(da: crash, di david cronenberg)
E la macchina sia alleata non nemica ai lavorator. (l’internazionale, versione
italiana)
Per varie ragioni, negli ultimi tempi, ho letto un po’ di cose sul rapporto tra
l’uomo e la macchina. Così venerdì sono andato a rivedermi Crash, il film di
Cronenberg forse più angosciante. L’avevo visto una sola volta, una vita fa,
durante un corso di Storia e critica del cinema all’Orientale, e mi aveva
colpito, complice l’atmosfera sepolcrale delle Mura Greche, il suo nichilismo
visionario senza scampo. Quegli uomini e donne che si trascinano nella
metropoli, capaci di trovare uno slancio solo verso la morte e attraverso la
penetrazione-lacerazione, oggi mi sembrano invece molto plausibili, ancorati
alla realtà, più contemporanei ancora dei personaggi di un altro film di C. più
recente, che ho amato molto, e che racconta tra le altre cose il farsi
esibizione di questo rapporto tra il taglio e l’erotico («La chirurgia è il
nuovo sesso»).
Quando costruiamo delle macchine è come se fosse la nostra versione del corpo
umano. Nel senso che il corpo umano è una macchina. È quello che William
Burroughs ha chiamato “the soft machine”. È interessante perché quando apri una
macchina vedi la mente dell’uomo che l’ha progettata. […] Mi piace molto
lavorare sui motori delle moto e delle auto. In questo modo hai l’intera storia
dell’uomo, la tecnologia, il design, la razionalità. […] È un’avventura
filosofica lavorare su una macchina. (david cronenberg intervistato da enrico
ghezzi per fuori orario, 1988)
(credits in nota 1)
Alla sua uscita, non capendoci molto, tanti critici bollarono Crash come una
sorta di techno-porno. A Londra l’uscita della pellicola fu vietata per molti
mesi, in Italia la Repubblica pubblicò due articoli violentissimi firmati da
Irene Bignardi.
So che i critici italiani hanno scritto che Crash era pornografia ma, guardando
film pornografici non mi sembrava che avessero nulla a che vedere con il mio.
Forse il problema è strutturale: può darsi che non abbiano mai visto un film che
apre con tre scene di sesso e che non sia un porno. È vero che in Crash sono le
scene erotiche a portare avanti la narrazione, come nel cinema porno, ed è vero
che quelle scene si possono descrivere molto semplicemente come: gente a letto
che si dice porcherie e poi ha grossi orgasmi. Ma mi sembra che il modo in cui
le scene sono costruite, funzionano nel film e in quello che dicono sia tutto
diverso da un film porno. (david cronenberg intervistato da giulia d’agnolo
vallan per il manifesto, 1996)
Chissà se Cronenberg ha mai conosciuto Carmine Attanasio, o se ha mai saputo che
nel novembre di quello stesso anno il leader dei Verdi napoletani propose un
ordine del giorno in consiglio comunale per vietare la pellicola anche in
Italia. Lo firmarono diciotto consiglieri di Alleanza Nazionale e Rifondazione
Comunista, ma l’interpellanza non passò.  
Sono in molti, a quanto sembra, a temere un immaginario fatto di violenti urti
di carrozzeria e corpi cicatrizzati, post-organici. E l’onda di disgusto si
propaga con rapidità: dall’Inghilterra (il film è in attesa di visto), alla
pudica America (che rimanda la sua uscita), il “testimone censorio” passa, a
sorpresa, a Napoli. Sì, proprio a Napoli, città-modello delle giunte di
sinistra. Che si risveglia in un ventoso giorno di novembre stringendo in mano
un’interpellanza comunale […] che chiede di bloccare la pericolosa pellicola
girata da Cronenberg. Prima ancora che circoli e sia vista, naturalmente. Per
pura prevenzione sociale. (arianna di genova, il manifesto)
Qualche giorno fa, passeggiando a sera molto tarda per il mio quartiere e
attraversando alcuni dei suoi angoli più reconditi, mi sono reso conto della
quantità di gente che di notte dorme in macchina, come tra l’altro il
personaggio più assurdo e affascinante di Crash («Vivi qui?». «No, io vivo in
macchina. Questo è il mio laboratorio»). Il giorno dopo abbiamo pubblicato
su Monitor questo articolo molto preciso sulla tragedia di quei tre fratelli
che si sono barricati nella loro casa e poi l’hanno fatta esplodere, uccidendo
tre carabinieri e innescando contemporaneamente gli ingranaggi di un’altra
macchina, molto ben rodata.
La notizia, per i giornalisti italiani, non sta nella crisi sociale che il paese
sta vivendo attorno a sfratti e sgomberi, specialmente, e sempre più spesso, ai
danni di persone anziane. Giusto alcuni casi recenti:
8 ottobre 2025, Sesto San Giovanni (Milano): settantunenne si lancia dal sesto
piano mentre l’ufficiale giudiziario notifica lo sfratto; lascia biglietto (“Non
ce la faccio più”).
15 maggio 2019, Torino (Palazzo di Città): Dipendente comunale sessantatreenne
si uccide nella sede municipale; aveva subito uno sfratto esecutivo.
16 luglio 2015, Genova (Sestri Ponente): Si getta dalla finestra “a causa dello
sfratto”.
19 dicembre 2013, Torino (quartiere Parella): cinquantenne si impicca al
balcone; in tasca l’ingiunzione di sfratto da eseguire entro trenta giorni.
La vera notizia, a quanto pare, sono i funerali di Stato per i tre carabinieri
morti sul lavoro, diventati eroi al pari dei loro colleghi caduti nella lotta
alla mafia. Sia chiaro che il sacrificio individuale di chi perde la vita
nell’adempimento del dovere merita un rispettoso riconoscimento dallo Stato e da
tutti. Tuttavia, trasformare gli esecutori di uno sgombero ai danni di tre
contadini semianalfabeti in martiri della legalità, senza alcuno sguardo critico
sul contesto, significa spostare il discorso sul piano liturgico, rendendolo
impermeabile a ogni analisi, rassicurante, funzionale allo status quo. (antonio
malatesta, napolimonitor.it)
Nonostante le ripetute rassicurazioni da parte del sindaco di Napoli e dei suoi
assessori, le famiglie dell’ex Motel Agip di Secondigliano, sfrattate
dall’edificio comunale e abbandonate, sono ancora in strada senza aver ricevuto
nessuna proposta alternativa se non la solita elemosina in denaro, in una città
in cui il mercato immobiliare impone il possesso di ben altre cifre, e
soprattutto garanzie, per potersi assicurare un tetto.
Contestato nel corso di un’iniziativa pubblica, il sindaco ha definito le
persone che protestavano – molti ex abitanti dell’edificio e un gruppo di
solidali − “professionisti della protesta”. Personalmente, l’arroganza e
l’indifferenza politica dell’ex rettore mi disgustano quanto gli strali dei
tanti che stanno strumentalizzando questa vicenda in vista delle elezioni
regionali di novembre, mentre estrema tenerezza provo per quelli che già si
stanno allineando verso un “fronte delle sinistre”, al fine di tirare la volata
all’improponibile ricandidatura a sindaco dell’ex magistrato vomerese che già
abbastanza danni ha fatto alla città in dieci anni di governo.
a cura di riccardo rosa
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(disegno di ottoeffe)
– Cucù!
– Chi è?
– Sono il gufu, che veglia nella notte, e ti ricorda l’appuntamento di domani.
– Grazie gufu, ma c’ho l’agenda del cuore sulla quale ho scritt’ che domani
vedrò il mio amat’.
– Vabbè, comunque: Cucù! Visto che veglio nella notte, tanto vale che ti ricord’
gli appuntamenti.
– Ma gufo, gufo di merda, non ce l’hai una casa?
– La mia casa è l’amore e la riscalda il cuore degli amanti!
– Maledizione a me e a quando ho deciso di vivere in campagna.
(brunello robertetti, un poesie)
Da qualche settimana, di notte, dalla mia stanza da letto, si sente uno strano
rumore, un po’ diverso dal classico cuu-huu-hu di un gufo, ma nemmeno troppo.
Dalle mie parti c’è un po’ di verde, una collina poco distante, ma l’impressione
è che l’animale si nasconda piuttosto tra i pannelli solari del tetto di
pertinenza, o più semplicemente che qualche condomino lo stia allevando a botte
di topi e piccioni.
Da ragazzino andavo spesso al mare, con alcuni amici, dalle parti del Fusaro.
Non sfioravamo neppure la bellezza della Casina Vanvitelliana, né del lago dove
si possono pescare con un po’ di fortuna pesci non troppo comuni. Ci dirigevamo
invece con lunghe camminate dalla stazione della Cumana verso una spiaggia
isolata, popolata da uomini un po’ strani, tra cui un venditore ambulante con
una malformazione sotto lo sterno a forma di frutto, che si diceva essere una
pera, ingoiata intera e rimasta letteralmente sullo stomaco al malcapitato.
“Ora, veder cose che non posso comprendere, procurarmi cose impossibili ad
aversi, questo è lo scopo della mia vita. Vi giungo con due mezzi: il denaro e
la volontà… […] Così, per esempio, vedete questi due pesci nati, l’uno a
cinquanta leghe da Pietroburgo, l’altro a cinque leghe da Napoli. Non è
dilettevole il poterli riunire sulla stessa tavola?”.
“Quali sono dunque questi pesci?”, domandò Danglars.
“Ecco qua, il signor Chateau-Renaud, che ha abitato in Russia, vi dirà il nome
dell’uno, e il signor maggiore Cavalcanti, che è italiano, vi dirà il nome
dell’altro”.
