Babbo Natale libera tutti! Lettere di ex detenuti, familiari e attivisti dello sportello di supporto psicologico(disegno di cyop&kaf)
Lo sportello di supporto psicologico per i familiari dei detenuti, da cui prende
le mosse anche questa rubrica, è quasi arrivato al suo secondo anno di attività.
Oggi vi partecipano non solo i familiari delle persone uccise dal carcere, ma
anche quelli dei detenuti che vivono un calvario all’interno del sistema
penitenziario a causa di patologie non conciliabili con la detenzione, mancanza
di cure fisiche e psicologiche. Vi sono inoltre ex detenuti che hanno vissuto
l’oscurità delle celle e che condividono la propria storia. Tutti sono benvenuti
a partecipare, ogni contributo è importante. Le riunioni si svolgono ogni
venerdì dalle 19:00 alle 21:00. Il link per accedere alla riunione settimanale
viene pubblicato qualche giorno prima dell’incontro sul gruppo Telegram “Morire
di carcere” e su quello Whatsapp “Sportello di supporto psicologico per i
familiari dei detenuti”. Adesioni e lettere possono essere inviati anche
all’indirizzo e-mail dell’associazione Yairahia Ets (yairaiha@gmail.com).
Avvocati, volontari, membri di associazioni, garanti delle persone private della
libertà sono invitati a unirsi e a condividere il proprio punto di vista.
A seguire, pubblichiamo le “lettere a Babbo Natale” scritte da chi partecipa a
questo percorso: testimonianze, desideri, riflessioni e speranze di persone che
vivono in un modo o in un altro la realtà del carcere.
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Caro Babbo Natale, faccio fatica ad avere desideri anche quest’ anno e
quest’anno ancora di più. Se potessi sognare vorrei arrivare a rivedere mio
figlio detenuto come lo ricordo io… affettuoso, sorridente e premuroso. L’uomo
che è divenuto muto non lo conosco più.
Mamma Luisa
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Caro Babbo Natale, vorrei tanto che tu riportassi in vita mio zio, ma questo non
è possibile farlo. È vero non puoi più darmi momenti felici e spensierati con
lui ma almeno, ti prego, aiutami a scoprire la verità sulla sua morte e aiutami
anche a sopportare la sua assenza perché io non riesco più ad essere felice.
Vorrei anche tanto far capire alla gente che dietro alle sbarre non ci sono solo
persone cattive o persone sbagliate.
Valentina
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Caro Babbo Natale, lo scorso anno ti avevo chiesto di stare con mio figlio a
Natale. Non è proprio andata così ma… per Capodanno era a casa. Aveva tante
paure ma anche tanti sogni nel cassetto, ora svaniti. Quest’anno ti chiedo con
tutta la disperazione che questo paese diventi un paese civile. Nessuno deve
essere emarginato. Mio figlio non chiede ricchezze. Chiede una vita normale, lo
stipendio a fine mese per poter pagare le bollette, fare una vita degna di
essere vissuta. Niente di più…un posto dove vivere. E per me chiedo la forza di
gestire la sua angoscia, l’angoscia di essere già fallito a trentatré anni, le
sue richieste di aiuto urlate con rabbia e inascoltate dai più. Ti chiedo che
abbia la forza di non cadere di nuovo. E per me anche la forza di gestire un
marito che improvvisamente si ritrova invalido.
Ti chiedo di non sentire più false promesse, ti chiedo un po’ di pace e
serenità.
Rossella Biagini
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Caro Babbo Natale, ho un solo desiderio: vorrei che tu esistessi. Se tu
esistessi non ci sarebbero carceri, non ci sarebbero torture, non ci sarebbero
morti in cella. Se tu esistessi non ci sarebbero viaggi estenuanti verso case di
contenzione, file, perquisizioni per rivedere gli occhi di chi ami. Se tu
esistessi non ci sarebbe il 41-bis, non ci sarebbero famiglie spezzate e posti a
tavola vuoti. Un solo desiderio: voglio che tu esista. Se non ci sei sto
scrivendo a un sogno. E se ai sogni non si mettono limiti, allora voglio che
ogni carcere sia raso al suolo.
