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Piacenza, 26 gennaio: presidio davanti al carcere
Riceviamo e diffondiamo: Domenica 26 gennaio torniamo sotto le mura del carcere di Piacenza per portare un saluto a tutte le persone recluse. Complici e solidali con Dayvid, compagno che sta scontando in questo carcere una condanna per devastazione e saccheggio di oltre 6 anni per gli scontri avvenuti a Roma il 15 ottobre 2011. Libertà per tutte e tutti Fuoco alle galere
January 16, 2025 / il Rovescio
San Pietro in Cariano (VR), 19 gennaio: presidio contro i nuovi OGM davanti al Dipartimento di biotecnologie
Riceviamo e diffondiamo questo volantino, distribuito il 14 gennaio nei paesi della Valpolicella (VR) limitrofi a un campo sperimentale di nuovi OGM. Il volantinaggio aveva anche lo scopo di pubblicizzare l’iniziativa che si terrà domenica 19 gennaio davanti al Dipartimento di biotecnologie di San Pietro in Cariano: APPELLO A CHI AMA LA TERRA E LA COLTIVA
January 15, 2025 / il Rovescio
Brescia, 24-25 gennaio: “Due giorni di evasione” (benefit Cassa antirep Alpi Occidentali)
DUE GIORNI DI EVASIONE
 Benefit prigionierx attraverso la Cassa antirepressione delle Alpi Occidentali VENERDI 24 GENNAIO dalle 18:30_APERTURA aperitivo e cibarie vegan
dalle 20:00 _PRESENTAZIONE
“RESPIRO” 
con Marco Bailone, curatore del progetto.
”Respiro” è una rivista di fumetti e disegni
nata nel 2020 a sontegno dex prigionierx e di 
“IN SEGNO DI SFIDA”
con l’autore, Giorgio Pratolongo. 
Storia illustrata della Banda Bonnot
, edito da Red Star Press

 dalle 21:00 CANTI DI LOTTA COLLETTIVI porta la tua ugola

 SABATO 25 GENNAIO dalle 11:00 PRESIDIO
al carcere di Canton Mombello di Brescia
 dalle 14:30 APERTURA
 dalle 15:00 LABORATORI
Laboratori collettivi di tipografia, linoleografia e cianotipia per la creazione di cartoline da inviare ax prigionierx. Postazione di serigrafia per stampa maglie e toppe. Porta il tuo cencio!
 dalle 19:00 APERITIVO
 e cibarie vegan dalle 21:00 CONCERTO
 live dei @koolantro.raymi _cumbia

distro, stampe, fanze e birrette! 
 NO machi NO fasci
January 14, 2025 / il Rovescio
Gallarate (MI): presidio contro la settimana della sicurezza
Riceviamo e diffondiamo: LA SETTIMANA DELLA PARANOIA ALL’ISTITUTO FALCONE DI GALLARATE Dal 10 al 18 gennaio, presso l’Istituto Falcone di Gallarate, è in programma la cosiddetta Settimana della Sicurezza. A una prima occhiata, potrebbe apparire un’iniziativa finalizzata alla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, con interventi su prevenzione degli infortuni, corsi sull’uso del defibrillatore e la sensibilizzazione sulle malattie, e così via. Ma osservando più da vicino il programma riportato nella circolare n. 59 pubblicata sul sito della scuola, emerge che circa la metà degli eventi previsti consiste in interventi delle forze dell’ordine. Nello specifico: venerdì 10 gennaio, i Carabinieri inaugureranno la settimana parlando di stalking e femminicidio, seguiti dalla Polizia Postale con una lezione sui pericoli della rete. Lunedì 13 gennaio, la giornata sarà caratterizzata da tre interventi: la Guardia di Finanza illustrerà il proprio ruolo a tutela del cittadino, gli agenti del Commissariato di Gallarate tratteranno il tema delle babygang, mentre Polizia Scientifica e Stradale discuteranno i pericoli legati alle sostanze stupefacenti. Gli incontri si concluderanno con ulteriori interventi sulla sicurezza stradale: mercoledì 15 sarà la volta della Polizia Stradale, e venerdì 17 del Comando della Polizia Locale. La prima considerazione da fare è che l’Istituto Falcone non è una scuola qualunque e in passato si è reso tristemente noto a livello nazionale per aver inviato alcuni suoi studenti in alternanza presso la base NATO di Solbiate Olona. Inoltre, in questa scuola si applica un regolamento estremamente rigido nei confronti degli studenti, che ci risulta essere tra i più severi di questa provincia. La “Settimana della sicurezza” non è altro che l’ennesimo tassello della pericolosa deriva verso cui sta