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La parola della settimana. Forma
(disegno di ottoeffe) Avevo vent’anni, ero giovane e inesperto ma scrivevo già meglio di altri colleghi con il doppio della mia età. Il caporedattore di Cronache di Napoli mi mise a fare un’inchiesta sulla casa. Era una roba abbastanza complessa: si trattava di mettere in relazione, andandola a verificare sul campo, la condizione penosa dell’edilizia pubblica nei quartieri più periferici e complicati con il piano politico, e soprattutto con le vicende giudiziarie che stavano coinvolgendo Alfredo Romeo, gestore di quel patrimonio per conto del Comune. In due mesi tirai fuori un bel lavoro, così che qualcuno mi suggerì, dopo la sua pubblicazione, di proporlo anche a un periodico di approfondimento e reportage, all’epoca a me sconosciuto (forse ho già raccontato di questa vicenda, ma la memoria ormai m’inganna). L’inchiesta – ampiamente rivista dal responsabile editoriale – fu il mio primo pezzo per Monitor: andò in prima pagina sul tabloid, una sciccheria che, ad averci i soldi, bisognerebbe riproporre. (n. 26, ottobre 2009) Mentre facevo le interviste, raccolsi anche del materiale video e lo montai in un documentario, dal contenuto interessante ma dalla forma oscena. I redattori di Monitor me lo fecero comunque proiettare in un evento pubblico nella redazione della Sanità, credo per incoraggiarmi a continuare a frequentare il giornale. Quando qualche mese dopo gli chiesi un parere su quel lavoro, R. mi rispose laconico: «La forma è il contenuto». Tuttavia ci sono delle menzogne che, se le si crede, non recano alcun danno, per quanto l’intenzione di ingannare anche con questo tipo di menzogne non è esente da danni: i quali però ricadono su chi mente e non su chi gli presta fede. (sant’agostino, contro la menzogna) Oltre che in matematica, a scuola, ero molto scarso anche in filosofia, complici docenti dalla preparazione e dalle capacità comunicative imbarazzanti. So, però, che su forma e contenuto delle cose interessanti le ha dette Kant, così me ne sono andate a cercare alcune. Oggi mi sembrano più chiare. Nella sua Critica della ragion pura adopera la parola “forma” per descrivere le categorie entro cui la conoscenza è in grado di ordinare la realtà fenomenica. Spazio e tempo cessano di essere contenuti e iniziano ad essere modi, categorie attraverso cui la sensibilità umana può conoscere. Ma la forma, ogni forma, pone sempre il problema della sua necessità. E così, nella Critica del giudizio, Kant si domanda quale sia la facoltà umana in grado di trovare il senso della forma. È l’intelletto, legiferante, che stabilisce i significati. (carlotta bandieramonte, culturefuture.net) Se il linguaggio è contenuto e il contenuto è politico, allora il linguaggio è politico. E quindi ci sono parole precise per discriminare una persona per la sua religione, il suo colore della pelle o la sua provenienza, e altre per attaccarne un’altra che si professa seguace di una ideologia basata sull’omicidio e la deportazione (caso in cui, per quanto mi riguarda, bisognerebbe direttamente menargli, alla persona in questione). Sulla vicenda del blitz di due provocatori sionisti in un ristorante napoletano che aderisce a campagne contro l’apartheid israeliano si è detto e scritto anche troppo: l’importante è che la comunità vicina a Nives Monda (che è proprietaria e organizzatrice di quel luogo) sia riuscita a rispondere con una certa prontezza proteggendola da un linciaggio assai pericoloso, nei tempi in cui un cinguettio e una recensione su Tripadvisor, e le implicazioni che si trascinano dietro, possono far sicuramente più male di un calcio nel sedere. Resta l’indecente figura fatta dal comune di Napoli e dalla sua assessora al turismo Teresa Armato, che si è precipitata a solidarizzare con i provocatori sionisti, invece di provare a capire i fatti e andare a sostenere Nives e i lavoratori di quell’attività. La Suprema Corte (sent. n. 48553/2011) ha stabilito che chiamare “parassita” un personaggio politico costituisce diffamazione a meno che non si argomentino le ragioni dalle quali l’insulto è scaturito. Perché vi sia esercizio del diritto di critica, è necessario insomma che il giudizio – anche severo, anche irriverente – sia collegato col dato fattuale dal quale il “criticante” prende spunto. (laleggepertutti.it) Tornando su piani più alti, se il rapporto tra forma e contenuto, per esempio nell’arte, è tema troppo profondo persino per questa rubrica, alcuni spunti utili possono tornarci da immagini efficaci, pur portatrici di linee discutibili. Apprezzabile, sul tema, è Vladimir Ermakov, critico letterario e traduttore russo: La forma si fonde al meglio con il contenuto proprio quando non si fa notare. È come la buona vodka in un bicchiere trasparente. Un po’ meno Wilde: Odio il realismo volgare nella letteratura. Chi chiama vanga una vanga dovrebbe essere costretto ad usarla. È l’unica cosa per cui è adatto.  Altre suggestioni dal più noto Bertoli: E adesso che farò non so che dire: ho freddo come quando stavo solo, ho sempre scritto i versi con la penna non ho ordini precisi di lavoro. […] Adesso dovrei fare le canzoni con i dosaggi esatti degli esperti. Magari poi vestirmi come un fesso per fare il deficiente nei concerti. E dal solito Tolstoj: Il contenuto deve essere facile da capire, non astratto. È assolutamente falso. Il contenuto può essere come volete. Ma non si deve sostituire l’andare al sodo con le chiacchiere, non si deve nascondere con parole scelte il vuoto del contenuto.  https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/05/bsg-clip.mp4 (credits in nota1) POST SCRIPTUM – Qualche giorno fa, parlando con una cara amica e compagna di forma e contenuto nel discorso politico “interno” (inteso come il confronto tra militanti che fanno parte di uno stesso gruppo), riflettevamo sull’opportunità o meno di inserire dei filtri nel linguaggio, a beneficio degli attivisti più giovani che hanno sviluppato una sensibilità più elevata, rispetto alla nostra, in relazione alla forma-parola. Abbiamo preso atto alla fine che forse dovremmo, ma che probabilmente non ne siamo capaci, per cui la sua soluzione (sensata) è dire a tutti (e tutte) qualcosa tipo: mi dispiace se ho avuto dei modi troppo diretti, fatemelo notare, magari davanti a una birra così siamo tutti più rilassati. Forse sbagliammo ‘e modi ma nun sbagliammo moda. Trasimm’ int’a galera cu ‘a tuta r’a Legea. a cura di riccardo rosa __________________________ ¹ Christoph Waltz in: Bastardi senza gloria, di Quentin Tarantino (2009)  
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La parola della settimana. Matematica
(disegno di ottoeffe) Figlio: Papà mi dai cinquemila lire? Padre: Quattromila lire? Che devi fare con tremila lire? Hai sempre voluto duemila lire mo’ vuoi mille lire? Prenditi cinquecento lire e dividi con tuo fratello! Questa gag – ripetuta ossessivamente dal papà di un amico, ai tempi della scuola, per non sganciare soldi a suo figlio – mi è tornata in mente quando ho ascoltato la conferenza stampa del ministro Musumeci, che dopo la riunione dell’esecutivo ha annunciato in pompa magna la destinazione di fondi per l’emergenza sismica e geologica nel paese. Una roba tipo: “Abbiamo destinato un miliardo” […] “da dividere per quattro regioni” […] “che cacceremo in dieci anni” […] “forse dodici” […] “solo una minima parte nel primo anno” (l’ho un po’ semplificata ma è andata veramente così). Alla fine è venuto fuori, come prevedibile, che per Bagnoli ci sono pochi spiccioli, assolutamente insufficienti per l’unica cosa che si dovrebbe fare: un investimento a tappeto per il miglioramento e/o l’adeguamento sismico di tutto l’abitato, con l’obiettivo di permettere alle persone di “convivere con il bradisismo” (espressione di cui le istituzioni si riempiono la bocca senza avere minimamente l’idea di cosa stiano dicendo). “Fuori gli sghei per i Campi Flegrei”, recitava uno striscione a una manifestazione di qualche settimana fa. Sta andando più o meno così:   Ieri di ritorno da Lecce abbiamo ascoltato la partita dell’Inter sperando che il Verona potesse strappare un risultato contro una squadra stanca e piena di assenze. I nerazzurri hanno fatto una partitaccia ma è bastata, considerando la qualità veramente scadente degli avversari (raramente si sono viste in serie A tutte insieme squadre così scarse come i vari Lecce, Verona, Empoli, Cagliari, Monza di quest’anno). Si rifletteva, in macchina, sul fatto che mentre due anni fa la preoccupazione principale di noi tifosi era fare continui conticini su pezzetti di carta improvvisati per capire in