(disegno di ottoeffe)
Avevo vent’anni, ero giovane e inesperto ma scrivevo già meglio di altri
colleghi con il doppio della mia età. Il caporedattore di Cronache di Napoli mi
mise a fare un’inchiesta sulla casa. Era una roba abbastanza complessa: si
trattava di mettere in relazione, andandola a verificare sul campo, la
condizione penosa dell’edilizia pubblica nei quartieri più periferici e
complicati con il piano politico, e soprattutto con le vicende giudiziarie che
stavano coinvolgendo Alfredo Romeo, gestore di quel patrimonio per conto del
Comune. In due mesi tirai fuori un bel lavoro, così che qualcuno mi suggerì,
dopo la sua pubblicazione, di proporlo anche a un periodico di approfondimento e
reportage, all’epoca a me sconosciuto (forse ho già raccontato di questa
vicenda, ma la memoria ormai m’inganna). L’inchiesta – ampiamente rivista dal
responsabile editoriale – fu il mio primo pezzo per Monitor: andò in prima
pagina sul tabloid, una sciccheria che, ad averci i soldi, bisognerebbe
riproporre.
(n. 26, ottobre 2009)
Mentre facevo le interviste, raccolsi anche del materiale video e lo montai in
un documentario, dal contenuto interessante ma dalla forma oscena. I redattori
di Monitor me lo fecero comunque proiettare in un evento pubblico nella
redazione della Sanità, credo per incoraggiarmi a continuare a frequentare il
giornale. Quando qualche mese dopo gli chiesi un parere su quel lavoro, R. mi
rispose laconico: «La forma è il contenuto».
Tuttavia ci sono delle menzogne che, se le si crede, non recano alcun danno, per
quanto l’intenzione di ingannare anche con questo tipo di menzogne non è esente
da danni: i quali però ricadono su chi mente e non su chi gli presta
fede. (sant’agostino, contro la menzogna)
Oltre che in matematica, a scuola, ero molto scarso anche in filosofia, complici
docenti dalla preparazione e dalle capacità comunicative imbarazzanti. So, però,
che su forma e contenuto delle cose interessanti le ha dette Kant, così me ne
sono andate a cercare alcune. Oggi mi sembrano più chiare.
Nella sua Critica della ragion pura adopera la parola “forma” per descrivere le
categorie entro cui la conoscenza è in grado di ordinare la realtà fenomenica.
Spazio e tempo cessano di essere contenuti e iniziano ad essere modi, categorie
attraverso cui la sensibilità umana può conoscere. Ma la forma, ogni forma, pone
sempre il problema della sua necessità. E così, nella Critica del giudizio, Kant
si domanda quale sia la facoltà umana in grado di trovare il senso della forma.
È l’intelletto, legiferante, che stabilisce i significati. (carlotta
bandieramonte, culturefuture.net)
Se il linguaggio è contenuto e il contenuto è politico, allora il linguaggio è
politico. E quindi ci sono parole precise per discriminare una persona per la
sua religione, il suo colore della pelle o la sua provenienza, e altre per
attaccarne un’altra che si professa seguace di una ideologia basata
sull’omicidio e la deportazione (caso in cui, per quanto mi riguarda,
bisognerebbe direttamente menargli, alla persona in questione). Sulla vicenda
del blitz di due provocatori sionisti in un ristorante napoletano che aderisce a
campagne contro l’apartheid israeliano si è detto e scritto anche troppo:
l’importante è che la comunità vicina a Nives Monda (che è proprietaria e
organizzatrice di quel luogo) sia riuscita a rispondere con una certa prontezza
proteggendola da un linciaggio assai pericoloso, nei tempi in cui un cinguettio
e una recensione su Tripadvisor, e le implicazioni che si trascinano dietro,
possono far sicuramente più male di un calcio nel sedere.
Resta l’indecente figura fatta dal comune di Napoli e dalla sua assessora al
turismo Teresa Armato, che si è precipitata a solidarizzare con i provocatori
sionisti, invece di provare a capire i fatti e andare a sostenere Nives e i
lavoratori di quell’attività.
La Suprema Corte (sent. n. 48553/2011) ha stabilito che chiamare “parassita” un
personaggio politico costituisce diffamazione a meno che non si argomentino le
ragioni dalle quali l’insulto è scaturito. Perché vi sia esercizio del diritto
di critica, è necessario insomma che il giudizio – anche severo, anche
irriverente – sia collegato col dato fattuale dal quale il “criticante” prende
spunto. (laleggepertutti.it)
Tornando su piani più alti, se il rapporto tra forma e contenuto, per esempio
nell’arte, è tema troppo profondo persino per questa rubrica, alcuni spunti
utili possono tornarci da immagini efficaci, pur portatrici di linee
discutibili.
Apprezzabile, sul tema, è Vladimir Ermakov, critico letterario e traduttore
russo:
La forma si fonde al meglio con il contenuto proprio quando non si fa notare. È
come la buona vodka in un bicchiere trasparente.
Un po’ meno Wilde:
Odio il realismo volgare nella letteratura. Chi chiama vanga una vanga dovrebbe
essere costretto ad usarla. È l’unica cosa per cui è adatto.
Altre suggestioni dal più noto Bertoli:
E adesso che farò non so che dire:
ho freddo come quando stavo solo,
ho sempre scritto i versi con la penna
non ho ordini precisi di lavoro. […]
Adesso dovrei fare le canzoni
con i dosaggi esatti degli esperti.
Magari poi vestirmi come un fesso
per fare il deficiente nei concerti.
E dal solito Tolstoj:
Il contenuto deve essere facile da capire, non astratto. È assolutamente falso.
Il contenuto può essere come volete. Ma non si deve sostituire l’andare al sodo
con le chiacchiere, non si deve nascondere con parole scelte il vuoto del
contenuto.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/05/bsg-clip.mp4
(credits in nota1)
POST SCRIPTUM – Qualche giorno fa, parlando con una cara amica e compagna di
forma e contenuto nel discorso politico “interno” (inteso come il confronto tra
militanti che fanno parte di uno stesso gruppo), riflettevamo sull’opportunità o
meno di inserire dei filtri nel linguaggio, a beneficio degli attivisti più
giovani che hanno sviluppato una sensibilità più elevata, rispetto alla nostra,
in relazione alla forma-parola. Abbiamo preso atto alla fine che forse dovremmo,
ma che probabilmente non ne siamo capaci, per cui la sua soluzione (sensata) è
dire a tutti (e tutte) qualcosa tipo: mi dispiace se ho avuto dei modi troppo
diretti, fatemelo notare, magari davanti a una birra così siamo tutti più
rilassati.
Forse sbagliammo ‘e modi
ma nun sbagliammo moda.
Trasimm’ int’a galera
cu ‘a tuta r’a Legea.
a cura di riccardo rosa
__________________________
¹ Christoph Waltz in: Bastardi senza gloria, di Quentin Tarantino (2009)
Tag - rubriche
(disegno di ottoeffe)
Figlio: Papà mi dai cinquemila lire?
Padre: Quattromila lire? Che devi fare con tremila lire? Hai sempre voluto
duemila lire mo’ vuoi mille lire? Prenditi cinquecento lire e dividi con tuo
fratello!
Questa gag – ripetuta ossessivamente dal papà di un amico, ai tempi della
scuola, per non sganciare soldi a suo figlio – mi è tornata in mente quando ho
ascoltato la conferenza stampa del ministro Musumeci, che dopo la riunione
dell’esecutivo ha annunciato in pompa magna la destinazione di fondi per
l’emergenza sismica e geologica nel paese. Una roba tipo: “Abbiamo destinato un
miliardo” […] “da dividere per quattro regioni” […] “che cacceremo in dieci
anni” […] “forse dodici” […] “solo una minima parte nel primo anno” (l’ho un po’
semplificata ma è andata veramente così). Alla fine è venuto fuori, come
prevedibile, che per Bagnoli ci sono pochi spiccioli, assolutamente
insufficienti per l’unica cosa che si dovrebbe fare: un investimento a tappeto
per il miglioramento e/o l’adeguamento sismico di tutto l’abitato, con
l’obiettivo di permettere alle persone di “convivere con il bradisismo”
(espressione di cui le istituzioni si riempiono la bocca senza avere minimamente
l’idea di cosa stiano dicendo).
“Fuori gli sghei per i Campi Flegrei”, recitava uno striscione a una
manifestazione di qualche settimana fa. Sta andando più o meno così:
Ieri di ritorno da Lecce abbiamo ascoltato la partita dell’Inter sperando che il
Verona potesse strappare un risultato contro una squadra stanca e piena di
assenze. I nerazzurri hanno fatto una partitaccia ma è bastata, considerando la
qualità veramente scadente degli avversari (raramente si sono viste in serie A
tutte insieme squadre così scarse come i vari Lecce, Verona, Empoli, Cagliari,
Monza di quest’anno).
