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A.C.A.B.: la Val Susa secondo Netflix vs la realtà che viviamo
In A.C.A.B., la serie prodotta dalla multinazionale americana Netflix la lotta No Tav viene mostrata in modo macchiettistico e violento, in linea oltretutto con la retorica giornalistica che abbiamo visto in questi anni. La rappresentazione equilibra forzatamente le violenze, suggerendo una simmetria tra le parti, con un ferito per parte, come se il peso reale della repressione fosse bilanciato. il divario è ben più marcato e lo dimostrano le inchieste giudiziarie che ci hanno colpito in questi anni, gli anni di carcere elargiti come se fossero noccioline, i nostri feriti e il territorio militarizzato come se fossimo in guerra. di Movimento No Tav da notav.info In Val Susa abbiamo avuto modo di vedere A.C.A.B., la serie prodotta dalla multinazionale americana Netflix e uscita mercoledi 15 gennaio. Eravamo curiosi di osservare come una fiction di tale portata avrebbe trattato la nostra terra e la nostra lotta. Quello che abbiamo visto non ci ha colpiti: la Val Susa, in questo caso, è solo un pretesto narrativo per introdurre la storia dei reparti celere protagonisti. È significativo, tuttavia, che la lotta No Tav venga mostrata in modo macchiettistico e violento, in linea oltretutto con la retorica giornalistica che abbiamo visto in questi anni. La rappresentazione equilibra forzatamente le violenze, suggerendo una simmetria tra le parti, con un ferito per parte, come se il peso reale della repressione fosse bilanciato. In realtà, il divario è ben più marcato e lo dimostrano le inchieste giudiziarie che ci hanno colpito in questi anni, gli anni di carcere elargiti come se fossero noccioline, i nostri feriti e il territorio militarizzato come se fossimo in guerra. Quello che la serie mette in scena non è uno scontro realistico, ma una sorta di battaglia epica, che ricorda le lotte tra antichi romani e popolazioni barbariche, in cui solo l’inganno consente ai “barbari” di colpire un valoroso centurione. La narrazione non appare squilibrata solo nella rappresentazione della violenza, ma anche nell’attribuzione delle sue origini. Si tenta di far credere al vasto pubblico globale di Netflix che le violenze perpetrate dalle forze dell’ordine in Val Susa – e altrove – siano una reazione inevitabile, giustificata dalla tensione generata dai manifestanti. Questi vengono rappresentati attraverso la solita retorica manichea, che li divide in “pensionati buoni” e “zecche pericolose”, oppure riducendo ogni abuso a episodi isolati causati dal singolo elemento irruento: la stanca e falsa narrazione della “mela marcia” che nega, di fatto, la verità incontrovertibile per cui è il sistema ad essere violento, imponendo con la forza ciò che viene rifiutato da più di 30 anni in questa valle. E quindi nessun riferimento, ovviamente, alle ragioni della protesta, alle origini di una contrarietà ragionata e diffusa nella nostra valle, alla devastazione che quotidianamente osserviamo, ai nostri boschi distrutti, alle colate di cemento, all’inquinamento, ai rischi per la nostra salute. Poiché noi la realtà la viviamo quotidianamente sulla nostra pelle, sappiamo che quello che accade in Valsusa non è un film e infatti conosciamo il prezzo per difendere il nostro territorio dalla devastazione. Siamo di fronte ad un crimine ambientale che all’oggi non vede punire i colpevoli, anche se sappiamo bene chi sono. Cosa che invece sta accadendo è che alcuni di noi sono accusati del reato di associazione a delinquere e dai vari ministeri e da Telt ci viene richiesto un rimborso pluri-milionario per difendere quei cantieri che la nostra valle non ha mai richiesto. La realtà è qui, tra le persone che vivono queste montagne. In questo documentario di cui vi alleghiamo il link, Archiviato (regia di Carlo Amblino, con voce narrante di Elio Germano) sono elencati una piccola parte degli abusi che abbiamo subito in questi anni. La nostra Resistenza ci porterà alla vittoria e questo è quanto basta.     > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
