(disegno di peppe cerillo)
Il mese a Roma si apre con una stretta di mano storica, quella del 3
settembre tra il nuovo papa Leone XIV e il presidente dello stato genocida di
Israele, Isaac Herzog: la stessa mano che qualche mese fa firmava le bombe
destinate a Gaza. Questo Leone è il capo dello stesso stato Vaticano che strinse
patti con Mussolini, Hitler, Franco, Salazar, Videla e Pinochet. Ma il giorno
dopo, a un passo da San Pietro, una manifestazione salpa simbolicamente in
un battello sul Tevere davanti a Castel Sant’Angelo, in solidarietà alla Global
Sumud Flotilla appena partita per Gaza; mentre la relatrice Onu Francesca
Albanese spiega in Senato le sanzioni comminatole dal governo Usa per la sua
difesa del diritto internazionale. E così per tutto il mese: il 5 a Scienze
Politiche (Sapienza) Albanese di nuovo parla delle complicità dell’università e
della ricerca nel genocidio a Gaza, mentre nel pomeriggio si celebra
un’assemblea pubblica di supporto alla Flotilla al festival Renoize (in memoria
di Renato Biagetti ucciso dai fascisti a Focene); però sabato 6 l’Ufficio
scolastico regionale del Lazio, estensione del ministro Valditara, invia
una comunicazione a tutti i dirigenti scolastici, chiedendo che non si parli di
politica nelle riunioni degli organi collegiali, “esclusivamente finalizzate
alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione
scolastica e sottratte a qualunque altra finalità”. Intanto, sulla Tiburtina si
protesta davanti alla sede della Leonardo, una delle fabbriche di morte che
riforniscono i massacratori dell’esercito israeliano. La sera, fiaccolata per la
Global Sumud Flotilla, da piazza Vittorio fino al Colosseo: “Siamo l’equipaggio
di terra” è lo slogan.
Lunedì 8 conferenza stampa delle organizzazioni palestinesi italiane in piazza
del Campidoglio, contro la proibizione da parte del sindaco Gualtieri dei locali
del Nuovo Cinema Aquila per promuovere la manifestazione del 4 ottobre (poi
concessi). Il 9 centinaia di persone manifestano in corteo sull’Ardeatina,
contro l’inceneritore a Santa Palomba; a Ostia muore un operaio romeno cadendo
da un’impalcatura. Al Circo Massimo una cinquantina di sionisti con le bandiere
di Israele cercano di interrompere il flash mob per Gaza che apre la festa
del Fatto Quotidiano, malmenando anche i passanti che reputano oppositori del
genocidio. Manifestazioni spontanee in solidarietà alla Global Sumud Flotilla in
varie parti di Roma, dopo l’attacco di un drone israeliano in acque tunisine: a
San Lorenzo la polizia carica sul presidio. Il 10 piove: allagamenti ovunque, e
su via Labico un albero cade travolgendo un’auto con un padre e un figlio, che
per fortuna ne escono vivi. Alla Sapienza studenti e studentesse allestiscono un
accampamento sotto la pioggia, con l’idea di rimanere finché la Flotilla non
raggiungerà Gaza. Attacco sionista al centro sociale La Strada a Garbatella:
bomba carta e scritta sessista “Di Battista puttana di Hamas” (che poi, non si
capisce che c’entri Di Battista con La Strada). Il 13 muore un neonato di parto
nella storica casa maternità “Il Nido” a Testaccio, gestita da ostetriche
professioniste: nonostante ne siano morti altri due in ospedale nell’ultimo
mese, le polemiche si dirigono solo ai parti gestiti da donne. Il 14 assemblea
cittadina indetta dalle organizzazioni palestinesi al cinema Aquila, partecipano
centinaia di persone: si proclama lo sciopero del 22 settembre e le
mobilitazioni in tutte le città d’Italia, l’interruzione di tutti i rapporti
commerciali e scientifici con Israele, la rescissione degli accordi con Teva e
Mekorot, l’introduzione nelle scuole della memoria della Nakba. La notte un
ragazzo cileno di ventun anni viene accoltellato a Ostia, e lasciato davanti
all’ospedale Grassi. Il 15 all’apertura di molte scuole ci sono sit-in
silenziosi contro il genocidio con le bandiere palestinesi. Il 16 si inaugura il
parco Thomas Sankara a Montesacro, alla presenza dell’ambasciatore del Burkina
Faso.
Martedì 17, mentre l’esercito sionista invade e devasta Gaza City da terra, un
grande corteo per la Palestina sfila da piazzale Aldo Moro a Fori Imperiali.
Dopo la manifestazione, su via Giovanni Lanza una decina di fascisti prendono a
pugni e calci due manifestanti, uno dei quali sventolava una bandiera della
Palestina. Il 18 dopo una serie di estenuanti tira e molla – tutto il Pd si era
astenuto sulla mozione – il comune di Roma fa issare una bandiera palestinese
sul Campidoglio, e ordina la revoca dell’accordo tra Acea e l’impresa idrica
israeliana Mekorot. Il portavoce della comunità ebraica romana Victor Fadlun
dichiara che la bandiera “aggrava il clima di antisemitismo”. Sciopero di
quartiere a Roma Est: picchetti davanti al Carrefour e al McDonald’s sulla
Casilina, merende solidali, assemblee pubbliche e corteo di quartiere. Domenica
21, senza passare per le estenuanti assemblee di qualche giorno fa, il Comune
affianca alla bandiera palestinese quella per gli ostaggi israeliani: l’eroismo
capitolino è durato un paio di giorni. Dalla mattina, oltre sessantamila persone
riempiono lo stadio Olimpico per il derby Lazio-Roma: il dispositivo poliziesco
include droni, elicotteri, zone di pre-filtraggio, ingressi differenziati per le
due tifoserie, nuovi divieti di sosta e sensi unici, chiusura strade e modifica
di tutta la viabilità della zona. Un gruppo di tifosi laziali espone su Ponte
Milvio uno striscione in memoria del fascista statunitense Charlie Kirk.
Lunedì 22 arriva il giorno del grande sciopero e manifestazione per la
Palestina: una marea umana riempie piazza dei Cinquecento, traboccando nelle vie
intorno, bloccando per diverse ore la stazione Termini. Un corteo non
autorizzato parte da via Cavour e dopo aver superato piazza Vittorio e Porta
Maggiore si inoltra per San Lorenzo fino a imboccare la Tangenziale. Migliaia di
persone bloccate nelle macchine reagiscono con solidarietà e senza incidenti; il
corteo risale sulla Tiburtina e termina a piazzale Aldo Moro. C’è chi calcola
oltre centomila persone: sicuramente una giornata senza precedenti, almeno negli
ultimi dieci anni. Le foto e le notizie della manifestazione arrivano su Al
Jazeera, una giornalista di Gaza ringrazia l’Italia per la solidarietà. I
giornali italiani però riempiono le loro copertine con i presunti “scontri” e
“devastazione” alla stazione di Milano. Il 24 – la mattina dopo il primo attacco
alla Global Sumud Flotilla – viene occupata la succursale del Rossellini,
istituto tecnico cinematografico di Garbatella. Sabato 27 mattina davanti al Cpr
di Ponte Galeria (prigione per persone migranti che non hanno commesso reati)
arriva la famosa statua di Marco Cavallo, simbolo della liberazione dei
manicomi, portata da un corteo di attiviste e attivisti per la chiusura dei
centri di detenzione amministrativa dei migranti. Nel pomeriggio manifestazione
al Quarticciolo per rivendicare gli spazi abbandonati del quartiere.
Il 29 viene occupato anche il liceo Cavour, davanti al Colosseo; inizia un
accampamento permanente per Gaza a piazza dei Cinquecento, in preparazione della
manifestazione nazionale del 4 ottobre. La notte qualcuno da una macchina tira
un melone e delle uova contro le tende, e la notte successiva da una macchina
gridano “Duce! Duce!”. Il 30 si occupa il liceo Russell; i lavoratori del Cnr
manifestano davanti alla sede centrale a piazzale Aldo Moro, per l’interruzione
delle collaborazioni con Israele. Il presidente del Cnr scende, ma nulla di
fatto. Nel pomeriggio un corteo di centinaia di studenti occupa anche la facoltà
di Scienze Politiche della Sapienza, dove si affigge un enorme bandiera
palestinese. Nel frattempo arriva ad Amman il primo volo che porta i
ricercatori, le ricercatrici e studenti che finalmente le mobilitazioni sono
riuscite a far arrivare in Italia: atterreranno il primo ottobre a Fiumicino.
(stefano portelli)
Tag - rubriche
(claudia cardinale in una foto del 1963)
Quando ride, i suoi occhi diventano due fessure nere, scintillanti con qualche
cosa di monellesco, di scatenato, di intenso, di meridionale. (alberto moravia
descrive claudia cardinale)
È morta martedì, a ottantasette anni una straordinaria interprete e senza ombra
di dubbio la più bella attrice della storia del cinema italiano. Della carriera
di Claudia Cardinale si sa tutto, dei Nastri d’argento e dell’Orso d’oro alla
carriera, delle infatuazioni artistiche e maschili di Fellini e Mastroianni, De
Sica e Leone, così come del suo impegno femminista e a fianco dei bambini e dei
malati di Hiv. Meno nota, almeno ai non cinefili, la sua storia personale.
