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La parola della settimana. Macchina
(da: crash, di david cronenberg) E la macchina sia alleata non nemica ai lavorator. (l’internazionale, versione italiana) Per varie ragioni, negli ultimi tempi, ho letto un po’ di cose sul rapporto tra l’uomo e la macchina. Così venerdì sono andato a rivedermi Crash, il film di Cronenberg forse più angosciante. L’avevo visto una sola volta, una vita fa, durante un corso di Storia e critica del cinema all’Orientale, e mi aveva colpito, complice l’atmosfera sepolcrale delle Mura Greche, il suo nichilismo visionario senza scampo. Quegli uomini e donne che si trascinano nella metropoli, capaci di trovare uno slancio solo verso la morte e attraverso la penetrazione-lacerazione, oggi mi sembrano invece molto plausibili, ancorati alla realtà, più contemporanei ancora dei personaggi di un altro film di C. più recente, che ho amato molto, e che racconta tra le altre cose il farsi esibizione di questo rapporto tra il taglio e l’erotico («La chirurgia è il nuovo sesso»). Quando costruiamo delle macchine è come se fosse la nostra versione del corpo umano. Nel senso che il corpo umano è una macchina. È quello che William Burroughs ha chiamato “the soft machine”. È interessante perché quando apri una macchina vedi la mente dell’uomo che l’ha progettata. […] Mi piace molto lavorare sui motori delle moto e delle auto. In questo modo hai l’intera storia dell’uomo, la tecnologia, il design, la razionalità. […] È un’avventura filosofica lavorare su una macchina. (david cronenberg intervistato da enrico ghezzi per fuori orario, 1988) (credits in nota 1) Alla sua uscita, non capendoci molto, tanti critici bollarono Crash come una sorta di techno-porno. A Londra l’uscita della pellicola fu vietata per molti mesi, in Italia la Repubblica pubblicò due articoli violentissimi firmati da Irene Bignardi. So che i critici italiani hanno scritto che Crash era pornografia ma, guardando film pornografici non mi sembrava che avessero nulla a che vedere con il mio. Forse il problema è strutturale: può darsi che non abbiano mai visto un film che apre con tre scene di sesso e che non sia un porno. È vero che in Crash sono le scene erotiche a portare avanti la narrazione, come nel cinema porno, ed è vero che quelle scene si possono descrivere molto semplicemente come: gente a letto che si dice porcherie e poi ha grossi orgasmi. Ma mi sembra che il modo in cui le scene sono costruite, funzionano nel film e in quello che dicono sia tutto diverso da un film porno. (david cronenberg intervistato da giulia d’agnolo vallan per il manifesto, 1996) Chissà se Cronenberg ha mai conosciuto Carmine Attanasio, o se ha mai saputo che nel novembre di quello stesso anno il leader dei Verdi napoletani propose un ordine del giorno in consiglio comunale per vietare la pellicola anche in Italia. Lo firmarono diciotto consiglieri di Alleanza Nazionale e Rifondazione Comunista, ma l’interpellanza non passò.   Sono in molti, a quanto sembra, a temere un immaginario fatto di violenti urti di carrozzeria e corpi cicatrizzati, post-organici. E l’onda di disgusto si propaga con rapidità: dall’Inghilterra (il film è in attesa di visto), alla pudica America (che rimanda la sua uscita), il “testimone censorio” passa, a sorpresa, a Napoli. Sì, proprio a Napoli, città-modello delle giunte di sinistra. Che si risveglia in un ventoso giorno di novembre stringendo in mano un’interpellanza comunale […] che chiede di bloccare la pericolosa pellicola girata da Cronenberg. Prima ancora che circoli e sia vista, naturalmente. Per pura prevenzione sociale. (arianna di genova, il manifesto) Qualche giorno fa, passeggiando a sera molto tarda per il mio quartiere e attraversando alcuni dei suoi angoli più reconditi, mi sono reso conto della quantità di gente che di notte dorme in macchina, come tra l’altro il personaggio più assurdo e affascinante di Crash («Vivi qui?». «No, io vivo in macchina. Questo è il mio laboratorio»). Il giorno dopo abbiamo pubblicato su Monitor questo articolo molto preciso sulla tragedia di quei tre fratelli che si sono barricati nella loro casa e poi l’hanno fatta esplodere, uccidendo tre carabinieri e innescando contemporaneamente gli ingranaggi di un’altra macchina, molto ben rodata. La notizia, per i giornalisti italiani, non sta nella crisi sociale che il paese sta vivendo attorno a sfratti e sgomberi, specialmente, e sempre più spesso, ai danni di persone anziane. Giusto alcuni casi recenti: 8 ottobre 2025, Sesto San Giovanni (Milano): settantunenne si lancia dal sesto piano mentre l’ufficiale giudiziario notifica lo sfratto; lascia biglietto (“Non ce la faccio più”). 15 maggio 2019, Torino (Palazzo di Città): Dipendente comunale sessantatreenne si uccide nella sede municipale; aveva subito uno sfratto esecutivo. 16 luglio 2015, Genova (Sestri Ponente): Si getta dalla finestra “a causa dello sfratto”. 19 dicembre 2013, Torino (quartiere Parella): cinquantenne si impicca al balcone; in tasca l’ingiunzione di sfratto da eseguire entro trenta giorni. La vera notizia, a quanto pare, sono i funerali di Stato per i tre carabinieri morti sul lavoro, diventati eroi al pari dei loro colleghi caduti nella lotta alla mafia. Sia chiaro che il sacrificio individuale di chi perde la vita nell’adempimento del dovere merita un rispettoso riconoscimento dallo Stato e da tutti. Tuttavia, trasformare gli esecutori di uno sgombero ai danni di tre contadini semianalfabeti in martiri della legalità, senza alcuno sguardo critico sul contesto, significa spostare il discorso sul piano liturgico, rendendolo impermeabile a ogni analisi, rassicurante, funzionale allo status quo. (antonio malatesta, napolimonitor.it) Nonostante le ripetute rassicurazioni da parte del sindaco di Napoli e dei suoi assessori, le famiglie dell’ex Motel Agip di Secondigliano, sfrattate dall’edificio comunale e abbandonate, sono ancora in strada senza aver ricevuto nessuna proposta alternativa se non la solita elemosina in denaro, in una città in cui il mercato immobiliare impone il possesso di ben altre cifre, e soprattutto garanzie, per potersi assicurare un tetto. Contestato nel corso di un’iniziativa pubblica, il sindaco ha definito le persone che protestavano – molti ex abitanti dell’edificio e un gruppo di solidali − “professionisti della protesta”. Personalmente, l’arroganza e l’indifferenza politica dell’ex rettore mi disgustano quanto gli strali dei tanti che stanno strumentalizzando questa vicenda in vista delle elezioni regionali di novembre, mentre estrema tenerezza provo per quelli che già si stanno allineando verso un “fronte delle sinistre”, al fine di tirare la volata all’improponibile ricandidatura a sindaco dell’ex magistrato vomerese che già abbastanza danni ha fatto alla città in dieci anni di governo. a cura di riccardo rosa
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parola della settimana
La parola della settimana. Gufo
(disegno di ottoeffe) – Cucù! – Chi è? – Sono il gufu, che veglia nella notte, e ti ricorda l’appuntamento di domani. – Grazie gufu, ma c’ho l’agenda del cuore sulla quale ho scritt’ che domani vedrò il mio amat’. – Vabbè, comunque: Cucù! Visto che veglio nella notte, tanto vale che ti ricord’ gli appuntamenti. – Ma gufo, gufo di merda, non ce l’hai una casa? – La mia casa è l’amore e la riscalda il cuore degli amanti! – Maledizione a me e a quando ho deciso di vivere in campagna. (brunello robertetti, un poesie) Da qualche settimana, di notte, dalla mia stanza da letto, si sente uno strano rumore, un po’ diverso dal classico cuu-huu-hu di un gufo, ma nemmeno troppo. Dalle mie parti c’è un po’ di verde, una collina poco distante, ma l’impressione è che l’animale si nasconda piuttosto tra i pannelli solari del tetto di pertinenza, o più semplicemente che qualche condomino lo stia allevando a botte di topi e piccioni. Da ragazzino andavo spesso al mare, con alcuni amici, dalle parti del Fusaro. Non sfioravamo neppure la bellezza della Casina Vanvitelliana, né del lago dove si possono pescare con un po’ di fortuna pesci non troppo comuni. Ci dirigevamo invece con lunghe camminate dalla stazione della Cumana verso una spiaggia isolata, popolata da uomini un po’ strani, tra cui un venditore ambulante con una malformazione sotto lo sterno a forma di frutto, che si diceva essere una pera, ingoiata intera e rimasta letteralmente sullo stomaco al malcapitato. “Ora, veder cose che non posso comprendere, procurarmi cose impossibili ad aversi, questo è lo scopo della mia vita. Vi giungo con due mezzi: il denaro e la volontà… […] Così, per esempio, vedete questi due pesci nati, l’uno a cinquanta leghe da Pietroburgo, l’altro a cinque leghe da Napoli. Non è dilettevole il poterli riunire sulla stessa tavola?”