Rossella
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Caro Babbo Natale, partendo dalla premessa che i regali non dovrebbero essere
richiesti ma fatti volontariamente, e visto che sei in qualche modo attento alle
richieste di tutti, dovrei essere un pochetto arrabbiata perché non ti occupi
abbastanza di noi. Forse ti sei distratto con i bambini, del tutto lecito e
doveroso, anzi scusami se ti farò richieste per gli adulti. Sai già che vorrei
che tutti i bimbi del mondo avessero vite felici, e vorrei tanto che quei
bambini potessero diventare adulti senza dimenticare il gioco, la gioia e la
speranza.
Ma qui ti chiedo di far respirare chi di respiro ne ha troppo poco. Dietro le
sbarre ogni respiro diventa ossigeno, necessario a tutti. Allo stesso tempo,
porta respiro alle famiglie, quelle che si fanno carico della loro e della
propria sofferenza, dell’angoscia, dell’aiuto economico, della fatica fisica e
mentale. Ti chiedo del darci del tempo, tanto, da poter passare insieme a loro,
per capire e dare conforto. Poter ancora ridere e sorridere. Ti chiedo di dare
opportunità di lavoro, di riscatto, di rinascita, a chi è dentro e a chi esce,
di dare loro speranza di vita. Ti chiedo di parlare alle menti obnubilate di
chi fa le leggi, di chi le applica e di aprire e rischiarare coscienza e cuore.
Ti chiedo un mondo dove sognarlo diverso, più giusto, sia ancora possibile. Ti
chiedo di permettere alle persone di riparare gli errori e di poter rimediare ai
torti fatti e subìti. Ti chiedo …ok troppe cose ti sto chiedendo! Magari ti
sembrerò troppo esigente! Lo so che le tue possibilità sono ristrette, ma se
solo mi regalassi qualcuna delle cose che ti ho chiesto, mi accontenterei, e
spargerei in giro la lieta novella, così che tanti altri crederebbero ancora in
te e ti affiderebbero più consegne e più guadagni (che ne dici di superare il
tuo rivale Amazon? Lo fai verde di bile!). Ah, se hai possibilità, procurami una
slitta a motore, che i viaggi interminabili per andare a trovare mio figlio
stanno diventando sempre più pesanti e non sono più così giovincella! A
proposito, ti chiederei anche di far sparire le mie rughe, la mia tristezza e le
mie lacrime, ma questo lo tralasciamo: pensa soprattutto a far entrare più gioia
nella mia vita, che le rughe possono aspettare. Con speranza di risposta alla
mia lettera, auguro anche a te buon Natale.
Giusy
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Caro Babbo Natale, ti scrivo da fuori, ma con il pensiero rivolto a chi, dentro,
non ha nemmeno un briciolo di Natale. Non ci sono alberi addobbati, non c’è il
profumo delle cene di famiglia, e nemmeno il suono dei bambini che ridono. In
carcere il tempo si ferma, le “attività” spariscono, e con loro anche ogni
tentativo di rendere il giorno diverso da un altro.
Me li ricordo quei Natali dietro le sbarre: giornate uguali alle altre, svuotate
di ogni senso di festa o calore, in cui “Natale” non era che una parola priva di
significato. Vorrei chiederti di portare a chi è lì un frammento di normalità.
Quel genere di normalità che noi, qui fuori, diamo per scontata. Una tavola
apparecchiata, una lettera che arrivi davvero, una telefonata che duri più di
dieci minuti senza interruzioni.
Porta loro il calore di sentirsi ancora padri, madri, figli, o semplicemente
persone, anche se solo per un momento. E a noi qui fuori, caro Babbo Natale,
regala la forza di non voltare lo sguardo. Ricordaci che il carcere non risolve
nulla, è il simbolo di una società che punisce invece di curare, che isola
invece di accogliere. È il riflesso delle nostre paure e della nostra incapacità
di immaginare alternative. Porta il coraggio di lottare per un mondo senza
prigioni, dove nessuno venga privato della propria libertà. Un mondo che
abolisca la prigionia, perché nessuna gabbia può generare giustizia.
