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La parola della settimana. Polizia
(disegno di ottoeffe) Mercoledì il Tg3 ha mandato in onda un video che mostra il lungo inseguimento al termine del quale è morto Ramy Elgaml, diciannovenne di origini egiziane ammazzato da un carabiniere lo scorso 24 novembre a Milano. Dal video, e soprattutto dagli audio, si capisce bene con quale concitazione e rabbia i carabinieri abbiano cercato di colpire con la loro auto il motorino su cui viaggiavano Ramy e il suo amico Fares. I carabinieri si dicono tra loro che Ramy ha perso il casco, ma nonostante ciò continuano a cercare di speronare il mezzo, fino allo schianto finale contro un palo. Dalle immagini si vede anche il momento in cui due militari si avvicinano a un ragazzo, testimone dell’incidente, per fargli cancellare il video con cui aveva ripreso la scena (circostanza raccontata dallo stesso ragazzo ai magistrati). Ci vorrebbe non un breve articolo ma un libro, per raccontare le storie di tutte le persone che sono state ammazzate nel nostro paese dalle forze di polizia. Un importante sforzo è rappresentato dalle schede costruite nel corso degli anni da Acad – Associazione contro gli abusi in divisa. Mi limito quindi a ricordare solo alcuni tra loro, considerando i recenti o prossimi importanti anniversari dell’assassinio. Lo scorso 5 settembre, per esempio, è ricorso il decimo anniversario della morte di Davide Bifolco, sedicenne ammazzato da un carabiniere in servizio a Napoli, al termine di un inseguimento. Quando è stato sparato, Davide era a terra, disarmato. Il 29 febbraio saranno invece passati cinque anni dalla morte di Ugo Russo, quindici anni, sparato alle spalle da un carabiniere fuori servizio mentre scappava dopo un tentativo fallito di rapina. Sempre a febbraio, il 6 del mese, ma del 2010, moriva invece Aziz Amiri, ucciso da un carabiniere dopo un tentativo di fermo, con una Beretta calibro 9 non in ordinanza all’agente. Sempre quindici anni fa, il 21 settembre 2010, moriva anche Roberto Collina, dopo una colluttazione con due agenti in borghese, fuori servizio, nel comune di Largo Campo, in provincia di Salerno. A settembre, il 25 per la precisione, saranno passati vent’anni dalla morte di Federico Aldrovandi, diciottenne al momento della sua morte, pestato brutalmente con calci, pugni e manganellate da una pattuglia di poliziotti, e poi morto una volta immobilizzato al suolo per “asfissia da posizione”. Luglio 2025: sarà il decimo anniversario della morte di Mauro Guerra, trentatré anni, sparato da un carabiniere in un campo di sterpaglie poco distante da casa sua, a Carmignano di Sant’Urbano (in provincia di Padova), dopo un tentativo di trattamento sanitario obbligatorio. «Mauro era stato bloccato, già gli era stata infilata una delle manette ma il carabiniere lo ha aggredito e lui ha reagito con due o tre pugni. […] È andato via camminando, ma l’agente gli ha sparato alle spalle. E gli altri carabinieri, che erano a cento metri, quando sono arrivati hanno continuato a prenderlo a calci mentre già era a terra», la testimonianza dei familiari. Nell’aprile 2020, cinque anni fa, moriva nel carcere di Santa Maria Capua Vetere Hakimi Lamine, che qualche settimana prima era stato tra i detenuti violentemente pestati nel corso della Mattanza operata dagli agenti di polizia penitenziaria, e non solo. Dopo il pestaggio Hakimi era rimasto fino alla sua morte in isolamento punitivo (qui un diario del processo in corso) Ne approfitto per segnalare che tra gennaio e febbraio ci saranno due iniziative a Napoli, all’università L’Orientale, su questi temi, organizzate da dottorandi e dottorande in Studi Internazionali: il 20 gennaio (ore 10:30, palazzo Giusso, Sala Dottorato) un seminario con Enrico Gargiulo dell’università di Torino, e Gaia Tessitore, avvocato del foro di Napoli); il 3 febbraio una mostra – dalle 10 alle 18, palazzo Giusso, Sala Dottorato – sui familiari dei cittadini uccisi dalle forze dell’ordine (la mostra è promossa da Amnesty International con foto di Antonio De Matteo, che incontrerà gli studenti alle 15 insieme a Francesca Corbo, Luigi Manconi, i familiari di Davide Bifolco e quelli di Ugo Russo). https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/01/polizia-parolasettimana.mp4 (credits in nota1) (a cura di riccardo rosa) __________________________ ¹ Immagini da:  Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini (2018) The Sleepers, di Barry Levinson (1996) Blue Bayou, di Junstin Chon (2021) Colorblind, di Mostafa Keshvari (2023) Judas and the Black Messiah, di Shaka King (2021) A Clockwork Orange, di Stanley Kubrick (1971) Hunger, di Steve McQueen (2008)
January 12, 2025 / NapoliMONiTOR
Rewind Roma, dicembre # Diritti negati, privilegi in regalo
(disegno di peppe cerillo) Il primo dicembre la preside del Liceo Virgilio organizza una manifestazione contro l’occupazione della scuola (sic!) in piazza Santi Apostoli, convocando insegnanti, studenti e genitori contrari. Il due il tribunale rinvia di un’altra settimana l’udienza per Tiziano L., dopo due mesi di arresti domiciliari per presunta aggressione a un poliziotto che stava caricando contro la manifestazione per la Palestina del 5 ottobre (nonostante i video dimostrino chiaramente che l’accusa è falsa). Due ladri entrano nella villa di Berlusconi sull’Appia antica. Il tre il Movimento per l’abitare manifesta per il blocco degli sfratti sotto la sede di Confedilizia, dietro via Condotti. Nel pomeriggio, a piazza Vittorio, si inaugura la trasformazione degli storici Magazzini Allo Statuto (MAS) in un Museo della Moda. Il cinque maxi operazione di polizia al Quarticciolo, dove a ottobre c’era stata una manifestazione “contro le occupazioni”. Polizia, carabinieri, vigili, uniti per sgomberare le case popolari occupate. Intanto, alla celebrazione per i centoventi anni della sinagoga, il rabbino capo di Roma insiste sull’antisemitismo “in crescita dal 7 ottobre”. Il sei l’Atac inaugura una nuova pensilina “smart” per l’attesa degli autobus: il nome ufficiale è “eterna”, sembra uno scherzo. Condannato a sei anni di carcere l’imprenditore Ricucci per una truffa immobiliare. Sempre il sei, conferenza nazionale autogestita per la salute mentale a San Lorenzo. Il sette un uomo viene ucciso a coltellate durante una lite nell’androne di un palazzo sul litorale, a Nettuno. Manifestazione studentesca verso il Campidoglio contro il Giubileo, contro il caro affitti e contro il sindaco: “Nessuna indulgenza per Gualtieri”, è lo slogan. L’otto a piazza di Spagna un’attivista animalista spagnola si avventa sul Papa con un cartello “Basta benedire le corride”. Il nove a Ostia le onde raggiungono i due metri di altezza, infliggendo il colpo di grazia allo storico stabilimento Kursaal, già danneggiato. Il dieci nuova udienza in tribunale e presidio per Tiziano L., finalmente libero. Arrivano a Roma il re e la regina di Spagna, che dopo una grande festa all’Accademia sul Gianicolo, l’undici partecipano a un’offerta propiziatoria all’Altare della Patria a piazza Venezia. Durante il festeggiamento con Mattarella al Quirinale, la regina rimarrà senza corona per non umiliare il suo omologo repubblicano. Negli stessi giorni gira per Roma anche Thom Yorke, che ha comprato un attico in Campo Marzio; il dodici arriva il presidente argentino Milei, a cui viene regalata la cittadinanza, negata a migliaia di persone nate in Italia. Il tredici sciopero di USB e corteo studentesco da piazzale Aldo Moro; sciopera anche la Rete Università e Ricerca per la Palestina. Sabato quattordici c’è un’enorme manifestazione nazionale contro il DDL 1660: si muovono cento pullman da tutta Italia, il corteo attraversa Villa Borghese, riesce a entrare in centro e riempie tutta piazza del Popolo. Per la questura c’erano solo settemila persone: ma non ci credono neanche loro, visto che la capienza della piazza è di sessantamila. La notte un ragazzo che probabilmente usciva dal lavoro viene investito e lasciato agonizzante sulla Tiburtina, è il cinquantesimo pedone ucciso con una macchina nel 2024. Il sedici l’Università Roma Tre conferisce una laurea honoris causa a una magistrata della Corte Suprema israeliana, confermandosi come l’università della capitale più legata al sionismo e ai suoi tentativi di riscrivere il diritto internazionale. Intanto, dibattiti sulla presenza del trapper Tony F. al concerto di Capodanno. Il diciassette il Prefetto annuncia settecento nuovi agenti per Roma durante il Giubileo. Gli artificieri recuperano una bomba inesplosa a San Lorenzo, un residuo dei bombardamenti statunitensi del 1943, vicino alla sede dei Cavalieri di Colombo. Il diciotto una settantina di manifestanti entrano nella sede romana di Leonardo S.p.A. sulla Tiburtina, in protesta contro l’attacco alla rivoluzione curda in Rojava e al popolo palestinese a Gaza, con armi, elicotteri e dispositivi prodotti anche da Leonardo. Il diciannove si celebra l’ennesimo processo a Stella B. per le manifestazioni studentesche contro la Palestina: la sentenza arriverà a