24.05.25 – ORE 15 – CORTEO CITTÀ-CARCERE-CITTÀ PARTENZA DALLA STAZIONE DI CUNEO
01.06.25 – ORE 17- PRESIDIO SOLIDALE AL CARCERE DI QUARTO D’ASTI 07.06.25 –
ORE 17 –…
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Il 2 giugno contestiamo le cerimonie militariste, la retorica patriottica, la
guerra e chi la a(r)ma
Lunedì 2 giugno
ore 16
Appuntamento in via Garibaldi angolo piazza Castello
(se piove in piazza Palazzo di Città)
Ogni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e
commemorazioni.
Con gli anni questa “festa” ha assunto una sempre più marcata connotazione
nazionalista e militarista.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri”
confini, l’esaltazione della guerra.
Anche quest’anno il governo usa le cerimonie militari del due giugno per
giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto
dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa.
Guerre, stupri, occupazioni di terre, bombardamenti, torture, l’intero
campionario degli orrori umani, se compiuto da uomini e donne inquadrati in un
esercito, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico.
Le divise da parata, le bandiere, le medaglie, la triade “dio, patria, famiglia”
non sono il mero retaggio di un passato più retorico e magniloquente del nostro
presente, ma la rappresentazione sempre attuale dell’attitudine imperialista e
neoconiale dello stato italiano.
Contestare attivamente queste cerimonie è la chiave di volta per impedire che
diventi normale la presenza dei militari per le strade della nostra città, che
diventi normale che qualcuno uccida, bombardi, stupri, occupi e devasti
territori in nostro nome.
Mentre l’Europa – e il mondo – fanno una precipitosa corsa al riarmo è sempre
più necessario mettersi di mezzo, inceppare gli ingranaggi, lottare contro
l’industria bellica e il militarismo.
La guerra insanguina vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver
fine. A tre anni dall’accelerazione violenta impressa dall’invasione russa
dell’Ucraina il conflitto si inasprisce sempre di più. A Gaza è ripresa la
pulizia etnica volta alla deportazione dei gazawi. Se si aggiungono il conflitto
nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, i massacri
degli alewiti in Siria, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per
il controllo delle risorse nel continente africano dal Sudan al Congo, il
rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità
reale.
I paesi europei, indeboliti da tre anni di guerra e dal conseguente aumento
della spesa energetica, hanno intrapreso un processo di riarmo, che potrebbe
aprire a nuove pericolose escalation belliche.
La guerra non è più così lontana come un tempo.
I potenti che si contendono risorse e potere, sono indifferenti alla distruzione
di città, alla contaminazione dell’ambiente, al futuro negato di tanta parte di
chi vive sul pianeta.
Le macerie sono solo buoni affari per un capitalismo vorace e distruttivo che ha
una sola logica, quella del profitto ad ogni costo. Uomini, donne, bambine e
bambini sono solo pedine sacrificabili in un gioco terribile, che non ha altro
limite se non quello imposto dalla forza di oppress e sfruttat, che si ribellano
ad un ordine del mondo intollerabile.
Il prezzo delle guerre lo pagano bambine e bambini, uomini e donne massacrati ed
affamati in ogni angolo del pianeta.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e
pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento.
Il governo italiano si è schierato nella guerra in Ucraina inviando armi, e
dispiegando 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel
Mar Nero.
L’Italia è impegnata in ben 43 missioni militari all’estero, in buona parte in
Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli
interessi di colossi come l’ENI.
L’Italia vende armi a tutti i paesi in guerra, contribuendo direttamente alle
guerre di ogni dove.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per
l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal
Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore
d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence
Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della
NATO. Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
La corsa alla guerra uccide anche in tempo di “pace”. La mancanza di prevenzione
e cura per tutti è intrinsecamente omicida. La guerra non dichiarata ai migranti
uccide ogni giorno lungo le frontiere del Belpaese.
La guerra è anche interna. Il governo con una forzatura inedita, da stato di
polizia, ha trasformato il disegno di legge 1236 in decreto, che in questi
giorni viene convertito in legge. Colpi sempre più forti a chi lotta nei CPR e
nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte
, a chi blocca una strada o una ferrovia, a chi sostiene e diffonde idee
sovversive.
Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di
ordine pubblico: i militari dell’operazione “strade sicure” li trovate nelle
periferie povere, nei CPR, nelle stazioni, sui confini.
A Torino il comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato zone a
sorveglianza rinforzata Barriera, Aurora, San Salvario, il centro cittadino. Il
governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, il militarismo,
l’esaltazione della guerra.
In periferia retate e controllo etnicamente mirato del territorio sono la
normalità di vite sotto costante assedio.
Le scuole e le università sono divenute terreno di conquista per l’arruolamento
dei corpi e delle coscienze.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica – anche quando veste l’abito buono europeista – come
elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche,
funzionali agli interessi del capitalismo. In ogni dove.
Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Facciamo nostro l’insegnamento del “disfattismo rivoluzionario”: siamo solidali
con chi si batte contro il proprio governo, perché noi lottiamo contro il nostro
.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Coordinamento contro la guerra e chi la arma
antimilitarista.to@gmail.com
Croci celtiche alla lapide di Ilio Baroni.
Chiamata Antifascista per una Barriera libera e solidale.
No Pasarán!
Domenica 25 maggio ore 16,30
Presidio antifascista alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni
in corso Giulio Cesare, angolo corso Novara.
Ad un mese dalla partecipata commemorazione del 25 aprile, ignoti neofascisti
hanno insultato la memoria della Resistenza sfregiando con i loro simboli di
morte la lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni.
Gli esponenti dell’estrema destra xenofoba e razzista sono il braccio armato dei
padroni, i loro fedeli servitori, la loro manovalanza prediletta.
Gli artefici di questa vile provocazione sono gli stessi che quotidianamente
soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e poveri immigrati. Provano
a metterci gli uni contro gli altri perché sanno che divisi siamo più deboli e
sfruttabili. Strizzano l’occhio alle politiche repressive del governo Meloni,
ovverosia gli eredi diretti della dittatura del Ventennio che varano leggi
speciali come l’ultimo decreto sicurezza che imprime una svolta sempre più
autoritaria e liberticida al paese. Applaudono l’incalzante militarizzazione dei
territori, le retate e i controlli etnicamente mirati contro i senza documenti,
le reclusioni nei CPR, le deportazioni coatte e le migliaia di morti nel Mar
Mediterraneo.
Ci conducono dritti verso la guerra, sostenendo la corsa al riarmo e agitando il
tricolore che rischia di essere la nostra rovina e la nostra tomba.
Ma la gente di Barriera di Milano, i nati qui così come i nati altrove, vivono
gli stessi problemi, la stessa condizione di sfruttamento e di oppressione, la
stessa di chi combatté armi alla mano il fascismo perché voleva una società
senza stato né padroni.
Barriera è afflitta dall’aumento del prezzo del fitto e delle bollette. È
afflitta da lavori precari e pericolosi, salari miseri e ritmi insostenibili. È
afflitta da continue minacce di sfratto. È afflitta dai tagli e dalle
privatizzazioni dei servizi sociali fondamentali (sanità, scuola, trasporti,
ecc). Non ci sono i soldi per casa, educazione, prevenzione e cura. In compenso
ce ne sono in abbondanza per far scorrazzare polizia e militari per le strade
delle periferie.
Oggi come ieri, solo un ampio fronte di lotta contro il nemico comune può
consegnarci un mondo di libertà e di uguaglianza.
Un manipolo di invasati può anche imbrattare un pezzo di storia della lotta di
liberazione dal nazifascismo ma non può certo cancellarlo. La storia di Ilio, la
storia degli Arditi del Popolo, la storia dei rivoluzionari di Barriera, risuona
ancora nelle lotte di ciascun* di noi, e continuerà a farlo a lungo!
Per questo motivo vogliamo scendere in strada e vogliamo farlo in tant*.
Vogliamo trovarci e riconoscerci, esprimere tutta la nostra rabbia contro
l’ennesimo attacco al cuore del quartiere, a chi quotidianamente lo abita e lo
attraversa.
Vogliamo ripristinare la lapide e continuare a tenere viva la memoria, facendone
un’arma per la trasformazione radicale dell’esistente.
«Gli unici stranieri, i fascisti nei quartieri!»