Si rifletteva, in macchina, sul fatto che mentre due anni fa la preoccupazione
principale di noi tifosi era fare continui conticini su pezzetti di carta
improvvisati per capire in che giornata il Napoli avrebbe vinto lo scudetto,
quest’anno dovremmo soffrire fino all’ultimo secondo dell’ultima partita, ma
almeno ci risparmieremo di metterci a fare i ragionieri. Pure per questo va
ringraziato Conte, anche se personalmente non so se sono pronto. Le energie non
solo fisiche ma anche mentali (retorica degli addetti ai lavori calcistici per
dire che azzeccare con la testa su una cosa stanca anche il corpo) sono quasi
all’esaurimento, e al ritorno a casa ho dovuto mangiare un chilo di patatine
fritte per ristabilizzare la serotonina che aveva fatto su e giù tra la partita
del Napoli e quella dell’Inter.
Durante la fase maniacale queste persone vivono un momento di grande autostima,
sono molto loquaci, parlano rapidamente, passano di continuo da un argomento
all’altro, si sentono invulnerabili e per questo assumono comportamenti
rischiosi, anche nella sfera sessuale, possono darsi a spese pazze che non si
possono permettere, sono irritabili e a volte molesti. Un tratto caratteristico
è la mancanza di sonno: possono non aver bisogno di dormire per diversi giorni.
[…] Questa situazione deve durare almeno una settimana per poter essere definita
clinicamente “maniacale”. (luigi ripamonti, siamo tutti bipolari? per fortuna
no: gli sbalzi d’umore non sono una malattia in: corriere salute, 31 luglio
2022)
L’alcool interferisce con il funzionamento di due recettori neuronali: quelli
per il GABA (acido gamma-aminobutirrico) e quelli per il glutammato. […] Se da
una parte l’aumento dell’attività del GABA produce gli effetti sedativi,
dall’altra la soppressione dell’attività del glutammato, anche a dosi molto
basse, ha un effetto specifico sulla formazione dei ricordi e sulle funzioni
esecutive, come i processi decisionali, di problem solving e di memoria di
lavoro. […] Con l’assunzione cronica di alcool, si verificano dei cambiamenti
irreversibili a strutture cerebrali importanti per la memoria, come l’ippocampo.
[…] La perdita delle cellule nervose dell’ippocampo è responsabile dei
cosiddetti “black-out”, con perdita di memoria a breve termine. I ripetuti
blackout, un chiaro segno di consumo eccessivo, possono causare danni permanenti
che impediscono al cervello di conservare nuovi ricordi. Ad esempio, un
individuo può essere in grado di ricordare eventi passati con perfetta chiarezza
ma non ricordare di aver avuto la conversazione poche ore dopo. (da:
brainandcare.com)
Come il Verona sul campo da calcio, sono sempre stato molto scarso in
matematica. Al terzo o al quarto anno di liceo incominciai a prendere lezioni da
un amico più grande, per cercare di capirci qualcosa di disequazioni, funzioni e
derivate. Un giorno, mentre correggevamo un esercizio, mi chiese come potevo
averlo risolto in un certo modo, dato che quel metodo si basava su operazioni
che avrei studiato almeno l’anno successivo (in realtà me l’ero fatto fare mio
fratello più grande, che già studiava architettura). Quando dissi che ci avevo
perso molto tempo, finché non mi era “venuta un’intuizione”, mi cacciò di casa,
telefonò a mia madre per dirgli che con me si perdeva il tempo e che si sarebbe
dimesso dal suo incarico.
(credits in nota1)
Vattenne a ‘lloco,
vattenne pazzarella!
Va’ palummella e torna,
e torna a st’aria
accussì fresca e bella!
‘O bbi’ ca io pure
m’abbaglio chianu chiano,
e ca m’abbrucio ‘a mano
pe’ te ne vulè caccià?
(palomma ‘e notte)
a cura di riccardo rosa
__________________________
¹ Carlo Cecchi in: Morte di un matematico napoletano, di Mario Martone (1992)
(disegno di peppe cerillo)
Il primo aprile senza sapere dell’imminente morte del papa il sindaco annuncia
il blocco degli sfratti, l’esproprio delle case vuote, l’annullamento dei
maxiprogetti del Porto di Fiumicino, dello Stadio di Pietralata e
dell’inceneritore di Santa Palomba, nonché la fine del Giubileo in protesta
contro il patriarcato e la gerarchia vaticana. Purtroppo il 2 tutto torna alla
normalità: una studentessa di ventidue anni viene trovata uccisa e infilata
morta in una valigia, il femminicida è un coetaneo che viveva sulla Nomentana;
muore anche il turista scozzese ustionato nell’esplosione del palazzo di
Monteverde; e anche una ragazza ventunenne degli Usa per uno shock anafilattico
da street food del Pigneto. Il Comune intanto affida la manutenzione della
pineta di Ostia a una società già indagata per truffa negli appalti pubblici.
Il 3 una fiaccolata a Ostia protesta contro la diffamazione causata dal
commissariamento “per mafia” del Municipio dieci anni fa, di recente definito
“una supercazzola” dal prefetto Gabrielli. Intanto a Ostiense si inaugura “La
Dolce Vita Orient Express”, un treno di lusso che attraverserà l’Italia al
modico prezzo di 3.500 euro a notte. Il 4 una ruspa demolisce l’iconico
ponticello del Pigneto con cui si attraversavano i binari che tagliano il
quartiere, pronti a essere sommersi da una nuova colata di cemento. Nel
pomeriggio presidio di un centinaio di liceali e universitari al Pantheon contro
il DDL sicurezza, le guardie circondano la piazza e manganellano sulla folla.
Il 5 grande manifestazione contro il riarmo: arrivano centinaia di pullman da
tutta Italia, e centoventimila persone sfilano in corteo da piazza Vittorio fino
ai Fori Imperiali. Domenica 6 nel viterbese migliaia di persone sfilano in
protesta contro un deposito di scorie nucleari previsto a Vulci; alla scuola Di
Donato dell’Esquilino grande assemblea di insegnanti e genitori contro le linee
guida sulla scuola firmate da Ernesto “Solo l’occidente” Galli della Loggia.
Lunedì 7, mentre atterra a Roma re Carlo d’Inghilterra con la reale consorte, a
Torpignattara un ragazzo viene aggredito da un gruppo di coetanei, forse perché
del Bangladesh; era successa la stessa cosa alcuni giorni prima. Intanto nel
ghetto ebraico un ragazzo di tredici anni si spara alla testa, per suicidio o
per errore ma sicuramente giocando con una pistola. Gualtieri inaugura l’Hotel
extra-lusso Orient Express a piazza della Minerva (Pantheon). Martedì 8 sul muro
dell’Ex Snia Viscosa appare una scritta in cirillico inneggiante al battaglione
Azov, mentre scritte contro il 25 aprile appaiono in altre parti del quartiere
Pigneto. Il 9 il Tar autorizza il Comune ad affidare la manutenzione di Villa
Ada a una società privata già indagata per truffa negli appalti. La notte
del 10 la Banda Robin Hood tira vernice bianca sulla facciata dell’albergo
privato Social Hub a San Lorenzo, costruito sui terreni pubblici dell’Ex Dogana.
L’11, giorno della firma del decreto sicurezza, un insegnante di liceo e membro
di Ultima Generazione inizia uno sciopero della fame davanti Montecitorio.
Arrivano a Roma i genitori di Wissem, ragazzo tunisino morto nel 2021 durante la
detenzione nel Cpr di Ponte Galeria, per chiedere giustizia per loro figlio. A
piazza del Popolo inizia il “Villaggio della legalità”, grande festa della
polizia. La notte di sabato 12 veglia per la Palestina durante la notte a
Montecitorio, mentre a Milano il corteo viene attaccato dalla polizia: alcuni
agenti portano simboli di estrema destra sulle felpe.
Il 13 c’è il derby in notturna: nel pomeriggio un gruppo di circa cinquecento
ultras romanisti tentano di raggiungere i laziali radunati a Ponte Milvio,
tirando bombe carta e attaccando la polizia intorno all’Olimpico: tredici agenti
feriti. Ma l’attenzione dei giornali, è sui “facinorosi” pro-Palestina, in vista
del 25 aprile, quando l’Anpi nazionale lascerà la piazza alla Brigata ebraica.
Un altro ragazzo morto in strada, trentesima vittima delle auto del 2025.
Duplice omicidio la notte di lunedì 14 al Pigneto, sotto la Tangenziale: gli
assassini sono arrivati in moto e hanno sparato alla testa di un uomo e di una
donna che lavoravano nel tessile. Martedì 15 grande assemblea di movimento alla
Sapienza, si decide di non permettere che piazzale dei Partigiani il 25 aprile
sia monopolizzato dai sionisti. Il 16 protesta degli inquilini Ater di via
Pincherle e Colli Portuense contro la privatizzazione del patrimonio pubblico.
Il 17 vento e pioggia; l’assessore all’urbanistica convoca i concessionari dei
lidi di Ostia in Campidoglio e decide di allungare la stagione fino al 30
ottobre nonostante la scadenza delle concessioni. Intanto all’Infernetto una
commessa del Todis sferra un pugno in faccia alla giornalista Federica Angeli
di Repubblica, che le aveva chiesto di servirla con più lena. Venerdì
18 manifestazione a piazza Vittorio per la Giornata dei prigionieri palestinesi;
enorme preghiera collettiva dei bangladesi romani contro il genocidio a Gaza. A
Roma c’è anche il vice di Trump, JD Vance, che incontra la presidentessa del
consiglio; chiede udienza anche al papa ma gli viene negata.