gennaio. Sabato ventuno ancora manifestazione per la Palestina a piazza Vittorio; e il ventidue diverse attiviste e attivisti srotolano una grande bandiera palestinese a piazza del Pantheon. Il ventitre crolla un albero in un parco sulla Tiburtina, uccidendo una donna davanti ai suoi tre figli; nei giorni precedenti c’erano già stati morti sulle strade (a Velletri, a San Basilio) e due pescatori erano annegati davanti a Focene. Il ventiquattro sera arriva l’agognata apertura dell’Anno Santo e della Porta Santa: migliaia di persone si affollano a piazza San Pietro e all’inizio di via della Conciliazione, senza incidenti notevoli, anche grazie alla presenza massiccia di forze dell’ordine dello stato italiano; fermato un gruppo di sette persone “di nazionalità straniera” secondo i giornali, che portavano uno striscione con scritto “Cancellate il debito”. Eppure cancellare i debiti era proprio il senso del Giubileo. Durante la notte, una donna senza casa muore di freddo, proprio lì su via della Conciliazione. Anche il giorno di Natale, il venticinque, muore di freddo un uomo di cinquanta anni che viveva in una tenda a Ostia. Il ventisei il papa apre simbolicamente la porta della cappella del carcere di Rebibbia, che definisce “una cattedrale del dolore e della speranza”. La speranza, filo conduttore di questo Giubileo, la ritroviamo anche nel motto della polizia penitenziaria: diffondere speranza è il nostro dovere. Il ventisette un altro morto in strada, a San Basilio, un altro ancora il ventinove alla Borghesiana, mentre si apre la seconda porta santa, quella della basilica di San Giovanni, ma questa volta il Papa non è presente. Il trenta mattina violento sgombero al ForteLaurentino: poliziotti antisommossa caricano sulla folla che protesta, due feriti, due fermati processati per direttissima (il trentuno presidio davanti al tribunale in solidarietà con i processati). L’anno finisce con la manifestazione intorno al carcere di Rebibbia; perché mentre fuori si celebra, si protesta, si discute, si posta, si twitta, si sparla, si scrive, si scrocca, si specula, si sfratta, si perde, si guadagna, si ride e si scherza, più di sessantamila persone sono tagliate fuori da tutto questo, chi per qualche tempo, chi per anni, chi per sempre. Per chi è rinchiuso in carcere, per chi non ha neanche la libertà di scegliere dove stare, non bastano la speranza nell’anno nuovo, nel Giubileo, nel futuro: ci vuole qualcosa di molto diverso. E finché non si liberano loro, non ci liberiamo neanche noi. (stefano portelli)
January 2, 2025 / NapoliMONiTOR
La parola della settimana. Bunker
(disegno di ottoeffe) Nel rifugio capitava pure gente avventizia: passanti casuali oppure qualche personaggio senza recapito: accattoni, prostitute da poco prezzo, trafficanti di borsa nera […]. Alcuni di costoro, provenienti da Napoli, raccontavano che la città, dai cento bombardamenti che aveva avuto, era ridotta a un cimitero e un carnaio. Tutti quelli che potevano ne erano fuggiti; e i poveri pezzenti che c’erano rimasti, per ripararsi andavano ogni sera a dormire dentro le grotte, dove avevano portato materassi e coperte (elsa morante, la storia). C’è un posto, nell’università che ho frequentato negli ultimi due anni grazie a una borsa pagata dal Pnrr (vale la pena sottolinearlo perché con la riforma Bernini, e con la fine della sfrenata stagione di ripresa&resilienza, la ricerca accademica si appresta a chiudere definitivamente bottega, il che considerando la situazione attuale potrebbe pure non essere un male), che tutti chiamano “aula bunker”. Si dice fosse il vecchio appartamento di un custode, e in effetti la struttura a stanze e il bagno da casa della nonna lascia pensare che sia così. Non è il massimo del comfort, ma le stufe ci sono, l’affaccio su piazza Banchi Nuovi rende gradevoli le pause, e di recente siamo riusciti ad avere una stampante-fotocopiatrice. Dentro al bunker, in questi due anni, sono confluite un po’ di persone legate in maniera diversa all’università, e confrontandosi hanno pianificato e organizzato iniziative, costruito alleanze dentro e fuori l’università, creato – con alterne fortune – un minimo di conflitto, fatto insomma quello che si dovrebbe fare quando si sta dentro un’istituzione e se ne vedono tutti i limiti: politica. Tra le iniziative organizzate nei prossimi mesi e partite dal bunker ci sono due seminari interessanti: uno a febbraio, con una docente e ricercatrice dell’università dell’East London che racconterà il processo di resistenza degli abitanti di Dalston – a cui ha partecipato con i suoi studenti – contro il tentativo di “rigenerazione urbana” (ovvero “capitalizzazione economica”) del quartiere; l’altro con uno tra i più meticolosi studiosi delle forze di polizia del nostro paese, anche lui docente all’università di Torino. «Presidente, ne approfitto per comunicarvi che l’avvocato Marziale, che difende la posizione della parte civile Fakhri Marouane mi ha appena notiziato […] che il suo assistito purtroppo si è dato fuoco in carcere a Pescara. È in condizioni gravissime, è stato trasportato in eliambulanza sabato a Bari, dove attualmente è ricoverato». Il ragazzo marocchino aveva trent’anni ed è morto dopo due mesi di agonia in quell’ospedale. Era nel gruppo selezionato dei quattordici il giorno della Mattanza; prelevato con la forza dalla sua cella, aveva percorso il “corridoio umano” prendendo diversi pugni e calci. […] Dopo il corridoio, giunto nella saletta della socialità, Fakhri è costretto a inginocchiarsi al cospetto degli agenti e a strisciare fino al muro della stanza; alzarsi in piedi e poi inginocchiarsi di nuovo dinanzi all’altro agente di polizia. (estratti dalla puntata n.7 di Diario dal bunker, una rubrica della redazione di Napoli Monitor sul processo per le violenze della polizia nel carcere di Santa Maria Capua Vetere) Qualche giorno fa il rapper Marracash ha pubblicato un nuovo disco, È finita la pace, suo settimo album. Il pezzo migliore è Factotum: primo perché parla di cose di cui nessuno parla più (i lavoratori, gli operai, gli sfruttati, il lento crepare non solo alla fine, ma anche in mezzo tra il “produci” e il “consuma”) e poi perché mostra che anche se si fa successo si può continuare ad avere contatto con la realtà – rifuggendo per quanto possibile il rifugio – e raccontarla.  Il lavoro debilita l’uomo, non rinuncio la sera all’uscita, vado a letto la notte che muoio e mi sveglio che sono quasi in fin di vita. Oggi in un cantiere io e un eritreo, metto canaline su un piano intero. In pausa stecchiti dormiamo in cartoni imbottiti di lana di vetro. La vita è “produci-consuma-crepa” chiunque di noi prima o poi lo accetta che si crepa già prima di finire sottoterra. Produco il mеno possibile, rubo il rubabile, per ritardare che mi crepi l’anima, poi fuori fa scuro e ognuno va nel formicaio in cui abita. La pace come condizione strutturale non è più un orizzonte, e lo si è capito da un po’. È opinione comune che viviamo tempi cronicamente bellici, dove per guerra è limitante intendere solo le bombe e le granate contro popoli e territori di conquista, ma anche quella quotidiana ai poveri, ai migranti, ai marginali, a chi protesta. Tempo fa lessi che Zuckerberg si stava costruendo un gigantesco bunker antiatomico in Nuova Zelanda. A inizio settimana, più modestamente, ho visto un paginone sul Corriere della Sera in cui si pubblicizzava un kit di difesa ai CBRN (chimici, batteriologici, radiologici, nucleari): mille e duecento euro trasporto e iva inclusi, da febbraio 2025, per proteggersi dagli attacchi nemici. In quei primi anni le strade erano affollate di profughi imbacuccati dalla testa ai piedi. Protetti da maschere e occhialoni, seduti tra gli stracci sul bordo della strada come aviatori in rovina. Carriole piene di cianfrusaglie. Carri e carretti al seguito. Gli occhi spiritati in mezzo al cranio. Gusci di uomini senza fede che avanzavano barcollanti sul selciato come nomadi in una terra febbricitante. La rivelazione finale della fragilità di ogni cosa. Vecchie e spinose questioni si erano risolte in tenebre e nulla. L’ultimo esemplare di una data cosa si porta con sé la categoria. (cormac mccharty, la strada) Una mattina di un bel po’ di anni fa ero in treno con alcuni amici. Era la prima volta che prendevamo un’alta velocità, tutto era nuovo e pulito, e i viaggiatori apparivano molto soddisfatti di poter percorrere il tragitto tra Napoli e Roma in un’ora. Uno tra noi quattro o cinque, credo, non aveva il biglietto. La controllora lo scoprì e, con disgusto, al nostro rifiuto di pagare ci intimò di consegnarle i documenti. Si lasciò scappare, poi, qualcosa sul fatto che su quel tipo di treno, non erano ammessi comportamenti del genere, e che avremmo dovuto vergognarci di un gesto simile. Il mio amico le rispose che quella cosa si chiamava “Repubblica di Weimar” e che “dopo di questo c’è il nazismo”. Lei non colse, ma alla fine non ci fece la multa e neppure lo fece identificare dalle guardie. C’è una scena nella versione televisiva de La paura numero uno (commedia di De Filippo del 1950) in cui Eduardo prova a spiegare a una perplessa Luisa Conte il rapporto tra consumo compulsivo e guerra. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/paura-n1def.mp4 (credits in nota1) Insomma, più la fine è vicina, ci dice anche Pasolini, più l’asticella si alza. E nulla è meglio di una villa a Salò, come bunker. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/salo.mp4 (credits in nota2) Rifugiati in bunker anti-nucleari nuje ce l’ammo guadagnata ‘st’aria: meno uommene, cchiù vuommeche; ‘na sola banca emette carta straccia e nun è manco eletta pe’ suffragio. E a nuje ce spetta ‘e muri’ pe’ ‘na causa pecchè suffri’ vo’ dicere curaggio. (enzo avitabile ft. co’sang, maje ‘cchiù) (a cura di riccardo rosa) _________________________ ¹ Eduardo De Filippo e Luisa Conte in: La paura numero uno, Eduardo De Filippo (1964, versione televisiva) ² Paolo Bonacelli, Uberto Paolo Quintavalle, Hélène Surgère, Sonia Savange in: Salò o le 12o giornate di Sodoma, Pier Paolo Pasolini (1975)
