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La cruciale responsabilità del Preposto di Fatto
Il preposto di fatto: come penalizzare i lavoratori e renderli penalmente perseguibili senza assegnare loro effettivo potere rispetto ai datori Il Tribunale di Udine, chiamato a individuare le responsabilità della morte di Lorenzo Parelli, studente impegnato nello stage scuola lavoro in una fabbrica, ha condannato a 3 anni di reclusione l’operaio incaricato quel giorno di affiancare lo stagista, a 2 anni e 4 mesi il tutor aziendale che in quel giorno era assente dal lavoro causa covid, patteggiando infine una multa di 23 mila euro con la proprietà della azienda. Ora non entreremo nel merito di questa sentenza consapevoli che a pagare non saranno quanti hanno pensato a questi assurdi stages che dovrebbero partire da laboratori scolastici moderni, efficienti e funzionanti per essere poi accompagnati nelle aziende solo ed esclusivamente per acquisire informazioni e conoscenze senza essere impiegati direttamente nelle attività produttive. Sarebbe poi da rimettere in discussione proprio lo stage tra scuola e lavoro alla luce di tante testimonianze dei diretti interessati che evidenziano le innumerevoli criticità e contraddizioni di questa alternanza. Ci soffermeremo invece sulla figura del preposto ricordando che in molti luoghi di lavoro la responsabilità del dipendente in materia di salute e sicurezza viene anche barattata con briciole salariali o con la promessa di un avanzamento di carriera. Ma ancora più numerosi sono i casi nei quali il preposto viene ritenuto tale anche senza alcun incarico formale, è il cosiddetto preposto di fatto considerato responsabile in concorso e al pari del datore in caso di infortuni e morti sul lavoro. A distanza di un anno dalla sentenza che puniva il Rappresentante dei lavoratori alla sicurezza giudicandolo parte integrante della sicurezza aziendale quando invece è, o dovrebbe essere, una figura conflittuale con il datore eletto o nominato dai lavoratori a tutela della loro salute e sicurezza, qualche riflessione va fatta proprio sui preposti di fatto Perché le sentenze in Cassazione fanno giurisprudenza e il lavoratore anziano, con maggiore esperienza, viene considerato corresponsabile in caso di eventi infortunistici anche quando esegue ordini e non ha alcun ruolo nella filiera della sicurezza aziendale. Ci chiediamo come sia possibile in una squadra operaia che un lavoratore anziano possa interrompere la produzione quando un gesto del genere potrebbe dare adito a provvedimenti disciplinari, sanzioni e licenziamento. Crediamo quindi opportuno che i lavoratori e le lavoratrici siano messi a conoscenza dei rischi derivanti dal ricoprire il ruolo di preposto sapendo al contempo che in caso di infortunio il lavoratore anziano potrebbe essere ritenuto in ogni caso responsabile al pari del datore solo in base alla sua esperienza e senza mai prendere in esame la mera subalternità ai superiori. Il preposto, designato o di fatto, deve infatti 1. a) sovrintendere e vigilare sull’osservanza da parte dei singoli lavoratori dei loro obblighi di legge e in caso di inadempienza informare subito i superiori; 2. b) verificare che solo i lavoratori formati siano presenti nei luoghi di lavoro senza avere alcuna opportunità di appurare la effettiva presenza degli stessi ai corsi formativi (e in assenza di corsi resta del tutto impotente); 3. c) richiedere l’osservanza delle misure intimando l’abbandono del posto di lavoro o la zona pericolosa salvo poi non essere minimamente tutelato in caso di ritorsione del datore di lavoro per avere bloccato una produzione; 4. d) informare i lavoratori esposti al rischio di un pericolo grave e immediato anche se non è nel suo potere chiedere e ricevere immediatamente dpi, non è nelle sue possibilità suggerire cambiamenti produttivi a tutela della salute sua e dei colleghi Il preposto di fatto salva allora i datori dalle loro responsabilità in caso di infortuni e incidenti sul lavoro. Sarà il caso di rivedere le normative evitando di riproporre logiche formali e senza sostanza a  giustificare il crescente disimpegno datoriale in materia di salute e sicurezza.       > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