“Questo qui – disse Chateau-Renaud – è, credo, uno sterlet”. “E questo qua –
disse Cavalcanti – una lampreda, se non sbaglio”.
“Ora, signor Danglars, domandate a questi due signori ove si pescano questi due
pesci…”, disse Montecristo.
“Ma – disse Chateau-Renaud – gli sterlet si pescano soltanto nel Volga”. “E io –
disse Cavalcanti – non conosco che il Fusaro che fornisca lamprede di questa
grossezza”.
“Ebbene, precisamente! L’uno viene dal Volga e l’altro dal lago del Fusaro”.
“Impossibile!”, gridarono a un tempo tutti i convitati.
“Ecco appunto ciò che mi diverte”, disse Montecristo. “Io sono come Nerone,
desidero l’impossibile”.
(alexandre dumas, il conte di montecristo)
Ai margini di questa spiaggia sulla quale ogni anno passavamo buona parte del
mese di giugno, c’erano delle vecchie palazzine a due piani diroccate. Non
saprei spiegare il perché, ma nostro divertimento era entrare lì dentro e
continuare a sfasciarle tirando contro i muri i mattoni che trovavamo per terra,
qualche volta ferendoci, e finendo in altre persino all’ospedale.
Un giorno ci accorgemmo che un gufo era rimasto imprigionato con una zampa in
una fessura, e dando vita a uno spettacolo decisamente macabro pendeva a testa
in giù, lamentandosi con un verso molto simile a quello che ogni notte oggi
sento fuori dal balcone di casa.
Salire a liberarlo era impossibile, perché non c’erano più scale né muri a cui
arrampicarsi, e così la nostra idea fu quella di lanciare pietre più vicino
possibile al suo corpo, per rompere il mattone in cui era rimasto impigliato e
salvarlo. Il rischio di lapidarlo era calcolato, e il nostro alibi morale era
che se lo avessimo lasciato lì se lo sarebbero mangiato i topi entro pochi
giorni.
Passammo ore in questa attività senza ottenere alcun risultato, poi abbandonammo
l’animale al suo destino, dispiaciuti per non essere riusciti a salvarlo, ma
forse un po’, almeno in qualche angolo recondito del nostro sadico cuore, anche
di non averlo colpito.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/10/kill-short.mp4
(credits in nota 1)
Non conosco personalmente Gennaro Gattuso, ma mi è sinceramente antipatico. Non
sopporto quella sua retorica da uomo tutto d’un pezzo, da contadino del Sud con
i valori d’una volta, e quell’atteggiamento “forza e onore” che è facile
sbandierare quando vivi tra i privilegi, che per carità, si sarà pure
conquistato sul campo, anche se mi sarebbe piaciuto vedere la sua reazione
quando Gazza Gascoigne, in Scozia, durante uno dei suoi primi allenamenti con i
Rangers di Glasgow, gli cagò nei calzettoni.
Gattuso, che come allenatore ha sempre fatto pena (fatta eccezione per qualche
piccolo successo tra cui una Coppa Italia vinta in tempi di Covid con il Napoli
titolato più brutto di sempre), oggi allena la nazionale italiana, e dispensa
perle da vecchio uomo di valori – di norma ripete questa parola ogni due o tre
frasi – a ogni intervista. L’altro ieri, tra una banalità e l’altra sul
“dobbiamo pensare alla nostra partita”, ha detto che sperava che nella gara tra
Israele e Norvegia succedesse “qualcosa di fantastico”, che poi se ho capito
bene sarebbe stata la vittoria di Israele (inutile dire che i vichinghi hanno
asfaltato gli israeliani per cinque gol a zero). 
Ora, al netto del fatto che nell’ultimo mese la nazionale italiana ha giocato e
giocherà una seconda volta contro uno Stato che sta commettendo un genocidio da
due anni, e che nelle ultime quarantotto ore sta continuando a uccidere decine
di civili nella Striscia nonostante la tregua sottoscritta in vista degli
accordi di pace; al netto del fatto che in questo mese Gattuso non ha trovato
nulla di più intelligente da dire che “dobbiamo giocarla la partita con Israele,
altrimenti perderemo a tavolino”; e al netto del fatto che per Italia-Israele di
mercoledì sono previste dure contestazioni a quest’evento che di sportivo non ha
e non può avere nulla; e al netto del fatto che si è a lungo vociferato di un
coinvolgimento del Mossad nella gestione della sicurezza dell’evento… al netto
di tutto ciò, a me hanno insegnato che per uno sportivo non c’è niente di meno
elegante che “gufare”, ovvero contare su una sconfitta altrui per ottenere una
vittoria.
È una cosa che – bando ai moralismi – può capitare, ma che bisognerebbe almeno
avere il buon senso di tenersi per sé, soprattutto se si è un allenatore
professionista, se ci si fa vanto di rappresentare un paese, se ci si propone
come “uomo tutto d’un pezzo” e soprattutto perché francamente di questi tempi
sperare che Israele vinca anche solo una partita di calcio è veramente
un’indecenza. Personalmente, l’unico risultato che auspico è che a Udine
mercoledì ci sia tanto di quel casino da costringere all’annullamento della
partita.
“Io – proseguì poi don Mariano – ho una certa pratica del mondo; e quella che
diciamo l’umanità e ci riempiamo la bocca di dire umanità, bella parola piena di
vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi,
i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i
mezz’uomini pochi, che mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini… E
invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si
credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più giù:
i pigliainculo, che vnano diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che
dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha più
senso e più espressione di quella delle anatre…”. (leonardo sciascia, il giorno
della civetta)
a cura di riccardo rosa
__________________________
¹ David Carradine in: Kill Bill volume 2, di Quentin Tarantino (2004)
(disegno di peppe cerillo)
Il mese a Roma si apre con una stretta di mano storica, quella del 3
settembre tra il nuovo papa Leone XIV e il presidente dello stato genocida di
Israele, Isaac Herzog: la stessa mano che qualche mese fa firmava le bombe
destinate a Gaza. Questo Leone è il capo dello stesso stato Vaticano che strinse
patti con Mussolini, Hitler, Franco, Salazar, Videla e Pinochet. Ma il giorno
dopo, a un passo da San Pietro, una manifestazione salpa simbolicamente in
un battello sul Tevere davanti a Castel Sant’Angelo, in solidarietà alla Global
Sumud Flotilla appena partita per Gaza; mentre la relatrice Onu Francesca
Albanese spiega in Senato le sanzioni comminatole dal governo Usa per la sua
difesa del diritto internazionale. E così per tutto il mese: il 5 a Scienze
Politiche (Sapienza) Albanese di nuovo parla delle complicità dell’università e
della ricerca nel genocidio a Gaza, mentre nel pomeriggio si celebra
un’assemblea pubblica di supporto alla Flotilla al festival Renoize (in memoria
di Renato Biagetti ucciso dai fascisti a Focene); però sabato 6 l’Ufficio
scolastico regionale del Lazio, estensione del ministro Valditara, invia
una comunicazione a tutti i dirigenti scolastici, chiedendo che non si parli di
politica nelle riunioni degli organi collegiali, “esclusivamente finalizzate
alla trattazione delle tematiche relative al buon funzionamento dell’istituzione
scolastica e sottratte a qualunque altra finalità”. Intanto, sulla Tiburtina si
protesta davanti alla sede della Leonardo, una delle fabbriche di morte che
riforniscono i massacratori dell’esercito israeliano. La sera, fiaccolata per la
Global Sumud Flotilla, da piazza Vittorio fino al Colosseo: “Siamo l’equipaggio
di terra” è lo slogan.
Lunedì 8 conferenza stampa delle organizzazioni palestinesi italiane in piazza
del Campidoglio, contro la proibizione da parte del sindaco Gualtieri dei locali
del Nuovo Cinema Aquila per promuovere la manifestazione del 4 ottobre (poi
concessi). Il 9 centinaia di persone manifestano in corteo sull’Ardeatina,
contro l’inceneritore a Santa Palomba; a Ostia muore un operaio romeno cadendo
da un’impalcatura. Al Circo Massimo una cinquantina di sionisti con le bandiere
di Israele cercano di interrompere il flash mob per Gaza che apre la festa
del Fatto Quotidiano, malmenando anche i passanti che reputano oppositori del
genocidio. Manifestazioni spontanee in solidarietà alla Global Sumud Flotilla in
varie parti di Roma, dopo l’attacco di un drone israeliano in acque tunisine: a
San Lorenzo la polizia carica sul presidio. Il 10 piove: allagamenti ovunque, e
su via Labico un albero cade travolgendo un’auto con un padre e un figlio, che
per fortuna ne escono vivi. Alla Sapienza studenti e studentesse allestiscono un
accampamento sotto la pioggia, con l’idea di rimanere finché la Flotilla non
raggiungerà Gaza. Attacco sionista al centro sociale La Strada a Garbatella:
bomba carta e scritta sessista “Di Battista puttana di Hamas” (che poi, non si
capisce che c’entri Di Battista con La Strada). Il 13 muore un neonato di parto
nella storica casa maternità “Il Nido” a Testaccio, gestita da ostetriche
professioniste: nonostante ne siano morti altri due in ospedale nell’ultimo
mese, le polemiche si dirigono solo ai parti gestiti da donne. Il 14 assemblea
cittadina indetta dalle organizzazioni palestinesi al cinema Aquila, partecipano
centinaia di persone: si proclama lo sciopero del 22 settembre e le
mobilitazioni in tutte le città d’Italia, l’interruzione di tutti i rapporti
commerciali e scientifici con Israele, la rescissione degli accordi con Teva e
Mekorot, l’introduzione nelle scuole della memoria della Nakba. La notte un
ragazzo cileno di ventun anni viene accoltellato a Ostia, e lasciato davanti
all’ospedale Grassi. Il 15 all’apertura di molte scuole ci sono sit-in
silenziosi contro il genocidio con le bandiere palestinesi. Il 16 si inaugura il
parco Thomas Sankara a Montesacro, alla presenza dell’ambasciatore del Burkina
Faso.
