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Studenti in piazza contro Meloni, Valditara, ddl sicurezza e guerre!
Venerdì 15 novembre ci sono state mobilitazioni in più di 35 città per il “No Meloni day”, sciopero del settore scuola. Oltre che contro le politiche del governo nel settore dell’istruzione, lx studentx hanno dato vita a cortei in tutta Italia in sostegno al popolo palestinese e contro l’operato del governo israeliano. La mobilitazione ha […]
November 18, 2024 / Radio Blackout 105.25FM
UNA DEPORTAZIONE A 20 NODI DI VELOCITÀ
Sono iniziate le deportazioni in Albania. Mentre a livello geopolitico si muovono le richieste del primo ministro albanese di entrare nell’Europa che conta , sul pattugliatore Libra della Marina Militare Italiana sono state caricate , previa selezione arbitraria, sedici persone, di cui dieci di origine egiziana e sei bengalese.Approdate al porto di Shengjin, Albania, le persone deportate sono state sottoposte a un secondo sommario controllo per confermare il loro stato di detenzione; le sedici persone sono state discrezionalmente individuate mentre affrontavano la traversata in mare insieme ad altre, utilizzando come pretesto l’applicazione di parametri in nessun modo e contesto valutabili, come la loro presunta “non vulnerabilità” o la provenienza da un cosiddetto Paese Sicuro (concetto contestato anche dalla Corte di Giustizia Europea). Discrezionalità che si è resa evidente una volta giunti al porto, 4 delle sedici persone sono state poi dichiarate “non idonei” e dovranno essere ritrasferite in Italia (utilizziamo il futuro perché da ieri sopraggiungono svariate notizie della brutalità con cui è stata gestita la situazione). Questa “procedura di frontiera accelerata” (cfr. DL 20/2023) , già attuata a Pozzallo e a Porto Empedocle, non è mai stata confermata dai tribunali italiani in quanto presenta numerosi profili di illegittimità e comprime le garanzie e le libertà previste per coloro che presentano domanda di asilo. I tribunali stessi hanno considerato il trattenimento dei e delle richiedenti asilo illegittimo, contestando il concetto stesso di paese sicuro e affermando che le richieste d’asilo vanno affrontate su base personale. Di fronte a tutto ciò, risulta oltremodo anacronistico rinchiudersi nella propria indignazione, senza tentare di inceppare la macchina razzista e mortifera delle espulsioni e della detenzione amministrativa. Per questo, e non solo, il 01 Novembre scenderemo nelle strade, perché non saremo spettatori e spettatrici silenti davanti ad un sistema di deportazioni, perché Frontex e le frontiere vanno cancellate e non esternalizzate, perché il CPR di Torino o in Albania non può e non deve riaprire! Ci vediamo venerdì 01 novembre ore 16 in piazza Robilant. Contro CPR e Frontiere! Tutt* liber*! https://gabrio.noblogs.org/files/2024/10/VID-20241018-WA0000.mp4
October 18, 2024 / C.S.O.A. GABRIO
Giustizia per Simran Kumar. Contro le condizioni inumane di lavoro e istruzione
SCIOPERO STUDENTESCO E OPERAIO VENERDI 18 OTTOBRE! PER SIMRAN, PERCHÉ NESSUNO MUOIA MAI PIÙ PER ANDARE A SCUOLA, PER LA LIBERTÀ DI SCIOPERO! 🚩 📆 Venerdì 18 ottobre studenti e operai piacentini tornano in piazza, alle ore 9:00 davanti al liceo artistico (via Scalabrini)! 📢 Nel giorno dello sciopero nazionale dei sindacati di base, gli […]
October 16, 2024 / Radio Blackout 105.25FM
Il 18 ottobre sciopero generale contro il DDL-sicurezza e contro l’economia di guerra!
Il Parlamento sta per approvare una proposta di legge del governo Meloni che stabilisce pene pesanti e carcere per chi organizza o fa picchetti, per chi prende parte a manifestazioni contro la guerra, le basi militari, le “grandi opere”, i disastri ecologici, per chi per bisogno occupa case sfitte, per chi protesta nei centri per […]
October 14, 2024 / Radio Blackout 105.25FM
PER UNA CHIAMATA DI DISCUSSIONE E MOBILITAZIONE NAZIONALE CONTRO I MILLE VOLTI DEL RAZZISMO DI STATO.
