Lunedì 10 marzo. A sorpresa un gruppo di antimilitarist* ha vivacemente
contestato l’avvio dei lavori di demolizione e scavo preliminari alla
costruzione di nuovo polo bellico a Torino.
Un’azione di battitura con fumogeni, cartelli, scritte e interventi diretti ad
automobilisti e passanti, si è tenuta in corso Marche, alla ex palazzina 37
della Alenia Aermacchi, in stato di abbandono da lunghi anni.
Vecchi abiti, scarpe e oggetti di uso quotidiano insanguinati sono quello che
resta dopo la guerra, i bombardamenti, i droni intelligenti. Le industrie d’armi
producono morte. Non dimentichiamolo.
Dopo un’ora a mezza di battitura gli/le antimilitarist* si sono spostat* al
mercato di corso Brunelleschi per dar vita ad un punto informativo tra gli
abitanti del quartiere.
La Città dell’Aesrospazio non deve decollare! Continueremo a metterci di mezzo.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un polo di eccellenza
promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino.
Il Politecnico accelera il processo di integrazione nel complesso militare
industriale accingendosi a trasferire parte della ricerca in una struttura di
proprietà di Leonardo.
Il Politecnico abdica a qualsiasi finzione di neutralità della ricerca rispetto
agli interessi delle imprese e, nello specifico, di imprese il cui core business
è lo studio, progettazione e costruzione di velivoli da guerra sempre più
veloci, invisibili, micidiali.
La ricerca costa e l’imprenditoria bellica gioca la stessa partita fatta per
decenni dall’industria automobilistica a Torino: assorbire soldi pubblici per
fini privatissimi.
Lo scorso dicembre il Politecnico ha annunciato di essersi aggiudicato 23
milioni di euro del PNRR per la costruzione del pezzo di propria pertinenza
all’interno del perimetro dei vecchi capannoni industriali in rovina.
La parte di stretta pertinenza di Leonardo, è ben lungi dall’aver drenato i
soldi necessari. In febbraio sono iniziate le trattative con la Arexpo, una
società milanese a prevalente partecipazione pubblica.
Questo progetto è sostenuto dalla Camera di Commercio, dalla Regione Piemonte,
dal Comune di Torino e dal DAP – il Distretto Aerospaziale Piemontese, fondato
dall’attuale ministro della Difesa Crosetto, che ha il compito di promuovere
l’industria bellica nella nostra regione.
La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della
Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the
North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO.
A Torino, grazie all’impegno degli antimilitaristi, da qualche anno la Città
dell’Aerospazio è uscita della cortina fumogena in cui era stata celata per
anni.
Il gioco è semplice. Puntano tutto sulla speranza occupazionale, sui viaggi
interplanetari, sul dual use. Alla gente mostrano navicelle aerospaziali,
millantano viaggi su Marte, mentre progettano e costruiscono cacciabombardieri,
droni spia e armati, satelliti in grado di fornire informazioni utili a colpire
obiettivi in qualsiasi angolo della terra.
Queste armi vengono vendute in ogni dove. Queste armi hanno ucciso milioni di
persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi
territori.
I laboratori di ricerca e gli stabilimenti di produzione bellica sono a due
passi dalle nostre case, a due passi dai giardinetti dove giocano i nostri
bambini.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
Ogni soldo speso per l’industria delle armi, è un soldo rubato alla tutela della
nostra salute. Quante persone muoiono ogni giorno nel nostro paese, perché non
sono riuscite ad accedere agli esami ed alle visite necessarie?
La guerra non è lontana. La guerra è qui, nella nostra città.
Per fermare le guerre non basta la testimonianza. Occorre incepparne i
meccanismi, bloccarne le basi. Porti ed aeroporti militari, caserme, poligoni di
tiro ed industrie belliche sono a due passi dalle nostre case.
Gettare sabbia nel motore del militarismo è possibile. Ed è sempre più urgente
di fronte alla corsa al riarmo che ci porta sempre più vicini ad una guerra
mondiale.
Dipende da ciascuno di noi.
Blocchiamo il nuovo polo bellico di Leonardo e Politecnico in corso Marche!
