Francisco Solar – Considerazioni sulla libertàRiceviamo e pubblichiamo questo testo, la cui versione originale è uscita qui
(https://informativoanarquista.noblogs.org/post/2024/12/24/chile-consideraciones-sobre-la-libertad-escrito-del-companero-anarquista-francisco-solar/),
del compagno anarchico Francisco Solar. Libertà come tensione parmanente, come
esigente ricerca di coerenza, come rispetto della parola data, come conquista
tramite l’azione. Insomma, l’esatto contrario della “libertà”
(tecno-)liberale.
Considerazioni sulla libertà
Qui la versione in pdf:
considerazioni sulla liberta imp
La libertà è, senza dubbio, un principio fondamentale all’interno dei diversi
discorsi e tendenze anarchici. Costituisce l’asse cartesiano da cui partire per
elaborare proposte, progetti e pratiche, a incominciare dal concetto per cui
l’esistenza di un potere centralizzato determina le differenti oppressioni che
sottomettono le comunità e gli individui. È lo Stato, o qualunque altra
espressione del potere, ciò che genera e fortifica in sostanza questo sistema di
sfruttamento e tutte le sue conseguenze. I tentacoli, le realizzazioni e le
manifestazioni di quest’ultimo puntano in diverse direzioni – in modo ogni volta
più impercettibile – raggiungendo praticamente la totalità degli aspetti della
vita delle persone.
Intendendo la libertà come un processo permanente di riappropriazione graduale
delle nostre vite, in cui si cerca di eliminare qualsiasi traccia di autorità
che cerchi di costringerci, così come quelle che si trovano nel nostro stesso
comportamento, essa non costituisce un punto di arrivo cui dobbiamo aspirare.
Pertanto, è molto probabile che la libertà in quanto entità stabilita, come
punto culminante di un percorso, non esista, chissà che non sia solo un sogno, e
quindi, credo, il nostro sguardo non debba soffermarsi lì, bensì nel concetto di
lotta che questo concetto contiene. Come ben disse Don Chisciotte: “Più
importante è il cammino che la taverna”. Sono la costruzione di relazioni che
cercano di essere libere e la distruzione di qualsiasi espressione di autorità
ciò che dev’essere al centro delle nostre preoccupazioni e dei nostri compiti,
poiché è tramite la pratica quotidiana e l’approfondimento di questa che ci
impossessiamo di momenti di libertà.
Questo non significa che deciderci a transitare per questo cammino ci converta
in esseri liberi o che abbiamo raggiunto l’anelata libertà, bensì rappresenta
solamente un’opzione di lotta nel tentativo di liberarci dell’autorità.
Pertanto, non siamo liberi e non sappiamo se mai lo saremo, e questo senz’altro
ci rende noncuranti.
A questo punto mi sembra pertinente fare brevemente cenno alla distinzione tra i
termini “anarchico” e “libertario” che fece l’irriverente Albert Libertad
nell’articolo “La libertà” del 1907. Il primo “Non fa della libertà la causa ma
piuttosto il fine dell’evoluzione dell’individuo. Non dice, anche quando si
tratta del più piccolo dei suoi gesti: ‘Io sono libero’, bensì: ‘Io voglio
essere libero’”. Mentre il libertario concepisce la libertà come “l’inizio e la
fine di ogni cosa”, dichiarandosi libero “nei movimenti allorché il determinismo
ereditario, atavico e l’ambiente rendono schiavi…”.
L’anarchico, l’anarchica avrebbe chiaro che è imprescindibile lottare per la
libertà, il che costituisce un conflitto quotidiano con l’autorità. Al contrario
il libertario, la libertaria si sente e si crede libero, e deve difendere questa
conquistata libertà. Non vede o non vuole vedere le molteplici oppressioni cui è
sottomesso, derivate in gran parte dal Potere.
Questa caratterizzazione dei libertari e libertarie realizzata da Albert
Libertad la possiamo apprezzare nell’attualità, ad esempio negli spazi che si
autodefiniscono “sicuri”, nell’ottica della costruzione di “bolle di libertà”
che sarebbero scevre da qualsiasi forma di autorità. Questi spazi, secondo i e
le loro difensori, sarebbero alieni alle molteplici nocività dell’“esterno”,
facendo convergere la maggior parte dei propri sforzi nell’evitare – in ipotesi
e ingenuamente – l’intromissione di “condotte nefaste” nelle proprie dinamiche
interne.
Intendere in questo modo la libertà, oltre a essere un’illusione, implica un
rischio per qualunque posizionamento conflittuale, nella misura in cui pensa e
propone l’esistenza di esperienze libere nel contesto della più completa e
assoluta dominazione.
I rischi di un’illusione
Il Potere nelle sue differenti forme si trova presente in praticamente tutti i
nostri comportamenti, perché nell’attualità siamo, consciamente o
inconsciamente, riproduttori di esso, e ciò è innegabile. Per quanti
scommettiamo su una vita priva di catene, tale aspetto rappresenta evidentemente
una contraddizione che dobbiamo sempre tenere chiara e presente. Implica, tra le
altre cose, porci continuamente in discussione, il che è parte fondamentale
della nostra lotta contro l’autorità in questo percorso interminabile che si fa
a livello individuale e collettivo. Ciononostante, l’illusione di credersi
“liberi”, alieni dall’oppressione, si è installato come un argomento potente per
giustificare comportamenti che di certo ci debilitano e ci sottraggono, in
maggiore o minor misura, credibilità.
