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Flavio Rossi Albertini: “Rivendico l’umanità che è negata in cella a Alfredo Cospito”
Accusato del “reato” di abbraccio, l’avvocato scrive al consiglio di disciplina dell’Ordine di Roma rivendicando il ruolo e la missione più elevata che un avvocato possa recitare nella sua funzione difensiva di Valentina Stella da il dubbio Accusato del “reato” di abbraccio, l’avvocato scrive al consiglio di disciplina dell’Ordine di Roma per archiviare il caso: […]
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L’Italia di nuovo condannata dalla Cedu per il 41bis
La Corte europea dei diritti umani accoglie il ricorso di un detenuto in 41bis contro l’ordinanza, non sufficientemente motivata dal Dap, che proroga oltre i limiti di legge le limitazioni alla sua corrispondenza. di Eleonora Martini da il manifesto Per la seconda volta nel giro di tre mesi, la Corte europea dei diritti dell’uomo condanna […]
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Cospito, legale lo saluta dopo colloquio: segnalato all’Ordine. Lui: “No a deumanizzazione”
Flavio Rossi Albertini legale di Alfredo Cospito, saluta il suo assistito con una stretta di mano e due baci sulle guance, il direttore del carcere di Sassari/Bancali lo segnala all’Ordine degli Avvocati per eventuali provvedimenti disciplinari Una stretta di mano e due baci sulle guance. Così l’avvocato Flavio Rossi Albertini, lo scorso maggio, ha salutato […]
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La “vendetta” contro Cospito: gli negano anche i libri
Ad Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto al 41bis, è stato vietato l’acquisto dei vangeli apocrifi e di libri di fisica e fantascienza. Per la direzione del carcere di Sassari. dov’è recluso, i libri sono pericolosi. di Frank Cimini da l’Unità Nel caso specifico parliamo di un testo sui vangeli apocrifi, uno di fisica quantistica e due di fantascienza. La direzione del carcere di Sassari Bancali ne ha vietato l’acquisto all’anarchico Alfredo Cospito adducendo un parere negativo dell’autorità giudiziaria che non vi sarebbe stato secondo i difensori, i quali hanno presentato ricorso. Sarà celebrata un’udienza per stabilire se Cospito può avere quei libri perché evidentemente la giustizia ha tempo da perdere. “Nell’ultimo mese – spiega l’avvocato Flavio Rossi Albertini – a Cospito era stato negato pure l’acquisto di un Cd musicale. Era stato negato l’accesso alla biblioteca del carcere che non aveva neppure provveduto a ritirare tempestivamente un pacco inviatogli dalla sorella, determinandone il rinvio al mittente”. In relazione all’accesso alla biblioteca la direzione della prigione spiegava che il “disguido” era stato generato da problemi organizzativi interni e che sarebbe stato emesso apposito ordine di servizio. Le condizioni di detenzione dì Cospito ristretto al 41bis sono peggiorate non proprio per caso dopo la condanna in primo grado per rivelazione del segreto d’ufficio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove per la vicenda delle intercettazioni ambientali divulgate in Parlamento, delle conversazioni tra Alfredo e gli altri reclusi che all’epoca facevano parte del “gruppo di socialità”. Altre “coincidenze” che viene da pensare possano avere il loro peso in questa vicenda sono le dimissioni alla fine del dicembre scorso del direttore del Dap, Giovanni Russo, che aveva testimoniato non proprio a favore di Delmastro nel processo a suo carico, e ancora, il ritorno al comando della sezione 41bis di Bancali del graduato del gruppo operativo mobile che era stato trasferito proprio per il suo coinvolgimento nella faccenda delle intercettazioni. Alfredo Cospito sta continuando a pagare sulla propria pelle il lunghissimo sciopero della fame per protestare contro il 41bis non solo e non tanto per sé ma per gli altri 700 detenuti ai quali viene applicato. Le simpatie suscitate dal digiuno avevano messo in imbarazzo il sistema che da allora si sta vendicando. Era stato considerato una sorta di sciopero della fame “a scopo di terrorismo”. La storia dei libri negati è solo l’ultimo episodio di una lunga serie. Negare la possibilità di leggere rappresenta una tortura ulteriore. Libri pericolosi. Negli anni ‘70 un bambino spiegava l’arresto del padre “terrorista” dicendo: “Aveva troppi libri in casa”.     > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
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La Cedu condanna l’Italia sul 41 bis