Martedì 17, mentre l’esercito sionista invade e devasta Gaza City da terra, un
grande corteo per la Palestina sfila da piazzale Aldo Moro a Fori Imperiali.
Dopo la manifestazione, su via Giovanni Lanza una decina di fascisti prendono a
pugni e calci due manifestanti, uno dei quali sventolava una bandiera della
Palestina. Il 18 dopo una serie di estenuanti tira e molla – tutto il Pd si era
astenuto sulla mozione – il comune di Roma fa issare una bandiera palestinese
sul Campidoglio, e ordina la revoca dell’accordo tra Acea e l’impresa idrica
israeliana Mekorot. Il portavoce della comunità ebraica romana Victor Fadlun
dichiara che la bandiera “aggrava il clima di antisemitismo”. Sciopero di
quartiere a Roma Est: picchetti davanti al Carrefour e al McDonald’s sulla
Casilina, merende solidali, assemblee pubbliche e corteo di quartiere. Domenica
21, senza passare per le estenuanti assemblee di qualche giorno fa, il Comune
affianca alla bandiera palestinese quella per gli ostaggi israeliani: l’eroismo
capitolino è durato un paio di giorni. Dalla mattina, oltre sessantamila persone
riempiono lo stadio Olimpico per il derby Lazio-Roma: il dispositivo poliziesco
include droni, elicotteri, zone di pre-filtraggio, ingressi differenziati per le
due tifoserie, nuovi divieti di sosta e sensi unici, chiusura strade e modifica
di tutta la viabilità della zona. Un gruppo di tifosi laziali espone su Ponte
Milvio uno striscione in memoria del fascista statunitense Charlie Kirk.
Lunedì 22 arriva il giorno del grande sciopero e manifestazione per la
Palestina: una marea umana riempie piazza dei Cinquecento, traboccando nelle vie
intorno, bloccando per diverse ore la stazione Termini. Un corteo non
autorizzato parte da via Cavour e dopo aver superato piazza Vittorio e Porta
Maggiore si inoltra per San Lorenzo fino a imboccare la Tangenziale. Migliaia di
persone bloccate nelle macchine reagiscono con solidarietà e senza incidenti; il
corteo risale sulla Tiburtina e termina a piazzale Aldo Moro. C’è chi calcola
oltre centomila persone: sicuramente una giornata senza precedenti, almeno negli
ultimi dieci anni. Le foto e le notizie della manifestazione arrivano su Al
Jazeera, una giornalista di Gaza ringrazia l’Italia per la solidarietà. I
giornali italiani però riempiono le loro copertine con i presunti “scontri” e
“devastazione” alla stazione di Milano. Il 24 – la mattina dopo il primo attacco
alla Global Sumud Flotilla – viene occupata la succursale del Rossellini,
istituto tecnico cinematografico di Garbatella. Sabato 27 mattina davanti al Cpr
di Ponte Galeria (prigione per persone migranti che non hanno commesso reati)
arriva la famosa statua di Marco Cavallo, simbolo della liberazione dei
manicomi, portata da un corteo di attiviste e attivisti per la chiusura dei
centri di detenzione amministrativa dei migranti. Nel pomeriggio manifestazione
al Quarticciolo per rivendicare gli spazi abbandonati del quartiere.
Il 29 viene occupato anche il liceo Cavour, davanti al Colosseo; inizia un
accampamento permanente per Gaza a piazza dei Cinquecento, in preparazione della
manifestazione nazionale del 4 ottobre. La notte qualcuno da una macchina tira
un melone e delle uova contro le tende, e la notte successiva da una macchina
gridano “Duce! Duce!”. Il 30 si occupa il liceo Russell; i lavoratori del Cnr
manifestano davanti alla sede centrale a piazzale Aldo Moro, per l’interruzione
delle collaborazioni con Israele. Il presidente del Cnr scende, ma nulla di
fatto. Nel pomeriggio un corteo di centinaia di studenti occupa anche la facoltà
di Scienze Politiche della Sapienza, dove si affigge un enorme bandiera
palestinese. Nel frattempo arriva ad Amman il primo volo che porta i
ricercatori, le ricercatrici e studenti che finalmente le mobilitazioni sono
riuscite a far arrivare in Italia: atterreranno il primo ottobre a Fiumicino.
(stefano portelli)
(claudia cardinale in una foto del 1963)
Quando ride, i suoi occhi diventano due fessure nere, scintillanti con qualche
cosa di monellesco, di scatenato, di intenso, di meridionale. (alberto moravia
descrive claudia cardinale)
È morta martedì, a ottantasette anni una straordinaria interprete e senza ombra
di dubbio la più bella attrice della storia del cinema italiano. Della carriera
di Claudia Cardinale si sa tutto, dei Nastri d’argento e dell’Orso d’oro alla
carriera, delle infatuazioni artistiche e maschili di Fellini e Mastroianni, De
Sica e Leone, così come del suo impegno femminista e a fianco dei bambini e dei
malati di Hiv. Meno nota, almeno ai non cinefili, la sua storia personale.
Cardinale era nata nel 1938 a La Goletta, protettorato francese in Tunisia, dove
i suoi nonni (palermitani e trapanesi) erano scappati dalla Sicilia allo scoppio
della Prima Guerra Mondiale. Fino ai sedici anni non ha parlato una parola
d’italiano, dal momento che in famiglia si parlava solo in siciliano e infatti
la sua prima apparizione fu in un cortometraggio franco-tunisino del ’56, che
raccontava come le donne tunisine, negli anni della conquista dell’indipendenza,
si erano unite e avevano raccolto i propri pochi gioielli per venderli e
permettere ai mariti pescatori di acquistare piccole barche, dal momento che i
grandi imprenditori francesi con i loro pescherecci se l’erano squagliata.
Vabè se proprio te lo devo dire:
fisicamente non sei fatta male.
Ma non esageriamo, non sei la Cardinale!
E non sopporto che lo fai notare
con quel tuo modo, ti prego, di camminare!
(vasco rossi, vabè se proprio te lo devo dire)
Dopo quell’esperienza la giovanissima Claudia (anzi Claude, il suo nome
all’anagrafe) si trasferì in Italia, ma ritornò in Tunisia poco dopo, avendo
scoperto di essere rimasta incinta in seguito a una violenza sessuale subita.
Decise di tenere con sé suo figlio e di non rivelare mai il nome del stupratore.
Partì per l’Inghilterra con l’aiuto del produttore Franco Cristaldi (con il
quale avrà poi una relazione, logorata alla lunga dal fatto che lui fosse
sposato e che il divorzio fosse ancora illegale) e nascose a tutti, tranne che
ai suoi genitori, la gravidanza.
Tenne celato il segreto per sette anni, anni in cui il figlio fu cresciuto in
famiglia “come un fratello minore”, fino a quando raccontò tutto in una
intervista a Enzo Biagi, pubblicata poi su Oggi e su L’Europeo.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/09/cardi-1.mp4
(credits in nota 1)
Si fanno sempre più insistenti i rumors sulla possibile cessione del Milan dal
magnate Gerry Cardinale alla famiglia Steinbrenner, proprietaria della squadra
Nba dei New York Yankees, società con un patrimonio di circa sette miliardi di
dollari.
Anche Gerry, come Claudia, ha origini italiane da parte di nonni (napoletane il
padre e abruzzesi la madre, imparentata pare con D’Annunzio), ma non si trovano
molte notizie su come la sua famiglia si sia fatta strada negli Stati Uniti. Lui
ha studiato ad Harvard e poi ad Oxford, ha lavorato a Goldman Sachs e poi ne è
diventato partner. Ha creato un fondo di investimenti e attraverso quest’ultimo
ha acquistato quote di varie compagini sportive, tra cui il Liverpool e gli
stessi Yankees.
Nella sua gestione certo non memorabile (finora: i miei amici milanisti di
fantacalcio sono sicuri che con Allegri in panchina e il Bebote in avanti i
rossoneri possano puntare al Triplete), Cardinale ha costituito un fronte con il
presidente dell’Inter Marotta, per scardinare gli ostacoli che gli impediscono
una mega-speculazione sul fronte stadio. Mentre scrivo mi è tornato in mente che
qualche settimana fa, dopo una pessima partita dei nerazzurri, Marotta si fiondò
davanti alle telecamere, prese di forza i microfoni della Rai («C’è il
presidente che vuole fare un annuncio su un argomento molto serio») e avviò un
patetico comizio su come lo Stato sia freno allo sviluppo dell’economia e su
come gli imprenditori stranieri si rifiutino di investire nel nostro paese per
colpa delle tasse e della burocrazia.
A seguire potete trovare due articoli pubblicati su Monitor che spiegano come
stanno veramente le cose:
Le mani sulla città. Il quartiere San Siro e il modello Milano (giugno 2021)
Milano, grande capitale e privato sociale all’attacco di San Siro (settembre
2022)
…e l’estratto di un testo più recente pubblicato dal Comitato Salviamo San Siro,
come chiamata a una manifestazione svoltasi questa mattina al Parco dei
Capitani:
La delibera per la vendita dello stadio San Siro e delle aree circostanti è
approdata ieri a Palazzo Marino, ma il voto è stato rinviato a lunedì 29
settembre. Non un rinvio qualsiasi: in quella data il consiglio si riunirà
in seconda convocazione, e basteranno appena quindici consiglieri per rendere
valida la seduta e approvare il provvedimento. Un escamotage voluto dal sindaco
Beppe Sala per far passare, a tutti i costi, l’operazione più contestata degli
ultimi anni: la svendita di San Siro ai fondi legati a Inter e Milan. […]
La tensione a Palazzo Marino è stata altissima. La vicesindaca Scavuzzo è
stata fischiata dopo la presentazione della delibera. Le opposizioni hanno
denunciato irregolarità nelle procedure: la delibera è stata considerata
“licenziata” dalle commissioni anche se non tutte avevano terminato l’esame […].
