(disegno di ottoeffe)
Avevamo una gag, con El Trinche Carlovich, che prendeva un po’ in giro Nicolao
Dumitru, giocatore del Napoli nel 2010-11. In realtà la gag era
sull’incontentabilità del tifoso partenopeo che, spazientito per le prestazioni
del calciatore, se la prendeva con lui a ogni occasione, chiedendogli più
sfrontatezza quando lo vedeva timido e diligente in campo, e più umiltà non
appena il povero Dumitru tentava una giocata. Questo atteggiamento provocava
crisi di identità al ragazzo, fino a fargli chiedere all’allenatore di tenerlo
in panchina (vero è che a fine stagione Dumitru andò via da Napoli e non combinò
più nulla in carriera)
Quella gag diventò uno dei migliori pezzi tra i fake che di tanto in tanto ci
divertiamo a pubblicare, talmente riuscito che il procuratore o l’avvocato, ora
non ricordo, del calciatore, ci mandò una mail intimandoci di rimuoverlo (una
cosa simile successe anche con uno dei nostri bersagli preferiti, lo scrittore
Maurizio De Giovanni; per questo articolo Bassolino e i suoi si divertirono
invece parecchio). Più divertente ancora, fu che il pezzo su Dumitru – confuso
dai più per una vera intervista – cominciò a girare sui siti web dedicati al
Napoli, dando vita a un dibattito tra tifosi che riproponeva gli stessi
atteggiamenti su cui noi credevamo di scherzare.
(screenshot dal forum di partenopeo.net)
Nel 2023 il Napoli vinse lo scudetto con largo anticipo. Travolti dal fiume di
retorica che scorreva tra le pagine dei quotidiani, decidemmo di pubblicare un
intero giornale fake. Ancora una volta, i più distratti lo scambiarono per una
cosa reale.
In questi anni ho imparato a fare tutto: ho scritto libri e racconti, ho
mostrato il calcio e la politica, sono stato dalla parte dei deboli e ho girato
spot per gli Agnelli e film commissionati da Hollywood. Ma sono rimasto il
ragazzo con l’orecchino che non ci credeva che “solo ‘e strunz’ vanno a Roma”.
Sono andato e tornato, di nascosto, tanto che una notte di due anni fa un
barbone davanti al centro Paradiso, stupito nel vedermi piangere e baciare un
santino di Ciccio Romano, mi disse: “M’a vuo’ ra’ ‘na sigarett’?”. Va così,
quando mi perdo e la mente vaga. Torno nel mio film.
C’è Silvio Orlando che scrocca le partite sul pezzotto; c’è Bentivoglio che
interpreta De Laurentiis e sale sul motorino di un passante gridando: “Siete
delle merde!”; c’è Morgan Freeman in un flash forward metaforico su Osimhen da
vecchio, che spezza le sue catene e cammina sul prato del Paradiso circondato da
fenicotteri che no, non so che cazzo vogliono dire, ma comunque ce li devo
mettere. (paolo sorrentino, il mio film tricolore in: la gazzella dello sport)
In napoletano c’è una parola che, come l’inglese fake, vuol dire molto di più di
“falso”. “Pezzotto” è la app pirata che ti permette di vedere le partite pagando
un quarto del costo di Sky e Dazn (già negli anni Novanta esistevano le “schede
pezzottate” di Stream e Tele+); “pezzottati” erano i vestiti di marca simili
all’originale ma cuciti chissà dove e smerciati nei mercati di strada (oggi il
termine è passato di moda a favore di “paralleli”); “pezzotta” è una ragazza
bassina e dal carattere forte, “pezzotto” era il cd masterizzato con l’ultimo
album di Tizio o Caio o il gioco appena uscito per la Play Station, ma anche
la zeppa che si infila sotto a un tavolo o un mobile traballante, o una persona
che cerca di imitare altri senza successo.
Compa’ si bell’ comme ‘a sta palla e leccame ‘a caramella che tengo acopp’.
‘O vero mast’ ‘e festa,
‘o peggio guastafeste p’e pezzott’,
vengo aropp’ l’otto pecchè song’ ‘o guaje ‘e notte. […]
Chesta è ‘a ricett si sì ‘nu favez’ MC,
siente e statte: uno, doje, tre e quatte!
Chiste so’ ‘e nummere e accussì va ‘o fatto,
‘ngopp’ ‘o beat spaccamm’ ‘o pezzotto: cinche, sei, sette e otto!
(la famiglia; uno, due, tre e quatto)
Donald Trump ha respinto in settimana la richiesta di un giudice di fornire
informazioni sulla sorte di un migrante erroneamente deportato in El Salvador.
Kilmar Abrego Garcia è stato arrestato il 12 marzo da agenti della polizia
dell’immigrazione e deportato con altre duecentocinquanta persone circa,
ritenute appartenenti a gang che il governo ha equiparato a organizzazioni
terroristiche, utilizzando una legge che gli consente di farlo in caso di guerre
o invasioni. La cosa più inquietante (oltre al fatto che questa storia non è
troppo diversa da quanto accade in Italia) è che in America sta succedendo un
casino per questo poveraccio che non ha nulla a che vedere con la criminalità,
ma nessuno mette realmente in discussione quella che è una vera deportazione
in violazione totale dei diritti umani, basata peraltro su una serie infinta di
fake news. Tanti americani – ma in realtà è un’impostazione, questa, condivisa
da opinioni pubbliche e governi di ogni paese, quando si parla di mafiosi,
camorristi, stupratori – pensano semplicemente che essendo questi uomini
terroristi, sia lecito somministrargli qualsiasi tortura usando qualsiasi
metodo.
.
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri
e i ministri dell’interno e di grazia e giustizia, per sapere […]: 1) se il
Governo sia a conoscenza del fatto che, nel corso dell’interrogatorio del 2
febbraio 1982 di fronte al sostituto procuratore della Repubblica di Verona, il
terrorista Cesare Di Lenardo, arrestato nella base di via Pindemonte a Padova
(dove le Brigate rosse tenevano sequestrato il generale della Nato, James Lee
Dozier), avrebbe dichiarato di essere stato sottoposto a tortura: bruciatura su
una mano, tagliuzzamenti ai polpacci delle gambe, scosse elettriche ai
testicoli, rottura di un timpano, finta fucilazione in aperta campagna,
percosse, denudamento, forzato ingerimento di acqua e sale, eccetera; […] 3) se
il Governo sia a conoscenza del fatto che, sui fatti denunciati, la procura
della Repubblica di Padova […] ha aperto una inchiesta giudiziaria […] 4) se il
Governo non ritenga che quanto sopra esposto […] contrasti totalmente con le sue
smentite, tanto più essendo stati smentiti fatti di tale natura anche
specificatamente e nominativamente in relazione al caso del terrorista Di
Lenardo; 5) se il Governo non ritenga doveroso rettificare, di fronte alla
Camera, le affermazioni non vere fatte nel corso della seduta del 15
febbraio. (boato, bonino, pinto, mellini; interrogazione alla camera dei
deputati del 22 marzo 1982)
(immagine da: les complotistes)
Un’amica mi ha regalato qualche settimana fa un fumetto francese dal titolo Les
Complotistes, facendo riferimento alla mia tendenza a vedere ovunque inganni,
insidie, falsi amici e profeti (va detto che il novanta per cento delle volte il
tempo mi dà ragione). Mi ero quasi offeso nel leggerlo, sentendomi accostato a
terrapiattisti e company, poi per fortuna il libricino, e la mia amica, si sono
salvati all’ultima tavola, quando gli autori ci fanno capire che il problema in
fondo non sono le scie chimiche e i cerchi nel grano, ma il capitalismo.
(a cura di riccardo rosa)
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(disegno di ottoeffe)
Maje lassat’ ‘a questura
fotografie e impronte,
pecché capette forse
ca ‘eva brucia’ ‘a bandiera ‘e l’obbedienza a l’uniforme.
(co’sang, fuje tanno)
Ho un’amica a cui tengo molto, vive all’estero da tanto tempo – non so se queste
cose siano in relazione tra loro, ma non credo. Credo invece che andiamo
d’accordo perché ha un carattere spigoloso simile al mio, e più di me dice
sempre quello che pensa, a costo di risultare antipatica. Conosce bene Praga,
città in cui vive da anni (forse per questo non la sopporta più) e la
letteratura del paese che l’ha “adottata”.
Qualche tempo fa mi ha parlato di Jaroslav Hašek, irriverente e anticonformista
scrittore ceco, morto solo e in miseria quarantenne, noto soprattutto per il suo
romanzo Le fatidiche (o fatali) avventure del buon soldato Švejk durante la
guerra mondiale, parodistico testo antimilitarista tradotto in centoventi
lingue. Il soldato Švejk è un uomo semplice, gioviale, modesto, amante del bere,
e che cerca sempre di accontentare il prossimo. Vive senza drammi tutte le
assurdità che la vita e il potere gli riservano, dal manicomio alla galera,
dall’esercito alla guerra, agendo assai più razionalmente del mondo pazzo con
cui deve confrontarsi e che non perde occasione per accusarlo di sabotaggio e
diserzione.
M. mi raccontava che a dispetto della chiarezza del messaggio di Hašek, il
soldato Švejk viene oggi ritratto in patria come un ingenuo fessacchiotto (un
pepe, si dice nel suo dialetto). Il gruppo del calcetto del lunedì di cui faccio
parte ha pensato invece di stamparsi sulle maglie un disegno che lo ritrae. La
squadra si chiamerà, anche in suo onore, “I disertori”.
–.Voi avete tradito sua maestà l’imperatore!
–.Gesummaria e quando?
–.Smettetela con queste stupidaggini.
