di Luigi Gallini Proposta per la creazione di una “Assemblea Permanente dei
Pazienti Psichiatrici”. Mi chiamo Luigi Gallini e sono nato nel 1964. Sono in
trattamento psichiatrico da circa 40 …
Tag - appello
Riceviamo e diffondiamo: “Comunicato Witchtek Tribal Laboratory. ️️️️Come tantx
già sanno, all’ uscita della festa, mentre eravamo incolonnatx e prontx per
uscire, le forze del disordine hanno voluto scatenare il …
La nuova campagna di Antigone per una riforma delle carceri Per ben 5.837 volte
nel 2024 c’è stato un giudice di sorveglianza che ha affermato che un detenuto
era costretto …
Appello: Barghouti è il più popolare leader politico palestinese. È prigioniero
dal 2002 nelle carceri israeliane, condannato dopo un processo politico e senza
garanzie Marwan Barghouti è il più popolare leader …
Appello per la immediata messa al bando della “pistola taser” Al presidente
della RepubblicaA tutte le persone interessateAi sindaci e alle sindache
italiani/e nella loro veste di autorità sanitaria locale …
di GAP – Giuristi e Avvocati per la Palestina Il Ministro degli Esteri con una
sua dichiarazione ha di fatto riconosciuto il diritto del Governo Israeliano di
effettuare il blocco, …
Un appello pubblico rilancia le gravi preoccupazioni emerse dall’inchiesta di
Fanpage sull’infiltrazione, senza mandato giudiziario, di agenti
dell’antiterrorismo in organizzazioni politiche di opposizione come Potere al
Popolo. L’operazione, condotta in diverse città italiane, solleva interrogativi
allarmanti sul rispetto delle libertà costituzionali e sull’uso politico degli
apparati di sicurezza. I firmatari chiedono risposte istituzionali, trasparenza
e […]
Difendere Anan, Alì e Mansour significa difendere la resistenza palestinese.
Udienze ed iniziative all’Aquila Il 25, 26, 27 giugno si terranno al tribunale
dell’Aquila tre udienze consecutive del processo ad Anan, Alì e Mansour, tre
palestinesi accusati di proselitismo e finanziamento del terrorismo,
contemporaneamente si terranno alcune giornate di mobilitazione. La corte ha
intenzione di arrivare […]
La guerra avanza, la repressione aumenta. Organizziamoci per dotarci di una
consapevolezza maggiore affinché la solidarietà possa svilupparsi, possa
crescere e rendersi più capillare della repressione stessa. di Rete liberi/e di
lottare Dal 12 aprile il DL 11 aprile 2025, n. 48 è in vigore. Il disegno di
legge ex-1660, poi 1236, bloccato in Senato, […]
Dieci giuristi chiedono al governo di revocare il Memorandum militare con
Israele, ritenuto incostituzionale e complice di crimini internazionali
di Linda Maggiori da Valori
Dieci giuristi italiani hanno firmato il 21 maggio 2025 una diffida formale al
governo, affinché revochi il Memorandum d’intesa in materia di cooperazione
militare e della difesa con Israele. Il Memorandum, entrato in vigore l’8 giugno
2005, si rinnova tacitamente ogni 5 anni. Ciò a meno che non sia “denunciato”
(termine tecnico che significa revocato) da una delle due parti. In questo caso,
cessa di avere efficacia al sesto mese successivo alla sua notifica.
Vent’anni di Memorandum militare Italia-Israele segnati da violenze sui civili
«Se il governo italiano non farà nulla, l’8 giugno 2025 si rinnoverà la
ventennale alleanza militare con Israele. E questo nonostante la gravissima
situazione attualmente in corso a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Questo
sarebbe il quarto rinnovo», ricorda Ugo Giannangeli, uno dei giuristi che hanno
firmato la diffida. «Ogni rinnovo del Memorandum è stato segnato da una
violazione del diritto umanitario», prosegue il giurista ricordando come il
primo rinnovo sia stato preceduto dall’eccidio di 1.400 palestinesi a Gaza, con
l’azione militare denominata “Piombo fuso” (2009).
