica, sicuramente inadatta al contesto e alle problematiche che sta vivendo la popolazione: “Cosa succederà se ci saranno scosse di magnitudo 5? Cadranno i palazzi e conteremo i morti. Funziona così”. Il 19 muore Paolo Trofino. Premio miglior titolo a Napoli Today: “Addio all’avvocato Trofino. Difese Cutolo e la Juventus”. Il 20, dopo il ritrovamento di alcuni insetti nei piatti dei bambini di una scuola elementare, i servizi di refezione vengono sospesi nei comuni di Lettere, Santa Maria la Carità e Sant’Antonio Abate, dove la ditta responsabile dell’accaduto opera. Il giorno successivo nei piatti dei bambini di una scuola dell’Arenaccia, a Napoli, vengono invece ritrovati dei vermi. Sempre il 21, il comitato Mare libero partecipa al consiglio comunale denunciando le storture del piano in discussione in Commissione urbanistica: “Si ritorna a parlare delle solite pedane sul lungomare. Una foglia di fico, tra l’altro annunciata e mai realizzata negli ultimi tre anni, per mascherare l’incapacità del Comune di redigere un nuovo piano che garantisca realmente l’accesso di tutti al mare, oggi sequestrato da concessionari e discese private”. Lo stesso giorno il governo nomina il generale Vadalà commissario straordinario per la Terra dei Fuochi, dopo la condanna inflitta a fine gennaio all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) per i ritardi nella bonifica e la mancata protezione dell’area compresa tra Napoli e Caserta. Avrà a disposizione due mesi per elaborare un piano d’azione per accelerare la bonifica. Il 23 il sindaco Manfredi afferma che “la sicurezza non è un tema della destra”. Il giorno dopo il prefetto Di Bari dice che “i metal detector nelle scuole sono un ottimo strumento. Abbiamo avuto trentamila controllati e decine di allontanamenti”.  Il 26 un uomo di trentuno anni si impicca nella sua casa a Caivano. L’uomo si era chiuso nella propria stanza da letto dopo aver ricevuto l’ufficiale giudiziario che gli aveva notificato uno sfratto esecutivo, successivo alla denuncia da parte del padrone di casa e alla promulgazione del decreto. (redazione napoli)
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La parola della settimana. Polizia
(disegno di ottoeffe) Mercoledì il Tg3 ha mandato in onda un video che mostra il lungo inseguimento al termine del quale è morto Ramy Elgaml, diciannovenne di origini egiziane ammazzato da un carabiniere lo scorso 24 novembre a Milano. Dal video, e soprattutto dagli audio, si capisce bene con quale concitazione e rabbia i carabinieri abbiano cercato di colpire con la loro auto il motorino su cui viaggiavano Ramy e il suo amico Fares. I carabinieri si dicono tra loro che Ramy ha perso il casco, ma nonostante ciò continuano a cercare di speronare il mezzo, fino allo schianto finale contro un palo. Dalle immagini si vede anche il momento in cui due militari si avvicinano a un ragazzo, testimone dell’incidente, per fargli cancellare il video con cui aveva ripreso la scena (circostanza raccontata dallo stesso ragazzo ai magistrati). Ci vorrebbe non un breve articolo ma un libro, per raccontare le storie di tutte le persone che sono state ammazzate nel nostro paese dalle forze di polizia. Un importante sforzo è rappresentato dalle schede costruite nel corso degli anni da Acad – Associazione contro gli abusi in divisa. Mi limito quindi a ricordare solo alcuni tra loro, considerando i recenti o prossimi importanti anniversari dell’assassinio. Lo scorso 5 settembre, per esempio, è ricorso il decimo anniversario della morte di Davide Bifolco, sedicenne ammazzato da un carabiniere in servizio a Napoli, al termine di un inseguimento. Quando è stato sparato, Davide era a terra, disarmato. Il 29 febbraio saranno invece passati cinque anni dalla morte di Ugo Russo, quindici anni, sparato alle spalle da un carabiniere fuori servizio mentre scappava dopo un tentativo fallito di rapina. Sempre a febbraio, il 6 del mese, ma del 2010, moriva invece Aziz Amiri, ucciso da un carabiniere dopo un tentativo di fermo, con una Beretta calibro 9 non in ordinanza all’agente. Sempre quindici anni fa, il 21 settembre 2010, moriva anche Roberto Collina, dopo una colluttazione con due agenti in borghese, fuori servizio, nel comune di Largo Campo, in provincia di Salerno. A settembre, il 25 per la precisione, saranno passati vent’anni dalla morte di Federico Aldrovandi, diciottenne al momento della sua morte, pestato brutalmente con calci, pugni e manganellate da una pattuglia di poliziotti, e poi morto una volta immobilizzato al suolo per “asfissia da posizione”. Luglio 2025: sarà il decimo anniversario della morte di Mauro Guerra, trentatré anni, sparato da un carabiniere in un campo di sterpaglie poco distante da casa sua, a Carmignano di Sant’Urbano (in provincia di Padova), dopo un tentativo di trattamento sanitario obbligatorio. «Mauro era stato bloccato, già gli era stata infilata una delle manette ma il carabiniere lo ha aggredito e lui ha reagito con due o tre pugni. […] È andato via camminando, ma l’agente gli ha sparato alle spalle. E gli altri carabinieri, che erano a cento metri, quando sono arrivati hanno continuato a prenderlo a calci mentre già era a terra», la testimonianza dei familiari. Nell’aprile 2020, cinque anni fa, moriva nel carcere di Santa Maria Capua Vetere Hakimi Lamine, che qualche settimana prima era stato tra i detenuti violentemente pestati nel corso della Mattanza operata dagli agenti di polizia penitenziaria, e non solo. Dopo il pestaggio Hakimi era rimasto fino alla sua morte in isolamento punitivo (qui un diario del processo in corso) Ne approfitto per segnalare che tra gennaio e febbraio ci saranno due iniziative a Napoli, all’università L’Orientale, su questi temi, organizzate da dottorandi e dottorande in Studi Internazionali: il 20 gennaio (ore 10:30, palazzo Giusso, Sala Dottorato) un seminario con Enrico Gargiulo dell’università di Torino, e Gaia Tessitore, avvocato del foro di Napoli); il 3 febbraio una mostra – dalle 10 alle 18, palazzo Giusso, Sala Dottorato – sui familiari dei cittadini uccisi dalle forze dell’ordine (la mostra è promossa da Amnesty International con foto di Antonio De Matteo, che incontrerà gli studenti alle 15 insieme a Francesca Corbo, Luigi Manconi, i familiari di Davide Bifolco e quelli di Ugo Russo). https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/01/polizia-parolasettimana.mp4 (credits in nota1) (a cura di riccardo rosa) __________________________ ¹ Immagini da:  Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini (2018) The Sleepers, di Barry Levinson (1996) Blue Bayou, di Junstin Chon (2021) Colorblind, di Mostafa Keshvari (2023) Judas and the Black Messiah, di Shaka King (2021) A Clockwork Orange, di Stanley Kubrick (1971) Hunger, di Steve McQueen (2008)