January 17, 2025 / Osservatorio Repressione
Se organizzarsi collettivamente viene paragonato a metodi mafiosi……
Il Governo e Telt chiedono un totale di oltre 7 milioni di euro al Movimento No Tav, ai compagni e alle compagne del centro sociale Askatasuna e dello Spazio Popolare Neruda. Al processo che vede coinvolte 28 persone di cui 16 con l’accusa di associazione a delinquere ha visto andare in scena la richiesta dei risarcimenti dei “danni” per le manifestazioni prese in oggetto dall’inchiesta, perlopiù svolte in Val di Susa. da Associazione a Resistere Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Interno e Ministero della Difesa, costituitisi in parte civile, richiedono sia il danno patrimoniale per le persone infortunate oltre che per i mezzi e il vestiario danneggiati, ma anche per il costo delle attività investigative della Questura, gli straordinari, l’indennità di ordine pubblico, sia il danno non patrimoniale. Per dare qualche cifra da capogiro, soltanto nel 2021 lo straordinario calcolato per i celerini ammontava a 1.024.785 di euro, a queste spese occorre aggiungere le spese del vitto, dell’alloggio e vettovagliamento. Bisogna poi contare il danno non patrimoniale, ossia il danno all’immagine, lesione del prestigio e credibilità dell’istituzione. Ciò si concretizza per un totale di oltre 7 milioni di euro (di cui 2.500.000 euro in via provvisionale esecutiva in attesa che il processo si concluda in via definitiva, ciò implica la possibilità che, già in primo grado di giudizio, una parte della quantificazione dei danni dovrà essere liquidata immediatamente, pena la sospensione della condizionale): 3,6 milioni per il Ministero dell’Interno, 3 mila euro per il Ministero della Difesa, a questo si aggiunge il danno non patrimoniale per la cifra di 3 milioni al Ministero dell’Interno e ulteriori 100 mila euro per il Ministero della Difesa e 100 mila per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Oltre alle cifre richieste dall’avvocatura di Stato, vengono sommati 1 milione di euro immediatamente esecutivi ai quali si aggiungeranno danni patrimoniali (e non) da liquidare e quantificare in sede civile da parte di Telt. Questa richiesta mette sotto accusa e infonde l’idea che chi protesta debba sobbarcarsi l’onere di pagare poliziotti in trasferta, gli extra, gli straordinari e tutto ciò che comporta la presenza di migliaia di poliziotti tenuti in pianta stabile a occupare un intero territorio come la Val Susa. Durante l’udienza si è tenuta anche la prima parte dell’arringa difensiva dell’avvocato Novaro in merito al capo 1 incentrata sull’inconsistenza delle accuse dell’associazione a delinquere. Viene smontata quindi pezzo pezzo la memoria della Procura evidenziando tutte le forzature, i pregiudizi e l’inconsistenza di un teorema accusatorio che vuole negare la politicità dell’agire degli imputati, relegando la storia dei movimenti a espressioni deliquenziali, complotti criminali e nient’altro. Alla faccia della costituzione. É stata destrutturata la tesi cardine dell’accusa che, come aveva inaugurato la pm Pedrotta nel suo discorso per formulare le richieste, non sarebbe tutta l’Askatasuna a essere considerata criminale ma soltanto un gruppo al suo interno: allora non si spiega come possa reggere tutto l’impianto accusatorio se questa affermazione fosse vera. É stato sottolineato come nelle pagine dell’inchiesta ci siano copia e incolla delle annotazioni della digos che non sono state minimamente contestualizzate e inoltre, non ci è dato sapere il criterio con il quale siano state formulate le richieste dell’accusa. Un tema importante che è stato messo al centro poi, è come la solidarietà non possa essere comparata a comportamenti e dinamiche afferenti a dimensioni mafiose, in quanto basta alzare lo sguardo e vedere che in tutta Italia, ma siamo certi di poter dire in tutto il mondo, tutti i movimenti sociali si supportano a vicenda, si organizzano per portare avanti le lotte e per supportare le compagne e i compagni perseguiti dalla legge, il che prevede l’esborso di denaro. E non è la prima volta infatti, che il Governo e Telt