December 21, 2024 / NapoliMONiTOR
La parola della settimana. Motivazione
E se tu la credevi vendetta il fosforo di guardia segnalava la tua urgenza di potere, nentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge, quello che non protegge: la parte del boia. (fabrizio de andrè, sogno numero due) I giornali di tutto il mondo si sono arrovellati per giorni perché non riuscivano a cogliere la motivazione più profonda che ha portato il ventiseienne Luigi Mangione ad ammazzare Brian Thompson, amministratore della United Health Care, negli Stati Uniti. Le eventuali motivazioni che lo hanno spinto al gesto estremo dello scorso 4 dicembre saranno presumibilmente principale materia per le indagini. (luca celada, il manifesto) L’insospettabile Mangione vanta un curriculum scolastico specchiato, nessun profilo da killer professionista né da “uomo addestrato” capace di uccidere nonostante la pistola […] si fosse inceppata. Se mai ci dovesse essere un movente omicida va ricercato nella profonda ostilità del ventiseienne nei confronti del sistema capitalistico. (domenico di cesare, rainews.it) There are things police know and things they are still working through, including the motive. (marcia kramer e tim mac nicholas, cbs.news) Devo aver sviluppato nel tempo una certa capacità di leggere nel pensiero delle persone, perché a me queste motivazioni non sembrano così oscure, considerando tra l’altro che Mangione si portava dietro una sorta di “manifesto” in cui erano descritti gli abusi che le compagnie di assicurazioni “continuano a perpetrare a scopo di immenso lucro contro il paese” e che “francamente questi parassiti se lo meritano”. Si deve poi tenere conto del fatto che una buona parte della popolazione americana è letteralmente in ostaggio delle assicurazioni sanitarie, un business da oltre mille e cinquecento miliardi l’anno, e che produce utili di livello mostruoso (solo per la United Healt parliamo di trecentosettanta miliardi nel 2023). Ah, oltre centocinquantamila famiglie americane, ogni anno, non riescono a pagare i debiti contratti con le assicurazionil’anno precedente. La prima cosa che mi è venuta in mente quando ho letto la notizia è quel libro di Don DeLillo in cui si segue il destino di un giovane multimiliardario che, dalla sua limousine rivestita di marmo di Carrara, gestisce faraonici affari, perdendo enormi quantità di soldi giocando in borsa. Intanto, intorno a lui New York va in fiamme, travolta da una rivolta anticapitalista. Non vale questa modesta rubrica lo spoiler di un libro così bello, ma si può almeno dire che Cosmopolis è una delle cose più chiare e feroci scritte contro il capitalismo, e su un futuro in cui “il topo diventerà l’unità monetaria”. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/cosmopolis-copia.mp4 (credits in nota1) I know a mouse, and he hasn’t got a house I don’t know why I call him Gerald. He’s getting rather old, but he’s a good mouse. (pink floyd, bike) In psicologia, “motivazione” è “quanto concorre a determinare il comportamento di un individuo o anche di una collettività”. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/demotivtore.mp4 (credits in nota2) Due brevi storie da raccontare, sebbene note ai più. Storia numerouno. 1975, i Pink Floyd sono ad Abbey Road a registrare alcuni pezzi di quello che sarà Wish you were here. Il gruppo deve fare a meno del genio psichedelico di Syd Barret, uscito nel ’68 perché non riesce nemmeno più a reggersi in piedi sul palco, a causa delle tante e devastanti dipendenze. Barret era un ragazzo bellissimo, ma quel giorno si presenta in studio senza capelli e molto grasso (“Ho un frigo gigante pieno di carne di maiale”, spiegherà), tanto che i suoi amici in un primo momento non lo riconoscono. Dopo qualche minuto gli fanno ascoltare Shine on you crazy diamond, la canzone che hanno appena registrato e che tra l’altro è quella che contiene più riferimenti all’ex chitarrista. Quando gli chiedono un parere, lui fa una smorfia e commenta: “Non mi pare un granché, suona un po’ vecchia”. La sera, prima di andare a una festa insieme al gruppo, Barret se ne va senza salutare né dir niente. Nessuno dei suoi amici lo rivedrà mai più, fatta eccezione per Waters, che lo incontrerà una volta per caso da Harrods. Dopo quell’incontro, però, scriveranno per lui Wish you were here, una delle più belle canzoni della storia della musica. Storia numero due. 1993, dopo un disastroso girone di qualificazione l’Argentina deve affrontare l’Australia in uno spareggio per conquistarsi l’accesso al mondiale. Sarebbe il primo mondiale dal 1978 senza Maradona, squalificato per uso di cocaina nel 1991 e da pochissimo tornato in campo col Siviglia. La Fifa, come sempre, approfitta della situazione, e terrorizzata dal rischio flop del mondiale americano pensa di buttare nella mischia il calciatore più forte e famoso di tutti i tempi. Il presidente Blatter fa un lavoro diplomatico enorme, garantisce che non sarà oggetto del controllo antidoping, e di fatto fa convocare Maradona per la doppia sfida con i canguri. Diego non si tira indietro, è un po’ disgustato ma vuole vincere il mondiale per le sue figlie, che nell’86 non erano ancora nate, e avevano negli occhi solo le lacrime per la finale rubata nel 1990 dalla “mafia federale italiana”. In America Diego sarà scaricato dalla stessa Fifa (lo racconta bene in quest’intervistaquest’intervista rilasciata a Gianni Minà subito dopo la nuova squalifica), ma in quelle due partite fece il suo, servendo l’assist a Balbo per il gol all’andata, e combattendo fino alla fine nell’uno a zero del Monumental. Tutto questo per dire che si avvicina il nuovo anno. La guerra è alle porte, il capitalismo ci sta divorando e il topo non è ancora unità monetaria. Trovatevi qualcuno che vi dia motivazioni come Syd Barret ai Pink Floyd e Diego Maradona ai suoi compagni prima di Argentina-Australia.   https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/diego.mp4 . (a cura di riccardo rosa) _________________________ ¹ Cosmopolis (2012), un film di David Cronenberg  ² Toni Bonji nei panni del Demotivatore  
December 15, 2024 / NapoliMONiTOR
Rewind Napoli, novembre # Police partout, justice nulle part
(disegno di malov) La notte tra il primo e il 2 novembre muore Santo Romano, diciannove anni, ucciso da un proiettile sparato da un diciassettenne, in una strada di San Sebastiano al Vesuvio. La vittima, promettente portiere di calcio della squadra Micri di Volla (militante nel campionato di Eccellenza), è giunta ancora in vita all’Ospedale del Mare, ma lì è deceduta poco dopo. Il 2 muore anche un operaio ghanese cinquantatreenne, caduto da un’impalcatura di tre metri mentre lavorava per la ristrutturazione di un negozio a Portici. Il 4 vengono arrestate sei persone riconducibili a una “banda del buco” che svaligiava e rapinava fast food e altre attività commerciali. Il loro capo è Mario Mazza, sessant’anni, detto ‘o Zio, specialista in esplosioni e operazioni sottoterra. La banda aveva svaligiato di recente un fast food a piazza Carità, percorrendo un chilometro e mezzo di cunicoli, tra quelli già esistenti e quelli appena scavati, venendo fuori nelle vicinanze del porto. Lo stesso giorno il Vaticano annuncia che il prossimo 7 dicembre l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, sarà nominato cardinale. Battaglia commenta dicendo che porterà con sé “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei poveri e di tutti coloro che soffrono nel nostro Meridione e in tutti i Sud del mondo”. Martedì 5 viene approvata al consiglio regionale della Campania la proposta di legge che apre la strada a un terzo possibile mandato per il presidente De Luca. Prima del voto, durante l’intervento di un esponente di Italia Viva, De Luca mostra all’aula un corno portafortuna. Una sola consigliera del Pd si astiene. Lo stesso giorno ottantuno migranti di diverse nazionalità sbarcano a Napoli sulla nave Solidaire. Sempre il 5, la Procura di Roma contesta al presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, il