andando questo istituto. Riteniamo che sia inopportuno affidare ai Carabinieri la trattazione di temi complessi come la violenza di genere, soprattutto quando associazioni di donne, che da anni denunciano comportamenti inadeguati e lassisti da parte delle stesse forze dell’ordine, potrebbero offrire una prospettiva molto più coerente. Ancora più grave è la presenza, durante la “Settimana della sicurezza”, degli agenti del Commissariato di Gallarate: ricordiamo, in particolare, quanto avvenuto durante la protesta contro l’abbattimento del bosco di via Curtatone, dove – su ordine del Prefetto, anch’esso invitato come relatore – questi hanno messo seriamente a rischio l’incolumità di giovani manifestanti che resistevano arrampicati sugli alberi. Alla faccia della sicurezza! Per non parlare del sindaco Andrea Cassani, che proprio durante questa mobilitazione si è reso protagonista di un gesto di sfrontata arroganza, mostrando il dito medio ai manifestanti. Azione che gli ha fatto guadagnare le prime pagine dei giornali locali quale simbolo dell’arroganza istituzionale, cosa che rende ancora più paradossale il suo ruolo nell’inaugurazione della “Settimana della sicurezza”. Infine, ci sembra del tutto fuori luogo affrontare il tema della criminalità giovanile senza considerare le sue cause strutturali, quali la crescente miseria, i quartieri ghetto invivibili, la mancanza di lavoro e servizi, il razzismo dilagante. Affrontare queste questioni dal punto di vista repressivo significa negare agli studenti la possibilità di sviluppare un pensiero critico sulle cause profonde del disagio che li circonda. Invece di stimolare una riflessione sulle radici sociali e culturali dei problemi, si propone una visione che mostra esclusivamente la repressione come soluzione. Insomma come a dire… “non delinquere perché vai in galera”! Del resto, la scuola non è altro che lo specchio della società e delle sue ideologie dominanti e oggi la narrazione mediatica ha al suo centro una paranoia securitaria quasi asfissiante, ma del tutto ingiustificata, dal momento che i dati mostrano una evidente diminuzione dei reati. Una narrazione che ingigantisce sensazionalisticamente i micro-reati, marginalizza gli indesiderati e concede carta bianca alle forze dell’ordine, che agiscono sempre più spesso in un contesto di totale impunità. Emblematico è il caso recente in cui i Carabinieri hanno speronato due ragazzi in motorino, causando la morte di uno di loro, Ramy. Nonostante i tentativi di insabbiare l’accaduto, inclusa la minaccia all’unico testimone, la verità è emersa grazie a un video trasmesso dal TG. Questo episodio rende ancora più inappropriato che i Carabinieri tengano lezioni agli studenti, proprio nel momento in cui emerge il loro goffo e tragico tentativo di nascondere un omicidio. Ma non sono i singoli episodi il vero fulcro della vicenda, bensì il progetto ideologico ben più ampio che numerosi docenti e studenti hanno definito militarizzazione della scuola e delle coscienze. Iniziative come la “Settimana della sicurezza”, apparentemente innocue, e che pur presentano incontri interessanti, nascondono in realtà un chiaro intento ideologico: attraverso collaborazioni sempre più frequenti tra scuole e forze armate, si vuole normalizzare la presenza di Polizia, Carabinieri e militari negli istituti scolastici. Perché? Viene da chiedersi. Ebbene, noi pensiamo che alla base di questa paranoia securitaria vi sia la crisi irreversibile del modello economico capitalista e il suo impatto devastante che si avvicina sempre di più: guerre, catastrofi ambientali, ed enormi squilibri sociali non sembrano più concetti fantascientifici ma realtà palpabili. Per far fronte a questa crisi, gli Stati stanno investendo sempre più in dispositivi repressivi, non solo a livello poliziesco, ma anche attraverso percorsi educativi che mirano a formare una mentalità di accettazione passiva delle disuguaglianze e della militarizzazione. Il percorso è chiaro: fomentare divisioni e conflitti tra poveracci, legittimare la guerra e preparare le coscienze ad accettare passivamente ogni prepotenza e imposizione. Esprimiamo profondo sdegno verso questa iniziativa diseducativa per gli studenti, e verso una scuola al servizio di un’ideologia militarista e securitaria. Intendiamo batterci per una scuola che torni ad essere luogo di apprendimento, cultura e crescita personale. Alcuni insegnanti, studenti e studentesse della provincia di Varese 18 GENNAIO 2025 Presidio contro “La settimana della sicurezza” Dalle ore 10:00 in Via Matteotti a Gallarate, davanti all’istituto Falcone