–.Faccio rispettosamente notare che tradire sua maestà l’imperatore non è per
niente una stupidaggine…
–.Non volete confessare? Avete volontariamente indossato un’uniforme russa?
–.Volontariamente.
–.Senza alcuna pressione?
–.Senza alcuna pressione.
–.Sapete che siete perduto?
–.Lo so, al 91º reggimento mi staranno senz’altro cercando…
(da un dialogo tra il soldato švejk e il maggiore che presiede il tribunale
militare)
Al contrario di quanto comunemente noto, la diserzione non è un atto solo
confinato all’ambito militare. Disertare è, da dizionario, anche “abbandonare” o
“non recarsi in un luogo” in cui si è attesi o dove si sarebbe forzati a essere.
Per estensione figurativa, è anche “esimersi dal compimento di un obbligo”.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/04/high-2.mp4
(credits in nota1)
Qualche anno fa gli ultras del Napoli protestarono per l’emanazione da parte
della società di un regolamento d’uso dello stadio (all’epoca ancora San Paolo)
che sembrava fatto apposta per rompergli le scatole. No fumogeni, no bandiere,
no megafoni per lanciare i cori. Non si poteva vedere la partita in piedi e si
era obbligati a rispettare il posto numerico scritto sul biglietto. Per chi è
abituato a seguire la partita in maniera attiva e non da semplice spettatore, i
gradoni rischiavano di diventare così una specie di servizio militare.
Fortunatamente, col tempo si è arrivati a più miti consigli e, forse
informalmente – personalmente non so che fine abbia fatto quell’astruso
regolamento – almeno in curva si lascia l’agibilità meritata a chi vive la
partita come un precetto (la parola “diserzione”, riferita allo stadio, dice
molto di questo rapporto di vincolo reciproco).
(foto di archivio)
Nelle ultime settimane si è molto parlato del disco di La Niña, cantante
napoletana figlia d’arte, laureata in filosofia e con un master in comunicazione
musicale preso a Milano. Dopo aver vissuto a Londra e aver scritto testi in
inglese La Niña è tornata a Napoli e ha iniziato a cantare in napoletano. È
stata scritturata dalla Sony e da lì la sua produzione si è gradualmente fissata
su un folk-elettronico che mi sembra di aver già sentito molte volte e che trovo
francamente troppo ammiccante. Furesta, l’album del momento, mi è parso
abbastanza scontato e ripetitivo. Rolling Stone (giornale bollito da tempo) ha
definito invece La Niña “la nuova Teresa De Sio”.
Teresa stanca di guerra
senza scarpe se ne va,
su questa terra che è bella
muove i piedi in libertà.
E ha un cappello dalle falde larghe larghe,
che se piange non si sente,
ma se ride tu la puoi sentire mentre ride,
e cantando se ne va.
Teresa stanca di guerra.
(teresa de sio, teresa stanca di guerra)
(a cura di riccardo rosa)
__________________________
¹ Totò e Peppino De Filippo in: La banda degli onesti, di Russel Mulcahy (1956)
(disegno di peppe cerillo)
Il mese di marzo si apre con un sabato di proteste: la mattina del primo i
movimenti per la casa manifestano davanti al dipartimento municipale per la
programmazione e l’attuazione urbanistica a Garbatella, contro l’inceneritore di
Santa Palomba, e il pomeriggio diverse migliaia sfilano al Quarticciolo contro
il “modello Caivano” di militarizzazione del quartiere. A Fiumicino, di notte e
di nascosto, lunedì 3 la Royal Caribbean fa costruire un muro di cemento di
cinquecento metri per recintare la spiaggia dei Bilancioni, dove è previsto il
porto privato. Il 4 mattina un picchetto fa rinviare di un mese lo sfratto per
una donna vittima di violenza, con tre figlie, terrorizzata sia dalla
possibilità di rimanere per strada, sia dalla scarcerazione del marito. La
Sapienza annuncia l’annullamento della presentazione del libro di Yahya Sinwar,
capo politico di Hamas ucciso da un drone il 16 ottobre scorso. Giovedì 6 in
centro c’è un presidio di solidarietà davanti al liceo Virgilio, in protesta
contro i quattordici consigli di disciplina contro gli studenti accusati di aver
occupato la scuola; nel frattempo, un gruppo di studenti del Rossellini che
protesta contro una conferenza sulle foibe viene malmenato dalla Celere, anche
dentro scuola.
Il 7 viene arrestato un uomo di Vetralla che a ottobre aveva aggredito con un
bastone il ministro Rapisarda, nell’androne del suo palazzo a piazza di Spagna.
L’8 grande manifestazione transfemminista da piazza Vittorio a Circo Massimo;
partecipa quasi mezzo milione di persone. La guardia di finanza di Fiumicino
sequestra una rimessa abusiva sul Tevere, dove erano ancorate cinquantaquattro
barche e stoccati rifiuti. Il 9 notte qualcuno forza la porta del centro sociale
Auro e Marco, attivo da trentatré anni a Spinaceto. Nel pomeriggio, giornata di
protesta al Bilancione di Fiumicino, contro la cantierizzazione della spiaggia
appena iniziata da Royal Caribbean. Il 10 in Vaticano si celebra il “Giubileo
del volontariato”; in risposta, il Tar del Lazio conferma, l’11, il foglio di
via per una attivista di Extinction Rebellion, colpevole di aver partecipato a
una manifestazione pacifica per il clima: la ragazza lavora a Roma, e rischia di
perdere il lavoro. In un liceo di Tarquinia le pressioni di Gioventù Nazionale
fanno annullare la presentazione di un romanzo sul neofascismo di Davide Coppo.
Il 12 Salvatore Buzzi (tra i protagonisti di “Mafia capitale”) torna in carcere
per altri quattro anni; intanto, Zevi, Veloccia e Gualtieri sono a Cannes a
promuovere Roma agli investitori riuniti per il congresso immobiliare MIPIM,
suscitando “grande entusiasmo”.
Il 13 crolla un pezzo di palazzo Ater al Quarticciolo: i residenti da anni
avvisano l’ente regionale per le case, troppo impegnato evidentemente a fare
sgomberi e sfratti. Intanto, l’ex prefetto Gabrielli, anche ex capo del Sisde,
spiega finalmente che il commissariamento del municipio di Ostia che ha
approvato dieci anni fa è stata “una mezza supercazzola”, cioè una scelta
azzardata e controproducente presa solo per evitare il commissariamento di Roma.
Gli abitanti di Ostia lo sanno, e anche noi lo avevamo spiegato nel 2018.
Intanto un ricercatore di Roma Tre subisce intimidazioni sul social network X
per il contenuto dei suoi corsi, che alcuni definiscono “putiniani”. Nel
pomeriggio il Tar del Lazio accoglie il ricorso dei balneari contro il bando del
Comune per rivedere le concessioni delle spiagge di Ostia, che rimangono
affidate ai vecchi concessionari. La notte del 14 gli attivisti “Robin Hood”
rimuovono i dispositivi anti-bivacco che impediscono di dormire sulle panchine
di stazione Termini, inserite con fondi del Giubileo. Rivendicano l’azione in un
video in cui invocano “il Giubileo dei poveri”. Il 15 arriva la Manifestazione
per l’Europa di Repubblica, Pd e Fratelli d’Italia a piazza del Popolo, in
supporto al piano di militarizzazione e tagli al welfare dell’Unione Europea. Il
Comune finanzia l’evento con duecento settantamila euro di soldi pubblici. In
piazza ci sono sì e no trentamila persone, meno gente che al presidio per la
Palestina di ottobre, proibito dalla questura (inoltre, sono terribilmente più
anziani). In migliaia partecipano intanto alla contromanifestazione di piazza
Barberini contro il riarmo e la guerra. Il 16 presidio davanti al Cpr di Ponte
Galeria, partecipa anche il Network against Migrant Detention, che il sabato
prima aveva promosso un’assemblea generale. Il 17 muore un anziano scivolando
sulla sabbia della nuova pista ciclabile di Ostia. Il 18 il “prete antimafia”
don Coluccia inscena la solita sfilata contro il degrado a Spinaceto, dove Ater
ha lasciato scadere i fondi per il recupero, e dove trenta milioni sono stati
usati per una “città del rugby” mai usata. “L’ennesima messa in scena per
buttarla in caciara e coprire le responsabilità dei politici di ogni
schieramento”, scrivono gli attivisti del centro sociale Auro e Marco, che era
stato attaccato la settimana prima (vedi sopra).
Il 20 mattina un grande contingente di polizia accompagna lo sgombero di
accampamenti abitativi in via Cilicia. Alcuni abitanti vengono fermati. Lo
stesso giorno, la destra contesta il sindaco per aver pagato palco e service
della manifestazione del Pd per il riarmo, che il sindaco definisce “quanto di
più patriottico si possa immaginare”. Nel pomeriggio, un piccolo corteo per la
Palestina di un migliaio di persone va dal Pantheon al Parlamento. Il 21
sciopero dei mezzi; il 23 crolla un palazzo alla Gianicolense, forse per una
fuga di gas: in un b&b del palazzo c’era un turista scozzese, che ha il 70% del
corpo ustionato. Sempre a Monteverde c’è una lunga manifestazione antifascista e
antisionista; intanto, a Fiumicino, una grande biciclettata arriva al Bilancione
occupato, ormai minacciato di demolizione dal porto della Royal Caribbean. Il 24
è l’anniversario delle Fosse Ardeatine: proprio in questi giorni l’esercito
israeliano ha compiuto un massacro ancora più grande della strage nazista. Lo
stesso giorno muore un uomo a Pomezia, scivolando con lo scooter su una pista
ciclabile, e una donna, dopo un intervento di liposuzione all’ospedale Grassi di
Ostia. Sempre a Ostia due stabilimenti balneari vanno a fuoco, e il 26 altri
quattro ancora, proprio nel giorno in cui il Consiglio di Stato delibera sulla
riattivazione del bando. Il 28 arrestano un presunto responsabile degli incendi,
che avrebbe agito “per noia”. Intanto, “per gelosia”, a Primavalle un uomo tenta
di accoltellare la compagna, che per fortuna si rifugia da una vicina.