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Rewind Roma, dicembre # Diritti negati, privilegi in regalo
(disegno di peppe cerillo) Il primo dicembre la preside del Liceo Virgilio organizza una manifestazione contro l’occupazione della scuola (sic!) in piazza Santi Apostoli, convocando insegnanti, studenti e genitori contrari. Il due il tribunale rinvia di un’altra settimana l’udienza per Tiziano L., dopo due mesi di arresti domiciliari per presunta aggressione a un poliziotto che stava caricando contro la manifestazione per la Palestina del 5 ottobre (nonostante i video dimostrino chiaramente che l’accusa è falsa). Due ladri entrano nella villa di Berlusconi sull’Appia antica. Il tre il Movimento per l’abitare manifesta per il blocco degli sfratti sotto la sede di Confedilizia, dietro via Condotti. Nel pomeriggio, a piazza Vittorio, si inaugura la trasformazione degli storici Magazzini Allo Statuto (MAS) in un Museo della Moda. Il cinque maxi operazione di polizia al Quarticciolo, dove a ottobre c’era stata una manifestazione “contro le occupazioni”. Polizia, carabinieri, vigili, uniti per sgomberare le case popolari occupate. Intanto, alla celebrazione per i centoventi anni della sinagoga, il rabbino capo di Roma insiste sull’antisemitismo “in crescita dal 7 ottobre”. Il sei l’Atac inaugura una nuova pensilina “smart” per l’attesa degli autobus: il nome ufficiale è “eterna”, sembra uno scherzo. Condannato a sei anni di carcere l’imprenditore Ricucci per una truffa immobiliare. Sempre il sei, conferenza nazionale autogestita per la salute mentale a San Lorenzo. Il sette un uomo viene ucciso a coltellate durante una lite nell’androne di un palazzo sul litorale, a Nettuno. Manifestazione studentesca verso il Campidoglio contro il Giubileo, contro il caro affitti e contro il sindaco: “Nessuna indulgenza per Gualtieri”, è lo slogan. L’otto a piazza di Spagna un’attivista animalista spagnola si avventa sul Papa con un cartello “Basta benedire le corride”. Il nove a Ostia le onde raggiungono i due metri di altezza, infliggendo il colpo di grazia allo storico stabilimento Kursaal, già danneggiato. Il dieci nuova udienza in tribunale e presidio per Tiziano L., finalmente libero. Arrivano a Roma il re e la regina di Spagna, che dopo una grande festa all’Accademia sul Gianicolo, l’undici partecipano a un’offerta propiziatoria all’Altare della Patria a piazza Venezia. Durante il festeggiamento con Mattarella al Quirinale, la regina rimarrà senza corona per non umiliare il suo omologo repubblicano. Negli stessi giorni gira per Roma anche Thom Yorke, che ha comprato un attico in Campo Marzio; il dodici arriva il presidente argentino Milei, a cui viene regalata la cittadinanza, negata a migliaia di persone nate in Italia. Il tredici sciopero di USB e corteo studentesco da piazzale Aldo Moro; sciopera anche la Rete Università e Ricerca per la Palestina. Sabato quattordici c’è un’enorme manifestazione nazionale contro il DDL 1660: si muovono cento pullman da tutta Italia, il corteo attraversa Villa Borghese, riesce a entrare in centro e riempie tutta piazza del Popolo. Per la questura c’erano solo settemila persone: ma non ci credono neanche loro, visto che la capienza della piazza è di sessantamila. La notte un ragazzo che probabilmente usciva dal lavoro viene investito e lasciato agonizzante sulla Tiburtina, è il cinquantesimo pedone ucciso con una macchina nel 2024. Il sedici l’Università Roma Tre conferisce una laurea honoris causa a una magistrata della Corte Suprema israeliana, confermandosi come l’università della capitale più legata al sionismo e ai suoi tentativi di riscrivere il diritto internazionale. Intanto, dibattiti sulla presenza del trapper Tony F. al concerto di Capodanno. Il diciassette il Prefetto annuncia settecento nuovi agenti per Roma durante il Giubileo. Gli artificieri recuperano una bomba inesplosa a San Lorenzo, un residuo dei bombardamenti statunitensi del 1943, vicino alla sede dei Cavalieri di Colombo. Il diciotto una settantina di manifestanti entrano nella sede romana di Leonardo S.p.A. sulla Tiburtina, in protesta contro l’attacco alla rivoluzione curda in Rojava e al popolo palestinese a Gaza, con armi, elicotteri e dispositivi prodotti anche da Leonardo. Il diciannove si celebra l’ennesimo processo a Stella B. per le manifestazioni studentesche contro la Palestina: la sentenza arriverà a gennaio. Sabato ventuno ancora manifestazione per la Palestina a piazza Vittorio; e il ventidue diverse attiviste e attivisti srotolano una grande bandiera palestinese a piazza del Pantheon. Il ventitre crolla un albero in un parco sulla Tiburtina, uccidendo una donna davanti ai suoi tre figli; nei giorni precedenti c’erano già stati morti sulle strade (a Velletri, a San Basilio) e due pescatori erano annegati davanti a Focene. Il ventiquattro sera arriva l’agognata apertura dell’Anno Santo e della Porta Santa: migliaia di persone si affollano a piazza San Pietro e all’inizio di via della Conciliazione, senza incidenti notevoli, anche grazie alla presenza massiccia di forze dell’ordine dello stato italiano; fermato un gruppo di sette persone “di nazionalità straniera” secondo i giornali, che portavano uno striscione con scritto “Cancellate il debito”. Eppure cancellare i debiti era proprio il senso del Giubileo. Durante la notte, una donna senza casa muore di freddo, proprio lì su via della Conciliazione. Anche il giorno di Natale, il venticinque, muore di freddo un uomo di cinquanta anni che viveva in una tenda a Ostia. Il ventisei il papa apre simbolicamente la porta della cappella del carcere di Rebibbia, che definisce “una cattedrale del dolore e della speranza”. La speranza, filo conduttore di questo Giubileo, la ritroviamo anche nel motto della polizia penitenziaria: diffondere speranza è il nostro dovere. Il ventisette un altro morto in strada, a San Basilio, un altro ancora il ventinove alla Borghesiana, mentre si apre la seconda porta santa, quella della basilica di San Giovanni, ma questa volta il Papa non è presente. Il trenta mattina violento sgombero al ForteLaurentino: poliziotti antisommossa caricano sulla folla che protesta, due feriti, due fermati processati per direttissima (il trentuno presidio davanti al tribunale in solidarietà con i processati). L’anno finisce con la manifestazione intorno al carcere di Rebibbia; perché mentre fuori si celebra, si protesta, si discute, si posta, si twitta, si sparla, si scrive, si scrocca, si specula, si sfratta, si perde, si guadagna, si ride e si scherza, più di sessantamila persone sono tagliate fuori da tutto questo, chi per qualche tempo, chi per anni, chi per sempre. Per chi è rinchiuso in carcere, per chi non ha neanche la libertà di scegliere dove stare, non bastano la speranza nell’anno nuovo, nel Giubileo, nel futuro: ci vuole qualcosa di molto diverso. E finché non si liberano loro, non ci liberiamo neanche noi. (stefano portelli)
