La violenza poliziesca non è fatta di soli manganelli; si manifesta anche
attraverso l’ingerenza e l’invasività nel privato. Seguire gli spostamenti,
osservare e ascoltare il quotidiano fanno parte di un…
Tag - repressione
Mentre il processo contro 28 compagn* del centro sociale Askatasuna e militanti
No Tav della Val Susa per “associazione a delinquere” sta giungendo al termine
del 1° grado – con la richiesta di complessivi 88 anni di carcere e una penale
di 7 milioni di euro – assistiamo ad alcune sbilanciate mosse propagandistiche a
mezzo […]
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming.
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres del 24 gennaio. Crisi climatica. Zone rosse e sorveglianza rinforzata.
> Una corte di miliardari e l’America profonda. Rivolta al CPR di Gradisca…
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Crisi climatica e azione diretta
Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta
Che sia in atto un cambiamento climatico con un’accelerazione senza precedenti,
da quando il pianeta è abitato da forme di vita strutturate in comunità è un
dato ormai privo di dimostrazioni opposte. Le estese analisi e i risultati cui è
pervenuto il lungo lavoro della comunità climatologica portano a una conclusione
unica: il clima sta cambiando a una velocità tale per cui le forme di vita
vegetali e animali (inclusa quella umana) vengono poste in seria difficoltà di
adattamento. Adattamento fisico, chimico, biologico, sociale e migratorio sono a
rischio, sottoposti a forzanti indotte dalla produzione industriale, alimentare
e trasportistica sempre più energivora. (…)
Un problema di origine capitalista non può avere una soluzione capitalista.
Il riscaldamento globale e la sua accelerazione sono causati principalmente
dalle emissioni collegate alle attività umane: industriali, di trasporto e
alimentari.
Con Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca
Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del
CNR, abbiamo anticipato alcuni dei temi di cui parleremo venerdì 31 gennaio alle
21 alla FAT
Zone rosse ed aree a sorveglianza rinforzata
Il governo sperimenta nuovi meccanismi di esclusione e controllo degli
indesiderabili. Muri invisibili ma concreti segmentano le città, separando chi
può accedere liberamente nelle aree più pregiate e chi deve esserne tenuto
fuori.
Con le zone rosse e il daspo urbano il ministro dell’Interno ha arricchito la
cassetta degli attrezzi della polizia di nuovi strumenti, che le forze del
disordine statale possono utilizzare senza neppure scomodare un magistrato.
La stretta securitaria, collaudata inizialmente a Bologna e Firenze, a dicembre
si è estesa a Milano e Napoli, e con l’anno nuovo ha investito Roma, dove la
morsa poliziesca durante il giubileo è imponente. A Torino il sindaco annuncia
un approccio più “morbido”: niente zone rosse ma aree a “sorveglianza
rinforzata”, come a Roma. Difficile cogliere le sfumature di fronte alla
declinazione sabauda delle direttive governative. Intanto, dal 27 gennaio al 30
aprile, saranno zone rosse Porta Nuova, San Salvario, Torino centro, Aurora e
Barriera di Milano.
Nei fatti le forze di polizia possono allontanare con la forza chiunque, assuma
“atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”. Va da se che
gli “atteggiamenti” non sono atti e, quindi gli uomini e le donne in divisa
mandano via le persone il cui modo di stare in strada sia considerato, a loro
arbitrio, indesiderabile.
Stati Uniti. Una corte di miliardari e l’America profonda
Donald Trump si è insediato lunedì. I sostenitori che quattro anni fa avevano
fatto irruzione a Capitol Hill, in questo 20 gennaio hanno sostato composti
all’esterno. L’imperatore li ha arringati firmando immediatamente la grazia per
i golpisti condannati, deportazioni di massa dei clandestini che vivono negli
States, la fine della guerra e il ritorno dell’età dell’oro. La propaganda
elettorale di The Donald non finirà mai: è la sua escape strategy di fronte al
possibile fallimento di alcuni obiettivi, dei quali potrà imputare le forze
oscure che minacciano l’America.
Mantiene subito alcune promesse. Appena insediato Trump ha firmato una serie di
misure e di ordini esecutivi.