vogliono giocare la carta dei soldi per mettere i bastoni fra le ruote al Movimento No Tav, ricordiamo la somma esorbitante chiesta all’epoca del processone No Tav che riguardò le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011 che ammontava a 650 mila euro, ma anche altre occasioni in cui il dissenso e la lotta all’interno delle aule dei Tribunali sono state relegate a un dettaglio facoltativo in democrazia sotto il ricatto del denaro. Vogliamo ricordare la condanna ad Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, condannati al risarcimento dei danni per un presidio che avrebbe causato danni a Ltf a Susa in zona autoporto nel lontano 2010, condannati a pagare 214mila euro perché non si riuscirono a insediare macchinari e uomini per fare i sondaggi geognostici. Risarcimenti come quelli richiesti oggi vogliono affermare la ragion di Stato costi quel che costi, pensando che sia accettato socialmente che a persone normali che studiano e lavorano o sono in pensione venga richiesta una tale somma di denaro per aver partecipato a movimenti sociali che hanno fatto la storia del nostro Paese. É evidente che non sia razionale né possibile pensare che si potranno pagare tali somme, ma che l’obiettivo è quello di intimorire e spaventare tutto un movimento e fare da monito per chi pensa di organizzarsi e lottare. Per quanto ci riguarda noi non siamo abituati a misurare il mondo in carta moneta ma evidentemente per le istituzioni dello Stato la propria credibilità è questione di contabilità. Continuare a imporre con assoluta noncuranza delle voci che vi si oppongono un’opera come il tav, spacciandola come un’infrastruttura di interesse strategico nazionale è un esempio lampante della prepotenza dello Stato, che non incarna proprio alcuna ragione: ma anzi, propaganda l’uso della forza come unico mezzo con cui imporre le proprie decisioni e garantirsi quel poco di legittimità che gli rimane. La Valle di Susa avrebbe volentieri fatto a meno di vedere il proprio territorio deturpato e militarizzato, occupato da tutte le forze dell’ordine e dall’esercito, sapendo anche di dovergli pagare gli straordinari. “Lottare costa caro” è il titolo di uno dei tanti articoli usciti a seguito del lancio della notizia dei milioni richiesti durante questo processo: costa caro certo, ma ciò che sembra sempre più cara è la possibilità di esprimere contrarietà a fronte di scelte scellerate dei Governi, gli stessi che oggi ci stanno trascinando in guerra. Se organizzarsi collettivamente viene paragonato a metodi mafiosi, rappresentare ed esprimere l’opposizione sociale porta a pagare caro nell’era in cui il soldo è l’unico strumento con cui dare valore alla giustizia, siamo sicuri che qua i conti non stanno tornando. Eppure ci si aspetterebbe di sentire che il dissenso è il sale della democrazia, anche nelle aule di Tribunale….. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
January 14, 2025 / Osservatorio Repressione
Carcerazione domiciliare per Enrico Semprini, referente SI Cobas a Modena
In queste ore è arrivato un ordine di carcerazione domiciliare di due anni per il referente Si Cobas di Modena, Enrico Semprini. Tale ordine riguarderebbe una condanna collegata alle lotte No Tav ed alla partecipazione ad alcune iniziative di solidarietà Il compagno non ha ottenuto di espiare la pena utilizzando i servizi sociali a seguito delle denunce per gli scioperi e per l’attività svolta col nostro sindacato al fianco di operai/e. Da anni rispondiamo colpo su colpo all’arsenale repressivo che Stato e padroni scagliano contro le lotte dentro e fuori i magazzini che conduciamo senza tregua evidenziando la l’escalation repressiva in atto. In particolare da mesi indichiamo nel ddl 1660 un tassello di questo processo. La “legge-manganello” da Stato di polizia con la quale il governo vuole “regolare i conti” con le lotte operaie e tutte le realtà ed esperienze di lotta in corso e creare gli strumenti giuridici necessari per stroncare sul nascere i futuri, inevitabili conflitti sociali. La sempre più marcata tendenza alla guerra sul fronte esterno richiede sul fronte interno un contesto sociale pacificato, e a questo “lavorano” tutti gli apparati dello stato. SOLIDARIETÀ AD ENRICO! RISPONDIAMO UNITI CONTRO LA REPRESSIONE   > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp  