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La parola della settimana. Bunker
(disegno di ottoeffe) Nel rifugio capitava pure gente avventizia: passanti casuali oppure qualche personaggio senza recapito: accattoni, prostitute da poco prezzo, trafficanti di borsa nera […]. Alcuni di costoro, provenienti da Napoli, raccontavano che la città, dai cento bombardamenti che aveva avuto, era ridotta a un cimitero e un carnaio. Tutti quelli che potevano ne erano fuggiti; e i poveri pezzenti che c’erano rimasti, per ripararsi andavano ogni sera a dormire dentro le grotte, dove avevano portato materassi e coperte (elsa morante, la storia). C’è un posto, nell’università che ho frequentato negli ultimi due anni grazie a una borsa pagata dal Pnrr (vale la pena sottolinearlo perché con la riforma Bernini, e con la fine della sfrenata stagione di ripresa&resilienza, la ricerca accademica si appresta a chiudere definitivamente bottega, il che considerando la situazione attuale potrebbe pure non essere un male), che tutti chiamano “aula bunker”. Si dice fosse il vecchio appartamento di un custode, e in effetti la struttura a stanze e il bagno da casa della nonna lascia pensare che sia così. Non è il massimo del comfort, ma le stufe ci sono, l’affaccio su piazza Banchi Nuovi rende gradevoli le pause, e di recente siamo riusciti ad avere una stampante-fotocopiatrice. Dentro al bunker, in questi due anni, sono confluite un po’ di persone legate in maniera diversa all’università, e confrontandosi hanno pianificato e organizzato iniziative, costruito alleanze dentro e fuori l’università, creato – con alterne fortune – un minimo di conflitto, fatto insomma quello che si dovrebbe fare quando si sta dentro un’istituzione e se ne vedono tutti i limiti: politica. Tra le iniziative organizzate nei prossimi mesi e partite dal bunker ci sono due seminari interessanti: uno a febbraio, con una docente e ricercatrice dell’università dell’East London che racconterà il processo di resistenza degli abitanti di Dalston – a cui ha partecipato con i suoi studenti – contro il tentativo di “rigenerazione urbana” (ovvero “capitalizzazione economica”) del quartiere; l’altro con uno tra i più meticolosi studiosi delle forze di polizia del nostro paese, anche lui docente all’università di Torino. «Presidente, ne approfitto per comunicarvi che l’avvocato Marziale, che difende la posizione della parte civile Fakhri Marouane mi ha appena notiziato […] che il suo assistito purtroppo si è dato fuoco in carcere a Pescara. È in condizioni gravissime, è stato trasportato in eliambulanza sabato a Bari, dove attualmente è ricoverato». Il ragazzo marocchino aveva trent’anni ed è morto dopo due mesi di agonia in quell’ospedale. Era nel gruppo selezionato dei quattordici il giorno della Mattanza; prelevato con la forza dalla sua cella, aveva percorso il “corridoio umano” prendendo diversi pugni e calci. […] Dopo il corridoio, giunto nella saletta della socialità, Fakhri è costretto a inginocchiarsi al cospetto degli agenti e a strisciare fino al muro della stanza; alzarsi in piedi e poi inginocchiarsi di nuovo dinanzi all’altro agente di polizia. (estratti dalla puntata n.7 di Diario dal bunker, una rubrica della redazione di Napoli Monitor sul processo per le violenze della polizia nel carcere di Santa Maria Capua Vetere) Qualche giorno fa il rapper Marracash ha pubblicato un nuovo disco, È finita la pace, suo settimo album. Il pezzo migliore è Factotum: primo perché parla di cose di cui nessuno parla più (i lavoratori, gli operai, gli sfruttati, il lento crepare non solo alla fine, ma anche in mezzo tra il “produci” e il “consuma”) e poi perché mostra che anche se si fa successo si può continuare ad avere contatto con la realtà – rifuggendo per quanto possibile il rifugio – e raccontarla.  Il lavoro debilita l’uomo, non rinuncio la sera all’uscita, vado a letto la notte che muoio e mi sveglio che sono quasi in fin di vita. Oggi in un cantiere io e un eritreo, metto canaline su un piano intero. In pausa stecchiti dormiamo in cartoni imbottiti di lana di vetro. La vita è “produci-consuma-crepa” chiunque di noi prima o poi lo accetta che si crepa già prima di finire sottoterra. Produco il mеno possibile, rubo il rubabile, per ritardare che mi crepi l’anima, poi fuori fa scuro e ognuno va nel formicaio in cui abita. La pace come condizione strutturale non è più un orizzonte, e lo si è capito da un po’. È opinione comune che viviamo tempi cronicamente bellici, dove per guerra è limitante intendere solo le bombe e le granate contro popoli e territori di conquista, ma anche quella quotidiana ai poveri, ai migranti, ai marginali, a chi protesta. Tempo fa lessi che Zuckerberg si stava costruendo un gigantesco bunker antiatomico in Nuova Zelanda. A inizio settimana, più modestamente, ho visto un paginone sul Corriere della Sera in cui si pubblicizzava un kit di difesa ai CBRN (chimici, batteriologici, radiologici, nucleari): mille e duecento euro trasporto e iva inclusi, da febbraio 2025, per proteggersi dagli attacchi nemici. In quei primi anni le strade erano affollate di profughi imbacuccati dalla testa ai piedi. Protetti da maschere e occhialoni, seduti tra gli stracci sul bordo della strada come aviatori in rovina. Carriole piene di cianfrusaglie. Carri e carretti al seguito. Gli occhi spiritati in mezzo al cranio. Gusci di uomini senza fede che avanzavano barcollanti sul selciato come nomadi in una terra febbricitante. La rivelazione finale della fragilità di ogni cosa. Vecchie e spinose questioni si erano risolte in tenebre e nulla. L’ultimo esemplare di una data cosa si porta con sé la categoria. (cormac mccharty, la strada) Una mattina di un bel po’ di anni fa ero in treno con alcuni amici. Era la prima volta che prendevamo un’alta velocità, tutto era nuovo e pulito, e i viaggiatori apparivano molto soddisfatti di poter percorrere il tragitto tra Napoli e Roma in un’ora. Uno tra noi quattro o cinque, credo, non aveva il biglietto. La controllora lo scoprì e, con disgusto, al nostro rifiuto di pagare ci intimò di consegnarle i documenti. Si lasciò scappare, poi, qualcosa sul fatto che su quel tipo di treno, non erano ammessi comportamenti del genere, e che avremmo dovuto vergognarci di un gesto simile. Il mio amico le rispose che quella cosa si chiamava “Repubblica di Weimar” e che “dopo di questo c’è il nazismo”. Lei non colse, ma alla fine non ci fece la multa e neppure lo fece identificare dalle guardie. C’è una scena nella versione televisiva de La paura numero uno (commedia di De Filippo del 1950) in cui Eduardo prova a spiegare a una perplessa Luisa Conte il rapporto tra consumo compulsivo e guerra. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/paura-n1def.mp4 (credits in nota1) Insomma, più la fine è vicina, ci dice anche Pasolini, più l’asticella si alza. E nulla è meglio di una villa a Salò, come bunker. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/salo.mp4 (credits in nota2) Rifugiati in bunker anti-nucleari nuje ce l’ammo guadagnata ‘st’aria: meno uommene, cchiù vuommeche; ‘na sola banca emette carta straccia e nun è manco eletta pe’ suffragio. E a nuje ce spetta ‘e muri’ pe’ ‘na causa pecchè suffri’ vo’ dicere curaggio. (enzo avitabile ft. co’sang, maje ‘cchiù) (a cura di riccardo rosa) _________________________ ¹ Eduardo De Filippo e Luisa Conte in: La paura numero uno, Eduardo De Filippo (1964, versione televisiva) ² Paolo Bonacelli, Uberto Paolo Quintavalle, Hélène Surgère, Sonia Savange in: Salò o le 12o giornate di Sodoma, Pier Paolo Pasolini (1975)
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La parola della settimana. Motivazione
E se tu la credevi vendetta il fosforo di guardia segnalava la tua urgenza di potere, nentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge, quello che non protegge: la parte del boia. (fabrizio de andrè, sogno numero due) I giornali di tutto il mondo si sono arrovellati per giorni perché non riuscivano a cogliere la motivazione più profonda che ha portato il ventiseienne Luigi Mangione ad ammazzare Brian Thompson, amministratore della United Health Care, negli Stati Uniti. Le eventuali motivazioni che lo hanno spinto al gesto estremo dello scorso 4 dicembre saranno presumibilmente principale materia per le indagini. (luca celada, il manifesto) L’insospettabile Mangione vanta un curriculum scolastico specchiato, nessun profilo da killer professionista né da “uomo addestrato” capace di uccidere nonostante la pistola […] si fosse inceppata. Se mai ci dovesse essere un movente omicida va ricercato nella profonda ostilità del ventiseienne nei confronti del sistema capitalistico. (domenico di cesare, rainews.it) There are things police know and things they are still working through, including the motive. (marcia kramer e tim mac nicholas, cbs.news) Devo aver sviluppato nel tempo una certa capacità di leggere nel pensiero delle persone, perché a me queste motivazioni non sembrano così oscure, considerando tra l’altro che Mangione si portava dietro una sorta di “manifesto” in cui erano descritti gli abusi che le compagnie di assicurazioni “continuano a perpetrare a scopo di immenso lucro contro il paese” e che “francamente questi parassiti se lo meritano”. Si deve poi tenere conto del fatto che una buona parte della popolazione americana è letteralmente in ostaggio delle assicurazioni sanitarie, un business da oltre mille e cinquecento miliardi l’anno, e che produce utili di livello mostruoso (solo per la United Healt parliamo di trecentosettanta miliardi nel 2023). Ah, oltre centocinquantamila famiglie americane, ogni anno, non riescono a pagare i debiti contratti con le assicurazionil’anno precedente. La prima cosa che mi è venuta in mente quando ho letto la notizia è quel libro di Don DeLillo in cui si segue il destino di un giovane multimiliardario che, dalla sua limousine rivestita di marmo di Carrara, gestisce faraonici affari, perdendo enormi quantità di soldi giocando in borsa. Intanto, intorno a lui New York va in fiamme, travolta da una rivolta anticapitalista. Non vale questa modesta rubrica lo spoiler di un libro così bello, ma si può almeno dire che Cosmopolis è una delle cose più chiare e feroci scritte contro il capitalismo, e su un futuro in cui “il topo diventerà l’unità monetaria”. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/cosmopolis-copia.mp4 (credits in nota1) I know a mouse, and he hasn’t got a house I don’t know why I call him Gerald. He’s getting rather old, but he’s a good mouse. (pink floyd, bike) In psicologia, “motivazione” è “quanto concorre a determinare il comportamento di un individuo o anche di una collettività”. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/demotivtore.mp4 (credits in nota2) Due brevi storie da raccontare, sebbene note ai più. Storia numerouno. 1975, i Pink Floyd sono ad Abbey Road a registrare alcuni pezzi di quello che sarà Wish you were here. Il gruppo deve fare a meno del genio psichedelico di Syd Barret, uscito nel ’68 perché non riesce nemmeno più a reggersi in piedi sul palco, a causa delle tante e devastanti dipendenze. Barret era un ragazzo bellissimo, ma quel giorno si presenta in studio senza capelli e molto grasso (“Ho un frigo gigante pieno di carne di maiale”, spiegherà), tanto che i suoi amici in un primo momento non lo riconoscono. Dopo qualche minuto gli fanno ascoltare Shine on you crazy diamond, la canzone che hanno appena registrato e che tra l’altro è quella che contiene più riferimenti all’ex chitarrista. Quando gli chiedono un parere, lui fa una smorfia e commenta: “Non mi pare un granché, suona un po’ vecchia”. La sera, prima di andare a una festa insieme al gruppo, Barret se ne va senza salutare né dir niente. Nessuno dei suoi amici lo rivedrà mai più, fatta eccezione per Waters, che lo incontrerà una volta per caso da Harrods. Dopo quell’incontro, però, scriveranno per lui Wish you were here, una delle più belle canzoni della storia della musica. Storia numero due. 1993, dopo un disastroso girone di qualificazione l’Argentina deve affrontare l’Australia in uno spareggio per conquistarsi l’accesso al mondiale. Sarebbe il primo mondiale dal 1978 senza Maradona, squalificato per