Accusato del “reato” di abbraccio, l’avvocato scrive al consiglio di disciplina
dell’Ordine di Roma rivendicando il ruolo e la missione più elevata che un
avvocato possa recitare nella sua funzione difensiva di Valentina Stella da il
dubbio Accusato del “reato” di abbraccio, l’avvocato scrive al consiglio di
disciplina dell’Ordine di Roma per archiviare il caso: […]
Tag - 41bis
La Corte europea dei diritti umani accoglie il ricorso di un detenuto in 41bis
contro l’ordinanza, non sufficientemente motivata dal Dap, che proroga oltre i
limiti di legge le limitazioni alla sua corrispondenza. di Eleonora Martini da
il manifesto Per la seconda volta nel giro di tre mesi, la Corte europea dei
diritti dell’uomo condanna […]
Ai primi di luglio i giudici che presiedono la sezione di sorveglianza hanno
rinnovato, all’ex appartenente alle nuove Br, Marco Mezzasalma il regime
detentivo del famigerato 41 bis per i prossimi quattro anno. di Michele Franco
da Contropiano Ancora una volta – come avviene da oltre 20 anni – verso Marco
(ed altri pochi compagni) […]
Intervista a Flavio Rossi Albertini, legale di Alfredo Cospito “segnalato”
all’ordine degli avvocati dalla direzione del carcere di Sassari per un saluto.
“Gli riconosco la dignità di essere umano, che è un principio cardine della
nostra cultura e gli esprimo la mia vicinanza perché ritengo ingiusto per lui il
41 bis” di Michele Gambirasi da […]
Flavio Rossi Albertini legale di Alfredo Cospito, saluta il suo assistito con
una stretta di mano e due baci sulle guance, il direttore del carcere di
Sassari/Bancali lo segnala all’Ordine degli Avvocati per eventuali provvedimenti
disciplinari Una stretta di mano e due baci sulle guance. Così l’avvocato Flavio
Rossi Albertini, lo scorso maggio, ha salutato […]
Il Tribunale di Milano ha condannato a 10 anarchici a pene fra 1 anno e 6 mesi e
4 anni e 7 mesi di reclusione per la manifestazione in solidarietà di Alfredo
Cospito e contro il 41 bis dell’11 febbraio 2023 a Milano Oggi a Milano la
sentenza di primo grado del processo per il […]
Il 4 Marzo 2023 un corteo in solidarietà allo sciopero della fame di Alfredo
Cospito – intrapreso il 17 Ottobre 2022 contro 41 bis ed ergastolo ostativo – ha
attraversato…
Ad Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto al 41bis, è stato vietato l’acquisto
dei vangeli apocrifi e di libri di fisica e fantascienza. Per la direzione del
carcere di Sassari. dov’è recluso, i libri sono pericolosi.
di Frank Cimini da l’Unità
Nel caso specifico parliamo di un testo sui vangeli apocrifi, uno di fisica
quantistica e due di fantascienza. La direzione del carcere di Sassari Bancali
ne ha vietato l’acquisto all’anarchico Alfredo Cospito adducendo un parere
negativo dell’autorità giudiziaria che non vi sarebbe stato secondo i difensori,
i quali hanno presentato ricorso. Sarà celebrata un’udienza per stabilire se
Cospito può avere quei libri perché evidentemente la giustizia ha tempo da
perdere.
“Nell’ultimo mese – spiega l’avvocato Flavio Rossi Albertini – a Cospito era
stato negato pure l’acquisto di un Cd musicale. Era stato negato l’accesso alla
biblioteca del carcere che non aveva neppure provveduto a ritirare
tempestivamente un pacco inviatogli dalla sorella, determinandone il rinvio al
mittente”. In relazione all’accesso alla biblioteca la direzione della prigione
spiegava che il “disguido” era stato generato da problemi organizzativi interni
e che sarebbe stato emesso apposito ordine di servizio. Le condizioni di
detenzione dì Cospito ristretto al 41bis sono peggiorate non proprio per caso
dopo la condanna in primo grado per rivelazione del segreto d’ufficio del
sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove per la vicenda
delle intercettazioni ambientali divulgate in Parlamento, delle conversazioni
tra Alfredo e gli altri reclusi che all’epoca facevano parte del “gruppo di
socialità”.