che giornata il Napoli avrebbe vinto lo scudetto, quest’anno dovremmo soffrire fino all’ultimo secondo dell’ultima partita, ma almeno ci risparmieremo di metterci a fare i ragionieri. Pure per questo va ringraziato Conte, anche se personalmente non so se sono pronto. Le energie non solo fisiche ma anche mentali (retorica degli addetti ai lavori calcistici per dire che azzeccare con la testa su una cosa stanca anche il corpo) sono quasi all’esaurimento, e al ritorno a casa ho dovuto mangiare un chilo di patatine fritte per ristabilizzare la serotonina che aveva fatto su e giù tra la partita del Napoli e quella dell’Inter. Durante la fase maniacale queste persone vivono un momento di grande autostima, sono molto loquaci, parlano rapidamente, passano di continuo da un argomento all’altro, si sentono invulnerabili e per questo assumono comportamenti rischiosi, anche nella sfera sessuale, possono darsi a spese pazze che non si possono permettere, sono irritabili e a volte molesti. Un tratto caratteristico è la mancanza di sonno: possono non aver bisogno di dormire per diversi giorni. […] Questa situazione deve durare almeno una settimana per poter essere definita clinicamente “maniacale”. (luigi ripamonti, siamo tutti bipolari? per fortuna no: gli sbalzi d’umore non sono una malattia in: corriere salute, 31 luglio 2022) L’alcool interferisce con il funzionamento di due recettori neuronali: quelli per il GABA (acido gamma-aminobutirrico) e quelli per il glutammato. […] Se da una parte l’aumento dell’attività del GABA produce gli effetti sedativi, dall’altra la soppressione dell’attività del glutammato, anche a dosi molto basse, ha un effetto specifico sulla formazione dei ricordi e sulle funzioni esecutive, come i processi decisionali, di problem solving e di memoria di lavoro. […] Con l’assunzione cronica di alcool, si verificano dei cambiamenti irreversibili a strutture cerebrali importanti per la memoria, come l’ippocampo. […] La perdita delle cellule nervose dell’ippocampo è responsabile dei cosiddetti “black-out”, con perdita di memoria a breve termine. I ripetuti blackout, un chiaro segno di consumo eccessivo, possono causare danni permanenti che impediscono al cervello di conservare nuovi ricordi. Ad esempio, un individuo può essere in grado di ricordare eventi passati con perfetta chiarezza ma non ricordare di aver avuto la conversazione poche ore dopo. (da: brainandcare.com) Come il Verona sul campo da calcio, sono sempre stato molto scarso in matematica. Al terzo o al quarto anno di liceo incominciai a prendere lezioni da un amico più grande, per cercare di capirci qualcosa di disequazioni, funzioni e derivate. Un giorno, mentre correggevamo un esercizio, mi chiese come potevo averlo risolto in un certo modo, dato che quel metodo si basava su operazioni che avrei studiato almeno l’anno successivo (in realtà me l’ero fatto fare mio fratello più grande, che già studiava architettura). Quando dissi che ci avevo perso molto tempo, finché non mi era “venuta un’intuizione”, mi cacciò di casa, telefonò a mia madre per dirgli che con me si perdeva il tempo e che si sarebbe dimesso dal suo incarico. (credits in nota1) Vattenne a ‘lloco, vattenne pazzarella! Va’ palummella e torna, e torna a st’aria accussì fresca e bella! ‘O bbi’ ca io pure m’abbaglio chianu chiano, e ca m’abbrucio ‘a mano pe’ te ne vulè caccià? (palomma ‘e notte) a cura di riccardo rosa __________________________ ¹ Carlo Cecchi in: Morte di un matematico napoletano, di Mario Martone (1992)
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Rewind Roma, aprile 2025 # Cadaveri eccellenti
  (disegno di peppe cerillo) Il primo aprile senza sapere dell’imminente morte del papa il sindaco annuncia il blocco degli sfratti, l’esproprio delle case vuote, l’annullamento dei maxiprogetti del Porto di Fiumicino, dello Stadio di Pietralata e dell’inceneritore di Santa Palomba, nonché la fine del Giubileo in protesta contro il patriarcato e la gerarchia vaticana. Purtroppo il 2 tutto torna alla normalità: una studentessa di ventidue anni viene trovata uccisa e infilata morta in una valigia, il femminicida è un coetaneo che viveva sulla Nomentana; muore anche il turista scozzese ustionato nell’esplosione del palazzo di Monteverde; e anche una ragazza ventunenne degli Usa per uno shock anafilattico da street food del Pigneto. Il Comune intanto affida la manutenzione della pineta di Ostia a una società già indagata per truffa negli appalti pubblici. Il 3 una fiaccolata a Ostia protesta contro la diffamazione causata dal commissariamento “per mafia” del Municipio dieci anni fa, di recente definito “una supercazzola” dal prefetto Gabrielli. Intanto a Ostiense si inaugura “La Dolce Vita Orient Express”, un treno di lusso che attraverserà l’Italia al modico prezzo di 3.500 euro a notte. Il 4 una ruspa demolisce l’iconico ponticello del Pigneto con cui si attraversavano i binari che tagliano il quartiere, pronti a essere sommersi da una nuova colata di cemento. Nel pomeriggio presidio di un centinaio di liceali e universitari al Pantheon contro il DDL sicurezza, le guardie circondano la piazza e manganellano sulla folla. Il 5 grande manifestazione contro il riarmo: arrivano centinaia di pullman da tutta Italia, e centoventimila persone sfilano in corteo da piazza Vittorio fino ai Fori Imperiali. Domenica 6 nel viterbese migliaia di persone sfilano in protesta contro un deposito di scorie nucleari previsto a Vulci; alla scuola Di Donato dell’Esquilino grande assemblea di insegnanti e genitori contro le linee guida sulla scuola firmate da Ernesto “Solo l’occidente” Galli della Loggia. Lunedì 7, mentre atterra a Roma re Carlo d’Inghilterra con la reale consorte, a Torpignattara un ragazzo viene aggredito da un gruppo di coetanei, forse perché del Bangladesh; era successa la stessa cosa alcuni giorni prima. Intanto nel ghetto ebraico un ragazzo di tredici anni si spara alla testa, per suicidio o per errore ma sicuramente giocando con una pistola. Gualtieri inaugura l’Hotel extra-lusso Orient Express a piazza della Minerva (Pantheon). Martedì 8 sul muro dell’Ex Snia Viscosa appare una scritta in cirillico inneggiante al battaglione Azov, mentre scritte contro il 25 aprile appaiono in altre parti del quartiere Pigneto. Il 9 il Tar autorizza il Comune ad affidare la manutenzione di Villa Ada a una società privata già indagata per truffa negli appalti. La notte del 10 la Banda Robin Hood tira vernice bianca sulla facciata dell’albergo privato Social Hub a San Lorenzo, costruito sui terreni pubblici dell’Ex Dogana. L’11, giorno della firma del decreto sicurezza, un insegnante di liceo e membro di Ultima Generazione inizia uno sciopero della fame davanti Montecitorio. Arrivano a Roma i genitori di Wissem, ragazzo tunisino morto nel 2021 durante la detenzione nel Cpr di Ponte Galeria, per chiedere giustizia per loro figlio. A piazza del Popolo inizia il “Villaggio della legalità”, grande festa della polizia. La notte di sabato 12 veglia per la Palestina durante la notte a Montecitorio, mentre a Milano il corteo viene attaccato dalla polizia: alcuni agenti portano simboli di estrema destra sulle felpe. Il 13 c’è il derby in notturna: nel pomeriggio un gruppo di circa cinquecento ultras romanisti tentano di raggiungere i laziali radunati a Ponte Milvio, tirando bombe carta e attaccando la polizia intorno all’Olimpico: tredici agenti feriti. Ma l’attenzione dei giornali, è sui “facinorosi” pro-Palestina, in vista del 25 aprile, quando l’Anpi nazionale lascerà la piazza alla Brigata ebraica. Un altro ragazzo morto in strada, trentesima vittima delle auto del 2025. Duplice omicidio la notte di lunedì 14 al Pigneto, sotto la Tangenziale: gli assassini sono arrivati in moto e hanno sparato alla testa di un uomo e di una donna che lavoravano nel tessile. Martedì 15 grande assemblea di movimento alla Sapienza, si decide di non permettere che piazzale dei Partigiani il 25 aprile sia monopolizzato dai sionisti. Il 16 protesta degli inquilini Ater di via Pincherle e Colli Portuense contro la privatizzazione del patrimonio pubblico. Il 17 vento e pioggia; l’assessore all’urbanistica convoca i concessionari dei lidi di Ostia in Campidoglio e decide di allungare la stagione fino al 30 ottobre nonostante la scadenza delle concessioni. Intanto all’Infernetto una commessa del Todis sferra un pugno in faccia alla giornalista Federica Angeli di Repubblica, che le aveva chiesto di servirla con più lena. Venerdì 18 manifestazione a piazza Vittorio per la Giornata dei prigionieri palestinesi; enorme preghiera collettiva dei bangladesi romani contro il genocidio a Gaza. A Roma c’è anche il vice di Trump, JD Vance, che incontra la presidentessa del consiglio; chiede udienza anche al papa ma gli viene negata. Il 19 all’ambasciata dell’Oman alla Camilluccia si incontrano il primo ministro iraniano e il delegato degli Usa per l’accordo sul nucleare. Intanto il Colosseo viene fatto chiudere un’ora prima, lasciando fuori centinaia di turisti che avevano già pagato, per lasciare entrare il vicepresidente Usa Vance, che però non viene.  