TORINO / 1,2 e 3 Novembre 2024 Se primavera ed estate 2024 sono state scandite dal calore di proteste, scioperi, rivolte ed evasioni – sopratutto dentro le galere di in ogni parte del paese – non si può dire che la controparte non stia, di pari passo, affilando la sua lama, puntandola spietatamente contro poverx, migranti e ribelli nonché chiunque porta solidarietà e prova a opporsi e resistere. Gli strumenti legislativi a disposizione delle procure si stanno, infatti, rimpolpando di disegni e decreti legge criminogeni che mirano ad ampliare il ventaglio dei reati, intensificarne le pene e abbassare la soglia di punibilità. Il ddl 1660, in corso di approvazione, rispecchia molto bene la realtà in cui ci vogliono costringere a vivere. Difatti, in maniera molto dettagliata e puntuale, va a colpire tutti gli ambiti dove negli ultimi anni sono state portate avanti le proteste e le lotte più incisive che hanno attraversato il paese, dai luoghi di detenzione (carcere e CPR) alle mobilitazioni contro il disastro climatico. D’altronde non servirebbe uno degli ultimi omicidi – in ordine temporale, e tra i più noti, che da decenni accadono nelle campagne italiane – di Satnam Singh a ricordarci che la linea del colore e l’oppressione di classe segnano indelebilmente il destino all’interno delle dinamiche di sfruttamento della forza lavoro. O l’assassinio di Oussama Darkaoui nel CPR di Palazzo San Gervasio a ribadire, ancora una volta, come le galere amministrative assolvano quotidianamente a uno dei loro compiti principali: terrorizzare i/le liberx senza documenti europei – resx clandestinx dalle leggi – affinché non osino lottare, autodeterminarsi ed esistere fuori dagli schemi della paura e del dominio. Eppure, questa calda estate ci ha dimostrato che davanti alla brutale ingiustizia e violenza agita dallo Stato, non è solo la paura a dominare gli animi. Da Nord a Sud le proteste hanno scaldato i centri di detenzione – sia penale che amministrativi, ad ogni latitudine e per mano di ogni età. Fuori da quelle mura, solidali e complici han cercato le proprie strade per mostrare supporto, tessere legami, far circolare le notizie, rendersi tasselli di comunicazione, affiancando chi ha deciso di parlare per sé attraverso rivolte e proteste. Sappiamo che il capitalismo differenziale – tanto più se in crisi economica e in un panorama bellico – ha sempre più bisogno di allargare le maglie quantitative del contenimento, irregimentare i metodi di tortura con il fine – neanche tanto sottinteso – di terrorizzare su larga scala e contenere coloro che si ribellano. Guerra, violenza, repressione, sorveglianza e incarcerazione, costituiscono gli strumenti necropolitici per antonomasia che si ripercuotono materialmente sui corpi provocando morte e sofferenza. Spezzano i legami ma, allo stesso tempo, producono nuove relazioni sociali, nuove grammatiche del potere, iscrivendole all’interno di un’economia politica imperniata sulla gerarchizzazione dell’umano. La necropolitica, provando a interpretare i presenti sconvolgimenti globali, non è tuttavia semplicemente un processo bensì un vero e proprio paradigma. Il conflitto bellico tra l’Ucraina e la Federazione Russa e il genocidio in atto da parte dello stato sionista nei confronti della popolazione palestinese, sono – all’interno di questo quadro – potenti esempi di come agisce tale macchina. Alle nostre latitudini i venti di guerra soffiano in molteplici direzioni; ne sono un esempio, da un lato, gli investimenti massicci nel settore bellico da parte del governo Meloni, dall’altro la stesura di decreti sicurezza, creati ad hoc, in cui vengono categorizzati sempre più nuovi nemici interni, evocando incessantemente una supposta minaccia incombente sulla stabilità del sistema economico e sociale. Non limitandoci a osservare il fenomeno della guerra, come mera espressione dei/delle governanti di turno o di contingenti necessità geopolitiche, ci preme piuttosto leggere il presente bellico come parte integrante del capitalismo, e nella fattispecie di quello neoliberale, grimaldello della paura e della retorica massmediatica: base