Luna Casarotti
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Caro Babbo Natale, liberi tutti.
Sandra Berardi
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Caro Babbo Natale, ti chiedo una cosa difficile, ma non impossibile. Vorrei un
mondo senza gabbie e sorveglianza, in cui non ci sia punizione, ma
trasformazione e dignità. Un mondo che metta al centro la cura. Caro Babbo
Natale, non voglio che aggiusti questo o quel carcere, che tu lo renda un po’
più umano, un po’ meno brutale. Non ti chiedo più percorsi “rieducativi”, più
educatori, eccetera. Come quando si è sognato, centinaia di anni fa’ di abolire
la schiavitù e non si è detto “miglioriamo la schiavitù”, non si è detto
rendiamola più umana, così io ti chiedo di abolire il sistema carcerario, per
rifondare un modo nuovo di stare insieme. Sono sicuro che mi ascolterai, io
intanto faccio la mia parte.
Fabrizio
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Caro Babbo Natale, questo è il primo anno che riesco a vedere differenti luci.
Non più quel vecchio e sbiadito albero posto nella rotonda del carcere, non più
quelli piccole luci che si confondono con il colore grigio delle sezioni. Questo
è il primo Natale in famiglia dopo parecchio tempo. Sono passati anni ma oggi
posso nuovamente stare vicino a persone che mi vogliono bene. Babbo Natale
dedico questa lettera a tutti i ragazzi che ancora celebreranno questa
ricorrenza al di là delle sbarre. Per non dimenticare mai.
Walter Monaco
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Caro Babbo Natale, ho sessant’anni ma dentro di me c’è ancora una bambina, la
bambina che ha creduto in te, e aspettava i tuoi regali con trepidazione. Ancora
oggi credo in te, perché so che c’è qualcuno sopra di noi che ci può donare
tanto.
Quest’anno come tutti gli altri anni passati ti chiedo la remissione per i
carcerati. Vorrei che si aprissero tutte le porte e che tutti, proprio tutti,
tornassero in libertà. Soprattutto, però, i detenuti ammalati, quelli soli e
abbandonati. Oggi la nostra società è pronta a giudicare e a condannare. Ma
dietro un comportamento sbagliato, un omicidio e tanto altro non sappiamo cosa
c’è. Non possiamo sapere cosa ha scatenato la delinquenza. E poi, caro Babbo
Natale, è importante dare un’altra possibilità alle persone. La possibilità di
redimersi, di un riscatto sociale. Io, personalmente, vorrei poter vedere mio
marito ristretto al 41-bis. Sono cinque anni che non vuole più fare i colloqui
con noi familiari, non vuole vedere nessuno. Mi aspetto da te, caro Babbo
Natale, che succeda questo miracolo, che io e la mia famiglia possiamo rivedere
il nostro caro, poter parlare con lui, portargli i nostri nipoti che neanche
conosce. So che tutto ciò è atroce e doloroso, ma non perdo mai la speranza. La
speranza non deve mai morire.
Maria
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Caro Babbo, quand’ ero piccola, a casa di mia nonna, durante la cena di Natale,
ero solita scrivere delle letterine e metterle sotto ai piatti dei nonni e degli
zii. Le richieste relative ai regali erano tante. Sono passati tanti anni…! Ma
oggi che sono andata insieme al mio nipotino Cristian a far visita a mio figlio,
il suo caro papà nella casa circondariale di Taranto, mi sono decisa di
ricominciare a scriverti e di farti una richiesta un po’ speciale, dato che
quasi tutti gli adulti ti chiedono doni materiali. Io ti vorrei chiedere invece
di trasformare quest’annus horribilis in una magica atmosfera natalizia, ricca
di speranza e di pace nei nostri cuori e nei cuori di tutti i bambini senza i
loro papà. In questi luoghi atipici e strani come le carceri accendi una candela
che illumini le menti e i cuori dei direttori, degli psicologi, degli educatori
e delle guardie soprattutto, perché i loro volti possano brillare di umanità è
di carità cristiana, per condividerle con generosità con tutti quelli che ne
hanno bisogno per poter ricominciare una nuova e diversa vita. Grazie Babbo.