Cardinale era nata nel 1938 a La Goletta, protettorato francese in Tunisia, dove
i suoi nonni (palermitani e trapanesi) erano scappati dalla Sicilia allo scoppio
della Prima Guerra Mondiale. Fino ai sedici anni non ha parlato una parola
d’italiano, dal momento che in famiglia si parlava solo in siciliano e infatti
la sua prima apparizione fu in un cortometraggio franco-tunisino del ’56, che
raccontava come le donne tunisine, negli anni della conquista dell’indipendenza,
si erano unite e avevano raccolto i propri pochi gioielli per venderli e
permettere ai mariti pescatori di acquistare piccole barche, dal momento che i
grandi imprenditori francesi con i loro pescherecci se l’erano squagliata.
Vabè se proprio te lo devo dire:
fisicamente non sei fatta male.
Ma non esageriamo, non sei la Cardinale!
E non sopporto che lo fai notare
con quel tuo modo, ti prego, di camminare!
(vasco rossi, vabè se proprio te lo devo dire)
Dopo quell’esperienza la giovanissima Claudia (anzi Claude, il suo nome
all’anagrafe) si trasferì in Italia, ma ritornò in Tunisia poco dopo, avendo
scoperto di essere rimasta incinta in seguito a una violenza sessuale subita.
Decise di tenere con sé suo figlio e di non rivelare mai il nome del stupratore.
Partì per l’Inghilterra con l’aiuto del produttore Franco Cristaldi (con il
quale avrà poi una relazione, logorata alla lunga dal fatto che lui fosse
sposato e che il divorzio fosse ancora illegale) e nascose a tutti, tranne che
ai suoi genitori, la gravidanza.
Tenne celato il segreto per sette anni, anni in cui il figlio fu cresciuto in
famiglia “come un fratello minore”, fino a quando raccontò tutto in una
intervista a Enzo Biagi, pubblicata poi su Oggi e su L’Europeo.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/09/cardi-1.mp4
(credits in nota 1)
Si fanno sempre più insistenti i rumors sulla possibile cessione del Milan dal
magnate Gerry Cardinale alla famiglia Steinbrenner, proprietaria della squadra
Nba dei New York Yankees, società con un patrimonio di circa sette miliardi di
dollari.
Anche Gerry, come Claudia, ha origini italiane da parte di nonni (napoletane il
padre e abruzzesi la madre, imparentata pare con D’Annunzio), ma non si trovano
molte notizie su come la sua famiglia si sia fatta strada negli Stati Uniti. Lui
ha studiato ad Harvard e poi ad Oxford, ha lavorato a Goldman Sachs e poi ne è
diventato partner. Ha creato un fondo di investimenti e attraverso quest’ultimo
ha acquistato quote di varie compagini sportive, tra cui il Liverpool e gli
stessi Yankees.
Nella sua gestione certo non memorabile (finora: i miei amici milanisti di
fantacalcio sono sicuri che con Allegri in panchina e il Bebote in avanti i
rossoneri possano puntare al Triplete), Cardinale ha costituito un fronte con il
presidente dell’Inter Marotta, per scardinare gli ostacoli che gli impediscono
una mega-speculazione sul fronte stadio. Mentre scrivo mi è tornato in mente che
qualche settimana fa, dopo una pessima partita dei nerazzurri, Marotta si fiondò
davanti alle telecamere, prese di forza i microfoni della Rai («C’è il
presidente che vuole fare un annuncio su un argomento molto serio») e avviò un
patetico comizio su come lo Stato sia freno allo sviluppo dell’economia e su
come gli imprenditori stranieri si rifiutino di investire nel nostro paese per
colpa delle tasse e della burocrazia.
A seguire potete trovare due articoli pubblicati su Monitor che spiegano come
stanno veramente le cose:
Le mani sulla città. Il quartiere San Siro e il modello Milano (giugno 2021)
Milano, grande capitale e privato sociale all’attacco di San Siro (settembre
2022)
…e l’estratto di un testo più recente pubblicato dal Comitato Salviamo San Siro,
come chiamata a una manifestazione svoltasi questa mattina al Parco dei
Capitani:
La delibera per la vendita dello stadio San Siro e delle aree circostanti è
approdata ieri a Palazzo Marino, ma il voto è stato rinviato a lunedì 29
settembre. Non un rinvio qualsiasi: in quella data il consiglio si riunirà
in seconda convocazione, e basteranno appena quindici consiglieri per rendere
valida la seduta e approvare il provvedimento. Un escamotage voluto dal sindaco
Beppe Sala per far passare, a tutti i costi, l’operazione più contestata degli
ultimi anni: la svendita di San Siro ai fondi legati a Inter e Milan. […]
La tensione a Palazzo Marino è stata altissima. La vicesindaca Scavuzzo è
stata fischiata dopo la presentazione della delibera. Le opposizioni hanno
denunciato irregolarità nelle procedure: la delibera è stata considerata
“licenziata” dalle commissioni anche se non tutte avevano terminato l’esame […].
Era stata anche tentata una sospensiva, respinta dalla maggioranza, che avrebbe
permesso di studiare meglio il testo ed evitare l’abbassamento del numero
legale.
La vera posta in gioco è la speculazione edilizia. Al di là della retorica sul
nuovo stadio, la realtà è chiara: i fondi interessati non mirano alla
riqualificazione dell’impianto, bensì alla sua demolizione per liberare un’area
enorme da trasformare in una colossale operazione immobiliare. Un’operazione che
rischia di cancellare non solo un simbolo della città, ma di consegnare ai
privati un pezzo di patrimonio collettivo, spalancando la strada a una
speculazione edilizia senza precedenti. (comitato salviamo san siro, 26
settembre 2025)
Claudio è mezzo fascio e tifa la Lazio,
fa feste da paura nella casa a Capalbio.
Flaminia fa la squillo a Collina Fleming
l’hanno vista col maestro di tennis.
Giulio si atteggia come un criminale
ma c’ha lo zio che fa il cardinale.
Vittoria invece studia alla LUISS
e spaccia coca nei momenti bui.
(il pagante ft. carl brave, la grande bellezza)
a cura di riccardo rosa
__________________________
¹ Claudia Cardinale in: Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana
illibata, di Luigi Zampa Tarantino (1971)
(disegno di ottoeffe)
E affacciati alle loro finestre nel mare
tutti pescano mimose e lillà.
E nessuno deve più preoccuparsi
di via della Povertà.
(fabrizio de andrè, via della povertà)
Siccome non avevo di meglio da fare, venerdì sera mi sono messo a cercare sui
siti internet istituzionali la VIA – Valutazione di impatto ambientale per la
Coppa America a Napoli. I lavori a Bagnoli stanno per cominciare e nella zona
della colmata si respira un certo fermento, ma della VIA non c’è traccia (in
compenso è stata da poco pubblicata una assai meno utile VI, a cui in fondo
manca solo la A, ovvero Valutazione di incidenza delle opere sul contesto
circostante).
La Valutazione è un curioso Pdf di cento pagine che spiega nel dettaglio gli
interventi previsti, dall’installazione dei pontili galleggianti alla barriera
di scogli soffolta, che secondo diversi biologi avrà effetti devastanti
sull’ecosistema marino della baia (è bene sottolineare sempre che il
mantenimento della colmata promosso dalla ditta Meloni-Manfredi impedirà il
ripristino della morfologia di costa e la rinascita di una grande spiaggia
libera, che in trent’anni di dure battaglie gli ex operai, gli ambientalisti, i
comitati territoriali, le associazioni del quartiere erano riusciti a imporre
non in un solo piano, quello De Lucia, ma addirittura in due, considerando il
famoso Praru* poi smantellato dal gatto e la volpe di cui sopra).
Nonostante le rassicurazioni – le parole più usate nel documento sono “bassa” e
“trascurabile”, ma mai “nulla”, rispetto all’incidenza delle attività di
progetto su flora e fauna del luogo – sembra che oltre a svariate varietà di
piante e fiori, a farne le spese saranno gli animali, tra cui la tartaruga
Carretta Carretta e il Gabbiano Reale (il documento sostiene che tutti gli
animali che andranno via sicuramente torneranno, e la cosa fa pensare un po’ ai
terremotati che in questi mesi stanno lasciando il quartiere; ma questa è
un’altra storia).
Le attività di cantiere, a causa del rumore prodotto dai macchinari e mezzi e
dalla loro presenza in situ, determinano un impatto diretto sulle specie
ornitiche che frequentano la fascia costiera con conseguente loro
allontanamento. L’impatto risulta a carico delle specie dell’avifauna
prevalentemente marina le quali potrebbero dirigersi verso aree costiere che
risultano meno disturbate o subire un’interferenza con il loro ciclo
ontogenetico. (valutazione di incidenza – 38th America’s Cup Louis Vuitton)
I gabbiani, lo sapete anche voi, non vacillano, non stallano mai. Stallare,
scomporsi in volo, per loro è una vergogna, è un disonore. Ma il gabbiano
Jonathan Livingston – che faccia tosta, eccolo là che ci riprova ancora, tende e
torce le ali per aumentarne la superficie, vibra tutto nello sforzo e patapunf
stalla di nuovo – no, non era un uccello come tanti. (richard bach, il gabbiano
jonathan livingston)
Chissà se il segreto è non vacillare, non essere un uccello come tanti, o alla
fine, come a Jonathan Livingston, questo ci si ritorcerà sempre contro. Ci
pensavo l’ultima volta che sono stato sul Pontile Ferdi, un posto noto ai
bagnolesi come la Sala pompe, perché nell’edificio che vi si trova erano
ospitati i macchinari per il trasporto dell’acqua utilizzata nel processo di
produzione industriale dell’acciaio.