discorsiva per l’assestarsi o l’accelerare di alcune modificazioni del presente. Fondamentale, in merito ai discorsi oggetto di questa chiamata, l’intensificarsi di una retorica potente sul nemico interno delineato, non solo in chi lotta o dissente, ma soprattutto in colui che si trova ai margini del privilegio di classe e razza. A tal proposito, il razzismo sistemico e sistematico, l’islamofobia, la clandestinizzazione forzata delle persone in viaggio senza documenti europei, la brutalità delle frontiere e le morti in galere e CPR, sono parte del complesso set di strumenti torturatori che il potere si dà per tenere sotto scacco una vasta quantità di popolazione. Ne consegue un’architettura lineare che oggi sfrutta sul lavoro, domani capitalizza nei centri di detenzione e – magari – in un futuro guerreggiato neanche troppo lontano, ricatta per comporre le fila di una possibile legione straniera. Delineare la geografia del razzismo sistemico e sistematico diventa lo strumento analitico fondamentale per trovarsi, tra complici e solidali, riconoscersi e identificare i punti di attacco. A seguito dell’importante chiamata promossa dalla Rete Campagne in Lotta (https://campagneinlotta.org/violenze-e-morte-alle-frontiere-razzismo-quotidiano-segregazione-rispondiamo-a-tutto-questo/) ad Aprile a Roma, proponiamo un seguito di quel momento di confronto a Torino, per l’1/2/3 Novembre 2024. Occasione preziosa per lanciare anche un’iniziativa pubblica contro la riapertura del CPR di Torino, chiuso per la prima volta nel Marzo 2023 grazie a tre settimane di coraggiose rivolte, che han permesso al fuoco di distruggere, totalmente, una galera per persone senza documenti europei attiva da 25 anni. Un anno e mezzo fa, all’incirca, il CPR di Corso Brunelleschi veniva distrutto dalla rabbia dei reclusi, rendendo materialmente più fragile un tassello della macchina delle espulsioni nostrane. Da quelle calde giornate invernali di fuoco, numerose sono state le rivolte, le evasioni e gli scontri contro la polizia, che hanno caratterizzato la quotidianità all’interno dei lager di Stato italiani. La violenza agita dalla detenzione amministrativa va inserita in un quadro ampio e complesso che conduce a uno sguardo sulla macchina delle espulsioni e ai CPR, come la punta visibile di un iceberg, in cui si annodano più strati e substrati di violenza e razzismo sistemico. Se, infatti, il razzismo è un concetto solido – tangibile nella sua produzione di conseguenze materiali – urge produrre un discorso intellegibile che, con puntualità, renda esplicita la geografia dell’oppressione, lungo la linea del colore e della classe. Estrapolare la lotta contro i CPR, da un discorso unicamente antidetentivo, ci consente di rendere esplicito il ruolo che queste prigioni hanno nel fungere anche, e non solo, da monito ai liberi e rafforzare così il ricatto del permesso di soggiorno. Lottare contro le galere amministrative, assume così, un significato nel porsi a fianco dei migranti, lavoratori e non, che chiedono documenti, casa e tutele per tuttx. In questo panorama, attaccare la forma tangibile di una frontiera vuol dire porsi al fianco di chi è rimbalzato, tramite dispositivi e leggi europee, tra l’essere l’oggetto di scambio tra Stati, merce di profitto per privati, strumento di pressione mediatica per fini nazionalistici e/o manodopera a basso costo. Sentiamo sempre più urgente, prioritario e impellente incontrarci e organizzarci per analizzare il reale mortifero in cui viviamo, trovarci tra complici e tessere le reti di alleanze possibili con il fine di trovare i punti di attacco all’impianto razzista che scandisce la quotidianità nel capitalismo di oggi. Il coraggio dirompente del reclusi del CPR di Torino nel Febbraio 2023 non può rimanere silente, dimenticato e rifagocitato dalla macchina razzista. A tal proposito invitiamo compagnx, complici, solidali a venire a Torino nei primi giorni di Novembre per tre giorni di discussione e mobilitazione nazionale. /////////////////////////////////////////////////////////////   PROGRAMMA GIORNATE VENERDI 1 NOVEMBRE ORE 16 CORTEO NEL QUARTIERE DI SAN PAOLO CONTRO LA RIAPERTURA DEL CPR DI CORSO BRUNELLESCHI SABATO 2 NOVEMBRE DALLE ORE 1O ASSEMBLEA PRESSO IL CSOA GABRIO, via Millio Torino DOMENICA 3 NOVEMBRE DALLE ORE 10 ASSEMBLEA (solo la mattina)     Per info e ospitalità scrivere a: antirazzistxpiemonte[at]autistici.org