uso di cocaina nel 1991 e da pochissimo tornato in campo col Siviglia. La Fifa, come sempre, approfitta della situazione, e terrorizzata dal rischio flop del mondiale americano pensa di buttare nella mischia il calciatore più forte e famoso di tutti i tempi. Il presidente Blatter fa un lavoro diplomatico enorme, garantisce che non sarà oggetto del controllo antidoping, e di fatto fa convocare Maradona per la doppia sfida con i canguri. Diego non si tira indietro, è un po’ disgustato ma vuole vincere il mondiale per le sue figlie, che nell’86 non erano ancora nate, e avevano negli occhi solo le lacrime per la finale rubata nel 1990 dalla “mafia federale italiana”. In America Diego sarà scaricato dalla stessa Fifa (lo racconta bene in quest’intervistaquest’intervista rilasciata a Gianni Minà subito dopo la nuova squalifica), ma in quelle due partite fece il suo, servendo l’assist a Balbo per il gol all’andata, e combattendo fino alla fine nell’uno a zero del Monumental. Tutto questo per dire che si avvicina il nuovo anno. La guerra è alle porte, il capitalismo ci sta divorando e il topo non è ancora unità monetaria. Trovatevi qualcuno che vi dia motivazioni come Syd Barret ai Pink Floyd e Diego Maradona ai suoi compagni prima di Argentina-Australia.   https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/diego.mp4 . (a cura di riccardo rosa) _________________________ ¹ Cosmopolis (2012), un film di David Cronenberg  ² Toni Bonji nei panni del Demotivatore  
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Rewind Napoli, novembre # Police partout, justice nulle part
(disegno di malov) La notte tra il primo e il 2 novembre muore Santo Romano, diciannove anni, ucciso da un proiettile sparato da un diciassettenne, in una strada di San Sebastiano al Vesuvio. La vittima, promettente portiere di calcio della squadra Micri di Volla (militante nel campionato di Eccellenza), è giunta ancora in vita all’Ospedale del Mare, ma lì è deceduta poco dopo. Il 2 muore anche un operaio ghanese cinquantatreenne, caduto da un’impalcatura di tre metri mentre lavorava per la ristrutturazione di un negozio a Portici. Il 4 vengono arrestate sei persone riconducibili a una “banda del buco” che svaligiava e rapinava fast food e altre attività commerciali. Il loro capo è Mario Mazza, sessant’anni, detto ‘o Zio, specialista in esplosioni e operazioni sottoterra. La banda aveva svaligiato di recente un fast food a piazza Carità, percorrendo un chilometro e mezzo di cunicoli, tra quelli già esistenti e quelli appena scavati, venendo fuori nelle vicinanze del porto. Lo stesso giorno il Vaticano annuncia che il prossimo 7 dicembre l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, sarà nominato cardinale. Battaglia commenta dicendo che porterà con sé “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei poveri e di tutti coloro che soffrono nel nostro Meridione e in tutti i Sud del mondo”. Martedì 5 viene approvata al consiglio regionale della Campania la proposta di legge che apre la strada a un terzo possibile mandato per il presidente De Luca. Prima del voto, durante l’intervento di un esponente di Italia Viva, De Luca mostra all’aula un corno portafortuna. Una sola consigliera del Pd si astiene. Lo stesso giorno ottantuno migranti di diverse nazionalità sbarcano a Napoli sulla nave Solidaire. Sempre il 5, la Procura di Roma contesta al presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, il reato di falso in bilancio, in relazione alla compravendita del calciatore greco Kostas Manolas (2019). Il 6 viene diffusa dalla stampa una lettera con cui i genitori del minorenne reo confesso dell’omicidio del giovane Santo Romano si rivolgono ai familiari della vittima. Padre e madre dell’assassino chiedono il perdono dei genitori di Romano, raccontano la storia del figlio, dei loro tentativi inutili di tenerlo sotto controllo e fargli seguire le terapie psichiatriche che gli erano state prescritte. “Perdere un figlio – scrivono – è una cosa inaccettabile, inspiegabile, un dolore che vi accompagnerà per tutta la vita. Siamo una famiglia umile, normale, come tante. Il ragazzo è sempre stato curato e seguito, da piccolo dalla neuropsichiatria infantile, ma due anni fa è diventato ingestibile. Rifiutava medicinali e visite. […] Nostro figlio ha distrutto la vostra famiglia ma anche la nostra”. La madre di Giovanbattista Cutolo, musicista di ventiquattro anni ucciso da un sedicenne nell’agosto del 2023, aveva commentato al Corriere della Sera il nuovo omicidio il giorno prima, sostenendo che “moriremo tutti uccisi da bambini killer. […] Le carceri minorili sono diventate ormai dei centri ricreativi dove non vengono fatti fare percorsi nei quali i ragazzi prendono coscienza dei loro reati, ma hanno la Play Station, fanno corsi di pizza, addirittura fanno le cravatte di Marinella”. Il 7 i giornali fanno un bilancio del concorso per infermieri indetto dall’Asl Napoli nord e svoltosi alla Mostra d’Oltremare qualche giorno prima. Cinquemila candidati per trenta posti. La notte successiva muore Arcangelo Correa, diciottenne incensurato, ucciso da un proiettile sparato per errore da suo cugino diciannovenne. Il ragazzo, costituitosi, ha detto di aver pensato di avere in mano una pistola finta e di essersi reso conto che fosse una vera arma solo al momento dello sparo. Il 9 Goffredo Fofi stronca sul Corriere del Mezzogiorno l’ultimo film di Paolo Sorrentino. Parthenope è “superficiale storicamente e antropologicamente, è di una scarsa poesia, con un fiacco personaggio centrale a sostenerla”. Nel film San Gennaro è “chiamato in causa con rozzezza” e il suo regista è un “chiattillo”. Il 12 all’Albergo dei Poveri si svolge la seconda edizione della Maratona di ascolto e confronto tra Comune, associazioni e un comitato tecnico-scientifico per il percorso “Napoli ascolta. Democrazia partecipata per il Centro storico Unesco”. Tema centrale è quello della videosorveglianza, con un bilancio dell’esistente e – scrive il Corriere del Mezzogiorno – “un check sugli impianti da realizzare quartiere per quartiere. […] Al momento sono in arrivo quattrocento cinquantotto nuove telecamere” che si aggiungeranno alle quasi mille già presenti. Il 13 Luigi Roano scrive sul Mattino che non è il disagio sociale, l’abbandono, la violenza dilagante, l’insufficienza delle risposte istituzionali, l’inconsistenza del terzo settore, ma “le scorribande dei motorini guidati da centauri giovanissimi, scatenati e armati, a