Giovani, carini e appena arruolati. Praticamente infiltrati. Dopo la denuncia di
Potere al Popolo abbiamo ripercorso due celebri cicli di infiltrazioni nello
stato spagnolo e in Gran Bretagna
di Checchino Antonini da Diogene
Potere al Popolo ha denunciato il 27 maggio che per ben dieci mesi un giovane
agente di polizia, fresco di corso, ha partecipato a riunioni, manifestazioni di
piazza, assemblee nazionali, volantinaggi e alla vita quotidiana di partito a
Napoli. Perché questa operazione? si chiede Pap, e ancora: chi l’ha decisa,
pianificata, ordinata? La rivelazione arriva dopo il caso Paragon-Mediterranea
emerso quando una comunicazione ufficiale di Meta, proprietaria di Whatsapp ha
avvertito Luca Casarini, capomissione di Mediterranea, che il suo telefono era
stato violato da una operazione di “spyware” ad alto livello, attraverso l’uso
di un software definito “tra i più sofisticati al mondo”.
Era il 31 gennaio scorso e Meta consigliava di cambiare subito il cellulare e,
quasi contestualmente, testate internazionali davano notizia della violazione
dei sistemi di sicurezza di Whatsapp, che coinvolgeva 90 “target” in tutto il
mondo, in particolare attivisti della società civile e giornalisti.
Il sospetto che il governo Meloni spii partiti di opposizione, ong e giornalisti
è fortissimo (una pratica che non disdegnava nemmeno Conte e supponiamo sia
bipartisan) e non sembrano convincenti le smentite di rito di Palazzo Chigi
tanto su Paragon, sistema di fabbricazione israeliana, tanto su Pap, tanto sul
razzismo così diffuso in polizia al punto da inorridire perfino il Consiglio
d’Europa.
Ma sono legali in Italia le infiltrazioni di poliziotti in organismi che operano
alla luce del sole? In qualche modo deve essere autorizzata in un contesto di
indagini su droga, armi, terrorismo ma quest’ultimo concetto è così dilatabile
che una “funzione di monitoraggio” da parte dell’intelligence è attività nota
negli ambiti parlamentari. Vista la smentita maldestra di un’infiltrazione
altrettanto maldestra, resta la domanda: chi ha autorizzato quel poliziotto?
Forse l’AISI? Forse una polizia parallela di fascisti? Certo i precedenti non
mancano, soprattutto di quell’infiltrazione di piazza, ovvero finti manifestanti
traditi da particolari del loro outfit oppure dal bozzo del calcio della
pistola.
Una delle più celebrate infiltrazioni è quella dell’agente immortalato, in
borghese, mentre faceva oscillare un cellulare assieme a un gruppo di squadristi
che presero d’assalto la sede della Cgil nell’ottobre del 2021. Riavvolgendo il
nastro, un altro famoso è Giovanni Santone, fotografato da Tano D’Amico il 12
maggio del 1977, in tenuta settantasettina ma con la pistola d’ordinanza in
pugno. Osservatorio Repressione, in un pezzo di qualche anno fa, ricorda che gli
infiltrati a volte stanno lì per provocare, altre per uccidere, oltre che per
spiare. Certo, l’evoluzione tecnologica, con ogni probabilità ha alleggerito
l’esigenza di mimetizzarsi per captare segnali di movimento.
Tana per Nieves
Giovane e appena arruolato: la vicenda del poliziotto infiltrato ricorda da
vicino quello che sta accadendo nello Stato Spagnolo dove già sono stati
scoperti almeno tredici casi di infiltrazione di agenti da quando, nel 2022, due
media alternativi – La Directa, catalano, e El Salto – hanno avviato
un’inchiesta su questo tipo di pratiche di polizia tra gruppi anarchici,
occupazioni di case, organizzazioni ambientaliste. La numero 12 è venuta fuori
poche settimane fa, il 23 aprile: dietro la falsa identità di Nieves López
Medina si nascondeva una funzionaria di polizia che rispondeva alle iniziali di
N.M.C.F., diplomata alla 37° corso dell’Accademia di Avila e infiltrata a
Madrid, all’interno di gruppi ambientalisti come Rebelión o Extinción e Fridays
For Future per circa sei mesi.