September 22, 2024 / C.S.O.A. GABRIO
Pordenone. Corteo contro le ronde fasciste
A Pordenone il 23 agosto Forza Nuova aveva promosso una “ronda” razzista e securitaria in un quartiere dove vivono tanti immigrati. Alla manifestazione, autorizzata dalla questura, hanno risposto le antifasciste e gli antifascisti con un’iniziativa spontanea supportata attivamente da numerosi abitanti: Forza Nuova è stata costretta a battere in ritirata. Il Questore il giorno successivo […]
September 10, 2024 / Radio Blackout 105.25FM
Sabotare la guerra: il 18 maggio a Lecco corteo contro la Fiocchi Munizioni
Facciamo nostre queste parole, per esplicare che cosa intendiamo per guerra. “Noi non siamo disposti ad ammettere che lo “stato di guerra” ufficialmente dichiarato dal potere statale sia indispensabile per individuare, denunciare ed attaccare una “situazione reale di guerra”. Lo Stato è strumento di sfruttamento e di morte, quindi è strumento di guerra. Dire Stato, […]
May 13, 2024 / Radio Blackout 105.25FM
[2024-05-01] Primo Maggio. Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere! @ Torino, piazza Vittorio
PRIMO MAGGIO. CONTRO TUTTE LE PATRIE PER UN MONDO SENZA FRONTIERE! Torino, piazza Vittorio - Piazza Vittorio Veneto, Torino (TO) (mercoledì, 1 maggio 08:30) Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere Mercoledì 1 maggio ore 8,30 piazza Vittorio Spezzone rosso e nero Pace tra gli oppressi, guerra agli oppressori! Negli ultimi anni i ricchi sono diventati ancora più ricchi, mentre chi era povero è diventato ancora più povero. E va sempre peggio. Ovunque si allungano le file dei senza casa, senza reddito, senza prospettive. Per mettere insieme il pranzo con la cena in tanti si adattano ad una miriade di lavori precari, sottopagati, in nero, senza tutele. Ovunque cresce la lista dei morti e dei mutilati sul lavoro: non sono incidenti ma la feroce logica del profitto che si mangia la vita e la salute di tant*. Il prezzo di gas e luce è raddoppiato, tanta gente è sotto sfratto o con la casa messa all’asta. Se non ci sono i soldi per il fitto e le bollette, la tutela della salute diventa una merce di lusso che possono permettersi in pochi. La lunga strada della normalizzazione delle lotte sociali, partita da Torino nel 1980, con la sconfitta della resistenza operaia in Fiat, sta arrivando al proprio epilogo. La distruzione delle pur esili tutele conquistate negli anni Sessanta e Settanta va di pari passo con una sempre maggiore repressione delle lotte. Oggi le questioni sociali sono diventate un affare di ordine pubblico per schiacciare con la violenza poliziesca ogni accenno di insorgenza sociale. L’insieme di leggi repressive, che, questo governo, in perfetta continuità con i precedenti, sta emanando, rischiano di seppellire in galera compagni e compagne per banali episodi di lotta. Ormai una banale scritta sul muro, un blocco stradale, un picchetto, un’occupazione, magari coniugati ad uno dei tanti reati associativi, sono trattati con estrema durezza. I tanti provvedimenti repressivi messi in campo nell’ultimo decennio per dare scacco agli indesiderabili, ai corpi in eccesso, ai sovversivi non sono sufficienti per un governo che ha deciso di mettere sotto controllo l’intera popolazione. In periferia l’occupazione militare è diventata normale. Anzi! Ogni giorno è peggio. Intere aree dei quartieri poveri vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale. Torino da città dell’auto si sta trasformando in città dei bombardieri e vetrina per turisti. Una vetrina che i poveri che passano ore ai giardinetti non devono sporcare. L’aspirazione ad avere una socialità non mercificata va repressa. Il governo a tutti i livelli punta il dito sulle persone più povere, razzializzate, con il continuo ricatto dei documenti, per nascondere la guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove, schierandosi a fianco dei padroni grandi e piccoli. Il controllo etnicamente mirato del territorio mira a reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale. Il CPR, la galera amministrativa per senza documenti, è al pari del carcere, una discarica sociale. Il governo sperimenta tecniche di controllo sociale prima impensabili, pur di non spendere un soldo per la casa, la sanità, i trasporti, le scuole. La spesa militare è in costante aumento, le missioni all’estero delle forze armate italiane si sono moltiplicate. I militari fanno sei mesi in missioni militari all’estero, sei mesi per le strade delle nostre città. Tante missioni sono in Africa, dove le bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI, la punta di diamante del colonialismo italiano. La guerra per il controllo delle risorse energetiche va di pari passo con l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciarle nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. Il crescente impegno bellico dell’Italia ha fatto lievitare la spesa militare sino a toccare i 104 milioni di euro al giorno. Con un solo giorno di spese militari si potrebbe attrezzare di tutto punto un presidio sanitario territoriale. Provate ad immaginare quanto migliori sarebbero le nostre vite se i miliardi impiegati per ricacciare uomini, donne e bambini nei lager libici, per garantire gli interessi dell’ENI in Africa, per investire in armamenti, per pagare i militari nelle strade delle nostre periferie fossero usati per scuola, sanità, trasporti. Ma immaginare non basta. Occorre mutare paradigma. Servono cambiamenti radicali. Inutile crogiolarsi nella riproposizione di una prospettiva welfarista oggi inattingibile. L’illusione welfarista consegna una delega in bianco allo Stato, che oggi, quando è sotto forte pressione, si limita a elemosine. Costruiamo assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori autogestiti. Ci raccontano la favola che una società complessa è ingovernabile dal basso mentre ci annegano nel caos della gestione centralizzata e burocratica delle scuole, degli ospedali, dei trasporti. La logica è quella del controllo e degli affari. Occorre spezzarla. È urgente farlo subito. Con l’azione diretta, costruendo spazi politici non statali, moltiplicando le esperienze di autogestione, costruendo reti sociali che sappiano inceppare la macchina e rendano efficaci gli scioperi e le lotte territoriali. Un mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza servi né padroni, un mondo di liberi ed eguali è possibile. Tocca a noi costruirlo. Federazione Anarchica Torinese Assemblea Antimilitarista riunioni – aperte agli interessat* – ogni martedì dalle ore 20 in corso Palermo 46
April 29, 2024 / Gancio
[2024-04-28] Antimilitarist* al corteo contro il G7 @ Venaria
ANTIMILITARIST* AL CORTEO CONTRO IL G7 Venaria - giardini Galileo Galilei (domenica, 28 aprile 10:00) Contro il G7 energia ed ambiente Eni. Sangue, petrolio, guerra Domenica 28 aprile parco Galileo Galilei a Venaria (TO) ore 10 banchetto info ore 14 spezzone Antimilitarista al corteo contro il G7 energia e ambiente Contro l'ENI, la logica estrattivista, le missioni militari neocoloniali dell'Italia Quest’anno il G7, la rete che unisce i sette paesi più industrializzati, è presieduta dal governo italiano. Il summit finale, cui parteciperanno i capi di Stato, si terrà a Bari in giugno. Dal 28 al 30 aprile si svolgerà nella reggia di Venaria il vertice dedicato ad energia ed ambiente. La scelta di mettere insieme queste due tematiche, facendo convergere a Venaria i ministri e i loro sherpa, è in se indicativa della volontà di considerare la tutela ambientale una variabile dipendente dagli orientamenti in materia di energia, con un ben chiaro rapporto gerarchico. Se si pensa che l’ultima COP, dedicata alla catastrofe climatica in corso, si è tenuta in Qatar, un paese che galleggia su un mare di gas e petrolio, e la prossima sarà dall’11 al 22 novembre in Azerbaijan, che deve la propria fortuna sull’essere un hub energetico basato principalmente sulle fonti fossili, si comprende bene che la