«Il secondo rinnovo è coinciso con l’azione dell’esercito israeliano “Margine
protettivo” (2014-2015). Che ha provocato 2.200 vittime palestinesi (di cui 547
bambini) e migliaia di feriti a Gaza», spiega Giannangeli. E prosegue: «Il terzo
rinnovo dopo le 86 settimane della “Grande marcia del ritorno” (2018-2020),
durante le quali ogni venerdì i civili palestinesi marciavano fino al confine.
Rivendicando il diritto al ritorno dei profughi e quindi l’applicazione della
risoluzione 194/1948. I soldati israeliani più volte aprirono il fuoco sulla
folla inerme, uccidendo 230 palestinesi e ferendone 33mila».
Ora, al quarto rinnovo, «il massacro di civili ha raggiunto dimensioni
inaccettabili, ed è sotto agli occhi del mondo, con autorevoli interventi nel
corso del 2024 della Corte internazionale di giustizia dell’Aia (Cig), dell’Onu
e della Corte penale internazionale (Cpi). Ora come giuristi, diciamo basta.
Abbiamo richiamato il dovere legale, non solo morale, del nostro governo di
rispettare i principi costituzionali e i trattati internazionali».
I dieci giuristi hanno inviato la diffida al ministero della Difesa e al
ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci). Oltre
a Ugo Giannangeli, i firmatari sono Luigi Paccione, Michele Carducci, Veronica
Dini, Domenico Gallo, Fausto Giannelli, Fabio Marcelli, Ugo Mattei, Luca
Saltalamacchia, Gianluca Vitale.
Perché il Memorandum Italia-Israele viola la Costituzione e i diritti
internazionali
La diffida richiama la Costituzione italiana, la Convenzione europea dei diritti
umani (Cedu), i trattati dell’Unione europea, nonché la Dichiarazione universale
dei diritti dell’uomo dell’Onu. E si basa su due profili di incostituzionalità.
Il primo riguarda la segretezza con cui il Memorandum copre le attività e gli
scambi di informazioni tra Italia e Israele, mentre comporta oneri per il
bilancio dello Stato. Ai cittadini italiani non è dato conoscere «non solo le
ragioni e le finalità del suo utilizzo da parte degli Stati contraenti, ma
soprattutto la sua effettiva applicazione negli scenari reali di impiego. Per
esempio se riferiti al territorio italiano oppure a quello dello Stato
israeliano o addirittura nel “Territorio palestinese occupato”. Su cui, com’è
noto, pende una pluridecennale strutturale violazione, da parte dello Stato di
Israele, del diritto internazionale e umanitario», spiega la diffida.
Il tutto è in contraddizione con l’articolo 21 della Costituzione (diritto
all’informazione) e con la legge 185/1990 che all’art. 1 comma 6 vieta
«l’esportazione ed il transito di materiali di armamento ai Paesi in stato di
conflitto armato, la cui politica contrasti con i principi dell’articolo 11
della Costituzione, e verso i Paesi i cui governi sono responsabili di accertate
violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti dell’uomo».
Nel 2024 l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama),
ufficio tecnico presso il ministero degli Affari esteri e della cooperazione
internazionale (Maesi), ha infatti sospeso le nuove autorizzazioni all’export di
armamenti verso Israele. Come può quindi essere rinnovato il Memorandum?