(la sala pompe in una foto degli anni sessanta)
Attraversando quel che resta della Sala pompe, e destreggiandosi tra i relitti
arrugginiti, ci si trova davanti uno spettacolo incredibile, soprattutto al
tramonto. Siamo in uno dei posti più suggestivi del quartiere, sicuramente il
più silenzioso, molto meglio del più noto Pontile Nord sempre affollato di
runner e di persone che vogliono godersi il panorama. Un posto che non di rado
riserva sorprese, come una volta in cui ci trovai a riflettere un amico che vive
e lavora dall’altra parte della città o un fotografo che tra le rovine faceva
uno shooting a delle adolescenti del quartiere. La Sala pompe si appresta a
breve a una scenografica e tragica fine.
La demolizione dell’impalcato avverrà tramite tagli controllati con filo e disco
diamantato, che consentiranno di suddividerlo in blocchi gestibili per il
sollevamento e la movimentazione con gru. I pali di fondazione saranno tagliati
alla base e rimossi con autogrù, con l’ausilio di attrezzature subacquee nei
tratti sommersi per assicurare precisione e pulizia delle operazioni.
(valutazione di incidenza – 38th America’s Cup Louis Vuitton)
Piante, gabbiani, tartarughe e pontili. Sgomberati, sfollati e lesionati.
Affittuari allo stremo, commercianti a basso reddito, attività storiche. Fiori
azzurri e tempi grigi. Via di qui.
Via via,
vieni via di qui.
Niente più ti lega a questi luoghi,
neanche questi fiori azzurri.
Via via,
vieni via con me.
Neanche questo tempo grigio,
pieno di musiche
e di uomini che ti son piaciuti.
(paolo conte, via con me)
Quando ero bambino mio zio portava spesso me e i miei fratelli in giro in
macchina per Napoli, a farci vedere le vedute più belle del golfo dalle strade
panoramiche. Non di rado si fermava all’improvviso a chiedere, per lo più a
persone anziane, indicazioni per strade assurde, tipo “via Gianfranco Zola” o
“via vecchia Tom e Jerry”, e giù risate dai sedili posteriori. Oggi che pure c’è
Google Maps e la gag ha quindi perso buona parte del suo significato, c’è un
ragazzo che fa lo stesso accumulando migliaia di follower sui social, me
incluso.
Avevo un dubbio a un certo punto su quale parola scegliere per questa settimana,
poi, una notte che non dormivo, su Canale21 stavano trasmettendo Delitto in
Formula 1 di Corbucci, con Tomas Milian e Bombolo. A un certo punto proprio
Bombolo, che interpreta il tuttofare Venticello, deve mettere al sicuro la
famiglia dell’ispettore, che lo incarica di portare tutti a Frascati, dalla
suocera, la signora Proietti, alla via dei Santissimi Martiri.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/09/milian.mp4
(credits in nota 1)
a cura di riccardo rosa
__________________________
* Programma di Risanamento ambientale e Rigenerazione urbana
¹ Tomas Milian e Bombolo in: Delitto in Formula 1, di Bruno Corbucci (1984)
(disegno di ottoeffe)
“Chiediamo che venga ritirato l’invito a partecipare alla Mostra di
Venezia a Gerard Butler, Gal Gadot e a qualunque artista e celebrità che
sostenga pubblicamente e attivamente il genocidio. E che invece quello spazio
venga messo a disposizione di una nostra delegazione che sfili sul red carpet
con la bandiera palestinese”. (venice for palestine, 25 agosto 2025)
Gal Gadot, l’attrice israeliana famosa per il ruolo di Wonder Woman, ha svolto
due anni di leva militare obbligatoria nell’esercito del proprio paese, con la
mansione di istruttore atletico nella Idf, le forze di difesa israeliane, dopo
essere risultata tra i primi del suo corso d’addestramento. […] Nel 2007, al
mensile Maxim, Gadot descriveva così la sua attività quotidiana nell’esercito:
“Insegnavo ginnastica e calistenics; ai soldati piacevo perché li mantenevo in
forma”. […] In una cover story per Glamour: “Devo dire che nessun paese dovrebbe
aver bisogno di un esercito; ma ad ogni modo, per essere un vero israeliano,
devi servire lo Stato, e restituirgli quello che ti ha dato. Per due o tre anni,
non pensi a te stessa, rinunci alla tua libertà, ma impari la disciplina e il
rispetto”. (cinemaserietv.it)
(foto da cufi.org)
Una serata di gala con celebrità raccoglie trentotto milioni di dollari per
l’Idf a Los Angeles. Tra gli ospiti presenti c’erano Julie Bowen, Gerard Butler,
Robert De Niro, Joanna Krupa e Arnold Schwarzenegger. L’evento è stato
presieduto dall’imprenditore e magnate dei media Haim Saban e da sua moglie
Cheryl e ha visto la partecipazione di numerosi personaggi ebrei di spicco. […]
“Siamo lieti di vedere che la fondamentale missione dell’esercito israeliano,
fornire programmi di benessere e istruzione agli eroici uomini e donne dell’IDF,
continua a riscuotere successo nella comunità di Los Angeles”, ha affermato
Saban. (cufi.org / traduzione di -rr)
Almeno sette persone, fra cui cinque bambini che erano in coda per l’acqua, sono
rimaste uccise in un attacco israeliano con droni avvenuto nella zona
di al-Mawasi, nel sud di Gaza, vicino Khan Younis. Lo riferisce Al
Jazeera citando una fonte dell’ospedale Nasser. L’emittente riporta che il
portavoce della Protezione civile di Gaza, Mahmoud Basal, ha pubblicato una foto
dei corpi di cinque bambini, insieme a un’immagine della macchia di sangue nel
luogo in cui sono stati uccisi. “Erano in fila per riempire delle taniche
d’acqua nella zona di al-Mawasi, descritta come ‘sicura’, quando le forze di
occupazione li hanno presi direttamente di mira, trasformando la loro ricerca di
vita in un nuovo massacro”. (il fatto quotidiano, 2 settembre 2025)
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto.
(i nomadi, dio è morto)
“Se mi si invita a riconoscere che è in corso un genocidio la risposta è
assolutamente sì. Questo è uno di quei casi in cui quello che sta succedendo è
evidente, non c’è tanto da stare a discutere. Le testimonianze di istituzioni
assolutamente affidabili sono riscontrabili. Se invece poi si scivola dentro
un’emotività che ti porta a chiedere di censurare o di boicottare, in questo
caso faccio un passo indietro e sono meno propenso, anzi non sono per niente
propenso a censurare nessuno. Soprattutto in un luogo come questo che deve
accogliere chiunque, anche quelli che sostengono le posizioni più scomode e ai
nostri occhi irritanti”. (paolo sorrentino)
Il paraculo è l’opportunista, quello che, specie in maniera occulta, cerca di
volgere una situazione a proprio vantaggio. Il paraculo è levantino, sa navigare
nello scorrere degli eventi, sa compiacere e approfittare per il fine ultimo e
supremo del proprio tornaconto. Forse l’unico connotato che conserva del suo
significato precedente è lo sprezzo – connotato da non disdegnare, nel
qualificare l’opportunista: troppo spesso il furbo scafato ha un profilo
positivo, profilo invece tendenzialmente escluso dal paraculo.
(unaparolaalgiorno.it)
“Mi hanno messo in mezzo. Mi ha chiamato Silvia Scola, la figlia di Ettore
chiedendomi se volevo firmare un appello contro quello che sta accadendo a Gaza,
che va condannato in tutti i modi, nell’ambito della Mostra, manifestando a una
platea ampia la sensibilità del cinema, che non è chiuso nell’indifferenza. E ho
firmato. In un secondo momento i promotori hanno aggiunto i nomi di quei due
attori. Non sono d’accordo nell’escludere gli artisti. Anche all’inizio della
guerra in Ucraina ricordo il boicottaggio verso i tennisti russi. Ma cosa
c’entravano loro? Sono sportivi, non militari né politici. […] Quei due non sono
gente che tira le bombe, sono attori come me”. (carlo verdone)
(credits in nota1)
“Quando ho firmato l’appello non c’era questa richiesta sull’esclusione di
alcuni artisti. Non mi appartiene, non sono d’accordo”. (ferzan ozpetek)
“Sono stato tra i firmatari di un documento che chiedeva di accendere una luce
più forte su una tragedia immane a cui stiamo assistendo. […] Credo che il
risultato al primo giorno di festival sia già ampiamente raggiunto. […] Non
condivido per nulla il boicottaggio di artisti israeliani o di qualsiasi altro
paese a manifestazioni come la Mostra del cinema o come la Biennale arte. Credo
che questi luoghi siano luoghi di accoglienza in cui si invita tutti e poi ci si
confronta e si stabilisce civilmente su che posizione si sta, ma non sono luoghi
di esclusione. Questo aspetto, ci tengo a dirlo, non lo condivido”. (toni
servillo)
“Questo boicottaggio non lo condivido. Però, se entriamo nel merito di chi sono
questi, se hanno compiuto delle cose che in qualche modo acconsentono, sono
favorevoli alla scelta di Netanyahu… Che poi li si debba censurare… la censura è
sempre qualche cosa di inaccettabile, che viene dall’alto, dal potere, che
schiaccia. Io sono fautore della protesta non violenta” (marco bellocchio)
Faccio fa’ le pulizie di casa all’indianino con la go-pro,
almeno vedo se pulisce bene o no.
E con tutti i soldi che ogni mese je do’
magari ce esce n’artro marò! […]
Questo colla vespa nun me vuole fa’ usci’
c’ha pure l’adesivo de Piero Gramscì,
madonna ‘sti qui: che radical chic! […]
Sostanzianzialmente penso solo ai cazzi miei
per ottenere tutto quello che vorrei:
troppe domande fossi in te non ne farei.