. “Quali sono dunque questi pesci?”, domandò Danglars. “Ecco qua, il signor Chateau-Renaud, che ha abitato in Russia, vi dirà il nome dell’uno, e il signor maggiore Cavalcanti, che è italiano, vi dirà il nome dell’altro”. “Questo qui – disse Chateau-Renaud – è, credo, uno sterlet”. “E questo qua – disse Cavalcanti – una lampreda, se non sbaglio”. “Ora, signor Danglars, domandate a questi due signori ove si pescano questi due pesci…”, disse Montecristo. “Ma – disse Chateau-Renaud – gli sterlet si pescano soltanto nel Volga”. “E io – disse Cavalcanti – non conosco che il Fusaro che fornisca lamprede di questa grossezza”. “Ebbene, precisamente! L’uno viene dal Volga e l’altro dal lago del Fusaro”. “Impossibile!”, gridarono a un tempo tutti i convitati. “Ecco appunto ciò che mi diverte”, disse Montecristo. “Io sono come Nerone, desidero l’impossibile”. (alexandre dumas, il conte di montecristo) Ai margini di questa spiaggia sulla quale ogni anno passavamo buona parte del mese di giugno, c’erano delle vecchie palazzine a due piani diroccate. Non saprei spiegare il perché, ma nostro divertimento era entrare lì dentro e continuare a sfasciarle tirando contro i muri i mattoni che trovavamo per terra, qualche volta ferendoci, e finendo in altre persino all’ospedale. Un giorno ci accorgemmo che un gufo era rimasto imprigionato con una zampa in una fessura, e dando vita a uno spettacolo decisamente macabro pendeva a testa in giù, lamentandosi con un verso molto simile a quello che ogni notte oggi sento fuori dal balcone di casa. Salire a liberarlo era impossibile, perché non c’erano più scale né muri a cui arrampicarsi, e così la nostra idea fu quella di lanciare pietre più vicino possibile al suo corpo, per rompere il mattone in cui era rimasto impigliato e salvarlo. Il rischio di lapidarlo era calcolato, e il nostro alibi morale era che se lo avessimo lasciato lì se lo sarebbero mangiato i topi entro pochi giorni. Passammo ore in questa attività senza ottenere alcun risultato, poi abbandonammo l’animale al suo destino, dispiaciuti per non essere riusciti a salvarlo, ma forse un po’, almeno in qualche angolo recondito del nostro sadico cuore, anche di non averlo colpito. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/10/kill-short.mp4 (credits in nota 1) Non conosco personalmente Gennaro Gattuso, ma mi è sinceramente antipatico. Non sopporto quella sua retorica da uomo tutto d’un pezzo, da contadino del Sud con i valori d’una volta, e quell’atteggiamento “forza e onore” che è facile sbandierare quando vivi tra i privilegi, che per carità, si sarà pure conquistato sul campo, anche se mi sarebbe piaciuto vedere la sua reazione quando Gazza Gascoigne, in Scozia, durante uno dei suoi primi allenamenti con i Rangers di Glasgow, gli cagò nei calzettoni. Gattuso, che come allenatore ha sempre fatto pena (fatta eccezione per qualche piccolo successo tra cui una Coppa Italia vinta in tempi di Covid con il Napoli titolato più brutto di sempre), oggi allena la nazionale italiana, e dispensa perle da vecchio uomo di valori – di norma ripete questa parola ogni due o tre frasi – a ogni intervista. L’altro ieri, tra una banalità e l’altra sul “dobbiamo pensare alla nostra partita”, ha detto che sperava che nella gara tra Israele e Norvegia succedesse “qualcosa di fantastico”, che poi se ho capito bene sarebbe stata la vittoria di Israele (inutile dire che i vichinghi hanno asfaltato gli israeliani per cinque gol a zero).  Ora, al netto del fatto che nell’ultimo mese la nazionale italiana ha giocato e giocherà una seconda volta contro uno Stato che sta commettendo un genocidio da due anni, e che nelle ultime quarantotto ore sta continuando a uccidere decine di civili nella Striscia nonostante la tregua sottoscritta in vista degli accordi di pace; al netto del fatto che in questo mese Gattuso non ha trovato nulla di più intelligente da dire che “dobbiamo giocarla la partita con Israele, altrimenti perderemo a tavolino”; e al netto del fatto che per Italia-Israele di mercoledì sono previste dure contestazioni a quest’evento che di sportivo non ha e non può avere nulla; e al netto del fatto che si è a lungo vociferato di un coinvolgimento del Mossad nella gestione della sicurezza dell’evento… al netto di tutto ciò, a me hanno insegnato che per uno sportivo non c’è niente di meno elegante che “gufare”, ovvero contare su una sconfitta altrui per ottenere una vittoria. È una cosa che – bando ai moralismi – può capitare, ma che bisognerebbe almeno avere il buon senso di tenersi per sé, soprattutto se si è un allenatore professionista, se ci si fa vanto di rappresentare un paese, se ci si propone come “uomo tutto d’un pezzo” e soprattutto perché francamente di questi tempi sperare che Israele vinca anche solo una partita di calcio è veramente un’indecenza. Personalmente, l’unico risultato che auspico è che a Udine mercoledì ci sia tanto di quel casino da costringere all’annullamento della partita. “Io – proseguì poi don Mariano – ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità e ci riempiamo la bocca di dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, che mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più giù: i pigliainculo, che vnano diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…”. (leonardo sciascia, il giorno della civetta) a cura di riccardo rosa __________________________ ¹ David Carradine in: Kill Bill volume 2, di Quentin Tarantino (2004)
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parola della settimana
Rewind Roma, settembre 2025 # Il popolo con la Palestina, i potenti con Israele
(disegno di peppe cerillo) Il mese a Roma si apre con una stretta di mano storica, quella del 3 settembre tra il nuovo papa Leone XIV e il presidente dello stato genocida di Israele, Isaac Herzog: la stessa mano che qualche mese fa firmava le bombe destinate a Gaza. Questo Leone è il capo dello stesso stato Vaticano che strinse patti con Mussolini, Hitler, Franco, Salazar, Videla e Pinochet. Ma il giorno dopo, a un passo da San Pietro, una manifestazione salpa simbolicamente in un battello sul Tevere davanti a Castel Sant’Angelo, in solidarietà alla Global Sumud Flotilla appena partita per Gaza; mentre la relatrice Onu Francesca Albanese spiega in Senato le sanzioni comminatole dal governo Usa per la sua difesa del diritto internazionale. E così per tutto il mese: il 5 a Scienze Politiche (Sapienza) Albanese di nuovo parla delle complicità dell’università e della ricerca nel genocidio a Gaza, mentre nel pomeriggio si celebra un’assemblea pubblica di supporto alla Flotilla al festival Renoize (in memoria di Renato Biagetti ucciso dai fascisti a Focene); però sabato 6 l’Ufficio scolastico regionale del Lazio, estensione del ministro Valditara, invia una comunicazione a tutti i dirigenti scolastici, chiedendo che non si parli di politica nelle riunioni degli organi collegiali, “esclusivamente finalizzate alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione scolastica e sottratte a qualunque altra finalità”. Intanto, sulla Tiburtina si protesta davanti alla sede della Leonardo, una delle fabbriche di morte che riforniscono i massacratori dell’esercito israeliano. La sera, fiaccolata per la Global Sumud Flotilla, da piazza Vittorio fino al Colosseo: “Siamo l’equipaggio di terra” è lo slogan. Lunedì 8 conferenza stampa delle organizzazioni palestinesi italiane in piazza del Campidoglio, contro la proibizione da parte del sindaco Gualtieri dei locali del Nuovo Cinema Aquila per promuovere la manifestazione del 4 ottobre (poi concessi). Il 9 centinaia di persone manifestano in corteo sull’Ardeatina, contro l’inceneritore a Santa Palomba; a Ostia muore un operaio romeno cadendo da un’impalcatura. Al Circo Massimo una cinquantina di sionisti con le bandiere di Israele cercano di interrompere il flash mob per Gaza che apre la festa del Fatto Quotidiano, malmenando anche i passanti che reputano oppositori del genocidio. Manifestazioni spontanee in solidarietà alla Global Sumud Flotilla in varie parti di Roma, dopo l’attacco di un drone israeliano in acque tunisine: a San Lorenzo la polizia carica sul presidio. Il 10 piove: allagamenti ovunque, e su via Labico un albero cade travolgendo un’auto con un padre e un figlio, che per fortuna ne escono vivi. Alla Sapienza studenti e studentesse allestiscono un accampamento sotto la pioggia, con l’idea di rimanere finché la Flotilla non raggiungerà Gaza. Attacco sionista al centro sociale La Strada a Garbatella: bomba carta e scritta sessista “Di Battista puttana di Hamas” (che poi, non si capisce che c’entri Di Battista con La Strada). Il 13 muore un neonato di parto nella storica casa maternità “Il Nido” a Testaccio, gestita da ostetriche professioniste: nonostante ne siano morti altri due in ospedale nell’ultimo mese, le polemiche si dirigono solo ai parti gestiti da donne. Il 14 assemblea cittadina indetta dalle organizzazioni palestinesi al cinema Aquila, partecipano centinaia di persone: si proclama lo sciopero del 22 settembre e le mobilitazioni in tutte le città d’Italia, l’interruzione di tutti i rapporti commerciali e scientifici con Israele, la rescissione degli accordi con Teva e Mekorot, l’introduzione nelle scuole della memoria della Nakba. La notte un ragazzo cileno di ventun anni viene accoltellato a Ostia, e lasciato davanti all’ospedale Grassi. Il 15 all’apertura di molte scuole ci sono sit-in silenziosi contro il genocidio con le bandiere palestinesi. Il 16 si inaugura il parco Thomas Sankara a Montesacro, alla presenza dell’ambasciatore del Burkina Faso. Martedì 17, mentre l’esercito sionista invade e devasta Gaza City da terra, un grande corteo per la Palestina sfila da piazzale Aldo Moro a Fori Imperiali. Dopo la manifestazione, su via Giovanni Lanza una decina di fascisti prendono a pugni e calci due manifestanti, uno dei quali sventolava una bandiera della Palestina. Il 18 dopo una serie di estenuanti tira e molla – tutto il Pd si era astenuto sulla mozione – il comune di