Il 20 è Pasqua, ultimo giorno del pontificato di Bergoglio, che muore il 21 mattina, la pasquetta del Giubileo e Natale di Roma. Il 22 si espone la salma del papa in Vaticano, accorrono i capi di stato tra cui Trump e Zelensky, di cui il pontefice aveva detto “sono dei pazzi”. Duemila poliziotti intorno al Vaticano, tra cui sistemi antidroni e tiratori scelti sui tetti di via della Conciliazione, a proteggere il cadavere di uno che aveva appena invocato il disarmo. Il 24 arriva a Roma Francesca Albanese, relatrice Onu per la Palestina, e parla nell’Aula magna di Lettere della Sapienza. Il 25 aprile tra morte del papa e cortei per la Liberazione ci sono trentamila agenti schierati in città. Il primo presidio è già alle otto di mattina a Piazzale Ostiense, per evitare di lasciare la piazza all’ambasciata di Israele e alla Brigata ebraica; poi un grande corteo da Garbatella si divide sull’Ostiense, con l’Anpi e il Pd verso Parco Schuster e i movimenti verso Ostiense; poi un corteo da una decina di migliaia di persone a Centocelle, concerti pranzi e cene ovunque, anche nel bosco di Pietralata minacciato di distruzione dal progetto dello stadio. Il 26 si tengono i funerali di Bergoglio: tra i partecipanti anche Assange con la sua famiglia. Trump e Zelensky ne approfittano per farsi una foto insieme nella basilica di San Pietro, novelli mercanti nel tempio. Il 27 mentre Bergoglio viene seppellito a Santa Maria Maggiore, si tiene la celebrazione annuale per Gramsci al cimitero acattolico: proibite le bandiere rosse. Lunedì 28 in una grossa fabbrica abbandonata sull’Aurelia muore una ragazza di diciannove anni cadendo dal settimo piano mentre fotografava i graffiti con un gruppo di amiche, e il 29 una molotov distrugge una sede ultras al Quadraro. Infine, il 30 viene resa pubblica la lettera di cinque relatori speciali Onu che chiedono al governo italiano spiegazioni su sette sfratti o tentati sfratti illegali a Roma: l’Onu aveva chiesto misure cautelari per evitare danni irreparabili, ma il governo aveva intimato al Tribunale di ignorare le richieste. L’amministrazione capitolina, perfettamente al corrente della situazione, ora si arrampica sugli specchi. (stefano portelli)
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La parola della settimana. Fake
(disegno di ottoeffe) Avevamo una gag, con El Trinche Carlovich, che prendeva un po’ in giro Nicolao Dumitru, giocatore del Napoli nel 2010-11. In realtà la gag era sull’incontentabilità del tifoso partenopeo che, spazientito per le prestazioni del calciatore, se la prendeva con lui a ogni occasione, chiedendogli più sfrontatezza quando lo vedeva timido e diligente in campo, e più umiltà non appena il povero Dumitru tentava una giocata. Questo atteggiamento provocava crisi di identità al ragazzo, fino a fargli chiedere all’allenatore di tenerlo in panchina (vero è che a fine stagione Dumitru andò via da Napoli e non combinò più nulla in carriera) Quella gag diventò uno dei migliori pezzi tra i fake che di tanto in tanto ci divertiamo a pubblicare, talmente riuscito che il procuratore o l’avvocato, ora non ricordo, del calciatore, ci mandò una mail intimandoci di rimuoverlo (una cosa simile successe anche con uno dei nostri bersagli preferiti, lo scrittore Maurizio De Giovanni; per questo articolo Bassolino e i suoi si divertirono invece parecchio). Più divertente ancora, fu che il pezzo su Dumitru – confuso dai più per una vera intervista – cominciò a girare sui siti web dedicati al Napoli, dando vita a un dibattito tra tifosi che riproponeva gli stessi atteggiamenti su cui noi credevamo di scherzare. (screenshot dal forum di partenopeo.net) Nel 2023 il Napoli vinse lo scudetto con largo anticipo. Travolti dal fiume di retorica che scorreva tra le pagine dei quotidiani, decidemmo di pubblicare un intero giornale fake. Ancora una volta, i più distratti lo scambiarono per una cosa reale. In questi anni ho imparato a fare tutto: ho scritto libri e racconti, ho mostrato il calcio e la politica, sono stato dalla parte dei deboli e ho girato spot per gli Agnelli e film commissionati da Hollywood. Ma sono rimasto il ragazzo con l’orecchino che non ci credeva che “solo ‘e strunz’ vanno a Roma”. Sono andato e tornato, di nascosto, tanto che una notte di due anni fa un barbone davanti al centro Paradiso, stupito nel vedermi piangere e baciare un santino di Ciccio Romano, mi disse: “M’a vuo’ ra’ ‘na sigarett’?”. Va così, quando mi perdo e la mente vaga. Torno nel mio film. C’è Silvio Orlando che scrocca le partite sul pezzotto; c’è Bentivoglio che interpreta De Laurentiis e sale sul motorino di un passante gridando: “Siete delle merde!”; c’è Morgan Freeman in un flash forward metaforico su Osimhen da vecchio, che spezza le sue catene e cammina sul prato del Paradiso circondato da fenicotteri che no, non so che cazzo vogliono dire, ma comunque ce li devo mettere. (paolo sorrentino, il mio film tricolore in: la gazzella dello sport) In napoletano c’è una parola che, come l’inglese fake, vuol dire molto di più di “falso”. “Pezzotto” è la app pirata che ti permette di vedere le partite pagando un quarto del costo di Sky e Dazn (già negli anni Novanta esistevano le “schede pezzottate” di Stream e Tele+); “pezzottati” erano i vestiti di marca simili all’originale ma cuciti chissà dove e smerciati nei mercati di strada (oggi il termine è passato di moda a favore di “paralleli”); “pezzotta” è una ragazza bassina e dal carattere forte, “pezzotto” era il cd masterizzato con l’ultimo album di Tizio o Caio o il gioco appena uscito per la Play Station, ma anche la zeppa che si infila sotto a un tavolo o un mobile traballante, o una persona che cerca di imitare altri senza successo. Compa’ si bell’ comme ‘a sta palla e leccame ‘a caramella che tengo acopp’. ‘O vero mast’ ‘e festa, ‘o peggio guastafeste p’e pezzott’, vengo aropp’ l’otto pecchè song’ ‘o guaje ‘e notte. […] Chesta è ‘a ricett si sì ‘nu favez’ MC, siente e statte: uno, doje, tre e quatte! Chiste so’ ‘e nummere e accussì va ‘o fatto, ‘ngopp’ ‘o beat spaccamm’ ‘o pezzotto: cinche, sei, sette e otto! (la famiglia; uno, due, tre e quatto) Donald Trump ha respinto in settimana la richiesta di un giudice di fornire informazioni sulla sorte di un migrante erroneamente deportato in El Salvador. Kilmar Abrego Garcia è stato arrestato il 12 marzo da agenti della polizia dell’immigrazione e deportato con altre duecentocinquanta persone circa, ritenute appartenenti a gang che il governo ha equiparato a organizzazioni terroristiche, utilizzando una legge che gli consente di farlo in caso di guerre o invasioni. La cosa più inquietante (oltre al fatto che questa storia non è troppo diversa da quanto accade in Italia) è che in America sta succedendo un casino per questo poveraccio che non ha nulla a che vedere con la criminalità, ma nessuno mette realmente in discussione quella che è una vera deportazione in violazione totale dei diritti umani, basata peraltro su una serie infinta di fake news. Tanti americani – ma in realtà è un’impostazione, questa, condivisa da opinioni pubbliche e governi di ogni paese, quando si parla di mafiosi, camorristi, stupratori – pensano semplicemente che essendo questi uomini terroristi, sia lecito somministrargli qualsiasi tortura usando qualsiasi metodo.  . I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i ministri dell’interno e di grazia e giustizia, per sapere […]: 1) se il Governo sia a conoscenza del fatto che, nel corso dell’interrogatorio del 2 febbraio 1982 di fronte al sostituto procuratore della Repubblica di Verona, il terrorista Cesare Di Lenardo, arrestato nella base di via Pindemonte a Padova (dove le Brigate rosse tenevano sequestrato il generale della Nato, James Lee Dozier), avrebbe dichiarato di essere stato sottoposto a tortura: bruciatura su una mano, tagliuzzamenti ai polpacci delle gambe, scosse elettriche ai testicoli, rottura di un timpano, finta fucilazione in aperta campagna, percosse, denudamento, forzato ingerimento di acqua e sale, eccetera; […] 3) se il Governo sia a conoscenza del fatto che, sui fatti denunciati, la procura della Repubblica di Padova […] ha aperto una inchiesta giudiziaria […] 4) se il Governo non ritenga che quanto sopra esposto […] contrasti totalmente con le sue smentite, tanto più essendo stati smentiti fatti di tale natura anche specificatamente e nominativamente in relazione al caso del terrorista Di Lenardo; 5) se il Governo non ritenga doveroso rettificare, di fronte alla Camera, le affermazioni non vere fatte nel corso della seduta del 15 febbraio. (boato, bonino, pinto, mellini; interrogazione alla camera dei deputati del 22 marzo 1982) (immagine da: les complotistes) Un’amica mi ha regalato qualche settimana fa un fumetto francese dal titolo Les Complotistes, facendo riferimento alla mia tendenza a vedere ovunque inganni, insidie, falsi amici e profeti (va detto che il novanta per cento delle volte il tempo mi dà ragione). Mi ero quasi offeso nel leggerlo, sentendomi accostato a terrapiattisti e company, poi per fortuna il libricino, e la mia amica, si sono salvati all’ultima tavola, quando gli autori ci fanno capire che il problema in fondo non sono le scie chimiche e i cerchi nel grano, ma il capitalismo.  (a cura di riccardo rosa)