Il 19 all’ambasciata dell’Oman alla Camilluccia si incontrano il primo ministro
iraniano e il delegato degli Usa per l’accordo sul nucleare. Intanto il Colosseo
viene fatto chiudere un’ora prima, lasciando fuori centinaia di turisti che
avevano già pagato, per lasciare entrare il vicepresidente Usa Vance, che però
non viene.
Il 20 è Pasqua, ultimo giorno del pontificato di Bergoglio, che muore
il 21 mattina, la pasquetta del Giubileo e Natale di Roma. Il 22 si espone la
salma del papa in Vaticano, accorrono i capi di stato tra cui Trump e Zelensky,
di cui il pontefice aveva detto “sono dei pazzi”. Duemila poliziotti intorno al
Vaticano, tra cui sistemi antidroni e tiratori scelti sui tetti di via della
Conciliazione, a proteggere il cadavere di uno che aveva appena invocato il
disarmo. Il 24 arriva a Roma Francesca Albanese, relatrice Onu per la Palestina,
e parla nell’Aula magna di Lettere della Sapienza. Il 25 aprile tra morte del
papa e cortei per la Liberazione ci sono trentamila agenti schierati in città.
Il primo presidio è già alle otto di mattina a Piazzale Ostiense, per evitare di
lasciare la piazza all’ambasciata di Israele e alla Brigata ebraica; poi un
grande corteo da Garbatella si divide sull’Ostiense, con l’Anpi e il Pd verso
Parco Schuster e i movimenti verso Ostiense; poi un corteo da una decina di
migliaia di persone a Centocelle, concerti pranzi e cene ovunque, anche nel
bosco di Pietralata minacciato di distruzione dal progetto dello stadio.
Il 26 si tengono i funerali di Bergoglio: tra i partecipanti anche Assange con
la sua famiglia. Trump e Zelensky ne approfittano per farsi una foto insieme
nella basilica di San Pietro, novelli mercanti nel tempio. Il 27 mentre
Bergoglio viene seppellito a Santa Maria Maggiore, si tiene la celebrazione
annuale per Gramsci al cimitero acattolico: proibite le bandiere rosse. Lunedì
28 in una grossa fabbrica abbandonata sull’Aurelia muore una ragazza di
diciannove anni cadendo dal settimo piano mentre fotografava i graffiti con un
gruppo di amiche, e il 29 una molotov distrugge una sede ultras al Quadraro.
Infine, il 30 viene resa pubblica la lettera di cinque relatori speciali Onu che
chiedono al governo italiano spiegazioni su sette sfratti o tentati sfratti
illegali a Roma: l’Onu aveva chiesto misure cautelari per evitare danni
irreparabili, ma il governo aveva intimato al Tribunale di ignorare le
richieste. L’amministrazione capitolina, perfettamente al corrente della
situazione, ora si arrampica sugli specchi. (stefano portelli)
(disegno di ottoeffe)
Avevamo una gag, con El Trinche Carlovich, che prendeva un po’ in giro Nicolao
Dumitru, giocatore del Napoli nel 2010-11. In realtà la gag era
sull’incontentabilità del tifoso partenopeo che, spazientito per le prestazioni
del calciatore, se la prendeva con lui a ogni occasione, chiedendogli più
sfrontatezza quando lo vedeva timido e diligente in campo, e più umiltà non
appena il povero Dumitru tentava una giocata. Questo atteggiamento provocava
crisi di identità al ragazzo, fino a fargli chiedere all’allenatore di tenerlo
in panchina (vero è che a fine stagione Dumitru andò via da Napoli e non combinò
più nulla in carriera)
Quella gag diventò uno dei migliori pezzi tra i fake che di tanto in tanto ci
divertiamo a pubblicare, talmente riuscito che il procuratore o l’avvocato, ora
non ricordo, del calciatore, ci mandò una mail intimandoci di rimuoverlo (una
cosa simile successe anche con uno dei nostri bersagli preferiti, lo scrittore
Maurizio De Giovanni; per questo articolo Bassolino e i suoi si divertirono
invece parecchio). Più divertente ancora, fu che il pezzo su Dumitru – confuso
dai più per una vera intervista – cominciò a girare sui siti web dedicati al
Napoli, dando vita a un dibattito tra tifosi che riproponeva gli stessi
atteggiamenti su cui noi credevamo di scherzare.
(screenshot dal forum di partenopeo.net)
Nel 2023 il Napoli vinse lo scudetto con largo anticipo. Travolti dal fiume di
retorica che scorreva tra le pagine dei quotidiani, decidemmo di pubblicare un
intero giornale fake. Ancora una volta, i più distratti lo scambiarono per una
cosa reale.
In questi anni ho imparato a fare tutto: ho scritto libri e racconti, ho
mostrato il calcio e la politica, sono stato dalla parte dei deboli e ho girato
spot per gli Agnelli e film commissionati da Hollywood. Ma sono rimasto il
ragazzo con l’orecchino che non ci credeva che “solo ‘e strunz’ vanno a Roma”.
Sono andato e tornato, di nascosto, tanto che una notte di due anni fa un
barbone davanti al centro Paradiso, stupito nel vedermi piangere e baciare un
santino di Ciccio Romano, mi disse: “M’a vuo’ ra’ ‘na sigarett’?”. Va così,
quando mi perdo e la mente vaga. Torno nel mio film.
C’è Silvio Orlando che scrocca le partite sul pezzotto; c’è Bentivoglio che
interpreta De Laurentiis e sale sul motorino di un passante gridando: “Siete
delle merde!”; c’è Morgan Freeman in un flash forward metaforico su Osimhen da
vecchio, che spezza le sue catene e cammina sul prato del Paradiso circondato da
fenicotteri che no, non so che cazzo vogliono dire, ma comunque ce li devo
mettere. (paolo sorrentino, il mio film tricolore in: la gazzella dello sport)
In napoletano c’è una parola che, come l’inglese fake, vuol dire molto di più di
“falso”. “Pezzotto” è la app pirata che ti permette di vedere le partite pagando
un quarto del costo di Sky e Dazn (già negli anni Novanta esistevano le “schede
pezzottate” di Stream e Tele+); “pezzottati” erano i vestiti di marca simili
all’originale ma cuciti chissà dove e smerciati nei mercati di strada (oggi il
termine è passato di moda a favore di “paralleli”); “pezzotta” è una ragazza
bassina e dal carattere forte, “pezzotto” era il cd masterizzato con l’ultimo
album di Tizio o Caio o il gioco appena uscito per la Play Station, ma anche
la zeppa che si infila sotto a un tavolo o un mobile traballante, o una persona
che cerca di imitare altri senza successo.
Compa’ si bell’ comme ‘a sta palla e leccame ‘a caramella che tengo acopp’.
‘O vero mast’ ‘e festa,
‘o peggio guastafeste p’e pezzott’,
vengo aropp’ l’otto pecchè song’ ‘o guaje ‘e notte. […]
Chesta è ‘a ricett si sì ‘nu favez’ MC,
siente e statte: uno, doje, tre e quatte!
Chiste so’ ‘e nummere e accussì va ‘o fatto,
‘ngopp’ ‘o beat spaccamm’ ‘o pezzotto: cinche, sei, sette e otto!
(la famiglia; uno, due, tre e quatto)
Donald Trump ha respinto in settimana la richiesta di un giudice di fornire
informazioni sulla sorte di un migrante erroneamente deportato in El Salvador.
Kilmar Abrego Garcia è stato arrestato il 12 marzo da agenti della polizia
dell’immigrazione e deportato con altre duecentocinquanta persone circa,
ritenute appartenenti a gang che il governo ha equiparato a organizzazioni
terroristiche, utilizzando una legge che gli consente di farlo in caso di guerre
o invasioni. La cosa più inquietante (oltre al fatto che questa storia non è
troppo diversa da quanto accade in Italia) è che in America sta succedendo un
casino per questo poveraccio che non ha nulla a che vedere con la criminalità,
ma nessuno mette realmente in discussione quella che è una vera deportazione
in violazione totale dei diritti umani, basata peraltro su una serie infinta di
fake news. Tanti americani – ma in realtà è un’impostazione, questa, condivisa
da opinioni pubbliche e governi di ogni paese, quando si parla di mafiosi,
camorristi, stupratori – pensano semplicemente che essendo questi uomini
terroristi, sia lecito somministrargli qualsiasi tortura usando qualsiasi
metodo.
.