(brusco, paraculo)
Il 2020 ha prodotto risultati positivi da parte di attivisti, studenti,
difensori dei diritti civili e legislatori per sostenere il diritto di
boicottare Israele. […] Ci sono state molte azioni dirette, vittorie in
tribunale e appelli a sanzionare Israele per le sue violazioni del diritto
internazionale. […] All’inizio dell’anno, le Nazioni Unite hanno pubblicato il
tanto atteso elenco di società che traggono profitto dai crimini di guerra di
Israele. […] Il rapporto elenca 112 società coinvolte in attività negli
insediamenti come la fornitura di attrezzature e materiali per la costruzione o
la demolizione di case, sorveglianza e sicurezza, trasporto e manutenzione,
inquinamento e scarico di rifiuti e sfruttamento delle risorse naturali,
comprese l’acqua e la terra. Il Bnc ha accolto con favore la pubblicazione del
rapporto, che è avvenuto “nonostante le intimidazioni da parte di Donald Trump e
del governo di estrema destra di Israele”. […] Ad aprile, l’ufficio del
Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo in Giordania ha annunciato che non
rinnoverà il suo contratto con G4S, una società di sicurezza privata con una
lunga storia di coinvolgimento nei crimini di Israele. […] La Corte europea dei
diritti dell’uomo ha sostenuto il diritto di boicottare Israele quando ha
annullato le condanne penali contro undici attivisti per i diritti dei
palestinesi in Francia. Ha stabilito all’unanimità che le condanne contro gli
attivisti per aver invitato gli acquirenti a boicottare le merci israeliane
hanno violato la garanzia di libertà di espressione della Convenzione europea
dei diritti dell’uomo. (continua a leggere!)
POST SCRIPTUM – Ho letto che quando Boris Pasternak consegnò agli emissari di
Giangiacomo Feltrinelli il manoscritto per la pubblicazione italiana ed europea
de Il dottor Živago, avendo saputo che il Pcus stava facendo enormi pressioni
attraverso il Pci, addirittura trattando l’argomento in diverse sedute del
Comitato Centrale del partito sovietico per non farlo pubblicare, Pasternak gli
disse più o meno: «Ecco, questo manoscritto vale anche come invito al mio
funerale».
(a cura di riccrado rosa)
__________________________
¹ Fabrizio Bracconeri e Carlo Verdone in: Acqua e sapone, Carlo Verdone (1983)
(disegno di peppe cerillo)
Il mese inizia con un milione di giovani pellegrini affastellati sotto il sole
di agosto a Tor Vergata per il “Giubileo dei Giovani”: il Papa descrive l’evento
come il segno che “un altro mondo è possibile”, forse riferendosi all’esistenza
del regno dei cieli (tuttora non provata dalla scienza). Due pellegrine muoiono
tornando a casa, una ad Artena, l’altra a Madrid. Intanto, il 3 agosto un
detenuto viene trovato morto nella sua cella nel carcere di ReginaCoeli. Il 5
notte un’auto prende fuoco mentre era ferma a un distributore Gpl: si teme una
nuova esplosione come quella del 4 luglio sulla Casilina. Il 6 il Comune
sgombera venticinque persone che abitavano in un centro sportivo di Mostacciano
abbandonato da dieci anni, senza alcuna alternativa abitativa: grande
soddisfazione tra fascisti e leghisti. Due incidenti mortali sulle strade: un
cinquantenne perde il controllo dello scooter al Laurentino, e un commissario di
polizia in moto sull’Aurelia. Muore a ottant’anni “er Divino”, personaggio
storico della spiaggia di Capocotta.
Il 7 i carabinieri arrestano un uomo appena arrivato a Roma da Foggia, in fuga
dopo aver ucciso una donna. Un’altra donna muore travolta da un’auto a Pomezia.
Il prefetto Giannini durante un’audizione alla Commissione antimafia rivela che
le forze dell’ordine a Roma in due anni hanno sgomberato più di seicento case
popolari, quasi sempre occupate da donne sole con figli. Nessuna parola su dove
sono andate ad abitare queste persone dopo gli sgomberi. L’8 in un’audizione in
Comune il Comitato contro lo stadio di Pietralata denuncia che l’agronomo
incaricato di stabilire il valore dell’area ha avuto un compenso di oltre
centomila euro. Il Comune finalmente pubblica i dati sugli appalti per la
costruzione dell’inceneritore di Santa Palomba, ma in un formato
incomprensibile, per Carte in Regola è “da settimana enigmistica”. La notte un
uomo armato entra in un bar di Torbellamonaca per una rapina e spara al barista
e a due avventori del Bangladesh, per fortuna non li uccide. Il 9
l’amministrazione di Santa Marinella proibisce una manifestazione per la
Palestina, dichiarando il “rischio di antisemitismo”. Il 10 incendio in un
cantiere navale di Ostia. In serata centinaia di persone partecipano al presidio
al Pantheon contro il genocidio israeliano a Gaza, contro il collaborazionismo
del governo italiano e contro le menzogne dei media mainstream.
Lunedì 11 c’è una manifestazione sotto la Rai di viale Mazzini per il continuo
supporto della rete pubblica al genocidio in Palestina. Purtroppo il palazzo è
chiuso per lavori da inizio anno. Muore a Latina la nona vittima del virus West
Nile nel Lazio, un uomo di ottantacinque anni. Il 12 sulla sede del X Municipio
a Ostia si espone una bandiera palestinese, e il 13 un’altra bandiera
palestinese sventola dal quinto piano del V Municipio (Prenestino). Il 14
all’Alessandrino un bambino di quattro anni di una famiglia bangladese viene
investito mentre era in bici: viene ricoverato in condizioni gravi. Muore una
donna in moto, in un incidente a Grottaferrata. Un alto prelato dell’Opus Dei,
padre Mariano Fazio, viene incriminato formalmente per riduzione in schiavitù e
tratta di esseri umani. Secondo l’accusa, decine di ragazze sudamericane anche
di dodici o tredici anni sono state attirate a Roma con la promessa di una vita
migliore, poi “messe a servizio gratuito” per decine di ore al giorno per i
membri della setta cristiana.
Il 15 agosto, festa cristiana dell’ascensione della Madonna in cielo, un ragazzo
egiziano di diciannove anni cerca di impiccarsi nel carcere dedicato proprio a
lei (Regina Coeli). I secondini impediscono il suicidio, ma lo ributtano in
cella. Una ragazza di ventiquattro anni muore in un frontale tra due auto sulla
Salaria fuori Roma, e un uomo di sessantasette cadendo dal terrazzo condominiale
di un palazzo vicino piazza Fiume. Il 16 c’è un nuovo incendio in un cantiere
navale, questa volta a Fiumicino, e il 17 notte esplode una bomba carta
nell’androne di un palazzo di Ostia centro. Muore a ottantanove anni Pippo
Baudo, nella sua casa di Prati: la camera ardente sarà al Teatro delle Vittorie.
Il 18, in virtù del “decreto sicurezza”, un uomo albanese di cinquant’anni viene
arrestato per aver provato ad occupare una casa dell’Inps, vuota, a Prati
Fiscali. Il giudice ne richiede l’immediata liberazione, perché il fatto non è
grave. L’appartamento, pubblico, rimane vuoto.
Continuano le processioni giubilari, con migliaia di partecipanti: il 20 a Colle
Oppio sfilano i lefebvriani della Fraternità San Pio X, ultratradizionalisti e
antisemiti, scomunicati per non aver accettato il Concilio Vaticano II, poi
riabilitati nel 2009 da Ratzinger: non partecipano all’udienza papale del giorno
successivo, né visitano la tomba di papa Francesco. Il 21 – giorno dello
sciopero globale per Gaza – un temporale si abbatte sulla città. Tuoni, lampi,
stazioni metro chiuse, alberi caduti, due musei allagati (Macro e Galleria
d’Arte Moderna). Durante la notte ad Acilia qualcuno buca le ruote di più di
cinquanta macchine.
Il 22 a Marino presidio contro lo sgombero del centro sociale Ipò. Alla
FieradiRoma, grande incontro dei testimoni di Geova, con decine di migliaia di
partecipanti: il tema è “Adorazione pura”, per “offrire una guida a chi è alla
ricerca di speranza”. Nel frattempo a Ostia un imprenditore edile sessantenne
viene ferito da un colpo di pistola, forse sparato da un suo dipendente. Il 24
mattina, sempre a Ostia, una cabina crolla sulla spiaggia affollata di bagnanti.
L’erosione del suolo quest’anno ha eliminato quasi dieci metri di spiaggia. Nel
parco di Tor Tre Teste una donna di sessant’anni viene aggredita e violentata da
uno sconosciuto. Nella notte a Nettuno qualcuno spara con una pistola ad aria
compressa contro il centro d’accoglienza che ospita ottanta migranti: due di
loro sono feriti lievemente dai pallini di piombo.
Il 26 agosto un nuovo presidio per la Palestina riunisce più di un centinaio di
persone al Pantheon. La rete “Stop Rearm Europe” ottiene la sospensione della
fiera delle armi “Defence Summit” organizzata dal Sole 24 ore per l’11 settembre
(sic!) all’Auditorium di Roma. Due persone straniere senza casa si uccidono
buttandosi sotto a un treno lo stesso giorno: uno la mattina a Stazione
Trastevere, uno la sera a Ladispoli. Arrestato un muratore gambiano per lo
stupro a Tor Tre Teste. Il 28 altri due morti sulle strade: uno la mattina in un
incidente di moto sull’Aurelia verso Santa Severa, un altro la sera – un
diciottenne – alla Romanina. Scoppiano intanto due grossi incendi, uno a Tor di
Valle, vicino all’autostrada Roma-Fiumicino, e uno nella pineta di Ostia. Sempre
il 28, giornata di digiuno dei sanitari per Gaza.