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La parola della settimana. Diserzione
(disegno di ottoeffe) Maje lassat’ ‘a questura fotografie e impronte, pecché capette forse ca ‘eva brucia’ ‘a bandiera ‘e l’obbedienza a l’uniforme. (co’sang, fuje tanno) Ho un’amica a cui tengo molto, vive all’estero da tanto tempo – non so se queste cose siano in relazione tra loro, ma non credo. Credo invece che andiamo d’accordo perché ha un carattere spigoloso simile al mio, e più di me dice sempre quello che pensa, a costo di risultare antipatica. Conosce bene Praga, città in cui vive da anni (forse per questo non la sopporta più) e la letteratura del paese che l’ha “adottata”. Qualche tempo fa mi ha parlato di Jaroslav Hašek, irriverente e anticonformista scrittore ceco, morto solo e in miseria quarantenne, noto soprattutto per il suo romanzo Le fatidiche (o fatali) avventure del buon soldato Švejk durante la guerra mondiale, parodistico testo antimilitarista tradotto in centoventi lingue. Il soldato Švejk è un uomo semplice, gioviale, modesto, amante del bere, e che cerca sempre di accontentare il prossimo. Vive senza drammi tutte le assurdità che la vita e il potere gli riservano, dal manicomio alla galera, dall’esercito alla guerra, agendo assai più razionalmente del mondo pazzo con cui deve confrontarsi e che non perde occasione per accusarlo di sabotaggio e diserzione. M. mi raccontava che a dispetto della chiarezza del messaggio di Hašek, il soldato Švejk viene oggi ritratto in patria come un ingenuo fessacchiotto (un pepe, si dice nel suo dialetto). Il gruppo del calcetto del lunedì di cui faccio parte ha pensato invece di stamparsi sulle maglie un disegno che lo ritrae. La squadra si chiamerà, anche in suo onore, “I disertori”. –.Voi avete tradito sua maestà l’imperatore! –.Gesummaria e quando? –.Smettetela con queste stupidaggini. –.Faccio rispettosamente notare che tradire sua maestà l’imperatore non è per niente una stupidaggine… –.Non volete confessare? Avete volontariamente indossato un’uniforme russa? –.Volontariamente. –.Senza alcuna pressione? –.Senza alcuna pressione. –.Sapete che siete perduto? –.Lo so, al 91º reggimento mi staranno senz’altro cercando… (da un dialogo tra il soldato švejk e il maggiore che presiede il tribunale militare) Al contrario di quanto comunemente noto, la diserzione non è un atto solo confinato all’ambito militare. Disertare è, da dizionario, anche “abbandonare” o “non recarsi in un luogo” in cui si è attesi o dove si sarebbe forzati a essere. Per estensione figurativa, è anche “esimersi dal compimento di un obbligo”. https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/04/high-2.mp4 (credits in nota1) Qualche anno fa gli ultras del Napoli protestarono per l’emanazione da parte della società di un regolamento d’uso dello stadio (all’epoca ancora San Paolo) che sembrava fatto apposta per rompergli le scatole. No fumogeni, no bandiere, no megafoni per lanciare i cori. Non si poteva vedere la partita in piedi e si era obbligati a rispettare il posto numerico scritto sul biglietto. Per chi è abituato a seguire la partita in maniera attiva e non da semplice spettatore, i gradoni rischiavano di diventare così una specie di servizio militare. Fortunatamente, col tempo si è arrivati a più miti consigli e, forse informalmente – personalmente non so che fine abbia fatto quell’astruso regolamento – almeno in curva si lascia l’agibilità meritata a chi vive la partita come un precetto (la parola “diserzione”, riferita allo stadio, dice molto di questo rapporto di vincolo reciproco).   (foto di archivio) Nelle ultime settimane si è molto parlato del disco di La Niña, cantante napoletana figlia d’arte, laureata in filosofia e con un master in comunicazione musicale preso a Milano. Dopo aver vissuto a Londra e aver scritto testi in inglese La Niña è tornata a Napoli e ha iniziato a cantare in napoletano. È stata scritturata dalla Sony e da lì la sua produzione si è gradualmente fissata su un folk-elettronico che mi sembra di aver già sentito molte volte e che trovo francamente troppo ammiccante. Furesta, l’album del momento, mi è parso abbastanza scontato e ripetitivo. Rolling Stone (giornale bollito da tempo) ha definito invece La Niña “la nuova Teresa De Sio”. Teresa stanca di guerra senza scarpe se ne va, su questa terra che è bella muove i piedi in libertà. E ha un cappello dalle falde larghe larghe, che se piange non si sente, ma se ride tu la puoi sentire mentre ride, e cantando se ne va. Teresa stanca di guerra. (teresa de sio, teresa stanca di guerra) (a cura di riccardo rosa) __________________________ ¹ Totò e Peppino De Filippo in: La banda degli onesti, di Russel Mulcahy (1956)
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Rewind Roma, marzo 2025 # Sfrattare i poveri per riarmare i potenti
(disegno di peppe cerillo) Il mese di marzo si apre con un sabato di proteste: la mattina del primo i movimenti per la casa manifestano davanti al dipartimento municipale per la programmazione e l’attuazione urbanistica a Garbatella, contro l’inceneritore di Santa Palomba, e il pomeriggio diverse migliaia sfilano al Quarticciolo contro il “modello Caivano” di militarizzazione del quartiere. A Fiumicino, di notte e di nascosto, lunedì 3 la Royal Caribbean fa costruire un muro di cemento di cinquecento metri per recintare la spiaggia dei Bilancioni, dove è previsto il porto privato. Il 4 mattina un picchetto fa rinviare di un mese lo sfratto per una donna vittima di violenza, con tre figlie, terrorizzata sia dalla possibilità di rimanere per strada, sia dalla scarcerazione del marito. La Sapienza annuncia l’annullamento della presentazione del libro di Yahya Sinwar, capo politico di Hamas ucciso da un drone il 16 ottobre scorso. Giovedì 6 in centro c’è un presidio di solidarietà davanti al liceo Virgilio, in protesta contro i quattordici consigli di disciplina contro gli studenti accusati di aver occupato la scuola; nel frattempo, un gruppo di studenti del Rossellini che protesta contro una conferenza sulle foibe viene malmenato dalla Celere, anche dentro scuola. Il 7 viene arrestato un uomo di Vetralla che a ottobre aveva aggredito con un bastone il ministro Rapisarda, nell’androne del suo palazzo a piazza di Spagna. L’8 grande manifestazione transfemminista da piazza Vittorio a Circo Massimo; partecipa quasi mezzo milione di persone. La guardia di finanza di Fiumicino sequestra una rimessa abusiva sul Tevere, dove erano ancorate cinquantaquattro barche e stoccati rifiuti. Il 9 notte qualcuno forza la porta del centro sociale Auro e Marco, attivo da trentatré anni a Spinaceto. Nel pomeriggio, giornata di protesta al Bilancione di Fiumicino, contro la cantierizzazione della spiaggia appena iniziata da Royal Caribbean. Il 10 in Vaticano si celebra il “Giubileo del volontariato”; in risposta, il Tar del Lazio conferma, l’11, il foglio di via per una attivista di Extinction Rebellion, colpevole di aver partecipato a una manifestazione pacifica per il clima: la ragazza lavora a Roma, e rischia di perdere il lavoro. In un liceo di Tarquinia le pressioni di Gioventù Nazionale fanno annullare la presentazione di un romanzo sul neofascismo di Davide Coppo. Il 12 Salvatore Buzzi (tra i protagonisti di “Mafia capitale”) torna in carcere per altri quattro anni; intanto, Zevi, Veloccia e Gualtieri sono a Cannes a promuovere Roma agli investitori riuniti per il congresso immobiliare MIPIM, suscitando “grande entusiasmo”. Il 13 crolla un pezzo di palazzo Ater al Quarticciolo: i residenti da anni avvisano l’ente