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri
e i ministri dell’interno e di grazia e giustizia, per sapere […]: 1) se il
Governo sia a conoscenza del fatto che, nel corso dell’interrogatorio del 2
febbraio 1982 di fronte al sostituto procuratore della Repubblica di Verona, il
terrorista Cesare Di Lenardo, arrestato nella base di via Pindemonte a Padova
(dove le Brigate rosse tenevano sequestrato il generale della Nato, James Lee
Dozier), avrebbe dichiarato di essere stato sottoposto a tortura: bruciatura su
una mano, tagliuzzamenti ai polpacci delle gambe, scosse elettriche ai
testicoli, rottura di un timpano, finta fucilazione in aperta campagna,
percosse, denudamento, forzato ingerimento di acqua e sale, eccetera; […] 3) se
il Governo sia a conoscenza del fatto che, sui fatti denunciati, la procura
della Repubblica di Padova […] ha aperto una inchiesta giudiziaria […] 4) se il
Governo non ritenga che quanto sopra esposto […] contrasti totalmente con le sue
smentite, tanto più essendo stati smentiti fatti di tale natura anche
specificatamente e nominativamente in relazione al caso del terrorista Di
Lenardo; 5) se il Governo non ritenga doveroso rettificare, di fronte alla
Camera, le affermazioni non vere fatte nel corso della seduta del 15
febbraio. (boato, bonino, pinto, mellini; interrogazione alla camera dei
deputati del 22 marzo 1982)
(immagine da: les complotistes)
Un’amica mi ha regalato qualche settimana fa un fumetto francese dal titolo Les
Complotistes, facendo riferimento alla mia tendenza a vedere ovunque inganni,
insidie, falsi amici e profeti (va detto che il novanta per cento delle volte il
tempo mi dà ragione). Mi ero quasi offeso nel leggerlo, sentendomi accostato a
terrapiattisti e company, poi per fortuna il libricino, e la mia amica, si sono
salvati all’ultima tavola, quando gli autori ci fanno capire che il problema in
fondo non sono le scie chimiche e i cerchi nel grano, ma il capitalismo.
(a cura di riccardo rosa)
(disegno di ottoeffe)
Maje lassat’ ‘a questura
fotografie e impronte,
pecché capette forse
ca ‘eva brucia’ ‘a bandiera ‘e l’obbedienza a l’uniforme.
(co’sang, fuje tanno)
Ho un’amica a cui tengo molto, vive all’estero da tanto tempo – non so se queste
cose siano in relazione tra loro, ma non credo. Credo invece che andiamo
d’accordo perché ha un carattere spigoloso simile al mio, e più di me dice
sempre quello che pensa, a costo di risultare antipatica. Conosce bene Praga,
città in cui vive da anni (forse per questo non la sopporta più) e la
letteratura del paese che l’ha “adottata”.
Qualche tempo fa mi ha parlato di Jaroslav Hašek, irriverente e anticonformista
scrittore ceco, morto solo e in miseria quarantenne, noto soprattutto per il suo
romanzo Le fatidiche (o fatali) avventure del buon soldato Švejk durante la
guerra mondiale, parodistico testo antimilitarista tradotto in centoventi
lingue. Il soldato Švejk è un uomo semplice, gioviale, modesto, amante del bere,
e che cerca sempre di accontentare il prossimo. Vive senza drammi tutte le
assurdità che la vita e il potere gli riservano, dal manicomio alla galera,
dall’esercito alla guerra, agendo assai più razionalmente del mondo pazzo con
cui deve confrontarsi e che non perde occasione per accusarlo di sabotaggio e
diserzione.
M. mi raccontava che a dispetto della chiarezza del messaggio di Hašek, il
soldato Švejk viene oggi ritratto in patria come un ingenuo fessacchiotto (un
pepe, si dice nel suo dialetto). Il gruppo del calcetto del lunedì di cui faccio
parte ha pensato invece di stamparsi sulle maglie un disegno che lo ritrae. La
squadra si chiamerà, anche in suo onore, “I disertori”.
–.Voi avete tradito sua maestà l’imperatore!
–.Gesummaria e quando?
–.Smettetela con queste stupidaggini.
–.Faccio rispettosamente notare che tradire sua maestà l’imperatore non è per
niente una stupidaggine…
–.Non volete confessare? Avete volontariamente indossato un’uniforme russa?
–.Volontariamente.
–.Senza alcuna pressione?
–.Senza alcuna pressione.
–.Sapete che siete perduto?
–.Lo so, al 91º reggimento mi staranno senz’altro cercando…
(da un dialogo tra il soldato švejk e il maggiore che presiede il tribunale
militare)
Al contrario di quanto comunemente noto, la diserzione non è un atto solo
confinato all’ambito militare. Disertare è, da dizionario, anche “abbandonare” o
“non recarsi in un luogo” in cui si è attesi o dove si sarebbe forzati a essere.
Per estensione figurativa, è anche “esimersi dal compimento di un obbligo”.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/04/high-2.mp4
(credits in nota1)
Qualche anno fa gli ultras del Napoli protestarono per l’emanazione da parte
della società di un regolamento d’uso dello stadio (all’epoca ancora San Paolo)
che sembrava fatto apposta per rompergli le scatole. No fumogeni, no bandiere,
no megafoni per lanciare i cori. Non si poteva vedere la partita in piedi e si
era obbligati a rispettare il posto numerico scritto sul biglietto. Per chi è
abituato a seguire la partita in maniera attiva e non da semplice spettatore, i
gradoni rischiavano di diventare così una specie di servizio militare.
Fortunatamente, col tempo si è arrivati a più miti consigli e, forse
informalmente – personalmente non so che fine abbia fatto quell’astruso
regolamento – almeno in curva si lascia l’agibilità meritata a chi vive la
partita come un precetto (la parola “diserzione”, riferita allo stadio, dice
molto di questo rapporto di vincolo reciproco).
(foto di archivio)
Nelle ultime settimane si è molto parlato del disco di La Niña, cantante
napoletana figlia d’arte, laureata in filosofia e con un master in comunicazione
musicale preso a Milano. Dopo aver vissuto a Londra e aver scritto testi in
inglese La Niña è tornata a Napoli e ha iniziato a cantare in napoletano. È
stata scritturata dalla Sony e da lì la sua produzione si è gradualmente fissata
su un folk-elettronico che mi sembra di aver già sentito molte volte e che trovo
francamente troppo ammiccante. Furesta, l’album del momento, mi è parso
abbastanza scontato e ripetitivo. Rolling Stone (giornale bollito da tempo) ha
definito invece La Niña “la nuova Teresa De Sio”.
Teresa stanca di guerra
senza scarpe se ne va,
su questa terra che è bella
muove i piedi in libertà.
E ha un cappello dalle falde larghe larghe,
che se piange non si sente,
ma se ride tu la puoi sentire mentre ride,
e cantando se ne va.
Teresa stanca di guerra.
(teresa de sio, teresa stanca di guerra)
(a cura di riccardo rosa)
__________________________
¹ Totò e Peppino De Filippo in: La banda degli onesti, di Russel Mulcahy (1956)
(disegno di peppe cerillo)
Il mese di marzo si apre con un sabato di proteste: la mattina del primo i
movimenti per la casa manifestano davanti al dipartimento municipale per la
programmazione e l’attuazione urbanistica a Garbatella, contro l’inceneritore di
Santa Palomba, e il pomeriggio diverse migliaia sfilano al Quarticciolo contro
il “modello Caivano” di militarizzazione del quartiere. A Fiumicino, di notte e
di nascosto, lunedì 3 la Royal Caribbean fa costruire un muro di cemento di
cinquecento metri per recintare la spiaggia dei Bilancioni, dove è previsto il
porto privato. Il 4 mattina un picchetto fa rinviare di un mese lo sfratto per
una donna vittima di violenza, con tre figlie, terrorizzata sia dalla
possibilità di rimanere per strada, sia dalla scarcerazione del marito. La
Sapienza annuncia l’annullamento della presentazione del libro di Yahya Sinwar,
capo politico di Hamas ucciso da un drone il 16 ottobre scorso. Giovedì 6 in
centro c’è un presidio di solidarietà davanti al liceo Virgilio, in protesta
contro i quattordici consigli di disciplina contro gli studenti accusati di aver
occupato la scuola; nel frattempo, un gruppo di studenti del Rossellini che
protesta contro una conferenza sulle foibe viene malmenato dalla Celere, anche
dentro scuola.
Il 7 viene arrestato un uomo di Vetralla che a ottobre aveva aggredito con un
bastone il ministro Rapisarda, nell’androne del suo palazzo a piazza di Spagna.
L’8 grande manifestazione transfemminista da piazza Vittorio a Circo Massimo;
partecipa quasi mezzo milione di persone. La guardia di finanza di Fiumicino
sequestra una rimessa abusiva sul Tevere, dove erano ancorate cinquantaquattro
barche e stoccati rifiuti. Il 9 notte qualcuno forza la porta del centro sociale
Auro e Marco, attivo da trentatré anni a Spinaceto. Nel pomeriggio, giornata di
protesta al Bilancione di Fiumicino, contro la cantierizzazione della spiaggia
appena iniziata da Royal Caribbean. Il 10 in Vaticano si celebra il “Giubileo
del volontariato”; in risposta, il Tar del Lazio conferma, l’11, il foglio di
via per una attivista di Extinction Rebellion, colpevole di aver partecipato a
una manifestazione pacifica per il clima: la ragazza lavora a Roma, e rischia di
perdere il lavoro. In un liceo di Tarquinia le pressioni di Gioventù Nazionale
fanno annullare la presentazione di un romanzo sul neofascismo di Davide Coppo.
Il 12 Salvatore Buzzi (tra i protagonisti di “Mafia capitale”) torna in carcere
per altri quattro anni; intanto, Zevi, Veloccia e Gualtieri sono a Cannes a
promuovere Roma agli investitori riuniti per il congresso immobiliare MIPIM,
suscitando “grande entusiasmo”.