Il mese si chiude con: un signore eritreo che si cambia il costume sulla
spiaggia coprendosi con un asciugamani, e i giornali lo trasformano in “uomo si
spoglia nudo in spiaggia”; e con l’ordine di sfratto definitivo per lo storico
Caffè Greco in via dei Condotti, attivo da duecentocinquanta anni e protetto da
vincolo. La proprietà del locale è dell’Ospedale Israelitico, che ha ordinato ai
gestori di andarsene. (stefano portelli)
(disegno di peppe cerillo)
Il 4 luglio alle otto di mattina un enorme boato scuote la città: è l’esplosione
di un distributore Gpl a Torpignattara – tra la piscina di Villa de Sanctis e la
scuola materna Romolo Balzani, a ridosso del quartiere di case cooperative
Casilino 23 e a due passi dalla via Casilina. Prima dell’esplosione avevano
preso fuoco anche un deposito di bombole di ossigeno della Croce Rossa e uno
sfasciacarrozze, creando una nube tossica di diossina; miracolosamente, la zona
non si era ancora riempita dei bambini che frequentano i campi estivi. Questa
parte di Roma fin dagli anni Sessanta doveva essere una zona per la logistica. I
proprietari dei terreni l’hanno però riempita di palazzine residenziali e così
oggi le industrie pericolose e inquinanti convivono con scuole, asili nido,
centri sportivi, zone archeologiche e quartieri densissimi (si veda qui). La
sera divampa un altro incendio nel parco del Forte Prenestino.
Il 6 a Parioli esercitazione antiterrorismo della polizia italiana intorno
all’ambasciata israeliana (non nei confronti di militari e civili israeliani
attivi nel terrorismo contro la popolazione di Gaza). Scendono le temperature:
l’8 luglio fa quasi freddo. Il Tar boccia le opposizioni della fu giunta Raggi a
un grande progetto di settemila metri quadri residenziali intorno alla Vela di
Tor Vergata, che quindi inizierà a breve, sempre giustificato dell’idea che
costruire nuove case fa sempre bene, anche in una città con centomila
appartamenti vuoti.
Il 9 alla manifestazione Sports beats borders dell’Esquilino partecipa una
squadra di bambini palestinesi arrivati dal campo profughi di Chatila. Muore
l’ispettore ustionato dall’esplosione del deposito di Gpl del 4 luglio:
fortunatamente è l’unica vittima mortale, ma ci sono decine di ustionati gravi,
centinaia di feriti, e un migliaio di bambini senza scuola. Il 10 al centro
congressi La Nuvola (Eur) si celebra una Conferenza sulla ricostruzione
dell’Ucraina, che blocca il traffico del centro: tra i partecipanti anche
l’attore Zelensky. Nel frattempo, a Torbellamonaca prende fuoco un palazzo:
settantadue nuclei familiari vengono evacuati. L’11 un aereo della polizia porta
a Roma dalla Grecia un uomo statunitense, accusato del duplice femminicidio
della moglie e della figlia trovate morte a inizio giugno a Villa Pamphili.
All’Idroscalo di Ostia inizia il festival del cinema Alice nella Città: il
maxischermo è montato proprio dove c’erano le case rase al suolo da Alemanno nel
2010. Un motociclista muore in incidente vicino Ostia Antica. Domenica 13 un
forte nubifragio spazza Roma con vento e pioggia: l’acqua entra anche
nell’ospedale Grassi di Ostia.
Lunedì 14 arrivano a Roma i familiari di Satnam Singh, il bracciante sikh di
Latina mutilato sul lavoro e lasciato morire dissanguato dal suo padrone. Una
consigliera Pd di Garbatella dichiara il passaggio a Fratelli d’Italia. Il
Tribunale di Roma sospende quattro poliziotti implicati nel traffico di droga di
San Lorenzo: anche loro erano strumenti della gentrificazione del quartiere, che
estrae valore dal territorio rendendo impossibile la vita a chi lo abita. Muore
un operaio kurdo investito da un’auto a Centocelle: è la settantottesima vittima
delle strade a Roma dall’inizio dell’anno. Il 15 il Comune stanzia due milioni
per riaprire la scuola Romolo Balzani, devastata dall’esplosione del deposito di
Gpl. Il 17 la polizia irrompe in casa di Chef Rubio e sequestra computer e Usb,
trattenendolo nel commissariato di Frascati fino a sera. Intanto, retata
razzista a piazza Vittorio: la Celere circonda un gruppo di migranti africani,
chiede documenti a tutti, li carica sul furgone e se li porta via. Il sindaco di
Roma è agli Stati generali della bellezza, nell’incantevole location di Cava de’
Tirreni, impegnato a dichiarare che “le periferie di Roma fanno schifo”.
Venerdì 18 il Tar respinge il ricorso contro l’abbattimento del bosco di
Pietralata per la costruzione dello stadio privato dell’imprenditore Friedkin,
mentre un picchetto antisfratto evita l’espulsione di un’anziana da un palazzo
di proprietà dell’Inps occupato da decenni. La guardia di finanza mette i
sigilli allo stabilimento balneare per vip V-Lounge di Ostia, che disponeva di
ottocento lettini. Il 19 un gruppo di attivisti di Ostia manifesta sulla
spiaggia, rivendicando il “mare libero” dalla privatizzazione rappresentata
dalle concessioni balneari. A Ostia tutta la parte centrale della spiaggia è
privatizzata, e le spiagge libere sono solo a molti chilometri dal centro,
difficili da raggiungere e mal collegate con i mezzi pubblici. Il 20 un passante
trova il cadavere di una donna al Mandrione, vicino ai binari del treno: era
scomparsa cinque giorni prima dalla zona di Ponte Mammolo.
Il 21 un gruppo di lavoratrici dello spettacolo occupa simbolicamente il Circolo
degli Artisti, chiuso dal commissario Tronca nel 2015 e mai più riaperto. Chiude
per una settimana la linea C della metropolitana, per i test delle nuove
stazioni di Colosseo e Porta Metronia. Il 22 alla Camera dei deputati si
inaugura un congresso sul Nuovo ruolo geopolitico di Israele: Maccabi World
Forum, Istituto Milton Friedman, Unione delle Associazioni Italia-Israele
(UAII), Israel’s Defend & Security Forum (ISDF) e Alleanza per Israele premiano
Matteo Salvini davanti a militari e deputati italiani, soprattutto della Lega,
con importanti rappresentanti dello stato genocida. Presidio intanto in piazza
Capranica contro l’assedio della fame a Gaza.
Il 23 il Comune annuncia l’acquisto del palazzo occupato in via Bibulo, a
Cinecittà-Don Bosco, che era stato già requisito anni fa dall’allora presidente
del municipio Sandro Medici: i proprietari erano un monsignore, un camorrista e
una contessa che lo tenevano vuoto. Il 24 un uomo incendia due macchine della
polizia davanti al commissariato di via Farini; un altro spara contro il
buttafuori di una discoteca all’Eur, ferendolo alla testa; un incendio distrugge
il chioschetto di piazza Vittorio. Intanto il Comune approva la qualifica di
“interesse pubblico” per uno studentato privato da seicento euro al mese su
terreni pubblici dei mercati generali di Ostiense: la corporazione immobiliare
Hines lo avrà in concessione per sessant’anni senza neanche un limite ai canoni
d’affitto. La “città dei giovani” immaginata da Veltroni è un regalo ai privati
ancora più grande dei vecchi piani di zona. Il 25 presidio solidale davanti al
Cpr di Ponte Galeria, dove continuano a essere rinchiuse persone che non hanno
commesso alcun crimine: l’anno scorso un ragazzo di vent’anni rinchiuso lì
dentro si era suicidato.
Il 28 luglio inizia il temuto giubileo dei giovani, il grande evento estivo per
il quale si attendono decine di migliaia di giovani pellegrini da tutto il
mondo: all’evento analogo del Duemila, oltre due milioni di ragazzi e ragazze
cattoliche avevano inondato la zona di Tor Vergata che il Comune aveva costruito
con novantuno miliardi di vecchie lire. L’area è la stessa oggi. Nella stessa
giornata spari a Cinecittà, e anche ad Acilia, dove una ragazza egiziana viene
colpita per errore ad una gamba. Il 29 otto attiviste e attivisti del movimento
per il diritto all’abitare subiscono perquisizioni domiciliari e il sequestro
dei dispositivi elettronici da parte di carabinieri e digos: ennesima operazione
di criminalizzazione legittimata con un’inchiesta sui “contributi da 3/5 euro”
(cit.) per le spese di manutenzione delle occupazioni abitative in cui vivono.
Il 30 un incendio distrugge uno stabilimento balneare a Maccarese. Il 31 inizia
la demolizione dell’ex Fiera di Roma: il progetto prevede di trasformarla in una
Città della gioia: né più né meno che trentacinquemila metri quadri di nuove
palazzine di proprietà del Fondo Orchidea di Banca Finint, e intorno la zona
verde obbligatoria per gli standard urbanistici. (stefano portelli)
(disegno di ottoeffe)
Voglio mori’ co tutto l’oro addosso, come i faraoni (vittorio cataldi detto
“accattone”, in accattone di pier paolo pasolini)
(credits in nota1)
Sul termine “accattone”, la maggior parte dei dizionari si esprime in maniera
chiara: è tale chi va elemosinando, spesso senza effettivo bisogno, più per
vizio che per necessità.