Era stata anche tentata una sospensiva, respinta dalla maggioranza, che avrebbe
permesso di studiare meglio il testo ed evitare l’abbassamento del numero
legale.
La vera posta in gioco è la speculazione edilizia. Al di là della retorica sul
nuovo stadio, la realtà è chiara: i fondi interessati non mirano alla
riqualificazione dell’impianto, bensì alla sua demolizione per liberare un’area
enorme da trasformare in una colossale operazione immobiliare. Un’operazione che
rischia di cancellare non solo un simbolo della città, ma di consegnare ai
privati un pezzo di patrimonio collettivo, spalancando la strada a una
speculazione edilizia senza precedenti. (comitato salviamo san siro, 26
settembre 2025)
Claudio è mezzo fascio e tifa la Lazio,
fa feste da paura nella casa a Capalbio.
Flaminia fa la squillo a Collina Fleming
l’hanno vista col maestro di tennis.
Giulio si atteggia come un criminale
ma c’ha lo zio che fa il cardinale.
Vittoria invece studia alla LUISS
e spaccia coca nei momenti bui.
(il pagante ft. carl brave, la grande bellezza)
a cura di riccardo rosa
__________________________
¹ Claudia Cardinale in: Bello, onesto, emigrato Australia sposerebbe compaesana
illibata, di Luigi Zampa Tarantino (1971)
(disegno di ottoeffe)
E affacciati alle loro finestre nel mare
tutti pescano mimose e lillà.
E nessuno deve più preoccuparsi
di via della Povertà.
(fabrizio de andrè, via della povertà) 
Siccome non avevo di meglio da fare, venerdì sera mi sono messo a cercare sui
siti internet istituzionali la VIA – Valutazione di impatto ambientale per la
Coppa America a Napoli. I lavori a Bagnoli stanno per cominciare e nella zona
della colmata si respira un certo fermento, ma della VIA non c’è traccia (in
compenso è stata da poco pubblicata una assai meno utile VI, a cui in fondo
manca solo la A, ovvero Valutazione di incidenza delle opere sul contesto
circostante).
La Valutazione è un curioso Pdf di cento pagine che spiega nel dettaglio gli
interventi previsti, dall’installazione dei pontili galleggianti alla barriera
di scogli soffolta, che secondo diversi biologi avrà effetti devastanti
sull’ecosistema marino della baia (è bene sottolineare sempre che il
mantenimento della colmata promosso dalla ditta Meloni-Manfredi impedirà il
ripristino della morfologia di costa e la rinascita di una grande spiaggia
libera, che in trent’anni di dure battaglie gli ex operai, gli ambientalisti, i
comitati territoriali, le associazioni del quartiere erano riusciti a imporre
non in un solo piano, quello De Lucia, ma addirittura in due, considerando il
famoso Praru* poi smantellato dal gatto e la volpe di cui sopra).
Nonostante le rassicurazioni – le parole più usate nel documento sono “bassa” e
“trascurabile”, ma mai “nulla”, rispetto all’incidenza delle attività di
progetto su flora e fauna del luogo – sembra che oltre a svariate varietà di
piante e fiori, a farne le spese saranno gli animali, tra cui la tartaruga
Carretta Carretta e il Gabbiano Reale (il documento sostiene che tutti gli
animali che andranno via sicuramente torneranno, e la cosa fa pensare un po’ ai
terremotati che in questi mesi stanno lasciando il quartiere; ma questa è
un’altra storia).
Le attività di cantiere, a causa del rumore prodotto dai macchinari e mezzi e
dalla loro presenza in situ, determinano un impatto diretto sulle specie
ornitiche che frequentano la fascia costiera con conseguente loro
allontanamento. L’impatto risulta a carico delle specie dell’avifauna
prevalentemente marina le quali potrebbero dirigersi verso aree costiere che
risultano meno disturbate o subire un’interferenza con il loro ciclo
ontogenetico. (valutazione di incidenza – 38th America’s Cup Louis Vuitton)
I gabbiani, lo sapete anche voi, non vacillano, non stallano mai. Stallare,
scomporsi in volo, per loro è una vergogna, è un disonore. Ma il gabbiano
Jonathan Livingston – che faccia tosta, eccolo là che ci riprova ancora, tende e
torce le ali per aumentarne la superficie, vibra tutto nello sforzo e patapunf
stalla di nuovo – no, non era un uccello come tanti. (richard bach, il gabbiano
jonathan livingston)
Chissà se il segreto è non vacillare, non essere un uccello come tanti, o alla
fine, come a Jonathan Livingston, questo ci si ritorcerà sempre contro. Ci
pensavo l’ultima volta che sono stato sul Pontile Ferdi, un posto noto ai
bagnolesi come la Sala pompe, perché nell’edificio che vi si trova erano
ospitati i macchinari per il trasporto dell’acqua utilizzata nel processo di
produzione industriale dell’acciaio.
(la sala pompe in una foto degli anni sessanta)
Attraversando quel che resta della Sala pompe, e destreggiandosi tra i relitti
arrugginiti, ci si trova davanti uno spettacolo incredibile, soprattutto al
tramonto. Siamo in uno dei posti più suggestivi del quartiere, sicuramente il
più silenzioso, molto meglio del più noto Pontile Nord sempre affollato di
runner e di persone che vogliono godersi il panorama. Un posto che non di rado
riserva sorprese, come una volta in cui ci trovai a riflettere un amico che vive
e lavora dall’altra parte della città o un fotografo che tra le rovine faceva
uno shooting a delle adolescenti del quartiere. La Sala pompe si appresta a
breve a una scenografica e tragica fine.
La demolizione dell’impalcato avverrà tramite tagli controllati con filo e disco
diamantato, che consentiranno di suddividerlo in blocchi gestibili per il
sollevamento e la movimentazione con gru. I pali di fondazione saranno tagliati
alla base e rimossi con autogrù, con l’ausilio di attrezzature subacquee nei
tratti sommersi per assicurare precisione e pulizia delle operazioni.
(valutazione di incidenza – 38th America’s Cup Louis Vuitton)
Piante, gabbiani, tartarughe e pontili. Sgomberati, sfollati e lesionati.
Affittuari allo stremo, commercianti a basso reddito, attività storiche. Fiori
azzurri e tempi grigi. Via di qui.
Via via,
vieni via di qui.
Niente più ti lega a questi luoghi,
neanche questi fiori azzurri.
Via via,
vieni via con me.
Neanche questo tempo grigio,
pieno di musiche
e di uomini che ti son piaciuti.
(paolo conte, via con me)
Quando ero bambino mio zio portava spesso me e i miei fratelli in giro in
macchina per Napoli, a farci vedere le vedute più belle del golfo dalle strade
panoramiche. Non di rado si fermava all’improvviso a chiedere, per lo più a
persone anziane, indicazioni per strade assurde, tipo “via Gianfranco Zola” o
“via vecchia Tom e Jerry”, e giù risate dai sedili posteriori. Oggi che pure c’è
Google Maps e la gag ha quindi perso buona parte del suo significato, c’è un
ragazzo che fa lo stesso accumulando migliaia di follower sui social, me
incluso.
Avevo un dubbio a un certo punto su quale parola scegliere per questa settimana,
poi, una notte che non dormivo, su Canale21 stavano trasmettendo Delitto in
Formula 1 di Corbucci, con Tomas Milian e Bombolo. A un certo punto proprio
Bombolo, che interpreta il tuttofare Venticello, deve mettere al sicuro la
famiglia dell’ispettore, che lo incarica di portare tutti a Frascati, dalla
suocera, la signora Proietti, alla via dei Santissimi Martiri.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/09/milian.mp4
(credits in nota 1)
a cura di riccardo rosa
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* Programma di Risanamento ambientale e Rigenerazione urbana
¹ Tomas Milian e Bombolo in: Delitto in Formula 1, di Bruno Corbucci (1984)
(disegno di ottoeffe)
“Chiediamo che venga ritirato l’invito a partecipare alla Mostra di
Venezia a Gerard Butler, Gal Gadot e a qualunque artista e celebrità che
sostenga pubblicamente e attivamente il genocidio. E che invece quello spazio
venga messo a disposizione di una nostra delegazione che sfili sul red carpet
con la bandiera palestinese”. (venice for palestine, 25 agosto 2025)
Gal Gadot, l’attrice israeliana famosa per il ruolo di Wonder Woman, ha svolto
due anni di leva militare obbligatoria nell’esercito del proprio paese, con la
mansione di istruttore atletico nella Idf, le forze di difesa israeliane, dopo
essere risultata tra i primi del suo corso d’addestramento. […] Nel 2007, al
mensile Maxim, Gadot descriveva così la sua attività quotidiana nell’esercito:
“Insegnavo ginnastica e calistenics; ai soldati piacevo perché li mantenevo in
forma”. […] In una cover story per Glamour: “Devo dire che nessun paese dovrebbe
aver bisogno di un esercito; ma ad ogni modo, per essere un vero israeliano,
devi servire lo Stato, e restituirgli quello che ti ha dato. Per due o tre anni,
non pensi a te stessa, rinunci alla tua libertà, ma impari la disciplina e il
rispetto”. (cinemaserietv.it)
(foto da cufi.org)
Una serata di gala con celebrità raccoglie trentotto milioni di dollari per
l’Idf a Los Angeles. Tra gli ospiti presenti c’erano Julie Bowen, Gerard Butler,
Robert De Niro, Joanna Krupa e Arnold Schwarzenegger. L’evento è stato
presieduto dall’imprenditore e magnate dei media Haim Saban e da sua moglie
Cheryl e ha visto la partecipazione di numerosi personaggi ebrei di spicco. […]
“Siamo lieti di vedere che la fondamentale missione dell’esercito israeliano,
fornire programmi di benessere e istruzione agli eroici uomini e donne dell’IDF,
continua a riscuotere successo nella comunità di Los Angeles”, ha affermato
Saban. (cufi.org / traduzione di -rr)
Almeno sette persone, fra cui cinque bambini che erano in coda per l’acqua, sono
rimaste uccise in un attacco israeliano con droni avvenuto nella zona
di al-Mawasi, nel sud di Gaza, vicino Khan Younis. Lo riferisce Al
Jazeera citando una fonte dell’ospedale Nasser. L’emittente riporta che il
portavoce della Protezione civile di Gaza, Mahmoud Basal, ha pubblicato una foto
dei corpi di cinque bambini, insieme a un’immagine della macchia di sangue nel
luogo in cui sono stati uccisi. “Erano in fila per riempire delle taniche
d’acqua nella zona di al-Mawasi, descritta come ‘sicura’, quando le forze di
occupazione li hanno presi direttamente di mira, trasformando la loro ricerca di
vita in un nuovo massacro”. (il fatto quotidiano, 2 settembre 2025)
Il perbenismo interessato, la dignità fatta di vuoto
L’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto.