reato di falso in bilancio, in relazione alla compravendita del calciatore greco Kostas Manolas (2019). Il 6 viene diffusa dalla stampa una lettera con cui i genitori del minorenne reo confesso dell’omicidio del giovane Santo Romano si rivolgono ai familiari della vittima. Padre e madre dell’assassino chiedono il perdono dei genitori di Romano, raccontano la storia del figlio, dei loro tentativi inutili di tenerlo sotto controllo e fargli seguire le terapie psichiatriche che gli erano state prescritte. “Perdere un figlio – scrivono – è una cosa inaccettabile, inspiegabile, un dolore che vi accompagnerà per tutta la vita. Siamo una famiglia umile, normale, come tante. Il ragazzo è sempre stato curato e seguito, da piccolo dalla neuropsichiatria infantile, ma due anni fa è diventato ingestibile. Rifiutava medicinali e visite. […] Nostro figlio ha distrutto la vostra famiglia ma anche la nostra”. La madre di Giovanbattista Cutolo, musicista di ventiquattro anni ucciso da un sedicenne nell’agosto del 2023, aveva commentato al Corriere della Sera il nuovo omicidio il giorno prima, sostenendo che “moriremo tutti uccisi da bambini killer. […] Le carceri minorili sono diventate ormai dei centri ricreativi dove non vengono fatti fare percorsi nei quali i ragazzi prendono coscienza dei loro reati, ma hanno la Play Station, fanno corsi di pizza, addirittura fanno le cravatte di Marinella”. Il 7 i giornali fanno un bilancio del concorso per infermieri indetto dall’Asl Napoli nord e svoltosi alla Mostra d’Oltremare qualche giorno prima. Cinquemila candidati per trenta posti. La notte successiva muore Arcangelo Correa, diciottenne incensurato, ucciso da un proiettile sparato per errore da suo cugino diciannovenne. Il ragazzo, costituitosi, ha detto di aver pensato di avere in mano una pistola finta e di essersi reso conto che fosse una vera arma solo al momento dello sparo. Il 9 Goffredo Fofi stronca sul Corriere del Mezzogiorno l’ultimo film di Paolo Sorrentino. Parthenope è “superficiale storicamente e antropologicamente, è di una scarsa poesia, con un fiacco personaggio centrale a sostenerla”. Nel film San Gennaro è “chiamato in causa con rozzezza” e il suo regista è un “chiattillo”. Il 12 all’Albergo dei Poveri si svolge la seconda edizione della Maratona di ascolto e confronto tra Comune, associazioni e un comitato tecnico-scientifico per il percorso “Napoli ascolta. Democrazia partecipata per il Centro storico Unesco”. Tema centrale è quello della videosorveglianza, con un bilancio dell’esistente e – scrive il Corriere del Mezzogiorno – “un check sugli impianti da realizzare quartiere per quartiere. […] Al momento sono in arrivo quattrocento cinquantotto nuove telecamere” che si aggiungeranno alle quasi mille già presenti. Il 13 Luigi Roano scrive sul Mattino che non è il disagio sociale, l’abbandono, la violenza dilagante, l’insufficienza delle risposte istituzionali, l’inconsistenza del terzo settore, ma “le scorribande dei motorini guidati da centauri giovanissimi, scatenati e armati, a lasciare una scia di sangue di ragazzi sulle strade di Napoli”. La risposta individuata dal ministro dell’interno Piantedosi è un piano straordinario per il sequestro dei veicoli a due ruote utilizzati in maniera pericolosa durante la notte. Per Roano, “togliendo dalla strada quei motorini – che spesso non sono in regola perché senza assicurazione, o potenziati o addirittura rubati – si dovrebbe attenuare anche il triste fenomeno del gangsterismo urbano di bande che dal loro quartiere si spostano verso altri per dichiarare guerra alle bande rivali”. Lo stesso giorno parte l’operazione “Natale a Napoli”: una delibera che sgrava i pastorai di San Gregorio Armeno dalla tassa di occupazione di suolo in cambio della collaborazione nelle operazioni di sorveglianza e sicurezza dell’area. Lunedì 18 tre persone muoiono a causa di una esplosione in un capannone a Ercolano. Si apprenderà successivamente che si trattava di una fabbrica illegale di fuochi di artificio. I tre “lavoratori” (la paga che ricevevano era di venticinque euro al giorno) erano giovanissimi: Samuele Tafciu aveva diciotto anni, era al suo primo giorno di lavoro, ed era padre di una bambina di quattro mesi. Sara e Aurora Esposito erano gemelle, avevano ventisei anni, e una di loro (Aurora) aveva una figlia di quattro.   Il 19, per l’ennesima volta, la Linea 6 della metropolitana di Napoli lavora a scartamento ridotto. Viaggia un solo treno, dalle 10 alle 13, soltanto sulla tratta tra Mergellina-Municipio. Tagliate fuori le tre stazioni di Fuorigrotta: per un funzionamento completo, efficace e regolare, la data individuata slitta al 20 dicembre. Qualche giorno dopo sui giornali si apprende che la stazione di Chiaia di questa stessa linea riceverà in Francia il Prix Versailles per essere stata scelta tra le sei migliori al mondo.  Il 21 gli studenti delle università L’Orientale e della Federico II bloccano per quarantott’ore, occupandole, due sedi dei rispettivi atenei. Protestano contro il genocidio in Palestina e contro il coinvolgimento dell’Italia nelle politiche di guerra a livello internazionale. Il 22 un operaio ventinovenne viene travolto da una tettoia mentre lavora in un cantiere nel centro commerciale MaxiMall di Torre Annunziata. Rimane miracolosamente illeso. Muore invece una donna cinquantenne precipitata dal trentesimo piano dell’hotel NH Panorama, nel centro della città. Lo stesso giorno un trentanovenne napoletano viene arrestato mentre cerca di entrare in Italia dal confine svizzero con un carico di pellicce di contrabbando. Oltre a pellicce di lince e giaguaro (specie protette) trasportava un’arma da fuoco detenuta illegalmente. Il 25 quindici persone ritenute organiche al clan Esposito/Marsicano vengono arrestate a Pianura perché “gravemente indiziate” di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, detenzione e porto di armi da fuoco, estorsione, utilizzo illecito di telefoni in stato di detenzione e spaccio di stupefacenti. Gli arresti sono frutto di indagini avviate dopo il sequestro di persona e il successivo omicidio di Andrea Covelli, il cui corpo era stato trovato a luglio 2022 in contrada Pignatiello. Il 26 i commercianti di piazza Dante minacciano la “serrata” per protestare contro la scarsa sicurezza nella piazza e il “rodeo” di motorini che girano a tutta velocità spaventando o aggredendo i passanti. Il prefetto aumenta il numero di soldati e poliziotti, poi incontra i commercianti e la protesta rientra. Il 27 il Corriere del Mezzogiorno pubblica un’intervista a Italo Bocchino. Titolo: “Io di destra ho avuto store d’amore con due deputate Pd”. Tralasciando le prime quindici righe in cui Roberto Russo si sofferma sulla fama da tombeur de femmes di Bocchino, tra gli spunti più interessanti, riportiamo i virgolettati: “Gli atteggiamenti fascistoidi e razzisti non appartengono a chi milita in Fratelli d’Italia”; “Matteotti è stato un eroe coraggioso. […] La sinistra lo ritiene ingombrante e vecchio, si occupa più di Michela Murgia che di lui”; “Sangiuliano è un uomo di un’intelligenza pazzesca”. Lo stesso giorno scoppia la polemica a Sant’Anastasia per la scelta di intitolare una rotonda al fondatore del Msi Giorgio Almirante, ministro fascista per la cultura popolare nel governo nazi-collaborazionista di Salò. L’iniziativa parte da un consigliere di Fratelli d’Italia. Il sindaco si difende: “Non l’ho condivisa molto”. Il 28 novembre i giornali riportano gli esiti del processo per l’incendio di Città della Scienza del 2013. Paolo Cammarota, ex vigilante, non aveva favorito l’ingresso dei piromani nella struttura, né tantomeno azionato le bombe. Mandante ed esecutore rimangono quindi ignoti. Sono certi, invece, tredici (o forse quindici, scrivono i giornali), i milioni di euro incassati per la ricostruzione del museo, avvenuta però solo in minima parte. La notte seguente Emanuela Chirilli, turista ventottenne nata in provincia di Lecce, perde la vita nel corso di un incendio avvenuto in una struttura ricettiva nei pressi di piazza Municipio. Il 29 la città si ferma per lo sciopero generale. Tra picchetti all’esterno delle fabbriche, manifestazioni, cortei e presidi, scendono in piazza lavoratori iscritti a due sigle su tre dei sindacati confederali, a tutte quelle dei sindacati di base, e poi precari dell’università, movimenti contro la guerra, solidali al popolo palestinese e cittadini che denunciano il genocidio in atto a Gaza e in Cisgiordania. (redazione napoli)
December 4, 2024 / NapoliMONiTOR
Rewind Roma, novembre # Sfratti, occupazioni e cortei