Lucia
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Caro Babbo Natale, ti scrivo come si scrive a tutte le persone fantastiche,
sperando che non restino solo di fantasia ma entrino nella realtà. Frequento le
carceri da tanti anni. Un giorno un compagno di partito mi disse che mi sarei
dovuto occupare della distribuzione di metadone nelle prigioni marchigiane, per
vedere se funzionasse regolarmente. Mi ero occupato di droghe perché molti miei
amici […] utilizzavano droghe e io non l’avevo mai criticato, anzi mi ero
preoccupato perché quelle robe non si vendono al negozio ma per strada. I
compratori vengono costretti a stare ai prezzi e alle minacce dei venditori, i
quali devono sottostare ad altri venditori più grandi. È così che si costruisce
un inferno.
Io, più o meno in quegli stessi anni, avevo scelto, per reagire alle cose che
non mi piacevano e non mi erano mai piaciute, di mettermi a bere. All’inizio fu
un esercizio di forza, di destrezza, al quale partecipavano in tanti. Ma io […]
reggevo il vino più di tanti altri, e mi dava il coraggio di fare tante cose.
Poi le cose belle sono cominciate a diminuire, sono arrivati anni bui nei quali
siamo diventati da belli a brutti, e anche l’alcool non è stato più simbolo di
gioia e fratellanza. È diventato solo superalcolico, non più il vino in
compagnia, ma brutte bevande secche in solitudine. Ho avuto la fortuna di non
finire mai dentro, pur con tutti i guai che ho combinato sotto l’alcool, ma
quando ho deciso di smettere ho scoperto quanto sia difficile scegliere tra
nascondersi e uscire allo scoperto.
Ora, caro Babbo Natale, […] mi basterebbe che tu facessi entrare in ogni
carcere, assieme a medici e infermieri, tante persone come me, che sanno quanta
fatica costi uscire dall’inferno delle dipendenze. Poi, dopo aver letto questa
mia lettera, ti chiedo di rileggerla fra un anno, a Natale 2025, e di dirmi cosa
è successo. Se non sarà successo niente, vorrà dire che ho sbagliato. Ma se
invece sarà cambiato qualcosa, ti chiedo di portare con te tutti i medici e gli
infermieri “normali”, e insieme agli agenti di polizia penitenziaria, a
distribuire doni e dare da mangiare alle renne. Sicuramente faranno meno danni
che dentro agli istituti.
Marcello (che proprio perché ha avuto la fortuna di non finire dentro vorrebbe
ripagare un po’ quelli meno fortunati di lui).
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Caro Babbo Natale, ti chiedo il favore di far sentire una voce di solidarietà ai
torturati al 41bis. Che come minimo possano avere la possibilità di usare farina
e lievito. Perché la democratura nega pure questo diritto col timbro della
Cassazione. Tempi molto bui… Grazie!
Frank Cimini
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Carissimo Babbo Natale, quest’anno voglio chiederti di illuminare la mente e il
cuore del signor ministro della giustizia e del presidente del consiglio… come
prima cosa di togliere la delega allo stolto di Del Mastro, la seconda di
umanizzare le carceri, e soprattutto di abolire la tortura di stato del
41-bis!!! Non ti chiedo indulti o amnistie, so che un governo “neofascista” non
farà mai una cosa del genere!! Ciò che ti chiedo è il minimo per considerarci un
paese civile. Con stima.
Gerardo (Aldo) Schettino
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Caro Babbo Natale, quest’anno vorrei che portassi “cure appropriate ed efficaci”
a tutti i detenuti che soffrono di “disturbi psichici”. Tu lo sai quanto è dura
la vita nelle carceri del nostro paese, per tutti i detenuti: immagina quanto
sia insopportabile per chi ogni giorno deve combattere con un disturbo che gli
rende quasi impossibile governare le proprie azioni, interagire in modo
funzionale con gli altri, sopportare i periodi di isolamento, coltivare la
speranza; immagina quanto queste persone possano – senza volerlo – rendere la
vita difficile a se stessi e anche a chi condivide la cella con loro e a chi si
deve occupare della loro sicurezza. Pensaci tu a loro, perché alla maggior parte
di loro non pensa nessuno.