Il profilo di Nieves coincide con quello della maggior parte dei casi scoperti
compreso quello venuto alla luce a Napoli: un’agente appena diplomata alla
Scuola Nazionale di Polizia di Avila, che viene introdotta nei movimenti sociali
poco dopo il suo giuramento.
E’ da notare che l’infiltrazione sotto finta identità di Nieves è avvenuta
quando molti di questi casi erano già venuti alla luce; infatti, uno degli
agenti scoperti da El Salto, Mavi, è stato scoperto nel marzo 2023, mentre
Nieves ha cercato di entrare in questi stessi ambienti nel dicembre dello stesso
anno.
Di Nieves sappiamo qualcosa di più di quanto si sa dell’infiltrato presunto in
Pap: è entrata per la prima volta in contatto con l’ambiente militante quando ha
compilato un modulo per partecipare a un’azione di disobbedienza civile contro
l’industria dei combustibili fossili organizzata da Rebellion o Extinction (XR).
È apparsa per la prima volta in una formazione che si è svolta il 10 dicembre
2023 per preparare questa azione. Il giorno seguente, una trentina di attivisti
sono entrati nel recinto di Arganzuela per ancorarsi agli alberi e impedirne
l’abbattimento. Sono stati tutti sgomberati con violenza e multati per
disobbedienza. Nieves ha partecipato all’azione.
Tuttavia, il suo atteggiamento ha presto generato diffidenza tra i suoi nuovi
compagni. Da quando la sua collega Mavi si è infiltrata in XR nel 2022, gli
attivisti spagnoli sanno che “nei movimenti per il clima ci sono agenti che
fanno solo disobbedienza civile, quindi abbiamo imparato a tenerli d’occhio”.
Oltre a XR, Nieves partecipava alle assemblee di Fridays For Future. Aveva
trent’anni, era arrivata in moto e diceva di essere una magazziniera in un
Carrefour. In FFF la maggior parte sono studenti, anche liceali, e nessuno gira
in moto. Inoltre non aveva profili social. Fin dall’inizio, Nieves ha mostrato
un grande interesse per la disobbedienza civile non violenta e ha chiesto con
insistenza di far parte del comitato “relazioni esterne”, cosa insolita per un
nuovo membro. Probabilmente il suo obiettivo era quello di avvicinarsi a gruppi
più radicali come Futuro Vegetal. Quando è stata multata per “disobbedienza” non
ha esitato a inviare la multa a XR affinché la aiutasse a fare ricorso e proprio
questo ha permesso al gruppo ambientalista di ottenere una fotocopia della sua
carta d’identità farlocca. Con quel documento XR ha richiesto un certificato di
nascita all’anagrafe ma non c’era non traccia di lei all’Ufficio del Registro
Civile nonostante quella carta d’identità dichiarasse che era nata a Murcia.
Tana per Nieves.
El Salto ha chiesto chiarimenti al Ministero dell’Interno ricevendo come unica
risposta un appello all’articolo 104 della Costituzione spagnola, che stabilisce
che “le Forze e i Corpi di Sicurezza dello Stato garantiscono la sicurezza e il
libero esercizio dei diritti e delle libertà di tutti i cittadini, e che
agiscono in questi termini, con una rigorosa sottomissione all’ordinamento
giuridico”. Da parte sua, la Stazione Generale di Polizia di Madrid, dove
sarebbe stata assegnata, si è rifiutata di fare qualsiasi tipo di valutazione.