Si parla, negli atti, di “eversive degenerazioni in cui opera la Commissione per
il paesaggio” con una “strumentalizzazione che ne fa la parte politica,
principalmente l’assessore Tancredi, in sintonia con il sindaco Sala e il
direttore generale Malangone (servendosi del faccendiere Marinoni), per portare
avanti relazioni private con gruppi della finanza immobiliare attivi a Milano e
la soddisfazione dei loro interessi”. Questo “nella cornice di un’azione
amministrativa viziata da una corruzione circolare, edulcorata all’esterno”. […]
Il sistema “deviato” si sarebbe basato su “varianti” ai piani regolatori,
camuffate, secondo i pm, con l’interesse pubblico con richiami “all’edilizia
residenziale sociale”, per aumentare volumetrie e altezze a vantaggio delle
imprese. […] Tancredi sarebbe stato la “copertura” politica di Marinoni, nel
“patto corruttivo”, per realizzare questo “Piano di governo del territorio (Pgt)
ombra”. E quest’ultimo avrebbe incassato, coinvolgendo nel meccanismo società
immobiliari e studi, “alte parcelle” dalla J+S di Pella. Scandurra sarebbe
arrivato a prendere anche fino a 2,5 milioni di euro. (urbanistica di milano
sotto accusa: indagato anche sala, chiesti sei arresti, ansa.it)
Un po’ più a sud della capitale morale, intanto, Matteo Ricci, europarlamentare
del Partito democratico ed ex sindaco di Pesaro, sembra prossimo a ritirare la
sua candidatura alla presidenza della regione Marche. È indagato per corruzione
per atti contrari a doveri d’ufficio. Secondo gli inquirenti avrebbe affidato
indebitamente opere di manutenzione dal 2019 al 2024 per finanziare “interventi
spot”. Tra questi l’installazione di un casco gigante di Valentino Rossi in
piazza D’Annunzio, murales in onore delle vittime del Covid, o un altro dedicato
a Liliana Segre, contabilizzato alla voce “manutenzione idrica”.
Debiti al comune di Avellino, commissario chiede il cinque per mille ai
cittadini: “Altrimenti servizi a rischio”. (repubblica.it, 23 luglio)
Mazzetta da seimila euro, arrestato il sindaco di Sorrento. Massimo Coppola è
stato sorpreso mentre intascava una sospetta tangente da seimila euro durante
una cena con un imprenditore. (tg3, 21 maggio)
Un imprenditore della provincia di Belluno è finito al centro di un’indagine […]
per presunta malversazione ai danni dello Stato. […] L’inchiesta è partita da
un’analisi sulle erogazioni pubbliche destinate a sostenere l’innovazione nel
settore delle energie rinnovabili. I militari […] hanno ricostruito il percorso
di un finanziamento da un milione di euro, concesso da Banca Progetto S.p.A. e
garantito da Mediocredito Centrale – Banca del Mezzogiorno S.p.A., individuando
un’anomalia significativa: circa 250 mila euro sarebbero stati distratti e
utilizzati per fini personali, del tutto estranei agli obiettivi del progetto.
Il finanziamento era stato concesso per realizzare un impianto di
pirogassificazione – un sistema innovativo per produrre energia rinnovabile a
partire da scarti agricoli e forestali. (lapiazzaweb.it, 16 luglio)
Antonio Mancini è un noto personaggio della malavita romana. Ex membro della
Banda della Magliana, poi collaboratore di giustizia dopo vent’anni di carcere,
oggi è accompagnatore per persone con disabilità a Jesi. Accattone (era questo
il suo soprannome) ha ricominciato da qualche tempo a parlare – l’ha fatto di
recente in una puntata dell’insopportabile podcast condotto da Fedez e Mister
Marra – dei suoi trascorsi criminali e, ovviamente, della scomparsa di Emanuela
Orlandi. Ben pratico dello sport preferito da decine di altri accattoni, ovvero
quello di millantare la conoscenza di elementi sensazionali sulla sparizione
della Orlandi, alla fine Mancini non dice niente di concreto, né tantomeno,
naturalmente, fa nulla per agevolare l’avanzamento sulla ricerca della verità;
gli riesce benissimo invece riaprire ferite mai sanate a una famiglia distrutta
da un intrigo più grande di lei, che ha coinvolto Stato, Vaticano, servizi
segreti e chissà chi altri (approfondimento buono per neofiti della materia
è Vatican Girl, documentario del 2022 che pure non sfugge a tentazioni
voyer-complottistiche, ma ha almeno il merito di fare una onesta ricognizione di
tutto quanto successo in questi anni).
Dei tanti “misteri italiani” (svariate seconde serate della mia adolescenza sono
state segnate dalla voce di Carlo Lucarelli) era grande appassionato un tizio
che avevo conosciuto all’università nei miei primi anni all’Orientale, e che ho
poi perso di vista da quando è andato a lavorare in una fabbrica, mi pare, in
Veneto. Aveva una bizzarra teoria, vagamente latouchiana, sull’accumulazione dei
beni, che francamente ho dimenticato. Ricordo bene invece che disprezzava gli
scrocconi e propagandava la retorica secondo cui se non vuoi pagare due euro per
andare a sentire un concerto in un centro sociale, ma ne hai in tasca dieci di
fumo e cinque di sigarette, “puoi anche andartene a bere una Best Bräu da
sessantasei a piazza San Domenico”.
È il caso del minor riconoscimento assegnato dagli intervistati al danaro.
Innanzitutto, il danaro è considerato “molto importante” dal 33,3 per cento
degli operai e dal 17 per cento degli impiegati. Questi ultimi salgono al 61,4
(48,6 per cento gli operai) nella considerazione di un’importanza “media”,
mentre rispettivamente il 16,4 per cento di operai e il 21,6 per cento di
impiegati attribuisce “poca importanza” al danaro. […] Per gli operai la
disponibilità è minore rispetto agli impiegati e quindi maggiormente ne
sottolineano la rilevanza. Si consideri a riguardo che l’88,3 per cento del
campione non supera la retribuzione mensile di un milione e mezzo e che la
maggioranza (70 per cento circa) degli intervistati è costituita da operai. […]
Resta comunque il fatto che la bassa posizionalità assunta dal danaro nella
gerarchia dei valori espressi dal campione spinge ad affermare che il valore del
danaro è più associato alla sua funzione estrinseca (il valore d’uso) che al suo
carattere specificamente teleologico. (m. conte, g. di gennaro, d. pizzuti,
l’acciaio dei caschi gialli. lavoro, conflitto, modelli culturali: il caso
italsider di bagnoli)
a cura di riccardo rosa
___________________________
¹ da: Sinite Parvulos, Nanni Loy; in: Signore e signori, buonanotte (1976)
Nota a margine: con questa puntata la rubrica va in ferie, ci rileggiamo a fine
agosto.
(disegno di ottoeffe)
Remember when you were young / Ricorda quando eri giovane
how the hero was never hung, / come l’eroe non finiva mai impiccato,
always got away. / sempre riusciva a scappare.
(john lennon, remember)
Se n’è andato all’alba di venerdì, a ottantotto anni, Goffredo Fofi, “il
Vecchio”, come lo chiamavano affettuosamente i miei amici più grandi, con alcuni
dei quali pure negli anni se ne era detto di tutti i colori. Lucido, corrosivo,
impietoso narratore e analista del mondo che ci circonda, è stato instancabile
agitatore culturale e riferimento per quei pochi scrittori, autori
cinematografici e teatrali, giornalisti e tutto il resto, che ancora possono più
o meno dirsi degni di appartenere a queste categorie.
Tutte le persone che valeva la pena conoscere, il Vecchio le conosceva e le
metteva in contatto, e molte tra queste (e anche non tra queste) in questi
giorni lo hanno celebrato sui giornali e sui social network. Parecchi ricordi si
concludevano con aneddoti autoreferenziali del tipo “apprezzò molto il mio
lavoro su…” o “avevamo spesso parlato di”. Io invece ricordo che nel 2020, dopo
una presentazione di Baby Gang a cui partecipò, e a sua domanda sui miei
progetti futuri, gli parlai con entusiasmo di un romanzo sulla città
postindustriale a cui stavo lavorando, romanzo che forse anche grazie a lui non
scriverò mai. Mi ascoltò con attenzione, mi diede un buffetto sul viso e
lapidario mi disse: «Sarà sicuramente una cacata…» (qualche anno dopo, durante
un pranzo con altre persone, all’improvviso mi guardò, e stupendomi perché si
ricordava di quella conversazione mi disse, provocatorio: «Allora, l’hai scritto
questo grande romanzo?»).
Ma il bambino nel cortile si è fermato,
si è stancato di seguire aquiloni.
Si è seduto tra i ricordi vicini, i rumori lontani,
guarda il muro e si guarda le mani.
(fabrizio de andrè, le storie di ieri)
In questi giorni si è molto parlato di alcuni studenti che, una volta raggiunto
il punteggio minimo per superare l’esame di maturità, si sono rifiutati di
sostenere il colloquio orale avendo già ufficialmente ottenuto la promozione
grazie alla somma tra i crediti formativi ottenuti durante i cinque anni e i
“punti” accumulati con le prove scritte. Gli studenti coinvolti hanno spiegato
che la scelta è stata presa per protestare “contro i meccanismi di valutazione
scolastici, l’eccessiva competitività, la mancanza di empatia del corpo docente”
(il virgolettato è di Maddalena Bianchi, diciannove anni, di Belluno).
Gli adulti ovviamente si sono rizelati e in molti (soprattutto docenti e
dirigenti scolastici) hanno iniziato ad attaccare pubblicamente questi studenti,
come se una scelta del genere non fosse coerente reazione al modello di
formazione che loro stessi hanno creato, fatto di punteggi, crediti formativi,
valutazioni aritmetiche per ogni scorreggia fatta dagli studenti e dalle
studentesse. Raggiungo il punteggio? Sono “dentro”, arrivederci e grazie.