Maria
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Caro Babbo Natale, tu che porti doni e sorrisi a tutto il mondo, pare che ti sia
scordato delle carceri, in cui avvengono mattanze carcerarie quotidiane.
Detenuti “colpevoli”, di non avere diritto alla dignità come tra l’altro prevede
la Costituzione, è una cosa di “normale umanità”. Il popolo forcaiolo, ahinoi la
maggioranza, vuole i detenuti, colpevoli e innocenti, morire piano piano nel
silenzio. Anche a Natale, giorno in cui noi “dovremmo” essere più buoni e
comprensivi. Non è Natale se ci si dimentica dei fratelli e delle sorelle
sfortunati, mentre Dio ci esorta sempre a visitarli ed essere vicini a loro.
Ti prego anche perché chi ha “in custodia” questi fratelli sfortunati […] possa
non assumere quella espressione demenziale quando ha di fronte il detenuto, e
contare fino a dieci prima di re-agire.
E poi, caro Babbo Natale, fermati anche tu nei penitenziari con la tua slitta,
porta anche nelle carceri vicinanza, fratellanza e soprattutto restituisci a
questi uomini e donne la dignità perduta. Con tanto affetto e stima.
Cristiano Scardella
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Caro Babbo Natale, ti scrivo per parlarti di quelle persone scomparse alla vista
della società, cacciate da ogni sentimento di civiltà, ammassate in ambienti
sovraffollati e stretti. Non hanno neanche lo spazio per camminare, spesso si
muovono a turno, sono in cinque dove dovrebbero essere in tre o in sei dove
dovrebbero essere in quattro. Sono trattate come bestie, rinchiuse per la
stragrande maggioranza della giornata in un ambiente claustrofobico. Prova fare
un viaggio in un’auto da cinque posti in sette, e capirai.
Hanno commesso reati ma molti tra questi, anzi la maggior parte, sono
ascrivibili alla povertà che li riguarda dalla nascita, in un circolo vizioso di
quartieri e zone sociali emarginate, cosicché di padre in figlio si passa
l’orrido destino della devianza per vivere, devianza che conduce al carcere.
Certo, si può creare una “cultura dell’emarginazione”, ma i dati sono chiari: il
90% dei reati è commesso dai sei milioni di italiani che vivono sotto la soglia
di povertà, che delinquono uno su cento (mentre in tutti gli altri casi sono
solo uno su diecimila). La maggior parte son meridionali, poveri, migranti
emarginati, tossicodipendenti o piccoli spacciatori. Tutto questo basterebbe a
far vedere i carcerati anche come vittime non solo colpevoli, e a segnare verso
loro un percorso di rieducazione dove la società si prende una parte di colpe
della loro situazione. E poi, perché non dar loro spazi umani come in altri
paesi? Già privare della libertà è una pena, perché torturare in ambienti così
nefasti? Perché non far telefonare più spesso ai loro cari? Perché far loro
accettare questa situazione ricorrendo a dosi fortissime di psicofarmaci?
Perché, poi, spesso picchiarli selvaggiamente?
Sono certo del tuo buon cuore e che intercederai dove si può e si deve per
migliorare la sorte di questi fratelli, per ridare luce alla loro umanità
calpestata.