(disegno di peppe cerillo) Il primo novembre al Circo Massimo apre il Villaggio della Difesa, enorme fiera dell’Esercito, con zone in cui, per esempio, i bambini possono giocare a stanare mine antiuomo. Nel ponte del 2, mentre le piogge torrenziali provocano centinaia di morti intorno a Valencia, le spiagge di Ostia si riempiono di bagnanti. Il 4 è la giornata delle forze armate, in memoria dei massacri della Prima guerra mondiale, di cui la capa del governo fa apologia nel suo discorso ufficiale. La Rete universitaria per la Palestina celebra uno “Stop genocide day”: centinaia di persone lasciano aule e insegnamento per seguire un seminario di Omar Barghouti, fondatore del movimento di boicottaggio a Israele, altri fanno gesti di disobbedienza contro la militarizzazione di scuole e università; il Laboratorio ebraico antirazzista protesta davanti al Villaggio della Difesa. La notte un gruppo di abitanti di Rocca Cencia blocca i camion diretti all’inceneritore, preoccupati per l’aumento dei miasmi. Martedì 5 studenti e studentesse del Liceo Albertelli (di fronte a Santa Maria Maggiore) occupano la scuola in solidarietà con la Palestina e “per cambiare tutto”. È la prima occupazione della stagione. Il 6 grossi controlli polizieschi tra Centocelle e Quarticciolo, un elicottero sorvola la Togliatti per ore. Sulla Tiburtina, altezza GRA, un carabiniere pesantemente ubriaco alla guida travolge una macchina dei vigili: uno di loro perde una gamba. Mancano cinquanta giorni all’apertura della Porta Santa che segna l’inizio del Giubileo 2025: ma su duecentoquattro cantieri aperti a Roma, solo cinque sono stati terminati. Il 7 presidio per la Palestina davanti alla rappresentanza UE in via Quattro Novembre. Il ministro Valditara sospende un insegnante di Roma, reo di averlo attaccato politicamente: per tre mesi sarà fuori servizio, a metà stipendio. I suoi studenti al Liceo Archimede manifestano in solidarietà. Nel pomeriggio don Coluccia, “prete antimafia”, guida una fiaccolata “contro il degrado” al Quarticciolo: partecipano esponenti di Fratelli d’Italia, oltre al commissario dell’Ater, i funzionari dell’ufficio sgomberi e il presidente della Regione. I residenti naturalmente sbroccano, visto che sono proprio questi personaggi a spingere per la svendita delle case popolari. L’8 notte maxi-rapina al negozio di Valentino a piazza di Spagna: i ladri portano via centoquarantamila euro di borse, senza lasciare tracce. Alcune attiviste di Non Una di Meno aprono striscioni e bandiere per la Palestina sul balcone della stazione Termini. Il 9 la preside del Liceo Albertelli convoca docenti e genitori davanti alla scuola per manifestare contro l’occupazione (sarebbe manifestazione non autorizzata!); studenti e studentesse decidono comunque di mantenere l’occupazione. Intanto: assemblea di preparazione alla manifestazione per la Palestina al cinema L’Aquila e nuova protesta intorno all’inceneritore di Rocca Cencia. La sera un gruppo di fascisti entra al cinema Atlantic dove si proiettava il film su Berlinguer, insultando i comunisti e sputando per terra; per i carabinieri sono “ragazzate”. Il 10 è una domenica ecologica, con eventi e spettacoli in centro: ma tutto il guadagno in CO2 è annullato da un aereo per Shenzen costretto a tornare in emergenza a Fiumicino dopo aver scaricato il carburante in mare. Gli scoppi del motore si sentono da Ostia a Casal Palocco. A Torre Angela un gruppo di fascisti contesta l’intitolazione di un parco ai partigiani, chiedendolo per i morti nelle foibe. Il 12 il Comune annuncia l’apertura di un “Punto abitare” al Dipartimento politiche abitative, esternalizzato a una cooperativa sociale (Azzurra 84): dopo il servizio informazioni, forse affideranno ai privati anche la porta, le scale, il corrimano.  Il 13 perquisizione della Guardia di Finanza in Campidoglio: diversi funzionari sarebbero coinvolti in una rete di corruzione per accaparrarsi appalti per il manto stradale, forse anche con fondi del Giubileo, concessi a un imprenditore di Frascati in cambio di favori e regali. A corso Francia una cinquantina di studenti occupa la sede di Leonardo, una delle principali aziende europee che forniscono armi al genocidio in Palestina. Il 14 muore Franco Ferrarotti, padre fondatore della sociologia italiana, attento studioso delle periferie romane sin dagli anni Sessanta. Accordo tra Airbnb e Parco del Colosseo per permettere a turisti facoltosi di simulare un incontro tra gladiatori in mezzo all’arena. Presidio per Tiziano L., accusato di aver picchiato un agente alla manifestazione per la Palestina del 5 ottobre, nonostante una ricostruzione video mostri chiaramente che non è vero. Il 15 sciopero della scuola e corteo studentesco in centro. Il 16 migliaia di persone sfilano per la Palestina a Centocelle. La notte una studentessa fuori sede di ventun’anni muore in un incidente a Portonaccio; il giorno prima un anziano era stato ucciso da un’auto sulla Prenestina; a Roma ci sono due morti al giorno, in Italia oltre tremila l’anno. Il 17 a largo Argentina c’è un presidio contro le morti in strada e il nuovo codice della strada. Apre una sede di Forza Nuova a via Genzano (Tuscolano). Il 18 l’Eni denuncia un attivista di ReCommon per diffamazione, dopo un’intervista in cui metteva in relazione la corporazione petrolifera con l’uccisione di Giulio Regeni: è una SLAPP, una “azione strategica contro la partecipazione pubblica”. Al Quarticciolo apre uno sportello sanitario gestito dall’università La Sapienza e dall’associazione Nonna Roma (che già ne gestisce uno per l’assegno d’inclusione e uno per la casa con la fondazione Charlemagne). Intanto però nel quartiere ha chiuso il consultorio, che invece era pubblico. La notte a Torrevecchia grosso scontro tra tre volanti della polizia: muore un agente, quartiere bloccato fino al pomeriggio. Il 19 tentativo di sfratto di una signora di sessantacinque anni da via dei Gonfaloni, dietro via Giulia: a ordinarlo è l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica (APSA) – il Vaticano insomma. Il 20 all’alba venti arresti a Ostia per una rete di traffico di cocaina dall’Olanda. Mareggiate e vento forte. Il sindaco tira fuori un video in cui annuncia l’installazione di venti apparati tecnologici sopra le macchine dei vigili, per multare più velocemente le macchine parcheggiate. Il 21 a Ostia chiude il pontile per il vento e pioggia. Il 22 durante la presentazione annuale del rapporto Caritas il sindaco annuncia che chiederà al governo Meloni una moratoria degli sfratti durante il Giubileo. Un gruppo di fascisti manifesta dentro la città universitaria al grido di “Fuori i rossi dall’università”, ma viene respinto. Corteo contro la violenza di genere il 23. La notte del 24 brucia un capannone abitato a Tor Cervara, il fumo inonda un intero quadrante; cinquanta famiglie sfollate. Lunedì 25 inizia l’occupazione del Liceo Cavour, accanto al Colosseo. L’assessore alla casa del III municipio dichiara che almeno novecento famiglie nelle case popolari di Donna Olimpia, Tufello, Vignenuove e Val Melaina sono ancora al freddo, ma il problema riguarda anche Alessandrino e forse altri quartieri. Vandalizzata la corona d’alloro in via Rasella, in ricordo delle persone che nel 1944 furono rastrellate e fucilate alle FosseArdeatine: in quella strada il giorno prima un gruppo partigiano aveva attaccato una colonna occupante nazista. Il 26 muore un motociclista in uno scontro con uno scuolabus; la notte alcuni sconosciuti incappucciati bruciano a sedici auto in un parcheggio a Colli Aniene. Il 27 inizia l’occupazione del Liceo Cavour, la quarta scuola a mobilitarsi dopo Albertelli, Plinio e Enzo Rossi; nel pomeriggio viene occupato anche il tetto della facoltà di Lettere della Sapienza, contro i tagli all’istruzione e l’aumento delle spese militari. Il 29 sciopero generale contro la guerra e contro il governo: la mattina ci sono due cortei, uno della Cgil e uno dei comitati di base. Il 30 un grandissimo corteo per la Palestina – ventimila, forse trentamila persone – chiude il mese di mobilitazioni. Tralasciamo cosa è successo dentro al corteo. Meglio ricordare solo la musica, i carri, la murga, gli slogan, i canti, e tutta quella gente che si riprende le strade. (stefano portelli)
December 2, 2024 / NapoliMONiTOR
La parola della settimana. Serrata