Questi gli i principali ordini esecutivi firmati dal neopresidente:
– Uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima.
– Stop al lavoro da casa per i dipendenti federali.
– Revocato l’ordine esecutivo di Joe Biden che fissa il target del 50% delle
vendite di nuovi veicoli elettrici entro il 2030
– Revocato l’ordine esecutivo di Joe Biden sull’intelligenza artificiale, mossa
che spiana la strada al business miliardario del settore, eliminando i già
scarsi guard-rail previsti.
– Dichiarata l’emergenza nazionale al confine sud degli Stati Uniti.
– Fine dello ius soli, il diritto di cittadinanza per nascita stabilito dalla
Costituzione americana.
– Gli Usa escono dall’Organizzazione mondiale della Sanità
– Revocate le sanzioni sui coloni israeliani in Cisgiordania.
Il presidente che si è insediato il 20 gennaio è molto più forte di quello che
prese il potere nel 2016: allora era un outsider inviso alla maggioranza del suo
partito, oggi è il cavallo vincente, che ha conquistato il Gop riuscendo a
mettere insieme le anime sparse della destra statunitense.
Trump, si è esibito accanto ad una manciata di suoi pari: i miliardari che
affollano la sua corte e hanno in mano il vero potere, quello dei social media,
il cui controllo è cruciale nella costruzione del consenso.
Sul tappeto numerose domande: quanto reggerà il suo blocco sociale, specie
quello della Rust Belt, che tanto contribuì al suo precedente successo?
L’unica europea alla sua corte era Giorgia Meloni, che tenta di accreditarsi
come ponte tra l’America Trumpiana e un’Europa schiacciata dal ricatto del
Friend Shoring imposto in questi anni e cardine delle politiche protezioniste
statunitensi.
A Davos Trump ha dettato le regole all’Europa, prima tra tutte un investimento
del 5% del Pil in spese militari.
Il programma di Trump è spaventoso. Se riuscirà o meno a realizzarlo dipenderà
dalla forza dei movimenti di opposizione che lunedì hanno riempito le piazze di
Washington e di tutti gli Stati Uniti con la People March e di tutti coloro che,
con tenacia, si battono contro il nuovo imperatore.
Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri
Rivolta al CPR di Gradisca
Sono giorni di rivolta dentro alle mura del carcere per migranti di Gradisca
d’Isonzo, il Cpr in Friuli Venezia-Giulia al confine con la Slovenia, dove sono
stipate in vere e proprie gabbie decine di persone.
Negli ultimi dieci giorni, ogni notte, ci sono state proteste, incendi e scontri
con le forze dell’ordine. Nonostante cariche, manganellate, pestaggi, spray al
peperoncino e lacrimogeni i migranti continuano a lottare contro le condizioni
inumane a cui sono sottoposti e l’assenza di informazioni sul proprio destino.
Rinchiusi in una prigione per senza documenti potrebbero essere deportati in
qualsiasi momento o passarvi un anno e mezzo, prima di essere liberati con un
foglio di via.
Giovedì 16 gennaio un recluso è caduto dal tetto della struttura nel tentativo
di allontanarsi dal Cpr e far disperdere le proprie tracce. Nella caduta si è
fratturato gravemente gli arti ed è stato trasportato in elisoccorso in
ospedale. Il clima si è fatto più incandescente la sera di domenica 19 gennaio,
quando anche un migrante di origine maghrebina è scivolato dal tetto.
Fortunatamente, le ferite riportate non sono state gravi. É frequente che chi
tenta la fuga saltando le mura alte dell’ex caserma Polonio si ferisca anche in
modo serio. Una decina di anni fa un migrante, finito in coma in seguito alla
caduta, perse la vita dopo mesi di agonia in ospedale.
Lunedì 20 gennaio un gruppo di una trentina di persone è salito sul tetto
dell’ex caserma Polonio, causando ingenti danni agli impianti idraulici ed
elettrici e praticando sette varchi nella struttura. Non ci sono stati,
diversamente da altre volte, tentativi di fuga. Il giorno successivo è stata
incendiata la zona rossa e sono stati creati dei varchi nel plexiglass che
delimita le “vasche” che dividono le camerate. La zona rossa, una delle tre in
cui è divisa la prigione di Gradisca, è completamente inagibile, così come
alcune aree comuni.