Il 13 crolla un pezzo di palazzo Ater al Quarticciolo: i residenti da anni
avvisano l’ente regionale per le case, troppo impegnato evidentemente a fare
sgomberi e sfratti. Intanto, l’ex prefetto Gabrielli, anche ex capo del Sisde,
spiega finalmente che il commissariamento del municipio di Ostia che ha
approvato dieci anni fa è stata “una mezza supercazzola”, cioè una scelta
azzardata e controproducente presa solo per evitare il commissariamento di Roma.
Gli abitanti di Ostia lo sanno, e anche noi lo avevamo spiegato nel 2018.
Intanto un ricercatore di Roma Tre subisce intimidazioni sul social network X
per il contenuto dei suoi corsi, che alcuni definiscono “putiniani”. Nel
pomeriggio il Tar del Lazio accoglie il ricorso dei balneari contro il bando del
Comune per rivedere le concessioni delle spiagge di Ostia, che rimangono
affidate ai vecchi concessionari. La notte del 14 gli attivisti “Robin Hood”
rimuovono i dispositivi anti-bivacco che impediscono di dormire sulle panchine
di stazione Termini, inserite con fondi del Giubileo. Rivendicano l’azione in un
video in cui invocano “il Giubileo dei poveri”. Il 15 arriva la Manifestazione
per l’Europa di Repubblica, Pd e Fratelli d’Italia a piazza del Popolo, in
supporto al piano di militarizzazione e tagli al welfare dell’Unione Europea. Il
Comune finanzia l’evento con duecento settantamila euro di soldi pubblici. In
piazza ci sono sì e no trentamila persone, meno gente che al presidio per la
Palestina di ottobre, proibito dalla questura (inoltre, sono terribilmente più
anziani). In migliaia partecipano intanto alla contromanifestazione di piazza
Barberini contro il riarmo e la guerra. Il 16 presidio davanti al Cpr di Ponte
Galeria, partecipa anche il Network against Migrant Detention, che il sabato
prima aveva promosso un’assemblea generale. Il 17 muore un anziano scivolando
sulla sabbia della nuova pista ciclabile di Ostia. Il 18 il “prete antimafia”
don Coluccia inscena la solita sfilata contro il degrado a Spinaceto, dove Ater
ha lasciato scadere i fondi per il recupero, e dove trenta milioni sono stati
usati per una “città del rugby” mai usata. “L’ennesima messa in scena per
buttarla in caciara e coprire le responsabilità dei politici di ogni
schieramento”, scrivono gli attivisti del centro sociale Auro e Marco, che era
stato attaccato la settimana prima (vedi sopra).
Il 20 mattina un grande contingente di polizia accompagna lo sgombero di
accampamenti abitativi in via Cilicia. Alcuni abitanti vengono fermati. Lo
stesso giorno, la destra contesta il sindaco per aver pagato palco e service
della manifestazione del Pd per il riarmo, che il sindaco definisce “quanto di
più patriottico si possa immaginare”. Nel pomeriggio, un piccolo corteo per la
Palestina di un migliaio di persone va dal Pantheon al Parlamento. Il 21
sciopero dei mezzi; il 23 crolla un palazzo alla Gianicolense, forse per una
fuga di gas: in un b&b del palazzo c’era un turista scozzese, che ha il 70% del
corpo ustionato. Sempre a Monteverde c’è una lunga manifestazione antifascista e
antisionista; intanto, a Fiumicino, una grande biciclettata arriva al Bilancione
occupato, ormai minacciato di demolizione dal porto della Royal Caribbean. Il 24
è l’anniversario delle Fosse Ardeatine: proprio in questi giorni l’esercito
israeliano ha compiuto un massacro ancora più grande della strage nazista. Lo
stesso giorno muore un uomo a Pomezia, scivolando con lo scooter su una pista
ciclabile, e una donna, dopo un intervento di liposuzione all’ospedale Grassi di
Ostia. Sempre a Ostia due stabilimenti balneari vanno a fuoco, e il 26 altri
quattro ancora, proprio nel giorno in cui il Consiglio di Stato delibera sulla
riattivazione del bando. Il 28 arrestano un presunto responsabile degli incendi,
che avrebbe agito “per noia”. Intanto, “per gelosia”, a Primavalle un uomo tenta
di accoltellare la compagna, che per fortuna si rifugia da una vicina.
Manifestazione per la Palestina e per i prigionieri politici palestinesi Anan,
Ali e Mansour ad Albano, nonostante pioggia e freddo. Il 29 di nuovo
manifestazione per la Palestina da piazza Vittorio ai Fori Imperiali.
Partecipano circa duemila persone. Il mese finisce con un maxi incendio nella
notte tra il 30 e il 31 in un concessionario Tesla di Torre Angela: bruciano
diciassette macchine. La polizia “non esclude nessuna pista”. (stefano portelli)
(disegno di ottoeffe)
[…] quando a tanta scossa il povero regno italico faceva da ogni parte le
crepe. (giosué carducci, prose)
Ashikaga Yoshimasa fu nominato shōgun (una via di mezzo tra un comandante
dell’esercito e un dittatore militare) nel 1449. Contribuì allo sviluppo
culturale del Giappone: in particolare durante il suo governo nacquero la
cerimonia del tè, l’Ikebana, il teatro Nō e la pittura con inchiostro cinese.
Promosse infine l’armonizzazione tra la cultura della corte imperiale (Kuge) e
quella dei samurai (Bushi).
Un giorno Yoshimasa fece inviare in Cina una sua preziosa ciotola di tè per
ripararla. Quando gli fu rispedita indietro a corte, però, si imbestialì perché
le crepe erano ancora ben visibili. Per placarlo, gli artigiani giapponesi
usarono un escamotage: utilizzarono, per riempire prima e ricoprire poi le
crepe, la foglia oro, dando all’oggetto un’immagine nuova, risplendente grazie
alla lucentezza del metallo. Quella tecnica divenne celebre in Giappone con il
nome di Kintsugi (金継ぎ), letteralmente “riparare con l’oro”, grazie alla sua
doppia valenza: da un lato permette agli oggetti rovinati di riacquistare
splendore, dall’altro mostra con orgoglio le cicatrici, saldando sì le crepe ma
valorizzandole, rendendole l’elemento più prezioso di un oggetto.
L’assemblea sottolinea lo stretto legame esistente tra la situazione
bradisismica e gli sviluppi futuri sull’area ex Italsider, in particolare
rifiutando ogni possibile azione speculativa e che aumenti le cubature edilizie,
la cementificazione e il congestionamento dell’area. […] L’assemblea ha
approvato all’unanimità le seguenti rivendicazioni:
– Controllo e censimento a tappeto per la stabilità di edifici pubblici e
privati a carico dello stato
– Pubblicazione della documentazione relativa alla verifica sismica
– Soluzioni alternative, sostenibili e dignitose, sul territorio, per gli
sfollati da edifici a rischio
– Blocco dei mutui, senza maturazione degli interessi, e degli affitti per
tutti gli sfollati
– Blocco e annullamento della cementificazione ulteriore dei Campi
Flegrei, fermando subito tutti i nuovi progetti di edilizia privata
(dal verbale della quarta assemblea della decima municipalità occupata –
continua a leggere qui)
Vurria addeventa’ ricco e chino e sorde
Pe’ chello ca me credo ca è ‘a ricchezza:
è ‘o sanghe e ll’ate, nu braccio ca se spezza.
Vurria penza’ a sta buono ogni matina
Pensanno ca so’ stato fortunato,
Ca si guadagno è n’copp ‘o sanghe ‘e ll’ate.
(24 grana, ‘e kose ka spakkano)
.
A dispetto degli annunci fatti dal ministro già dalla fine del 2023, la gestione
della fuga dalle abitazioni in occasione delle scosse più forti è solo sulle
spalle dei trentamila cittadini della zona. Le simulazioni di questi mesi sono
state poche e mal organizzate, mentre soltanto di recente prefettura e
Protezione civile hanno elaborato protocolli per persone con disabilità e piani
specifici per la gestione degli sciami sismici in orario scolastico (d’altronde
solo dal 5 marzo è online la piattaforma per chiedere un sopralluogo agli
edifici privati). […] La poca disponibilità del sindaco Manfredi e
dell’assessore Cosenza a indire incontri informativi sul territorio è stata
messa in evidenza dai cittadini che hanno partecipato al consiglio comunale di
lunedì. In tutta risposta questi hanno ricevuto rassicurazioni per un una
giornata di confronto alla municipalità… il 28 aprile! Per aprire alla
popolazione le porte della ex base Nato, invece, […] è stata necessaria una
piccola sommossa: fino a mercoledì, infatti, le centinaia di cittadini che con
gli eventi sismici più importanti lasciavano la propria casa, venivano
dimenticate per ore sul viale della Liberazione, dove si riunivano pur senza
acqua e possibilità di andare in bagno, e avendo come unico referente una o due
pattuglie della polizia municipale. (riccardo rosa, la gestione della fuga sulle
spalle dei residenti)
La parola “crepare” viene dal latino col significato di “scricchiolare”, ma
anche di “scoppiare”. La frattura separa in modo netto due parti, che potranno
essere riunite solo grazie a un intervento antropico, o rimarranno separate.