La Cedu condanna l’Italia per la detenzione in regime di 41bis di un detenuto affetto da demenza. Penalisti contro la circolare punitiva per l’Alta sicurezza e la censura ai detenuti redattori di Eleonora Martini da il manifesto Mentre arriva l’ennesima condanna all’Italia da parte della Corte europea dei diritti umani, questa volta riguardo un detenuto affetto da demenza sottoposto al 41 bis, e mentre scoppia la polemica su una circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che impone un giro di vite per i detenuti dell’Alta Sicurezza, Carlo Nordio annuncia l’«imminente» sblocco dell’empasse istituzionale che da quattro mesi congela al vertice della gestione penitenziaria la facente funzione Lina Di Domenico, figura particolarmente vicina ad Andrea Delmastro Delle Vedove. Rispondendo al question time in Senato, il Guardasigilli ha puntualizzato però che «spetta al ministro proporre al Consiglio dei ministri la nomina del capo del Dap, non certamente al sottosegretario». Mentre sul sovraffollamento è riuscito ad affermare che non è colpa della «bulimia legislativa» del governo «ma di chi commette reati e della magistratura che li mette in prigione». Nordio in ogni caso ha difeso la prima magistrata donna arrivata a capo del Dipartimento di Largo Daga: «Ha fatto un lavoro che dimostra una sua attenzione eccezionale», ha detto il ministro ricordando, tra le altre cose, «il gruppo di lavoro multidisciplinare» da lei creato «per la prevenzione degli eventi suicidari delle persone detenute». Che però non ha impedito il suicidio in carcere e nelle Rems già di ben 28 detenuti dall’inizio dell’anno, mentre si contano 88 decessi totali dietro le sbarre. Un numero che è «il segno più eclatante del malessere che alberga negli istituti penitenziari», segnala l’Unione delle camere penali che evidenzia come in questo contesto il Dap consideri invece prioritario emanare «una circolare-manifesto» che impartisce regole di vita più dure per i detenuti dell’Alta Sicurezza e una più «rigorosa applicazione del regime di “custodia chiusa”». Una circolare, insiste l’Ucpi, datata 27 febbraio ma «disponibile da poco tempo», e giustificata da «non meglio precisate “relazioni di servizio”, anonime “proteste” e “lamentele”» che segnalerebbero, secondo il Dap, «modalità organizzative disallineate rispetto alle circolari in vigore» e non aderenti «alle imprescindibili e primarie esigenze di sicurezza penitenziaria». Gli avvocati penalisti si scagliano anche contro la «cortina di silenzio che il Dap ha fatto scendere sulla situazione nelle carceri, al punto di vietare la pubblicazione, in alcuni istituti, di giornali animati dai detenuti o di silenziarne la voce, impedendo, in altri, che gli articoli di stampa sul carcere vengano sottoscritti con il nome e cognome degli autori». Un problema, questo, che è stato denunciato dal direttore del trimestrale Voci dentro Francesco Lo Piccolo e dal coordinamento dei giornali delle carceri che riferiscono anche l’«imposizione da parte del Dap di argomenti ammessi alla pubblicazione con la precisa esclusione di altri temi ritenuti non idonei» e «la lettura preventiva degli articoli o dell’intero giornale da parte delle direzioni». In questo quadro inquietante  cala la condanna emessa ieri dalla Cedu nei confronti dell’Italia per aver continuato a tenere recluso in regime di 41 bis un novantenne capo mafioso, Giuseppe Morabito, dal 2014 detenuto nel carcere milanese di Opera, «nonostante il suo progressivo deterioramento cognitivo» e le tante patologie di cui è affetto. Il Governo non ha convinto la Corte di Strasburgo della necessità di applicare in questo specifico caso il regime detentivo finalizzato a recidere ogni possibile contatto con gli altri membri delle organizzazioni criminali di appartenenza. I giudici infatti, puntualizza la sentenza firmata dalla presidente Ivana Jelic, non vedono «come una persona affetta da un indiscusso declino cognitivo – e addirittura diagnosticata con il morbo di Alzheimer – e incapace di comprendere la propria condotta o di seguire un’udienza giudiziaria, possa allo stesso tempo conservare una capacità sufficiente per mantenere o riprendere – in un’età così avanzata, dopo quasi vent’anni trascorsi in un regime particolarmente restrittivo – contatti significativi con un’organizzazione criminale». La Cedu ha invece rigettato il ricorso presentato dall’avvocata Giovanna Beatrice Araniti in difesa di Morabito riguardo l’incompatibilità dell’uomo con la detenzione. Ma ha comunque stabilito che la constatazione della violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani – che proibisce di sottoporre chiunque a trattamenti inumani e degradanti – «costituisce di per sé un’equa soddisfazione, sufficiente per il danno morale subito» dall’anziano detenuto. L’avvocata si augura che la sentenza di Strasburgo pesi ora sul ricorso presentato da Morabito in Cassazione per ottenere la sospensione del cosiddetto regime di “carcere duro” che subisce come fosse una pena aggiuntiva. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
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La Consulta: «Almeno quattro ore d’aria per i reclusi al 41bis»