January 13, 2025 / il Rovescio
Guerra alle guerre, qui e ora (Bellinzona, 15 gennaio 2025)
Riceviamo e diffondiamo: GUERRA ALLE GUERRE, QUI E ORA Dopo i cocci delle feste, i balli e la ripresa temporanea di un luogo – con la gioielleria (purtroppo) ancora intatta – la palla rimane lì, come sempre rimbalzante. E nonostante c’è chi ne predica l’eliminazione, gli elefanti sono ancora lì a girovagare in attesa del buon rimbalzo. SABOTIAMO LA GUERRA, mercoledì 15 gennaio 2025 – Serata pubblica di incontro e discussione con le compagne e i compagni dell’assemblea permanente contro le guerre di Lecco. https://molino.noblogs.org/2025/01/08/mercoledi-15-gennaio-2025-serata-guerra-alle-guerre-qui-e-ora/ Presso e in collaborazione con l’Associazione Culturale Kurda, via Portaccia 1A, Bellinzona: dalle 19.00 apericena e dalle 20.30 discussione * Perché la cultura che ci anima e ci muove è prima di tutto prassi politica-sociale-culturale che ci impegna nella contemporaneità della crisi climatica, delle guerre neocoloniali, della distruzione dello stato sociale, dell’estrattivismo, delle nuove tecnologie di controllo e di dominio di un post-capitalismo, forse in grado di mutare e rinnovare sé stesso, ma pur sempre detestabilmente basato su patriarcato, razzismo e guerra. La lotta contro la guerra e, a livello più ampio, il militarismo in ogni sua forma, è forse una delle massime priorità per chi, in questi anni, vuole cambiare lo stato delle cose. Il percorso antimilitarista fatto da alcunx compagnx anarchici di Lecco, dal 2016, ne è un esempio concreto: incentrato sulla Fiocchi Munizioni e sfociato nell’ultimo anno nella nascita di un’assemblea permanente contro la guerra che vuole bloccare la produzione di armi nei nostri territori. La Fiocchi è un’azienda nata a Lecco nel 1876 che produce proiettili per caccia, sport, ma soprattutto guerra. L’intera provincia di Lecco, che conta poco più di 200 mila persone, è imperniata sulla produzione militare, dalla fabbrica che produce i macchinari per la produzione di proiettili venduti a Israele (Invernizzi Presse), fino alla ditta che vende attrezzatura per arrampicata ma che ha creato linee per la guerra (Kong). Ed è a partire da questa esperienza che ci confronteremo, mercoledî 15 gennaio, all’interno di uno spazio – quello dell’Associazione Culturale Kurda, le cui compagne e compagni si confrontano e convivono quotidianamente, qui e là, con la costante del dominio e della guerra permanente – su quali possono essere, in Italia, in Svizzera, ovunque, le forme di opposizione ad un potere che spinge sempre più le nostre vite lungo il piano inclinato della guerra. Perchè per fermare la guerra, pensiamo che si debba partire dal proprio territorio, dal “qui ed ora”. Opponendoci e sabotando il mercato e l’industria della guerra e costruendo territori altri come fatto dall’esperienza autogestionaria e autonoma del Confederalismo Democratico in Rojava, nel nord-est della Siria. Per continuare a contrastare il ristretto mondo di frontiere, securizzazione e mercificazione che intende porsi come ragione esclusiva dei territori. Guerra alle guerre, qui e ora. * E perché, ancora e nonostante tutto, uno, dieci, mille spazi occupati, autogestiti, ripresi, liberati. Fuori gli elefanti. * Dalla Palestina al Kurdistan, Basta guerra contro i popoli in lotta! SOA il Molino
January 9, 2025 / il Rovescio
[it, en] Perugia, 15 gennaio: Fuori Alfredo dal 41bis! Giù le mani dalla stampa anarchica!