(disegno di ottoeffe) Mille e cinquecento impianti di sorveglianza già esistenti a Napoli e trecentocinquanta nell’area metropolitana. Due milioni messi a disposizione dalla Regione Campania per aumentare le telecamere nelle periferie. Il raddoppio di presidi fissi di soldati e forze dell’ordine nelle piazze napoletane, in particolare a piazza Dante, nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure”, di fatto una guerra aperta agli adolescenti della città (per la quale il prefetto Di Bari ha ringraziato “la sensibilità del ministro Piantedosi”). Che non sia questa la soluzione, considerando che tutti si lamentano? E invece i commercianti della zona insistono, e in settimana hanno protestato per chiedere ancora più telecamere, più pattuglie, più sicurezza. Soprattutto, vogliono che i militari non stiano fermi in un posto ma si muovano avanti e indietro nella piazza. Pronti a intervenire contro il nemico minorenne. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/taci.mp4 (credits in nota1) Per evitare la “serrata” dei commercianti, che minacciavano di lasciare le saracinesche abbassate per protesta contro le baby gang e contro lo Stato, il prefetto ha messo su una sorta di consiglio di guerra, convocando il comandante dei carabinieri e il questore, e portandoseli a un incontro con i commercianti di cui sopra (che si sono tranquillizzati e hanno cancellato l’iniziativa). Personalmente ho appreso quest’accezione del termine “serrata” (“sospensione dell’attività lavorativa da parte di piccoli imprenditori, specialmente commercianti e artigiani, consistente nella chiusura dei propri esercizi di vendita e distribuzione, come forma di tutela dei propri interessi”) solo di recente. Più nota mi era quella di “sospensione totale o parziale del lavoro disposta dal datore di lavoro come mezzo di intimidazione, di coercizione e di rivalsa contro i lavoratori, durante vertenze e lotte sindacali; non avendo, come il diritto di sciopero, specifica tutela costituzionale, la serrata va considerata violazione degli obblighi contrattuali del datore di lavoro, e, nei casi più gravi, può configurare una forma di comportamento antisindacale vietato dallo Statuto dei lavoratori”. Il proprietario delle fonderie una serrata aveva ordinato, ma gli operai avevan lottato per difendere il posto di lavor. Il boss fascista Adolfo Orsi e Mario Scelba suo degno compare a sangue freddo fecero sparare su quella folla seminando terror. (bruna montorsi, l’eccidio di modena) Da qualche anno esiste una piattaforma che si chiama “Rilanciare il settore, rilanciare il paese” che di fatto è un’intesa tra organizzazioni datoriali e sindacati confederali (Cgil compresa) perché il comparto delle costruzioni venga sostenuto da investimenti pubblici su infrastrutture e grandi opere. Nel 2019, quando in occasione di un #climastrike il sindacato guidato da Landini chiamò una giornata di mobilitazione dei lavoratori delle costruzioni, richiamando esplicitamente a quella piattaforma e quindi all’intesa con i padroni, in molte città italiane, e in particolare davanti alle sedi dei sindacati, comparvero dei manifesti: (foto da: contropiano.org) Alle due di notte dello scorso 7 ottobre, con l’ausilio di ruspe e lacrimogeni delle forze dell’ordine, un gruppo di militanti No Tav è stato sgomberato da un terreno che il movimento aveva collettivamente acquistato e che era in corso di esproprio (lo sgombero è avvenuto addirittura prima dei termini previsti dalla legge). Il terreno è stato recintato da blocchi di cemento e griglie di ferro protette da filo spinato. Secondo il sito Volere la luna, sul terreno non sarebbero previsti lavori nel breve-medio termine. Il gruppo di proprietari ha avviato un’azione legale contestando le modalità di esproprio dell’area che considera illegittime. Sulla storia del grande inganno Torino-Lione sono stati prodotti decine di reportage, documentari, libri, oltre che materiale che di anno in anno si rinnova e viene presentato nel corso del festival che si tiene ogni estate in Val di Susa. Due tra le cose migliori sono Un viaggio che non promettiamo bene. Venticinque anni di lotte No Tav, di Wu Ming1, e Binario Morto. Alla scoperta del corridoio 5 e dell’Alta velocità che non c’è, autori Andrea Benedetti e il compianto Luca Rastello, di cui ricorrerà quest’estate il decimo anniversario della precoce scomparsa. Poi, magari, ti assale un pensiero: sono gli oggetti che ti sopravviveranno. Un giorno tu sarai morto e nel solito vecchio pettine ci sarà ancora impigliato qualche tuo capello. (luca rastello, piove all’insù) A proposito di scioperi e di Tav, è bene ricordare che l’articolo 15 del Ddl 1660 in corso di approvazione – uno dei motivi per cui si è manifestato negli ultimi due giorni – prevede alcune modifiche all’articolo 583-quater del codice penale “in materia di lesioni personali ai danni di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni o del servizio”. Una aggravante di nuova formulazione prevede che: all’articolo 339 è aggiunto il seguente comma: “Se la violenza o la minaccia è commessa al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica, la pena è aumentata”. Blocchi, disobbedienza, picchetti. Quanto sembri lontano, millenovecento. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/classe-operaia.mp4 (credits in nota2) (a cura di riccardo rosa) _________________________ ¹ Totò e Tina Pica in: Destinazione Piovarolo, Domenico Paolella (1955) ² da: La classe operaia va in Paradiso, Elio Petri (1971)  
December 1, 2024 / NapoliMONiTOR
La parola della settimana. Ciro
(disegno di ottoeffe) Ha una sola regola, questa rubrica: mai un nome proprio come “parola della settimana”. Come Braque, però, amo la regola che corregge l’emozione, ma ancor di più l’emozione che corregge la regola. E allora diventa, la rubrica, occasione per ricordare Ciro Esposito, tifoso del Napoli ammazzato nel 2014 dal neofascista Daniele De Sanctis, ultras della Roma che aveva organizzato un agguato ad alcuni pullman di tifosi del Napoli prima della finale di Coppa Italia contro la Fiorentina, a Roma. De Santis, come gran parte dei fascisti della capitale, galleggiava nel torbido mondo tra micro e macro-criminalità, intrallazzava con politica e imprenditoria, abusava di droghe e girava armato. Quel pomeriggio aveva assaltato un pullman di tifosi napoletani, per lo più famiglie con bambini al seguito. Negli stessi momenti Ciro Esposito camminava a piedi verso lo stadio dopo aver parcheggiato l’auto, e intervenne con altri suoi compagni per provare ad allontanare De Sanctis, che aveva appena lanciato due bombe carta nel bus del Club Napoli Milano Partenopea (qui una nostra dettagliata ricostruzione del fatto e della vicenda giudiziaria). Ieri Ciro avrebbe compiuto quarant’anni, e i tifosi del Napoli hanno deciso di ricordarlo prima della partita che la squadra di Conte giocherà tra poche ore – qui la sorte ci ha messo del suo – proprio contro la Roma. Domani a Scampia, invece, una squadra del quartiere incontrerà in un’amichevole alcuni tifosi del Boca Juniors, a Napoli per l’anniversario della morte di Maradona. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/11/ciro-esposito-VEED.mp4 (credits in nota1) Esposito era anche il cognome di Sara e Aurora, le due sorelle morte a inizio settimana, insieme a un altro ragazzo, Samuel Tafciu, mentre lavoravano in una fabbrica abusiva di fuochi artificiali a Ercolano (che poi è anche il cognome di un altro tifoso napoletano, Sergio, morto nel 2003 dopo il crollo di una tettoia dello stadio Partenio di Avellino). Sara e Aurora erano gemelle, avevano ventisei anni. Samuel ne aveva diciotto. Aurora aveva una figlia di quattro anni, Samuel una di cinque mesi. A cavallo tra il 2023 e il 2024 la richiesta per un decreto di ispezione dell’immobile trasformato in fabbrica era stata inoltrata alla procura di Ercolano, dopo che i vigili erano stati allontanati dal proprietario durante un controllo. In quasi un anno quel decreto non è mai arrivato. Sara, Aurora e Samuel lavoravano a nero per uno stipendio di circa venticinque euro al giorno. ‘A Massaria ‘e Rumano ‘na fabbrica è scuppiata, ‘a ggente ca fujeva e l’ata ca chiagneva. Chi jeva e chi turnava p’à paura e l’ati botte, ma arrivato annanz’ ‘o canciello, Maronna, e che maciello! […] Cammino, e che tristezza, m’avoto e ncopp’ ‘a rezza ‘dduje povere operaje cu ‘e carne tutt’abbruciate. […] So’ arrivate ‘e tavute e ‘a chiesa simmo jute, pe’ l’urdemo saluto, p’e cumpagne sfurtunate. P’e mmane nuje pigliammo tutte ‘sti telegramme so’ lettere ‘e condoglianze mannate pè crianza. […] Chi va a fatica’ pure ‘a morte adda affrunta’: murimm’ uno ‘a uno pe’ colpa ‘e ‘sti padrune. A chi avimm’ aspetta’ sti padrune a cundanna’ ca ce fanno fatica’ cu ‘o pericolo ‘e schiatta’. ‘Sta gente senza core cu ‘a bandiera tricolore cerca d’arripara’ tutte ‘e sbaglie ca fà. (gruppo operaio ‘e zezi, ‘a flobert) Sebbene sia stato un re attento a bilanciare la sua sete di conquiste con la volontà di limitare guerre e massacri, alle origini della presa del potere da parte di Ciro il Grande di Persia vi è una storia un po’ inquietante. Ciro era infatti nipote di Astiage, re dei Medi, che aveva dato sua figlia in sposa al re Cambise I, nel tentativo di neutralizzare la potenza dei persiani (la classica zappa sui piedi, perché da questo matrimonio sarebbe nato proprio Ciro, che da giovane principe si sarebbe ribellato al nonno, e da lì avrebbe iniziato l’ascesa verso il trono). Astiage aveva tentato già nei primi giorni della sua vita di uccidere Ciro, allertato da un sogno premonitore del suo grande destino. Solo che aveva affidato l’incarico ad Arpago, generale e stratega che, racconta Erodoto, si era inventato l’utilizzo dei cammelli come mezzo militare. Arpago non volle però eseguire il compito e lo delegò al pastore Mitradate, che una volta conosciuta l’identità del neonato si rifiutò a sua volta di ucciderlo e se lo portò in casa, sostituendolo con il figlio partorito morto da sua moglie. Qualche anno dopo, a causa di una lite, il giovane Ciro fu portato davanti ad Astiage, che lo riconobbe e capì che il suo omicidio non era mai avvenuto. Decise però di non ucciderlo, ma in compenso fece ammazzare il figlio di Arpago, e ne fece mangiare le carni al padre con un inganno, durante un banchetto. Mangiare o essere mangiati, non c’è scelta in certi casi.   