La consulta ritiene illegittima la norma che dimezza il diritto dei detenuti: «Non aumenta la sicurezza». Altri due suicidi in meno di 48 ore di Eleonora Martini da il manifesto Non lasciarli respirare è incostituzionale. Se per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro togliere idealmente l’aria ai detenuti in regime di 41 bis è «un’intima gioia», come dichiarò qualche tempo fa presentando la nuova auto blindata adibita al trasporto di questo tipo di reclusi, per la Corte costituzionale è invece «illegittimo» concedere loro meno di quattro ore al giorno di permanenza all’aria aperta. La Consulta lo ha stabilito con la sentenza numero 30 depositata ieri tramite la quale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 41bis, comma 2-quater, dell’Ordinamento penitenziario. Pur senza porre «in alcun modo in discussione l’impianto complessivo del regime speciale». Una modalità di detenzione chiamata comunemente, non a caso, di “carcere duro”. LA NORMA CENSURATA dai giudici costituzionali prevedeva «una durata non superiore a due ore al giorno», limite stabilito «in seguito al dimezzamento operato dalla legge 94 del 2009». A sollevare le questioni di legittimità costituzionale era stato il Tribunale di Sorveglianza di Sassari al quale si era rivolto G.B., un detenuto al 41 bis nel locale carcere di Bancali dove gli venivano concesse soltanto due ore d’aria al giorno, mentre l’uomo chiedeva di goderne almeno quattro, come previsto per i detenuti in regime ordinario (articolo10 ord. pen.) e come stabilito nel trattamento di «miglior favore» introdotto dalla riforma del 2018. Il magistrato di sorveglianza di Sassari aveva rifiutato la richiesta e così il Tribunale si è rivolto alla Consulta. Ora, considerando che nel «regime differenziato» del 41 bis il detenuto trascorre le ore d’aria in «un gruppo di persone molto ristretto (non più di quattro, e quindi anche tre o due), opportunamente selezionato dall’amministrazione penitenziaria», la Corte ha ritenuto che il limite massimo di due ore al giorno (a meno di «giustificati motivi» o nel caso di reclusi sottoposti «a sorveglianza particolare») nulla ha a che fare con la finalità rieducativa della pena, né con la necessità di impedire i contatti del carcerato con le organizzazioni criminali di affiliazione. UNA NORMA da censurare, dunque, perché «mentre comprime, in misura ben maggiore del regime ordinario, la possibilità per i detenuti di fruire di luce naturale e di aria, nulla fa guadagnare alla collettività in termini di sicurezza, alla quale viceversa provvede, e deve provvedere, l’accurata selezione del gruppo di socialità, unitamente all’adozione di misure che escludano la possibilità di contatti tra diversi gruppi di socialità». Invece, si legge nella sentenza firmata dai giudici Amoroso e Petitti, «beneficiare di aria e luce all’aperto contribuisce a delineare una condizione di vita penitenziaria che, non solo oggettivamente, ma anche e soprattutto nella percezione dei detenuti, possa essere ritenuta più rispondente al senso di umanità, in conformità alle specifiche raccomandazioni espresse sul punto dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (Cpt)». > La norma censurata nulla fa guadagnare alla collettività in termini di > sicurezza, alla quale viceversa provvede, e deve provvedere, l’accurata > selezione del gruppo di socialità D’ALTRONDE che le condizioni di vita nel carcere di Bancali abbiano superato i limiti della tollerabilità, lo testimonia anche la Garante dei detenuti della Sardegna Irene Testa che visitando ieri la Casa circondariale di Sassari ha trovato «un ragazzo di 20 anni che non mangia dal 14 febbraio e ha perso oltre 15 kg». Non solo: «In una sezione con 16 celle sono presenti 55 detenuti, la maggior parte stipati in quattro per cella. I soffitti sono umidi, le pareti scrostate, le stanze in condizioni igieniche precarie, a volte senza termosifoni o porte nei bagni. Urla continue. Detenuti psichiatrici che parlano da soli, che gridano o che gettano acqua, cibo e detersivo nei corridoi. Tanti stranieri hanno chiesto di poter avere vestiti e scarpe». VA DETTO che non va meglio negli altri istituti penitenziari d’Italia. E nelle ultime 48 ore in particolare a Montorio, Verona, dove in meno di due giorni due detenuti si sono tolti la vita. Portando a 19 il numero dei suicidi in cella dall’inizio dell’anno. Un tema, questo, sul quale l’opposizione ha chiesto ieri al ministro Nordio un’informativa al Senato. Mentre la seduta straordinaria per parlare delle carceri a 360 gradi richiesta dagli stessi partiti del centro sinistra si terrà domani, alla Camera. Sperando che la discussione porti consiglio. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
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