January 8, 2025 / Osservatorio Repressione
Vicenza: mobilitazione No Tav
Il 7 settembre le strade di Vicenza saranno percorse da due manifestazioni: contro il TAV in difesa dei due boschi dei Ferrovieri e a sostegno del Popolo Palestinese. Ieri contro il Dal molin, oggi per i boschi dei ferrovieri…la lotta continua di Gianni Sartori E’ mai possibile? Ogni qualvolta a Vicenza (e provincia) le cose […] L'articolo Vicenza: mobilitazione No Tav sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
September 5, 2024 / Osservatorio Repressione
Siano i territori a dettare l’agenda politica delle istituzioni
Lettera di Luigi Spera dal carcere di Alessandria. In occasione della manifestazione che si terrà  a Messina contro il ponte sullo Stretto, pubblichiamo la lettera inviata da Luigi ai compagne/i di Antudo in cui condivide con le sue riflessioni su guerra, repressione e mobilitazione no ponte. da antudo.info Ciao a tutte e tutti, vi scrivo […] L'articolo Siano i territori a dettare l’agenda politica delle istituzioni sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
August 10, 2024 / Osservatorio Repressione
No Tav: denunciati 55 attivisti per azioni contro il cantiere
La Digos della questura di Torino ha denunciato 55 fra attivisti No Tav, militanti del centro sociale Askatasuna e antagonisti provenienti da altre località italiane La Digos della questura di Torino ha denunciato 55 fra attivisti No Tav, militanti del centro sociale Askatasuna e antagonisti provenienti da altre località italiane, in occasione delle ultime iniziative […] L'articolo No Tav: denunciati 55 attivisti per azioni contro il cantiere sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
July 26, 2024 / Osservatorio Repressione
No Tav: lacrimogeni della polizia contro attivisti del campeggio di lotta
Lacrimogeni della polizia contro attivisti del campeggio di lotta No Tav al presidio del cantiere di San Didero Alcuni attivisti No Tav hanno staccato pezzi di filo spinato, con ganci e funi, dalle recinzioni dei cantieri di San Didero e di Chiomonte in Val di Susa, nel Torinese. Hanno inoltre acceso batterie multiple di artifici […] L'articolo No Tav: lacrimogeni della polizia contro attivisti del campeggio di lotta sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
July 13, 2024 / Osservatorio Repressione
La memoria degli alberi
In un quartiere occidentale di Vicenza cittadini e ambientalisti si organizzano per preservare due boschi urbani di immensa bioversità di Gianni Sartori Deforestare, sradicare, abbattere alberi – di questi tempi poi – appare come una sorta di coazione a ripetere con tratti probabilmente patologici. Roba da cupio dissolvi, autodistruzione… Ovviamente non è un problema che […] L'articolo La memoria degli alberi sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
June 17, 2024 / Osservatorio Repressione
Disobbedire all’ingiustizia è un dovere
Intervista a Nicoletta Dosio, la storica attivista del movimento No Tav, costretta ai domiciliari per un anno e nove mesi. L’accusa è di «evasione» di Linda Maggiori da il manifesto Nicoletta Dosio, la storica attivista del movimento NoTav in Val Susa, da inizio giugno è di nuovo costretta ai domiciliari per un anno e nove […] L'articolo Disobbedire all’ingiustizia è un dovere sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
June 13, 2024 / Osservatorio Repressione
Arresti domiciliari per Nicoletta Dosio
Nicoletta Dosio, 78 anni, storica attivista No Tav della Valle di Susa, è stata messa in regime di detenzione domiciliare nella sua abitazione.  Il provvedimento è stato emesso dalla giudice Elena Massucco in seguito alla condanna definitiva per evasione di 1 anno e 9 mesi. da notav.info “Da ora sono ai domiciliari.” La scarna notizia […] L'articolo Arresti domiciliari per Nicoletta Dosio sembra essere il primo su Osservatorio Repressione.
June 2, 2024 / Osservatorio Repressione