lasciare una scia di sangue di ragazzi sulle strade di Napoli”. La risposta individuata dal ministro dell’interno Piantedosi è un piano straordinario per il sequestro dei veicoli a due ruote utilizzati in maniera pericolosa durante la notte. Per Roano, “togliendo dalla strada quei motorini – che spesso non sono in regola perché senza assicurazione, o potenziati o addirittura rubati – si dovrebbe attenuare anche il triste fenomeno del gangsterismo urbano di bande che dal loro quartiere si spostano verso altri per dichiarare guerra alle bande rivali”. Lo stesso giorno parte l’operazione “Natale a Napoli”: una delibera che sgrava i pastorai di San Gregorio Armeno dalla tassa di occupazione di suolo in cambio della collaborazione nelle operazioni di sorveglianza e sicurezza dell’area. Lunedì 18 tre persone muoiono a causa di una esplosione in un capannone a Ercolano. Si apprenderà successivamente che si trattava di una fabbrica illegale di fuochi di artificio. I tre “lavoratori” (la paga che ricevevano era di venticinque euro al giorno) erano giovanissimi: Samuele Tafciu aveva diciotto anni, era al suo primo giorno di lavoro, ed era padre di una bambina di quattro mesi. Sara e Aurora Esposito erano gemelle, avevano ventisei anni, e una di loro (Aurora) aveva una figlia di quattro.   Il 19, per l’ennesima volta, la Linea 6 della metropolitana di Napoli lavora a scartamento ridotto. Viaggia un solo treno, dalle 10 alle 13, soltanto sulla tratta tra Mergellina-Municipio. Tagliate fuori le tre stazioni di Fuorigrotta: per un funzionamento completo, efficace e regolare, la data individuata slitta al 20 dicembre. Qualche giorno dopo sui giornali si apprende che la stazione di Chiaia di questa stessa linea riceverà in Francia il Prix Versailles per essere stata scelta tra le sei migliori al mondo.  Il 21 gli studenti delle università L’Orientale e della Federico II bloccano per quarantott’ore, occupandole, due sedi dei rispettivi atenei. Protestano contro il genocidio in Palestina e contro il coinvolgimento dell’Italia nelle politiche di guerra a livello internazionale. Il 22 un operaio ventinovenne viene travolto da una tettoia mentre lavora in un cantiere nel centro commerciale MaxiMall di Torre Annunziata. Rimane miracolosamente illeso. Muore invece una donna cinquantenne precipitata dal trentesimo piano dell’hotel NH Panorama, nel centro della città. Lo stesso giorno un trentanovenne napoletano viene arrestato mentre cerca di entrare in Italia dal confine svizzero con un carico di pellicce di contrabbando. Oltre a pellicce di lince e giaguaro (specie protette) trasportava un’arma da fuoco detenuta illegalmente. Il 25 quindici persone ritenute organiche al clan Esposito/Marsicano vengono arrestate a Pianura perché “gravemente indiziate” di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, detenzione e porto di armi da fuoco, estorsione, utilizzo illecito di telefoni in stato di detenzione e spaccio di stupefacenti. Gli arresti sono frutto di indagini avviate dopo il sequestro di persona e il successivo omicidio di Andrea Covelli, il cui corpo era stato trovato a luglio 2022 in contrada Pignatiello. Il 26 i commercianti di piazza Dante minacciano la “serrata” per protestare contro la scarsa sicurezza nella piazza e il “rodeo” di motorini che girano a tutta velocità spaventando o aggredendo i passanti. Il prefetto aumenta il numero di soldati e poliziotti, poi incontra i commercianti e la protesta rientra. Il 27 il Corriere del Mezzogiorno pubblica un’intervista a Italo Bocchino. Titolo: “Io di destra ho avuto store d’amore con due deputate Pd”. Tralasciando le prime quindici righe in cui Roberto Russo si sofferma sulla fama da tombeur de femmes di Bocchino, tra gli spunti più interessanti, riportiamo i virgolettati: “Gli atteggiamenti fascistoidi e razzisti non appartengono a chi milita in Fratelli d’Italia”; “Matteotti è stato un eroe coraggioso. […] La sinistra lo ritiene ingombrante e vecchio, si occupa più di Michela Murgia che di lui”; “Sangiuliano è un uomo di un’intelligenza pazzesca”. Lo stesso giorno scoppia la polemica a Sant’Anastasia per la scelta di intitolare una rotonda al fondatore del Msi Giorgio Almirante, ministro fascista per la cultura popolare nel governo nazi-collaborazionista di Salò. L’iniziativa parte da un consigliere di Fratelli d’Italia. Il sindaco si difende: “Non l’ho condivisa molto”. Il 28 novembre i giornali riportano gli esiti del processo per l’incendio di Città della Scienza del 2013. Paolo Cammarota, ex vigilante, non aveva favorito l’ingresso dei piromani nella struttura, né tantomeno azionato le bombe. Mandante ed esecutore rimangono quindi ignoti. Sono certi, invece, tredici (o forse quindici, scrivono i giornali), i milioni di euro incassati per la ricostruzione del museo, avvenuta però solo in minima parte. La notte seguente Emanuela Chirilli, turista ventottenne nata in provincia di Lecce, perde la vita nel corso di un incendio avvenuto in una struttura ricettiva nei pressi di piazza Municipio. Il 29 la città si ferma per lo sciopero generale. Tra picchetti all’esterno delle fabbriche, manifestazioni, cortei e presidi, scendono in piazza lavoratori iscritti a due sigle su tre dei sindacati confederali, a tutte quelle dei sindacati di base, e poi precari dell’università, movimenti contro la guerra, solidali al popolo palestinese e cittadini che denunciano il genocidio in atto a Gaza e in Cisgiordania. (redazione napoli)
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Rewind Roma, novembre # Sfratti, occupazioni e cortei