logica del profitto prevale su qualunque, sempre ambiguo, progetto di transizione ecologica. La transizione ecologica deve essere un buon affare: finché non lo sarà le fonti fossili continueranno ad essere la scelta privilegiata dei governi e delle multinazionali energetiche. La campagna di Plenitude è martellante. Spot, cartelloni, banner, eventi, inserzioni pubblicitarie mostrano scenari di “decarbonizzazione”, “economia circolare”, “sostenibilità”. Nel 2019 l’amministratore delegato Claudio Descalzi ha parlato di una “chiamata collettiva all’azione”, dell’assunzione di “grandi responsabilità” di fronte alla “necessità di intervenire attivamente nel contrastare i cambiamenti climatici”. Chiacchiere e fumo negli occhi. Quest’anno ENI ha detto chiaro e tondo che le rinnovabili costano molto e rendono poco, per cui l’Ente Nazionale Idrocarburi continuerà ad investire in modo massiccio in gas e petrolio. Dal 2019 ad oggi, grazie ad una serie di acquisizioni ENI è divenuta “la seconda più grande compagnia E&P - esplorazione e produzione - in Norvegia, con riserve e risorse totali pari a circa 1,9 miliardi di barili di petrolio” Nelle acque profonde del bacino di “Kutei”, in Indonesia, Eni si è invece aggiudicata nel 2019 il blocco esplorativo di West Ganal, con i 17 miliardi di metri cubi di gas del giacimento “scoperto” denominato Maha. Lo sfruttamento dei giacimenti di gas egiziano hanno raggiunto livelli record. Questi sono solo alcuni esempi. Il 14 marzo di quest’anno ha presentato il suo Capital markets update 2024-2027, con cui il Cane a sei zampe traccia il piano di sviluppo industriale per i prossimi anni. L’elemento centrale resta l’esplorazione e produzione di combustibili fossili: l’ENI invece di rallentare accelera- «La produzione Upstream è prevista crescere a un tasso medio annuo del 3-4% fino al 2027». Questa scelta, in netto contrasto con quanto dichiarato nel 2021, porterà ad un aumento significativo delle emissioni climaticide. Secondo Greenpeace Italia, ReCommon e Reclaim Finance, che hanno realizzato un’analisi della strategia climatica del Cane a sei zampe, da qui al 2027 «Eni prevede di aumentare la produzione di petrolio e gas e di mantenerla costante fino al 2030. Così facendo, la sua produzione sarà superiore di ben il 71% rispetto allo scenario emissioni nette zero». Restano marginali le attività sull’energia pulita: «Per ogni euro investito da Eni in combustibili fossili, meno di sette centesimi sono stati investiti in energie rinnovabili sostenibili» Altra costante è la stretta interconnessione tra numerose missioni militari italiane in Africa (ma non solo) e gli interessi dell’ENI. Missioni militari all’estero tra gas, petrolio e uranio La diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione delle piattaforme offshore e degli impianti di estrazione. L’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa. La bandiera con il cane a sei zampe dell'ENI sventola a fianco di quella tricolore in luoghi in cui la desertificazione e la predazione delle risorse macinano le vite di tanta parte di chi ci vive. Alla guerra neocoloniale per il controllo delle risorse energetiche si accompagna l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciare i migranti nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. Le migrazioni verso i paesi ricchi sono frutto della ferocia predatoria delle politiche neocoloniali. Niger. La nuova frontiera del colonialismo made in Italy Settanta milioni di euro. È la cifra stanziata nel luglio 2022 dall’Unione Europea per supportare l’esercito del Niger. Soldi che Bruxelles ha difficoltà a gestire da quando, a fine luglio 2023, a Niamey i militari guidati dal generale Abdourahamane Tchiani hanno deposto il presidente Mohamed Bazoum. Alcuni degli stati membri dell’Unione di maggior peso hanno posizioni divergenti sull’argomento. Francia e Germania, ad esempio, spingono per ritirare i fondi e destinarli ad altri stati dell’Africa occidentale. L’Italia, invece, punta a mantenere un dialogo con Niamey e trovare un compromesso con la giunta militare al