(i nomadi, dio è morto)
“Se mi si invita a riconoscere che è in corso un genocidio la risposta è
assolutamente sì. Questo è uno di quei casi in cui quello che sta succedendo è
evidente, non c’è tanto da stare a discutere. Le testimonianze di istituzioni
assolutamente affidabili sono riscontrabili. Se invece poi si scivola dentro
un’emotività che ti porta a chiedere di censurare o di boicottare, in questo
caso faccio un passo indietro e sono meno propenso, anzi non sono per niente
propenso a censurare nessuno. Soprattutto in un luogo come questo che deve
accogliere chiunque, anche quelli che sostengono le posizioni più scomode e ai
nostri occhi irritanti”. (paolo sorrentino)
Il paraculo è l’opportunista, quello che, specie in maniera occulta, cerca di
volgere una situazione a proprio vantaggio. Il paraculo è levantino, sa navigare
nello scorrere degli eventi, sa compiacere e approfittare per il fine ultimo e
supremo del proprio tornaconto. Forse l’unico connotato che conserva del suo
significato precedente è lo sprezzo – connotato da non disdegnare, nel
qualificare l’opportunista: troppo spesso il furbo scafato ha un profilo
positivo, profilo invece tendenzialmente escluso dal paraculo.
(unaparolaalgiorno.it)
“Mi hanno messo in mezzo. Mi ha chiamato Silvia Scola, la figlia di Ettore
chiedendomi se volevo firmare un appello contro quello che sta accadendo a Gaza,
che va condannato in tutti i modi, nell’ambito della Mostra, manifestando a una
platea ampia la sensibilità del cinema, che non è chiuso nell’indifferenza. E ho
firmato. In un secondo momento i promotori hanno aggiunto i nomi di quei due
attori. Non sono d’accordo nell’escludere gli artisti. Anche all’inizio della
guerra in Ucraina ricordo il boicottaggio verso i tennisti russi. Ma cosa
c’entravano loro? Sono sportivi, non militari né politici. […] Quei due non sono
gente che tira le bombe, sono attori come me”. (carlo verdone)
(credits in nota1)
“Quando ho firmato l’appello non c’era questa richiesta sull’esclusione di
alcuni artisti. Non mi appartiene, non sono d’accordo”. (ferzan ozpetek)
“Sono stato tra i firmatari di un documento che chiedeva di accendere una luce
più forte su una tragedia immane a cui stiamo assistendo. […] Credo che il
risultato al primo giorno di festival sia già ampiamente raggiunto. […] Non
condivido per nulla il boicottaggio di artisti israeliani o di qualsiasi altro
paese a manifestazioni come la Mostra del cinema o come la Biennale arte. Credo
che questi luoghi siano luoghi di accoglienza in cui si invita tutti e poi ci si
confronta e si stabilisce civilmente su che posizione si sta, ma non sono luoghi
di esclusione. Questo aspetto, ci tengo a dirlo, non lo condivido”. (toni
servillo)
“Questo boicottaggio non lo condivido. Però, se entriamo nel merito di chi sono
questi, se hanno compiuto delle cose che in qualche modo acconsentono, sono
favorevoli alla scelta di Netanyahu… Che poi li si debba censurare… la censura è
sempre qualche cosa di inaccettabile, che viene dall’alto, dal potere, che
schiaccia. Io sono fautore della protesta non violenta” (marco bellocchio)
Faccio fa’ le pulizie di casa all’indianino con la go-pro,
almeno vedo se pulisce bene o no.
E con tutti i soldi che ogni mese je do’
magari ce esce n’artro marò! […]
Questo colla vespa nun me vuole fa’ usci’
c’ha pure l’adesivo de Piero Gramscì,
madonna ‘sti qui: che radical chic! […]
Sostanzianzialmente penso solo ai cazzi miei
per ottenere tutto quello che vorrei:
troppe domande fossi in te non ne farei.
(brusco, paraculo)
Il 2020 ha prodotto risultati positivi da parte di attivisti, studenti,
difensori dei diritti civili e legislatori per sostenere il diritto di
boicottare Israele. […] Ci sono state molte azioni dirette, vittorie in
tribunale e appelli a sanzionare Israele per le sue violazioni del diritto
internazionale. […] All’inizio dell’anno, le Nazioni Unite hanno pubblicato il
tanto atteso elenco di società che traggono profitto dai crimini di guerra di
Israele. […] Il rapporto elenca 112 società coinvolte in attività negli
insediamenti come la fornitura di attrezzature e materiali per la costruzione o
la demolizione di case, sorveglianza e sicurezza, trasporto e manutenzione,
inquinamento e scarico di rifiuti e sfruttamento delle risorse naturali,
comprese l’acqua e la terra. Il Bnc ha accolto con favore la pubblicazione del
rapporto, che è avvenuto “nonostante le intimidazioni da parte di Donald Trump e
del governo di estrema destra di Israele”. […] Ad aprile, l’ufficio del
Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo in Giordania ha annunciato che non
rinnoverà il suo contratto con G4S, una società di sicurezza privata con una
lunga storia di coinvolgimento nei crimini di Israele. […] La Corte europea dei
diritti dell’uomo ha sostenuto il diritto di boicottare Israele quando ha
annullato le condanne penali contro undici attivisti per i diritti dei
palestinesi in Francia. Ha stabilito all’unanimità che le condanne contro gli
attivisti per aver invitato gli acquirenti a boicottare le merci israeliane
hanno violato la garanzia di libertà di espressione della Convenzione europea
dei diritti dell’uomo. (continua a leggere!)
POST SCRIPTUM – Ho letto che quando Boris Pasternak consegnò agli emissari di
Giangiacomo Feltrinelli il manoscritto per la pubblicazione italiana ed europea
de Il dottor Živago, avendo saputo che il Pcus stava facendo enormi pressioni
attraverso il Pci, addirittura trattando l’argomento in diverse sedute del
Comitato Centrale del partito sovietico per non farlo pubblicare, Pasternak gli
disse più o meno: «Ecco, questo manoscritto vale anche come invito al mio
funerale». 
(a cura di riccrado rosa)
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¹ Fabrizio Bracconeri e Carlo Verdone in: Acqua e sapone, Carlo Verdone (1983)
(disegno di peppe cerillo)
Il mese inizia con un milione di giovani pellegrini affastellati sotto il sole
di agosto a Tor Vergata per il “Giubileo dei Giovani”: il Papa descrive l’evento
come il segno che “un altro mondo è possibile”, forse riferendosi all’esistenza
del regno dei cieli (tuttora non provata dalla scienza). Due pellegrine muoiono
tornando a casa, una ad Artena, l’altra a Madrid. Intanto, il 3 agosto un
detenuto viene trovato morto nella sua cella nel carcere di ReginaCoeli. Il 5
notte un’auto prende fuoco mentre era ferma a un distributore Gpl: si teme una
nuova esplosione come quella del 4 luglio sulla Casilina. Il 6 il Comune
sgombera venticinque persone che abitavano in un centro sportivo di Mostacciano
abbandonato da dieci anni, senza alcuna alternativa abitativa: grande
soddisfazione tra fascisti e leghisti. Due incidenti mortali sulle strade: un
cinquantenne perde il controllo dello scooter al Laurentino, e un commissario di
polizia in moto sull’Aurelia. Muore a ottant’anni “er Divino”, personaggio
storico della spiaggia di Capocotta.
Il 7 i carabinieri arrestano un uomo appena arrivato a Roma da Foggia, in fuga
dopo aver ucciso una donna. Un’altra donna muore travolta da un’auto a Pomezia.
Il prefetto Giannini durante un’audizione alla Commissione antimafia rivela che
le forze dell’ordine a Roma in due anni hanno sgomberato più di seicento case
popolari, quasi sempre occupate da donne sole con figli. Nessuna parola su dove
sono andate ad abitare queste persone dopo gli sgomberi. L’8 in un’audizione in
Comune il Comitato contro lo stadio di Pietralata denuncia che l’agronomo
incaricato di stabilire il valore dell’area ha avuto un compenso di oltre
centomila euro. Il Comune finalmente pubblica i dati sugli appalti per la
costruzione dell’inceneritore di Santa Palomba, ma in un formato
incomprensibile, per Carte in Regola è “da settimana enigmistica”. La notte un
uomo armato entra in un bar di Torbellamonaca per una rapina e spara al barista
e a due avventori del Bangladesh, per fortuna non li uccide. Il 9
l’amministrazione di Santa Marinella proibisce una manifestazione per la
Palestina, dichiarando il “rischio di antisemitismo”. Il 10 incendio in un
cantiere navale di Ostia. In serata centinaia di persone partecipano al presidio
al Pantheon contro il genocidio israeliano a Gaza, contro il collaborazionismo
del governo italiano e contro le menzogne dei media mainstream.
Lunedì 11 c’è una manifestazione sotto la Rai di viale Mazzini per il continuo
supporto della rete pubblica al genocidio in Palestina. Purtroppo il palazzo è
chiuso per lavori da inizio anno. Muore a Latina la nona vittima del virus West
Nile nel Lazio, un uomo di ottantacinque anni. Il 12 sulla sede del X Municipio
a Ostia si espone una bandiera palestinese, e il 13 un’altra bandiera
palestinese sventola dal quinto piano del V Municipio (Prenestino). Il 14
all’Alessandrino un bambino di quattro anni di una famiglia bangladese viene
investito mentre era in bici: viene ricoverato in condizioni gravi. Muore una
donna in moto, in un incidente a Grottaferrata. Un alto prelato dell’Opus Dei,
padre Mariano Fazio, viene incriminato formalmente per riduzione in schiavitù e
tratta di esseri umani. Secondo l’accusa, decine di ragazze sudamericane anche
di dodici o tredici anni sono state attirate a Roma con la promessa di una vita
migliore, poi “messe a servizio gratuito” per decine di ore al giorno per i
membri della setta cristiana.
Il 15 agosto, festa cristiana dell’ascensione della Madonna in cielo, un ragazzo
egiziano di diciannove anni cerca di impiccarsi nel carcere dedicato proprio a
lei (Regina Coeli). I secondini impediscono il suicidio, ma lo ributtano in
cella. Una ragazza di ventiquattro anni muore in un frontale tra due auto sulla
Salaria fuori Roma, e un uomo di sessantasette cadendo dal terrazzo condominiale
di un palazzo vicino piazza Fiume. Il 16 c’è un nuovo incendio in un cantiere
navale, questa volta a Fiumicino, e il 17 notte esplode una bomba carta
nell’androne di un palazzo di Ostia centro. Muore a ottantanove anni Pippo
Baudo, nella sua casa di Prati: la camera ardente sarà al Teatro delle Vittorie.
Il 18, in virtù del “decreto sicurezza”, un uomo albanese di cinquant’anni viene
arrestato per aver provato ad occupare una casa dell’Inps, vuota, a Prati
Fiscali. Il giudice ne richiede l’immediata liberazione, perché il fatto non è
grave. L’appartamento, pubblico, rimane vuoto.
Continuano le processioni giubilari, con migliaia di partecipanti: il 20 a Colle
Oppio sfilano i lefebvriani della Fraternità San Pio X, ultratradizionalisti e
antisemiti, scomunicati per non aver accettato il Concilio Vaticano II, poi
riabilitati nel 2009 da Ratzinger: non partecipano all’udienza papale del giorno
successivo, né visitano la tomba di papa Francesco. Il 21 – giorno dello
sciopero globale per Gaza – un temporale si abbatte sulla città. Tuoni, lampi,
stazioni metro chiuse, alberi caduti, due musei allagati (Macro e Galleria
d’Arte Moderna). Durante la notte ad Acilia qualcuno buca le ruote di più di
cinquanta macchine.
Il 22 a Marino presidio contro lo sgombero del centro sociale Ipò. Alla
FieradiRoma, grande incontro dei testimoni di Geova, con decine di migliaia di
partecipanti: il tema è “Adorazione pura”, per “offrire una guida a chi è alla
ricerca di speranza”. Nel frattempo a Ostia un imprenditore edile sessantenne
viene ferito da un colpo di pistola, forse sparato da un suo dipendente. Il 24
mattina, sempre a Ostia, una cabina crolla sulla spiaggia affollata di bagnanti.
L’erosione del suolo quest’anno ha eliminato quasi dieci metri di spiaggia. Nel
parco di Tor Tre Teste una donna di sessant’anni viene aggredita e violentata da
uno sconosciuto. Nella notte a Nettuno qualcuno spara con una pistola ad aria
compressa contro il centro d’accoglienza che ospita ottanta migranti: due di
loro sono feriti lievemente dai pallini di piombo.
Il 26 agosto un nuovo presidio per la Palestina riunisce più di un centinaio di
persone al Pantheon. La rete “Stop Rearm Europe” ottiene la sospensione della
fiera delle armi “Defence Summit” organizzata dal Sole 24 ore per l’11 settembre
(sic!) all’Auditorium di Roma. Due persone straniere senza casa si uccidono
buttandosi sotto a un treno lo stesso giorno: uno la mattina a Stazione
Trastevere, uno la sera a Ladispoli. Arrestato un muratore gambiano per lo
stupro a Tor Tre Teste. Il 28 altri due morti sulle strade: uno la mattina in un
incidente di moto sull’Aurelia verso Santa Severa, un altro la sera – un
diciottenne – alla Romanina. Scoppiano intanto due grossi incendi, uno a Tor di
Valle, vicino all’autostrada Roma-Fiumicino, e uno nella pineta di Ostia. Sempre
il 28, giornata di digiuno dei sanitari per Gaza.
Il mese si chiude con: un signore eritreo che si cambia il costume sulla
spiaggia coprendosi con un asciugamani, e i giornali lo trasformano in “uomo si
spoglia nudo in spiaggia”; e con l’ordine di sfratto definitivo per lo storico
Caffè Greco in via dei Condotti, attivo da duecentocinquanta anni e protetto da
vincolo. La proprietà del locale è dell’Ospedale Israelitico, che ha ordinato ai
gestori di andarsene. (stefano portelli)
(disegno di peppe cerillo)
Il 4 luglio alle otto di mattina un enorme boato scuote la città: è l’esplosione
di un distributore Gpl a Torpignattara – tra la piscina di Villa de Sanctis e la
scuola materna Romolo Balzani, a ridosso del quartiere di case cooperative
Casilino 23 e a due passi dalla via Casilina. Prima dell’esplosione avevano
preso fuoco anche un deposito di bombole di ossigeno della Croce Rossa e uno
sfasciacarrozze, creando una nube tossica di diossina; miracolosamente, la zona
non si era ancora riempita dei bambini che frequentano i campi estivi. Questa
parte di Roma fin dagli anni Sessanta doveva essere una zona per la logistica. I
proprietari dei terreni l’hanno però riempita di palazzine residenziali e così
oggi le industrie pericolose e inquinanti convivono con scuole, asili nido,
centri sportivi, zone archeologiche e quartieri densissimi (si veda qui). La
sera divampa un altro incendio nel parco del Forte Prenestino.
Il 6 a Parioli esercitazione antiterrorismo della polizia italiana intorno
all’ambasciata israeliana (non nei confronti di militari e civili israeliani
attivi nel terrorismo contro la popolazione di Gaza). Scendono le temperature:
l’8 luglio fa quasi freddo. Il Tar boccia le opposizioni della fu giunta Raggi a
un grande progetto di settemila metri quadri residenziali intorno alla Vela di
Tor Vergata, che quindi inizierà a breve, sempre giustificato dell’idea che
costruire nuove case fa sempre bene, anche in una città con centomila
appartamenti vuoti.
Il 9 alla manifestazione Sports beats borders dell’Esquilino partecipa una
squadra di bambini palestinesi arrivati dal campo profughi di Chatila. Muore
l’ispettore ustionato dall’esplosione del deposito di Gpl del 4 luglio:
fortunatamente è l’unica vittima mortale, ma ci sono decine di ustionati gravi,
centinaia di feriti, e un migliaio di bambini senza scuola. Il 10 al centro
congressi La Nuvola (Eur) si celebra una Conferenza sulla ricostruzione
dell’Ucraina, che blocca il traffico del centro: tra i partecipanti anche
l’attore Zelensky. Nel frattempo, a Torbellamonaca prende fuoco un palazzo:
settantadue nuclei familiari vengono evacuati. L’11 un aereo della polizia porta
a Roma dalla Grecia un uomo statunitense, accusato del duplice femminicidio
della moglie e della figlia trovate morte a inizio giugno a Villa Pamphili.
All’Idroscalo di Ostia inizia il festival del cinema Alice nella Città: il
maxischermo è montato proprio dove c’erano le case rase al suolo da Alemanno nel
2010. Un motociclista muore in incidente vicino Ostia Antica. Domenica 13 un
forte nubifragio spazza Roma con vento e pioggia: l’acqua entra anche
nell’ospedale Grassi di Ostia.