Se la lingua è mondo, è
specchio, trovatici con la pupilla
spalancata, pescaci da quel nero
quell’inchiostro che dica la parola
verticale. Alla sua ombra crescono
domande, si fa spazio
al respiro del pensare.
(elisa biagini, da una crepa)
Il consiglio è stata la solita fiera delle belle parole senza fatti concreti.
Tutte le istituzioni hanno espresso la necessità di “continuare a sensibilizzare
la popolazione” partendo dalle scuole e dagli infopoint sul territorio (pochi e
malgestiti), cercando nell’ordine degli psicologi una sponda per il supporto
psicologico. In realtà appare, questo, uno dei punti più critici della gestione
del fenomeno in questi due anni, e l’elemento che ha creato la vera frattura tra
le istituzioni e le persone, lasciate sole sia nei momenti di rallentamento
delle scosse che in quelli in cui la cosiddetta emergenza (si può definire tale
un fenomeno naturale che si ripresenta cronicamente e per periodi tutt’altro che
brevi?) si fa più pressante, a cominciare dalle notti in cui centinaia di
cittadini si radunano sul vialone dell’ex base Nato di Bagnoli e, a stento,
vengono mandati a supportarli una o due pattuglie di vigili urbani. Altro tema
centrale è il sostegno economico per la messa in sicurezza degli
edifici. (francesco nunziante, bradisismossessivo. un mese di “emergenza” tra
scosse, occupazioni e istituzioni latitanti)
C’è una parola molto in voga nel gergo calcistico internazionale, craque. Una
parola che in molti, anche tra gli addetti ai lavori, usano senza capirla,
riconducendola a crack. Un calciatore è un crack perché “spacca le partite”,
semplicemente entra e le cambia, oppure perché all’improvviso decide di entrare
in azione e fa un po’ ciò che vuole; ancora, secondo altri, perché la sua
esplosione segna una frattura, una crepa, tra ciò che c’era prima e dopo di lui.
Come un Cristo, o un Buddha.
Baggio è, davanti a Vialli, il cannoniere di questa piccola Coppa, con nove reti
in otto partite. […] Se le cifre si estendono a tutta l’estate, ecco che per
Baggio diventa un trionfo. Ha fatto gol amichevoli al Casteldelpiano, al
Poggibonsi, alla Lucchese (prima delle quattro doppiette finora realizzate,), al
Torino. E poi quasi sempre in Coppa Italia: all’Avellino, alla Virescit,
all’Ancona, all’Udinese, infine all’Inter. Siamo di fronte al nuovo crack del
calcio italiano. (due campioni da scoprire, 30 settembre 1988)
In realtà la parola viene dal calcio sudamericano, ed è semplicemente la
traduzione di “asso”. Esiste anche un premio, nel campionato brasiliano, “El
Craque do brasileirao”, lo scorso anno vinto da Luiz Henrique André Rosa da
Silva, più noto come Luiz Henrique. L’attaccante di Petropolis, comune dell’area
metropolitana di Rio, ha ventiquattro anni ma ha già girato mezzo mondo. Tra i
diciotto e i ventuno anni ha giocato nel Fluminense, poi al Betis di Siviglia,
poi è tornato in Brasile (Botafogo, con il quale è stato nominato miglior
giocatore della finale di Coppa Libertadores, vinta per 3-1 contro l’Atletico
Mineiro) e un mesetto fa è tornato in Europa, acquistato dallo Zenit di San
Pietroburgo, per trentacinque milioni di euro. Henrique, dopo aver segnato,
esulta di solito con la mossa di T’Challa, personaggio Marvel e re del Wakanda,
e protettore del paese nei panni dell’eroe Black Panther.
La sconfitta complessiva del movimento nato negli anni Sessanta, è stata
particolarmente dura per la componente afroamericana. […] La massiccia
introduzione di droga – soprattutto il devastante crack – nella comunità nera,
nell’indifferenza, se non compiacenza, delle autorità, ha trasformato i ghetti
in “terre di nessuno” dove l’attività criminale e l’appartenenza a una gang
rimane l’unica forma di ascesa sociale e di riconoscimento, e la violenza dei
neri contro neri ha raggiunto livelli intollerabili. Il “problema nero” è stato
abbandonato a se stesso, al suo autocontrollo distruttivo, da una società
americana sorda e insicura che ha rinchiuso i neri poveri fra le mura invisibili
del ghetto e quelle, tangibili, delle prigioni» (paolo bertella farnetti,
pantere nere. storia e mito del black panther party)
(a cura di riccardo rosa)
(disegno di malov)
Per il weekend del primo e 2 febbraio Roccaraso si prepara a una nuova
“invasione” di napoletani (che però, forse già stanchi della neve e del freddo,
snobbano il comune aquilano e restano, per la maggior parte, a casa): le
autorità locali mostrano di non avere pregiudizi nei confronti dei possibili
visitatori e annunciano “controlli a tappeto” su banconote false e soldi da
riciclare.
Il 3 vengono arrestate venticinque persone indiziate di associazione mafiosa,
scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, usura, corruzione e altri
reati. Avrebbero operato per agevolare le attività del clan Mallardo di
Giugliano, intervenendo anche per influenzare le elezioni del 2020 nel comune
campano. Tra gli arrestati anche l’ex sindaco, già coinvolto qualche mese prima
in un’indagine per l’affidamento del servizio dei rifiuti urbani. Il giorno dopo
viene arrestato il tesoriere regionale del Partito democratico in Campania.
Sempre il 4, alle sei di sera, vengono uccisi a via Janfolla, a Miano, due
trentenni, probabilmente nell’ambito del riassestamento degli equilibri
criminali dell’area nord.
Il 5 viene smantellata una tendopoli di senzatetto dagli spalti del Maschio
Angioino. Gli articoli dei giornali si concentrano tutti sul ripristino del
decoro (“ripulito il Maschio Angioino”, per l’Ansa; “bonifica”
per NapoliToday e l’Unità). Una nota stampa di palazzo San Giacomo sottolinea
che l’intervento è stato “fortemente voluto dal sindaco di Napoli” e che
“proseguirà nelle prossime settimane”. Si comunica successivamente, liquidando
la questione con poche parole, che due (dei numerosi) clochard che trovavano
riparo in zona sono stati identificati e “affidati ai servizi sociali”.
L’8 muore dopo una settimana di agonia Domenico Cirillo, diciassettenne
investito a viale Dohrn mentre attraversava le strisce pedonali nei pressi degli
chalet di Mergellina. Gli organi del ragazzo vengono espiantati e donati. Il
giorno dopo a Gragnano ha destino più “fortunato” un altro giovane, di sedici
anni, travolto da un’auto mentre è in sella a una bici elettrica. Riesce a
cavarsela grazie all’aiuto dei soccorsi medici.
Il 10 la prefettura di Napoli diffonde i dati sul primo mese di instaurazione
della “zona rossa” a piazza Garibaldi: oltre ventiduemila persone identificate,
quindici arrestate, dodici stranieri portati in Cpr, due stranieri rimpatriati,
trenta persone allontanate dalla stazione e dodici dalla piazza perché “moleste
e pregiudicate”. L’11 ottocentomila euro vengono sequestrati a Castellammare a
un’azienda che si occupa di commercio all’ingrosso di prodotti surgelati e che
aveva evaso le tasse nel 2019 e nel 2020. Lo stesso giorno viene sequestrata
anche un’azienda che avrebbe scaricato senza le dovute autorizzazioni nel fiume
Sarno i liquami industriali provenienti dal ciclo produttivo, inquinando con
metalli pesanti suolo, sottosuolo e fognature.
Il 12 un’associazione di consumatori denuncia l’ospedale Pellegrini per aver
spostato il Centro unico di prenotazione (Cup) all’esterno dell’ospedale, in un
prefabbricato a dire il vero più simile a una baracca. Una nota lo descrive come
“inosservante delle norme per i lavoratori dipendenti, che ostacola l’attività e
il servizio che devono rendere all’utenza. I pazienti che si rivolgono al Cup
sono costretti a sostare all’esterno del prefabbricato, attendere anche ore
stando in piedi, esposti alle intemperie, senza servizi igienici, in un’area
senza via di fuga e che impedisce l’accesso e la sosta ai diversamente abili”.
Lo stesso giorno un cinquantenne confessa di essere abusivamente impiegato da un
grosso locale per feste e cerimonie di Frattamaggiore per scaricare i rifiuti in
strada ad Arzano. Guadagna cento euro a sera per occuparsi di sacchi di rifiuti
che abbandona senza, naturalmente, avere alcun contratto di smaltimento.
Intanto, il comitato cittadino per le aree verdi di Napoli protesta contro la
bozza di regolamento che si sta discutendo al Comune. Tra i punti più
controversi la possibilità data a soggetti privati che prendono in gestione uno
spazio di organizzare eventi a pagamento.