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista – Torino
18 MAGGIO – ORE 16.00 CORSO BRUNELLESCHI ANGOLO VIA MONGINEVRO Ieri sera dopo le
22, una potente rivolta è scoppiata nell’area bianca del CPR di Torino: le
fiamme hanno divampato…
Anarchia e transfemminismo
Un universale plurale che spezza i generi in un’irriducibile molteplicità di
percorsi individuali.
Venerdì 16 maggio ore 21
in corso Palermo 46
Presentazione dell’opuscolo della Fat e del Germinal di Trieste con alcun*
autor*
I nostri corpi degeneri, abbattono le frontiere tra gli Stati, lottano contro il
nazionalismi ed ogni identità escludente, frantumano le tante leggi del padre,
del padrone, degli dei e dei loro preti.
Qui potete leggere e scaricare liberamente i testi:
https://www.anarresinfo.org/transfemminismo-percorsi-e-prospettive/
https://germinalts.noblogs.org/post/2025/02/19/non-ci-puo-essere-anarchismo-senza-femminismo/
E qui il PDF: transfemminismo e anarchia
Federazione Anarchica Torinese
Corso Palermo 46 – riunioni ogni martedì ore 20,30 – www.anarresinfo.org
16 MAGGIO – Ore 18 Campus Einaudi Alle nostre latitudini vige una certa
difficoltà a riconoscere alcuni comportamenti collettivi come fatti
intrinsecamente politici. Quando la violenza viene messa in atto…
SABATO 10 MAGGIO ORE 18:30appuntamento in Corso Brunelleschi angolo Via
Monginevro Ora più che mai sentiamo l’esigenza di essere presenti e numerosx
sotto le mura del CPR di Torino. Dal…
Giovedì 1 maggio
ore 9 piazza Vittorio
Spezzone antimilitarista rosso e nero
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
Pace tra gli oppressi, guerra agli oppressori!
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista
Corso Palermo 46
Riunioni ogni martedì dalle 20,30
SABATO 26 APRILE ORE 14:30 appuntamento in Corso Brunelleschi angolo Via
Monginevro La violenza dello Stato e delle sue leggi razziste e repressive,
fatte di detenzione, deportazioni e plotoni di…
1945 – 2025. Oggi come ieri
Azione diretta contro il fascismo
Venerdì 25 aprile ore 15
Alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni in corso Giulio Cesare angolo
corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.
Ricordo, bicchierata, fiori, musica.
E, dal vivo, il Cor’okkio nel canzoniere anarchico e antifascista
(in caso di pioggia ci troviamo in piazza Crispi).
Contro guerra, militarismo, repressione, per la rivoluzione sociale
La memoria è uno strumento per leggere il presente e trasformarlo radicalmente.
Il 25 aprile rappresenta un’occasione preziosa. Rievocare l’epopea partigiana
non è un esercizio retorico, ci ricorda l’importanza di lottare apertamente
contro il fascismo, da sempre braccio armato dei padroni che ci costringono ad
un’intollerabile condizione di miseria e di sfruttamento.
Oggi viviamo in un clima di guerra e di revisionismo senza precedenti. La
Resistenza viene ridotta a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne
la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e capitalismo. La
prospettiva rivoluzionaria si eclissa sotto il peso di una narrazione egemone
che vede la Repubblica come approdo definitivo, frutto degli sforzi di tanti e
tante che al contrario volevano farla finita con una società divisa in classi.
Nel frattempo le periferie della nostra città sono sotto costante assedio
militare. Si moltiplicano le retate contro coloro che non hanno in tasca il
giusto documento. Le questioni sociali vengono trattate come problemi di ordine
pubblico.
I ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri. Il
lavoro non c’è, e anche quando c’è è sottopagato, pericoloso, sfruttato, privo
di qualsivoglia tutela. Precarietà, sfratti, povertà sono all’ordine del giorno.
Fitto e bollette sono cresciuti a dismisura e sempre più persone faticano ad
arrivare alla fine del mese.
Il governo fascista soffia sul fuoco della guerra fra poveri, per nascondere la
guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove.
Il tentativo è quello di imprimere una svolta sempre più autoritaria e
liberticida al paese, dotandosi di strumenti utili a reprimere sul nascere
qualsiasi insorgenza sociale.