Altre “coincidenze” che viene da pensare possano avere il loro peso in questa
vicenda sono le dimissioni alla fine del dicembre scorso del direttore del Dap,
Giovanni Russo, che aveva testimoniato non proprio a favore di Delmastro nel
processo a suo carico, e ancora, il ritorno al comando della sezione 41bis di
Bancali del graduato del gruppo operativo mobile che era stato trasferito
proprio per il suo coinvolgimento nella faccenda delle intercettazioni.
Alfredo Cospito sta continuando a pagare sulla propria pelle il lunghissimo
sciopero della fame per protestare contro il 41bis non solo e non tanto per sé
ma per gli altri 700 detenuti ai quali viene applicato. Le simpatie suscitate
dal digiuno avevano messo in imbarazzo il sistema che da allora si sta
vendicando. Era stato considerato una sorta di sciopero della fame “a scopo di
terrorismo”. La storia dei libri negati è solo l’ultimo episodio di una lunga
serie. Negare la possibilità di leggere rappresenta una tortura ulteriore. Libri
pericolosi. Negli anni ‘70 un bambino spiegava l’arresto del padre “terrorista”
dicendo: “Aveva troppi libri in casa”.
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La Cedu condanna l’Italia per la detenzione in regime di 41bis di un detenuto
affetto da demenza. Penalisti contro la circolare punitiva per l’Alta sicurezza
e la censura ai detenuti redattori
di Eleonora Martini da il manifesto
Mentre arriva l’ennesima condanna all’Italia da parte della Corte europea dei
diritti umani, questa volta riguardo un detenuto affetto da demenza sottoposto
al 41 bis, e mentre scoppia la polemica su una circolare del Dipartimento
dell’amministrazione penitenziaria che impone un giro di vite per i detenuti
dell’Alta Sicurezza, Carlo Nordio annuncia l’«imminente» sblocco dell’empasse
istituzionale che da quattro mesi congela al vertice della gestione
penitenziaria la facente funzione Lina Di Domenico, figura particolarmente
vicina ad Andrea Delmastro Delle Vedove. Rispondendo al question time in Senato,
il Guardasigilli ha puntualizzato però che «spetta al ministro proporre al
Consiglio dei ministri la nomina del capo del Dap, non certamente al
sottosegretario». Mentre sul sovraffollamento è riuscito ad affermare che non è
colpa della «bulimia legislativa» del governo «ma di chi commette reati e della
magistratura che li mette in prigione».
Nordio in ogni caso ha difeso la prima magistrata donna arrivata a capo del
Dipartimento di Largo Daga: «Ha fatto un lavoro che dimostra una sua attenzione
eccezionale», ha detto il ministro ricordando, tra le altre cose, «il gruppo di
lavoro multidisciplinare» da lei creato «per la prevenzione degli eventi
suicidari delle persone detenute». Che però non ha impedito il suicidio in
carcere e nelle Rems già di ben 28 detenuti dall’inizio dell’anno, mentre si
contano 88 decessi totali dietro le sbarre. Un numero che è «il segno più
eclatante del malessere che alberga negli istituti penitenziari», segnala
l’Unione delle camere penali che evidenzia come in questo contesto il Dap
consideri invece prioritario emanare «una circolare-manifesto» che impartisce
regole di vita più dure per i detenuti dell’Alta Sicurezza e una più «rigorosa
applicazione del regime di “custodia chiusa”».