Roma fa issare una bandiera palestinese sul Campidoglio, e ordina la revoca dell’accordo tra Acea e l’impresa idrica israeliana Mekorot. Il portavoce della comunità ebraica romana Victor Fadlun dichiara che la bandiera “aggrava il clima di antisemitismo”. Sciopero di quartiere a Roma Est: picchetti davanti al Carrefour e al McDonald’s sulla Casilina, merende solidali, assemblee pubbliche e corteo di quartiere. Domenica 21, senza passare per le estenuanti assemblee di qualche giorno fa, il Comune affianca alla bandiera palestinese quella per gli ostaggi israeliani: l’eroismo capitolino è durato un paio di giorni. Dalla mattina, oltre sessantamila persone riempiono lo stadio Olimpico per il derby Lazio-Roma: il dispositivo poliziesco include droni, elicotteri, zone di pre-filtraggio, ingressi differenziati per le due tifoserie, nuovi divieti di sosta e sensi unici, chiusura strade e modifica di tutta la viabilità della zona. Un gruppo di tifosi laziali espone su Ponte Milvio uno striscione in memoria del fascista statunitense Charlie Kirk. Lunedì 22 arriva il giorno del grande sciopero e manifestazione per la Palestina: una marea umana riempie piazza dei Cinquecento, traboccando nelle vie intorno, bloccando per diverse ore la stazione Termini. Un corteo non autorizzato parte da via Cavour e dopo aver superato piazza Vittorio e Porta Maggiore si inoltra per San Lorenzo fino a imboccare la Tangenziale. Migliaia di persone bloccate nelle macchine reagiscono con solidarietà e senza incidenti; il corteo risale sulla Tiburtina e termina a piazzale Aldo Moro. C’è chi calcola oltre centomila persone: sicuramente una giornata senza precedenti, almeno negli ultimi dieci anni. Le foto e le notizie della manifestazione arrivano su Al Jazeera, una giornalista di Gaza ringrazia l’Italia per la solidarietà. I giornali italiani però riempiono le loro copertine con i presunti “scontri” e “devastazione” alla stazione di Milano. Il 24 – la mattina dopo il primo attacco alla Global Sumud Flotilla – viene occupata la succursale del Rossellini, istituto tecnico cinematografico di Garbatella. Sabato 27 mattina davanti al Cpr di Ponte Galeria (prigione per persone migranti che non hanno commesso reati) arriva la famosa statua di Marco Cavallo, simbolo della liberazione dei manicomi, portata da un corteo di attiviste e attivisti per la chiusura dei centri di detenzione amministrativa dei migranti. Nel pomeriggio manifestazione al Quarticciolo per rivendicare gli spazi abbandonati del quartiere. Il 29 viene occupato anche il liceo Cavour, davanti al Colosseo; inizia un accampamento permanente per Gaza a piazza dei Cinquecento, in preparazione della manifestazione nazionale del 4 ottobre. La notte qualcuno da una macchina tira un melone e delle uova contro le tende, e la notte successiva da una macchina gridano “Duce! Duce!”. Il 30 si occupa il liceo Russell; i lavoratori del Cnr manifestano davanti alla sede centrale a piazzale Aldo Moro, per l’interruzione delle collaborazioni con Israele. Il presidente del Cnr scende, ma nulla di fatto. Nel pomeriggio un corteo di centinaia di studenti occupa anche la facoltà di Scienze Politiche della Sapienza, dove si affigge un enorme bandiera palestinese. Nel frattempo arriva ad Amman il primo volo che porta i ricercatori, le ricercatrici e studenti che finalmente le mobilitazioni sono riuscite a far arrivare in Italia: atterreranno il primo ottobre a Fiumicino. (stefano portelli)
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La parola della settimana. Cardinale
(claudia cardinale in una foto del 1963) Quando ride, i suoi occhi diventano due fessure nere, scintillanti con qualche cosa di monellesco, di scatenato, di intenso, di meridionale. (alberto moravia descrive claudia cardinale) È morta martedì, a ottantasette anni una straordinaria interprete e senza ombra di dubbio la più bella attrice della storia del cinema italiano. Della carriera di Claudia Cardinale si sa tutto, dei Nastri d’argento e dell’Orso d’oro alla carriera, delle infatuazioni artistiche e maschili di Fellini e Mastroianni, De Sica e Leone, così come del suo impegno femminista e a fianco dei bambini e dei malati di Hiv. Meno nota, almeno ai non cinefili, la sua storia personale. Cardinale era nata nel 1938 a La Goletta, protettorato francese in Tunisia, dove i suoi nonni (palermitani e trapanesi) erano scappati dalla Sicilia allo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Fino ai sedici anni non ha parlato una parola d’italiano, dal momento che in famiglia si parlava solo in siciliano e infatti la sua prima apparizione fu in un cortometraggio franco-tunisino del ’56, che raccontava come le donne tunisine, negli anni della conquista dell’indipendenza, si erano unite e avevano raccolto i propri pochi gioielli per venderli e permettere ai mariti pescatori di acquistare piccole barche, dal momento che i grandi imprenditori francesi con i loro pescherecci se l’erano squagliata. Vabè se proprio te lo devo dire: fisicamente non sei fatta male. Ma non esageriamo, non sei la Cardinale! E non sopporto che lo fai notare con quel tuo modo, ti prego, di camminare! (vasco rossi, vabè se proprio te lo devo dire) Dopo quell’esperienza la giovanissima Claudia (anzi Claude, il suo nome all’anagrafe) si trasferì in Italia, ma ritornò in Tunisia poco dopo, avendo scoperto di essere rimasta incinta in seguito a una violenza sessuale subita. Decise di tenere con sé suo figlio e di non rivelare mai il nome del stupratore. Partì per l’Inghilterra con l’aiuto del produttore Franco Cristaldi (con il quale avrà poi una relazione, logorata alla lunga dal fatto che lui fosse sposato e che il divorzio fosse ancora illegale) e nascose a tutti, tranne che ai suoi genitori, la gravidanza. Tenne celato il segreto per sette anni, anni in cui il figlio fu cresciuto in famiglia “come un fratello minore”, fino a quando raccontò tutto in una intervista a Enzo Biagi, pubblicata poi su Oggi e su L’Europeo. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/09/cardi-1.mp4 (credits in nota 1) Si fanno sempre più insistenti i rumors sulla possibile cessione del Milan dal magnate Gerry Cardinale alla famiglia Steinbrenner, proprietaria della squadra Nba dei New York Yankees, società con un patrimonio di circa sette miliardi di dollari. Anche Gerry, come Claudia, ha origini italiane da parte di nonni (napoletane il padre e abruzzesi la madre, imparentata pare con D’Annunzio), ma non si trovano molte notizie su come la sua famiglia si sia fatta strada negli Stati Uniti. Lui ha studiato ad Harvard e poi ad Oxford, ha lavorato a Goldman Sachs e poi ne è diventato partner. Ha creato un fondo di investimenti e attraverso quest’ultimo ha acquistato quote di varie compagini sportive, tra cui il Liverpool e gli stessi Yankees. Nella sua gestione certo non memorabile (finora: i miei amici milanisti di fantacalcio sono sicuri che con Allegri in panchina e il Bebote in avanti i rossoneri possano puntare al Triplete), Cardinale ha costituito un fronte con il presidente dell’Inter Marotta, per scardinare gli ostacoli che gli impediscono una mega-speculazione sul fronte stadio. Mentre scrivo mi è tornato in mente che qualche settimana fa, dopo una pessima partita dei nerazzurri, Marotta si fiondò davanti alle telecamere, prese di forza i microfoni della Rai («C’è il presidente che vuole fare un annuncio su un argomento molto serio») e avviò un patetico comizio su come lo Stato sia freno allo sviluppo dell’economia e su come gli imprenditori stranieri si rifiutino di investire nel nostro paese per colpa delle tasse e della burocrazia. A seguire potete trovare due articoli pubblicati su Monitor che spiegano come stanno veramente le cose: Le mani sulla città. Il quartiere San Siro e il modello Milano (giugno 2021) Milano, grande capitale e privato sociale all’attacco di San Siro (settembre 2022) …e l’estratto di un testo più recente pubblicato dal Comitato Salviamo San Siro, come chiamata a una manifestazione svoltasi questa mattina al Parco dei Capitani: La delibera per la vendita dello stadio San Siro e delle aree circostanti è approdata ieri a Palazzo Marino, ma il voto è stato rinviato a lunedì 29 settembre. Non un rinvio qualsiasi: in quella data il consiglio si riunirà in seconda convocazione, e basteranno appena quindici consiglieri per rendere valida la seduta e approvare il provvedimento. Un escamotage voluto dal sindaco Beppe Sala per far passare, a tutti i costi, l’operazione più contestata degli ultimi anni: la svendita di San Siro ai fondi legati a Inter e Milan. […] La tensione a Palazzo Marino è stata altissima. La vicesindaca Scavuzzo è stata fischiata dopo la presentazione della delibera. Le opposizioni hanno denunciato irregolarità nelle procedure: la delibera è stata considerata “licenziata” dalle commissioni anche se non tutte avevano terminato l’esame […]. Era stata anche tentata una sospensiva, respinta dalla maggioranza, che avrebbe permesso di studiare meglio il testo ed evitare l’abbassamento del numero legale. La vera posta in gioco è la speculazione edilizia. Al di là della retorica sul nuovo stadio, la realtà è chiara: i fondi interessati non mirano alla riqualificazione dell’impianto, bensì alla sua demolizione per liberare un’area enorme da trasformare in una colossale operazione immobiliare. Un’operazione che rischia di cancellare non solo un simbolo della città, ma di consegnare ai privati un pezzo di patrimonio collettivo, spalancando la strada a una speculazione edilizia senza precedenti. (comitato salviamo san siro, 26 settembre 2025) Claudio è mezzo fascio e tifa la Lazio, fa feste da paura nella casa a Capalbio. Flaminia fa la squillo a Collina Fleming l’hanno vista col maestro di tennis. Giulio si atteggia come un criminale ma c’ha lo zio che fa il cardinale. Vittoria invece studia alla LUISS e spaccia coca nei momenti bui. (il pagante ft. carl brave, la grande bellezza) a cura di riccardo rosa __________________________ ¹ Claudia Cardinale in: Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana illibata, di Luigi Zampa Tarantino (1971)