Mercoledì 22 sono iniziati arresti e deportazioni punitive. Otto migranti sono
stati espulsi in Marocco, altri cinquanta, in parte sono stati arrestati, in
parte sono stati trasferiti nel CPR di Trapani.
Ne abbiamo parlato con Raffaele, un compagno da sempre in prima fila nelle lotte
contro i Cpr
Appuntamenti:
Venerdì 31 gennaio
Crisi climatica e azione diretta
Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta
ore 21 alla FAT
corso Palermo 46 Torino
Interverrà il fisico Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale
di Ricerca Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze
Polari del CNR.
Giovedì 20 febbraio
ore 21 alla FAT
corso Palermo 46
Enzo Papa, traduttore e curatore dell’edizione italiana, presenta il libro di
Volin
“La rivoluzione sconosciuta. Il movimento anarchico nelle lotte per
l’emancipazione sociale in Russia 1917-1921”
Il teorico e rivoluzionario anarchico, Vsevolod Michajlovič Eichenbaum, detto
Volin, racconta la storia della Rivoluzione russa dal 1825 al 1939, con i suoi
due sommovimenti del 1905 e del 1917, che egli ha vissuto come militante
attivamente impegnato negli eventi. Potendo disporre di documenti e
testimonianze di prima mano, Volin descrive, dal punto di vista anarchico – con
lucidità e con rara finezza d’analisi -, tutto il processo del movimento
rivoluzionario russo, dalla nascita dei Soviet all’annientamento del movimento
anarchico da parte dello stalinismo passando per l’ascesa al potere dei
bolscevichi, la rivolta dei marinai di Kronstadt o ancora l’epopea
insurrezionale di Nestor Machno.
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Contatti:
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org
Contatti:
FB
@senzafrontiere.to/
Telegram
https://t.me/SenzaFrontiere
Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
🛂 Stato di Polizia
📌 Sabato 25 gennaio
dalle 15 alle 17,30
Punto info in piazza Carlo Felice di fronte alla Stazione di Porta Nuova.
Porta Nuova, che assieme a San Salvario, Torino Centro, Aurora e Barriera di
Milano è ” Zona a sorveglianza rinforzata” sino al 30 aprile.
🟢 Zone rosse, daspo, militari per le strade, leggi speciali contro
l’opposizione politica e sociale
🟣 Il governo sperimenta nuovi meccanismi di esclusione e controllo degli
indesiderabili. Muri invisibili ma concreti segmentano le città, separando chi
può accedere liberamente nelle aree più pregiate e chi deve esserne tenuto
fuori.
Con le zone rosse e il daspo urbano il ministro dell’Interno ha arricchito la
cassetta degli attrezzi della polizia di nuovi strumenti, che le forze del
disordine statale possono utilizzare senza neppure scomodare un magistrato.
La stretta securitaria, collaudata inizialmente a Bologna e Firenze, a dicembre
si è estesa a Milano e Napoli, e con l’anno nuovo ha investito Roma, dove la
morsa poliziesca durante il giubileo è imponente. A Torino il sindaco annuncia
un approccio più “morbido”: niente zone rosse ma aree a “sorveglianza
rinforzata”, come a Roma. Difficile cogliere le sfumature di fronte alla
declinazione sabauda delle direttive governative. Nei fatti, dal 27 gennaio al
30 aprile saranno zone rosse Porta Nuova, San Salvario, Torino centro, Aurora e
Barriera di Milano.
Nei fatti le forze di polizia possono allontanare con la forza chiunque, assuma
“atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”. Va da se che
gli “atteggiamenti” non sono atti e, quindi gli uomini e le donne in divisa
mandano via le persone il cui modo di stare in strada sia considerato, a loro
arbitrio, indesiderabile.
🔵 Queste direttive sono solo l’ultimo tassello del mosaico
repressivo del governo, che colpisce ogni forma di contestazione e lotta
politica e sociale.