Manifestazione per la Palestina e per i prigionieri politici palestinesi Anan,
Ali e Mansour ad Albano, nonostante pioggia e freddo. Il 29 di nuovo
manifestazione per la Palestina da piazza Vittorio ai Fori Imperiali.
Partecipano circa duemila persone. Il mese finisce con un maxi incendio nella
notte tra il 30 e il 31 in un concessionario Tesla di Torre Angela: bruciano
diciassette macchine. La polizia “non esclude nessuna pista”. (stefano portelli)
(disegno di ottoeffe)
[…] quando a tanta scossa il povero regno italico faceva da ogni parte le
crepe. (giosué carducci, prose)
Ashikaga Yoshimasa fu nominato shōgun (una via di mezzo tra un comandante
dell’esercito e un dittatore militare) nel 1449. Contribuì allo sviluppo
culturale del Giappone: in particolare durante il suo governo nacquero la
cerimonia del tè, l’Ikebana, il teatro Nō e la pittura con inchiostro cinese.
Promosse infine l’armonizzazione tra la cultura della corte imperiale (Kuge) e
quella dei samurai (Bushi).
Un giorno Yoshimasa fece inviare in Cina una sua preziosa ciotola di tè per
ripararla. Quando gli fu rispedita indietro a corte, però, si imbestialì perché
le crepe erano ancora ben visibili. Per placarlo, gli artigiani giapponesi
usarono un escamotage: utilizzarono, per riempire prima e ricoprire poi le
crepe, la foglia oro, dando all’oggetto un’immagine nuova, risplendente grazie
alla lucentezza del metallo. Quella tecnica divenne celebre in Giappone con il
nome di Kintsugi (金継ぎ), letteralmente “riparare con l’oro”, grazie alla sua
doppia valenza: da un lato permette agli oggetti rovinati di riacquistare
splendore, dall’altro mostra con orgoglio le cicatrici, saldando sì le crepe ma
valorizzandole, rendendole l’elemento più prezioso di un oggetto.
L’assemblea sottolinea lo stretto legame esistente tra la situazione
bradisismica e gli sviluppi futuri sull’area ex Italsider, in particolare
rifiutando ogni possibile azione speculativa e che aumenti le cubature edilizie,
la cementificazione e il congestionamento dell’area. […] L’assemblea ha
approvato all’unanimità le seguenti rivendicazioni:
– Controllo e censimento a tappeto per la stabilità di edifici pubblici e
privati a carico dello stato
– Pubblicazione della documentazione relativa alla verifica sismica
– Soluzioni alternative, sostenibili e dignitose, sul territorio, per gli
sfollati da edifici a rischio
– Blocco dei mutui, senza maturazione degli interessi, e degli affitti per
tutti gli sfollati
– Blocco e annullamento della cementificazione ulteriore dei Campi
Flegrei, fermando subito tutti i nuovi progetti di edilizia privata
(dal verbale della quarta assemblea della decima municipalità occupata –
continua a leggere qui)
Vurria addeventa’ ricco e chino e sorde
Pe’ chello ca me credo ca è ‘a ricchezza:
è ‘o sanghe e ll’ate, nu braccio ca se spezza.
Vurria penza’ a sta buono ogni matina
Pensanno ca so’ stato fortunato,
Ca si guadagno è n’copp ‘o sanghe ‘e ll’ate.
(24 grana, ‘e kose ka spakkano)
.
A dispetto degli annunci fatti dal ministro già dalla fine del 2023, la gestione
della fuga dalle abitazioni in occasione delle scosse più forti è solo sulle
spalle dei trentamila cittadini della zona. Le simulazioni di questi mesi sono
state poche e mal organizzate, mentre soltanto di recente prefettura e
Protezione civile hanno elaborato protocolli per persone con disabilità e piani
specifici per la gestione degli sciami sismici in orario scolastico (d’altronde
solo dal 5 marzo è online la piattaforma per chiedere un sopralluogo agli
edifici privati). […] La poca disponibilità del sindaco Manfredi e
dell’assessore Cosenza a indire incontri informativi sul territorio è stata
messa in evidenza dai cittadini che hanno partecipato al consiglio comunale di
lunedì. In tutta risposta questi hanno ricevuto rassicurazioni per un una
giornata di confronto alla municipalità… il 28 aprile! Per aprire alla
popolazione le porte della ex base Nato, invece, […] è stata necessaria una
piccola sommossa: fino a mercoledì, infatti, le centinaia di cittadini che con
gli eventi sismici più importanti lasciavano la propria casa, venivano
dimenticate per ore sul viale della Liberazione, dove si riunivano pur senza
acqua e possibilità di andare in bagno, e avendo come unico referente una o due
pattuglie della polizia municipale. (riccardo rosa, la gestione della fuga sulle
spalle dei residenti)
La parola “crepare” viene dal latino col significato di “scricchiolare”, ma
anche di “scoppiare”. La frattura separa in modo netto due parti, che potranno
essere riunite solo grazie a un intervento antropico, o rimarranno separate.
Se la lingua è mondo, è
specchio, trovatici con la pupilla
spalancata, pescaci da quel nero
quell’inchiostro che dica la parola
verticale. Alla sua ombra crescono
domande, si fa spazio
al respiro del pensare.
(elisa biagini, da una crepa)
Il consiglio è stata la solita fiera delle belle parole senza fatti concreti.
Tutte le istituzioni hanno espresso la necessità di “continuare a sensibilizzare
la popolazione” partendo dalle scuole e dagli infopoint sul territorio (pochi e
malgestiti), cercando nell’ordine degli psicologi una sponda per il supporto
psicologico. In realtà appare, questo, uno dei punti più critici della gestione
del fenomeno in questi due anni, e l’elemento che ha creato la vera frattura tra
le istituzioni e le persone, lasciate sole sia nei momenti di rallentamento
delle scosse che in quelli in cui la cosiddetta emergenza (si può definire tale
un fenomeno naturale che si ripresenta cronicamente e per periodi tutt’altro che
brevi?) si fa più pressante, a cominciare dalle notti in cui centinaia di
cittadini si radunano sul vialone dell’ex base Nato di Bagnoli e, a stento,
vengono mandati a supportarli una o due pattuglie di vigili urbani. Altro tema
centrale è il sostegno economico per la messa in sicurezza degli
edifici. (francesco nunziante, bradisismossessivo. un mese di “emergenza” tra
scosse, occupazioni e istituzioni latitanti)
C’è una parola molto in voga nel gergo calcistico internazionale, craque. Una
parola che in molti, anche tra gli addetti ai lavori, usano senza capirla,
riconducendola a crack. Un calciatore è un crack perché “spacca le partite”,
semplicemente entra e le cambia, oppure perché all’improvviso decide di entrare
in azione e fa un po’ ciò che vuole; ancora, secondo altri, perché la sua
esplosione segna una frattura, una crepa, tra ciò che c’era prima e dopo di lui.
Come un Cristo, o un Buddha.
Baggio è, davanti a Vialli, il cannoniere di questa piccola Coppa, con nove reti
in otto partite. […] Se le cifre si estendono a tutta l’estate, ecco che per
Baggio diventa un trionfo. Ha fatto gol amichevoli al Casteldelpiano, al
Poggibonsi, alla Lucchese (prima delle quattro doppiette finora realizzate,), al
Torino. E poi quasi sempre in Coppa Italia: all’Avellino, alla Virescit,
all’Ancona, all’Udinese, infine all’Inter. Siamo di fronte al nuovo crack del
calcio italiano. (due campioni da scoprire, 30 settembre 1988)
In realtà la parola viene dal calcio sudamericano, ed è semplicemente la
traduzione di “asso”. Esiste anche un premio, nel campionato brasiliano, “El
Craque do brasileirao”, lo scorso anno vinto da Luiz Henrique André Rosa da
Silva, più noto come Luiz Henrique. L’attaccante di Petropolis, comune dell’area
metropolitana di Rio, ha ventiquattro anni ma ha già girato mezzo mondo. Tra i
diciotto e i ventuno anni ha giocato nel Fluminense, poi al Betis di Siviglia,
poi è tornato in Brasile (Botafogo, con il quale è stato nominato miglior
giocatore della finale di Coppa Libertadores, vinta per 3-1 contro l’Atletico
Mineiro) e un mesetto fa è tornato in Europa, acquistato dallo Zenit di San
Pietroburgo, per trentacinque milioni di euro. Henrique, dopo aver segnato,
esulta di solito con la mossa di T’Challa, personaggio Marvel e re del Wakanda,
e protettore del paese nei panni dell’eroe Black Panther.
La sconfitta complessiva del movimento nato negli anni Sessanta, è stata
particolarmente dura per la componente afroamericana. […] La massiccia
introduzione di droga – soprattutto il devastante crack – nella comunità nera,
nell’indifferenza, se non compiacenza, delle autorità, ha trasformato i ghetti
in “terre di nessuno” dove l’attività criminale e l’appartenenza a una gang
rimane l’unica forma di ascesa sociale e di riconoscimento, e la violenza dei
neri contro neri ha raggiunto livelli intollerabili. Il “problema nero” è stato
abbandonato a se stesso, al suo autocontrollo distruttivo, da una società
americana sorda e insicura che ha rinchiuso i neri poveri fra le mura invisibili
del ghetto e quelle, tangibili, delle prigioni» (paolo bertella farnetti,
pantere nere. storia e mito del black panther party)
(a cura di riccardo rosa)
(disegno di malov)
Per il weekend del primo e 2 febbraio Roccaraso si prepara a una nuova
“invasione” di napoletani (che però, forse già stanchi della neve e del freddo,
snobbano il comune aquilano e restano, per la maggior parte, a casa): le
autorità locali mostrano di non avere pregiudizi nei confronti dei possibili
visitatori e annunciano “controlli a tappeto” su banconote false e soldi da
riciclare.