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parola della settimana
La parola della settimana. Via
(disegno di ottoeffe) E affacciati alle loro finestre nel mare tutti pescano mimose e lillà. E nessuno deve più preoccuparsi di via della Povertà. (fabrizio de andrè, via della povertà)  Siccome non avevo di meglio da fare, venerdì sera mi sono messo a cercare sui siti internet istituzionali la VIA – Valutazione di impatto ambientale per la Coppa America a Napoli. I lavori a Bagnoli stanno per cominciare e nella zona della colmata si respira un certo fermento, ma della VIA non c’è traccia (in compenso è stata da poco pubblicata una assai meno utile VI, a cui in fondo manca solo la A, ovvero Valutazione di incidenza delle opere sul contesto circostante). La Valutazione è un curioso Pdf di cento pagine che spiega nel dettaglio gli interventi previsti, dall’installazione dei pontili galleggianti alla barriera di scogli soffolta, che secondo diversi biologi avrà effetti devastanti sull’ecosistema marino della baia (è bene sottolineare sempre che il mantenimento della colmata promosso dalla ditta Meloni-Manfredi impedirà il ripristino della morfologia di costa e la rinascita di una grande spiaggia libera, che in trent’anni di dure battaglie gli ex operai, gli ambientalisti, i comitati territoriali, le associazioni del quartiere erano riusciti a imporre non in un solo piano, quello De Lucia, ma addirittura in due, considerando il famoso Praru* poi smantellato dal gatto e la volpe di cui sopra). Nonostante le rassicurazioni – le parole più usate nel documento sono “bassa” e “trascurabile”, ma mai “nulla”, rispetto all’incidenza delle attività di progetto su flora e fauna del luogo – sembra che oltre a svariate varietà di piante e fiori, a farne le spese saranno gli animali, tra cui la tartaruga Carretta Carretta e il Gabbiano Reale (il documento sostiene che tutti gli animali che andranno via sicuramente torneranno, e la cosa fa pensare un po’ ai terremotati che in questi mesi stanno lasciando il quartiere; ma questa è un’altra storia). Le attività di cantiere, a causa del rumore prodotto dai macchinari e mezzi e dalla loro presenza in situ, determinano un impatto diretto sulle specie ornitiche che frequentano la fascia costiera con conseguente loro allontanamento. L’impatto risulta a carico delle specie dell’avifauna prevalentemente marina le quali potrebbero dirigersi verso aree costiere che risultano meno disturbate o subire un’interferenza con il loro ciclo ontogenetico. (valutazione di incidenza – 38th America’s Cup Louis Vuitton) I gabbiani, lo sapete anche voi, non vacillano, non stallano mai. Stallare, scomporsi in volo, per loro è una vergogna, è un disonore. Ma il gabbiano Jonathan Livingston – che faccia tosta, eccolo là che ci riprova ancora, tende e torce le ali per aumentarne la superficie, vibra tutto nello sforzo e patapunf stalla di nuovo – no, non era un uccello come tanti. (richard bach, il gabbiano jonathan livingston) Chissà se il segreto è non vacillare, non essere un uccello come tanti, o alla fine, come a Jonathan Livingston, questo ci si ritorcerà sempre contro. Ci pensavo l’ultima volta che sono stato sul Pontile Ferdi, un posto noto ai bagnolesi come la Sala pompe, perché nell’edificio che vi si trova erano ospitati i macchinari per il trasporto dell’acqua utilizzata nel processo di produzione industriale dell’acciaio. (la sala pompe in una foto degli anni sessanta) Attraversando quel che resta della Sala pompe, e destreggiandosi tra i relitti arrugginiti, ci si trova davanti uno spettacolo incredibile, soprattutto al tramonto. Siamo in uno dei posti più suggestivi del quartiere, sicuramente il più silenzioso, molto meglio del più noto Pontile Nord sempre affollato di runner e di persone che vogliono godersi il panorama. Un posto che non di rado riserva sorprese, come una volta in cui ci trovai a riflettere un amico che vive e lavora dall’altra parte della città o un fotografo che tra le rovine faceva uno shooting a delle adolescenti del quartiere. La Sala pompe si appresta a breve a una scenografica e tragica fine. La demolizione dell’impalcato avverrà tramite tagli controllati con filo e disco diamantato, che consentiranno di suddividerlo in blocchi gestibili per il sollevamento e la movimentazione con gru. I pali di fondazione saranno tagliati alla base e rimossi con autogrù, con l’ausilio di attrezzature subacquee nei tratti sommersi per assicurare precisione e pulizia delle operazioni. (valutazione di incidenza – 38th America’s Cup Louis Vuitton) Piante, gabbiani, tartarughe e pontili. Sgomberati, sfollati e lesionati. Affittuari allo stremo, commercianti a basso reddito, attività storiche. Fiori azzurri e tempi grigi. Via di qui. Via via, vieni via di qui. Niente più ti lega a questi luoghi, neanche questi fiori azzurri. Via via, vieni via con me. Neanche questo tempo grigio, pieno di musiche e di uomini che ti son piaciuti. (paolo conte, via con me) Quando ero bambino mio zio portava spesso me e i miei fratelli in giro in macchina per Napoli, a farci vedere le vedute più belle del golfo dalle strade panoramiche. Non di rado si fermava all’improvviso a chiedere, per lo più a persone anziane, indicazioni per strade assurde, tipo “via Gianfranco Zola” o “via vecchia Tom e Jerry”, e giù risate dai sedili posteriori. Oggi che pure c’è Google Maps e la gag ha quindi perso buona parte del suo significato, c’è un ragazzo che fa lo stesso accumulando migliaia di follower sui social, me incluso. Avevo un dubbio a un certo punto su quale parola scegliere per questa settimana, poi, una notte che non dormivo, su Canale21 stavano trasmettendo Delitto in Formula 1 di Corbucci, con Tomas Milian e Bombolo. A un certo punto proprio Bombolo, che interpreta il tuttofare Venticello, deve mettere al sicuro la famiglia dell’ispettore, che lo incarica di portare tutti a Frascati, dalla suocera, la signora Proietti, alla via dei Santissimi Martiri. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/09/milian.mp4 (credits in nota 1) a cura di riccardo rosa __________________________ * Programma di Risanamento ambientale e Rigenerazione urbana ¹ Tomas Milian e Bombolo in: Delitto in Formula 1, di Bruno Corbucci (1984)
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parola della settimana
La parola della settimana. Paraculo
(disegno di ottoeffe) “Chiediamo che venga ritirato l’invito a partecipare alla Mostra di Venezia a Gerard Butler, Gal Gadot e a qualunque artista e celebrità che sostenga pubblicamente e attivamente il genocidio. E che invece quello spazio venga messo a disposizione di una nostra delegazione che sfili sul red carpet con la bandiera palestinese”. (venice for palestine, 25 agosto 2025) Gal Gadot, l’attrice israeliana famosa per il ruolo di Wonder Woman, ha svolto due anni di leva militare obbligatoria nell’esercito del proprio paese, con la mansione di istruttore atletico nella Idf, le forze di difesa israeliane, dopo essere risultata tra i primi del suo corso d’addestramento. […] Nel 2007, al mensile Maxim, Gadot descriveva così la sua attività quotidiana nell’esercito: “Insegnavo ginnastica e calistenics; ai soldati piacevo perché li mantenevo in forma”. […] In una cover story per Glamour: “Devo dire che nessun paese dovrebbe aver bisogno di un esercito; ma ad ogni modo, per essere un vero israeliano, devi servire lo Stato, e restituirgli quello che ti ha dato. Per due o tre anni, non pensi a te stessa, rinunci alla tua libertà, ma impari la disciplina e il rispetto”. (cinemaserietv.it) (foto da cufi.org) Una serata di gala con celebrità raccoglie trentotto milioni di dollari per l’Idf a Los Angeles. Tra gli ospiti presenti c’erano Julie Bowen, Gerard Butler, Robert De Niro, Joanna Krupa e Arnold Schwarzenegger. L’evento è stato presieduto dall’imprenditore e magnate dei media Haim Saban e da sua moglie Cheryl e ha visto la partecipazione di numerosi personaggi ebrei di spicco. […] “Siamo lieti di vedere che la fondamentale missione dell’esercito israeliano, fornire programmi di benessere e istruzione agli eroici uomini e donne dell’IDF, continua a riscuotere successo nella comunità di Los Angeles”, ha affermato Saban. (cufi.org / traduzione di -rr) Almeno sette persone, fra cui cinque bambini che erano in coda per l’acqua, sono rimaste uccise in un attacco israeliano con droni avvenuto nella zona di al-Mawasi, nel sud di Gaza, vicino Khan Younis. Lo riferisce Al Jazeera citando una fonte dell’ospedale Nasser. L’emittente riporta che il portavoce della Protezione civile di Gaza, Mahmoud Basal, ha pubblicato una foto dei corpi di cinque bambini, insieme a un’immagine della macchia di sangue nel luogo in cui sono