Dio cane, dio cane, cominciava a fare quello, che era un torinese. Si chiamano
barott, sono quelli della cintura torinese, dei contadini sono. Sono tuttora dei
contadini, che c’hanno la terra e la moglie la lavora. Sono i pendolari, gente
durissima, ottusi, senza un po’ di fantasia, pericolosi. Mica fascisti, ottusi
proprio. PCI erano, pane e lavoro. […] Stavano qua a lavorare per anni, per tre
anni, per dieci anni. Che uno invecchia subito e muore presto. Per quei quattro
soldi che non ti bastano mai è solo un ottuso, un servo che può farlo. Restare
per anni in questa prigione di merda e fare un lavoro che annienta la vita.
Comunque questo qua ha il sospetto che voglio fargli il culo e allora abbandona
il posto e ferma la linea. Arrivano i capi. Quando si ferma una linea si accende
il rosso dove è stata fermata la linea e arrivano tutti i capi lí. Che succede?
C’è questo che non vuole lavorare. Ma stai dicendo un’infamia, perché io sto
lavorando, non ci riesco perché sto imparando. Mica sono intelligente come te,
tu ci stai da dieci anni qua dentro è chiaro che uno come te impara tutto
subito. […] Allora il capo mi dice: Senta a me sembra che lei vuole fare un po’
il lavativo. Invece deve mettersi in mente che alla Fiat si deve lavorare, non
si deve fare il lavativo. Se vuole fare il lavativo vada a via Roma lí dove ci
stanno gli amici suoi. Gli dico: Guardi io non lo so se a via Roma c’ho degli
amici. Comunque io vengo qua perché c’ho bisogno dei soldi. Sto lavorando, non
ho imparato ancora e quando imparo lavoro. Mi volete dare sei giorni di prova o
no? Ma come sei giorni di prova, dice il capo, lei già sta da un mese qua. Sí,
da un mese, ma stavo a quel posto là, non a questo qua. Adesso devo avere altri
sei giorni di prova e lui il fuorilinea per sei giorni deve stare qua con me. Se
no non faccio un cazzo. (nanni balestrini, vogliamo tutto)
Al ministro Valditara, che annuncia una riforma perché questa contestazione non
possa più ripetersi, verrebbe da dire che chi semina Invalsi raccoglie
boicottaggi, e che siamo noi a non meritarci ragazzi che pensano con la loro
testa e che si sottraggono al dogma della produttività in nome del minimo
risultato utile. Personalmente, delle mie scuole superiori ho un ricordo
pessimo: un edificio che assomigliava a un carcere, professori ignoranti come e
più degli studenti (salvando la buona pace di un paio tra loro), competitività
che fuoriusciva da ogni senga delle porte di legno scricchiolanti, incapacità
dell’istituzione di fornire risposte adeguate a una platea molto eterogenea.
Alla maturità presi 94/100 e se non mi venne in mente di non presentarmi
all’orale è solo perché per prepararlo mi impegnai veramente poco,
concentrandomi sul mio futuro.
Chillu criaturo all’erta a destra, ‘o taglio a spazzolina:
Vittorio Alfieri, terza C, foto ingiallita,
tute d’a Lotto tutt’e juorne, niente Tod’s e Paciotti,
Air Force 180 nera e blu cobalto,
‘o baffo bianco, ‘a scritta rossa ‘ncopp’o strappo
identica e precisa ‘a scena ‘e Get rich or die trying,
e io annanz’ ‘e vetrine ‘e Simon a Marano.
‘E 125 erano ‘a marce,
sunnavo al massimo ‘a Leovinci sott’o motorino
e ‘o gruppo Polini.
“Chill’e Mani Pulite erano cchiù politici”,
ma quanno maje nuje simm’ stati uniti…
‘E Stati Uniti e Porto Rico, è chello che vulesse ‘a Lega Nord:
scennere ‘cca ‘a stagione, e sparagna’ ‘na cosa ‘e sorde.
(patto mc ft. co’sang, da venti anni a mo’)
(a cura di riccardo rosa)
(disegno di ottoeffe)
Giovedì il consiglio comunale di Napoli ha approvato una mozione che lo impegna
alla rescissione di una serie di accordi con lo stato di Israele, nonché ad
aprire una discussione con le università della città affinché anche i rapporti
accademici tra gli atenei napoletani e quelli israeliani vengano interrotti. La
mozione è stata approvata faticosamente dopo le pressioni della Rete Napoli per
la Palestina, che aveva ottenuto la convocazione di un consiglio sul genocidio
in corso, salvo poi scoprire che la seduta avrebbe avuto come oggetto una
generica “crisi umanitaria a Gaza”.
Ho trovato fastidioso il paternalismo con cui i giornali, ma anche le persone
sui social, persino attivisti e militanti di vari gruppi, hanno commentato il
discorso di G., una compagna del Centro culturale Handala Ali che ha fatto un
ottimo intervento davanti al consiglio, simile alle dichiarazioni che si fanno
in parlamento per spingere i membri dell’assemblea a un voto giusto. La cosa più
rilevante è stata la capacità di G. di ri-bilanciare il rapporto tra la comunità
cittadina – che aveva chiesto azioni concrete al Comune – e i suoi
rappresentanti, a cui ha ricordato che se la città gli chiede di fare qualcosa,
loro sono tenuti a (e pagati per) farlo.
E invece è stato tutto un magnificare quanto questa ragazza fosse stata
grintosa, decisa, chiara, “immensa”, “fantastica” e così via, tutti scioccati
probabilmente dal fatto che G. sia giovane – ma nemmeno tanto: a cinque anni
Mozart aveva già scritto il Minuetto e alla stessa età Torquato Tasso scriveva
perfettamente in latino –, lucida, poco emozionata, e magari anche che parlasse
bene l’italiano per quanto mezza palestinese (andrebbe spiegato che G. è
palestinese ma anche napoletana, che fa già politica da un bel po’ di anni, è
abituata a parlare in pubblico, a scrivere, e si fa un cu…ore così in giro per
l’Italia per sostenere la Resistenza del suo popolo).
Quando Macciocchi scrive il suo diario di campo, la rivolta delle nuove
generazioni è in corso da mesi. Sulle bocche degli studenti sono rinate parole
scomparse dal lessico del partito: rivoluzione, borghesia, proletariato. I
giovani discutono della rivoluzione culturale cinese, di Che Guevara, del
Vietnam, ma nel partito sono guardati con sospetto. […] I giovani rompono la
burocratizzazione, le liturgie interne, i metodi antidemocratici. Se ne
infischiano delle elezioni e della composizione delle liste. Per metterli in
disparte si dice che sono immaturi, che devono fare esperienza. In federazione o
nelle sezioni Macciocchi incontra ragazzi incuriositi da una donna che “parla
come un uomo” e che rompe il vecchio schema della subordinazione femminile.
Molte sezioni di periferia, annota Macciocchi, registrano in quei mesi una
“secessione cinese”. Il partito si trincera dietro formule vuote – “la gioventù
non è un fatto anagrafico”, “ci si trasforma restando uguali”, “rinnovamento
nella continuità” –, slogan che rivelano solo una tenace resistenza al
mutamento. (luca rossomando, le fragili alleanze)
Alcuni tra quelli che posso considerare dei “maestri” mi hanno insegnato tempo
fa, senza proclami ma facendomelo vedere giorno per giorno, che il modo migliore
per non scivolare sulla buccia di banana del paternalismo è trattare alla pari
il proprio interlocutore, indipendentemente dalla sua età, la sua condizione
sociale, e tutto il resto.
(credits in nota1)
Quando ero alle medie, invece, avevo letto due o tre libri di Dickens. Mi erano
piaciuti molto (mi piacciono tuttora) ma sentivo che c’era qualcosa che non
andava e non riuscivo a capire. Anni dopo lessi un altro libro, di Orwell, che
mi fece notare che il problema del paternalismo di Dickens nei confronti dei
suoi personaggi poveri e sfruttati stava nel messaggio di fondo: tutti possono
crescere e migliorare, anche (oppure solo?) da soli, comprendendo errori,
modificando condotte, insomma dandosi da fare per uscire dalla propria
condizione senza necessariamente sovvertire l’ordine delle cose.
Ho discusso di Dickens in termini del suo “messaggio”, tenendo da parte le sue
qualità letterarie. Ma ogni scrittore, soprattutto ogni romanziere, ha un
“messaggio”, lo ammetta o no, e i più piccoli dettagli della sua opera ne sono
influenzati. Tutta l’arte è propaganda. Né lo stesso Dickens né la maggior parte
dei romanzieri vittoriani avrebbero pensato di negarlo. […] Ci viene detto che
nella nostra epoca qualsiasi libro che abbia un genuino merito letterario avrà
anche una tendenza più o meno “progressista”. Ciò ignora il fatto che nel corso
della storia è stata infuriata una lotta tra progresso e reazione, e che i
migliori libri di ogni epoca sono sempre stati scritti da diversi punti di
vista, alcuni dei quali palesemente più falsi di altri. Nella misura in cui uno
scrittore è un propagandista, il massimo che si può chiedere da lui è che creda
sinceramente in ciò che dice, e che non sia qualcosa di incredibilmente
sciocco. (george orwell, letteratura palestra di libertà)
Il paternalismo di un uomo maturo che cerca di non farsi sedurre da una giovane
di lui invaghita è un topos ricorrente della musica napoletana. Una bella
canzone, seppur impregnata di questo paternalismo tendente a sminuire il
sentimento (femminile), è Nun t’annammura’, cantata da Natale Galletta ed
Emiliana Cantone:
EC:
Dimme pecché me ne cacce,
pecché nun vuo’ chesti braccia…
Nun me chiamma’ guagliuncella io so femmena già!