Il 3 vengono arrestate venticinque persone indiziate di associazione mafiosa,
scambio elettorale politico-mafioso, estorsione, usura, corruzione e altri
reati. Avrebbero operato per agevolare le attività del clan Mallardo di
Giugliano, intervenendo anche per influenzare le elezioni del 2020 nel comune
campano. Tra gli arrestati anche l’ex sindaco, già coinvolto qualche mese prima
in un’indagine per l’affidamento del servizio dei rifiuti urbani. Il giorno dopo
viene arrestato il tesoriere regionale del Partito democratico in Campania.
Sempre il 4, alle sei di sera, vengono uccisi a via Janfolla, a Miano, due
trentenni, probabilmente nell’ambito del riassestamento degli equilibri
criminali dell’area nord.
Il 5 viene smantellata una tendopoli di senzatetto dagli spalti del Maschio
Angioino. Gli articoli dei giornali si concentrano tutti sul ripristino del
decoro (“ripulito il Maschio Angioino”, per l’Ansa; “bonifica”
per NapoliToday e l’Unità). Una nota stampa di palazzo San Giacomo sottolinea
che l’intervento è stato “fortemente voluto dal sindaco di Napoli” e che
“proseguirà nelle prossime settimane”. Si comunica successivamente, liquidando
la questione con poche parole, che due (dei numerosi) clochard che trovavano
riparo in zona sono stati identificati e “affidati ai servizi sociali”.
L’8 muore dopo una settimana di agonia Domenico Cirillo, diciassettenne
investito a viale Dohrn mentre attraversava le strisce pedonali nei pressi degli
chalet di Mergellina. Gli organi del ragazzo vengono espiantati e donati. Il
giorno dopo a Gragnano ha destino più “fortunato” un altro giovane, di sedici
anni, travolto da un’auto mentre è in sella a una bici elettrica. Riesce a
cavarsela grazie all’aiuto dei soccorsi medici.
Il 10 la prefettura di Napoli diffonde i dati sul primo mese di instaurazione
della “zona rossa” a piazza Garibaldi: oltre ventiduemila persone identificate,
quindici arrestate, dodici stranieri portati in Cpr, due stranieri rimpatriati,
trenta persone allontanate dalla stazione e dodici dalla piazza perché “moleste
e pregiudicate”. L’11 ottocentomila euro vengono sequestrati a Castellammare a
un’azienda che si occupa di commercio all’ingrosso di prodotti surgelati e che
aveva evaso le tasse nel 2019 e nel 2020. Lo stesso giorno viene sequestrata
anche un’azienda che avrebbe scaricato senza le dovute autorizzazioni nel fiume
Sarno i liquami industriali provenienti dal ciclo produttivo, inquinando con
metalli pesanti suolo, sottosuolo e fognature.
Il 12 un’associazione di consumatori denuncia l’ospedale Pellegrini per aver
spostato il Centro unico di prenotazione (Cup) all’esterno dell’ospedale, in un
prefabbricato a dire il vero più simile a una baracca. Una nota lo descrive come
“inosservante delle norme per i lavoratori dipendenti, che ostacola l’attività e
il servizio che devono rendere all’utenza. I pazienti che si rivolgono al Cup
sono costretti a sostare all’esterno del prefabbricato, attendere anche ore
stando in piedi, esposti alle intemperie, senza servizi igienici, in un’area
senza via di fuga e che impedisce l’accesso e la sosta ai diversamente abili”.
Lo stesso giorno un cinquantenne confessa di essere abusivamente impiegato da un
grosso locale per feste e cerimonie di Frattamaggiore per scaricare i rifiuti in
strada ad Arzano. Guadagna cento euro a sera per occuparsi di sacchi di rifiuti
che abbandona senza, naturalmente, avere alcun contratto di smaltimento.
Intanto, il comitato cittadino per le aree verdi di Napoli protesta contro la
bozza di regolamento che si sta discutendo al Comune. Tra i punti più
controversi la possibilità data a soggetti privati che prendono in gestione uno
spazio di organizzare eventi a pagamento.
Il 13 la ministra Santanchè è ospite dell’edizione 2025 di Nauticsud, alla
Mostra d’Oltremare. Elude le domande sulla crisi politica da lei provocata,
ricorda di aver “baciato De Luca alla Bit di Milano, perché in politica non ho
nemici”, ma anche che il governatore “non mantiene le promesse”, come i lavori
fronte-mare. Durante la conferenza Santanché liquida con una battuta gli
imprenditori che le chiedono più posti barca, beccandosi la risposta polemica
del presidente di Afina, Gennaro Amato, che individua una insolita soluzione
alla crisi: “Se va avanti così dovremmo dire ai nostri dipendenti di lasciare il
posto di lavoro”.
Il 14 la Corte dei conti apre un’indagine sui regali fatti dal comune di Pompei
agli ex ministri della cultura Sangiuliano e Franceschini. Il danno è
quantificato in oltre quarantamila euro. Tra i doni, ci sono le chiavi della
città (d’oro). Lo stesso giorno il parlamento approva una norma che è quasi un
“salva-Napoli”. Si tratta di un emendamento al Milleproroghe che blinda la
legittimità di Obiettivo Valore, la società con cui il comune di Napoli sta
recuperando crediti avanzati dai cittadini per multe e cartelle esattoriali e
sulla quale pendeva un giudizio in Cassazione. L’emendamento è stato proposto in
parlamento da Valeria Valente (Pd) e da Peppe De Cristoforo (Avs) ma è stato
votato in maniera compatta da maggioranza e opposizione.
Il giorno successivo un imprenditore viene condannato a tre anni e mezzo di
reclusione per sequestro di persona e sfruttamento del lavoro. La sua azienda
(che produce prodotti di pelletteria per conto di grandi marchi) impiegava
decine di operai in nero, molti dei quali erano stati ritrovati nel 2019
segregati in un locale chiuso da una porta blindata, senza finestre e senza
bagni, nel tentativo di eludere i controlli. Tra i lavoratori, diversi minori e
una donna incinta.
Sempre il 15, ad Acerra, una bambina di nove mesi viene ammazzata dal pitbull
della sua famiglia, nella sua abitazione. In un primo momento il padre sostiene
che la piccola Giulia sia stata aggredita da un cane randagio, mentre confesserà
successivamente che si trattava del suo animale, che ha assaltato la bambina
mentre lui (il padre) dormiva al suo fianco e la madre non era in casa. I
giornali, senza avere alcuna prova contraria, mettono più o meno sottilmente in
dubbio la versione del padre (che invece è indagato “solo” per omicidio colposo
per omessa vigilanza). Titoli e articoli mischiano retorica forcaiola e
squallido pettegolezzo, colpendo senza ritegno le vite di genitori già
abbondantemente distrutte (soprattutto, si approfitta del fatto che il padre
della bambina sia stato trovato positivo alla cannabis). Una delle più dure
commentatrici è tale Anna Vagli, criminologa e opinionista di varie trasmissioni
televisive, che cura una rubrica su Quotidiano Nazionale. Fanpage parla di scena
del delitto inquinata, mentre è accertato che i parenti della vittima che hanno
ripulito la stanza lo abbiano fatto solo dopo un primo intervento della
Scientifica, per impedire un ulteriore colpo alla madre della bimba.
Per Libero ogni aggiornamento sul caso è accompagnato da un titolo che riporta
la parola “shock” (scritto choc). Il Corriere del Mezzogiorno insinua che il
papà avrebbe lasciato la figlia sola in casa.
Nella notte tra il 16 e il 17 trenta scosse di terremoto si registrano in area
flegrea, dovute all’attività bradisismica. La più forte, a mezzanotte e venti
circa, raggiunge magnitudo 3.9. Oltre cinquecento persone dormono in auto, per
strada, tra la periferia ovest della città e i comuni della costa. A supportarle
viene inviata una pattuglia (due agenti) della Polizia Municipale. Qualche
giorno dopo a Monteruscello, nel corso di un incontro con i cittadini, il capo
dipartimento della Protezione Civile si lascia scappare una frase forse
accettabile da un punto di vista scientifico, con ogni probabilità troppo
cinica, sicuramente inadatta al contesto e alle problematiche che sta vivendo la
popolazione: “Cosa succederà se ci saranno scosse di magnitudo 5? Cadranno i
palazzi e conteremo i morti. Funziona così”.
Il 19 muore Paolo Trofino. Premio miglior titolo a Napoli Today: “Addio
all’avvocato Trofino. Difese Cutolo e la Juventus”. Il 20, dopo il ritrovamento
di alcuni insetti nei piatti dei bambini di una scuola elementare, i servizi di
refezione vengono sospesi nei comuni di Lettere, Santa Maria la Carità e
Sant’Antonio Abate, dove la ditta responsabile dell’accaduto opera. Il giorno
successivo nei piatti dei bambini di una scuola dell’Arenaccia, a Napoli,
vengono invece ritrovati dei vermi. Sempre il 21, il comitato Mare libero
partecipa al consiglio comunale denunciando le storture del piano in discussione
in Commissione urbanistica: “Si ritorna a parlare delle solite pedane sul
lungomare. Una foglia di fico, tra l’altro annunciata e mai realizzata negli
ultimi tre anni, per mascherare l’incapacità del Comune di redigere un nuovo
piano che garantisca realmente l’accesso di tutti al mare, oggi sequestrato da
concessionari e discese private”. Lo stesso giorno il governo nomina il
generale Vadalà commissario straordinario per la Terra dei Fuochi, dopo la
condanna inflitta a fine gennaio all’Italia dalla Corte europea dei diritti
dell’uomo (Cedu) per i ritardi nella bonifica e la mancata protezione dell’area
compresa tra Napoli e Caserta. Avrà a disposizione due mesi per elaborare un
piano d’azione per accelerare la bonifica.