regionale per le case, troppo impegnato evidentemente a fare sgomberi e sfratti. Intanto, l’ex prefetto Gabrielli, anche ex capo del Sisde, spiega finalmente che il commissariamento del municipio di Ostia che ha approvato dieci anni fa è stata “una mezza supercazzola”, cioè una scelta azzardata e controproducente presa solo per evitare il commissariamento di Roma. Gli abitanti di Ostia lo sanno, e anche noi lo avevamo spiegato nel 2018. Intanto un ricercatore di Roma Tre subisce intimidazioni sul social network X per il contenuto dei suoi corsi, che alcuni definiscono “putiniani”. Nel pomeriggio il Tar del Lazio accoglie il ricorso dei balneari contro il bando del Comune per rivedere le concessioni delle spiagge di Ostia, che rimangono affidate ai vecchi concessionari. La notte del 14 gli attivisti “Robin Hood” rimuovono i dispositivi anti-bivacco che impediscono di dormire sulle panchine di stazione Termini, inserite con fondi del Giubileo. Rivendicano l’azione in un video in cui invocano “il Giubileo dei poveri”. Il 15 arriva la Manifestazione per l’Europa di Repubblica, Pd e Fratelli d’Italia a piazza del Popolo, in supporto al piano di militarizzazione e tagli al welfare dell’Unione Europea. Il Comune finanzia l’evento con duecento settantamila euro di soldi pubblici. In piazza ci sono sì e no trentamila persone, meno gente che al presidio per la Palestina di ottobre, proibito dalla questura (inoltre, sono terribilmente più anziani). In migliaia partecipano intanto alla contromanifestazione di piazza Barberini contro il riarmo e la guerra. Il 16 presidio davanti al Cpr di Ponte Galeria, partecipa anche il Network against Migrant Detention, che il sabato prima aveva promosso un’assemblea generale. Il 17 muore un anziano scivolando sulla sabbia della nuova pista ciclabile di Ostia. Il 18 il “prete antimafia” don Coluccia inscena la solita sfilata contro il degrado a Spinaceto, dove Ater ha lasciato scadere i fondi per il recupero, e dove trenta milioni sono stati usati per una “città del rugby” mai usata. “L’ennesima messa in scena per buttarla in caciara e coprire le responsabilità dei politici di ogni schieramento”, scrivono gli attivisti del centro sociale Auro e Marco, che era stato attaccato la settimana prima (vedi sopra). Il 20 mattina un grande contingente di polizia accompagna lo sgombero di accampamenti abitativi in via Cilicia. Alcuni abitanti vengono fermati. Lo stesso giorno, la destra contesta il sindaco per aver pagato palco e service della manifestazione del Pd per il riarmo, che il sindaco definisce “quanto di più patriottico si possa immaginare”. Nel pomeriggio, un piccolo corteo per la Palestina di un migliaio di persone va dal Pantheon al Parlamento. Il 21 sciopero dei mezzi; il 23 crolla un palazzo alla Gianicolense, forse per una fuga di gas: in un b&b del palazzo c’era un turista scozzese, che ha il 70% del corpo ustionato. Sempre a Monteverde c’è una lunga manifestazione antifascista e antisionista; intanto, a Fiumicino, una grande biciclettata arriva al Bilancione occupato, ormai minacciato di demolizione dal porto della Royal Caribbean. Il 24 è l’anniversario delle Fosse Ardeatine: proprio in questi giorni l’esercito israeliano ha compiuto un massacro ancora più grande della strage nazista. Lo stesso giorno muore un uomo a Pomezia, scivolando con lo scooter su una pista ciclabile, e una donna, dopo un intervento di liposuzione all’ospedale Grassi di Ostia. Sempre a Ostia due stabilimenti balneari vanno a fuoco, e il 26 altri quattro ancora, proprio nel giorno in cui il Consiglio di Stato delibera sulla riattivazione del bando. Il 28 arrestano un presunto responsabile degli incendi, che avrebbe agito “per noia”. Intanto, “per gelosia”, a Primavalle un uomo tenta di accoltellare la compagna, che per fortuna si rifugia da una vicina. Manifestazione per la Palestina e per i prigionieri politici palestinesi Anan, Ali e Mansour ad Albano, nonostante pioggia e freddo. Il 29 di nuovo manifestazione per la Palestina da piazza Vittorio ai Fori Imperiali. Partecipano circa duemila persone. Il mese finisce con un maxi incendio nella notte tra il 30 e il 31 in un concessionario Tesla di Torre Angela: bruciano diciassette macchine. La polizia “non esclude nessuna pista”. (stefano portelli)
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La parola della settimana. Crepa
(disegno di ottoeffe) […] quando a tanta scossa il povero regno italico faceva da ogni parte le crepe. (giosué carducci, prose) Ashikaga Yoshimasa fu nominato shōgun (una via di mezzo tra un comandante dell’esercito e un dittatore militare) nel 1449. Contribuì allo sviluppo culturale del Giappone: in particolare durante il suo governo nacquero la cerimonia del tè, l’Ikebana, il teatro Nō e la pittura con inchiostro cinese. Promosse infine l’armonizzazione tra la cultura della corte imperiale (Kuge) e quella dei samurai (Bushi). Un giorno Yoshimasa fece inviare in Cina una sua preziosa ciotola di tè per ripararla. Quando gli fu rispedita indietro a corte, però, si imbestialì perché le crepe erano ancora ben visibili. Per placarlo, gli artigiani giapponesi usarono un escamotage: utilizzarono, per riempire prima e ricoprire poi le crepe, la foglia oro, dando all’oggetto un’immagine nuova, risplendente grazie alla lucentezza del metallo. Quella tecnica divenne celebre in Giappone con il nome di Kintsugi (金継ぎ), letteralmente “riparare con l’oro”, grazie alla sua doppia valenza: da un lato permette agli oggetti rovinati di riacquistare splendore, dall’altro mostra con orgoglio le cicatrici, saldando sì le crepe ma valorizzandole, rendendole l’elemento più prezioso di un oggetto. L’assemblea sottolinea lo stretto legame esistente tra la situazione bradisismica e gli sviluppi futuri sull’area ex Italsider, in particolare rifiutando ogni possibile azione speculativa e che aumenti le cubature edilizie, la cementificazione e il congestionamento dell’area. […] L’assemblea ha approvato all’unanimità le seguenti rivendicazioni: –       Controllo e censimento a tappeto per la stabilità di edifici pubblici e privati a carico dello stato –       Pubblicazione della documentazione relativa alla verifica sismica –       Soluzioni alternative, sostenibili e dignitose, sul territorio, per gli sfollati da edifici a rischio –       Blocco dei mutui, senza maturazione degli interessi, e degli affitti per tutti gli sfollati –       Blocco e annullamento della cementificazione ulteriore dei Campi Flegrei, fermando subito tutti i nuovi progetti di edilizia privata (dal verbale della quarta assemblea della decima municipalità occupata – continua a leggere qui) Vurria addeventa’ ricco e chino e sorde Pe’ chello ca me credo ca è ‘a ricchezza: è ‘o sanghe e ll’ate, nu braccio ca se spezza. Vurria penza’ a sta buono ogni matina Pensanno ca so’ stato fortunato, Ca si guadagno è n’copp ‘o sanghe ‘e ll’ate. (24 grana, ‘e kose ka spakkano) . A dispetto degli annunci fatti dal ministro già dalla fine del 2023, la gestione della fuga dalle abitazioni in occasione delle scosse più forti è solo sulle spalle dei trentamila cittadini della zona. Le simulazioni di questi mesi sono state poche e mal organizzate, mentre soltanto di recente prefettura e Protezione civile hanno elaborato protocolli per persone con disabilità e piani specifici per la gestione degli sciami sismici in orario scolastico (d’altronde solo dal 5 marzo è online la piattaforma per chiedere un sopralluogo agli edifici privati). […] La poca disponibilità del sindaco Manfredi e dell’assessore Cosenza a indire incontri informativi sul territorio è stata messa in evidenza dai cittadini che hanno partecipato al consiglio comunale di lunedì. In tutta risposta questi hanno ricevuto rassicurazioni per un una giornata di confronto alla municipalità… il 28 aprile! Per aprire alla popolazione le porte della ex base Nato, invece, […] è stata necessaria una piccola sommossa: fino a mercoledì, infatti, le centinaia di cittadini che con gli eventi sismici più importanti lasciavano la propria casa, venivano dimenticate per ore sul viale della Liberazione, dove si riunivano pur senza acqua e possibilità di andare in bagno, e avendo come unico referente una o due pattuglie della polizia municipale. (riccardo rosa, la gestione della fuga sulle spalle dei residenti) La parola “crepare” viene dal latino col significato di “scricchiolare”, ma anche di “scoppiare”. La frattura separa in modo netto due parti, che potranno essere riunite solo grazie a un intervento antropico, o rimarranno separate. Se la lingua è mondo, è specchio, trovatici con la pupilla spalancata, pescaci da quel nero quell’inchiostro