(disegno di peppe cerillo) Il primo novembre al Circo Massimo apre il Villaggio della Difesa, enorme fiera dell’Esercito, con zone in cui, per esempio, i bambini possono giocare a stanare mine antiuomo. Nel ponte del 2, mentre le piogge torrenziali provocano centinaia di morti intorno a Valencia, le spiagge di Ostia si riempiono di bagnanti. Il 4 è la giornata delle forze armate, in memoria dei massacri della Prima guerra mondiale, di cui la capa del governo fa apologia nel suo discorso ufficiale. La Rete universitaria per la Palestina celebra uno “Stop genocide day”: centinaia di persone lasciano aule e insegnamento per seguire un seminario di Omar Barghouti, fondatore del movimento di boicottaggio a Israele, altri fanno gesti di disobbedienza contro la militarizzazione di scuole e università; il Laboratorio ebraico antirazzista protesta davanti al Villaggio della Difesa. La notte un gruppo di abitanti di Rocca Cencia blocca i camion diretti all’inceneritore, preoccupati per l’aumento dei miasmi. Martedì 5 studenti e studentesse del Liceo Albertelli (di fronte a Santa Maria Maggiore) occupano la scuola in solidarietà con la Palestina e “per cambiare tutto”. È la prima occupazione della stagione. Il 6 grossi controlli polizieschi tra Centocelle e Quarticciolo, un elicottero sorvola la Togliatti per ore. Sulla Tiburtina, altezza GRA, un carabiniere pesantemente ubriaco alla guida travolge una macchina dei vigili: uno di loro perde una gamba. Mancano cinquanta giorni all’apertura della Porta Santa che segna l’inizio del Giubileo 2025: ma su duecentoquattro cantieri aperti a Roma, solo cinque sono stati terminati. Il 7 presidio per la Palestina davanti alla rappresentanza UE in via Quattro Novembre. Il ministro Valditara sospende un insegnante di Roma, reo di averlo attaccato politicamente: per tre mesi sarà fuori servizio, a metà stipendio. I suoi studenti al Liceo Archimede manifestano in solidarietà. Nel pomeriggio don Coluccia, “prete antimafia”, guida una fiaccolata “contro il degrado” al Quarticciolo: partecipano esponenti di Fratelli d’Italia, oltre al commissario dell’Ater, i funzionari dell’ufficio sgomberi e il presidente della Regione. I residenti naturalmente sbroccano, visto che sono proprio questi personaggi a spingere per la svendita delle case popolari. L’8 notte maxi-rapina al negozio di Valentino a piazza di Spagna: i ladri portano via centoquarantamila euro di borse, senza lasciare tracce. Alcune attiviste di Non Una di Meno aprono striscioni e bandiere per la Palestina sul balcone della stazione Termini. Il 9 la preside del Liceo Albertelli convoca docenti e genitori davanti alla scuola per manifestare contro l’occupazione (sarebbe manifestazione non autorizzata!); studenti e studentesse decidono comunque di mantenere l’occupazione. Intanto: assemblea di preparazione alla manifestazione per la Palestina al cinema L’Aquila e nuova protesta intorno all’inceneritore di Rocca Cencia. La sera un gruppo di fascisti entra al cinema Atlantic dove si proiettava il film su Berlinguer, insultando i comunisti e sputando per terra; per i carabinieri sono “ragazzate”. Il 10 è una domenica ecologica, con eventi e spettacoli in centro: ma tutto il guadagno in CO2 è annullato da un aereo per Shenzen costretto a tornare in emergenza a Fiumicino dopo aver scaricato il carburante in mare. Gli scoppi del motore si sentono da Ostia a Casal Palocco. A Torre Angela un gruppo di fascisti contesta l’intitolazione di un parco ai partigiani, chiedendolo per i morti nelle foibe. Il 12 il Comune annuncia l’apertura di un “Punto abitare” al Dipartimento politiche abitative, esternalizzato a una cooperativa sociale (Azzurra 84): dopo il servizio informazioni, forse affideranno ai privati anche la porta, le scale, il corrimano.  Il 13 perquisizione della Guardia di Finanza in Campidoglio: diversi funzionari sarebbero coinvolti in una rete di corruzione per accaparrarsi appalti per il manto stradale, forse anche con fondi del Giubileo, concessi a un imprenditore di Frascati in cambio di favori e regali. A corso Francia una cinquantina di studenti occupa la sede di Leonardo, una delle principali aziende europee che forniscono armi al genocidio in Palestina. Il 14 muore Franco Ferrarotti, padre fondatore della sociologia italiana, attento studioso delle periferie romane sin dagli anni Sessanta. Accordo tra Airbnb e Parco del Colosseo per permettere a turisti facoltosi di simulare un incontro tra gladiatori in mezzo all’arena. Presidio per Tiziano L., accusato di aver picchiato un agente alla manifestazione per la Palestina del 5 ottobre, nonostante una ricostruzione video mostri chiaramente che non è vero. Il 15 sciopero della scuola e corteo studentesco in centro. Il 16 migliaia di persone sfilano per la Palestina a Centocelle. La notte una studentessa fuori sede di ventun’anni muore in un incidente a Portonaccio; il giorno prima un anziano era stato ucciso da un’auto sulla Prenestina; a Roma ci sono due morti al giorno, in Italia oltre tremila l’anno. Il 17 a largo Argentina c’è un presidio contro le morti in strada e il nuovo codice della strada. Apre una sede di Forza Nuova a via Genzano (Tuscolano). Il 18 l’Eni denuncia un attivista di ReCommon per diffamazione, dopo un’intervista in cui metteva in relazione la corporazione petrolifera con l’uccisione di Giulio Regeni: è una SLAPP, una “azione strategica contro la partecipazione pubblica”. Al Quarticciolo apre uno sportello sanitario gestito dall’università La Sapienza e dall’associazione Nonna Roma (che già ne gestisce uno per l’assegno d’inclusione e uno per la casa con la fondazione Charlemagne). Intanto però nel quartiere ha chiuso il consultorio, che invece era pubblico. La notte a Torrevecchia grosso scontro tra tre volanti della polizia: muore un agente, quartiere bloccato fino al pomeriggio. Il 19 tentativo di sfratto di una signora di sessantacinque anni da via dei Gonfaloni, dietro via Giulia: a ordinarlo è l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (APSA) – il Vaticano insomma. Il 20 all’alba venti arresti a Ostia per una rete di traffico di cocaina dall’Olanda. Mareggiate e vento forte. Il sindaco tira fuori un video in cui annuncia l’installazione di venti apparati tecnologici sopra le macchine dei vigili, per multare più velocemente le macchine parcheggiate. Il 21 a Ostia chiude il pontile per il vento e pioggia. Il 22 durante la presentazione annuale del rapporto Caritas il sindaco annuncia che chiederà al governo Meloni una moratoria degli sfratti durante il Giubileo. Un gruppo di fascisti manifesta dentro la città universitaria al grido di “Fuori i rossi dall’università”, ma viene respinto. Corteo contro la violenza di genere il 23. La notte del 24 brucia un capannone abitato a Tor Cervara, il fumo inonda un intero quadrante; cinquanta famiglie sfollate. Lunedì 25 inizia l’occupazione del Liceo Cavour, accanto al Colosseo. L’assessore alla casa del III municipio dichiara che almeno novecento famiglie nelle case popolari di Donna Olimpia, Tufello, Vignenuove e Val Melaina sono ancora al freddo, ma il problema riguarda anche Alessandrino e forse altri quartieri. Vandalizzata la corona d’alloro in via Rasella, in ricordo delle persone che nel 1944 furono rastrellate e fucilate alle FosseArdeatine: in quella strada il giorno prima un gruppo partigiano aveva attaccato una colonna occupante nazista. Il 26 muore un motociclista in uno scontro con uno scuolabus; la notte alcuni sconosciuti incappucciati bruciano a sedici auto in un parcheggio a Colli Aniene. Il 27 inizia l’occupazione del Liceo Cavour, la quarta scuola a mobilitarsi dopo Albertelli, Plinio e Enzo Rossi; nel pomeriggio viene occupato anche il tetto della facoltà di Lettere della Sapienza, contro i tagli all’istruzione e l’aumento delle spese militari. Il 29 sciopero generale contro la guerra e contro il governo: la mattina ci sono due cortei, uno della Cgil e uno dei comitati di base. Il 30 un grandissimo corteo per la Palestina – ventimila, forse trentamila persone – chiude il mese di mobilitazioni. Tralasciamo cosa è successo dentro al corteo. Meglio ricordare solo la musica, i carri, la murga, gli slogan, i canti, e tutta quella gente che si riprende le strade. (stefano portelli)