November 3, 2024 / Osservatorio Repressione
Operaio preso a bastonate nella Piana toscana
Nuova aggressione a un operaio pakistano che aveva denunciato al Sudd Cobas turni di 12-14, lavoro nero e abusi di ogni genere da parte di un’azienda di confezionamento di divani a Quarrata, gestita da imprenditori cinesi. Scioperi e manifestazioni anche in altre due ditte riconducibii alla stessa proprietà di Riccardo Chiari da il manifesto “Sappiamo che sei stato al sindacato”. E giù bastonate, alle braccia e al volto, a un operaio pakistano di 22 anni che aveva denunciato al Sudd Cobas turni di 12-14 ore al giorno, lavoro nero e abusi di ogni genere da parte dell’azienda e del caporale che ne gestisce la forza lavoro. Questa volta è successo a Quarrata, ai confini occidentali del “distretto parallelo” del settore del pronto moda, del tessile e delle confezioni, perlopiù a conduzione cinese, che si è via via allargato in tutta la Piana fiorentina, pratese e pistoiese. La risposta dei lavoratori e del sindacato di base non si è fatta attendere. Dopo che Tahla, l’operaio aggredito, si è fatto medicare (sette i giorni di prognosi) al pronto soccorso dell’ospedale Santo Stefano di Prato, sotto l’azienda Vot International è partita la contestazione: “Sciopero, sciopero. Toccano uno, toccano tutti”. La mobilitazione non ha riguardato solo la Vot International, dove si confezionano divani. Anche in altre due aziende del pistoiese, riconducibili agli stessi proprietari, i lavoratori sono entrati in agitazione e hanno incrociato le braccia. Il sindacato di base ricorda che l’azienda di Quarrata “è stata oggetto recentemente di controllo da parte dell’Ispettorato del lavoro, che aveva avuto modo di riscontrare diverse irregolarità. Ma lo sfruttamento in fabbrica è proseguito già dal giorno dopo il controllo, proprio come avveniva prima”. Appena quattro giorni fa il Pd di Prato aveva organizzato la sua assemblea provinciale a Seano, dove all’inizio del mese c’era stata un vera e propria aggressione squadrista a un presidio di protesta nell’ambito dello Strike Day, mobilitazione messa in cantiere dal Sudd Cobas per chiedere il rispetto dei contratti collettivi nazionali di settore e orari regolari di lavoro, 40 ore la settimana e non 70 come molto spesso accade nella maggior parte delle aziende del comprensorio. Nell’occasione il segretario pratese dei dem Marco Biagioni aveva lanciato un appello: “Siamo chiamati a fare tutti gli sforzi possibili per salvaguardare il distretto e le tante imprese che operano nella legalità, combattere la concorrenza sleale, tutelare chi lavora. Non ci voltiamo dall’altra parte: il fenomeno dello sfruttamento nel nostro territorio esiste, va riconosciuto e combattuto con tutte le nostre forze”. Impietosa l’analisi della situazione: se in Toscana oltre il 9% dei lavoratori è irregolare, nella Piana della Toscana centrale la percentuale del lavoro nero, grigio e a cottimo si alza in maniera impressionante. Di qui l’esigenza di contrastare l’illegalità e lo sfruttamento con maggiori controlli, come ha scandito il presidente regionale Eugenio Giani: “Occorre una forte azione di controllo da parte delle forze dell’ordine, così come già avvenuto anche in passato grazie al progetto ‘Lavoro sicuro’”. Al tempo stesso, visto che i soli controlli non bastano almeno a giudicare dalla puntuale denuncia del Sudd Cobas, dall’assemblea dem è emersa anche la necessità, quanto mai urgente, di incentivare la formazione dei lavoratori, quasi tutti migranti, assicurando loro i più elementari diritti civili e sociali a partire dalle regolarizzazioni. In parallelo, il Pd propone di “sostenere la buona impresa anche attivandoci per offrire sgravi fiscali a chi assume lavoratori che hanno presentato denunce di sfruttamento”. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
October 29, 2024 / Osservatorio Repressione
Prato: Ronde armate di spranghe contro chi sciopera