Coordinamento contro la guerra e chi la arma
antimilitarista.to@gmail.com
Rassegna stampa:
La Stampa:
https://www.lastampa.it/torino/2025/03/10/video/no_alla_cittadella_dellaerospazio_la_protesta_a_torino-15044572/
Radio onda d’urto:
> TORINO: CITTA’ DELL’AEROSPAZIO ANTIMILITARISTI CONTESTANO L’AVVIO DEI LAVORI
Pressenza:
> Città dell’aerospazio: antimilitarist* contestano l’avvio dei lavori
Torino oggi:
https://www.torinoggi.it/2025/03/10/leggi-notizia/argomenti/cronaca-11/articolo/blitz-antimilitarista-contro-il-polo-bellico-di-via-marche-la-guerra-e-qui-a-torino.html
Radio Blackout:
> No alla Cittadella dell’Aerospazio
Umanità Nova:
> Città dell’aerospazio a Torino: antimilitarist* contestano l’avvio dei lavori
Tag - leonardo
A tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina il 22 febbraio è stata una lunga
giornata di informazione e lotta promossa dal Coordinamento contro la guerra e
chi la arma.
In mattinata c’è stato un presidio informativo al Balon, con interventi, musica
volantini, banchetti.
Nel pomeriggio ci si è mossi per dare un segnale concreto della volontà di
smilitarizzare la città.
Disertare la guerra
In solidarietà con i disertori e obiettori ucraini e russi gli antimilitaristi
si sono ritrovati di fronte al consolato ucraino di corso Massimo D’Azeglio 12.
Tanti fumogeni e uno striscione con la scritta “Con i disertori russi e ucraini,
contro tutti gli Stati!”
Di seguito alcuni stralci del comunicato diffuso:
“In Ucraina sono morte centinaia di migliaia di persone e sei milioni
quattrocentomila ucraini hanno dovuto abbandonare le loro case.
Sia in Russia che in Ucraina decine di migliaia di persone hanno disertato. In
Russia chi si è opposto alla guerra ha subito una dura repressione.
In Ucraina i reclutatori professionisti fanno irruzione sui mezzi pubblici, nei
mercati, nei centri commerciali a caccia di uomini dell’età giusta da catturare
e trascinare a forza al fronte. Ma non hanno vita facile: tanta gente si mette
di mezzo per impedire gli arruolamenti forzati.
Quelli che vengono presi alla prima occasione fuggono.
In Russia come in Ucraina oppositori, sabotatori, obiettori e disertori
subiscono pestaggi, processi e carcere.
Il prezzo della guerra lo pagano le popolazioni ucraine e russe.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e
pensioni da fame e fitti, bollette in costante aumento mentre la tutela della
salute è un privilegio di cui gode chi può permettersi di pagare..
Il governo italiano si è schierato in questa guerra inviando armi, arrivando a
schierare 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel
Mar Nero.
In Russia e in Ucraina c’è chi lotta perché le frontiere siano aperte per chi si
oppone alla guerra.
Noi facciamo nostra questa lotta contro le frontiere, per l’accoglienza di
obiettor, renitent, disertor* da entrambi i paesi.
Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rigettiamo i vergognosi
giochini di Trump, Putin e dell’UE sulla pelle di popolazioni stremate dalla
guerra.”
No alla città dell’Aerospazio!
Gli antimilitaristi si sono poi spostati all’ingresso dell’ex stabilimento
Alenia Aermacchi di corso Marche, ormai abbandonato da decenni. Qui Leonardo, la
maggiore industria di guerra italiana, e il Politecnico di Torino intendono
costruire un nuovo polo ricerca e sperimentazione bellica.
Il cancello che immette nell’area della palazzina 27, destinata al Politecnico,
è stato chiuso con un grosso lucchetto.
Accanto, due striscioni, uno con la scritta: “No alla ricerca e alla produzione
bellica” e l’altro con “fancula la guerra, solidarietà con i popoli massacrati.
Tanti fumogeni hanno reso più visibile la protesta.
In contemporanea sul limitrofo ponte sulla ciclabile è comparso lo striscione
“Leonardo Thales-Alenia, eccellenze italiane di morte e distruzione”.
Di seguito alcuni passaggi del comunicato diffuso:
“Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per
l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal
Politecnico subalpino.
Hanno il sostegno di tutti: dal comune, alla regione al governo.
La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della
Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the
North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO. Progetti di morte che è
impegno di tutt* inceppare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per i massacri.