stati uccisi. “Erano in fila per riempire delle taniche d’acqua nella zona di al-Mawasi, descritta come ‘sicura’, quando le forze di occupazione li hanno presi direttamente di mira, trasformando la loro ricerca di vita in un nuovo massacro”. (il fatto quotidiano, 2 settembre 2025) Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto. (i nomadi, dio è morto) “Se mi si invita a riconoscere che è in corso un genocidio la risposta è assolutamente sì. Questo è uno di quei casi in cui quello che sta succedendo è evidente, non c’è tanto da stare a discutere. Le testimonianze di istituzioni assolutamente affidabili sono riscontrabili. Se invece poi si scivola dentro un’emotività che ti porta a chiedere di censurare o di boicottare, in questo caso faccio un passo indietro e sono meno propenso, anzi non sono per niente propenso a censurare nessuno. Soprattutto in un luogo come questo che deve accogliere chiunque, anche quelli che sostengono le posizioni più scomode e ai nostri occhi irritanti”. (paolo sorrentino) Il paraculo è l’opportunista, quello che, specie in maniera occulta, cerca di volgere una situazione a proprio vantaggio. Il paraculo è levantino, sa navigare nello scorrere degli eventi, sa compiacere e approfittare per il fine ultimo e supremo del proprio tornaconto. Forse l’unico connotato che conserva del suo significato precedente è lo sprezzo – connotato da non disdegnare, nel qualificare l’opportunista: troppo spesso il furbo scafato ha un profilo positivo, profilo invece tendenzialmente escluso dal paraculo. (unaparolaalgiorno.it) “Mi hanno messo in mezzo. Mi ha chiamato Silvia Scola, la figlia di Ettore chiedendomi se volevo firmare un appello contro quello che sta accadendo a Gaza, che va condannato in tutti i modi, nell’ambito della Mostra, manifestando a una platea ampia la sensibilità del cinema, che non è chiuso nell’indifferenza. E ho firmato. In un secondo momento i promotori hanno aggiunto i nomi di quei due attori. Non sono d’accordo nell’escludere gli artisti. Anche all’inizio della guerra in Ucraina ricordo il boicottaggio verso i tennisti russi. Ma cosa c’entravano loro? Sono sportivi, non militari né politici. […] Quei due non sono gente che tira le bombe, sono attori come me”. (carlo verdone) (credits in nota1) “Quando ho firmato l’appello non c’era questa richiesta sull’esclusione di alcuni artisti. Non mi appartiene, non sono d’accordo”. (ferzan ozpetek) “Sono stato tra i firmatari di un documento che chiedeva di accendere una luce più forte su una tragedia immane a cui stiamo assistendo. […] Credo che il risultato al primo giorno di festival sia già ampiamente raggiunto. […] Non condivido per nulla il boicottaggio di artisti israeliani o di qualsiasi altro paese a manifestazioni come la Mostra del cinema o come la Biennale arte. Credo che questi luoghi siano luoghi di accoglienza in cui si invita tutti e poi ci si confronta e si stabilisce civilmente su che posizione si sta, ma non sono luoghi di esclusione. Questo aspetto, ci tengo a dirlo, non lo condivido”. (toni servillo) “Questo boicottaggio non lo condivido. Però, se entriamo nel merito di chi sono questi, se hanno compiuto delle cose che in qualche modo acconsentono, sono favorevoli alla scelta di Netanyahu… Che poi li si debba censurare… la censura è sempre qualche cosa di inaccettabile, che viene dall’alto, dal potere, che schiaccia. Io sono fautore della protesta non violenta” (marco bellocchio) Faccio fa’ le pulizie di casa all’indianino con la go-pro, almeno vedo se pulisce bene o no. E con tutti i soldi che ogni mese je do’ magari ce esce n’artro marò! […] Questo colla vespa nun me vuole fa’ usci’ c’ha pure l’adesivo de Piero Gramscì, madonna ‘sti qui: che radical chic! […] Sostanzianzialmente penso solo ai cazzi miei per ottenere tutto quello che vorrei: troppe domande fossi in te non ne farei. (brusco, paraculo) Il 2020 ha prodotto risultati positivi da parte di attivisti, studenti, difensori dei diritti civili e legislatori per sostenere il diritto di boicottare Israele. […] Ci sono state molte azioni dirette, vittorie in tribunale e appelli a sanzionare Israele per le sue violazioni del diritto internazionale. […] All’inizio dell’anno, le Nazioni Unite hanno pubblicato il tanto atteso elenco di società che traggono profitto dai crimini di guerra di Israele. […] Il rapporto elenca 112 società coinvolte in attività negli insediamenti come la fornitura di attrezzature e materiali per la costruzione o la demolizione di case, sorveglianza e sicurezza, trasporto e manutenzione, inquinamento e scarico di rifiuti e sfruttamento delle risorse naturali, comprese l’acqua e la terra. Il Bnc ha accolto con favore la pubblicazione del rapporto, che è avvenuto “nonostante le intimidazioni da parte di Donald Trump e del governo di estrema destra di Israele”. […] Ad aprile, l’ufficio del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo in Giordania ha annunciato che non rinnoverà il suo contratto con G4S, una società di sicurezza privata con una lunga storia di coinvolgimento nei crimini di Israele. […] La Corte europea dei diritti dell’uomo ha sostenuto il diritto di boicottare Israele quando ha annullato le condanne penali contro undici attivisti per i diritti dei palestinesi in Francia. Ha stabilito all’unanimità che le condanne contro gli attivisti per aver invitato gli acquirenti a boicottare le merci israeliane hanno violato la garanzia di libertà di espressione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. (continua a leggere!) POST SCRIPTUM – Ho letto che quando Boris Pasternak consegnò agli emissari di Giangiacomo Feltrinelli il manoscritto per la pubblicazione italiana ed europea de Il dottor Živago, avendo saputo che il Pcus stava facendo enormi pressioni attraverso il Pci, addirittura trattando l’argomento in diverse sedute del Comitato Centrale del partito sovietico per non farlo pubblicare, Pasternak gli disse più o meno: «Ecco, questo manoscritto vale anche come invito al mio funerale».  (a cura di riccrado rosa) __________________________ ¹ Fabrizio Bracconeri e Carlo Verdone in: Acqua e sapone, Carlo Verdone (1983)
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parola della settimana
Rewind Roma, agosto 2025 # Contare i morti
(disegno di peppe cerillo) Il mese inizia con un milione di giovani pellegrini affastellati sotto il sole di agosto a Tor Vergata per il “Giubileo dei Giovani”: il Papa descrive l’evento come il segno che “un altro mondo è possibile”, forse riferendosi all’esistenza del regno dei cieli (tuttora non provata dalla scienza). Due pellegrine muoiono tornando a casa, una ad Artena, l’altra a Madrid. Intanto, il 3 agosto un detenuto viene trovato morto nella sua cella nel carcere di ReginaCoeli. Il 5 notte un’auto prende fuoco mentre era ferma a un distributore Gpl: si teme una nuova esplosione come quella del 4 luglio sulla Casilina. Il 6 il Comune sgombera venticinque persone che abitavano in un centro sportivo di Mostacciano abbandonato da dieci anni, senza alcuna alternativa abitativa: grande soddisfazione tra fascisti e leghisti. Due incidenti mortali sulle strade: un cinquantenne perde il controllo dello scooter al Laurentino, e un commissario di polizia in moto sull’Aurelia. Muore a ottant’anni “er Divino”, personaggio storico della spiaggia di Capocotta. Il 7 i carabinieri arrestano un uomo appena arrivato a Roma da Foggia, in fuga dopo aver ucciso una donna. Un’altra donna muore travolta da un’auto a Pomezia. Il prefetto Giannini durante un’audizione alla Commissione antimafia rivela che le forze dell’ordine a Roma in due anni hanno sgomberato più di seicento case popolari, quasi sempre occupate da donne sole con figli. Nessuna parola su dove sono andate ad abitare queste persone dopo gli sgomberi. L’8 in un’audizione in Comune il Comitato contro lo stadio di Pietralata denuncia che l’agronomo incaricato di stabilire il valore dell’area ha avuto un compenso di oltre centomila euro. Il Comune finalmente pubblica i dati sugli appalti per la costruzione dell’inceneritore di Santa Palomba, ma in un formato incomprensibile, per Carte in Regola è “da settimana enigmistica”. La notte un uomo armato entra in un bar di Torbellamonaca per una rapina e spara al barista e a due avventori del Bangladesh, per fortuna non li uccide. Il 9 l’amministrazione di Santa Marinella proibisce una manifestazione per la Palestina, dichiarando il “rischio di antisemitismo”. Il 10 incendio in un cantiere navale di Ostia. In serata centinaia di persone partecipano al presidio al Pantheon contro il genocidio israeliano a Gaza, contro il collaborazionismo del governo italiano e contro le menzogne dei media mainstream. Lunedì 11 c’è una manifestazione sotto la Rai di viale Mazzini per il continuo supporto della rete pubblica al genocidio in Palestina. Purtroppo il palazzo è chiuso per lavori da inizio anno. Muore a Latina la nona vittima del virus West Nile nel Lazio, un uomo di ottantacinque anni. Il 12 sulla sede del X Municipio a Ostia si espone una bandiera palestinese, e il 13 un’altra bandiera palestinese sventola dal quinto piano del V Municipio (Prenestino). Il 14 all’Alessandrino un bambino di quattro anni di una famiglia bangladese viene investito mentre era in bici: viene ricoverato in condizioni gravi. Muore una donna in moto, in un incidente a Grottaferrata. Un alto prelato dell’Opus Dei, padre Mariano Fazio, viene