Riceviamo e diffondiamo Qui il pdf in italiano: fuori alfredo dal 41 bis giu le mani dalla stampa anarchica 15 gennaio Here the appeal in english: get alfredo out of 41 bis hands off the anarchist publications january 15 [it] Fuori Alfredo dal 41 bis. Giù le mani dalla stampa anarchica (Perugia, 15 gennaio 2025) FUORI ALFREDO DAL 41 BIS GIÙ LE MANI DALLA STAMPA ANARCHICA Dopo il rinvio di quella prevista per il 10 ottobre, è fissata per il 15 gennaio l’udienza preliminare del procedimento Sibilla, che nel novembre 2021 portò a un’operazione repressiva mirata principalmente contro il giornale anarchico “Vetriolo”. La procura di Perugia sta chiedendo il rinvio a giudizio per 12 anarchici e anarchiche imputati per 19 capi d’accusa, quasi tutti aggravati dalla finalità di terrorismo. Nel corso degli ultimi mesi sono stati notificati degli atti riguardanti l’avvio di un procedimento con cui la questura di Perugia intende emettere una serie di fogli di via dalla città, motivandoli con la presenza solidale tenutasi il 10 ottobre davanti al tribunale. Predisporsi a emettere dei provvedimenti del genere per un momento come quello, in cui senza particolari turbolenze è accaduto ciò che solitamente avviene in tutte le circostanze di questo tipo (affissione di striscioni, un volantinaggio, qualche intervento, ecc.), assume un significato palese: allontanare i solidali, impedire qualsiasi manifestazione di solidarietà in occasione delle udienze nei confronti degli inquisiti e particolarmente di Alfredo Cospito, recluso in regime di 41 bis nel carcere di Bancali in Sardegna e tra i 12 imputati di questo procedimento. Mentre gli Stati si attrezzano per la guerra e i profitti per gli armamenti crescono a dismisura, mentre si sprecano le parole a giustificazione del genocidio a Gaza – il primo genocidio automatizzato della storia, dove l’intelligenza artificiale gioca un ruolo determinante –, mentre assistiamo alle consuete chiacchiere sulle stragi sul lavoro a difesa degli interessi dei padroni, mentre è in esame al senato un decreto sicurezza con cui viene preparato un ulteriore attacco contro il conflitto sociale… questi signori si affrettano nuovamente a processare gli anarchici, un “nemico interno” da debellare perché da sempre in lotta contro lo Stato e il capitale. Pur di attaccare gli anarchici e i percorsi rivoluzionari, lo Stato farnetica di capacità “istigatorie” e “orientative” in un ambito come quello del movimento anarchico, da sempre fautore di un’ostinata e radicale autonomia di pensiero e di azione. Un’affermazione che fa il paio con l’aver sostenuto nel processo Scripta Manent delle condanne per “strage politica” nel paese in cui le stragi, quelle vere, le hanno perpetrate sempre gli apparati statali. Assieme a quel processo, l’operazione Sibilla è stata determinante nel trasferimento in 41 bis di Alfredo Cospito. Con l’intensa mobilitazione contro il 41 bis e l’ergastolo ostativo del 2022-‘23 abbiamo impedito che da Scripta Manent – per via dell’imputazione di “strage politica” – derivassero condanne fino all’ergastolo. Oggi come ieri, con l’approssimarsi di un potenziale processo Sibilla, non è quindi un mero esercizio retorico esprimere solidarietà con gli inquisiti e specialmente con Alfredo, recluso in uno tra i più afflittivi regimi detentivi esistenti in Europa. CI VEDIAMO MERCOLEDÌ 15 GENNAIO 2025 ALLE ORE 09:30 DAVANTI AL TRIBUNALE DI PERUGIA IN PIAZZA MATTEOTTI. * * * [en] Get Alfredo out of 41 bis. Hands off the anarchist publications (Perugia, Italy, January 15, 2025) GET ALFREDO OUT OF 41 BIS HANDS OFF THE ANARCHIST PUBLICATIONS The preliminary hearing in the Sibilla case, which led to a repressive operation in November 2021 mainly targeting the anarchist newspaper ‘Vetriolo’, is scheduled for 15th January, after the one dated 10th October was postponed. The Public Prosecutor’s Office of Perugia is demanding the indictment