potere, l’autoproclamato Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria. I 70 milioni di euro stanziati dall’UE per equipaggiare le forze armate nigerine sono infatti gestiti per conto dell’Unione dall’Agenzia Industrie Difesa (AID), ente controllato dal ministero della Difesa italiano. Un bel gruzzolo per mantenere la propria presenza militare in Niger, dopo la cacciata dei francesi e, più recentemente, degli statunitensi, cui è stato intimato di abbandonare la base per droni di Agadez. Nel frattempo nel paese subsahariano, al di là dei toni da revanche anticoloniale adottati dai nuovi signori di Niamey, si sono affacciati ed insediati altri attori, la Cina e, dall’11 aprile, i russi degli Africa Corps (ex Wagner), che pur non essendo truppe regolari, sarebbero dipendenti statali, non mercenari privati. L’Italia mantiene buoni rapporti con i golpisti al governo ed intende restare nel paese, dove da due anni ha una propria base. Il governo Meloni ha dichiarato che i militari italiani riprenderanno l’addestramento delle truppe nigerine. Il contingente militare tricolore è un tassello fondamentale nell’esternalizzazione della guerra ai migranti e, non secondariamente, per il controllo delle risorse di uranio del paese. L’uranio è alla base del combustibile per le centrali nucleari e per le bombe atomiche. In Italia la propaganda pro nucleare, ormai sdoganato dalle Cop come fonte equiparabile alle rinnovabili, è sempre più martellante. Tra uranio, migranti e ridefinizione degli equilibri e delle aree di influenza l’imperialismo italiano prova a scavarsi il proprio spazio. Il gas azero, la questione armena, le armi di Leonardo La repubblica di Artsakh, un’enclave in territorio azero,costituitasi tra il 1992 e il 1994, non esiste più: nel settembre del 2023, dopo un anno di assedio, è stata occupata dalle truppe azere con un'operazione di pulizia etnica che ha portato all'espulsione di oltre 100mila armeni. Pochi mesi prima Leonardo con il beneplacito del ministro della Difesa Crosetto aveva fornito aerei militari e missili che sono stati impiegati nella guerra all’Artsakh da militari addestrati nel nostro paese. L’apertura verso il regime di Baku da parte di tutta l’Unione Europea ha una ragione precisa: il gas azero, che ha in buona parte sostituito quello russo nella fornitura all’Europa. Nel 2023 le importazioni di gas russo in Europa sono crollate: dal 42% del 2021 al 14%. Per questa ragione nessuno ha mosso un dito per la popolazione armena costretta alla fuga ed è probabile che se l’Azerbaijan dovesse attaccare ed annettere il sud dell’Armenia, come promette da tempo, lo scenario non si modificherebbe. E per chi ha giustamente da ridire sulla dittatura putiniana e i i suoi metodi spicci e brutali, bisognerebbe ricordare che Ilham Aliyev si comporta con eleganza pari al suo omologo di Mosca. La connessione tra scelte energetiche, interessi dell’ENI e guerra con armi made in Italy, sono del tutto trasparenti. Dal 28 al 30 aprile nella Reggia di Venaria 7 tra i principali responsabili di guerre, inquinamento, sfruttamento, catastrofe climatica si siederanno ad un tavolo per mettere in scena un spettacolo che mescolerà dichiarazioni altisonanti sul pianeta, con chiacchiere sullo sviluppo e il benessere, che, ancora una volta saranno legati all’aumento infinito della produzione. Opporci alla guerra, alla logica del profitto è una delle chiavi per rallentare la catastrofe ambientale in corso. Fermarli è possibile. Fermarli è necessario. A partire da casa nostra. Lottiamo contro il neocolonialismo tricolore, boicottiamo l’ENI e le fabbriche d’armi, impediamo il ritorno del nucleare, blocchiamo le missioni militari all’estero. Domenica 28 aprile parco Galileo Galilei a Venaria (TO) ore 10 banchetto info ore 14 spezzone Antimilitarista al corteo contro il G7 energia e ambiente Contro l'ENI, la logica estrattivista, le missioni militari neocoloniali dell'Italia Mercoledì 1 maggio Spezzone Antimilitarista ore 9 piazza Vittorio Pace tra gli oppressi, guerra agli oppressori! Assemblea Antimilitarista di Torino www.anarresinfo.org Assemblea Antimilitarista di Torino
April 24, 2024 / Gancio