Il DDL 1236 – ex 1660 – approvato alla Camera in settembre ed oggi in
discussione alla commissione giustizia del Senato si inserisce nel solco già
aperto da altri provvedimenti (i decreti rave, Cutro, immigrazione, Caivano) che
colpiscono i poveri, gli stili di vita non conformi, gli stranieri senza
documenti. Le misure contro la socialità non mercificata, quelle contro i
profughi e i migranti, l’affondo verso i giovani, la repressione dei movimenti
di lotta sono le architravi del progetto repressivo del governo.
🟠 Il DDL 1236 infligge colpi sempre più duri a chi lotta nei CPR e nelle
carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte su
caserme e commissariati, a chi blocca una strada o un treno, a chi fa picchetti
sui luoghi di lavoro, a chi sostiene e diffonde idee sovversive.
Si criminalizzano i movimenti climatici, sociali e sindacali, anticarcerari e no
border e si cerca di bloccarli, infliggendo lunghe pene detentive per
banalissime pratiche di lotta politica e sociale.
La logica di classe e di repressione verso chi cerca di cambiare il mondo
intollerabile in cui viviamo è connaturata con l’ordinamento giudiziario
democratico: ma i provvedimenti adottati da questo governo la rendono sempre più
spudorata e violenta.
Quest’insieme di nuove leggi rende sempre più forti i poteri di polizia,
riducendo le pur esili tutele alla libertà di espressione, movimento,
opposizione sociale.
🔴 L’articolo 31 del DDL 1236 permette ai servizi segreti di entrare a far parte
di organizzazioni terroristiche, cercando di assumerne il controllo, nella
certezza dell’anonimato e dell’impunità per i reati commessi. Dulcis in fundo
questi agenti provocatori legalizzati possono costruire e detenere bombe.
Finisce la favola dei servizi segreti “deviati”, le mele marce che hanno
burattinato, con la complicità dei fascisti, le tante stragi di Stato che hanno
insanguinato il nostro paese negli anni
Settanta ed Ottanta. Oggi, con i fascisti al potere, stanno per ottenere la
licenza di strage. Di Stato. Per Legge.
Lo stesso articolo prevede l’obbligo, di fatto, anche per università ed enti di
ricerca di collaborare con i servizi segreti, inclusa la possibilità di derogare
alle normative sulla riservatezza.
⚫ In generale il fortissimo aumento delle pene, l’introduzione di nuovi reati,
la meticolosa scelta dei soggetti da colpire e di quelli da tutelare sono il
segno distintivo del DDL 1236. Più galera per molti, ma non per tutti, perché la
trama dei vari provvedimenti di Meloni è esplicitamente autoritaria e di classe.
Le lotte nelle carceri e nei CPR vengono perseguite in modo più duro perché chi
le attua è dipinto come costitutivamente criminale, illegale, fuori norma. A
questo governo non basta massacrare di botte, privare di ogni dignità, vuole
seppellire in carcere chi da vita a rivolte nei luoghi di reclusione.
Questo governo vuole mettere a tacere qualunque protesta, introducendo
nell’ordinamento un reato collettivo, equiparato a quelli di mafia e terrorismo,
che persegue anche le azioni non violente come lo sciopero della fame.
Dalla criminalizzazione pubblica dell’opposizione politica e sociale scaturisce
il reato di “terrorismo della parola”.
🟡 Questi dispositivi si configurano come diritto penale del nemico, pur
mantenendosi in una cornice universalista.
Il diritto penale del nemico è informato ad una logica di guerra. In guerra i
nemici vanno annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità.
Per il nemico non valgono le tutele formali riservate ai cittadini.
Quando la logica bellica si applica al diritto, alcuni gruppi umani vengono
repressi per quello che sono più che per quello che fanno. L’intera azione
dell’esecutivo è informata a questo principio. Un principio sulle cui fondamenta
sono stati costruiti i lager nazisti e i gulag staliniani. La definizione del
“nemico” interno è squisitamente politica ed è appannaggio di chi detiene il
potere di decidere chi mantiene le prerogative del “cittadino” e chi ne è
privato perché considerato individualmente e collettivamente incompatibile con
il nuovo ordine che il governo sta costruendo.