Per fermare le guerre non basta la testimonianza. Occorre incepparne i
meccanismi, bloccarne le basi. Porti ed aeroporti militari, caserme, poligoni di
tiro ed industrie belliche sono a due passi dalle nostre case.“
L’Alenia produce morte
L’ultima tappa della giornata è stata a Caselle Torinese di fronte all’ingresso
dello stabilimento Alenia in strada Malanghero.
Uno striscione con la scritta “Spezziamo le ali al militarismo!” è stato aperto
lungo la strada. All’interno dell’area recintata e chiusa da filo spinato i
guardiani sono entrati in agitazione.
Qui, in quest’area militare dell’Aeroporto si sperimentano i nuovi aerei. Da qui
è partita la freccia tricolore che ha colpito un’auto in transito, uccidendo una
bambina di nove anni.
All’Alenia del gruppo Leonardo si producono droni da guerra e i
cacciabombardieri eurofighter.
Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi,
avvelenato irrimediabilmente interi territori.
Presto questo stabilimento verrà riammodernato per produrre i nuovi
cacciabombardieri del Global Combat Air Programme, progettati e realizzati da
Leonardo, Mitsubishi e BAE Systems, un nuovo più mortale strumento di guerra.
Chiudere e riconvertire l’industria bellica è un atto concreto per inceppare le
guerre!
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro
pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Gettiamo sabbia nel motore del militarismo!
Per info antimilitarista.to@gmail.com
In questi giorni è uscita la notizia di ben cinque progetti di “data center”
nella città di Torino e nella cintura. A cosa servono i data center è un primo
aspetto che va indagato: per l’archiviazione, l’elaborazione e l’accesso di
dati. Un secondo fattore da tenere in considerazione riguarda le proprietà degli
investimenti che stanno […]
Già a fine dicembre l’Italia potrebbe dotarsi della prima newco a trazione
pubblica con i big di Stato per aprire la strada al ritorno del nucleare. I
lavori sono in corso e i vari pesi sarebbero già stati definiti: Enel avrebbe la
quota di maggioranza con il 51%, Ansaldo Nucleare il 39%, Leonardo col restante
[…]
Always on the move
Torino: vetrina per turisti e città delle armi
Giovedì 28 novembre
ore 21 in corso Palermo 46
Presentazione dell’opuscolo
Dialogheranno Francesco Migliaccio e Maria Matteo
Era la capitale dell’auto. Oggi Torino è attraversata da due processi
trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi.
La lenta ma inesorabile fuga della Fiat ha decretato la decadenza e
l’impoverimento della città. Sulle macerie di quella storia le amministrazioni
comunali degli ultimi vent’anni hanno provato a costruire, con alterna fortuna,
“la città vetrina per i grandi eventi”, una scelta dalle conseguenze politiche e
sociali devastanti, perché basata su violente strategie di controllo sociale ed
interventi di riqualificazione escludenti: una sempre più netta dinamica di
gentrification. (…)
La trasformazione urbana ha investito sia aree ex industriali, sia quartieri
abitati in modo significativo da una popolazione razzializzata e povera.
Il governo della città ha scelto di non approntare strumenti di attenuazione
dell’impatto sociale delle scelte operate, demandandone la gestione alla polizia
e ai militari. Semmai si foraggiano associazioni e cooperative “amiche” perché
trasformino la povertà in esotismo per turisti, intercettando e trovando
complicità tra la nascente borghesia immigrata e nel fitto sottobosco
clientelare delle associazioni e delle cooperative del sociale. (…)
Torino è oggi uno dei centri dell’industria bellica aerospaziale. (…) Il
definitivo declino del settore dell’automotive ha innescato un processo di
riconversione che si è indirizzato verso l’industria bellica. (…)
Settima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4
miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business
di morte.
Buona parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte. I
settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il
Politecnico, e altri settori della formazione. (…)
La Città dell’aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica
aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino,
sorgerà tra corso Francia e corso Marche. (…)
La Città dell’Aerospazio è appoggiata attivamente dal governo della città, da
quello della Regione e da Confindustria.
I diversi attori imprenditoriali e politici sostengono il progetto giocando la
carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a
fine mese è ancora più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre
più un privilegio per chi può pagare.
É una logica perversa quella che vede nell’industria bellica il motore che
renderà più prospera la nostra città . Un’economia di guerra produce solo altra
guerra.