Assalto di stampo mafioso al picchetto degli operai pakistani e del sindacato di base Sudd Cobas, quattro feriti. “La prossima volta vi spariamo”. In risposta scioperi del turno di notte degli operai migranti del “distretto parallelo”, e domenica manifestazione davanti ai cancelli dell’azienda dove si stava svolgendo il presidio di protesta. “Lottiamo per il diritto di lavorare con dignità 40 ore a settimana, invece che 12 ore al giorno sette giorni su sette, e contratti regolari” Stava avendo successo lo “Strike Day” avviato lo scorso fine settimana dal sindacato di base Sudd Coba insieme agli operai pakistani, per contrastare il sistema di sfruttamento che connota molte piccole aziende del “distretto parallelo” cinese di Prato. Accordi per la giornata di otto ore per cinque giorni la settimana erano stati chiusi con l’azienda Zipper di Seano, la tessitura Sofia di Montemurlo e la stireria Tang di Prato. Ma la scorsa notte il presidio ai cancelli della pelletteria Confezione Lin Weidong a Seano è stato aggredito a colpi di spranghe di ferro da almeno una mezza dozzine di persone incappucciate. “La prossima volta vi spariamo”, hanno urlato gli aggressori allontanandosi dopo il pestaggio. Quattro i feriti, due operai pakistani e due sindacalisti del Sudd Cobas, fra cui il coordinatore Luca Toscano, portati in ospedale per essere medicati. Appena avuta la notizia dell’assalto al picchetto, i lavoratori migranti di altre ditte della zona sono entrati in sciopero per tutto il turno notturno, e hanno dato vita a una manifestazione nel centro di Prato. “È inaccettabile che chi manifesta per i propri diritti sia aggredito – ha detto la sindaca Ilaria Bugetti – chiedo alle autorità competenti di intervenire per riportare sul piano del confronto civile la vertenza”. “Non si può stare in silenzio di fronte a questo modo di sfruttare il lavoro”, ha aggiunto il sindaco di Carmignano, Edoardo Prestanti. «Il fatto che lo sciopero sia iniziato di domenica non è un caso»,racconta il sindacalista di Sudd Cobas Luca Toscano: «Le aziende dovrebbero essere chiuse e invece lavorano tutte». Dalle cinque microimprese che il 6 ottobre avevano avviato i picchetti, l’8×5 strike day è riuscito a portare benefici per quattro di queste: a Stireria Sofia lo scioperò è durante soltanto domenica visto che i lavoratori, già con un contratto regolare, si battevano per avere anche gli straordinari pagati. Alla fabbrica Zipper e alla Stireria Tang gli operai hanno firmato un accordo di lavoro che permette loro di lavorare otto ore al giorno per cinque giorni alla settimana. All’azienda 3Desy sono iniziate le trattative per la regolarizzazione degli operai. La procura ha aperto un’inchiesta per lesioni e minacce gravi, sul caso sono al lavoro i carabinieri. “A compiere l’attacco squadrista al picchetto sono stati degli italiani – racconta lo stesso Toscano – assoldati da un sistema mafioso che controlla il distretto e cerca di mettere a tacere i lavoratori e il sindacato che li organizza. Lavoratori che lottano per il diritto di lavorare con dignità 40 ore a settimana, invece che 12 ore al giorno sette giorni su sette. Operai che chiedono l’applicazione di contratti regolari e orari di lavoro dignitosi”. In risposta il Sudd Cobas annuncia una mobilitazione ancora più forte, e una “manifestazione antimafia” proprio a Seano, nel comune di Carmignano, con concentramento domenica prossima alle 17.30 in via Galilei, dove ha sede la pelletteria Confezione Lin Weidong. Il sindacato lancia un appello “al territorio, ai comitati, alla società civile, al mondo dell’associazionismo, per manifestare e reagire agli attacchi ai lavoratori, che avvengono perché gli scioperi vincono e trasformano pezzo dopo pezzo questo distretto, come dimostrato in questi giorni di Strike day”. Nel dare la loro totale solidarietà a Toscano, i fiorentini Antonella Bundu e Dmitrij Palagi di Sinistra progetto comune ricordano: “Lo ripetiamo da anni, c’è un intero ambito di criminalità ignorato o sottovalutato dal sistema politico e istituzionale. Il tema non riguarda solo il comparto moda, è evidente la necessità di una scomoda riflessione sulla sostenibilità del nostro tessuto produttivo, e sulle condizioni su cui almeno in parte si fonda”. Racconta i fatti a Radio Onda d’Urto Arturo dei Sudd Cobas Prato e Firenze Ascolta o scarica     > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp L'articolo Prato: Ronde armate di spranghe contro chi sciopera sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