Un ordine che non ha neppure bisogno delle famigerate “leggi eccezionali” del
1926 per colpire la libertà di scioperare, di scrivere e dire la propria, di
lottare per casa, salute, libertà, dignità.
Le leggi sono il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno di una
società. Oggi i fascisti al governo si sentono forti e giocano tutte le carte a
loro disposizione per assicurarsi il totale controllo politico e il
disciplinamento sociale.
🟢 Il governo effettua una manovra a tenaglia, muovendosi contemporaneamente su
più fronti. Oltre al piano squisitamente repressivo, Meloni punta ad una riforma
istituzionale che renda ancora più forte l’esecutivo, e persegue un’egemonia
culturale, che vede la scuola, i media e il territorio come spazi di conquista.
Il fascismo sta tornando. Usano la cornice democratica per dare una secca svolta
autoritaria al paese: segno che la democrazia è solo illusione di libertà e
giustizia sociale.
🟣 Fermarli è ancora possibile. Occorre rinforzare le reti ed i movimenti che si
battono contro la svolta autoritaria e, insieme, mantenere fermo l’impegno
contro la guerra, il militarismo, il patriarcato, le frontiere, lo sfruttamento,
la devastazione ambientale, il nazionalismo.
Il tempo è ora.
🏴 Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista – Torino
riunioni, aperte agli interessat, ogni martedì alle 20,30 in corso Palermo 46
Zone rosse, daspo, militari per le strade, leggi speciali contro l’opposizione
politica e sociale
Il governo sperimenta nuovi meccanismi di esclusione e controllo degli
indesiderabili. Muri invisibili ma concreti segmentano le città, separando chi
può accedere liberamente nelle aree più pregiate e chi deve esserne tenuto
fuori.
Con le zone rosse e il daspo urbano il ministro dell’Interno ha arricchito la
cassetta degli attrezzi della polizia di nuovi strumenti, che le forze del
disordine statale possono utilizzare senza neppure scomodare un magistrato.
La stretta securitaria, collaudata inizialmente a Bologna e Firenze, a dicembre
si è estesa a Milano e Napoli, e con l’anno nuovo ha investito Roma, dove la
morsa poliziesca durante il giubileo è imponente. A Torino il sindaco annuncia
un approccio più “morbido”: niente zone rosse ma aree a “sorveglianza
rinforzata”, come a Roma. Difficile cogliere le sfumature di fronte alla
declinazione sabauda delle direttive governative.
Nei fatti le forze di polizia possono allontanare con la forza chiunque, assuma
“atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”. Va da se che
gli “atteggiamenti” non sono atti e, quindi gli uomini e le donne in divisa
mandano via le persone il cui modo di stare in strada sia considerato, a loro
arbitrio, indesiderabile.
Queste direttive sono solo l’ultimo tassello del mosaico repressivo del governo,
che colpisce ogni forma di contestazione e lotta politica e sociale.
Il DDL 1236 – ex 1660 – approvato alla Camera in settembre ed oggi in
discussione alla commissione giustizia e affari costituzionali del Senato si
inserisce nel solco già aperto da altri provvedimenti (i decreti rave, Cutro,
immigrazione, Caivano) che colpiscono i poveri, gli stili di vita non conformi,
gli stranieri senza documenti. Le misure contro la socialità non mercificata,
quelle contro i profughi e i migranti, l’affondo verso i giovani, la repressione
dei movimenti di lotta sono le architravi del progetto repressivo del governo.
Il DDL 1236 infligge colpi sempre più duri a chi lotta nei CPR e nelle carceri,
a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte su caserme e
commissariati, a chi blocca una strada o un treno, a chi fa picchetti sui luoghi
di lavoro, a chi sostiene e diffonde idee sovversive.
Si criminalizzano i movimenti climatici, sociali e sindacali, anticarcerari e no
border e si cerca di bloccarli, infliggendo lunghe pene detentive per
banalissime pratiche di lotta politica e sociale.