Vale la pena ricordare che, in base all’attuale quadro giuridico iberico, questo
tipo di infiltrazione può essere effettuata solo su ordine del tribunale, nei
casi di terrorismo, criminalità organizzata e traffico di droga.
María, infiltrata con la sua vera madre
A Girona, in Catalogna, a un anno e mezzo dalla denuncia, il tribunale ha
rifiutato di incriminare una poliziotta infiltrata con un’ordinanza di sole
quattro pagine, in cui si conclude che l’agente non avrebbe oltrepassato i suoi
limiti. L’ordinanza di archiviazione riconosce che María Isern Torres, agente
sotto copertura, stabilì la relazione con l’attivista indipendentista Òscar
Campos per ordine dei suoi comandanti, ma non ammette che “fu iniziata e
mantenuta in condizioni di disparità” né che l’intenzione fosse quella di
“danneggiarlo psicologicamente”. La denuncia accredita, attraverso una perizia,
i “postumi psicologici sotto forma di disturbo depressivo e sintomi di stress
post-traumatico” causati da “una relazione sentimentale fallace, ingannevole e
spuria” e dall’“invasione dei diritti fondamentali”.
Durante l’infiltrazione, l’agente ha persino coinvolto la sua vera madre
nell’operazione, fornendo una copertura per la missione che era stata assegnata
alla figlia. L’attivista di Girona ha soggiornato nella casa di famiglia a
Palma, dove madre e figlia hanno mentito sull’attività lavorativa
dell’infiltrata. Da quel momento in poi, la madre stabilì una stretta relazione
telefonica con la persona spiata e il suo entourage a Girona, con cui condivise
momenti di intimità.
La relazione è avvenuta tra il 2020 e il 2023. Maria Isern Torres, in realtà è
un’agente del Cuerpo Nacional de Policía, operante sotto il falso nome di Maria
Perelló Amengual. Nel luglio 2023, Campos scoprì la vera identità e denunciò
pubblicamente la “torturadora a les ordres de l’Estat espanyol” (“torturatrice
agli ordini dello Stato spagnolo”). La Procura di Girona ha giustificato
l’operazione sostenendo che l’agente agiva nell’ambito delle sue funzioni per
prevenire azioni secessioniste, ritenendo quindi legittima la sua infiltrazione
nei movimenti sociali catalani.
L’intera vicenda è stata documentata nel reportage “Infiltrats”, prodotto da
3Cat e La Directa, che ha portato all’attenzione pubblica le modalità e le
implicazioni delle infiltrazioni della polizia spagnola nei movimenti sociali
catalani.
Queste infiltrazioni della polizia violano i diritti fondamentali e sono più
tipiche di uno Stato di polizia che dello Stato di diritto ma la sentenza del
tribunale, pur riconoscendo che la relazione sentimentale, ha facilitato
l’accesso dell’agente alla sfera privata di Òscar Campos e ad attività
riservate, afferma che non ci sono elementi nella denuncia per ritenere che non
ci sia stato consenso. Anche la denuncia per tortura contro Ramon, infiltrato
della polizia nei movimenti sociali di Valencia, è stato definitivamente
archiviata lo scorso 5 maggio.
Ora, ovviamente, di Nieves non si hanno più tracce e gli attivisti ritengono che
probabilmente è stata fatta fuori perché non è riuscita a passare inosservata.
Ci si interroga sulla relativa facilità con cui è stato possibile smascherare
l’infiltrazione: o la Brigata d’Informazione l’ha messa lì apposta per far
credere che XR fosse già in grado di individuare gli infiltrati, oppure era
semplicemente stupida. Di sicuro i movimenti denunciano la crudeltà di un metodo
che genera paranoia, sfiducia, indignazione e paura tra gli attivisti.