Tuo, Marco Chiavistelli
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Caro Babbo Natale, quest’anno ti scrivo per parlarti di un tema che mi sta molto
a cuore: le condizioni all’interno delle carceri. Negli ultimi anni, abbiamo
assistito a molte persone che, a causa di errori del passato, si trovano in
situazioni difficili nelle prigioni. Spesso, queste strutture non offrono le
opportunità di riabilitazione e sostegno di cui gli individui hanno bisogno per
reintegrarsi nella società. Ti chiedo di aiutare a diffondere consapevolezza su
questo tema e di incoraggiare le persone a lavorare insieme per migliorare la
vita di chi si trova dietro le sbarre. Vorrei che nel tuo sacco di doni ci fosse
un messaggio di speranza e un invito a tutti noi a fare la nostra parte per
promuovere un sistema penale più giusto e umano. Che si possa investire di più
nella formazione, nel supporto psicologico e nelle attività che possano
riabilitare le persone, perché ogni vita merita una seconda possibilità.
Jessica
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Caro Babbo Natale, so che il tuo potere è simbolico ma spero che questo
messaggio riesca a recapitarlo a chi di dovere. Non voglio regali, anzi
incomincio col dirti quello che non voglio. Non voglio una classe politica con
una visione carcerocentrica e panpenalista, non voglio una polizia penitenziaria
che abiuri al suo motto Despondere spem munus nostrum, non voglio chi prova
intima gioia nel togliere il respiro ai detenuti, non voglio una società che
stigmatizzi chi ha sbagliato e che troppo spesso confonde la persona con il
reato, non voglio un pallottoliere con il quale contare i suicidi in carcere né
tanto meno voglio più incontrare gli occhi pieni di lacrime di mogli e figli ai
colloqui e ai quali lo Stato fa pagare una pena pur non avendo commesso reati.
Vorrei che tu riuscissi a far scomparire il carcere […].
So che forse ti chiedo troppo o che comunque sarà difficile, e allora almeno
assicuriamoci che ogni detenuto abbia accesso a spazi adeguati, cibo nutriente e
cure mediche appropriate, programmi di istruzione e formazione professionale,
lavoro, assistenza psicologica e programmi di supporto. E soprattutto che venga
garantita loro l’affettività, e colloqui e telefonate in numero adeguato.
Babbo Natale ti ho caricato di troppe responsabilità ma ce la puoi fare se farai
tuo il nostro motto SPES contra SPEM.
Fabrizio Pomes
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Caro Babbo Natale, non sappiamo più a che Santo votarci.
È il detto popolare che viene in mente di fronte a certi ostacoli burocratici.
Mi è venuta però una idea.
Il massimo della tattica istituzionale “non responder” , quando si parla di
accesso alle informazioni sulle condizioni carcerarie, è Bari; da lungo tempo
chiediamo il rapporto semestrale Ausl sugli istituti di pena (Bari , Bari
minorile e Turi); anni fa, alla terza richiesta da parte nostra, la risposta è
stata: “Non abbiamo capito cosa state chiedendo”!!! Quest’anno, reiterata
l’istanza anche all’indirizzo dei sindaci, ancora una condotta da “non
responder”. Proviamo allora a fare appello a Babbo Natale; la trasparenza è un
prerequisito della giustizia sociale e bisogna insistere per garantirla; non
entro nel merito del rapporto tra Babbo Natale e San Nicola, se la transizione
da un personaggio all’altro sia stata una mutazione genetica o un problema di
doppia personalità. Sta di fatto che San Nicola è considerato dai baresi il
santo protettore. Una figura che ha mostrato grande sensibilità sociale col
gesto che gli viene attribuito di affrancare tre fanciulle dall’avvio alla
prostituzione. Si trovano diversi affreschi sul tema, nelle chiese). E non
solo: è un santo che sprizza pacifismo (di questi tempi…), è venerato sia dai
cattolici romani che dagli ortodossi dell’est Europa (visitando la magnifica
basilica di Bari notai che mentre il prete ortodosso diceva messa nella cripta,
il prete cattolico la celebrava al pian terreno! Incredibile: cattolici e
ortodossi non si sparavano l’un l’altro come è spesso accaduto nella storia.
Questo ricordo mi ha convinto che per garantire trasparenza sulle carceri ci è
rimasta solo una possibilità: Santa Klaus/Babbo Natale, facci ‘a grazia,
ricordati della sofferenza delle persone private della libertà, e vai in sonno
dolcemente ai “non responders” , dandogli la sveglia.