che dica la parola verticale. Alla sua ombra crescono domande, si fa spazio al respiro del pensare. (elisa biagini, da una crepa) Il consiglio è stata la solita fiera delle belle parole senza fatti concreti. Tutte le istituzioni hanno espresso la necessità di “continuare a sensibilizzare la popolazione” partendo dalle scuole e dagli infopoint sul territorio (pochi e malgestiti), cercando nell’ordine degli psicologi una sponda per il supporto psicologico. In realtà appare, questo, uno dei punti più critici della gestione del fenomeno in questi due anni, e l’elemento che ha creato la vera frattura tra le istituzioni e le persone, lasciate sole sia nei momenti di rallentamento delle scosse che in quelli in cui la cosiddetta emergenza (si può definire tale un fenomeno naturale che si ripresenta cronicamente e per periodi tutt’altro che brevi?) si fa più pressante, a cominciare dalle notti in cui centinaia di cittadini si radunano sul vialone dell’ex base Nato di Bagnoli e, a stento, vengono mandati a supportarli una o due pattuglie di vigili urbani. Altro tema centrale è il sostegno economico per la messa in sicurezza degli edifici. (francesco nunziante, bradisismossessivo. un mese di “emergenza” tra scosse, occupazioni e istituzioni latitanti) C’è una parola molto in voga nel gergo calcistico internazionale, craque. Una parola che in molti, anche tra gli addetti ai lavori, usano senza capirla, riconducendola a crack. Un calciatore è un crack perché “spacca le partite”, semplicemente entra e le cambia, oppure perché all’improvviso decide di entrare in azione e fa un po’ ciò che vuole; ancora, secondo altri, perché la sua esplosione segna una frattura, una crepa, tra ciò che c’era prima e dopo di lui. Come un Cristo, o un Buddha. Baggio è, davanti a Vialli, il cannoniere di questa piccola Coppa, con nove reti in otto partite. […] Se le cifre si estendono a tutta l’estate, ecco che per Baggio diventa un trionfo. Ha fatto gol amichevoli al Casteldelpiano, al Poggibonsi, alla Lucchese (prima delle quattro doppiette finora realizzate,), al Torino. E poi quasi sempre in Coppa Italia: all’Avellino, alla Virescit, all’Ancona, all’Udinese, infine all’Inter. Siamo di fronte al nuovo crack del calcio italiano. (due campioni da scoprire, 30 settembre 1988) In realtà la parola viene dal calcio sudamericano, ed è semplicemente la traduzione di “asso”. Esiste anche un premio, nel campionato brasiliano, “El Craque do brasileirao”, lo scorso anno vinto da Luiz Henrique André Rosa da Silva, più noto come Luiz Henrique. L’attaccante di Petropolis, comune dell’area metropolitana di Rio, ha ventiquattro anni ma ha già girato mezzo mondo. Tra i diciotto e i ventuno anni ha giocato nel Fluminense, poi al Betis di Siviglia, poi è tornato in Brasile (Botafogo, con il quale è stato nominato miglior giocatore della finale di Coppa Libertadores, vinta per 3-1 contro l’Atletico Mineiro) e un mesetto fa è tornato in Europa, acquistato dallo Zenit di San Pietroburgo, per trentacinque milioni di euro. Henrique, dopo aver segnato, esulta di solito con la mossa di T’Challa, personaggio Marvel e re del Wakanda, e protettore del paese nei panni dell’eroe Black Panther. La sconfitta complessiva del movimento nato negli anni Sessanta, è stata particolarmente dura per la componente afroamericana. […] La massiccia introduzione di droga – soprattutto il devastante crack – nella comunità nera, nell’indifferenza, se non compiacenza, delle autorità, ha trasformato i ghetti in “terre di nessuno” dove l’attività criminale e l’appartenenza a una gang rimane l’unica forma di ascesa sociale e di riconoscimento, e la violenza dei neri contro neri ha raggiunto livelli intollerabili. Il “problema nero” è stato abbandonato a se stesso, al suo autocontrollo distruttivo, da una società americana sorda e insicura che ha rinchiuso i neri poveri fra le mura invisibili del ghetto e quelle, tangibili, delle prigioni» (paolo bertella farnetti, pantere nere. storia e mito del black panther party) (a cura di riccardo rosa)
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Rewind Napoli, febbraio 2025 # Buoni e malamente, il confine
(disegno di malov) Per il weekend del primo e 2 febbraio Roccaraso si prepara a una nuova “invasione” di napoletani (che però, forse già stanchi della neve e del freddo, snobbano il comune aquilano e restano, per la maggior parte, a casa): le autorità locali mostrano di non avere pregiudizi nei confronti dei possibili visitatori e annunciano “controlli a tappeto” su banconote false e soldi da riciclare. Il 3 vengono arrestate venticinque persone indiziate di associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, usura, corruzione e altri reati. Avrebbero operato per agevolare le attività del clan Mallardo di Giugliano, intervenendo anche per influenzare le elezioni del 2020 nel comune campano. Tra gli arrestati anche l’ex sindaco, già coinvolto qualche mese prima in un’indagine per l’affidamento del servizio dei rifiuti urbani. Il giorno dopo viene arrestato il tesoriere regionale del Partito democratico in Campania. Sempre il 4, alle sei di sera, vengono uccisi a via Janfolla, a Miano, due trentenni, probabilmente nell’ambito del riassestamento degli equilibri criminali dell’area nord. Il 5 viene smantellata una tendopoli di senzatetto dagli spalti del Maschio Angioino. Gli articoli dei giornali si concentrano tutti sul ripristino del decoro (“ripulito il Maschio Angioino”, per l’Ansa;  “bonifica” per NapoliToday e l’Unità). Una nota stampa di palazzo San Giacomo sottolinea che l’intervento è stato “fortemente voluto dal sindaco di Napoli” e che “proseguirà nelle prossime settimane”. Si comunica successivamente, liquidando la questione con poche parole, che due (dei numerosi) clochard che trovavano riparo in zona sono stati identificati e “affidati ai servizi sociali”. L’8 muore dopo una settimana di agonia Domenico Cirillo, diciassettenne investito a viale Dohrn mentre attraversava le strisce pedonali nei pressi degli chalet di Mergellina. Gli organi del ragazzo vengono espiantati e donati. Il giorno dopo a Gragnano ha destino più “fortunato” un altro giovane, di sedici anni, travolto da un’auto mentre è in sella a una bici elettrica. Riesce a cavarsela grazie all’aiuto dei soccorsi medici. Il 10 la prefettura di Napoli diffonde i dati sul primo mese di instaurazione della “zona rossa” a piazza Garibaldi: oltre ventiduemila persone identificate, quindici arrestate, dodici stranieri portati in Cpr, due stranieri rimpatriati, trenta persone allontanate dalla stazione e dodici dalla piazza perché “moleste e pregiudicate”. L’11 ottocentomila euro vengono sequestrati a Castellammare a un’azienda che si occupa di commercio all’ingrosso di prodotti surgelati e che aveva evaso le tasse nel 2019 e nel 2020. Lo stesso giorno viene sequestrata anche un’azienda che avrebbe scaricato senza le dovute autorizzazioni nel fiume Sarno i liquami industriali provenienti dal ciclo produttivo, inquinando con metalli pesanti suolo, sottosuolo e fognature. Il 12 un’associazione di consumatori denuncia l’ospedale Pellegrini per aver spostato il Centro unico di prenotazione (Cup) all’esterno dell’ospedale, in un prefabbricato a dire il vero più simile a una baracca. Una nota lo descrive come “inosservante delle norme per i lavoratori dipendenti, che ostacola l’attività e il servizio che devono rendere all’utenza. I pazienti che si rivolgono al Cup sono costretti a sostare all’esterno del prefabbricato, attendere anche ore stando in piedi, esposti alle intemperie, senza servizi igienici, in un’area senza via di fuga e che impedisce l’accesso e la sosta ai diversamente abili”. Lo stesso giorno un cinquantenne confessa di essere abusivamente impiegato da un grosso locale per feste e cerimonie di Frattamaggiore per scaricare i rifiuti in strada ad Arzano. Guadagna cento euro a sera per occuparsi di sacchi di rifiuti che abbandona senza, naturalmente, avere alcun contratto di smaltimento. Intanto, il comitato cittadino per le aree verdi di Napoli protesta contro la bozza di regolamento che si sta discutendo al Comune. Tra i punti più controversi la possibilità data a soggetti privati che prendono in gestione uno spazio di organizzare eventi a pagamento. Il 13 la ministra Santanchè è ospite dell’edizione 2025 di Nauticsud, alla Mostra d’Oltremare. Elude le domande sulla crisi politica da lei provocata, ricorda di aver “baciato De Luca alla Bit di Milano, perché in politica non ho nemici”, ma anche che il governatore “non mantiene le promesse”, come i lavori fronte-mare. Durante la conferenza Santanché liquida con una battuta gli imprenditori