L’infiltrazione come forma di tortura
Pau Pérez-Sales, psichiatra e direttore del SIRA, un centro di assistenza alle
vittime di tortura e maltrattamenti, ha spiegato a El Salto che l’infiltrazione
è una tortura perché “per essere considerata tale, devono essere presenti
quattro elementi: devono esserci gravi sofferenze, deve esserci intenzionalità,
deve esserci uno scopo, come ottenere informazioni, punire, umiliare, reprimere
o discriminare e, infine, deve essere eseguita da un funzionario statale”.
L’eco di queste vicende nello stato spagnolo ha stimolato il progetto militante
di pubblicazione, lo scorso febbraio, di un “Manual para destapar a un
infiltrado”, operazione che ha infastidito sia la polizia sia i politici che la
fiancheggiano. Sabato 24 maggio il Comune di Malaga ha cercato di impedire la
presentazione del manuale comunicando agli organizzatori che era necessario
avere un permesso speciale in base alla legge sugli spettacoli pubblici, una
norma che non può essere applicata a proposte no-profit e a eventi pubblici come
la presentazione di un libro, attività peraltro garantite dall’articolo 20 della
Costituzione spagnola sulla libertà di espressione e di cultura, e dall’articolo
21 che tutela la libertà di riunione pacifica in spazi privati.
A proposito di Nieves è stato detto che almeno, a differenza di Mavi (un altro
finto ecologista, vero sbirro) non è andata a letto con nessuno. Non possono
dire altrettanto le decine di donne britanniche vittime di altrettanti agenti
infiltrati per decenni nelle organizzazioni della sinistra rivoluzionaria,
ecologista del Regno Unito.
Lo scandalo Spycops
Per oltre quarant’anni, la polizia britannica ha condotto un’operazione segreta
di spionaggio su migliaia di cittadini. L’opinione pubblica non aveva alcun
sentore di questa operazione segreta e solo un ristretto numero di ufficiali di
polizia ne era a conoscenza.
La polizia ha inviato 140 agenti sotto copertura per spiare più di 1.000 gruppi
politici e compilare file riservati sulle attività politiche degli attivisti. La
storia, partita nel 1968, è venuta alla luce nell’autunno 2010 quando
cominciarono a emergere notizie su Mark Kennedy, un agente di polizia sotto
copertura, noto come Mark Stone, che si era infiltrato nei gruppi di protesta
ambientalisti provocando molti arresti. Stone viveva tra gli attivisti ed era
riuscito ad assumere un ruolo di primo piano in molte azioni, stringendo
relazioni intime a lungo termine e relazioni sessuali più brevi con molte donne.
In generale era visto come un membro fidato del movimento.
E’ attiva una campagna – Police Spies Out of Lives – a sostegno delle donne
colpite da relazioni intime con agenti di polizia sotto copertura della SDS,
Special Demonstration Squad della Metropolitan Police Special Branch e della
National Public Order Intelligence Unit (NPIOU) controllata dall’Association of
Chief Police Officers (ACPO).
Negli anni sono stati svelati sempre più dettagli, grazie soprattutto al lavoro
investigativo degli attivisti e dei giornalisti. Rivelazioni che hanno costretto
Theresa May, quando era ministro degli Interni, a commissionare un’inchiesta
pubblica guidata da un giudice in pensione, Sir John Mitting partita nell’estate
del 2020, con sei anni di ritardo. C’è da capire come gli agenti sotto copertura
abbiano ingannato le donne in relazioni intime a lungo termine, alcune durate
molti anni e “allietate” dalla nascita di figli. L’inchiesta ha recentemente
ammesso per la prima volta che il monitoraggio dei sindacalisti da parte di
agenti sotto copertura dell’SDS può essere stato utilizzato dai datori di lavoro
a fini di blacklist. Nel 2009, si legge sul Guardian, i membri di un sindacato
che erano stati presi di mira dai datori di lavoro per essere licenziati a causa
delle loro attività sindacali sono stati riconosciuti come vittime di uno
scandalo decennale di liste nere. Un’incursione nella Consulting Association,
un’organizzazione segreta che gestiva la lista nera, ha portato alla luce
migliaia di file sui lavoratori edili, utilizzati dalle principali imprese edili
per “vagliare” l’appartenenza al sindacato dei candidati al momento
dell’assunzione.