incriminato formalmente per riduzione in schiavitù e tratta di esseri umani. Secondo l’accusa, decine di ragazze sudamericane anche di dodici o tredici anni sono state attirate a Roma con la promessa di una vita migliore, poi “messe a servizio gratuito” per decine di ore al giorno per i membri della setta cristiana. Il 15 agosto, festa cristiana dell’ascensione della Madonna in cielo, un ragazzo egiziano di diciannove anni cerca di impiccarsi nel carcere dedicato proprio a lei (Regina Coeli). I secondini impediscono il suicidio, ma lo ributtano in cella. Una ragazza di ventiquattro anni muore in un frontale tra due auto sulla Salaria fuori Roma, e un uomo di sessantasette cadendo dal terrazzo condominiale di un palazzo vicino piazza Fiume. Il 16 c’è un nuovo incendio in un cantiere navale, questa volta a Fiumicino, e il 17 notte esplode una bomba carta nell’androne di un palazzo di Ostia centro. Muore a ottantanove anni Pippo Baudo, nella sua casa di Prati: la camera ardente sarà al Teatro delle Vittorie. Il 18, in virtù del “decreto sicurezza”, un uomo albanese di cinquant’anni viene arrestato per aver provato ad occupare una casa dell’Inps, vuota, a Prati Fiscali. Il giudice ne richiede l’immediata liberazione, perché il fatto non è grave. L’appartamento, pubblico, rimane vuoto. Continuano le processioni giubilari, con migliaia di partecipanti: il 20 a Colle Oppio sfilano i lefebvriani della Fraternità San Pio X, ultratradizionalisti e antisemiti, scomunicati per non aver accettato il Concilio Vaticano II, poi riabilitati nel 2009 da Ratzinger: non partecipano all’udienza papale del giorno successivo, né visitano la tomba di papa Francesco. Il 21 – giorno dello sciopero globale per Gaza – un temporale si abbatte sulla città. Tuoni, lampi, stazioni metro chiuse, alberi caduti, due musei allagati (Macro e Galleria d’Arte Moderna). Durante la notte ad Acilia qualcuno buca le ruote di più di cinquanta macchine. Il 22 a Marino presidio contro lo sgombero del centro sociale Ipò. Alla FieradiRoma, grande incontro dei testimoni di Geova, con decine di migliaia di partecipanti: il tema è “Adorazione pura”, per “offrire una guida a chi è alla ricerca di speranza”. Nel frattempo a Ostia un imprenditore edile sessantenne viene ferito da un colpo di pistola, forse sparato da un suo dipendente. Il 24 mattina, sempre a Ostia, una cabina crolla sulla spiaggia affollata di bagnanti. L’erosione del suolo quest’anno ha eliminato quasi dieci metri di spiaggia. Nel parco di Tor Tre Teste una donna di sessant’anni viene aggredita e violentata da uno sconosciuto. Nella notte a Nettuno qualcuno spara con una pistola ad aria compressa contro il centro d’accoglienza che ospita ottanta migranti: due di loro sono feriti lievemente dai pallini di piombo. Il 26 agosto un nuovo presidio per la Palestina riunisce più di un centinaio di persone al Pantheon. La rete “Stop Rearm Europe” ottiene la sospensione della fiera delle armi “Defence Summit” organizzata dal Sole 24 ore per l’11 settembre (sic!) all’Auditorium di Roma. Due persone straniere senza casa si uccidono buttandosi sotto a un treno lo stesso giorno: uno la mattina a Stazione Trastevere, uno la sera a Ladispoli. Arrestato un muratore gambiano per lo stupro a Tor Tre Teste. Il 28 altri due morti sulle strade: uno la mattina in un incidente di moto sull’Aurelia verso Santa Severa, un altro la sera – un diciottenne – alla Romanina. Scoppiano intanto due grossi incendi, uno a Tor di Valle, vicino all’autostrada Roma-Fiumicino, e uno nella pineta di Ostia. Sempre il 28, giornata di digiuno dei sanitari per Gaza. Il mese si chiude con: un signore eritreo che si cambia il costume sulla spiaggia coprendosi con un asciugamani, e i giornali lo trasformano in “uomo si spoglia nudo in spiaggia”; e con l’ordine di sfratto definitivo per lo storico Caffè Greco in via dei Condotti, attivo da duecentocinquanta anni e protetto da vincolo. La proprietà del locale è dell’Ospedale Israelitico, che ha ordinato ai gestori di andarsene. (stefano portelli)
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Rewind Roma, luglio 2025 # Brucia la città
(disegno di peppe cerillo) Il 4 luglio alle otto di mattina un enorme boato scuote la città: è l’esplosione di un distributore Gpl a Torpignattara – tra la piscina di Villa de Sanctis e la scuola materna Romolo Balzani, a ridosso del quartiere di case cooperative Casilino 23 e a due passi dalla via Casilina. Prima dell’esplosione avevano preso fuoco anche un deposito di bombole di ossigeno della Croce Rossa e uno sfasciacarrozze, creando una nube tossica di diossina; miracolosamente, la zona non si era ancora riempita dei bambini che frequentano i campi estivi. Questa parte di Roma fin dagli anni Sessanta doveva essere una zona per la logistica. I proprietari dei terreni l’hanno però riempita di palazzine residenziali e così oggi le industrie pericolose e inquinanti convivono con scuole, asili nido, centri sportivi, zone archeologiche e quartieri densissimi (si veda qui). La sera divampa un altro incendio nel parco del Forte Prenestino. Il 6 a Parioli esercitazione antiterrorismo della polizia italiana intorno all’ambasciata israeliana (non nei confronti di militari e civili israeliani attivi nel terrorismo contro la popolazione di Gaza). Scendono le temperature: l’8 luglio fa quasi freddo. Il Tar boccia le opposizioni della fu giunta Raggi a un grande progetto di settemila metri quadri residenziali intorno alla Vela di Tor Vergata, che quindi inizierà a breve, sempre giustificato dell’idea che costruire nuove case fa sempre bene, anche in una città con centomila appartamenti vuoti. Il 9 alla manifestazione Sports beats borders dell’Esquilino partecipa una squadra di bambini palestinesi arrivati dal campo profughi di Chatila. Muore l’ispettore ustionato dall’esplosione del deposito di Gpl del 4 luglio: fortunatamente è l’unica vittima mortale, ma ci sono decine di ustionati gravi, centinaia di feriti, e un migliaio di bambini senza scuola. Il 10 al centro congressi La Nuvola (Eur) si celebra una Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, che blocca il traffico del centro: tra i partecipanti anche l’attore Zelensky. Nel frattempo, a Torbellamonaca prende fuoco un palazzo: settantadue nuclei familiari vengono evacuati. L’11 un aereo della polizia porta a Roma dalla Grecia un uomo statunitense, accusato del duplice femminicidio della moglie e della figlia trovate morte a inizio giugno a Villa Pamphili. All’Idroscalo di Ostia inizia il festival del cinema Alice nella Città: il maxischermo è montato proprio dove c’erano le case rase al suolo da Alemanno nel 2010. Un motociclista muore in incidente vicino Ostia Antica. Domenica 13 un forte nubifragio spazza Roma con vento e pioggia: l’acqua entra anche nell’ospedale Grassi di Ostia. Lunedì 14 arrivano a Roma i familiari di Satnam Singh, il bracciante sikh di Latina mutilato sul lavoro e lasciato morire dissanguato dal suo padrone. Una consigliera Pd di Garbatella dichiara il passaggio a Fratelli d’Italia. Il Tribunale di Roma sospende quattro poliziotti implicati nel traffico di droga di San Lorenzo: anche loro erano strumenti della gentrificazione del quartiere, che estrae valore dal territorio rendendo impossibile la vita a chi lo abita. Muore un operaio kurdo investito da un’auto a Centocelle: è la settantottesima vittima delle strade a Roma dall’inizio dell’anno. Il 15 il Comune stanzia due milioni per riaprire la scuola Romolo Balzani, devastata dall’esplosione del deposito di Gpl. Il 17 la polizia irrompe in casa di Chef Rubio e sequestra computer e Usb, trattenendolo nel commissariato di Frascati fino a sera. Intanto, retata razzista a piazza Vittorio: la Celere circonda un gruppo di migranti africani, chiede documenti a tutti, li carica sul furgone e se li porta via. Il sindaco di Roma è agli Stati generali della bellezza, nell’incantevole location di Cava de’ Tirreni, impegnato a dichiarare che “le periferie di Roma fanno schifo”. Venerdì 18 il Tar respinge il ricorso contro l’abbattimento del bosco di Pietralata per la costruzione dello stadio privato dell’imprenditore Friedkin, mentre un picchetto antisfratto evita l’espulsione di un’anziana da un palazzo di proprietà dell’Inps occupato da decenni. La guardia di finanza mette i sigilli allo stabilimento balneare per vip V-Lounge di Ostia, che disponeva di ottocento lettini. Il 19 un gruppo di attivisti di Ostia manifesta sulla spiaggia, rivendicando il “mare libero” dalla privatizzazione rappresentata dalle concessioni balneari. A Ostia tutta la parte centrale della spiaggia è privatizzata, e le spiagge libere sono solo a molti chilometri dal centro, difficili da raggiungere e mal collegate con i mezzi pubblici. Il 20 un passante trova il cadavere di una donna al Mandrione, vicino ai binari del treno: era scomparsa cinque giorni prima dalla zona di Ponte Mammolo. Il 21 un gruppo di lavoratrici dello spettacolo occupa simbolicamente il Circolo degli Artisti, chiuso dal commissario Tronca nel 2015 e mai più riaperto. Chiude per una settimana la linea C della metropolitana, per i test delle nuove stazioni di Colosseo e Porta Metronia. Il 22 alla Camera dei deputati si inaugura un congresso sul Nuovo ruolo geopolitico di Israele: Maccabi World Forum, Istituto Milton Friedman, Unione delle Associazioni Italia-Israele (UAII), Israel’s Defend & Security Forum (ISDF) e