La ricetta scelta per ostacolare l’opposizione politica e sociale è l’ultimo
Decreto Legge “Sicurezza” (ex DDL 1236), approvato dal Consiglio dei Ministri e
pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 aprile. Il provvedimento appena
entrato in vigore bypassando completamente il parlamento, si inserisce nel solco
già aperto da altri provvedimenti (i decreti rave, Cutro, immigrazione,
Caivano), che colpiscono i poveri, gli stili di vita non conformi, gli stranieri
senza documenti. Blocchi stradali o ferroviari, picchetti, occupazioni, scritte
su caserme o commissariati, prevedono pene durissime.
Normali forme di lotta attuate dai movimenti climatici, sociali e sindacali,
anticarcerari e no border rischiano di costare la galera a tante compagne e
compagni.
Viene confermata l’introduzione del reato di “terrorismo della parola”. Viene
concesso ancora più potere, agibilità e impunità alle forze di polizia. Le lotte
portate avanti nelle carceri e nei CPR – anche sotto forma di resistenza passiva
– possono essere perseguite in modo più duro perché chi le attua è dipinto come
costitutivamente criminale, illegale, fuori norma.
La logica sottesa al decreto è quella del diritto penale del nemico. Una logica
di guerra, nella quale coloro che vengono identificati come nemici vanno
annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico
non valgono le tutele formali riservate ai cittadini. Quando la logica bellica
si applica al diritto, alcuni gruppi umani vengono repressi per quello che sono
più che per quello che fanno. L’intera azione dell’esecutivo è informata a
questo principio. Un principio sulle cui fondamenta sono stati costruiti i lager
nazisti e i gulag staliniani.
Oggi la democrazia getta via la maschera e mostra il suo vero volto, quello
della più spudorata violenza a salvaguardia del privilegio di classe e del
potere nelle mani di pochi.
Non solo. La stretta repressiva in atto e la criminalizzazione dei movimenti
sociali vanno di pari passo con un intenso impegno bellico, sostenuto sia dalla
sinistra che dalla destra istituzionale. Il piano ReArm Europe prevede di
destinare ben 800 miliardi di euro al riarmo su ampia scala.
La spesa militare nel nostro paese ha da tempo toccato quota 108 milioni di euro
al giorno. Le missioni all’estero delle forze armate italiane a difesa dei
propri interessi neocoloniali si sono moltiplicate. In compenso, servizi
pubblici essenziali vanno incontro ad ingenti tagli.
Casa, sanità, istruzione, trasporti pubblici di prossimità efficienti sono un
vero e proprio miraggio. Il warfare prende definitivamente il posto delle
sorpassate politiche di welfare.
L’industria militare fa affari d’oro, a pagarne le spese sono uomini, donne e
bambini che periscono sotto le bombe costruite a due passi dalle nostre case. La
nostra città – vera e propria eccellenza nel settore aerospaziale bellico – si
impegna a costruire la Città dell’Aerospazio, polo di ricerca promosso dal
colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino, il quale ospiterà persino
un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei
del D.I.A.N.A, struttura della NATO.
Vogliono arruolare i nostri corpi e le nostre coscienze bombardandoci di
retorica patriottica, a partire dalle scuole e dalle università. Vogliono
prepararci ad un allargamento del conflitto che può essere solo foriero di
morte.
Ma le leggi dettate dal clima repressivo e dall’economia di guerra non sono
altro che il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno della
società. Siamo ancora in tempo per far sì che la paura cambi di campo, per
fermare l’avanzata del fascismo, del nazionalismo, del militarismo.
Le tante libertà che padroni e governanti continuano a sottrarci con la forza
possiamo riprendercele soltanto praticando l’azione diretta, la solidarietà, il
mutuo appoggio tra sfruttat*. I partigiani che imbracciarono le armi e
combatterono strada per strada e sui sentieri di montagna fino alla seconda metà
degli anni ’40 del Novecento, lo sapevano bene.
Spetta a noi raccoglierne l’eredità e fare in modo che il loro sforzo non sia
stato vano.
Spetta a noi realizzare giorno dopo giorno il sogno di un mondo di libere ed
eguali, di una società realmente autogestita, libera da stato, padroni,
militari, polizia.
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista – Torino
riunioni, aperte agli interessat, ogni martedì alle 20,30 in corso Palermo 46
www.anarresinfo.org