Gli agenti sotto copertura hanno adottato misure elaborate per sviluppare i loro
falsi personaggi. Rubavano l’identità di bambini morti, dopo aver setacciato
pagine di certificati di morte per trovare una corrispondenza adeguata. Le spie
ricevevano documenti ufficiali come patenti di guida e passaporti con nomi
falsi, in modo che i loro travestimenti apparissero credibili alla cerchia di
manifestanti in cui si infiltravano.
Durante le missioni, che in genere duravano quattro anni, gli agenti sotto
copertura fingevano di essere manifestanti impegnati. Ma per tutto questo tempo
hanno fornito ai loro superiori informazioni sui piani e sui movimenti dei
manifestanti. I loro rapporti includevano anche valutazioni delle figure chiave
all’interno dei gruppi.
L’elenco completo dei gruppi politici presi di mira dal 1968 non è stato
pubblicato dall’inchiesta pubblica. Tuttavia, un’analisi dei gruppi pubblicati
suggerisce che le spie della polizia hanno monitorato soprattutto gruppi di
sinistra e progressisti che sfidavano lo status quo, mentre solo tre gruppi di
estrema destra sono stati infiltrati: il British National Party, Combat 18 e la
United British Alliance. Un gruppo trotzkista in particolare – il Socialist
Workers Party (SWP) – è stato pesantemente infiltrato con più di 20 agenti,
molto più di qualsiasi altro gruppo.
Con cinismo e vigliaccheria
Dopo che l’esistenza dell’operazione segreta è stata resa nota nel 2010, le
donne si sono raggruppate e hanno intrapreso con successo un’azione legale
contro la polizia ottenendo decine di risarcimenti. Quando le donne hanno
iniziato a fornire i loro resoconti e a condividere le loro storie, è emerso
chiaramente che il comportamento degli uomini nelle relazioni, i loro retroscena
e i metodi per sparire discretamente presentavano notevoli somiglianze che
suggerivano metodi sistematici di infiltrazione e minavano il mito dell’agente
disonesto.
Raccontano i legali che è stato evidente che tutte le donne hanno subito un
notevole impatto emotivo e psicologico dalla scoperta dell’inganno e della
violazione personale. In particolare, il loro senso di sicurezza nel mondo in
cui vivevano e la capacità di fidarsi degli altri erano stati gravemente
danneggiati. Tuttavia, poiché le loro esperienze erano insolite ma simili, e
poiché provenivano tutte da ambienti politicamente impegnati, hanno rapidamente
sviluppato un approccio di sostegno reciproco e collettivo per lavorare insieme
al loro caso legale.
Ci sono ancora troppi agenti, secondo Police Spies Out of Lives, la cui identità
reale e fittizia rimane segreta.
Sono stati scoperti altri comportamenti scorretti. In casi giudiziari che
riguardavano l’incriminazione di attivisti, gli agenti sotto copertura e i loro
supervisori hanno nascosto prove vitali che avrebbero potuto portare alla loro
assoluzione. Finora si sa che almeno 50 manifestanti sono stati condannati o
perseguiti ingiustamente perché le prove relative alle attività delle spie della
polizia sono state ingiustamente insabbiate nei procedimenti giudiziari.
Solo uno degli agenti sotto copertura è diventato un informatore. Peter Francis,
che è stato inviato a spiare i manifestanti antirazzisti per quattro anni negli
anni Novanta, ha rivelato come funzionava la sua ex unità, la Squadra speciale
per le dimostrazioni.