Contrastare la nascita del nuovo polo bellico a Torino non è mera opposizione
etica alle guerre capitaliste ed imperialiste, ma anche un passaggio necessario
a ripensare lo spazio urbano e chi ci vive, come luogo di negazione delle
dinamiche gerarchiche sottese all’opaca città dell’aerospazio ed alla
scintillante vetrina dei grandi eventi. (…)
“Always on the move” “sempre in movimento”, lo slogan coniato
dall’amministrazione Chiamparino per le olimpiadi invernali del 2006, finite con
impianti abbandonati e debiti, è l’emblema di una città dove, always on the move
ci sono le migliaia di lavoratori precari sempre in moto per mettere insieme il
pranzo con la cena.
L’opuscolo, il secondo dei quaderni di Anarres, è stato curato dall’Assemblea
antimilitarista e dalla Federazione Anarchica Torinese
Le riunioni, aperte a tutti gli interessat*, sono ogni martedì alle 20 in corso
Palermo 46.
Prima azienda in Europa a livello di esportazione di armi, la Leonardo è
l’emblema dell’economia bellica. Ieri mattina un gruppo di centinaia di studenti
e studentesse del movimento Intifada Studentesca ha occupato l’azienda di corso
Francia a Torino. Con grande facilità gli studenti e le studentesse sono entrate
all’interno degli stabilimenti, occupandoli per qualche ora, […]
Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale,
in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per
spostare un confine. Nella sola Italia i morti furono 600.000.
Il 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato
trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai
plotoni di esecuzione.
A Torino come in tante altre città italiane gli antimilitaristi hanno costruito
piazze di senza patria, piazze contro tutte le guerre e tutti gli eserciti.
Il 2 novembre l’appuntamento era in via Roma, di fronte alla sede del DAP, il
Distretto Aerospaziale Piemontese. Il Distretto Aerospaziale Piemontese svolge
un compito di promozione, coordinamento ed affiancamento delle attività delle
industrie belliche del settore. Sino alla sua promozione a ministro della Difesa
il DAP era guidato da Guido Crosetto. Per cogliere l’importanza di questo
organismo di governance è sufficiente dare un’occhiata alla lista dei soci del
DAP, in cui spiccano attori politici, industriali e poli della ricerca e della
formazione.
Torino punta tutto sull’industria bellica. Dicono produca ricchezza invece
produce solo morte.
Leonardo e il Politecnico hanno promosso la Città dell’Aerospazio, un polo di
ricerca e progettazione delle armi del futuro. È un progetto che vede
protagonisti Leonardo, la maggiore industria bellica italiana, e il Politecnico
di Torino. Hanno il sostegno di tutti: dal comune, alla regione al governo.
Quest’autunno intendono cominciare i lavori in corso Marche.
Gli antimilitaristi, nei numerosi interventi che si sono susseguiti, hanno
ribadito l’intenzione di continuare ad lottare contro la trasformazione di
Torino in città delle armi, in polo bellico, dove si progettano e costruiscono
droni e cacciabombardieri.
Erano presenti oltre all’Assemblea Antimilitarista ed ai membri del
Coordinamento contro la guerra e chi la arma, gruppi politici e sindacali, No
Tav, l’assemblea del politecnico, i pacifisti, un Ponte Per, l’Osservatorio
contro la scuola in guerra, il gruppo contro la guerra nucleare.
Il canzoniere anarchico e antimilitarista delle sTREghe, gruppo artistico
anarcotrans, ha intervallato interventi e azioni teatrali di strada per l’intero
pomeriggio.
Il 4 novembre gli antimilitaristi si sono ritrovati a sorpresa di fronte alla
sede delle OGR Tech, dando vita ad una rumorosa contestazione. Le OGR Tech, sono
un hub di innovazione che ospita un acceleratore di innovazione della NATO e un
Leonardo Lab.
Leonardo è la principale industria bellica italiana e una delle maggiori al
mondo.
Nei Leonardo Labs si fa ricerca per rendere sempre più micidiali le armi
impiegate nelle guerre di ogni dove.
Le usano le truppe italiane nelle missioni di “pace” all’estero, le vendono le
industrie italiane ai paesi in guerra. Queste armi hanno ucciso milioni di
persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi
territori.
La seconda tappa della giornata lanciata per smilitarizzare la città, è stata di
fronte all’Ufficio Scolastico Regionale, la diramazione locale del ministero
dell’Istruzione e del Merito.