Il 23 il sindaco Manfredi afferma che “la sicurezza non è un tema della destra”.
Il giorno dopo il prefetto Di Bari dice che “i metal detector nelle scuole sono
un ottimo strumento. Abbiamo avuto trentamila controllati e decine di
allontanamenti”.
Il 26 un uomo di trentuno anni si impicca nella sua casa a Caivano. L’uomo si
era chiuso nella propria stanza da letto dopo aver ricevuto l’ufficiale
giudiziario che gli aveva notificato uno sfratto esecutivo, successivo alla
denuncia da parte del padrone di casa e alla promulgazione del decreto.
(redazione napoli)
(disegno di ottoeffe)
Mercoledì il Tg3 ha mandato in onda un video che mostra il lungo inseguimento al
termine del quale è morto Ramy Elgaml, diciannovenne di origini egiziane
ammazzato da un carabiniere lo scorso 24 novembre a Milano. Dal video, e
soprattutto dagli audio, si capisce bene con quale concitazione e rabbia i
carabinieri abbiano cercato di colpire con la loro auto il motorino su cui
viaggiavano Ramy e il suo amico Fares. I carabinieri si dicono tra loro che Ramy
ha perso il casco, ma nonostante ciò continuano a cercare di speronare il mezzo,
fino allo schianto finale contro un palo. Dalle immagini si vede anche il
momento in cui due militari si avvicinano a un ragazzo, testimone
dell’incidente, per fargli cancellare il video con cui aveva ripreso la scena
(circostanza raccontata dallo stesso ragazzo ai magistrati).
Ci vorrebbe non un breve articolo ma un libro, per raccontare le storie di tutte
le persone che sono state ammazzate nel nostro paese dalle forze di polizia. Un
importante sforzo è rappresentato dalle schede costruite nel corso degli anni da
Acad – Associazione contro gli abusi in divisa. Mi limito quindi a ricordare
solo alcuni tra loro, considerando i recenti o prossimi importanti anniversari
dell’assassinio.
Lo scorso 5 settembre, per esempio, è ricorso il decimo anniversario della morte
di Davide Bifolco, sedicenne ammazzato da un carabiniere in servizio a Napoli,
al termine di un inseguimento. Quando è stato sparato, Davide era a terra,
disarmato. Il 29 febbraio saranno invece passati cinque anni dalla morte di Ugo
Russo, quindici anni, sparato alle spalle da un carabiniere fuori servizio
mentre scappava dopo un tentativo fallito di rapina.
Sempre a febbraio, il 6 del mese, ma del 2010, moriva invece Aziz Amiri, ucciso
da un carabiniere dopo un tentativo di fermo, con una Beretta calibro 9 non in
ordinanza all’agente. Sempre quindici anni fa, il 21 settembre 2010, moriva
anche Roberto Collina, dopo una colluttazione con due agenti in borghese, fuori
servizio, nel comune di Largo Campo, in provincia di Salerno.
A settembre, il 25 per la precisione, saranno passati vent’anni dalla morte di
Federico Aldrovandi, diciottenne al momento della sua morte, pestato brutalmente
con calci, pugni e manganellate da una pattuglia di poliziotti, e poi morto una
volta immobilizzato al suolo per “asfissia da posizione”.
Luglio 2025: sarà il decimo anniversario della morte di Mauro Guerra, trentatré
anni, sparato da un carabiniere in un campo di sterpaglie poco distante da casa
sua, a Carmignano di Sant’Urbano (in provincia di Padova), dopo un tentativo di
trattamento sanitario obbligatorio. «Mauro era stato bloccato, già gli era stata
infilata una delle manette ma il carabiniere lo ha aggredito e lui ha reagito
con due o tre pugni. […] È andato via camminando, ma l’agente gli ha sparato
alle spalle. E gli altri carabinieri, che erano a cento metri, quando sono
arrivati hanno continuato a prenderlo a calci mentre già era a terra», la
testimonianza dei familiari.
Nell’aprile 2020, cinque anni fa, moriva nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
Hakimi Lamine, che qualche settimana prima era stato tra i detenuti
violentemente pestati nel corso della Mattanza operata dagli agenti di polizia
penitenziaria, e non solo. Dopo il pestaggio Hakimi era rimasto fino alla sua
morte in isolamento punitivo (qui un diario del processo in corso)
Ne approfitto per segnalare che tra gennaio e febbraio ci saranno due iniziative
a Napoli, all’università L’Orientale, su questi temi, organizzate da dottorandi
e dottorande in Studi Internazionali: il 20 gennaio (ore 10:30, palazzo Giusso,
Sala Dottorato) un seminario con Enrico Gargiulo dell’università di Torino, e
Gaia Tessitore, avvocato del foro di Napoli); il 3 febbraio una mostra – dalle
10 alle 18, palazzo Giusso, Sala Dottorato – sui familiari dei cittadini uccisi
dalle forze dell’ordine (la mostra è promossa da Amnesty International con foto
di Antonio De Matteo, che incontrerà gli studenti alle 15 insieme a Francesca
Corbo, Luigi Manconi, i familiari di Davide Bifolco e quelli di Ugo Russo).
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2025/01/polizia-parolasettimana.mp4
(credits in nota1)
(a cura di riccardo rosa)
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¹ Immagini da:
Sulla mia pelle, di Alessio Cremonini (2018)
The Sleepers, di Barry Levinson (1996)
Blue Bayou, di Junstin Chon (2021)
Colorblind, di Mostafa Keshvari (2023)
Judas and the Black Messiah, di Shaka King (2021)
A Clockwork Orange, di Stanley Kubrick (1971)
Hunger, di Steve McQueen (2008)
(disegno di peppe cerillo)
Il primo dicembre la preside del Liceo Virgilio organizza una manifestazione
contro l’occupazione della scuola (sic!) in piazza Santi Apostoli, convocando
insegnanti, studenti e genitori contrari. Il due il tribunale rinvia di un’altra
settimana l’udienza per Tiziano L., dopo due mesi di arresti domiciliari per
presunta aggressione a un poliziotto che stava caricando contro la
manifestazione per la Palestina del 5 ottobre (nonostante i video dimostrino
chiaramente che l’accusa è falsa). Due ladri entrano nella villa di Berlusconi
sull’Appia antica. Il tre il Movimento per l’abitare manifesta per il blocco
degli sfratti sotto la sede di Confedilizia, dietro via Condotti. Nel
pomeriggio, a piazza Vittorio, si inaugura la trasformazione degli storici
Magazzini Allo Statuto (MAS) in un Museo della Moda. Il cinque maxi operazione
di polizia al Quarticciolo, dove a ottobre c’era stata una manifestazione
“contro le occupazioni”. Polizia, carabinieri, vigili, uniti per sgomberare le
case popolari occupate. Intanto, alla celebrazione per i centoventi anni della
sinagoga, il rabbino capo di Roma insiste sull’antisemitismo “in crescita dal 7
ottobre”.
Il sei l’Atac inaugura una nuova pensilina “smart” per l’attesa degli autobus:
il nome ufficiale è “eterna”, sembra uno scherzo. Condannato a sei anni di
carcere l’imprenditore Ricucci per una truffa immobiliare. Sempre il sei,
conferenza nazionale autogestita per la salute mentale a San Lorenzo. Il sette
un uomo viene ucciso a coltellate durante una lite nell’androne di un palazzo
sul litorale, a Nettuno. Manifestazione studentesca verso il Campidoglio contro
il Giubileo, contro il caro affitti e contro il sindaco: “Nessuna indulgenza per
Gualtieri”, è lo slogan. L’otto a piazza di Spagna un’attivista animalista
spagnola si avventa sul Papa con un cartello “Basta benedire le corride”. Il
nove a Ostia le onde raggiungono i due metri di altezza, infliggendo il colpo di
grazia allo storico stabilimento Kursaal, già danneggiato. Il dieci nuova
udienza in tribunale e presidio per Tiziano L., finalmente libero. Arrivano a
Roma il re e la regina di Spagna, che dopo una grande festa all’Accademia sul
Gianicolo, l’undici partecipano a un’offerta propiziatoria all’Altare della
Patria a piazza Venezia. Durante il festeggiamento con Mattarella al Quirinale,
la regina rimarrà senza corona per non umiliare il suo omologo repubblicano.
Negli stessi giorni gira per Roma anche Thom Yorke, che ha comprato un attico in
Campo Marzio; il dodici arriva il presidente argentino Milei, a cui viene
regalata la cittadinanza, negata a migliaia di persone nate in Italia.
Il tredici sciopero di USB e corteo studentesco da piazzale Aldo Moro; sciopera
anche la Rete Università e Ricerca per la Palestina. Sabato quattordici c’è
un’enorme manifestazione nazionale contro il DDL 1660: si muovono cento pullman
da tutta Italia, il corteo attraversa Villa Borghese, riesce a entrare in centro
e riempie tutta piazza del Popolo. Per la questura c’erano solo settemila
persone: ma non ci credono neanche loro, visto che la capienza della piazza è di
sessantamila. La notte un ragazzo che probabilmente usciva dal lavoro viene
investito e lasciato agonizzante sulla Tiburtina, è il cinquantesimo pedone
ucciso con una macchina nel 2024. Il sedici l’Università Roma Tre conferisce una
laurea honoris causa a una magistrata della Corte Suprema israeliana,
confermandosi come l’università della capitale più legata al sionismo e ai suoi
tentativi di riscrivere il diritto internazionale. Intanto, dibattiti sulla
presenza del trapper Tony F. al concerto di Capodanno. Il diciassette il
Prefetto annuncia settecento nuovi agenti per Roma durante il Giubileo. Gli
artificieri recuperano una bomba inesplosa a San Lorenzo, un residuo dei
bombardamenti statunitensi del 1943, vicino alla sede dei Cavalieri di Colombo.