La logica di classe e di repressione verso chi cerca di cambiare il mondo
intollerabile in cui viviamo è connaturata con l’ordinamento giudiziario
democratico: ma i provvedimenti adottati da questo governo la rendono sempre più
spudorata e violenta.
Quest’insieme di nuove leggi rende sempre più forti i poteri di polizia,
riducendo le pur esili tutele alla libertà di espressione, movimento,
opposizione sociale.
L’articolo 31 del DDL 1236 permette ai servizi segreti di entrare a far parte di
organizzazioni terroristiche, cercando di assumerne il controllo, nella certezza
dell’anonimato e dell’impunità per i reati commessi. Dulcis in fundo questi
agenti provocatori legalizzati possono costruire e detenere bombe. Finisce la
favola dei servizi segreti “deviati”, le mele marce che hanno burattinato, con
la complicità dei fascisti, le tante stragi di Stato che hanno insanguinato il
nostro paese negli anni Settanta ed Ottanta. Oggi, con i fascisti al potere,
stanno per ottenere la licenza di strage. Di Stato. Per Legge.
Lo stesso articolo prevede l’obbligo, di fatto, anche per università ed enti di
ricerca di collaborare con i servizi segreti, inclusa la possibilità di derogare
alle normative sulla riservatezza.
In generale il fortissimo aumento delle pene, l’introduzione di nuovi reati,
la meticolosa scelta dei soggetti da colpire e di quelli da tutelare sono il
segno distintivo del DDL 1236. Più galera per molti, ma non per tutti, perché la
trama dei vari provvedimenti di Meloni è esplicitamente autoritaria e di classe.
Le lotte nelle carceri e nei CPR vengono perseguite in modo più duro perché chi
le attua è dipinto come costitutivamente criminale, illegale, fuori norma. A
questo governo non basta massacrare di botte, privare di ogni dignità, vuole
seppellire in carcere chi da vita a rivolte nei luoghi di reclusione.
Questo governo vuole mettere a tacere qualunque protesta, introducendo
nell’ordinamento un reato collettivo, equiparato a quelli di mafia e terrorismo,
che persegue anche le azioni non violente come lo sciopero della fame.
Dalla criminalizzazione pubblica dell’opposizione politica e sociale scaturisce
il reato di “terrorismo della parola”.
Questi dispositivi si configurano come diritto penale del nemico, pur
mantenendosi in una cornice universalista.
Il diritto penale del nemico è informato ad una logica di guerra. In guerra i
nemici vanno annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità.
Per il nemico non valgono le tutele formali riservate ai cittadini.
Quando la logica bellica si applica al diritto, alcuni gruppi umani vengono
repressi per quello che sono più che per quello che fanno. L’intera azione
dell’esecutivo è informata a questo principio. Un principio sulle cui fondamenta
sono stati costruiti i lager nazisti e i gulag staliniani. La definizione del
“nemico” interno è squisitamente politica ed è appannaggio di chi detiene il
potere di decidere chi mantiene le prerogative del “cittadino” e chi ne è
privato perché considerato individualmente e collettivamente incompatibile con
il nuovo ordine che il governo sta costruendo.
Un ordine che non ha neppure bisogno delle famigerate “leggi eccezionali” del
1926 per colpire la libertà di scioperare, di scrivere e dire la propria, di
lottare per casa, salute, libertà, dignità.
Le leggi sono il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno di una
società. Oggi i fascisti al governo si sentono forti e giocano tutte le carte a
loro disposizione per assicurarsi il totale controllo politico e il
disciplinamento sociale.
Il governo effettua una manovra a tenaglia, muovendosi contemporaneamente su più
fronti. Oltre al piano squisitamente repressivo, Meloni punta ad una riforma
istituzionale che renda ancora più forte l’esecutivo, e persegue un’egemonia
culturale, che vede la scuola, i media e il territorio come spazi di conquista.
Il fascismo sta tornando. Usano la cornice democratica per dare una secca svolta
autoritaria al paese: segno che la democrazia è solo illusione di libertà e
giustizia sociale.