Antimilitarist* hanno contestato il crescente processo di militarizzazione delle
scuole e delle università.
Militari entrano ogni giorno nelle scuole come “esperti”, sostituendo gli
insegnanti per fare propaganda bellica.
In occasione della festa delle forze armate, il ministro della difesa Crosetto
ha ha trasformato il Circo Massimo in un gigantesco terreno di addestramento
militare destinato ai bambini e ai ragazzi. Tra gli istruttori esponenti dei
corpi di élite delle forze armate, tra cui i parà della Folgore, gli stessi
delle torture e stupri in Somalia, gli stessi che esaltano ogni anno la
battaglia fascista e colonialista di El Alamein, gli stessi impegnati in
missioni di guerra in giro per il mondo.
La guerra non è un gioco. Nelle guerre che insanguinano il mondo vengono
massacrati tantissime bambine e bambini.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri”
confini, l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute
terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze.
Antimilitaristi hanno solidarizzato con i disertori e obiettori ucraini e russi
radunandosi di fronte al consolato ucraino di corso Massimo D’Azeglio 12.
Interventi, volantinaggio, uno striscione con la scritta “Con i disertori russi
e ucraini, contro tutti gli Stati!”
A due anni e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina sono morte centinaia di
migliaia di persone e sei milioni quattrocentomila ucraini hanno dovuto
abbandonare le loro case.
Sia in Russia che in Ucraina decine di migliaia di persone hanno disertato. In
Russia l’opposizione alla guerra è costata carcere e torture a tantissime
persone. Eppure non accenna a scemare.
In Ucraina i reclutatori professionisti fanno irruzione sui mezzi pubblici, nei
mercati, nei centri commerciali a caccia di uomini dell’età giusta da catturare
e trascinare a forza al fronte. Ma non hanno vita facile: tanta gente si mette
di mezzo per impedire gli arruolamenti forzati.
La guerra, scatenata dopo il feroce attacco di Hamas alla popolazione civile
israeliana, con uccisioni, stupri e rapimenti, ha ridotto gran parte delle case,
degli ospedali, delle infrastrutture di Gaza ad un cumulo di macerie. La
popolazione gazawi è chiusa in una trappola mortale senza possibilità di fuga. I
morti, oltre quarantamila, crescono di giorno in giorno tra una popolazione
sventrata dalle bombe, senza acqua, cibo, riparo.
Anche in Israele c’è chi rifiuta di arruolarsi, chi non accetta l’occupazione e
l’apartheid e li avversa, pagandone duramente il prezzo. Un documento di giovani
gazawi ci dice che, anche in quelle condizioni, c’è chi rifiuta il nazionalismo
e la guerra di religione voluta dai governi di entrambe le parti.
Durante la prima guerra mondiale, su tutti i fronti, disertarono a migliaia e
finirono la loro vita di fronte ad un plotone di esecuzione.
Le piazze torinesi del del 2 e del 4 novembre tengono viva memoria dei disertori
e dei senzapatria di allora, nella solidarietà concreta con chi oggi diserta le
guerre che insanguinano il pianeta. In ogni dove.
Non ci sono nazionalismi buoni!
Noi disertiamo!
Qui il testo di indizione delle giornate dei disertori:
https://www.anarresinfo.org/giornate-dei-disertori/
Qualche immagine delle giornate:
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming. Ascolta e diffondi l’audio della puntata: Anarres del 7 giugno.
Votare? Ma no! Sommossa al CPR di Gradisca. Il tempo sospeso e la violenza
istituzionale per i […]
Come sempre il 2 giugno la Repubblica ha celebrato sé stessa con esibizioni
militari, parate e commemorazioni. Una “festa” nazionalista e militarista. Una
“festa” che anche quest’anno è stata contestata attivamente in due giornate di
informazione e lotta. Sabato 1 giugno antimilitarist si sono dati appuntamento
in corso Palermo angolo via Sesia, dove da gennaio […]
Il 24 maggio maggio, data simbolica per il militarismo italiano, l’Assemblea
Antimilitarista Toscana ha indetto una manifestazione alla sede della Leonardo
di Campi Bisenzio. Di seguito il loro appello: “Venerdì 24 maggio 2024
manifestazione presidio antimiilitarista per la conversione produttiva della
Leonardo da fabbrica di armi di morte a fabbrica di beni di vita. ore […]