Mentre scrivevo mi sono ricordato di aver visto, quando ero bambino, alcuni cartoni animati che raccontavano episodi e personaggi della storia antica attraverso la Bibbia, e che uno di questi aveva come protagonista, mi pareva, proprio Ciro. Ho provato così a cercarlo per condividerlo con un altro Ciro, un mio giovane amico che attualmente si sta formando in un asilo dei Quartieri Spagnoli. Ho scoperto però che a dispetto di un tentativo di riequilibrio alla fine del cartone, con una piccola spiegazione storica, la ricostruzione è totalmente appiattita sulla Bibbia, avvalorando alcuni grossi luoghi comuni storici come il presunto ruolo svolto dagli ebrei e come l’esistenza di un sanguinoso assedio al termine del quale Ciro conquistò Babilonia (in realtà lo fece senza spargimento di sangue e attraverso una politica di accordi con la classe dirigente della città). Cartone bocciato, insomma: meglio aspettare, mi sono detto, che il mio amico impari a leggere. Le più belle storie sul regno di Persia sono infatti raccolte, insieme ad altre, in In viaggio con Erodoto, splendido libro in cui Kapuscinski racconta il suo peregrinare tra India, Cina, Africa e Medio Oriente, rileggendo Erodoto, il “primo grande reporter della storia” (che pure qualche licenza creativa nella narrazione di certi eventi se la concede). Scena numero uno. Sostenuti dagli ateniesi, gli Ioni occupano e incendiano Sardi (seconda città persiana dopo Susa). Scena numero due (famosa): dopo due o tre mesi Dario, re dei persiani, viene informato del fatto. “Si dice – scrive Erodoto – che dapprima, appena lo seppe, senza tener conto degli Ioni poiché ben sapeva che non impunemente si erano ribellati, Dario chiedesse chi fossero gli Ateniesi; e poi, saputolo, chiedesse un arco e, presolo e accostatovi un dardo, lo scagliasse verso il cielo e mentre fendeva l’aria esclamasse: “O Zeus, che mi riesca di vendicarmi degli Ateniesi!”. Detto questo ordinò a uno dei suoi servi che ogni volta che gli veniva imbandito il pranzo gli dicesse per tre volte: “Signore, ricordati degli Ateniesi”. (ryszard kapuscinski, in viaggio con erodoto) (a cura di riccardo rosa)
November 24, 2024 / NapoliMONiTOR
La parola della settimana. Vice
(disegno di ottoeffe) Sui giornali napoletani si è parlato molto questa settimana della due giorni dedicata a don Pedro Tellez Giron, terzo duca di Osuna e vicerè di Sicilia e Napoli, una manifestazione organizzata tra gli altri dalle università L’Orientale e Suor Orsola Benincasa, dalla Biblioteca Nazionale e dall’Istituto Cervantes.  Uomo di cultura e politico di lungo corso, il viceré combatté con fervore i turchi ottomani e i repubblicani veneziani. Organizzò a suon di intrighi, corruttele e tradimenti una congiura nel tentativo di conquistare Venezia e riguadagnare i favori di Filippo III, che aveva perso a causa della difficoltà nel gestire le province dell’Italia meridionale. Dalla storia del golpe tentato, come da altre che lo riguardano, Tellez Giron non esce esattamente bene. Dei congiurati spagnoli che volevano distruggere la repubblica marinara si racconta invece in una tragedia di Simone Weil (in realtà incompiuta), Venezia salvata, “forse l’unica vera tragedia contemporanea” per L’indice dei libri del mese (dal numero 8 del 1987, dove tra gli altri si può leggere una bella intervista a Dario Fo, a cui per la prima volta era stato concesso di recitare negli Stati Uniti ). Verso la fine degli anni Sessanta cominciammo a renderci conto che nonostante il nostro successo rischiavamo di essere trasformati in qualcosa di simile a un alka-seltzer, o a diventare una sorta di sauna energetica. Così abbiamo deciso di abbandonare il teatro istituzionale e di costruire una nostra struttura operativa. Ci siamo collegati a spazi proletari come le case del popolo, nate nell’Ottocento come centri culturali, poi cadute in disuso e ridotte per lo più a sale per giocare a carte. Abbiamo inventato una forma di teatro adatta a questi spazi, spettacoli su argomenti controversi che suscitavano lunghe discussioni dopo la rappresentazione: […] la catena di montaggio, la strategia della lotta di classe, lo sfruttamento trionfalistico della Resistenza da parte del Pci e così via. (dario fo intervistato da daniela salvioni e anders stephanson) Il 13 giugno 1971 Fo fu tra i firmatari della Lettera aperta a L’Espresso sul caso Pinelli, un documento che chiedeva la destituzione di numerosi funzionari di polizia che avevano provato a inquinare le ricostruzioni sulla morte dell’ex partigiano e ferroviere anarchico, condizionando il processo a favore del commissario Calabresi (in Morte accidentale di un anarchico Fo lo chiamava “commissario Cavalcioni”, perché interrogava i sospettati piazzandoli gambe a penzoloni sulla finestra aperta della questura). Qualche giorno fa ci ha lasciati Licia, moglie di Pinelli, che alla ricerca della verità e alla difesa della memoria di suo marito ha dedicato gran parte della propria vita. La casa era molto piccola, le telefonate le prendevo io, si sentiva tutto attraverso le pareti, leggevo la posta. Pino poi con me era trasparente, magari voleva tacermi qualcosa ma finiva sempre per dirla, le bugie non era in grado di raccontarle perché aveva un suo modo di esprimerle che le capivo subito. Ci capivamo molto. Il trovarsi d’accordo nelle sfumature e nelle risposte da dare agli altri, guardarsi ed essere veramente d’accordo sulla frase che io sto dicendo e lui la sta dicendo nello stesso modo, sulla stessa lunghezza d’onda, con un’occhiata. C’era un quiz in tv: si presentavano due coppie, di ogni coppia uno doveva rispondere a una domanda e l’altro, della stessa coppia, che non sentiva, doveva dare la stessa risposta. Come affinità elettive. Ecco, Pino aveva mandato la domanda di partecipazione, non so se ti ho risposto. Eravamo cresciuti bene insieme. (licia pinelli e piero scaramucci, una storia quasi soltanto mia. la breve vita di giuseppe pinelli) A proposito di America, sbirri e fascisti: il nuovo vecchio presidente degli Usa ha annunciato le nomine della nuova amministrazione. Tra i personaggi illustri ci sono: Elon Musk, alla guida del Dipartimento per l’efficienza governativa (una specie di dipartimento per l’eliminazione delle regole fissate dallo Stato sull’impresa privata, con la scusa della lotta alla burocrazia); Robert Kennedy Junior (il terzo degli undici figli di Robert Kennedy), sostenitore della cura di praticamente tutte le malattie con i raggi del sole; Stephen Miller, fautore del “Muslim ban” del 2017, che impediva ai cittadini di numerosi paesi musulmani di entrare negli Stati Uniti. Il vice? J. D. Vance, per anni nemico giurato del presidente e tra i leader del movimento “Never Trump”, poi divenuto suo fedelissimo. Vance ha investito grosse cifre di denaro nella piattaforma video on-line Rumble (uno Youtube di estrema destra), attribuisce la maggior parte dei mali del paese all’immigrazione irregolare e pensa che l’aborto vada abolito. Vance si oppone al diritto all’aborto anche in caso di incesto o stupro, ma ritiene che si debbano fare eccezioni per i casi in cui la vita della madre è in pericolo. Si è appellato alla decisione della Corte Suprema nel caso Roe vs. Wade. Durante la preparazione per le elezioni al Senato del 2022, una sezione sul sito della sua campagna recitava semplicemente: “Eliminazione dell’aborto” (traduzione da un articolo di adam nagourney, pubblicato sul new york times il 17 luglio 2024). Fino al 2021, Vance non aveva mai avuto a che fare con la politica. È stato giornalista, scrittore, ha lavorato in uno studio legale e al fianco di Peter Andreas Thiel, il fondatore di PayPal. In politica estera sostiene la necessità per gli Stati Uniti di non intervenire ulteriormente nei conflitti in corso in Europa e di una politica isolazionista. Con Zelenskyj e Putin si dovrà tornare a parlare quando sarà finita la guerra. O sarà finito il vino:   Merita, in chiusura, una menzione l’ex calciatore olandese Ruud van Nistelrooij, sfortunato “vice” dell’allenatore ten Hag durante la sua disastrosa esperienza sulla panchina del Manchester United. Del Manchester van Nistelrooij é stato una leggenda: è il calciatore che ha raggiunto in meno partite quota cento gol, e per due anni di fila è stato miglior marcatore della Champions League. Dal gol in effetti era ossessionato: Gary Neville, suo capitano, ha raccontato che per almeno tre anni van Nistelrooij è stato sempre di cattivo umore perché non riusciva a staccare l’attaccante francese Henry, rivale dell’Arsenal, nella classifica dei migliori cannonieri della Premier League. Si dice che al termine dell’ultima partita del campionato 2004-05, dopo che Alex Ferguson (con cui aveva più volte litigato) lo aveva tenuto di proposito in panchina con l’obiettivo di non fargli vincere l’agognato trofeo individuale, van Nisterlrooij si avvicinò al suo allenatore mettendogli le mani addosso al grido di “maiale scozzese”.  A dispetto degli ottimi risultati (dieci punti in quattro partite) ottenuti nella sua esperienza di allenatore del Manchester dopo l’esonero di ten Hag, la società ha scelto di sollevare RVN dall’incarico di primo allenatore ma anche di vice, con un messaggio un po’ paraculo del tipo: “Il Manchester United conferma che Ruud van Nistelrooy ha lasciato il club. Ruud è tornato in estate e ha preso in mano la squadra nelle ultime quattro partite come capo allenatore ad interim.  Ruud è, e sarà sempre, una leggenda del Manchester United. Siamo grati per il suo contributo e per il modo in cui ha affrontato il suo ruolo durante tutto il suo tempo con il club. Sarà sempre il benvenuto all’Old Trafford”. Nel caso in cui Ruud dovesse essere tra i lettori di questa rubrica lo consoliamo, e ci consoliamo, così:  (a cura di riccardo rosa) __________________________ ¹ Pietro Carloni e Alberto Sordi in: Accadde al commissariato, Giorgio Simonelli (1954)