Fermarli è ancora possibile. Occorre rinforzare le reti ed i movimenti che si
battono contro la svolta autoritaria e, insieme, mantenere fermo l’impegno
contro la guerra, il militarismo, il patriarcato, le frontiere, lo sfruttamento,
la devastazione ambientale, il nazionalismo.
Il tempo è ora.
La Bulgaria, paese recentemente entrato nell’area Schengen intende dimostrare a
Bruxelles di saper controllare le proprie frontiere, specialmente quelle con i
paesi dai quali transitano i migranti. Le politiche migratorie europee
continuano a mietere vittime anche in questa zona dell’Unione, dove a fine anno
sono morti tre ragazzini minorenni provenienti dall’Egitto. La polizia di
frontiera aveva impedito agli attivisti di raggiungerli.
I cadaveri sono stati ritrovati pochi giorni dopo il tentativo di soccorso. I
loro corpi erano parzialmente mangiati dagli animali.
La frontiera tra Bulgaria e Turchia è da anni percorsa da flussi più o meno
consistenti di persone che tentano di attraversare quel confine e di raggiungere
la Fortezza Europa da oriente. Queste persone provengono principalmente dalla
Siria, dall’Iraq, dall’Afganistan, dal Pakistan ma anche dalla Tunisia,
dall’Egitto e dal Marocco.
Le politiche migratorie europee hanno trasformato le frontiere di terra e di
mare in veri e propri tritacarne autorizzati, che mettono le persone in pericolo
e poi ne omettono il soccorso, rendendosi di fatto dirette responsabili della
loro morte.
Tra gli attivisti di Rotte Balcaniche e di No Name Kitchen che hanno partecipato
alle azioni in frontiera, c’erano tre insegnanti torinesi. Il 24 dicembre sono
stat fermat ed arrestat per aver chiamato un’ambulanza per soccorrere tre
ragazzi che stavano per morire assiderati.
Da radio Blackout
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete.
Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in
streaming.
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres del 10 gennaio. Stato di Polizia. Città delle armi: il Politecnico in
> prima fila. La Siria come l’Afganistan? Seconda puntata…
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Stato di Polizia. Zone rosse, profilazione etnica e sociale
Il ministro dell’Interno ha arricchito la cassetta degli attrezzi della polizia
con nuovi strumenti di controllo e punizione, che le forze del disordine statale
possono utilizzare senza neppure scomodare un magistrato.
Il Governo implementa le “zone rosse” nelle aree urbane.
A Roma, nei prossimi due mesi nei quartieri Quarticciolo ed Esquilino, il
prefetto Giannini ha disposto “zone a vigilanza rafforzata“: qui le forze di
polizia possono allontanare con la forza chiunque, assuma “atteggiamenti
aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”. Va da se che gli
“atteggiamenti” non sono atti e, quindi, viene data alla polizia la possibilità
di intervenire per spostare persone il cui modo di stare in strada sia
considerato, a loro arbitrio, indesiderabile.
Si tratta dell’estensione territoriale delle “zone rosse”, inizialmente disposte
da Piantedosi a fine 2024 a Milano e Napoli città, dopo le prime sperimentazioni
repressive di 3 mesi a Firenze e Bologna.
Secondo il Viminale, dal 31 dicembre a oggi sono state controllate 25mila
persone, con 228 allontanamenti coatti, quasi la metà dei quali solo a Milano:
qui, su 8.303 controlli, 106 i provvedimenti disposti. Segue Bologna (7.613
controlli e 43 allontanamenti), Firenze (6.217 controlli, 68 allontanamenti) e
infine Napoli (2.854 controlli, 11 allontanamenti).
Nel frattempo il DDL 1660, passato in settembre alla Camera, dopo qualche mese
in Commissione, approderà presto nell’aula del Senato.
Ne abbiamo parlato con Eugenio Losco, avvocato milanese, che difende tanti
indesiderabili politici e sociali.