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La parola della settimana. Serrata
(disegno di ottoeffe) Mille e cinquecento impianti di sorveglianza già esistenti a Napoli e trecentocinquanta nell’area metropolitana. Due milioni messi a disposizione dalla Regione Campania per aumentare le telecamere nelle periferie. Il raddoppio di presidi fissi di soldati e forze dell’ordine nelle piazze napoletane, in particolare a piazza Dante, nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure”, di fatto una guerra aperta agli adolescenti della città (per la quale il prefetto Di Bari ha ringraziato “la sensibilità del ministro Piantedosi”). Che non sia questa la soluzione, considerando che tutti si lamentano? E invece i commercianti della zona insistono, e in settimana hanno protestato per chiedere ancora più telecamere, più pattuglie, più sicurezza. Soprattutto, vogliono che i militari non stiano fermi in un posto ma si muovano avanti e indietro nella piazza. Pronti a intervenire contro il nemico minorenne. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/taci.mp4 (credits in nota1) Per evitare la “serrata” dei commercianti, che minacciavano di lasciare le saracinesche abbassate per protesta contro le baby gang e contro lo Stato, il prefetto ha messo su una sorta di consiglio di guerra, convocando il comandante dei carabinieri e il questore, e portandoseli a un incontro con i commercianti di cui sopra (che si sono tranquillizzati e hanno cancellato l’iniziativa). Personalmente ho appreso quest’accezione del termine “serrata” (“sospensione dell’attività lavorativa da parte di piccoli imprenditori, specialmente commercianti e artigiani, consistente nella chiusura dei propri esercizi di vendita e distribuzione, come forma di tutela dei propri interessi”) solo di recente. Più nota mi era quella di “sospensione totale o parziale del lavoro disposta dal datore di lavoro come mezzo di intimidazione, di coercizione e di rivalsa contro i lavoratori, durante vertenze e lotte sindacali; non avendo, come il diritto di sciopero, specifica tutela costituzionale, la serrata va considerata violazione degli obblighi contrattuali del datore di lavoro, e, nei casi più gravi, può configurare una forma di comportamento antisindacale vietato dallo Statuto dei lavoratori”. Il proprietario delle fonderie una serrata aveva ordinato, ma gli operai avevan lottato per difendere il posto di lavor. Il boss fascista Adolfo Orsi e Mario Scelba suo degno compare a sangue freddo fecero sparare su quella folla seminando terror. (bruna montorsi, l’eccidio di modena) Da qualche anno esiste una piattaforma che si chiama “Rilanciare il settore, rilanciare il paese” che di fatto è un’intesa tra organizzazioni datoriali e sindacati confederali (Cgil compresa) perché il comparto delle costruzioni venga sostenuto da investimenti pubblici su infrastrutture e grandi opere. Nel 2019, quando in occasione di un #climastrike il sindacato guidato da Landini chiamò una giornata di mobilitazione dei lavoratori delle costruzioni, richiamando esplicitamente a quella piattaforma e quindi all’intesa con i padroni, in molte città italiane, e in particolare davanti alle sedi dei sindacati, comparvero dei manifesti: (foto da: contropiano.org) Alle due di notte dello scorso 7 ottobre, con l’ausilio di ruspe e lacrimogeni delle forze dell’ordine, un gruppo di militanti No Tav è stato sgomberato da un terreno che il movimento aveva collettivamente acquistato e che era in corso di esproprio (lo sgombero è avvenuto addirittura prima dei termini previsti dalla legge). Il terreno è stato recintato da blocchi di cemento e griglie di ferro protette da filo spinato. Secondo il sito Volere la luna, sul terreno non sarebbero previsti lavori nel breve-medio termine. Il gruppo di proprietari ha avviato un’azione legale contestando le modalità di esproprio dell’area che considera illegittime. Sulla storia del grande inganno Torino-Lione sono stati prodotti decine di reportage, documentari, libri, oltre che materiale che di anno in anno si rinnova e viene presentato nel corso del festival che si tiene ogni estate in Val di Susa. Due tra le cose migliori sono Un viaggio che non promettiamo bene. Venticinque anni di lotte No Tav, di Wu Ming1, e Binario Morto. Alla scoperta del corridoio 5 e dell’Alta velocità che non c’è, autori Andrea Benedetti e il compianto Luca Rastello, di cui ricorrerà quest’estate il decimo anniversario della precoce scomparsa. Poi, magari, ti assale un pensiero: sono gli oggetti che ti sopravviveranno. Un giorno tu sarai morto e nel solito vecchio pettine ci sarà ancora impigliato qualche tuo capello. (luca rastello, piove all’insù) A proposito di scioperi e di Tav, è bene ricordare che l’articolo 15 del Ddl 1660 in corso di approvazione – uno dei motivi per cui si è manifestato negli ultimi due giorni – prevede alcune modifiche all’articolo 583-quater del codice penale “in materia di lesioni personali ai danni di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni o del servizio”. Una aggravante di nuova formulazione prevede che: all’articolo 339 è aggiunto il seguente comma: “Se la violenza o la minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica, la pena è aumentata”. Blocchi, disobbedienza, picchetti. Quanto sembri lontano, millenovecento. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/classe-operaia.mp4 (credits in nota2) (a cura di riccardo rosa) _________________________ ¹ Totò e Tina Pica in: Destinazione Piovarolo, Domenico Paolella (1955) ² da: La classe operaia va in Paradiso, Elio Petri (1971)  
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