Il 13 la ministra Santanchè è ospite dell’edizione 2025 di Nauticsud, alla
Mostra d’Oltremare. Elude le domande sulla crisi politica da lei provocata,
ricorda di aver “baciato De Luca alla Bit di Milano, perché in politica non ho
nemici”, ma anche che il governatore “non mantiene le promesse”, come i lavori
fronte-mare. Durante la conferenza Santanché liquida con una battuta gli
imprenditori che le chiedono più posti barca, beccandosi la risposta polemica
del presidente di Afina, Gennaro Amato, che individua una insolita soluzione
alla crisi: “Se va avanti così dovremmo dire ai nostri dipendenti di lasciare il
posto di lavoro”.
Il 14 la Corte dei conti apre un’indagine sui regali fatti dal comune di Pompei
agli ex ministri della cultura Sangiuliano e Franceschini. Il danno è
quantificato in oltre quarantamila euro. Tra i doni, ci sono le chiavi della
città (d’oro). Lo stesso giorno il parlamento approva una norma che è quasi un
“salva-Napoli”. Si tratta di un emendamento al Milleproroghe che blinda la
legittimità di Obiettivo Valore, la società con cui il comune di Napoli sta
recuperando crediti avanzati dai cittadini per multe e cartelle esattoriali e
sulla quale pendeva un giudizio in Cassazione. L’emendamento è stato proposto in
parlamento da Valeria Valente (Pd) e da Peppe De Cristoforo (Avs) ma è stato
votato in maniera compatta da maggioranza e opposizione.
Il giorno successivo un imprenditore viene condannato a tre anni e mezzo di
reclusione per sequestro di persona e sfruttamento del lavoro. La sua azienda
(che produce prodotti di pelletteria per conto di grandi marchi) impiegava
decine di operai in nero, molti dei quali erano stati ritrovati nel 2019
segregati in un locale chiuso da una porta blindata, senza finestre e senza
bagni, nel tentativo di eludere i controlli. Tra i lavoratori, diversi minori e
una donna incinta.
Sempre il 15, ad Acerra, una bambina di nove mesi viene ammazzata dal pitbull
della sua famiglia, nella sua abitazione. In un primo momento il padre sostiene
che la piccola Giulia sia stata aggredita da un cane randagio, mentre confesserà
successivamente che si trattava del suo animale, che ha assaltato la bambina
mentre lui (il padre) dormiva al suo fianco e la madre non era in casa. I
giornali, senza avere alcuna prova contraria, mettono più o meno sottilmente in
dubbio la versione del padre (che invece è indagato “solo” per omicidio colposo
per omessa vigilanza). Titoli e articoli mischiano retorica forcaiola e
squallido pettegolezzo, colpendo senza ritegno le vite di genitori già
abbondantemente distrutte (soprattutto, si approfitta del fatto che il padre
della bambina sia stato trovato positivo alla cannabis). Una delle più dure
commentatrici è tale Anna Vagli, criminologa e opinionista di varie trasmissioni
televisive, che cura una rubrica su Quotidiano Nazionale. Fanpage parla di scena
del delitto inquinata, mentre è accertato che i parenti della vittima che hanno
ripulito la stanza lo abbiano fatto solo dopo un primo intervento della
Scientifica, per impedire un ulteriore colpo alla madre della bimba.
Per Libero ogni aggiornamento sul caso è accompagnato da un titolo che riporta
la parola “shock” (scritto choc). Il Corriere del Mezzogiorno insinua che il
papà avrebbe lasciato la figlia sola in casa.
Nella notte tra il 16 e il 17 trenta scosse di terremoto si registrano in area
flegrea, dovute all’attività bradisismica. La più forte, a mezzanotte e venti
circa, raggiunge magnitudo 3.9. Oltre cinquecento persone dormono in auto, per
strada, tra la periferia ovest della città e i comuni della costa. A supportarle
viene inviata una pattuglia (due agenti) della Polizia Municipale. Qualche
giorno dopo a Monteruscello, nel corso di un incontro con i cittadini, il capo
dipartimento della Protezione Civile si lascia scappare una frase forse
accettabile da un punto di vista scientifico, con ogni probabilità troppo
cinica, sicuramente inadatta al contesto e alle problematiche che sta vivendo la
popolazione: “Cosa succederà se ci saranno scosse di magnitudo 5? Cadranno i
palazzi e conteremo i morti. Funziona così”.
Il 19 muore Paolo Trofino. Premio miglior titolo a Napoli Today: “Addio
all’avvocato Trofino. Difese Cutolo e la Juventus”. Il 20, dopo il ritrovamento
di alcuni insetti nei piatti dei bambini di una scuola elementare, i servizi di
refezione vengono sospesi nei comuni di Lettere, Santa Maria la Carità e
Sant’Antonio Abate, dove la ditta responsabile dell’accaduto opera. Il giorno
successivo nei piatti dei bambini di una scuola dell’Arenaccia, a Napoli,
vengono invece ritrovati dei vermi. Sempre il 21, il comitato Mare libero
partecipa al consiglio comunale denunciando le storture del piano in discussione
in Commissione urbanistica: “Si ritorna a parlare delle solite pedane sul
lungomare. Una foglia di fico, tra l’altro annunciata e mai realizzata negli
ultimi tre anni, per mascherare l’incapacità del Comune di redigere un nuovo
piano che garantisca realmente l’accesso di tutti al mare, oggi sequestrato da
concessionari e discese private”. Lo stesso giorno il governo nomina il
generale Vadalà commissario straordinario per la Terra dei Fuochi, dopo la
condanna inflitta a fine gennaio all’Italia dalla Corte europea dei diritti
dell’uomo (Cedu) per i ritardi nella bonifica e la mancata protezione dell’area
compresa tra Napoli e Caserta. Avrà a disposizione due mesi per elaborare un
piano d’azione per accelerare la bonifica.
Il 23 il sindaco Manfredi afferma che “la sicurezza non è un tema della destra”.
Il giorno dopo il prefetto Di Bari dice che “i metal detector nelle scuole sono
un ottimo strumento. Abbiamo avuto trentamila controllati e decine di
allontanamenti”.
Il 26 un uomo di trentuno anni si impicca nella sua casa a Caivano. L’uomo si
era chiuso nella propria stanza da letto dopo aver ricevuto l’ufficiale
giudiziario che gli aveva notificato uno sfratto esecutivo, successivo alla
denuncia da parte del padrone di casa e alla promulgazione del decreto.
(redazione napoli)
(disegno di ottoeffe)
Mercoledì il Tg3 ha mandato in onda un video che mostra il lungo inseguimento al
termine del quale è morto Ramy Elgaml, diciannovenne di origini egiziane
ammazzato da un carabiniere lo scorso 24 novembre a Milano. Dal video, e
soprattutto dagli audio, si capisce bene con quale concitazione e rabbia i
carabinieri abbiano cercato di colpire con la loro auto il motorino su cui
viaggiavano Ramy e il suo amico Fares. I carabinieri si dicono tra loro che Ramy
ha perso il casco, ma nonostante ciò continuano a cercare di speronare il mezzo,
fino allo schianto finale contro un palo. Dalle immagini si vede anche il
momento in cui due militari si avvicinano a un ragazzo, testimone
dell’incidente, per fargli cancellare il video con cui aveva ripreso la scena
(circostanza raccontata dallo stesso ragazzo ai magistrati).
Ci vorrebbe non un breve articolo ma un libro, per raccontare le storie di tutte
le persone che sono state ammazzate nel nostro paese dalle forze di polizia. Un
importante sforzo è rappresentato dalle schede costruite nel corso degli anni da
Acad – Associazione contro gli abusi in divisa. Mi limito quindi a ricordare
solo alcuni tra loro, considerando i recenti o prossimi importanti anniversari
dell’assassinio.
Lo scorso 5 settembre, per esempio, è ricorso il decimo anniversario della morte
di Davide Bifolco, sedicenne ammazzato da un carabiniere in servizio a Napoli,
al termine di un inseguimento. Quando è stato sparato, Davide era a terra,
disarmato. Il 29 febbraio saranno invece passati cinque anni dalla morte di Ugo
Russo, quindici anni, sparato alle spalle da un carabiniere fuori servizio
mentre scappava dopo un tentativo fallito di rapina.
Sempre a febbraio, il 6 del mese, ma del 2010, moriva invece Aziz Amiri, ucciso
da un carabiniere dopo un tentativo di fermo, con una Beretta calibro 9 non in
ordinanza all’agente. Sempre quindici anni fa, il 21 settembre 2010, moriva
anche Roberto Collina, dopo una colluttazione con due agenti in borghese, fuori
servizio, nel comune di Largo Campo, in provincia di Salerno.
A settembre, il 25 per la precisione, saranno passati vent’anni dalla morte di
Federico Aldrovandi, diciottenne al momento della sua morte, pestato brutalmente
con calci, pugni e manganellate da una pattuglia di poliziotti, e poi morto una
volta immobilizzato al suolo per “asfissia da posizione”.
Luglio 2025: sarà il decimo anniversario della morte di Mauro Guerra, trentatré
anni, sparato da un carabiniere in un campo di sterpaglie poco distante da casa
sua, a Carmignano di Sant’Urbano (in provincia di Padova), dopo un tentativo di
trattamento sanitario obbligatorio. «Mauro era stato bloccato, già gli era stata
infilata una delle manette ma il carabiniere lo ha aggredito e lui ha reagito
con due o tre pugni. […] È andato via camminando, ma l’agente gli ha sparato
alle spalle. E gli altri carabinieri, che erano a cento metri, quando sono
arrivati hanno continuato a prenderlo a calci mentre già era a terra», la
testimonianza dei familiari.