Città delle armi. Il coniglio dal cappello del Politecnico
Il progetto di Città dell’Aerospazio, nuovo polo bellico a Torino, promosso da
Leonardo, la maggiore industria armiera italiana, e dal Politecnico, è fermo dal
2021, quando venne annunciato per la prima volta l’avvio dei lavori. Nel 2023,
in occasione della mostra mercato dell’industria aerospaziale di guerra, che si
tiene ogni due anni a Torino, ci fu un nuovo annuncio, finito in nulla. Il 20
dicembre del 2024 il Politecnico ha tirato fuori dal cappello un bel mucchio di
soldi.
Nello specifico è stata annunciata la nascita di una “nuova infrastruttura
tecnologica d’innovazione “IS4Aerospace – Knowledge Transfer Innovation
Infrastructure for New Aerospace Challenges” dal valore complessivo di 23
milioni e 600mila euro, finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca
nell’ambito del PNRR e proposta dal Politecnico di Torino, che la coordina,
insieme ad Avio Aero, Leonardo e Thales Alenia Space, che cofinanziano
l’iniziativa in partenariato pubblico-privato.”
IS4Aerospace descritto come primo tassello per la Città dell’Aerospazio, che
ospiterà laboratori congiunti per ricerca e impiego di tecnologie chiave nel
campo dei velivoli di prossima generazione.
Il Politecnico fornisce sempre maggiore copertura ad un’operazione volta a
migliorare la capacità bellica di cacciabombardieri, droni, satelliti impiegati
sui tanti fronti di guerra.
La Siria come l’Afganistan? Seconda puntata
La repentina caduta del regime baathista in Siria ci ricorda quanto avvenne
nell’agosto del 2021 in Afganistan. L’accordo tra Stati Uniti e talebani portò
al rapido ritiro degli statunitensi da Kabul e all’affermarsi dei talebani dal
“volto umano”, che per qualche tempo hanno finto di voler mantenere qualche
libertà alle donne, prima di murarle vive nelle case-prigioni, senza alcun
diritto.
Oggi gli jihadisti siriani, promossi di colpo dai media al rango di “ribelli” si
sono presi buona parte della Siria, mentre le truppe di Assad si sono ritirate
quasi senza combattere.
Il vero vincitore della guerra mondiale per procura che si è combattuta negli
ultimi 13 anni in Sira è la Turchia, che profittando dell’indebolimento di
Russia, Iran ed Hezbollah, gli storici alleati di Assad, ha dato il via libera
alle truppe jihadiste che ha foraggiato e sostenuto in questi anni.
Nel nord della Siria, pur sotto durissimo attacco dell’Esercito Siriano Libero,
diretta emanazione della Turchia, le formazioni dell’SDF provano a difendere
l’esperienza del confederalismo democratico ed a combattere il ritorno degli
Jihadisti.
Il mese scorso ne abbiamo parlato con Lollo, questa settimana ne abbiamo
discusso con Stefano Capello
Appuntamenti:
Sabato 18 gennaio
Leggi di guerra, zone rosse, militari per le strade
Il paradigma autoritario del governo Meloni
Punto info al Balon
dalle 10,30 alle 13,30
Venerdì 31 gennaio
Crisi climatica e azione diretta
Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta
ore 21 alla FAT
corso Palermo 46 Torino
Interverrà il fisico Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale
di Ricerca Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze
Polari del CNR.
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Contatti:
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org
Contatti:
FB
@senzafrontiere.to/
Telegram
https://t.me/SenzaFrontiere
Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
Nel Luglio 2024, poco dopo i moti estivi di piazza in Kenya, ai microfoni di
Harraga – trasmissione contro CPR, frontiere e razzismo di Stato in onda su
Radio blackout…
ASSEMBLEA CONTRO REPRESSIONE E ANTI AGGRESSIONE AGLI SPAZI OCCUPATI
Barocchio squat - - strada del Barocchio 27 - Grugliasco (TO)
(giovedì, 19 dicembre 20:30)
Invitiamo tutti gli interessati alla problematica ormai ricorrente che coinvolge
le realtà Torinesi.
Ai microfoni di Harraga – trasmissione in onda su Radio Blackout ogni venerdì
dalle 14.30 alle 16 – abbiamo parlato dell’utilizzo che lo Stato Greco sta
facendo della detenzione amministrativa…