of 12 anarchists accused of 19 charges, almost all of which aggravated by the purpose of terrorism. Over the last few months, there have been notifications of the opening of a procedure by which the Perugia Police Headquarters intends to issue a series of ‘expulsion orders’, justifying them on the grounds of the solidarity presence that took place in front of the court on 10th October. The preparation of such preventive measures – imposing the obligation to stay out of a given municipality for a minimum of six months and a maximum of four years – for a moment like that one, where what happened was what usually happens in all circumstances of this type without any particular turbulence (the hanging of banners, a leaflet, a few interventions, etc.), assumes a clear meaning: to drive away comrades, to prevent any manifestation of solidarity during the hearings against the accused and in particular Alfredo Cospito, who is imprisoned under the 41 bis regime in the Bancali prison in Sardinia and is one of the 12 accused in this case. While states are gearing up for war and armament profits are growing out of all proportion, while words are being wasted to justify the genocide in Gaza – the first automated genocide in history in which artificial intelligence plays a decisive role –, while we are all witnessing the usual chatter about massacres at work in defence of the interests of masters, while a security decree (Ddl 1660) being examined in the Senate prepares a further attack against social conflicts… these gentlemen are once again in hurry to put on trial the anarchists, an ‘internal enemy’ that must be eradicated because of their long struggle against the state and capital. In order to attack anarchists and revolutionary paths, the state rants about ‘inciting’ and ‘orienting’ capabilities in such an area as the anarchist movement, which has always defended an obstinate and radical autonomy of thought and action. A statement that goes hand in hand with having supported, in the Scripta Manent trial, convictions for ‘political massacre’ in a country where the massacres, the real ones, have always been perpetrated by the state apparatus. Together with that trial, operation Sibilla was decisive in the transfer of Alfredo Cospito into 41 bis prison regime. With the intense mobilisation of 2022-‘23 against 41 bis and life imprisonment without the possibility of parole, we prevented the sentences of up to life imprisonment resulting from Scripta Manent charge of ‘political massacre’. Today, as yesterday, as a possible trial of Sibilla looms, it is therefore not a mere rhetorical exercise to express solidarity with the accused and in particular with Alfredo, who is imprisoned in one of the most afflictive prison regimes in Europe. WE WILL MEET ON WEDNESDAY 15TH JANUARY 2025 AT 9.30 IN FRONT OF THE COURTHOUSE IN PERUGIA, IN PIAZZA MATTEOTTI.
January 8, 2025 / il Rovescio
Trento, 25 gennaio: corteo contro le collaborazioni trentine con il genocidio di Gaza
RICEVIAMO E DIFFONDIAMO: Qui il manifesto del corteo in pdf: manifesto_25_gennaio CONTRO IL GENOCIDIO A GAZA. PER UNA MEMORIA DEL PRESENTE Contrariamente a quello che spesso si pensa, la consapevolezza di cos’è stata la macchina di sterminio nazista comincia a farsi largo solo negli anni Settanta (e questo non per merito delle istituzioni democratiche, ma malgrado la loro memoria auto-assolutoria). L’inferno di Auschwitz-Birkenau è stato possibile grazie all’intreccio tra i volenterosi carnefici del Führer e la «zona grigia» della collaborazione. Hitler e gli altri gerarchi nazisti si richiamavano esplicitamente al modello statunitense di segregazione dei neri e alle leggi americane sulla sterilizzazione forzata dei «tarati» e degli «improduttivi». Stuoli di accademici e scienziati hanno lavorato entusiasti per le imprese del Terzo Reich. L’efficacia burocratica della macchina nazista è