Il diciotto una settantina di manifestanti entrano nella sede romana di Leonardo
S.p.A. sulla Tiburtina, in protesta contro l’attacco alla rivoluzione curda in
Rojava e al popolo palestinese a Gaza, con armi, elicotteri e dispositivi
prodotti anche da Leonardo.
Il diciannove si celebra l’ennesimo processo a Stella B. per le manifestazioni
studentesche contro la Palestina: la sentenza arriverà a gennaio. Sabato ventuno
ancora manifestazione per la Palestina a piazza Vittorio; e il ventidue diverse
attiviste e attivisti srotolano una grande bandiera palestinese a piazza del
Pantheon. Il ventitre crolla un albero in un parco sulla Tiburtina, uccidendo
una donna davanti ai suoi tre figli; nei giorni precedenti c’erano già stati
morti sulle strade (a Velletri, a San Basilio) e due pescatori erano annegati
davanti a Focene.
Il ventiquattro sera arriva l’agognata apertura dell’Anno Santo e della Porta
Santa: migliaia di persone si affollano a piazza San Pietro e all’inizio di via
della Conciliazione, senza incidenti notevoli, anche grazie alla presenza
massiccia di forze dell’ordine dello stato italiano; fermato un gruppo di sette
persone “di nazionalità straniera” secondo i giornali, che portavano uno
striscione con scritto “Cancellate il debito”. Eppure cancellare i debiti era
proprio il senso del Giubileo. Durante la notte, una donna senza casa muore di
freddo, proprio lì su via della Conciliazione. Anche il giorno di Natale, il
venticinque, muore di freddo un uomo di cinquanta anni che viveva in una tenda a
Ostia.
Il ventisei il papa apre simbolicamente la porta della cappella del carcere di
Rebibbia, che definisce “una cattedrale del dolore e della speranza”. La
speranza, filo conduttore di questo Giubileo, la ritroviamo anche nel motto
della polizia penitenziaria: diffondere speranza è il nostro dovere. Il
ventisette un altro morto in strada, a San Basilio, un altro ancora il ventinove
alla Borghesiana, mentre si apre la seconda porta santa, quella della basilica
di San Giovanni, ma questa volta il Papa non è presente. Il trenta mattina
violento sgombero al ForteLaurentino: poliziotti antisommossa caricano sulla
folla che protesta, due feriti, due fermati processati per direttissima (il
trentuno presidio davanti al tribunale in solidarietà con i processati).
L’anno finisce con la manifestazione intorno al carcere di Rebibbia; perché
mentre fuori si celebra, si protesta, si discute, si posta, si twitta, si
sparla, si scrive, si scrocca, si specula, si sfratta, si perde, si guadagna, si
ride e si scherza, più di sessantamila persone sono tagliate fuori da tutto
questo, chi per qualche tempo, chi per anni, chi per sempre. Per chi è rinchiuso
in carcere, per chi non ha neanche la libertà di scegliere dove stare, non
bastano la speranza nell’anno nuovo, nel Giubileo, nel futuro: ci vuole qualcosa
di molto diverso. E finché non si liberano loro, non ci liberiamo neanche noi.
(stefano portelli)
(disegno di ottoeffe)
Nel rifugio capitava pure gente avventizia: passanti casuali oppure qualche
personaggio senza recapito: accattoni, prostitute da poco prezzo, trafficanti di
borsa nera […]. Alcuni di costoro, provenienti da Napoli, raccontavano che la
città, dai cento bombardamenti che aveva avuto, era ridotta a un cimitero e un
carnaio. Tutti quelli che potevano ne erano fuggiti; e i poveri pezzenti che
c’erano rimasti, per ripararsi andavano ogni sera a dormire dentro le grotte,
dove avevano portato materassi e coperte (elsa morante, la storia).
C’è un posto, nell’università che ho frequentato negli ultimi due anni grazie a
una borsa pagata dal Pnrr (vale la pena sottolinearlo perché con la riforma
Bernini, e con la fine della sfrenata stagione di ripresa&resilienza, la ricerca
accademica si appresta a chiudere definitivamente bottega, il che considerando
la situazione attuale potrebbe pure non essere un male), che tutti chiamano
“aula bunker”. Si dice fosse il vecchio appartamento di un custode, e in effetti
la struttura a stanze e il bagno da casa della nonna lascia pensare che sia
così. Non è il massimo del comfort, ma le stufe ci sono, l’affaccio su piazza
Banchi Nuovi rende gradevoli le pause, e di recente siamo riusciti ad avere una
stampante-fotocopiatrice.
Dentro al bunker, in questi due anni, sono confluite un po’ di persone legate in
maniera diversa all’università, e confrontandosi hanno pianificato e organizzato
iniziative, costruito alleanze dentro e fuori l’università, creato – con alterne
fortune – un minimo di conflitto, fatto insomma quello che si dovrebbe fare
quando si sta dentro un’istituzione e se ne vedono tutti i limiti: politica.
Tra le iniziative organizzate nei prossimi mesi e partite dal bunker ci sono due
seminari interessanti: uno a febbraio, con una docente
e ricercatrice dell’università dell’East London che racconterà il processo di
resistenza degli abitanti di Dalston – a cui ha partecipato con i suoi studenti
– contro il tentativo di “rigenerazione urbana” (ovvero “capitalizzazione
economica”) del quartiere; l’altro con uno tra i più meticolosi studiosi delle
forze di polizia del nostro paese, anche lui docente all’università di Torino.
«Presidente, ne approfitto per comunicarvi che l’avvocato Marziale, che difende
la posizione della parte civile Fakhri Marouane mi ha appena notiziato […] che
il suo assistito purtroppo si è dato fuoco in carcere a Pescara. È in condizioni
gravissime, è stato trasportato in eliambulanza sabato a Bari, dove attualmente
è ricoverato».
Il ragazzo marocchino aveva trent’anni ed è morto dopo due mesi di agonia in
quell’ospedale. Era nel gruppo selezionato dei quattordici il giorno
della Mattanza; prelevato con la forza dalla sua cella, aveva percorso il
“corridoio umano” prendendo diversi pugni e calci. […] Dopo il corridoio, giunto
nella saletta della socialità, Fakhri è costretto a inginocchiarsi al cospetto
degli agenti e a strisciare fino al muro della stanza; alzarsi in piedi e poi
inginocchiarsi di nuovo dinanzi all’altro agente di polizia. (estratti
dalla puntata n.7 di Diario dal bunker, una rubrica della redazione di Napoli
Monitor sul processo per le violenze della polizia nel carcere di Santa Maria
Capua Vetere)
Qualche giorno fa il rapper Marracash ha pubblicato un nuovo disco, È finita la
pace, suo settimo album. Il pezzo migliore è Factotum: primo perché parla di
cose di cui nessuno parla più (i lavoratori, gli operai, gli sfruttati, il lento
crepare non solo alla fine, ma anche in mezzo tra il “produci” e il “consuma”) e
poi perché mostra che anche se si fa successo si può continuare ad avere
contatto con la realtà – rifuggendo per quanto possibile il rifugio – e
raccontarla.
Il lavoro debilita l’uomo,
non rinuncio la sera all’uscita,
vado a letto la notte che muoio e mi sveglio che sono quasi in fin di vita.
Oggi in un cantiere io e un eritreo,
metto canaline su un piano intero.
In pausa stecchiti
dormiamo in cartoni imbottiti di lana di vetro.
La vita è “produci-consuma-crepa”
chiunque di noi prima o poi lo accetta
che si crepa già prima di finire sottoterra.
Produco il mеno possibile, rubo il rubabile, per ritardare che mi crepi l’anima,
poi fuori fa scuro e ognuno va nel formicaio in cui abita.
La pace come condizione strutturale non è più un orizzonte, e lo si è capito da
un po’. È opinione comune che viviamo tempi cronicamente bellici, dove per
guerra è limitante intendere solo le bombe e le granate contro popoli e
territori di conquista, ma anche quella quotidiana ai poveri, ai migranti,
ai marginali, a chi protesta.
Tempo fa lessi che Zuckerberg si stava costruendo un gigantesco bunker
antiatomico in Nuova Zelanda. A inizio settimana, più modestamente, ho visto un
paginone sul Corriere della Sera in cui si pubblicizzava un kit di difesa ai
CBRN (chimici, batteriologici, radiologici, nucleari): mille e duecento euro
trasporto e iva inclusi, da febbraio 2025, per proteggersi dagli attacchi
nemici.