Ha anche rivelato che la squadra aveva raccolto informazioni sui genitori di
Stephen Lawrence nel momento in cui stavano conducendo una campagna per
convincere la polizia a condurre un’indagine adeguata sull’omicidio razzista del
figlio. Lawrence, studente di origine giamaicana, fu ucciso il 22 aprile 1993 a
Eltham, nel sud-est di Londra da un branco di ragazzi bianchi mentre aspettava
l’autobus con un amico. Il rapporto Macpherson del 1999 concluse che la
Metropolitan Police era “istituzionalmente razzista”.
La polizia è stata costretta ad ammettere che i suoi agenti sotto copertura
avevano spiato almeno 18 famiglie in lutto che si battevano per ottenere
giustizia dalla polizia. Tra queste c’erano anche famiglie i cui parenti erano
stati uccisi o erano morti sotto la custodia della polizia.
L’inchiesta pubblica sull’uso di agenti sotto copertura nel Regno Unito, nota
come Spycops Inquiry o Undercover Policing Inquiry, è attualmente in corso ma
sta affrontando numerose difficoltà operative, ritardi e critiche da parte delle
vittime e dei partecipanti.
L’inchiesta, spiega Campaign Opposing Police Surveillance, è suddivisa in
“tranche” tematiche. Le udienze della Tranche 2 (1983–1992) si sono svolte tra
luglio 2024 e febbraio 2025. La Tranche 3 (1993–2007), inizialmente prevista per
aprile 2025, è stata posticipata a ottobre 2025. È probabile che anche la
Tranche 4, dedicata alla National Public Order Intelligence Unit (NPOIU),
subisca ritardi.
Più di 100 vittime e gruppi coinvolti hanno firmato una lettera aperta
rifiutandosi di fornire prove entro le scadenze imposte, considerate
irragionevoli. Il sito Freedom News riferisce che, nonostante il rinvio delle
udienze, i termini per la presentazione delle testimonianze non sono stati
estesi, suscitando accuse di trattamento iniquo. Inoltre l’inchiesta sta
procedendo in modo squilibrato, favorendo le forze dell’ordine: mancanza di
trasparenza, distruzione intenzionale di documenti da parte della polizia e
pressione esercitata per rispettare una scadenza finale arbitraria fissata per
dicembre 2026, che potrebbe compromettere la credibilità dell’intero processo
che dovrebbe essere cruciale nel dibattito sul controllo democratico delle forze
di polizia nel Regno Unito.
Solo nel luglio 2024, la Metropolitan Police ha pubblicamente condannato le
operazioni della Special Demonstration Squad (SDS), ammettendo gravi violazioni,
tra cui relazioni sessuali ingannevoli con attiviste e infiltrazioni in gruppi
per la giustizia razziale. Tre mesi più tardi, nuove prove hanno suggerito che
Bob Lambert, ex agente sotto copertura e figura chiave dell’inchiesta, avrebbe
partecipato a un incendio doloso in un negozio Debenhams nel 1987 mentre si
fingeva attivista per i diritti degli animali.
Della brutalità e della spregiudicatezza della polizia francese s’è letto molto
anche in Italia in questi anni, segno che questa ondata di malapolizia è sintomo
delle tendenze più ampie di regimi ormai post-democratici tuttavia oltralpe è
stata registrata un’infiltrazione al contrario: nel settembre 2020, la
pubblicazione del libro Flic di Valentin Gendrot ha fatto scalpore. Dopo aver
trascorso due anni sotto copertura nella polizia di Parigi, dove era stato
assunto come dipendente a contratto (tra gli “assistenti di sicurezza”, poi
ribattezzati “assistenti di polizia”), il giornalista ha descritto una
quotidianità mediocre, la miseria sociale e la mancanza di rispetto per gli
utenti.
Soprattutto, ha accusato diversi suoi colleghi, di stanza nel 19° arrondissement
di Parigi, di aver commesso atti di violenza e di averli coperti con false
denunce. Le sue rivelazioni hanno indotto la magistratura ad aprire
un’inchiesta. Ma questa è un’altra storia.
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