stata garantita dalle schede perforate fornite dall’IBM. Gli Alleati si sono sempre astenuti dal bombardare le linee ferroviarie su cui viaggiavano i treni della morte per non farsi carico di milioni di ebrei apolidi. A collaborare con la polizia nazista nella deportazione verso i lager sono stati anche i Consigli ebraici (aver ricordato questa scomoda verità storica è costato all’ebrea Hannah Arendt un furioso linciaggio morale). Quali lezioni abbiamo tratto da tutto ciò? La risposta sta in quattro lettere: Gaza. Il punto non è stabilire le analogie e le differenze tra la Shoah e la nuova Nakba del popolo palestinese. Il punto è che non serve aspettare trent’anni per capire cosa sta succedendo e chi collabora oggi con i massacratori, poiché stiamo assistendo al primo genocidio in diretta della storia. Se vogliamo sapere chi sono i volenterosi carnefici di Netanyahu basta guardare le immagini che i soldati dell’esercito israeliano “postano” sui social. Se vogliamo trovare delle tracce inequivocabili di intenzioni genocidiarie non dobbiamo scovare i verbali di qualche riunione segreta: basta leggere quello che Netanyahu, Gallant, Ben-Gvir e Smotrich affermano pubblicamente. Se vogliamo la conferma che la cultura dominante non è affatto un argine alla barbarie, ma spesso la sua più infame giustificazione, possiamo osservare allo stesso tempo il ruolo dei professori universitari israeliani nel lubrificare la macchina di morte contro i palestinesi e il ruolo ignobile di tanti intellettuali italiani e occidentali. Se vogliamo capire chi fornisce soldi, armi, tecnologie e appoggio politico agli sterminatori di bambini la risposta non è difficile: gli Stati Uniti e l’intero Occidente. Se vogliamo una risposta meno generica e più vicina a noi: l’Università di Trento e la Fondazione Bruno Kessler. Se vogliamo un esempio attuale di complicità tra persecutori e “rappresentanti” dei perseguitati, possiamo osservare il ruolo collaborazionista dell’Autorità Nazionale Palestinese, i cui poliziotti in questi giorni stanno rastrellando il campo profughi di Jenin per arrestare o assassinare i resistenti palestinesi. A conferma di quanto sia mistificatorio e oltraggioso l’uso politico della Shoah non basta il fatto che siano gli eredi del razzismo anti-ebraico e dei fucilatori di partigiani a pretendere di darci lezioni sull’antisemitismo? A parlare nella «Giornata della memoria» sarà anche quest’anno chi non muove un dito né apre bocca contro il genocidio palestinese. Come ha affermato di recente lo scrittore palestinese Abdaljawad Omar, Gaza non è solo una «rovina apocalittica», ma anche «un deliberato spettacolo di crudeltà». Per milioni di oppressi, «ogni bambino sepolto, ogni famiglia cancellata, ogni casa ridotta in macerie diventa un promemoria del loro posto in un mondo che si rifiuta di fermare il massacro». Qui sta la nostra «bancarotta morale». A meno di non spezzare la nostra disumana collaborazione. Assemblea di solidarietà con la resistenza palestinese SABATO 25 GENNAIO, ORE 15,00 – PIAZZA DUOMO, TRENTO CORTEO CONTRO LE COLLABORAZIONI TRENTINE CON IL GENOCIDIO DI GAZA
January 8, 2025 / il Rovescio
Carrara, 9 gennaio: discussione sul DDL 1660
Riceviamo e diffondiamo: L’ALBA DI UN RINNOVATO VENTENNIO? DISCUSSIONE SUL DDL SICUREZZA 1660 Dopo vent’anni e più di lotta al terrorismo e prevenzione dell’insurrezione urbana (NATO Urban Operation 2020), mentre si prepara la terza guerra mondiale, di fronte alla sempre più eclatante crisi economica, ambientale, migratoria, per dare l’ennesimo colpo a un dissenso già da solo sempre più timido ed educato, in Italia si prepara una nuova Legge per la Sicurezza. Ne parliamo con gli avvocati Fabio Sommovigo e George Botti. Giovedì 9 gennaio 2025, alle ore 18:00, presso il Circolo FuoriLuogo, via Carriona 70, Carrara. Organizza: Circolo Culturale Anarchico “Gogliardo Fiaschi”.
January 4, 2025 / il Rovescio