November 17, 2024 / NapoliMONiTOR
La parola della settimana. Compromesso
(disegno di ottoeffe) Io voglio che l’Italia non esca dal Patto Atlantico anche per questo, e non solo perché la nostra uscita sconvolgerebbe l’equilibrio internazionale. Mi sento più sicuro stando di qua, ma vedo che anche di qua ci sono seri tentativi per limitare la nostra autonomia. (enrico berlinguer intervistato da gianpaolo pansa per il corriere della sera, 1976) Giovedì ho visto il film su Berlinguer di Andrea Segre, ambientato negli anni del compromesso storico. C’è dietro un bel lavoro sulle immagini di repertorio da parte del regista e sul personaggio da parte di Elio Germano. Poco altro. Politicamente è quantomeno semplificante e in alcuni passaggi nemmeno troppo onesto. Qualche giorno fa Nanni Moretti ha fatto notare a regista e attore – che nella propria carriera hanno sempre preso precise posizioni politiche ma che nelle presentazioni del film si entusiasmano oltre ogni ragionevolezza per la figura dell’ex segretario del Pci – che se avessero avuto vent’anni nel ’73 probabilmente non sarebbero stati dalla parte di Berlinguer. La gravità dei problemi del paese, le minacce sempre incombenti di avventure reazionarie e la necessità di aprire finalmente alla nazione una sicura via di sviluppo economico […], rendono sempre più urgente e maturo che si giunga a […] un nuovo grande “compromesso storico” tra le forze che raccolgono e rappresentano la grande maggioranza del popolo italiano. (enrico berlinguer su rinascita, 1973) Qualcuno uscendo dal cinema, come di solito fa la gente quando vuole criticare un film ma non sa cosa dire, lo definiva “lento”: https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/11/berli.mp4 (credits in nota1) In queste settimane di dibattito sulla probabile approvazione al senato del Ddl 1660 mi è capitato di rileggere della scomunica che il Pci aveva fatto su l’Unità a sindacalisti, magistrati, docenti, giornalisti che avevano sottoscritto un appello lanciato dai gruppi extraparlamentari contro la legge Reale sull’ordine pubblico. Qualche anno prima il partito aveva organizzato, nel suo istituto di formazione delle Frattocchie, un Seminario sull’estremismo, in cui si faceva un dettagliato punto sugli sviluppi delle realtà extraparlamentari, denotando particolare preoccupazione per la crescita di alcune, che avrebbe potuto rafforzarsi a causa della scarsa accettazione di una parte della base comunista della politica del compromesso storico. È falso che io abbia definito provocatori gli studenti in lotta. Ho accusato di essere provocatori oltre ai fascisti alcuni gruppi dell’area dell’Autonomia che il 2 febbraio scatenarono un’intollerabile violenza in risposta al raid squadrista del giorno precedente. […] Mi riferivo (quando ho detto che è necessario chiudere i covi da cui partono le azioni violente, ndr) anche a covi di gruppi come quelli della cosiddetta Autonomia, per esempio quello di via dei Volsci, i cui aderenti da anni paralizzano alcune facoltà universitarie. […] Sono vere e proprie formazioni paramilitari che bisogna cercare di comprendere ma senza giustificazionismi e applicando la legge fino in fondo. […] In nessun modo i tentativi di capire questi estremisti devono poter essere confusi con un modo paternalistico di civettare con loro. (ugo pecchioli, responsabile della sezione “problemi dello stato” del pci, intervistato da paolo mieli nel febbraio 1977) Nella mia adolescenza, e fino credo al primo anno di università, sono stato iscritto a uno dei due partiti comunisti che ancora portavano qualche parlamentare in Camera e Senato. Una cosa che trovavo difficile era capire, e poi giustificare, i continui cambiamenti di opinione e collocazione rispetto al nascente “centrosinistra”. In effetti, nel ’98 i Comunisti Italiani avevano due ministri (prima volta al governo nella storia d’Italia), nel 2001 due parlamentari europei, appoggiavano Rutelli e Prodi, poi non appoggiavano Prodi in un nuovo governo, si scindevano da Rifondazione Comunista, appoggiando di nuovo Prodi, poi proponevano sempre a Rifondazione, ogni sei mesi, un partito unitario, e infatti poi i due si univano ma intanto era nato il Pd e li aveva scaricati. A livello locale andava ancora peggio: le posizioni sulle giunte comunali e regionali Bassolino e Iervolino cambiavano più o meno ogni tredici giorni, a seconda della convenienza politica. Non si può certo dire che la politica del compromesso non sia stata assorbita bene dai comunisti. ‘O ‘vvi’, so’ stato bbuono… Quanno ‘o sanghe cavero int’e vvene scurreva io ero pronto pe’ fa’ ‘a rivoluzione. Succedeva o nun succedeva ca murevano o nun murevano io ero pronto pe’ fa’ ‘a rivoluzione. ‘O ‘vvi’, so’ stato bbuono… Quanno tu diciste: “Lotta ‘e classe sì, ma senza sanghe; ca ‘o sanghe nun ha maje fatto ‘nu munno nuovo”, me cunviciste e dint’e ccarne meje nascette Cristo. ‘O ‘vvi’, so’ stato bbuono… Ma mo’ me so’ rutt’o cazzo! Mò ‘o nemico mio ‘o staje pittanno ‘e russo, e parle ‘e compromesso cu’ chi m’ha fatto fesso, cu’ chi so’ secoli ca me sta rumpenno l’ossa, cu’ chi me fa scava’ ‘a fosse cu’ ‘e stesse mmane mieje… (napoli centrale, ‘o nemico mio) Le scene meno riuscite del film su Berlinguer sono in realtà proprio quelle che dovrebbero, nelle idee di chi l’ha pensato, dare profondità alla pellicola, come quando il segretario si trova a spiegare ad altri – a un’assemblea operaia, o ai suoi figli – le scelte alla base del compromesso. Mi è venuta in mente un paio di volte una scena di Palombella Rossa, quando la giornalista che “si occupa di sport” lancia, senza capirci troppo, al protagonista, una serie di accuse anche sensate ma rese ridicole dalle frasi retoriche che ha trovato su “un libricino”. Apicella risponde con un paio di supercazzole a cui sembra non credere nemmeno lui, non troppo diversamente dal Berlinguer di Germano, che invece nelle sue scelte, nel resto del film, sembra avere una fede incrollabile. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/11/PALOMBELLA-def.mp4 «Se fossi cattolico come lei crederei anche nel dogma dell’Immacolata Concezione. Ma non sono cattolico, e non credo né a questo dogma né all’evoluzione democratica dei comunisti italiani». (henry kissinger ad aldo moro, 1975) Del Pci del compromesso storico diamo una definizione diversa da prima. Ai nostri occhi era stato un grosso partito democratico che mirava per via opposta al nostro stesso scopo. Ma col tempo era diventato – scrivemmo – il partito che riduceva gli interessi della classe operaia a quelli dello Stato. […] A un certo punto della prigionia Moro si rivolge “al Santo Padre”, con tutto quello che questa espressione significa per lui. Montini risponde con una lettera politica a noi. Gli accenti sono molto alti, accorati, anche toccanti, ma il significato del messaggio è un macigno. Moro se ne rende conto. Quelle parole che cominciano con “Uomini delle Brigate Rosse” e finiscono con “lasciatelo senza condizioni” gli dicono che anche Montini si è schierato, e il cerchio si è chiuso. È disperato. Se il Papa, che avrebbe tutta l’autorità morale per percorrere i sentieri di un compromesso, non si è proposto come mediatore o almeno come interlocutore neutrale, vuol dire che sta con chi ha deciso: meglio Moro morto che trattare con le BR. Dopo quel “senza condizioni” nessuno avrà il coraggio di fare la minima mossa. (mario moretti intervistato da rossana rossanda e carla mosca, 1994) […] Paolo VI ha gettato la ghiara si è travestito in abiti da prete. Sta ingozzando a viva forza Berlinguer per punirlo della sua frugalità, lo ucciderà parlandogli d’amore dopo averlo avvelenato di pietà. E mentre Paolo grida quattro suore si son spogliate già: Berlinguer sta per essere violentato in via della Povertà. (fabrizio de andrè, via della povertà – uncensored) (a cura di riccardo rosa) __________________________ ¹ Mario Pachi, Roberto Benigni, Carlo Monni e Maresco Frantini in: Berlinguer ti voglio bene, Giuseppe Bertolucci (1977) ² Mariella Valentini e Nanni Moretti in: Palombella Rossa, Nanni Moretti (1989) 
November 10, 2024 / NapoliMONiTOR