che le chiedono più posti barca, beccandosi la risposta polemica del presidente di Afina, Gennaro Amato, che individua una insolita soluzione alla crisi: “Se va avanti così dovremmo dire ai nostri dipendenti di lasciare il posto di lavoro”. Il 14 la Corte dei conti apre un’indagine sui regali fatti dal comune di Pompei agli ex ministri della cultura Sangiuliano e Franceschini. Il danno è quantificato in oltre quarantamila euro. Tra i doni, ci sono le chiavi della città (d’oro). Lo stesso giorno il parlamento approva una norma che è quasi un “salva-Napoli”. Si tratta di un emendamento al Milleproroghe che blinda la legittimità di Obiettivo Valore, la società con cui il comune di Napoli sta recuperando crediti avanzati dai cittadini per multe e cartelle esattoriali e sulla quale pendeva un giudizio in Cassazione. L’emendamento è stato proposto in parlamento da Valeria Valente (Pd) e da Peppe De Cristoforo (Avs) ma è stato votato in maniera compatta da maggioranza e opposizione. Il giorno successivo un imprenditore viene condannato a tre anni e mezzo di reclusione per sequestro di persona e sfruttamento del lavoro. La sua azienda (che produce prodotti di pelletteria per conto di grandi marchi) impiegava decine di operai in nero, molti dei quali erano stati ritrovati nel 2019 segregati in un locale chiuso da una porta blindata, senza finestre e senza bagni, nel tentativo di eludere i controlli. Tra i lavoratori, diversi minori e una donna incinta. Sempre il 15, ad Acerra, una bambina di nove mesi viene ammazzata dal pitbull della sua famiglia, nella sua abitazione. In un primo momento il padre sostiene che la piccola Giulia sia stata aggredita da un cane randagio, mentre confesserà successivamente che si trattava del suo animale, che ha assaltato la bambina mentre lui (il padre) dormiva al suo fianco e la madre non era in casa. I giornali, senza avere alcuna prova contraria, mettono più o meno sottilmente in dubbio la versione del padre (che invece è indagato “solo” per omicidio colposo per omessa vigilanza). Titoli e articoli mischiano retorica forcaiola e squallido pettegolezzo, colpendo senza ritegno le vite di genitori già abbondantemente distrutte (soprattutto, si approfitta del fatto che il padre della bambina sia stato trovato positivo alla cannabis). Una delle più dure commentatrici è tale Anna Vagli, criminologa e opinionista di varie trasmissioni televisive, che cura una rubrica su Quotidiano Nazionale. Fanpage parla di scena del delitto inquinata, mentre è accertato che i parenti della vittima che hanno ripulito la stanza lo abbiano fatto solo dopo un primo intervento della Scientifica, per impedire un ulteriore colpo alla madre della bimba. Per Libero ogni aggiornamento sul caso è accompagnato da un titolo che riporta la parola “shock” (scritto choc). Il Corriere del Mezzogiorno insinua che il papà avrebbe lasciato la figlia sola in casa. Nella notte tra il 16 e il 17 trenta scosse di terremoto si registrano in area flegrea, dovute all’attività bradisismica. La più forte, a mezzanotte e venti circa, raggiunge magnitudo 3.9. Oltre cinquecento persone dormono in auto, per strada, tra la periferia ovest della città e i comuni della costa. A supportarle viene inviata una pattuglia (due agenti) della Polizia Municipale. Qualche giorno dopo a Monteruscello, nel corso di un incontro con i cittadini, il capo dipartimento della Protezione Civile si lascia scappare una frase forse accettabile da un punto di vista scientifico, con ogni probabilità troppo cinica, sicuramente inadatta al contesto e alle problematiche che sta vivendo la popolazione: “Cosa succederà se ci saranno scosse di magnitudo 5? Cadranno i palazzi e conteremo i morti. Funziona così”. Il 19 muore Paolo Trofino. Premio miglior titolo a Napoli Today: “Addio all’avvocato Trofino. Difese Cutolo e la Juventus”. Il 20, dopo il ritrovamento di alcuni insetti nei piatti dei bambini di una scuola elementare, i servizi di refezione vengono sospesi nei comuni di Lettere, Santa Maria la Carità e Sant’Antonio Abate, dove la ditta responsabile dell’accaduto opera. Il giorno successivo nei piatti dei bambini di una scuola dell’Arenaccia, a Napoli, vengono invece ritrovati dei vermi. Sempre il 21, il comitato Mare libero partecipa al consiglio comunale denunciando le storture del piano in discussione in Commissione urbanistica: “Si ritorna a parlare delle solite pedane sul lungomare. Una foglia di fico, tra l’altro annunciata e mai realizzata negli ultimi tre anni, per mascherare l’incapacità del Comune di redigere un nuovo piano che garantisca realmente l’accesso di tutti al mare, oggi sequestrato da concessionari e discese private”. Lo stesso giorno il governo nomina il generale Vadalà commissario straordinario per la Terra dei Fuochi, dopo la condanna inflitta a fine gennaio all’Italia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) per i ritardi nella bonifica e la mancata protezione dell’area compresa tra Napoli e Caserta. Avrà a disposizione due mesi per elaborare un piano d’azione per accelerare la bonifica. Il 23 il sindaco Manfredi afferma che “la sicurezza non è un tema della destra”. Il giorno dopo il prefetto Di Bari dice che “i metal detector nelle scuole sono un ottimo strumento. Abbiamo avuto trentamila controllati e decine di allontanamenti”.  Il 26 un uomo di trentuno anni si impicca nella sua casa a Caivano. L’uomo si era chiuso nella propria stanza da letto dopo aver ricevuto l’ufficiale giudiziario che gli aveva notificato uno sfratto esecutivo, successivo alla denuncia da parte del padrone di casa e alla promulgazione del decreto. (redazione napoli)
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La parola della settimana. Polizia
(disegno di ottoeffe) Mercoledì il Tg3 ha mandato in onda un video che mostra il lungo inseguimento al termine del quale è morto Ramy Elgaml, diciannovenne di origini egiziane ammazzato da un carabiniere lo scorso 24 novembre a Milano. Dal video, e soprattutto dagli audio, si capisce bene con quale concitazione e rabbia i carabinieri abbiano cercato di colpire con la loro auto il motorino su cui viaggiavano Ramy e il suo amico Fares. I carabinieri si dicono tra loro che Ramy ha perso il casco, ma nonostante ciò continuano a cercare di speronare il mezzo, fino allo schianto finale contro un palo. Dalle immagini si vede anche il momento in cui due militari si avvicinano a un ragazzo, testimone dell’incidente, per fargli cancellare il video con cui aveva ripreso la scena (circostanza raccontata dallo stesso ragazzo ai magistrati). Ci vorrebbe non un breve articolo ma un libro, per raccontare le storie di tutte le persone che sono state ammazzate nel nostro paese dalle forze di polizia. Un importante sforzo è rappresentato dalle schede costruite nel corso degli anni da Acad – Associazione contro gli abusi in divisa. Mi limito quindi a ricordare solo alcuni tra loro, considerando i recenti o prossimi importanti anniversari dell’assassinio. Lo scorso 5 settembre, per esempio, è ricorso il decimo anniversario della morte di Davide Bifolco, sedicenne ammazzato da un carabiniere in servizio a Napoli, al termine di un inseguimento. Quando è stato sparato, Davide era a terra, disarmato. Il 29 febbraio saranno invece passati cinque anni dalla morte di Ugo Russo, quindici anni, sparato alle spalle da un carabiniere fuori servizio mentre scappava dopo un tentativo fallito di rapina. Sempre a febbraio, il 6 del mese, ma del 2010, moriva invece Aziz Amiri, ucciso da un carabiniere dopo un tentativo di fermo, con una Beretta calibro 9 non in ordinanza all’agente. Sempre quindici anni fa, il 21 settembre 2010, moriva anche Roberto Collina, dopo una colluttazione con due agenti in borghese, fuori servizio, nel comune di Largo Campo, in provincia di Salerno. A settembre, il 25 per la precisione, saranno passati vent’anni dalla morte di Federico Aldrovandi, diciottenne al momento della sua morte, pestato brutalmente con calci, pugni e manganellate da una pattuglia di poliziotti, e poi morto una volta immobilizzato al suolo per “asfissia da posizione”. Luglio 2025: sarà il decimo anniversario della morte di Mauro Guerra, trentatré anni, sparato da un carabiniere in un campo di sterpaglie poco distante da casa sua, a Carmignano di Sant’Urbano (in provincia di Padova), dopo un tentativo di trattamento sanitario obbligatorio. «Mauro era stato bloccato, già gli era stata infilata una delle manette ma il carabiniere lo ha aggredito e lui ha reagito con due o tre pugni. […] È andato via camminando, ma l’agente gli ha sparato alle spalle. E gli altri carabinieri, che erano a cento metri, quando sono arrivati