Nell’aprile 2020, cinque anni fa, moriva nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
Hakimi Lamine, che qualche settimana prima era stato tra i detenuti
violentemente pestati nel corso della Mattanza operata dagli agenti di polizia
penitenziaria, e non solo. Dopo il pestaggio Hakimi era rimasto fino alla sua
morte in isolamento punitivo (qui un diario del processo in corso)
Ne approfitto per segnalare che tra gennaio e febbraio ci saranno due iniziative
a Napoli, all’università L’Orientale, su questi temi, organizzate da dottorandi
e dottorande in Studi Internazionali: il 20 gennaio (ore 10:30, palazzo Giusso,
Sala Dottorato) un seminario con Enrico Gargiulo dell’università di Torino, e
Gaia Tessitore, avvocato del foro di Napoli); il 3 febbraio una mostra – dalle
10 alle 18, palazzo Giusso, Sala Dottorato – sui familiari dei cittadini uccisi
dalle forze dell’ordine (la mostra è promossa da Amnesty International con foto
di Antonio De Matteo, che incontrerà gli studenti alle 15 insieme a Francesca
Corbo, Luigi Manconi, i familiari di Davide Bifolco e quelli di Ugo Russo).
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/01/polizia-parolasettimana.mp4
(credits in nota1)
(a cura di riccardo rosa)
__________________________
¹ Immagini da:
Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini (2018)
The Sleepers, di Barry Levinson (1996)
Blue Bayou, di Junstin Chon (2021)
Colorblind, di Mostafa Keshvari (2023)
Judas and the Black Messiah, di Shaka King (2021)
A Clockwork Orange, di Stanley Kubrick (1971)
Hunger, di Steve McQueen (2008)
(disegno di peppe cerillo)
Il primo dicembre la preside del Liceo Virgilio organizza una manifestazione
contro l’occupazione della scuola (sic!) in piazza Santi Apostoli, convocando
insegnanti, studenti e genitori contrari. Il due il tribunale rinvia di un’altra
settimana l’udienza per Tiziano L., dopo due mesi di arresti domiciliari per
presunta aggressione a un poliziotto che stava caricando contro la
manifestazione per la Palestina del 5 ottobre (nonostante i video dimostrino
chiaramente che l’accusa è falsa). Due ladri entrano nella villa di Berlusconi
sull’Appia antica. Il tre il Movimento per l’abitare manifesta per il blocco
degli sfratti sotto la sede di Confedilizia, dietro via Condotti. Nel
pomeriggio, a piazza Vittorio, si inaugura la trasformazione degli storici
Magazzini Allo Statuto (MAS) in un Museo della Moda. Il cinque maxi operazione
di polizia al Quarticciolo, dove a ottobre c’era stata una manifestazione
“contro le occupazioni”. Polizia, carabinieri, vigili, uniti per sgomberare le
case popolari occupate. Intanto, alla celebrazione per i centoventi anni della
sinagoga, il rabbino capo di Roma insiste sull’antisemitismo “in crescita dal 7
ottobre”.
Il sei l’Atac inaugura una nuova pensilina “smart” per l’attesa degli autobus:
il nome ufficiale è “eterna”, sembra uno scherzo. Condannato a sei anni di
carcere l’imprenditore Ricucci per una truffa immobiliare. Sempre il sei,
conferenza nazionale autogestita per la salute mentale a San Lorenzo. Il sette
un uomo viene ucciso a coltellate durante una lite nell’androne di un palazzo
sul litorale, a Nettuno. Manifestazione studentesca verso il Campidoglio contro
il Giubileo, contro il caro affitti e contro il sindaco: “Nessuna indulgenza per
Gualtieri”, è lo slogan. L’otto a piazza di Spagna un’attivista animalista
spagnola si avventa sul Papa con un cartello “Basta benedire le corride”. Il
nove a Ostia le onde raggiungono i due metri di altezza, infliggendo il colpo di
grazia allo storico stabilimento Kursaal, già danneggiato. Il dieci nuova
udienza in tribunale e presidio per Tiziano L., finalmente libero. Arrivano a
Roma il re e la regina di Spagna, che dopo una grande festa all’Accademia sul
Gianicolo, l’undici partecipano a un’offerta propiziatoria all’Altare della
Patria a piazza Venezia. Durante il festeggiamento con Mattarella al Quirinale,
la regina rimarrà senza corona per non umiliare il suo omologo repubblicano.
Negli stessi giorni gira per Roma anche Thom Yorke, che ha comprato un attico in
Campo Marzio; il dodici arriva il presidente argentino Milei, a cui viene
regalata la cittadinanza, negata a migliaia di persone nate in Italia.
Il tredici sciopero di USB e corteo studentesco da piazzale Aldo Moro; sciopera
anche la Rete Università e Ricerca per la Palestina. Sabato quattordici c’è
un’enorme manifestazione nazionale contro il DDL 1660: si muovono cento pullman
da tutta Italia, il corteo attraversa Villa Borghese, riesce a entrare in centro
e riempie tutta piazza del Popolo. Per la questura c’erano solo settemila
persone: ma non ci credono neanche loro, visto che la capienza della piazza è di
sessantamila. La notte un ragazzo che probabilmente usciva dal lavoro viene
investito e lasciato agonizzante sulla Tiburtina, è il cinquantesimo pedone
ucciso con una macchina nel 2024. Il sedici l’Università Roma Tre conferisce una
laurea honoris causa a una magistrata della Corte Suprema israeliana,
confermandosi come l’università della capitale più legata al sionismo e ai suoi
tentativi di riscrivere il diritto internazionale. Intanto, dibattiti sulla
presenza del trapper Tony F. al concerto di Capodanno. Il diciassette il
Prefetto annuncia settecento nuovi agenti per Roma durante il Giubileo. Gli
artificieri recuperano una bomba inesplosa a San Lorenzo, un residuo dei
bombardamenti statunitensi del 1943, vicino alla sede dei Cavalieri di Colombo.
Il diciotto una settantina di manifestanti entrano nella sede romana di Leonardo
S.p.A. sulla Tiburtina, in protesta contro l’attacco alla rivoluzione curda in
Rojava e al popolo palestinese a Gaza, con armi, elicotteri e dispositivi
prodotti anche da Leonardo.
Il diciannove si celebra l’ennesimo processo a Stella B. per le manifestazioni
studentesche contro la Palestina: la sentenza arriverà a gennaio. Sabato ventuno
ancora manifestazione per la Palestina a piazza Vittorio; e il ventidue diverse
attiviste e attivisti srotolano una grande bandiera palestinese a piazza del
Pantheon. Il ventitre crolla un albero in un parco sulla Tiburtina, uccidendo
una donna davanti ai suoi tre figli; nei giorni precedenti c’erano già stati
morti sulle strade (a Velletri, a San Basilio) e due pescatori erano annegati
davanti a Focene.
Il ventiquattro sera arriva l’agognata apertura dell’Anno Santo e della Porta
Santa: migliaia di persone si affollano a piazza San Pietro e all’inizio di via
della Conciliazione, senza incidenti notevoli, anche grazie alla presenza
massiccia di forze dell’ordine dello stato italiano; fermato un gruppo di sette
persone “di nazionalità straniera” secondo i giornali, che portavano uno
striscione con scritto “Cancellate il debito”. Eppure cancellare i debiti era
proprio il senso del Giubileo. Durante la notte, una donna senza casa muore di
freddo, proprio lì su via della Conciliazione. Anche il giorno di Natale, il
venticinque, muore di freddo un uomo di cinquanta anni che viveva in una tenda a
Ostia.
Il ventisei il papa apre simbolicamente la porta della cappella del carcere di
Rebibbia, che definisce “una cattedrale del dolore e della speranza”. La
speranza, filo conduttore di questo Giubileo, la ritroviamo anche nel motto
della polizia penitenziaria: diffondere speranza è il nostro dovere. Il
ventisette un altro morto in strada, a San Basilio, un altro ancora il ventinove
alla Borghesiana, mentre si apre la seconda porta santa, quella della basilica
di San Giovanni, ma questa volta il Papa non è presente. Il trenta mattina
violento sgombero al ForteLaurentino: poliziotti antisommossa caricano sulla
folla che protesta, due feriti, due fermati processati per direttissima (il
trentuno presidio davanti al tribunale in solidarietà con i processati).
L’anno finisce con la manifestazione intorno al carcere di Rebibbia; perché
mentre fuori si celebra, si protesta, si discute, si posta, si twitta, si
sparla, si scrive, si scrocca, si specula, si sfratta, si perde, si guadagna, si
ride e si scherza, più di sessantamila persone sono tagliate fuori da tutto
questo, chi per qualche tempo, chi per anni, chi per sempre. Per chi è rinchiuso
in carcere, per chi non ha neanche la libertà di scegliere dove stare, non
bastano la speranza nell’anno nuovo, nel Giubileo, nel futuro: ci vuole qualcosa
di molto diverso. E finché non si liberano loro, non ci liberiamo neanche noi.
(stefano portelli)