[…]
NG:
No, tu nun t’e ‘a ‘nnammura’
è colpa dell’età
è solo n’attrazione che col tempo passerà…
L’ho riascoltata qualche giorno fa mentre ero al mare e pensavo a cosa scrivere
in questa rubrica. L’algoritmo a quel punto si è attivato e mi ha proposto
alcuni tra i pezzi cult della musica cittadina tra gli anni Novanta e Duemila.
Mentre pensavo alla rubrica, però, pensavo anche, insieme ad alcuni colleghi
dottorandi e dottorande, al testo di una dura mail che abbiamo poi scritto
all’Orientale lamentando che per l’ennesima volta il bonifico con i soldi della
borsa di ricerca che abbiamo vinto tre anni fa fosse in grosso ritardo. Pensavo,
ascoltavo e mi appisolavo, e non so se sia stato sogno o realtà, mi sono trovato
davanti il rettore Tottoli in costume da bagno, che mi dava una pacca sulla
spalla canticchiando una vecchia canzone di Finizio che racconta di quanto
all’amore faccia bene essere poveri (spoiler: non fa bene affatto).
E chistu suonno t’o giuro m’ha fatto riflettere
ca senza sorde l’ammore cchiù bello ‘o può vivere.
Sulo ‘na sera te prego vestimmece a povere
e senza machina a per’ te porto cu me:
‘na cammenata a Mergellina ‘nzieme a te
senza nemmeno mille lire p’o cafè,
dint’o pacchetto sulamente n’ati tre
e me spartevo dint’ e vase ‘nzieme a te.
(gigi finizio, ‘na cammenata a mergellina)
a cura di riccardo rosa
__________________________
¹ Vittorio De Sica e Pierino Bilancione in: I giocatori / L’oro di Napoli, di
Vittorio De Sica (1954)
(disegno di ottoeffe)
Credi davvero
che sia sincero
quando ti parlo di me?
Credi davvero
che mi spoglio
di ogni orgoglio davanti a te?
Non credi di essere un po’ ingenuo?
Non credi di essere rimasto un po’ indietro?
Non ti fidare mai:
non sono gli uomini a tradire ma i loro guai.
(vasco rossi, credi davvero)
“Quando ero più giovane e ingenuo” è uno dei miei incipit preferiti. Forse
perché non mi dispiace invecchiare, né considerarmi sempre più furbo e scaltro
con il passare del tempo (già a quindici anni, a dire il vero, pensavo di essere
più sveglio degli altri).
Quando ero più giovane e ingenuo, dicevo, pensavo che non potessero esistere
persone omosessuali di destra. Credevo che se uno fa parte di un gruppo sociale,
di una minoranza etnica, di una qualsiasi collettività che viene discriminata
per il suo modo di essere, per la propria religione, per il proprio orientamento
sessuale, subendo una limitazione di diritti da parte delle classi dominanti,
non può che avere come obiettivo il rovesciamento della società che lo
discrimina, l’abbattimento del potere, la costruzione di un mondo più giusto.
Invece può accadere che neri d’America votino Trump; che i percettori di reddito
di cittadinanza votino una che gli dice che glielo toglierà; che operai si
astengano dal votare a un referendum che vuole abolire una parte delle leggi che
ne limitano i diritti; che il gay pride venga sponsorizzato dalle multinazionali
che fondano la propria ricchezza sulla divisione del mondo tra oppressori e
oppressi; che il presidente dell’Arcigay e di una sezione dell’Associazione
Partigiani (al secolo Antonello Sannino) partecipi a iniziative governative in
un paese che sta sterminando una popolazione da quasi due anni, e che ci venga
pure a dire di come gli israeliani sono bravi perché rispettano i diritti
civili, o che alcuni di loro non condividono questo genocidio.
Le recenti notizie relative alla partecipazione di esponenti del movimento
LGBTQ+ italiano a iniziative promosse dallo stato d’Israele hanno scosso Arcigay
Nazionale, che si è detta “non al corrente”, sottolineando come coloro che sono
rimasti bloccati a Tel Aviv e che hanno preso parte a tali iniziative “lo hanno
fatto a titolo personale”. Nel suo comunicato ha parlato di azioni “in contrasto
con la linea politica di Arcigay su quanto sta accadendo in Medio Oriente”.
Anche dalla più grande organizzazione LGTBIAQ+ italiana, dunque, giunge la
condanna alla “sistematica strategia del rainbow washing” messa in atto dalle
autorità israeliane, ribadendo la “narrazione tossica” fatta negli anni dal
governo israeliano. “Arcigay rigetta con fermezza l’idea che la battaglia per i
diritti LGBTQIA+ possa essere strumentalizzata per legittimare politiche
belliche, aggressioni unilaterali o campagne di regime change”, stigmatizzando
il coinvolgimento di attivisti e organizzazioni internazionali che prestano il
fianco a tali narrazioni. (emanuela longo, gay.it)
Conosco il presidente di Arcigay Napoli da molti anni. Non che l’abbia mai
frequentato, ma incrociato spesso nell’ambito della sua carriera politica, sì.
Ero già meno ingenuo, quando l’ho conosciuto, da potermi accorgere che si tratta
di un uomo di destra, molto interessato al potere e alla legittimazione politica
del potere. È stato un fedelissimo, e amico, dell’ex sindaco de Magistris, che
ha celebrato il matrimonio tra Sannino e il suo compagno condendo l’iniziativa
con la sua solita retorica populista (per tirare la volata al primo cittadino
alle elezioni del 2016, tra l’altro, Sannino organizzò a pochi giorni dal voto
un imbarazzante pride a Bagnoli, insieme al peggio del terzo settore cittadino,
strumentalizzando le lotte territoriali e tutto quello che poteva
strumentalizzare, raggranellando alla fine appena trecento voti). Attualmente è
in fase di cambio casacca: ha ottimi rapporti con i pezzi grossi napoletani dei
Cinque Stelle (su tutti la parlamentare Gilda Sportiello e il futuro presidente
della regione Roberto Fico), con il sindaco e la segretaria del Pd Elly Schlein,
e ha partecipato alla piazza per il riarmo dell’Europa il 15 marzo a Roma. È
notoriamente insensibile, o cieco, rispetto alla politica coloniale e fascista
dello stato di Israele, di cui è un esplicito supporter.
“Ma se questo viene dalle favelas, perché sostiene un fascista che odia i neri e
se potesse li sterminerebbe?”, mi chiedevo fino a un po’ di tempo fa ogni qual
volta un Neymar, un Robinho o un Ronaldinho pronunciava un endorsement per l’ex
presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Qualcosa di simile sta succedendo oggi in
Argentina, dove un brutto colpo me l’aveva già rifilato el Titan Martin
Palermo, sostenitore e amico del presidente Milei. Il governo sta infatti
lavorando a una mega riforma del calcio nazionale, che prevede tra le altre cose
l’eliminazione di ciò che resta dell’istituto giuridico per cui le società di
calcio, anche professioniste, possono avere forma di una cooperativa popolare
fortemente improntata ad attività sociali.
Sponsor di questa operazione è Juan Sebastian Veron (ex Lazio, Inter, Chelsea e
Manchester United), presidente dell’Estudiantes di La Plata e personaggio assai
chiacchierato in patria, legato a grandi gruppi economici canadesi e
statunitensi. Dall’altra parte, a tutelare quel che fu della mia ingenuità e a
opporsi alla riforma, c’è Juan Ramon Riquelme, bandiera del Boca Juniors persino
più di Maradona, attuale presidente che ha di recente fronteggiato la polizia in
curva, durante una partita di campionato, per fermare gli scontri tra gli agenti
e i suoi tifosi. Lasciatemi pensare che tutto questo c’entri col fatto che Veron
è figlio di miliardari (il padre era un calciatore) e Riquelme nasce invece come
un poveraccio, in una famiglia da undici figli in un sobborgo di Buenos Aires.
Non è territorio per ingenui il processo penale, come è apparso evidente questa
settimana, durante le udienze che hanno portato alla sbarra tre uomini
palestinesi a L’Aquila (l’intera vicenda è ben ricostruita sull’ultimo
numero de Lo stato delle città): il primo reo di supportare logisticamente un
gruppo di partigiani che combatte conto l’occupante israeliano in Cisgiordania;
gli altri solo, di fatto, di essere suoi amici.
Eppure la cosa più divertente è quando gli avvocati fanno i finti ingenui per
far dire le cose ai testimoni e gli imputati, come hanno fatto nel caso
specifico i due della difesa – Rossi Albertini e Formoso – smascherando la
superficialità delle indagini della polizia italiana, che (a un occhio poco
ingenuo) sembra aver lavorato su commissione di una potenza straniera – lo stato
di Israele, che di Anan Yaesh aveva chiesto invano l’estradizione.
Avv.: Ispettore lei sa se in Cisgiordania ci sono altri gruppi armati?
Silenzio.
Avv.: Sa se ci sono formazioni che operano sul territorio, che posizioni
politiche hanno, che rapporti con la popolazione?
Silenzio.
Avv.: Sa i nomi dei comandanti, su quanti militanti possono contare, quali sono
le gerarchie?
Teste: Non posso rispondere.
Avv.: Non può rispondere o non lo sa?
Teste: Il mio compito su questo materiale era quello di…
Avv.: Non le ho chiesto quale era il suo compito, mi risponde sì o no?
Teste: No.
The less we say about it the better / Meno ne parliamo meglio è.
Make it up as we go along: / Ce lo inventeremo strada facendo:
feet on the ground, head in the sky / piedi per terra, testa in aria.
It’s okay, I know nothing’s wrong, nothing / Tutto ok, so che non c’è niente di
male… niente.
[talkin heads, this must be the place (naive melody) / deve essere questo il
posto (motivetto ingenuo)]
a cura di riccardo rosa