Alleanza per Israele premiano Matteo Salvini davanti a militari e deputati italiani, soprattutto della Lega, con importanti rappresentanti dello stato genocida. Presidio intanto in piazza Capranica contro l’assedio della fame a Gaza. Il 23 il Comune annuncia l’acquisto del palazzo occupato in via Bibulo, a Cinecittà-Don Bosco, che era stato già requisito anni fa dall’allora presidente del municipio Sandro Medici: i proprietari erano un monsignore, un camorrista e una contessa che lo tenevano vuoto. Il 24 un uomo incendia due macchine della polizia davanti al commissariato di via Farini; un altro spara contro il buttafuori di una discoteca all’Eur, ferendolo alla testa; un incendio distrugge il chioschetto di piazza Vittorio. Intanto il Comune approva la qualifica di “interesse pubblico” per uno studentato privato da seicento euro al mese su terreni pubblici dei mercati generali di Ostiense: la corporazione immobiliare Hines lo avrà in concessione per sessant’anni senza neanche un limite ai canoni d’affitto. La “città dei giovani” immaginata da Veltroni è un regalo ai privati ancora più grande dei vecchi piani di zona. Il 25 presidio solidale davanti al Cpr di Ponte Galeria, dove continuano a essere rinchiuse persone che non hanno commesso alcun crimine: l’anno scorso un ragazzo di vent’anni rinchiuso lì dentro si era suicidato. Il 28 luglio inizia il temuto giubileo dei giovani, il grande evento estivo per il quale si attendono decine di migliaia di giovani pellegrini da tutto il mondo: all’evento analogo del Duemila, oltre due milioni di ragazzi e ragazze cattoliche avevano inondato la zona di Tor Vergata che il Comune aveva costruito con novantuno miliardi di vecchie lire. L’area è la stessa oggi. Nella stessa giornata spari a Cinecittà, e anche ad Acilia, dove una ragazza egiziana viene colpita per errore ad una gamba. Il 29 otto attiviste e attivisti del movimento per il diritto all’abitare subiscono perquisizioni domiciliari e il sequestro dei dispositivi elettronici da parte di carabinieri e digos: ennesima operazione di criminalizzazione legittimata con un’inchiesta sui “contributi da 3/5 euro” (cit.) per le spese di manutenzione delle occupazioni abitative in cui vivono. Il 30 un incendio distrugge uno stabilimento balneare a Maccarese. Il 31 inizia la demolizione dell’ex Fiera di Roma: il progetto prevede di trasformarla in una Città della gioia: né più né meno che trentacinquemila metri quadri di nuove palazzine di proprietà del Fondo Orchidea di Banca Finint, e intorno la zona verde obbligatoria per gli standard urbanistici. (stefano portelli)
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La parola della settimana. Accattone
(disegno di ottoeffe) Voglio mori’ co tutto l’oro addosso, come i faraoni (vittorio cataldi detto “accattone”, in accattone di pier paolo pasolini) (credits in nota1) Sul termine “accattone”, la maggior parte dei dizionari si esprime in maniera chiara:  è tale chi va elemosinando, spesso senza effettivo bisogno, più per vizio che per necessità. Si parla, negli atti, di “eversive degenerazioni in cui opera la Commissione per il paesaggio” con una “strumentalizzazione che ne fa la parte politica, principalmente l’assessore Tancredi, in sintonia con il sindaco Sala e il direttore generale Malangone (servendosi del faccendiere Marinoni), per portare avanti relazioni private con gruppi della finanza immobiliare attivi a Milano e la soddisfazione dei loro interessi”. Questo “nella cornice di un’azione amministrativa viziata da una corruzione circolare, edulcorata all’esterno”. […] Il sistema “deviato” si sarebbe basato su “varianti” ai piani regolatori, camuffate, secondo i pm, con l’interesse pubblico con richiami “all’edilizia residenziale sociale”, per aumentare volumetrie e altezze a vantaggio delle imprese. […] Tancredi sarebbe stato la “copertura” politica di Marinoni, nel “patto corruttivo”, per realizzare questo “Piano di governo del territorio (Pgt) ombra”. E quest’ultimo avrebbe incassato, coinvolgendo nel meccanismo società immobiliari e studi, “alte parcelle” dalla J+S di Pella. Scandurra sarebbe arrivato a prendere anche fino a 2,5 milioni di euro. (urbanistica di milano sotto accusa: indagato anche sala, chiesti sei arresti, ansa.it) Un po’ più a sud della capitale morale, intanto, Matteo Ricci, europarlamentare del Partito democratico ed ex sindaco di Pesaro, sembra prossimo a ritirare la sua candidatura alla presidenza della regione Marche. È indagato per corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio. Secondo gli inquirenti avrebbe affidato indebitamente opere di manutenzione dal 2019 al 2024 per finanziare “interventi spot”. Tra questi l’installazione di un casco gigante di Valentino Rossi in piazza D’Annunzio, murales in onore delle vittime del Covid, o un altro dedicato a Liliana Segre, contabilizzato alla voce “manutenzione idrica”. Debiti al comune di Avellino, commissario chiede il cinque per mille ai cittadini: “Altrimenti servizi a rischio”. (repubblica.it, 23 luglio) Mazzetta da seimila euro, arrestato il sindaco di Sorrento. Massimo Coppola è stato sorpreso mentre intascava una sospetta tangente da seimila euro durante una cena con un imprenditore. (tg3, 21 maggio) Un imprenditore della provincia di Belluno è finito al centro di un’indagine […] per presunta malversazione ai danni dello Stato. […] L’inchiesta è partita da un’analisi sulle erogazioni pubbliche destinate a sostenere l’innovazione nel settore delle energie rinnovabili. I militari […] hanno ricostruito il percorso di un finanziamento da un milione di euro, concesso da Banca Progetto S.p.A. e garantito da Mediocredito Centrale – Banca del Mezzogiorno S.p.A., individuando un’anomalia significativa: circa 250 mila euro sarebbero stati distratti e utilizzati per fini personali, del tutto estranei agli obiettivi del progetto. Il finanziamento era stato concesso per realizzare un impianto di pirogassificazione – un sistema innovativo per produrre energia rinnovabile a partire da scarti agricoli e forestali. (lapiazzaweb.it, 16 luglio) Antonio Mancini è un noto personaggio della malavita romana. Ex membro della Banda della Magliana, poi collaboratore di giustizia dopo vent’anni di carcere, oggi è accompagnatore per persone con disabilità a Jesi. Accattone (era questo il suo soprannome) ha ricominciato da qualche tempo a parlare – l’ha fatto di recente in una puntata dell’insopportabile podcast condotto da Fedez e Mister Marra – dei suoi trascorsi criminali e, ovviamente, della scomparsa di Emanuela Orlandi.⁠ Ben pratico dello sport preferito da decine di altri accattoni, ovvero quello di millantare la conoscenza di elementi sensazionali sulla sparizione della Orlandi, alla fine Mancini non dice niente di concreto, né tantomeno, naturalmente, fa nulla per agevolare l’avanzamento sulla ricerca della verità; gli riesce benissimo invece riaprire ferite mai sanate a una famiglia distrutta da un intrigo più grande di lei, che ha coinvolto Stato, Vaticano, servizi segreti e chissà chi altri (approfondimento buono per neofiti della materia è Vatican Girl, documentario del 2022 che pure non sfugge a tentazioni voyer-complottistiche, ma ha almeno il merito di fare una onesta ricognizione di tutto quanto successo in questi anni). Dei tanti “misteri italiani” (svariate seconde serate della mia adolescenza sono state segnate dalla voce di Carlo Lucarelli) era grande appassionato un tizio che avevo conosciuto all’università nei miei primi anni all’Orientale, e che ho poi perso di vista da quando è andato a lavorare in una fabbrica, mi pare, in Veneto. Aveva una bizzarra teoria, vagamente latouchiana, sull’accumulazione dei beni, che francamente ho dimenticato. Ricordo bene invece che disprezzava gli scrocconi e propagandava la retorica secondo cui se non vuoi pagare due euro per andare a sentire un concerto in un centro sociale, ma ne hai in tasca dieci di fumo e cinque di sigarette, “puoi anche andartene a bere una Best Bräu da sessantasei a piazza San Domenico”. È il caso del minor riconoscimento assegnato dagli intervistati al danaro. Innanzitutto, il danaro è considerato “molto importante” dal 33,3 per cento degli operai e dal 17 per cento degli impiegati. Questi ultimi salgono al 61,4 (48,6 per cento gli operai) nella considerazione di un’importanza “media”, mentre rispettivamente il 16,4 per cento di operai e il 21,6 per cento di impiegati attribuisce “poca importanza” al danaro. […] Per gli operai la disponibilità è minore rispetto agli impiegati e quindi maggiormente ne sottolineano la rilevanza. Si consideri a riguardo che l’88,3 per cento del campione non supera la retribuzione mensile di un milione e mezzo e che la maggioranza (70 per cento circa) degli intervistati è costituita da operai. […] Resta comunque il fatto che la bassa posizionalità assunta dal danaro nella gerarchia dei valori espressi dal campione spinge ad affermare che il valore del danaro è più associato alla sua funzione estrinseca (il valore d’uso) che al suo carattere specificamente teleologico. (m. conte, g. di gennaro, d. pizzuti, l’acciaio dei caschi gialli. lavoro, conflitto, modelli culturali: il caso italsider di bagnoli) a cura di riccardo rosa  ___________________________ ¹ da: Sinite Parvulos, Nanni Loy; in: Signore e signori, buonanotte (1976) Nota a margine: con questa puntata la rubrica va in ferie, ci rileggiamo a fine agosto.