In quei primi anni le strade erano affollate di profughi imbacuccati dalla testa
ai piedi. Protetti da maschere e occhialoni, seduti tra gli stracci sul bordo
della strada come aviatori in rovina. Carriole piene di cianfrusaglie. Carri e
carretti al seguito. Gli occhi spiritati in mezzo al cranio. Gusci di uomini
senza fede che avanzavano barcollanti sul selciato come nomadi in una terra
febbricitante. La rivelazione finale della fragilità di ogni cosa. Vecchie e
spinose questioni si erano risolte in tenebre e nulla. L’ultimo esemplare di una
data cosa si porta con sé la categoria. (cormac mccharty, la strada)
Una mattina di un bel po’ di anni fa ero in treno con alcuni amici. Era la prima
volta che prendevamo un’alta velocità, tutto era nuovo e pulito, e i viaggiatori
apparivano molto soddisfatti di poter percorrere il tragitto tra Napoli e Roma
in un’ora. Uno tra noi quattro o cinque, credo, non aveva il biglietto. La
controllora lo scoprì e, con disgusto, al nostro rifiuto di pagare ci intimò di
consegnarle i documenti. Si lasciò scappare, poi, qualcosa sul fatto che su quel
tipo di treno, non erano ammessi comportamenti del genere, e che avremmo dovuto
vergognarci di un gesto simile. Il mio amico le rispose che quella cosa si
chiamava “Repubblica di Weimar” e che “dopo di questo c’è il nazismo”. Lei non
colse, ma alla fine non ci fece la multa e neppure lo fece identificare dalle
guardie.
C’è una scena nella versione televisiva de La paura numero uno (commedia di De
Filippo del 1950) in cui Eduardo prova a spiegare a una perplessa Luisa Conte il
rapporto tra consumo compulsivo e guerra.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/paura-n1def.mp4
(credits in nota1)
Insomma, più la fine è vicina, ci dice anche Pasolini, più l’asticella si alza.
E nulla è meglio di una villa a Salò, come bunker.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/salo.mp4
(credits in nota2)
Rifugiati in bunker anti-nucleari
nuje ce l’ammo guadagnata ‘st’aria:
meno uommene, cchiù vuommeche;
‘na sola banca emette carta straccia
e nun è manco eletta pe’ suffragio.
E a nuje ce spetta ‘e muri’ pe’ ‘na causa
pecchè suffri’ vo’ dicere curaggio.
(enzo avitabile ft. co’sang, maje ‘cchiù)
(a cura di riccardo rosa)
_________________________
¹ Eduardo De Filippo e Luisa Conte in: La paura numero uno, Eduardo De Filippo
(1964, versione televisiva)
² Paolo Bonacelli, Uberto Paolo Quintavalle, Hélène Surgère, Sonia Savange in:
Salò o le 12o giornate di Sodoma, Pier Paolo Pasolini (1975)
E se tu la credevi vendetta
il fosforo di guardia segnalava la tua urgenza di potere,
nentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge,
quello che non protegge:
la parte del boia.
(fabrizio de andrè, sogno numero due)
I giornali di tutto il mondo si sono arrovellati per giorni perché non
riuscivano a cogliere la motivazione più profonda che ha portato il ventiseienne
Luigi Mangione ad ammazzare Brian Thompson, amministratore della United Health
Care, negli Stati Uniti.
Le eventuali motivazioni che lo hanno spinto al gesto estremo dello scorso 4
dicembre saranno presumibilmente principale materia per le indagini. (luca
celada, il manifesto)
L’insospettabile Mangione vanta un curriculum scolastico specchiato, nessun
profilo da killer professionista né da “uomo addestrato” capace di uccidere
nonostante la pistola […] si fosse inceppata. Se mai ci dovesse essere un
movente omicida va ricercato nella profonda ostilità del ventiseienne nei
confronti del sistema capitalistico. (domenico di cesare, rainews.it)
There are things police know and things they are still working through,
including the motive. (marcia kramer e tim mac nicholas, cbs.news)
Devo aver sviluppato nel tempo una certa capacità di leggere nel pensiero delle
persone, perché a me queste motivazioni non sembrano così oscure, considerando
tra l’altro che Mangione si portava dietro una sorta di “manifesto” in cui erano
descritti gli abusi che le compagnie di assicurazioni “continuano a perpetrare a
scopo di immenso lucro contro il paese” e che “francamente questi parassiti se
lo meritano”. Si deve poi tenere conto del fatto che una buona parte della
popolazione americana è letteralmente in ostaggio delle assicurazioni sanitarie,
un business da oltre mille e cinquecento miliardi l’anno, e che produce utili di
livello mostruoso (solo per la United Healt parliamo di trecentosettanta
miliardi nel 2023). Ah, oltre centocinquantamila famiglie americane, ogni anno,
non riescono a pagare i debiti contratti con le assicurazionil’anno precedente.
La prima cosa che mi è venuta in mente quando ho letto la notizia è quel libro
di Don DeLillo in cui si segue il destino di un giovane multimiliardario che,
dalla sua limousine rivestita di marmo di Carrara, gestisce faraonici affari,
perdendo enormi quantità di soldi giocando in borsa. Intanto, intorno a lui New
York va in fiamme, travolta da una rivolta anticapitalista.
Non vale questa modesta rubrica lo spoiler di un libro così bello, ma si può
almeno dire che Cosmopolis è una delle cose più chiare e feroci scritte contro
il capitalismo, e su un futuro in cui “il topo diventerà l’unità monetaria”.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/cosmopolis-copia.mp4
(credits in nota1)
I know a mouse, and he hasn’t got a house
I don’t know why I call him Gerald.
He’s getting rather old, but he’s a good mouse.
(pink floyd, bike)
In psicologia, “motivazione” è “quanto concorre a determinare il comportamento
di un individuo o anche di una collettività”.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/demotivtore.mp4
(credits in nota2)
Due brevi storie da raccontare, sebbene note ai più.
Storia numerouno. 1975, i Pink Floyd sono ad Abbey Road a registrare alcuni
pezzi di quello che sarà Wish you were here. Il gruppo deve fare a meno del
genio psichedelico di Syd Barret, uscito nel ’68 perché non riesce nemmeno più a
reggersi in piedi sul palco, a causa delle tante e devastanti dipendenze. Barret
era un ragazzo bellissimo, ma quel giorno si presenta in studio senza capelli e
molto grasso (“Ho un frigo gigante pieno di carne di maiale”, spiegherà), tanto
che i suoi amici in un primo momento non lo riconoscono. Dopo qualche minuto gli
fanno ascoltare Shine on you crazy diamond, la canzone che hanno appena
registrato e che tra l’altro è quella che contiene più riferimenti all’ex
chitarrista. Quando gli chiedono un parere, lui fa una smorfia e commenta: “Non
mi pare un granché, suona un po’ vecchia”. La sera, prima di andare a una festa
insieme al gruppo, Barret se ne va senza salutare né dir niente. Nessuno dei
suoi amici lo rivedrà mai più, fatta eccezione per Waters, che lo incontrerà una
volta per caso da Harrods. Dopo quell’incontro, però, scriveranno per lui Wish
you were here, una delle più belle canzoni della storia della musica.
Storia numero due. 1993, dopo un disastroso girone di qualificazione l’Argentina
deve affrontare l’Australia in uno spareggio per conquistarsi l’accesso al
mondiale. Sarebbe il primo mondiale dal 1978 senza Maradona, squalificato per
uso di cocaina nel 1991 e da pochissimo tornato in campo col Siviglia. La Fifa,
come sempre, approfitta della situazione, e terrorizzata dal rischio flop del
mondiale americano pensa di buttare nella mischia il calciatore più forte e
famoso di tutti i tempi. Il presidente Blatter fa un lavoro diplomatico enorme,
garantisce che non sarà oggetto del controllo antidoping, e di fatto fa
convocare Maradona per la doppia sfida con i canguri. Diego non si tira
indietro, è un po’ disgustato ma vuole vincere il mondiale per le sue figlie,
che nell’86 non erano ancora nate, e avevano negli occhi solo le lacrime per la
finale rubata nel 1990 dalla “mafia federale italiana”. In America Diego sarà
scaricato dalla stessa Fifa (lo racconta bene in
quest’intervistaquest’intervista rilasciata a Gianni Minà subito dopo la nuova
squalifica), ma in quelle due partite fece il suo, servendo l’assist a Balbo per
il gol all’andata, e combattendo fino alla fine nell’uno a zero del Monumental.
Tutto questo per dire che si avvicina il nuovo anno. La guerra è alle porte, il
capitalismo ci sta divorando e il topo non è ancora unità monetaria. Trovatevi
qualcuno che vi dia motivazioni come Syd Barret ai Pink Floyd e Diego Maradona
ai suoi compagni prima di Argentina-Australia.
https://napolimonitor.it/wp-content/uploads/2024/12/diego.mp4
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(a cura di riccardo rosa)
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¹ Cosmopolis (2012), un film di David Cronenberg
² Toni Bonji nei panni del Demotivatore
(disegno di malov)
La notte tra il primo e il 2 novembre muore Santo Romano, diciannove anni,
ucciso da un proiettile sparato da un diciassettenne, in una strada di San
Sebastiano al Vesuvio. La vittima, promettente portiere di calcio della squadra
Micri di Volla (militante nel campionato di Eccellenza), è giunta ancora in vita
all’Ospedale del Mare, ma lì è deceduta poco dopo. Il 2 muore anche un operaio
ghanese cinquantatreenne, caduto da un’impalcatura di tre metri mentre lavorava
per la ristrutturazione di un negozio a Portici. Il 4 vengono arrestate sei
persone riconducibili a una “banda del buco” che svaligiava e rapinava fast food
e altre attività commerciali. Il loro capo è Mario Mazza, sessant’anni, detto ‘o
Zio, specialista in esplosioni e operazioni sottoterra. La banda aveva
svaligiato di recente un fast food a piazza Carità, percorrendo un chilometro e
mezzo di cunicoli, tra quelli già esistenti e quelli appena scavati, venendo
fuori nelle vicinanze del porto. Lo stesso giorno il Vaticano annuncia che il
prossimo 7 dicembre l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia, sarà nominato
cardinale. Battaglia commenta dicendo che porterà con sé “le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce dei poveri e di tutti coloro che soffrono
nel nostro Meridione e in tutti i Sud del mondo”.