Vito Totire
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Caro Babbo natale, quest’anno vorrei che la giustizia inizi a rispettare la
scritta presente in ogni tribunale: “LA LEGGE E UGUALE PER TUTTI”. E vorrei che
una persona venga condannata (se ha sbagliato) giudicando il reato e non a chi a
pestato i piedi. Vorrei che tutti venissero puniti allo stesso modo: persone
comuni, forze dell’ordine, magistrati e detenuti. Lo so, forse chiedo troppo, ma
avere una giustizia UGUALE PER TUTTI sarebbe il mio desiderio.
Luca
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Caro Babbo Natale, potresti per favore abolire il carcere? Oppure, almeno,
abolire il 41-bis? Porta almeno la mia solidarietà a tutti i detenuti. Anche a
quelli innocenti.
Mario Di Vito
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Caro Babbo, non chiedo mai nulla da anni perché odio il Natale. Ma una cosa,
però grande, te la chiedo. Vorrei che tutte le mamme detenute con i loro bambini
possano vivere con i propri figli lontani dal carcere. Non è un luogo per i
bimbi. Ti prego, pensaci tu a tutti loro, ai bimbi detenuti. Grazie, aspetto il
tuo regalo… sul serio.
Un avvocato
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Caro Babbo Natale, non sono uno di molte pretese. Ti chiedo non di portarmi dei
doni, ma di togliere. Per esempio, il DDL 1660, il decreto Caivano, il 41-bis,
il 4-bis, le leggi antidroga e anti-immigrazione, sarebbe bellissimo se le
facessi togliere. Ma, soprattutto, toglici di torno questo governo di fascisti.
Grazie Babbo Natale.
Vincenzo Scalia
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Caro Babbo Natale, non ti chiederò grandi cose per i nostri detenuti, non
chiederò nuove carceri, non chiederò beni materiali e nemmeno sforzi politici.
Ti chiedo solo più umanità da parte di chi li dentro ci vive. Da parte di chi
dovrebbe sostenere e non schiacciare.
Vito Daniele Cimiotta
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Caro Babbo Natale, una persona lo scorso anno mi disse: “Le parole sono la
cura”. Eravamo vicini, eppure lontani, come se appartenessimo a due dimensioni
parallele: potevamo vederci, purché le mani non si sfiorassero, potevamo
sentirci, purché il tempo non fosse dissipato. Ti chiedo di portare in dono le
parole, al posto dei proclami: le parole che leniscono l’inquietudine avvolgono
al pari di un abbraccio; le parole sono casa e cura.
Anonimo
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Caro Babbo Natale, io ti chiederei che i detenuti siano trattati come esseri
umani. E non intendo solo all’interno delle strutture carcerarie. Intendo quando
devono avere i benefici penitenziari, quando devono essere esaminati da
educatori, psicologi, direttori, medici, magistrati e giudici di sorveglianza…
Perché lì dentro ogni parola, ogni promessa, ogni ventilata speranza, diventa
un’aspettativa per un futuro migliore… Perciò è giusto che ti deve decidere del
loro futuro, non lo faccia solo per lavoro, ma lo faccia senza dimenticare mai
che sta decidendo sul futuro di esseri umani, che nella maggior parte dei casi
vogliono solo avere una buona parola e un po’ di fiducia per poter ricominciare
una vita normale.
Alessandra De Filippis
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Caro Babbo Natale, auguro una pronta libertà a tutti i giovani che stanno
perdendo i loro migliori anni nelle carceri minorili. Che le loro voci possano
avere una eco attraverso le sbarre.
G.
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Caro Babbo Natale, io ti chiedo che le persone vedano che il carcere è un pezzo
della nostra società che viene trattato come colpa e come immondizia di tutto
quello che non vogliamo vedere. Ti chiedo di far sì che tutti capiscano che
siamo coinvolti, tutti, nel trattamento che il nostro “sistema cannibale” impone
a chi reputa inadatto.
Ti chiedo di farci diventare tutti inadatti.
Federico