October 10, 2024 / Osservatorio Repressione
Piantedosi contro gli scioperi, anche i picchetti diventano reato
Nella sua foga di sorvegliare e soprattutto punire chi manifesta, il ddl 1660 contiene anche un attacco al diritto di sciopero. Lo dice, quasi come se niente fosse, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che ieri è intervenuto al question time della Camera. di Mario Di Vito da il manifesto Rispondendo a un’interrogazione (prima firma: Maurizio Lupi) sui blocchi nei centri logistici della grande distribuzione, l’uomo del Viminale, il ministro di Polizia Piantedosi,  ha spiegato che verrà introdotto un nuovo reato sulla base del quale «colui che impedisca con il proprio corpo la libera circolazione su strada ordinaria o ferrata commette un delitto, e non più un illecito amministrativo. Di più: se a farlo sono «più persone» è prevista la reclusione da sei mesi a due anni. Il tema giuridico, già spesso dibattuto in passato, riguarda il picchettaggio, pratica tendenzialmente legittima salvo nei casi in cui si verifichino violenze o minacce contro chi non vuole aderire allo sciopero. In queste circostanze, di solito, i reati che vengono contestati sono quelli di violenza privata e, talvolta, di resistenza a pubblico ufficiale. Il concetto di fondo è che non si può ledere il diritto all’autodeterminazione altrui. Fino a qui tutto bene: la giurisprudenza è chiara e di processi per risolvere i casi più controversi se ne fanno abbastanza. Il problema è che quanto annunciato da Piantedosi rende un reato quello che prima equivaleva a un illecito amministrativo, andando in sostanza a punire anche chi non compromette le volontà degli altri. Il ministro, rispondendo a Lupi, l’ha messa così: «È certamente mia intenzione richiamare l’attenzione delle autorità di pubblica sicurezza su tutte le attività di carattere preventivo, anche in termini di mediazione, per scongiurare gli episodi di compromissione dei diritti delle imprese e dei lavoratori». Il dito è puntato contro gli scioperi nella logistica («complessivamente 240» dall’inizio dell’anno). «Anche nel recente passato sono state numerose le proteste organizzate a ridosso delle più importanti piattaforme distributive, in molti casi realizzate senza alcun preavviso – ha aggiunto Piantedosi -, queste proteste sono state caratterizzate anche da momenti di tensione con le forze di polizia, blocchi agli accessi dei siti industriali e rallentamenti delle attività produttive». Gli organizzatori sono sempre gli stessi: «le organizzazioni sindacali di base, in particolare Si Cobas». Il punto qui è politico, perché il sindacato di base non partecipa alle trattative per il rinnovo del contratto di categoria e utilizza la formula dei picchettaggi per cercare di far pesare la propria posizione. Tra gli altri argomenti trattati da Piantedosi durante il question time, si segnala un lungo capitolo dedicato alla gestione delle manifestazioni di piazza. Il ddl 1660 prevede sì l’uso delle body cam da parte degli agenti, ma in ogni caso non saranno accompagnate dai numeri identificativi sulle divise. Sostiene il ministro che «non è da ritenersi sussistente» l’argomento della riconoscibilità degli agenti perché «nell’ordinanza di servizio emanata dal questore» già è indicato «il funzionario di pubblica sicurezza responsabile della direzione del servizio e anche gli addetti ai singoli settori di impiego». E in ogni caso, dice ancora Piantedosi, «sono gli stessi operatori, quando occorre, a collaborare per la propria identificazione». E così anche le body cam non sono da intendere come un mezzo per controllare gli eventuali episodi di violenza indiscriminata contro i manifestanti, ma come il risultato di una richiesta fatta dagli stessi agenti «a garanzia della trasparenza del proprio operato». Perché, nonostante le cronache e le inchieste giudiziarie c’è alcun problema con le manganellate e l’obiettivo resta quello di «proteggere i cittadini e gli stessi operatori di polizia dalle azioni violente che spesso vengono poste in essere dalle frange estreme di manifestanti». I sindacati di polizia, in tutto questo, non sembrano aver molto da dire sul ddl sicurezza, impegnati come sono nella riapertura del tavolo con il governo sulla previdenza dedicata. Una promessa antica fatta da Meloni agli uomini e alle donne in divisa. Ancora però sprovvista di leggi attuattive.   > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp   L'articolo Piantedosi contro gli scioperi, anche i picchetti diventano reato sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