Lunedì 14 arrivano a Roma i familiari di Satnam Singh, il bracciante sikh di
Latina mutilato sul lavoro e lasciato morire dissanguato dal suo padrone. Una
consigliera Pd di Garbatella dichiara il passaggio a Fratelli d’Italia. Il
Tribunale di Roma sospende quattro poliziotti implicati nel traffico di droga di
San Lorenzo: anche loro erano strumenti della gentrificazione del quartiere, che
estrae valore dal territorio rendendo impossibile la vita a chi lo abita. Muore
un operaio kurdo investito da un’auto a Centocelle: è la settantottesima vittima
delle strade a Roma dall’inizio dell’anno. Il 15 il Comune stanzia due milioni
per riaprire la scuola Romolo Balzani, devastata dall’esplosione del deposito di
Gpl. Il 17 la polizia irrompe in casa di Chef Rubio e sequestra computer e Usb,
trattenendolo nel commissariato di Frascati fino a sera. Intanto, retata
razzista a piazza Vittorio: la Celere circonda un gruppo di migranti africani,
chiede documenti a tutti, li carica sul furgone e se li porta via. Il sindaco di
Roma è agli Stati generali della bellezza, nell’incantevole location di Cava de’
Tirreni, impegnato a dichiarare che “le periferie di Roma fanno schifo”.
Venerdì 18 il Tar respinge il ricorso contro l’abbattimento del bosco di
Pietralata per la costruzione dello stadio privato dell’imprenditore Friedkin,
mentre un picchetto antisfratto evita l’espulsione di un’anziana da un palazzo
di proprietà dell’Inps occupato da decenni. La guardia di finanza mette i
sigilli allo stabilimento balneare per vip V-Lounge di Ostia, che disponeva di
ottocento lettini. Il 19 un gruppo di attivisti di Ostia manifesta sulla
spiaggia, rivendicando il “mare libero” dalla privatizzazione rappresentata
dalle concessioni balneari. A Ostia tutta la parte centrale della spiaggia è
privatizzata, e le spiagge libere sono solo a molti chilometri dal centro,
difficili da raggiungere e mal collegate con i mezzi pubblici. Il 20 un passante
trova il cadavere di una donna al Mandrione, vicino ai binari del treno: era
scomparsa cinque giorni prima dalla zona di Ponte Mammolo.
Il 21 un gruppo di lavoratrici dello spettacolo occupa simbolicamente il Circolo
degli Artisti, chiuso dal commissario Tronca nel 2015 e mai più riaperto. Chiude
per una settimana la linea C della metropolitana, per i test delle nuove
stazioni di Colosseo e Porta Metronia. Il 22 alla Camera dei deputati si
inaugura un congresso sul Nuovo ruolo geopolitico di Israele: Maccabi World
Forum, Istituto Milton Friedman, Unione delle Associazioni Italia-Israele
(UAII), Israel’s Defend & Security Forum (ISDF) e Alleanza per Israele premiano
Matteo Salvini davanti a militari e deputati italiani, soprattutto della Lega,
con importanti rappresentanti dello stato genocida. Presidio intanto in piazza
Capranica contro l’assedio della fame a Gaza.
Il 23 il Comune annuncia l’acquisto del palazzo occupato in via Bibulo, a
Cinecittà-Don Bosco, che era stato già requisito anni fa dall’allora presidente
del municipio Sandro Medici: i proprietari erano un monsignore, un camorrista e
una contessa che lo tenevano vuoto. Il 24 un uomo incendia due macchine della
polizia davanti al commissariato di via Farini; un altro spara contro il
buttafuori di una discoteca all’Eur, ferendolo alla testa; un incendio distrugge
il chioschetto di piazza Vittorio. Intanto il Comune approva la qualifica di
“interesse pubblico” per uno studentato privato da seicento euro al mese su
terreni pubblici dei mercati generali di Ostiense: la corporazione immobiliare
Hines lo avrà in concessione per sessant’anni senza neanche un limite ai canoni
d’affitto. La “città dei giovani” immaginata da Veltroni è un regalo ai privati
ancora più grande dei vecchi piani di zona. Il 25 presidio solidale davanti al
Cpr di Ponte Galeria, dove continuano a essere rinchiuse persone che non hanno
commesso alcun crimine: l’anno scorso un ragazzo di vent’anni rinchiuso lì
dentro si era suicidato.
Il 28 luglio inizia il temuto giubileo dei giovani, il grande evento estivo per
il quale si attendono decine di migliaia di giovani pellegrini da tutto il
mondo: all’evento analogo del Duemila, oltre due milioni di ragazzi e ragazze
cattoliche avevano inondato la zona di Tor Vergata che il Comune aveva costruito
con novantuno miliardi di vecchie lire. L’area è la stessa oggi. Nella stessa
giornata spari a Cinecittà, e anche ad Acilia, dove una ragazza egiziana viene
colpita per errore ad una gamba. Il 29 otto attiviste e attivisti del movimento
per il diritto all’abitare subiscono perquisizioni domiciliari e il sequestro
dei dispositivi elettronici da parte di carabinieri e digos: ennesima operazione
di criminalizzazione legittimata con un’inchiesta sui “contributi da 3/5 euro”
(cit.) per le spese di manutenzione delle occupazioni abitative in cui vivono.
Il 30 un incendio distrugge uno stabilimento balneare a Maccarese. Il 31 inizia
la demolizione dell’ex Fiera di Roma: il progetto prevede di trasformarla in una
Città della gioia: né più né meno che trentacinquemila metri quadri di nuove
palazzine di proprietà del Fondo Orchidea di Banca Finint, e intorno la zona
verde obbligatoria per gli standard urbanistici. (stefano portelli)
(disegno di ottoeffe)
Voglio mori’ co tutto l’oro addosso, come i faraoni (vittorio cataldi detto
“accattone”, in accattone di pier paolo pasolini)
(credits in nota1)
Sul termine “accattone”, la maggior parte dei dizionari si esprime in maniera
chiara:  è tale chi va elemosinando, spesso senza effettivo bisogno, più per
vizio che per necessità.
Si parla, negli atti, di “eversive degenerazioni in cui opera la Commissione per
il paesaggio” con una “strumentalizzazione che ne fa la parte politica,
principalmente l’assessore Tancredi, in sintonia con il sindaco Sala e il
direttore generale Malangone (servendosi del faccendiere Marinoni), per portare
avanti relazioni private con gruppi della finanza immobiliare attivi a Milano e
la soddisfazione dei loro interessi”. Questo “nella cornice di un’azione
amministrativa viziata da una corruzione circolare, edulcorata all’esterno”. […]
Il sistema “deviato” si sarebbe basato su “varianti” ai piani regolatori,
camuffate, secondo i pm, con l’interesse pubblico con richiami “all’edilizia
residenziale sociale”, per aumentare volumetrie e altezze a vantaggio delle
imprese. […] Tancredi sarebbe stato la “copertura” politica di Marinoni, nel
“patto corruttivo”, per realizzare questo “Piano di governo del territorio (Pgt)
ombra”. E quest’ultimo avrebbe incassato, coinvolgendo nel meccanismo società
immobiliari e studi, “alte parcelle” dalla J+S di Pella. Scandurra sarebbe
arrivato a prendere anche fino a 2,5 milioni di euro. (urbanistica di milano
sotto accusa: indagato anche sala, chiesti sei arresti, ansa.it)
Un po’ più a sud della capitale morale, intanto, Matteo Ricci, europarlamentare
del Partito democratico ed ex sindaco di Pesaro, sembra prossimo a ritirare la
sua candidatura alla presidenza della regione Marche. È indagato per corruzione
per atti contrari a doveri d’ufficio. Secondo gli inquirenti avrebbe affidato
indebitamente opere di manutenzione dal 2019 al 2024 per finanziare “interventi
spot”. Tra questi l’installazione di un casco gigante di Valentino Rossi in
piazza D’Annunzio, murales in onore delle vittime del Covid, o un altro dedicato
a Liliana Segre, contabilizzato alla voce “manutenzione idrica”.
Debiti al comune di Avellino, commissario chiede il cinque per mille ai
cittadini: “Altrimenti servizi a rischio”. (repubblica.it, 23 luglio)
Mazzetta da seimila euro, arrestato il sindaco di Sorrento. Massimo Coppola è
stato sorpreso mentre intascava una sospetta tangente da seimila euro durante
una cena con un imprenditore. (tg3, 21 maggio)
Un imprenditore della provincia di Belluno è finito al centro di un’indagine […]
per presunta malversazione ai danni dello Stato. […] L’inchiesta è partita da
un’analisi sulle erogazioni pubbliche destinate a sostenere l’innovazione nel
settore delle energie rinnovabili. I militari […] hanno ricostruito il percorso
di un finanziamento da un milione di euro, concesso da Banca Progetto S.p.A. e
garantito da Mediocredito Centrale – Banca del Mezzogiorno S.p.A., individuando
un’anomalia significativa: circa 250 mila euro sarebbero stati distratti e
utilizzati per fini personali, del tutto estranei agli obiettivi del progetto.
Il finanziamento era stato concesso per realizzare un impianto di
pirogassificazione – un sistema innovativo per produrre energia rinnovabile a
partire da scarti agricoli e forestali. (lapiazzaweb.it, 16 luglio)
Antonio Mancini è un noto personaggio della malavita romana. Ex membro della
Banda della Magliana, poi collaboratore di giustizia dopo vent’anni di carcere,
oggi è accompagnatore per persone con disabilità a Jesi. Accattone (era questo
il suo soprannome) ha ricominciato da qualche tempo a parlare – l’ha fatto di
recente in una puntata dell’insopportabile podcast condotto da Fedez e Mister
Marra – dei suoi trascorsi criminali e, ovviamente, della scomparsa di Emanuela
Orlandi. Ben pratico dello sport preferito da decine di altri accattoni, ovvero
quello di millantare la conoscenza di elementi sensazionali sulla sparizione
della Orlandi, alla fine Mancini non dice niente di concreto, né tantomeno,
naturalmente, fa nulla per agevolare l’avanzamento sulla ricerca della verità;
gli riesce benissimo invece riaprire ferite mai sanate a una famiglia distrutta
da un intrigo più grande di lei, che ha coinvolto Stato, Vaticano, servizi
segreti e chissà chi altri (approfondimento buono per neofiti della materia
è Vatican Girl, documentario del 2022 che pure non sfugge a tentazioni
voyer-complottistiche, ma ha almeno il merito di fare una onesta ricognizione di
tutto quanto successo in questi anni).
