Dodici anni di reclusione per Anan Yaeesh, 9 per Alì Irar e 7 per Mansour
Dogmosh. Queste le richieste del pubblico ministero al termine della
requisitoria nell’ambito del processo che vede all’Aquila i tre palestinesi
imputati con accuse di attività di terrorismo internazionale.
La sproporzione delle richieste e ancora piu’ evidente se si confronta la
condanna inflitta ad Anan da un tribunale militare israeliano: 3 anni di
reclusione e 5 di libertà vigilata per fatti risalenti alla seconda intifada.
Invece nel caso specifico , per fatti certamente meno gravi, il pubblico
ministero dell’Aquila ha chiesto 12 anni di reclusione, eludendo tutto il
contesto e la possibilità di riconoscere attenuanti generiche, l’attenuante
della provocazione, il fatto di aver agito per elevati valori morali e sociali
,decontestualizzando la situazione da ciò che accade in Palestina e ignorando il
diritto alla resistenza del popolo palestinese. E’ sempre piu’ evidente la
subordinazione della magistratura italiana alla volontà punitiva di Israele nei
confronti degli esuli palestinesi ,specchio della complicità dello stato
italiano nel genocidio.
Ne parliamo con un compagno che ha seguito le udienze del processo .
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L'Aquila mobilitazione per la liberta di Yaesh Anan