Una pratica che ha caratterizzato gli anarchici e le anarchiche nel corso della
storia è l’impegno incrollabile con la parola data, cosa riconosciuta e tenuta
in conto da tutte le tendenze rivoluzionarie e persino dai nostri nemici. Questa
caratteristica ci ha impresso un’etica particolare che ha che fare con il fare
ciò che si sostiene, con il tentare in qualsiasi maniera di essere coerenti con
le nostre posizioni. Non avendo ed essendo contrari a rigidi statuti che fissino
norme di comportamento, la parola è ciò che ci conferisce identità e ci
fortifica, ci fornisce continuità e credibilità. Tuttavia, questa ricca eredità
è cancellata con un colpo di penna attraverso il sorprendente argomento del
“rispetto della libertà individuale”.
Gli impegni presi sarebbero molte volte un ostacolo per lo sviluppo della
supposta libertà individuale, visto che si parte dal presupposto secondo cui la
priorità assoluta sono l’interesse e il desiderio personali. Ciò che chiama
l’attenzione è che questi impegni non sono frutto dell’obbligazione, al
contrario sono il risultato della volontà e dell’iniziativa personali. Pertanto,
questo modo di intendere la libertà individuale ci fa domandare: che solidità
possono avere i nostri progetti collettivi? Che serietà può tenere la nostra
parola se deve sottostare ai cambiamenti del nostro stato d’animo ed emozionale?
“Ho la libertà di fare ciò che ritengo conveniente, incluso, se è il caso, di
mancare agli impegni presi”. Questo è l’argomento che si cela dietro questa
nefasta concezione di libertà individuale, null’altro che un’infantile
giustificazione dell’irresponsabilità. Questo non solo rende impraticabile
qualsiasi iniziativa congiunta, visto che lascia installarsi la sfiducia, ma
getta pure a mare questa coerenza che è il risultato dello storico lavoro dei
compagni e delle compagne che ci hanno preceduti e che è tenuta in
considerazione come parte dell’arsenale teorico-pratico che ci distingue dalle
altre tendenze rivoluzionarie.
Analogamente alla maniera con cui alcuni spazi si sentono sicuri e alieni da
ogni forma di autoritarismo e sfruttamento, l’individuo che si crede libero
intende sostenere che ha ottenuto una conquista e che deve difenderla, pertanto
vede nella lotta qualcosa di superfluo che manca di senso. L’inazione, quindi,
va di pari passo con questa maniera di intendere la libertà, alimentando in tal
modo una convivenza pacifica con l’oppressione. Così, il conflitto con il potere
è negato e addirittura criticato perché non avrebbe ragione di esistere;
addirittura, molte volte viene visto come una minaccia che può pregiudicare la
libertà acquisita.
Un altro rischio di questa illusione libertaria ha a che fare con l’adottare
comportamenti che si trovano ai nostri antipodi. Con la scusa della “libertà
individuale” in non poche occasioni sono state fatte scelte che storicamente
sono state contrarie alle pratiche anarchiche. Penso a quei “compagni” che
decisero di andare a votare per la socialdemocrazia di fronte al timore
dell’avanzata del fascismo o addirittura a coloro che, vedendosi colpiti dalla
repressione, hanno collaborato con la polizia e tradito i compagni e le
compagne.
L’utilizzo di questo argomento è arrivato sino a casi estremi in una nefasta,
interessata e opportunista maniera di intendere la libertà. In maniera
sorprendente si ricorre alla “libertà” per rinforzare e mantenere le catene
della dominazione.
La libertà come motore per il conflitto
Albert Libertad è preciso nel segnalare che “l’uomo non è libero di fare o di
non fare, esclusivamente in base alla propria volontà. Impara a fare o a non
fare quando ha esercitato il proprio giudizio, illuminato la propria ignoranza,
distrutto gli ostacoli che lo intralciano”.
Partendo da questa base, la libertà non è qualcosa di conquistato ma, come si è
sostenuto, un percorso che si realizza tanto individualmente quanto
collettivamente, in un processo di messa in discussione permanente che mira
all’eliminazione di ogni forma di autorità. E questo percorso significa
conflitto, significa lotta contro ogni passività e inazione. Comprendere che non
si è liberi, che si vive sotto diverse oppressioni, costituisce per un
anarchico, un’anarchica, un invito alla ribellione, al fine di rompere ognuna
della catene. Rappresenta anche uno sforzo per identificare le nostre
contraddizioni e cercare di superarle, comprendendo che siamo determinati da un
contesto di dominazione che è indispensabile distruggere.
Sebbene si abbia la chiarezza che siamo soggetti a molteplici aspetti
dell’autorità, questo non ci impedisce di provare a portare avanti relazioni
lontane e contrarie a ogni forma di costrizione. La lotta per eliminare
l’autorità dalle nostre relazioni e dai nostri comportamenti è qui e ora, così
come il conflitto contro il Potere. Ed è a partire da qui che abbiamo scelto
l’informalità per organizzarci nel e per lo scontro, nella misura in cui la
flessibilità e il dinamismo che la costituiscono rendano infattibile che
prevalga la coercizione.
“Lottiamo per essere liberi”, questa è la base del posizionamento che pone la
libertà come motore della lotta e che ha spinto gli anarchici e le anarchiche a
gettarsi nel combattimento con tutte le proprie forze, e che oggi è più attuale
che mai.
Per una costellazione di individualità e gruppi di affinità per il
combattimento!
Carcere “La Gonzalina” – Rancagua
Dicembre 2024
Francisco Solar