Una circolare, insiste l’Ucpi, datata 27 febbraio ma «disponibile da poco
tempo», e giustificata da «non meglio precisate “relazioni di servizio”, anonime
“proteste” e “lamentele”» che segnalerebbero, secondo il Dap, «modalità
organizzative disallineate rispetto alle circolari in vigore» e non aderenti
«alle imprescindibili e primarie esigenze di sicurezza penitenziaria». Gli
avvocati penalisti si scagliano anche contro la «cortina di silenzio che il Dap
ha fatto scendere sulla situazione nelle carceri, al punto di vietare la
pubblicazione, in alcuni istituti, di giornali animati dai detenuti o di
silenziarne la voce, impedendo, in altri, che gli articoli di stampa sul carcere
vengano sottoscritti con il nome e cognome degli autori». Un problema, questo,
che è stato denunciato dal direttore del trimestrale Voci dentro Francesco Lo
Piccolo e dal coordinamento dei giornali delle carceri che riferiscono anche
l’«imposizione da parte del Dap di argomenti ammessi alla pubblicazione con la
precisa esclusione di altri temi ritenuti non idonei» e «la lettura preventiva
degli articoli o dell’intero giornale da parte delle direzioni».
In questo quadro inquietante cala la condanna emessa ieri dalla Cedu nei
confronti dell’Italia per aver continuato a tenere recluso in regime di 41 bis
un novantenne capo mafioso, Giuseppe Morabito, dal 2014 detenuto nel carcere
milanese di Opera, «nonostante il suo progressivo deterioramento cognitivo» e le
tante patologie di cui è affetto. Il Governo non ha convinto la Corte di
Strasburgo della necessità di applicare in questo specifico caso il regime
detentivo finalizzato a recidere ogni possibile contatto con gli altri membri
delle organizzazioni criminali di appartenenza. I giudici infatti, puntualizza
la sentenza firmata dalla presidente Ivana Jelic, non vedono «come una persona
affetta da un indiscusso declino cognitivo – e addirittura diagnosticata con il
morbo di Alzheimer – e incapace di comprendere la propria condotta o di seguire
un’udienza giudiziaria, possa allo stesso tempo conservare una capacità
sufficiente per mantenere o riprendere – in un’età così avanzata, dopo quasi
vent’anni trascorsi in un regime particolarmente restrittivo – contatti
significativi con un’organizzazione criminale».
La Cedu ha invece rigettato il ricorso presentato dall’avvocata Giovanna
Beatrice Araniti in difesa di Morabito riguardo l’incompatibilità dell’uomo con
la detenzione. Ma ha comunque stabilito che la constatazione della violazione
dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani – che proibisce di
sottoporre chiunque a trattamenti inumani e degradanti – «costituisce di per sé
un’equa soddisfazione, sufficiente per il danno morale subito» dall’anziano
detenuto. L’avvocata si augura che la sentenza di Strasburgo pesi ora sul
ricorso presentato da Morabito in Cassazione per ottenere la sospensione del
cosiddetto regime di “carcere duro” che subisce come fosse una pena aggiuntiva.
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La consulta ritiene illegittima la norma che dimezza il diritto dei detenuti:
«Non aumenta la sicurezza». Altri due suicidi in meno di 48 ore
di Eleonora Martini da il manifesto
Non lasciarli respirare è incostituzionale. Se per il sottosegretario alla
Giustizia Andrea Delmastro togliere idealmente l’aria ai detenuti in regime di
41 bis è «un’intima gioia», come dichiarò qualche tempo fa presentando la nuova
auto blindata adibita al trasporto di questo tipo di reclusi, per la Corte
costituzionale è invece «illegittimo» concedere loro meno di quattro ore al
giorno di permanenza all’aria aperta.
La Consulta lo ha stabilito con la sentenza numero 30 depositata ieri tramite la
quale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 41bis, comma
2-quater, dell’Ordinamento penitenziario. Pur senza porre «in alcun modo in
discussione l’impianto complessivo del regime speciale». Una modalità di
detenzione chiamata comunemente, non a caso, di “carcere duro”.