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La parola della settimana. Ricordo
(disegno di ottoeffe) Remember when you were young / Ricorda quando eri giovane how the hero was never hung, / come l’eroe non finiva mai impiccato, always got away. / sempre riusciva a scappare. (john lennon, remember) Se n’è andato all’alba di venerdì, a ottantotto anni, Goffredo Fofi, “il Vecchio”, come lo chiamavano affettuosamente i miei amici più grandi, con alcuni dei quali pure negli anni se ne era detto di tutti i colori. Lucido, corrosivo, impietoso narratore e analista del mondo che ci circonda, è stato instancabile agitatore culturale e riferimento per quei pochi scrittori, autori cinematografici e teatrali, giornalisti e tutto il resto, che ancora possono più o meno dirsi degni di appartenere a queste categorie. Tutte le persone che valeva la pena conoscere, il Vecchio le conosceva e le metteva in contatto, e molte tra queste (e anche non tra queste) in questi giorni lo hanno celebrato sui giornali e sui social network. Parecchi ricordi si concludevano con aneddoti autoreferenziali del tipo “apprezzò molto il mio lavoro su…” o “avevamo spesso parlato di”. Io invece ricordo che nel 2020, dopo una presentazione di Baby Gang a cui partecipò, e a sua domanda sui miei progetti futuri, gli parlai con entusiasmo di un romanzo sulla città postindustriale a cui stavo lavorando, romanzo che forse anche grazie a lui non scriverò mai. Mi ascoltò con attenzione, mi diede un buffetto sul viso e lapidario mi disse: «Sarà sicuramente una cacata…» (qualche anno dopo, durante un pranzo con altre persone, all’improvviso mi guardò, e stupendomi perché si ricordava di quella conversazione mi disse, provocatorio: «Allora, l’hai scritto questo grande romanzo?»). Ma il bambino nel cortile si è fermato, si è stancato di seguire aquiloni. Si è seduto tra i ricordi vicini, i rumori lontani, guarda il muro e si guarda le mani. (fabrizio de andrè, le storie di ieri) In questi giorni si è molto parlato di alcuni studenti che, una volta raggiunto il punteggio minimo per superare l’esame di maturità, si sono rifiutati di sostenere il colloquio orale avendo già ufficialmente ottenuto la promozione grazie alla somma tra i crediti formativi ottenuti durante i cinque anni e i “punti” accumulati con le prove scritte. Gli studenti coinvolti hanno spiegato che la scelta è stata presa per protestare “contro i meccanismi di valutazione scolastici, l’eccessiva competitività, la mancanza di empatia del corpo docente” (il virgolettato è di Maddalena Bianchi, diciannove anni, di Belluno). Gli adulti ovviamente si sono rizelati e in molti (soprattutto docenti e dirigenti scolastici) hanno iniziato ad attaccare pubblicamente questi studenti, come se una scelta del genere non fosse coerente reazione al modello di formazione che loro stessi hanno creato, fatto di punteggi, crediti formativi, valutazioni aritmetiche per ogni scorreggia fatta dagli studenti e dalle studentesse. Raggiungo il punteggio? Sono “dentro”, arrivederci e grazie. Dio cane, dio cane, cominciava a fare quello, che era un torinese. Si chiamano barott, sono quelli della cintura torinese, dei contadini sono. Sono tuttora dei contadini, che c’hanno la terra e la moglie la lavora. Sono i pendolari, gente durissima, ottusi, senza un po’ di fantasia, pericolosi. Mica fascisti, ottusi proprio. PCI erano, pane e lavoro. […] Stavano qua a lavorare per anni, per tre anni, per dieci anni. Che uno invecchia subito e muore presto. Per quei quattro soldi che non ti bastano mai è solo un ottuso, un servo che può farlo. Restare per anni in questa prigione di merda e fare un lavoro che annienta la vita. Comunque questo qua ha il sospetto che voglio fargli il culo e allora abbandona il posto e ferma la linea. Arrivano i capi. Quando si ferma una linea si accende il rosso dove è stata fermata la linea e arrivano tutti i capi lí. Che succede? C’è questo che non vuole lavorare. Ma stai dicendo un’infamia, perché io sto lavorando, non ci riesco perché sto imparando. Mica sono intelligente come te, tu ci stai da dieci anni qua dentro è chiaro che uno come te impara tutto subito. […] Allora il capo mi dice: Senta a me sembra che lei vuole fare un po’ il lavativo. Invece deve mettersi in mente che alla Fiat si deve lavorare, non si deve fare il lavativo. Se vuole fare il lavativo vada a via Roma lí dove ci stanno gli amici suoi. Gli dico: Guardi io non lo so se a via Roma c’ho degli amici. Comunque io vengo qua perché c’ho bisogno dei soldi. Sto lavorando, non ho imparato ancora e quando imparo lavoro. Mi volete dare sei giorni di prova o no? Ma come sei giorni di prova, dice il capo, lei già sta da un mese qua. Sí, da un mese, ma stavo a quel posto là, non a questo qua. Adesso devo avere altri sei giorni di prova e lui il fuorilinea per sei giorni deve stare qua con me. Se no non faccio un cazzo. (nanni balestrini, vogliamo tutto) Al ministro Valditara, che annuncia una riforma perché questa contestazione non possa più ripetersi, verrebbe da dire che chi semina Invalsi raccoglie boicottaggi, e che siamo noi a non meritarci ragazzi che pensano con la loro testa e che si sottraggono al dogma della produttività in nome del minimo risultato utile. Personalmente, delle mie scuole superiori ho un ricordo pessimo: un edificio che assomigliava a un carcere, professori ignoranti come e più degli studenti (salvando la buona pace di un paio tra loro), competitività che fuoriusciva da ogni senga delle porte di legno scricchiolanti, incapacità dell’istituzione di fornire risposte adeguate a una platea molto eterogenea. Alla maturità presi 94/100 e se non mi venne in mente di non presentarmi all’orale è solo perché per prepararlo mi impegnai veramente poco, concentrandomi sul mio futuro. Chillu criaturo all’erta a destra, ‘o taglio a spazzolina: Vittorio Alfieri, terza C, foto ingiallita, tute d’a Lotto tutt’e juorne, niente Tod’s e Paciotti, Air Force 180 nera e blu cobalto, ‘o baffo bianco, ‘a scritta rossa ‘ncopp’o strappo identica e precisa ‘a scena ‘e Get rich or die trying, e io annanz’ ‘e vetrine ‘e Simon a Marano. ‘E 125 erano ‘a marce, sunnavo al massimo ‘a Leovinci sott’o motorino e ‘o gruppo Polini. “Chill’e Mani Pulite erano cchiù politici”, ma quanno maje nuje simm’ stati uniti… ‘E Stati Uniti e Porto Rico, è chello che vulesse ‘a Lega Nord: scennere ‘cca ‘a stagione, e sparagna’ ‘na cosa ‘e sorde. (patto mc ft. co’sang, da venti anni a mo’) (a cura di riccardo rosa)
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