hanno continuato a prenderlo a calci mentre già era a terra», la testimonianza dei familiari. Nell’aprile 2020, cinque anni fa, moriva nel carcere di Santa Maria Capua Vetere Hakimi Lamine, che qualche settimana prima era stato tra i detenuti violentemente pestati nel corso della Mattanza operata dagli agenti di polizia penitenziaria, e non solo. Dopo il pestaggio Hakimi era rimasto fino alla sua morte in isolamento punitivo (qui un diario del processo in corso) Ne approfitto per segnalare che tra gennaio e febbraio ci saranno due iniziative a Napoli, all’università L’Orientale, su questi temi, organizzate da dottorandi e dottorande in Studi Internazionali: il 20 gennaio (ore 10:30, palazzo Giusso, Sala Dottorato) un seminario con Enrico Gargiulo dell’università di Torino, e Gaia Tessitore, avvocato del foro di Napoli); il 3 febbraio una mostra – dalle 10 alle 18, palazzo Giusso, Sala Dottorato – sui familiari dei cittadini uccisi dalle forze dell’ordine (la mostra è promossa da Amnesty International con foto di Antonio De Matteo, che incontrerà gli studenti alle 15 insieme a Francesca Corbo, Luigi Manconi, i familiari di Davide Bifolco e quelli di Ugo Russo). https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/01/polizia-parolasettimana.mp4 (credits in nota1) (a cura di riccardo rosa) __________________________ ¹ Immagini da:  Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini (2018) The Sleepers, di Barry Levinson (1996) Blue Bayou, di Junstin Chon (2021) Colorblind, di Mostafa Keshvari (2023) Judas and the Black Messiah, di Shaka King (2021) A Clockwork Orange, di Stanley Kubrick (1971) Hunger, di Steve McQueen (2008)
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Rewind Roma, dicembre # Diritti negati, privilegi in regalo
(disegno di peppe cerillo) Il primo dicembre la preside del Liceo Virgilio organizza una manifestazione contro l’occupazione della scuola (sic!) in piazza Santi Apostoli, convocando insegnanti, studenti e genitori contrari. Il due il tribunale rinvia di un’altra settimana l’udienza per Tiziano L., dopo due mesi di arresti domiciliari per presunta aggressione a un poliziotto che stava caricando contro la manifestazione per la Palestina del 5 ottobre (nonostante i video dimostrino chiaramente che l’accusa è falsa). Due ladri entrano nella villa di Berlusconi sull’Appia antica. Il tre il Movimento per l’abitare manifesta per il blocco degli sfratti sotto la sede di Confedilizia, dietro via Condotti. Nel pomeriggio, a piazza Vittorio, si inaugura la trasformazione degli storici Magazzini Allo Statuto (MAS) in un Museo della Moda. Il cinque maxi operazione di polizia al Quarticciolo, dove a ottobre c’era stata una manifestazione “contro le occupazioni”. Polizia, carabinieri, vigili, uniti per sgomberare le case popolari occupate. Intanto, alla celebrazione per i centoventi anni della sinagoga, il rabbino capo di Roma insiste sull’antisemitismo “in crescita dal 7 ottobre”. Il sei l’Atac inaugura una nuova pensilina “smart” per l’attesa degli autobus: il nome ufficiale è “eterna”, sembra uno scherzo. Condannato a sei anni di carcere l’imprenditore Ricucci per una truffa immobiliare. Sempre il sei, conferenza nazionale autogestita per la salute mentale a San Lorenzo. Il sette un uomo viene ucciso a coltellate durante una lite nell’androne di un palazzo sul litorale, a Nettuno. Manifestazione studentesca verso il Campidoglio contro il Giubileo, contro il caro affitti e contro il sindaco: “Nessuna indulgenza per Gualtieri”, è lo slogan. L’otto a piazza di Spagna un’attivista animalista spagnola si avventa sul Papa con un cartello “Basta benedire le corride”. Il nove a Ostia le onde raggiungono i due metri di altezza, infliggendo il colpo di grazia allo storico stabilimento Kursaal, già danneggiato. Il dieci nuova udienza in tribunale e presidio per Tiziano L., finalmente libero. Arrivano a Roma il re e la regina di Spagna, che dopo una grande festa all’Accademia sul Gianicolo, l’undici partecipano a un’offerta propiziatoria all’Altare della Patria a piazza Venezia. Durante il festeggiamento con Mattarella al Quirinale, la regina rimarrà senza corona per non umiliare il suo omologo repubblicano. Negli stessi giorni gira per Roma anche Thom Yorke, che ha comprato un attico in Campo Marzio; il dodici arriva il presidente argentino Milei, a cui viene regalata la cittadinanza, negata a migliaia di persone nate in Italia. Il tredici sciopero di USB e corteo studentesco da piazzale Aldo Moro; sciopera anche la Rete Università e Ricerca per la Palestina. Sabato quattordici c’è un’enorme manifestazione nazionale contro il DDL 1660: si muovono cento pullman da tutta Italia, il corteo attraversa Villa Borghese, riesce a entrare in centro e riempie tutta piazza del Popolo. Per la questura c’erano solo settemila persone: ma non ci credono neanche loro, visto che la capienza della piazza è di sessantamila. La notte un ragazzo che probabilmente usciva dal lavoro viene investito e lasciato agonizzante sulla Tiburtina, è il cinquantesimo pedone ucciso con una macchina nel 2024. Il sedici l’Università Roma Tre conferisce una laurea honoris causa a una magistrata della Corte Suprema israeliana, confermandosi come l’università della capitale più legata al sionismo e ai suoi tentativi di riscrivere il diritto internazionale. Intanto, dibattiti sulla presenza del trapper Tony F. al concerto di Capodanno. Il diciassette il Prefetto annuncia settecento nuovi agenti per Roma durante il Giubileo. Gli artificieri recuperano una bomba inesplosa a San Lorenzo, un residuo dei bombardamenti statunitensi del 1943, vicino alla sede dei Cavalieri di Colombo. Il diciotto una settantina di manifestanti entrano nella sede romana di Leonardo S.p.A. sulla Tiburtina, in protesta contro l’attacco alla rivoluzione curda in Rojava e al popolo palestinese a Gaza, con armi, elicotteri e dispositivi prodotti anche da Leonardo. Il diciannove si celebra l’ennesimo processo a Stella B. per le manifestazioni studentesche contro la Palestina: la sentenza arriverà a gennaio. Sabato ventuno ancora manifestazione per la Palestina a piazza Vittorio; e il ventidue diverse attiviste e attivisti srotolano una grande bandiera palestinese a piazza del Pantheon. Il ventitre crolla un albero in un parco sulla Tiburtina, uccidendo una donna davanti ai suoi tre figli; nei giorni precedenti c’erano già stati morti sulle strade (a Velletri, a San Basilio) e due pescatori erano annegati davanti a Focene. Il ventiquattro sera arriva l’agognata apertura dell’Anno Santo e della Porta Santa: migliaia di persone si affollano a piazza San Pietro e all’inizio di via della Conciliazione, senza incidenti notevoli, anche grazie alla presenza massiccia di forze dell’ordine dello stato italiano; fermato un gruppo di sette persone “di nazionalità straniera” secondo i giornali, che portavano uno striscione con scritto “Cancellate il debito”. Eppure cancellare i debiti era proprio il senso del Giubileo. Durante la notte, una donna senza casa muore di freddo, proprio lì su via della Conciliazione. Anche il giorno di Natale, il venticinque, muore di freddo un uomo di cinquanta anni che viveva in una tenda a Ostia. Il ventisei il papa apre simbolicamente la porta della cappella del carcere di Rebibbia, che definisce “una cattedrale del dolore e della speranza”. La speranza, filo conduttore di questo Giubileo, la ritroviamo anche nel motto della polizia penitenziaria: diffondere speranza è il nostro dovere. Il ventisette un altro morto in strada, a San Basilio, un altro ancora il ventinove alla Borghesiana, mentre si apre la seconda porta santa, quella della basilica di San Giovanni, ma questa volta il Papa non è presente. Il trenta mattina violento sgombero al ForteLaurentino: poliziotti antisommossa caricano sulla folla che protesta, due feriti, due fermati processati per direttissima (il trentuno presidio davanti al tribunale in solidarietà con i processati). L’anno finisce con la manifestazione intorno al carcere di Rebibbia; perché mentre fuori si celebra, si protesta, si discute, si posta, si twitta, si sparla, si scrive, si scrocca, si specula, si sfratta, si perde, si guadagna, si ride e si scherza, più di sessantamila persone sono tagliate fuori da tutto questo, chi per qualche tempo, chi per anni, chi per sempre. Per chi è rinchiuso in carcere, per chi non ha neanche la libertà di scegliere dove stare, non bastano la speranza nell’anno nuovo, nel Giubileo, nel futuro: ci vuole qualcosa di molto diverso. E finché non si liberano loro, non ci liberiamo neanche noi. (stefano portelli)
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