September 26, 2024 / Osservatorio Repressione
Maxidi di Belfiore Verona: nella notte perquisizioni e sequestri ai danni di 3 sindacalisti del Si Cobas
Nella tarda serata di ieri, varie pattuglie del nucleo operativo radiomobile dei carabinieri hanno effettuato perquisizioni domiciliari a casa di tre sindacalisti del SI Cobas, attivi in prima fila nella lotta alla Maxidi di Belfiore: Asmerom Zemenfes e Abbas Mohsan dell’esecutivo nazionale e Florina Ghiorghita del coordinamento nazionale. A tutti e tre i compagni sono […] L'articolo Maxidi di Belfiore Verona: nella notte perquisizioni e sequestri ai danni di 3 sindacalisti del Si Cobas sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
March 19, 2024 / Osservatorio Repressione
Monza: “dita spezzate e calci a terra”, violento sgombero poliziesco del presidio SiCobas
“Nuova escalation di violenza di Stato contro il sindacato SI Cobas: brutale aggressione contro i lavoratori e il coordinatore di Milano Papis Ndiaye“. Con queste parole il sindacato di classe SI Cobas denuncia uno sgombero violento avvenuto nella mattina di martedì 14 febbraio contro i lavoratori in presidio davanti ai cancelli della fabbrica Gitre di […] L'articolo Monza: “dita spezzate e calci a terra”, violento sgombero poliziesco del presidio SiCobas sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
February 15, 2024 / Osservatorio Repressione
Cremona: la polizia sgombera la Prosus, occupata da 4 mesi dai lavoratori
I lavoratori dell’azienda di macellazione Prosus di Vescovato, alle porte di Cremona, che dal 16 ottobre 2023 occupavano lo stabilimento sono stati sgomberati questa notte. I lavoratori occupavano lo stabile contro il sistema di appalti e cooperative all’interno dell’azienda e contro la decisione della proprietà di andare verso il fallimento e la svendita, mettendo a […] L'articolo Cremona: la polizia sgombera la Prosus, occupata da 4 mesi dai lavoratori sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
February 13, 2024 / Osservatorio Repressione
Denuncia del Si Cobas di aggressioni a lavoratori
Gravissima vicenda fuori dai cancelli della Maxidi di Belfiore, in provincia di Verona: una guardia giurata ha puntato la pistola in faccia ai lavoratori in sciopero da mesi per chiedere l’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, oltre che a salari e condizioni di lavoro migliori. Il gruppo italiano della grande distribuzione opera con una […] L'articolo Denuncia del Si Cobas di aggressioni a lavoratori sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
February 5, 2024 / Osservatorio Repressione
Genova: 16 lavoratori rinviati a giudizio per aver protestato per il posto di lavoro
14 operai di Ansaldo Energia e i 2 lavoratori del Porto di Genova a processo per le mobilitazione dell’ottobre 2022 contro la possibile chiusura della fabbrica di Stefano Baudino da l’Indipendente Sono stati mandati a processo i 14 operai di Ansaldo Energia e i 2 lavoratori del Porto che, nel quadro della mobilitazione dell’ottobre 2022 […] L'articolo Genova: 16 lavoratori rinviati a giudizio per aver protestato per il posto di lavoro sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
January 12, 2024 / Osservatorio Repressione
“È emergenza democratica”: Salvini contro lo sciopero dei sindacati di base nei trasporti
Precettazione dei lavoratori e taglio a 4 ore dello sciopero generale indetto in vista lunedì 27 novembre nei trasporti locali. Usb lavoro privato, Orsa, Sgb, Cobas lavoro privato, Adl Cobas, Al Cobas, Sgb, Cub trasporti: «Non staremo zitti e buoni». di Roberto Ciccarelli da il manifesto L’intenzione del vicepremier e ministro delle infrastrutture e dei […] L'articolo “È emergenza democratica”: Salvini contro lo sciopero dei sindacati di base nei trasporti sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
November 24, 2023 / Osservatorio Repressione