Martedì 5 viene approvata al consiglio regionale della Campania la proposta di
legge che apre la strada a un terzo possibile mandato per il presidente De Luca.
Prima del voto, durante l’intervento di un esponente di Italia Viva, De Luca
mostra all’aula un corno portafortuna. Una sola consigliera del Pd si astiene.
Lo stesso giorno ottantuno migranti di diverse nazionalità sbarcano a Napoli
sulla nave Solidaire. Sempre il 5, la Procura di Roma contesta al presidente del
Napoli, Aurelio De Laurentiis, il reato di falso in bilancio, in relazione alla
compravendita del calciatore greco Kostas Manolas (2019).
Il 6 viene diffusa dalla stampa una lettera con cui i genitori del minorenne reo
confesso dell’omicidio del giovane Santo Romano si rivolgono ai familiari della
vittima. Padre e madre dell’assassino chiedono il perdono dei genitori di
Romano, raccontano la storia del figlio, dei loro tentativi inutili di tenerlo
sotto controllo e fargli seguire le terapie psichiatriche che gli erano state
prescritte. “Perdere un figlio – scrivono – è una cosa inaccettabile,
inspiegabile, un dolore che vi accompagnerà per tutta la vita. Siamo una
famiglia umile, normale, come tante. Il ragazzo è sempre stato curato e seguito,
da piccolo dalla neuropsichiatria infantile, ma due anni fa è diventato
ingestibile. Rifiutava medicinali e visite. […] Nostro figlio ha distrutto la
vostra famiglia ma anche la nostra”. La madre di Giovanbattista Cutolo,
musicista di ventiquattro anni ucciso da un sedicenne nell’agosto del 2023,
aveva commentato al Corriere della Sera il nuovo omicidio il giorno prima,
sostenendo che “moriremo tutti uccisi da bambini killer. […] Le carceri minorili
sono diventate ormai dei centri ricreativi dove non vengono fatti fare percorsi
nei quali i ragazzi prendono coscienza dei loro reati, ma hanno la Play Station,
fanno corsi di pizza, addirittura fanno le cravatte di Marinella”.
Il 7 i giornali fanno un bilancio del concorso per infermieri indetto dall’Asl
Napoli nord e svoltosi alla Mostra d’Oltremare qualche giorno prima. Cinquemila
candidati per trenta posti. La notte successiva muore Arcangelo Correa,
diciottenne incensurato, ucciso da un proiettile sparato per errore da suo
cugino diciannovenne. Il ragazzo, costituitosi, ha detto di aver pensato di
avere in mano una pistola finta e di essersi reso conto che fosse una vera arma
solo al momento dello sparo.
Il 9 Goffredo Fofi stronca sul Corriere del Mezzogiorno l’ultimo film di Paolo
Sorrentino. Parthenope è “superficiale storicamente e antropologicamente, è di
una scarsa poesia, con un fiacco personaggio centrale a sostenerla”. Nel film
San Gennaro è “chiamato in causa con rozzezza” e il suo regista è un
“chiattillo”.
Il 12 all’Albergo dei Poveri si svolge la seconda edizione della Maratona di
ascolto e confronto tra Comune, associazioni e un comitato tecnico-scientifico
per il percorso “Napoli ascolta. Democrazia partecipata per il Centro storico
Unesco”. Tema centrale è quello della videosorveglianza, con un bilancio
dell’esistente e – scrive il Corriere del Mezzogiorno – “un check sugli impianti
da realizzare quartiere per quartiere. […] Al momento sono in arrivo
quattrocento cinquantotto nuove telecamere” che si aggiungeranno alle quasi
mille già presenti.
Il 13 Luigi Roano scrive sul Mattino che non è il disagio sociale, l’abbandono,
la violenza dilagante, l’insufficienza delle risposte istituzionali,
l’inconsistenza del terzo settore, ma “le scorribande dei motorini guidati da
centauri giovanissimi, scatenati e armati, a lasciare una scia di sangue di
ragazzi sulle strade di Napoli”. La risposta individuata dal ministro
dell’interno Piantedosi è un piano straordinario per il sequestro dei veicoli a
due ruote utilizzati in maniera pericolosa durante la notte. Per Roano,
“togliendo dalla strada quei motorini – che spesso non sono in regola perché
senza assicurazione, o potenziati o addirittura rubati – si dovrebbe attenuare
anche il triste fenomeno del gangsterismo urbano di bande che dal loro quartiere
si spostano verso altri per dichiarare guerra alle bande rivali”. Lo stesso
giorno parte l’operazione “Natale a Napoli”: una delibera che sgrava i pastorai
di San Gregorio Armeno dalla tassa di occupazione di suolo in cambio della
collaborazione nelle operazioni di sorveglianza e sicurezza dell’area.
Lunedì 18 tre persone muoiono a causa di una esplosione in un capannone a
Ercolano. Si apprenderà successivamente che si trattava di una fabbrica illegale
di fuochi di artificio. I tre “lavoratori” (la paga che ricevevano era di
venticinque euro al giorno) erano giovanissimi: Samuele Tafciu aveva diciotto
anni, era al suo primo giorno di lavoro, ed era padre di una bambina di quattro
mesi. Sara e Aurora Esposito erano gemelle, avevano ventisei anni, e una di loro
(Aurora) aveva una figlia di quattro.
Il 19, per l’ennesima volta, la Linea 6 della metropolitana di Napoli lavora a
scartamento ridotto. Viaggia un solo treno, dalle 10 alle 13, soltanto sulla
tratta tra Mergellina-Municipio. Tagliate fuori le tre stazioni di Fuorigrotta:
per un funzionamento completo, efficace e regolare, la data individuata slitta
al 20 dicembre. Qualche giorno dopo sui giornali si apprende che la stazione di
Chiaia di questa stessa linea riceverà in Francia il Prix Versailles per essere
stata scelta tra le sei migliori al mondo.
Il 21 gli studenti delle università L’Orientale e della Federico II bloccano per
quarantott’ore, occupandole, due sedi dei rispettivi atenei. Protestano contro
il genocidio in Palestina e contro il coinvolgimento dell’Italia nelle politiche
di guerra a livello internazionale.
Il 22 un operaio ventinovenne viene travolto da una tettoia mentre lavora in un
cantiere nel centro commerciale MaxiMall di Torre Annunziata. Rimane
miracolosamente illeso. Muore invece una donna cinquantenne precipitata dal
trentesimo piano dell’hotel NH Panorama, nel centro della città. Lo stesso
giorno un trentanovenne napoletano viene arrestato mentre cerca di entrare in
Italia dal confine svizzero con un carico di pellicce di contrabbando. Oltre a
pellicce di lince e giaguaro (specie protette) trasportava un’arma da fuoco
detenuta illegalmente.
Il 25 quindici persone ritenute organiche al clan Esposito/Marsicano vengono
arrestate a Pianura perché “gravemente indiziate” di associazione di tipo
mafioso, tentato omicidio, detenzione e porto di armi da fuoco, estorsione,
utilizzo illecito di telefoni in stato di detenzione e spaccio di stupefacenti.
Gli arresti sono frutto di indagini avviate dopo il sequestro di persona e il
successivo omicidio di Andrea Covelli, il cui corpo era stato trovato a luglio
2022 in contrada Pignatiello. Il 26 i commercianti di piazza Dante minacciano la
“serrata” per protestare contro la scarsa sicurezza nella piazza e il “rodeo” di
motorini che girano a tutta velocità spaventando o aggredendo i passanti. Il
prefetto aumenta il numero di soldati e poliziotti, poi incontra i commercianti
e la protesta rientra.
Il 27 il Corriere del Mezzogiorno pubblica un’intervista a Italo Bocchino.
Titolo: “Io di destra ho avuto store d’amore con due deputate Pd”. Tralasciando
le prime quindici righe in cui Roberto Russo si sofferma sulla fama da tombeur
de femmes di Bocchino, tra gli spunti più interessanti, riportiamo i
virgolettati: “Gli atteggiamenti fascistoidi e razzisti non appartengono a chi
milita in Fratelli d’Italia”; “Matteotti è stato un eroe coraggioso. […] La
sinistra lo ritiene ingombrante e vecchio, si occupa più di Michela Murgia che
di lui”; “Sangiuliano è un uomo di un’intelligenza pazzesca”. Lo stesso giorno
scoppia la polemica a Sant’Anastasia per la scelta di intitolare una rotonda al
fondatore del Msi Giorgio Almirante, ministro fascista per la cultura popolare
nel governo nazi-collaborazionista di Salò. L’iniziativa parte da un consigliere
di Fratelli d’Italia. Il sindaco si difende: “Non l’ho condivisa molto”.
Il 28 novembre i giornali riportano gli esiti del processo per l’incendio di
Città della Scienza del 2013. Paolo Cammarota, ex vigilante, non aveva favorito
l’ingresso dei piromani nella struttura, né tantomeno azionato le bombe.
Mandante ed esecutore rimangono quindi ignoti. Sono certi, invece, tredici (o
forse quindici, scrivono i giornali), i milioni di euro incassati per la
ricostruzione del museo, avvenuta però solo in minima parte. La notte seguente
Emanuela Chirilli, turista ventottenne nata in provincia di Lecce, perde la vita
nel corso di un incendio avvenuto in una struttura ricettiva nei pressi di
piazza Municipio.
Il 29 la città si ferma per lo sciopero generale. Tra picchetti all’esterno
delle fabbriche, manifestazioni, cortei e presidi, scendono in piazza lavoratori
iscritti a due sigle su tre dei sindacati confederali, a tutte quelle dei
sindacati di base, e poi precari dell’università, movimenti contro la guerra,
solidali al popolo palestinese e cittadini che denunciano il genocidio in atto a
Gaza e in Cisgiordania. (redazione napoli)