LA NORMA CENSURATA dai giudici costituzionali prevedeva «una durata non
superiore a due ore al giorno», limite stabilito «in seguito al dimezzamento
operato dalla legge 94 del 2009». A sollevare le questioni di legittimità
costituzionale era stato il Tribunale di Sorveglianza di Sassari al quale si era
rivolto G.B., un detenuto al 41 bis nel locale carcere di Bancali dove gli
venivano concesse soltanto due ore d’aria al giorno, mentre l’uomo chiedeva di
goderne almeno quattro, come previsto per i detenuti in regime ordinario
(articolo10 ord. pen.) e come stabilito nel trattamento di «miglior favore»
introdotto dalla riforma del 2018. Il magistrato di sorveglianza di Sassari
aveva rifiutato la richiesta e così il Tribunale si è rivolto alla Consulta.
Ora, considerando che nel «regime differenziato» del 41 bis il detenuto
trascorre le ore d’aria in «un gruppo di persone molto ristretto (non più di
quattro, e quindi anche tre o due), opportunamente selezionato
dall’amministrazione penitenziaria», la Corte ha ritenuto che il limite massimo
di due ore al giorno (a meno di «giustificati motivi» o nel caso di reclusi
sottoposti «a sorveglianza particolare») nulla ha a che fare con la finalità
rieducativa della pena, né con la necessità di impedire i contatti del carcerato
con le organizzazioni criminali di affiliazione.
UNA NORMA da censurare, dunque, perché «mentre comprime, in misura ben maggiore
del regime ordinario, la possibilità per i detenuti di fruire di luce naturale e
di aria, nulla fa guadagnare alla collettività in termini di sicurezza, alla
quale viceversa provvede, e deve provvedere, l’accurata selezione del gruppo di
socialità, unitamente all’adozione di misure che escludano la possibilità di
contatti tra diversi gruppi di socialità». Invece, si legge nella sentenza
firmata dai giudici Amoroso e Petitti, «beneficiare di aria e luce all’aperto
contribuisce a delineare una condizione di vita penitenziaria che, non solo
oggettivamente, ma anche e soprattutto nella percezione dei detenuti, possa
essere ritenuta più rispondente al senso di umanità, in conformità alle
specifiche raccomandazioni espresse sul punto dal Comitato europeo per la
prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti
(Cpt)».
> La norma censurata nulla fa guadagnare alla collettività in termini di
> sicurezza, alla quale viceversa provvede, e deve provvedere, l’accurata
> selezione del gruppo di socialità
D’ALTRONDE che le condizioni di vita nel carcere di Bancali abbiano superato i
limiti della tollerabilità, lo testimonia anche la Garante dei detenuti della
Sardegna Irene Testa che visitando ieri la Casa circondariale di Sassari ha
trovato «un ragazzo di 20 anni che non mangia dal 14 febbraio e ha perso oltre
15 kg». Non solo: «In una sezione con 16 celle sono presenti 55 detenuti, la
maggior parte stipati in quattro per cella. I soffitti sono umidi, le pareti
scrostate, le stanze in condizioni igieniche precarie, a volte senza termosifoni
o porte nei bagni. Urla continue. Detenuti psichiatrici che parlano da soli, che
gridano o che gettano acqua, cibo e detersivo nei corridoi. Tanti stranieri
hanno chiesto di poter avere vestiti e scarpe».
VA DETTO che non va meglio negli altri istituti penitenziari d’Italia. E nelle
ultime 48 ore in particolare a Montorio, Verona, dove in meno di due giorni due
detenuti si sono tolti la vita. Portando a 19 il numero dei suicidi in cella
dall’inizio dell’anno. Un tema, questo, sul quale l’opposizione ha chiesto ieri
al ministro Nordio un’informativa al Senato. Mentre la seduta straordinaria per
parlare delle carceri a 360 gradi richiesta dagli stessi partiti del centro
sinistra si terrà domani, alla Camera. Sperando che la discussione porti
consiglio.
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