Dei tanti “misteri italiani” (svariate seconde serate della mia adolescenza sono
state segnate dalla voce di Carlo Lucarelli) era grande appassionato un tizio
che avevo conosciuto all’università nei miei primi anni all’Orientale, e che ho
poi perso di vista da quando è andato a lavorare in una fabbrica, mi pare, in
Veneto. Aveva una bizzarra teoria, vagamente latouchiana, sull’accumulazione dei
beni, che francamente ho dimenticato. Ricordo bene invece che disprezzava gli
scrocconi e propagandava la retorica secondo cui se non vuoi pagare due euro per
andare a sentire un concerto in un centro sociale, ma ne hai in tasca dieci di
fumo e cinque di sigarette, “puoi anche andartene a bere una Best Bräu da
sessantasei a piazza San Domenico”.
È il caso del minor riconoscimento assegnato dagli intervistati al danaro.
Innanzitutto, il danaro è considerato “molto importante” dal 33,3 per cento
degli operai e dal 17 per cento degli impiegati. Questi ultimi salgono al 61,4
(48,6 per cento gli operai) nella considerazione di un’importanza “media”,
mentre rispettivamente il 16,4 per cento di operai e il 21,6 per cento di
impiegati attribuisce “poca importanza” al danaro. […] Per gli operai la
disponibilità è minore rispetto agli impiegati e quindi maggiormente ne
sottolineano la rilevanza. Si consideri a riguardo che l’88,3 per cento del
campione non supera la retribuzione mensile di un milione e mezzo e che la
maggioranza (70 per cento circa) degli intervistati è costituita da operai. […]
Resta comunque il fatto che la bassa posizionalità assunta dal danaro nella
gerarchia dei valori espressi dal campione spinge ad affermare che il valore del
danaro è più associato alla sua funzione estrinseca (il valore d’uso) che al suo
carattere specificamente teleologico. (m. conte, g. di gennaro, d. pizzuti,
l’acciaio dei caschi gialli. lavoro, conflitto, modelli culturali: il caso
italsider di bagnoli)
a cura di riccardo rosa 
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¹ da: Sinite Parvulos, Nanni Loy; in: Signore e signori, buonanotte (1976)
Nota a margine: con questa puntata la rubrica va in ferie, ci rileggiamo a fine
agosto.
(disegno di ottoeffe)
Remember when you were young / Ricorda quando eri giovane
how the hero was never hung, / come l’eroe non finiva mai impiccato,
always got away. / sempre riusciva a scappare.
(john lennon, remember)
Se n’è andato all’alba di venerdì, a ottantotto anni, Goffredo Fofi, “il
Vecchio”, come lo chiamavano affettuosamente i miei amici più grandi, con alcuni
dei quali pure negli anni se ne era detto di tutti i colori. Lucido, corrosivo,
impietoso narratore e analista del mondo che ci circonda, è stato instancabile
agitatore culturale e riferimento per quei pochi scrittori, autori
cinematografici e teatrali, giornalisti e tutto il resto, che ancora possono più
o meno dirsi degni di appartenere a queste categorie.
Tutte le persone che valeva la pena conoscere, il Vecchio le conosceva e le
metteva in contatto, e molte tra queste (e anche non tra queste) in questi
giorni lo hanno celebrato sui giornali e sui social network. Parecchi ricordi si
concludevano con aneddoti autoreferenziali del tipo “apprezzò molto il mio
lavoro su…” o “avevamo spesso parlato di”. Io invece ricordo che nel 2020, dopo
una presentazione di Baby Gang a cui partecipò, e a sua domanda sui miei
progetti futuri, gli parlai con entusiasmo di un romanzo sulla città
postindustriale a cui stavo lavorando, romanzo che forse anche grazie a lui non
scriverò mai. Mi ascoltò con attenzione, mi diede un buffetto sul viso e
lapidario mi disse: «Sarà sicuramente una cacata…» (qualche anno dopo, durante
un pranzo con altre persone, all’improvviso mi guardò, e stupendomi perché si
ricordava di quella conversazione mi disse, provocatorio: «Allora, l’hai scritto
questo grande romanzo?»).
Ma il bambino nel cortile si è fermato,
si è stancato di seguire aquiloni.
Si è seduto tra i ricordi vicini, i rumori lontani,
guarda il muro e si guarda le mani.
(fabrizio de andrè, le storie di ieri)
In questi giorni si è molto parlato di alcuni studenti che, una volta raggiunto
il punteggio minimo per superare l’esame di maturità, si sono rifiutati di
sostenere il colloquio orale avendo già ufficialmente ottenuto la promozione
grazie alla somma tra i crediti formativi ottenuti durante i cinque anni e i
“punti” accumulati con le prove scritte. Gli studenti coinvolti hanno spiegato
che la scelta è stata presa per protestare “contro i meccanismi di valutazione
scolastici, l’eccessiva competitività, la mancanza di empatia del corpo docente”
(il virgolettato è di Maddalena Bianchi, diciannove anni, di Belluno).
Gli adulti ovviamente si sono rizelati e in molti (soprattutto docenti e
dirigenti scolastici) hanno iniziato ad attaccare pubblicamente questi studenti,
come se una scelta del genere non fosse coerente reazione al modello di
formazione che loro stessi hanno creato, fatto di punteggi, crediti formativi,
valutazioni aritmetiche per ogni scorreggia fatta dagli studenti e dalle
studentesse. Raggiungo il punteggio? Sono “dentro”, arrivederci e grazie.
Dio cane, dio cane, cominciava a fare quello, che era un torinese. Si chiamano
barott, sono quelli della cintura torinese, dei contadini sono. Sono tuttora dei
contadini, che c’hanno la terra e la moglie la lavora. Sono i pendolari, gente
durissima, ottusi, senza un po’ di fantasia, pericolosi. Mica fascisti, ottusi
proprio. PCI erano, pane e lavoro. […] Stavano qua a lavorare per anni, per tre
anni, per dieci anni. Che uno invecchia subito e muore presto. Per quei quattro
soldi che non ti bastano mai è solo un ottuso, un servo che può farlo. Restare
per anni in questa prigione di merda e fare un lavoro che annienta la vita.
Comunque questo qua ha il sospetto che voglio fargli il culo e allora abbandona
il posto e ferma la linea. Arrivano i capi. Quando si ferma una linea si accende
il rosso dove è stata fermata la linea e arrivano tutti i capi lí. Che succede?
C’è questo che non vuole lavorare. Ma stai dicendo un’infamia, perché io sto
lavorando, non ci riesco perché sto imparando. Mica sono intelligente come te,
tu ci stai da dieci anni qua dentro è chiaro che uno come te impara tutto
subito. […] Allora il capo mi dice: Senta a me sembra che lei vuole fare un po’
il lavativo. Invece deve mettersi in mente che alla Fiat si deve lavorare, non
si deve fare il lavativo. Se vuole fare il lavativo vada a via Roma lí dove ci
stanno gli amici suoi. Gli dico: Guardi io non lo so se a via Roma c’ho degli
amici. Comunque io vengo qua perché c’ho bisogno dei soldi. Sto lavorando, non
ho imparato ancora e quando imparo lavoro. Mi volete dare sei giorni di prova o
no? Ma come sei giorni di prova, dice il capo, lei già sta da un mese qua. Sí,
da un mese, ma stavo a quel posto là, non a questo qua. Adesso devo avere altri
sei giorni di prova e lui il fuorilinea per sei giorni deve stare qua con me. Se
no non faccio un cazzo. (nanni balestrini, vogliamo tutto)
Al ministro Valditara, che annuncia una riforma perché questa contestazione non
possa più ripetersi, verrebbe da dire che chi semina Invalsi raccoglie
boicottaggi, e che siamo noi a non meritarci ragazzi che pensano con la loro
testa e che si sottraggono al dogma della produttività in nome del minimo
risultato utile. Personalmente, delle mie scuole superiori ho un ricordo
pessimo: un edificio che assomigliava a un carcere, professori ignoranti come e
più degli studenti (salvando la buona pace di un paio tra loro), competitività
che fuoriusciva da ogni senga delle porte di legno scricchiolanti, incapacità
dell’istituzione di fornire risposte adeguate a una platea molto eterogenea.
Alla maturità presi 94/100 e se non mi venne in mente di non presentarmi
all’orale è solo perché per prepararlo mi impegnai veramente poco,
concentrandomi sul mio futuro.
Chillu criaturo all’erta a destra, ‘o taglio a spazzolina:
Vittorio Alfieri, terza C, foto ingiallita,
tute d’a Lotto tutt’e juorne, niente Tod’s e Paciotti,
Air Force 180 nera e blu cobalto,
‘o baffo bianco, ‘a scritta rossa ‘ncopp’o strappo
identica e precisa ‘a scena ‘e Get rich or die trying,
e io annanz’ ‘e vetrine ‘e Simon a Marano.
‘E 125 erano ‘a marce,
sunnavo al massimo ‘a Leovinci sott’o motorino
e ‘o gruppo Polini.
“Chill’e Mani Pulite erano cchiù politici”,
ma quanno maje nuje simm’ stati uniti…
‘E Stati Uniti e Porto Rico, è chello che vulesse ‘a Lega Nord:
scennere ‘cca ‘a stagione, e sparagna’ ‘na cosa ‘e sorde.
(patto mc ft. co’sang, da venti anni a mo’)
(a cura di riccardo rosa)