Segretezza, costi pubblici e mancanza di trasparenza
La seconda grave ragione di incostituzionalità, secondo la diffida, risiede
nella coincidenza del Memorandum con una «palese, deliberata, sistematica
violazione del diritto internazionale e umanitario di cui invece la Costituzione
impone il rispetto», continua la diffida. «A Gaza ci troviamo in un contesto di
distruzione, morte e costante mortificazione della dignità della persona umana,
con 60mila vittime accertate di cui 18mila bambini, nonché 115mila feriti e
oltre 60mila bambini a rischio morte per malnutrizione o malattie e 1.055
bambini in stato di detenzione o restrizione della libertà personale in
Cisgiordania. […] Inoltre, dopo le ultime dichiarazioni ufficiali dei
rappresentanti dello Stato di Israele, è evidente un progetto di annessione
territoriale tramite l’uso della forza. Quindi strumenti e conoscenze (militari,
di intelligence, di know-how, di impianti e infrastrutture) oggetto del
Memorandum saranno finalizzati a perpetuare e a incrementare atti illeciti di
aggressione».
Le condanne delle corti internazionali contro Israele nel 2024
La diffida elenca tutti gli atti formali di condanna delle violazioni commesse
da Israele. Ciò in particolare nel corso del 2024, che rappresenta un punto di
svolta: il 26 gennaio 2024 la Corte internazionale di giustizia nel procedimento
South Africa vs. Israel ha ravvisato nelle condotte dello Stato di Israele gli
estremi del crimine di genocidio. Nel maggio 2024 la Cig ha ordinato a Israele
di «interrompere immediatamente le operazioni militari potenzialmente miranti
alla distruzione del popolo palestinese».
Il 19 luglio 2024 sempre la Cig ha ribadito l’illegittimità della colonizzazione
israeliana nei territori occupati, compresa Gerusalemme Est. Chiarendo che gli
altri Stati hanno l’obbligo di non prestare aiuto o assistenza per mantenere la
situazione creata dalla presenza illegale di Israele nei Territori palestinesi
occupati. Più volte la Corte ha denunciato il regime coloniale, la violazione
persistente del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, la
segregazione razziale e l’apartheid in cui vivono sei milioni di palestinesi.
L’Assemblea generale dell’Onu con la risoluzione del 13-19 settembre 2024 ha
fatto proprio il parere della Cig, confermando definitivamente l’obbligo di
tutti gli Stati di astenersi dal fornire allo Stato di Israele qualsiasi forma
di cooperazione. E questo a partire dalla fornitura di armi. Secondo la
risoluzione delle Nazioni Unite, l’occupazione israeliana deve essere ritirata
totalmente e incondizionatamente entro il 17 settembre 2025. Fino a quel momento
non deve esservi alcun riconoscimento, assistenza o sostegno a Israele.
Infine, la diffida ricorda l’ordine di arresto emesso dalla Corte penale
internazionale il 21 novembre 2024 nei confronti del primo ministro di Israele
Benjamin Netanyahu e del ministro della Difesa Yoav Gallant, per crimini di
guerra e contro l’umanità.
Il rischio di complicità dell’Italia nei crimini contro i palestinesi
Insomma, se l’Italia non interrompe il Memorandum, «può configurarsi l’ipotesi
di concorso o comunque appoggio ai crimini internazionali di uno Stato
straniero» spiega Ugo Giannangeli. «Come riporta il parere della Corte
internazionale di giustizia del luglio 2024, l’inazione è complicità. Perché
l’adesione alla Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di
genocidio, approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre
1948, impone agli Stati l’obbligo di attivarsi per prevenire e impedire il
genocidio. Definito come quegli atti mirati a distruggere, in tutto o in parte,
un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso. Quindi è concorso in
genocidio sia fornire armi, sia non fare nulla per prevenire e opporsi ad esso.
Il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni verso Israele sono quindi
diventati un dovere, non più solo un’opzione».
Anche Peacelink da tempo denuncia il Memorandum. Secondo Alessandro Marescotti,
infatti, «è inaccettabile un’intesa militare con un Paese che bombarda
indiscriminatamente scuole, ospedali e campi profughi. Che fa assedi umanitari e
reprime sistematicamente i diritti della popolazione civile. Chiediamo quindi a
tutti i cittadini di scrivere una lettera ai parlamentari per la revoca del
Memorandum».
> Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi
> sostenerci donando il tuo 5×1000
>
> News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp