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Città dell’aerospazio: antimilitarist* contestano l’avvio dei lavori
Lunedì 10 marzo. A sorpresa un gruppo di antimilitarist* ha vivacemente contestato l’avvio dei lavori di demolizione e scavo preliminari alla costruzione di nuovo polo bellico a Torino. Un’azione di battitura con fumogeni, cartelli, scritte e interventi diretti ad automobilisti e passanti, si è tenuta in corso Marche, alla ex palazzina 37 della Alenia Aermacchi, in stato di abbandono da lunghi anni. Vecchi abiti, scarpe e oggetti di uso quotidiano insanguinati sono quello che resta dopo la guerra, i bombardamenti, i droni intelligenti. Le industrie d’armi producono morte. Non dimentichiamolo. Dopo un’ora a mezza di battitura gli/le antimilitarist* si sono spostat* al mercato di corso Brunelleschi per dar vita ad un punto informativo tra gli abitanti del quartiere. La Città dell’Aesrospazio non deve decollare! Continueremo a metterci di mezzo. Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un polo di eccellenza promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. Il Politecnico accelera il processo di integrazione nel complesso militare industriale accingendosi a trasferire parte della ricerca in una struttura di proprietà di Leonardo. Il Politecnico abdica a qualsiasi finzione di neutralità della ricerca rispetto agli interessi delle imprese e, nello specifico, di imprese il cui core business è lo studio, progettazione e costruzione di velivoli da guerra sempre più veloci, invisibili, micidiali. La ricerca costa e l’imprenditoria bellica gioca la stessa partita fatta per decenni dall’industria automobilistica a Torino: assorbire soldi pubblici per fini privatissimi. Lo scorso dicembre il Politecnico ha annunciato di essersi aggiudicato 23 milioni di euro del PNRR per la costruzione del pezzo di propria pertinenza all’interno del perimetro dei vecchi capannoni industriali in rovina. La parte di stretta pertinenza di Leonardo, è ben lungi dall’aver drenato i soldi necessari. In febbraio sono iniziate le trattative con la Arexpo, una società milanese a prevalente partecipazione pubblica. Questo progetto è sostenuto dalla Camera di Commercio, dalla Regione Piemonte, dal Comune di Torino e dal DAP – il Distretto Aerospaziale Piemontese, fondato dall’attuale ministro della Difesa Crosetto, che ha il compito di promuovere l’industria bellica nella nostra regione. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO. A Torino, grazie all’impegno degli antimilitaristi, da qualche anno la Città dell’Aerospazio è uscita della cortina fumogena in cui era stata celata per anni. Il gioco è semplice. Puntano tutto sulla speranza occupazionale, sui viaggi interplanetari, sul dual use. Alla gente mostrano navicelle aerospaziali, millantano viaggi su Marte, mentre progettano e costruiscono cacciabombardieri, droni spia e armati, satelliti in grado di fornire informazioni utili a colpire obiettivi in qualsiasi angolo della terra. Queste armi vengono vendute in ogni dove. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori. I laboratori di ricerca e gli stabilimenti di produzione bellica sono a due passi dalle nostre case, a due passi dai giardinetti dove giocano i nostri bambini. Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo altra guerra. Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra. Ogni soldo speso per l’industria delle armi, è un soldo rubato alla tutela della nostra salute. Quante persone muoiono ogni giorno nel nostro paese, perché non sono riuscite ad accedere agli esami ed alle visite necessarie? La guerra non è lontana. La guerra è qui, nella nostra città. Per fermare le guerre non basta la testimonianza. Occorre incepparne i meccanismi, bloccarne le basi. Porti ed aeroporti militari, caserme, poligoni di tiro ed industrie belliche sono a due passi dalle nostre case. Gettare sabbia nel motore del militarismo è possibile. Ed è sempre più urgente di fronte alla corsa al riarmo che ci porta sempre più vicini ad una guerra mondiale. Dipende da ciascuno di noi. Blocchiamo il nuovo polo bellico di Leonardo e Politecnico in corso Marche! Coordinamento contro la guerra e chi la arma antimilitarista.to@gmail.com Rassegna stampa: La Stampa: https://www.lastampa.it/torino/2025/03/10/video/no_alla_cittadella_dellaerospazio_la_protesta_a_torino-15044572/ Radio onda d’urto: > TORINO: CITTA’ DELL’AEROSPAZIO ANTIMILITARISTI CONTESTANO L’AVVIO DEI LAVORI Pressenza: > Città dell’aerospazio: antimilitarist* contestano l’avvio dei lavori Torino oggi: https://www.torinoggi.it/2025/03/10/leggi-notizia/argomenti/cronaca-11/articolo/blitz-antimilitarista-contro-il-polo-bellico-di-via-marche-la-guerra-e-qui-a-torino.html Radio Blackout: > No alla Cittadella dell’Aerospazio Umanità Nova: > Città dell’aerospazio a Torino: antimilitarist* contestano l’avvio dei lavori    
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Torino. Contro la guerra e il militarismo: cronache di una giornata di lotta
A tre anni dall’inizio della guerra in Ucraina il 22 febbraio è stata una lunga giornata di informazione e lotta promossa dal Coordinamento contro la guerra e chi la arma. In mattinata c’è stato un presidio informativo al Balon, con interventi, musica volantini, banchetti. Nel pomeriggio ci si è mossi per dare un segnale concreto della volontà di smilitarizzare la città. Disertare la guerra In solidarietà con i disertori e obiettori ucraini e russi gli antimilitaristi si sono ritrovati di fronte al consolato ucraino di corso Massimo D’Azeglio 12. Tanti fumogeni e uno striscione con la scritta “Con i disertori russi e ucraini, contro tutti gli Stati!” Di seguito alcuni stralci del comunicato diffuso: “In Ucraina sono morte centinaia di migliaia di persone e sei milioni quattrocentomila ucraini hanno dovuto abbandonare le loro case. Sia in Russia che in Ucraina decine di migliaia di persone hanno disertato. In Russia chi si è opposto alla guerra ha subito una dura repressione. In Ucraina i reclutatori professionisti fanno irruzione sui mezzi pubblici, nei mercati, nei centri commerciali a caccia di uomini dell’età giusta da catturare e trascinare a forza al fronte. Ma non hanno vita facile: tanta gente si mette di mezzo per impedire gli arruolamenti forzati. Quelli che vengono presi alla prima occasione fuggono. In Russia come in Ucraina oppositori, sabotatori, obiettori e disertori subiscono pestaggi, processi e carcere. Il prezzo della guerra lo pagano le popolazioni ucraine e russe. Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e pensioni da fame e fitti, bollette in costante aumento mentre la tutela della salute è un privilegio di cui gode chi può permettersi di pagare.. Il governo italiano si è schierato in questa guerra inviando armi, arrivando a schierare 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel Mar Nero. In Russia e in Ucraina c’è chi lotta perché le frontiere siano aperte per chi si oppone alla guerra. Noi facciamo nostra questa lotta contro le frontiere, per l’accoglienza di obiettor, renitent, disertor* da entrambi i paesi. Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rigettiamo i vergognosi giochini di Trump, Putin e dell’UE sulla pelle di popolazioni stremate dalla guerra.” No alla città dell’Aerospazio! Gli antimilitaristi si sono poi spostati all’ingresso dell’ex stabilimento Alenia Aermacchi di corso Marche, ormai abbandonato da decenni. Qui Leonardo, la maggiore industria di guerra italiana, e il Politecnico di Torino intendono costruire un nuovo polo ricerca e sperimentazione bellica. Il cancello che immette nell’area della palazzina 27, destinata al Politecnico, è stato chiuso con un grosso lucchetto. Accanto, due striscioni, uno con la scritta: “No alla ricerca e alla produzione bellica” e l’altro con “fancula la guerra, solidarietà con i popoli massacrati. Tanti fumogeni hanno reso più visibile la protesta. In contemporanea sul limitrofo ponte sulla ciclabile è comparso lo striscione “Leonardo Thales-Alenia, eccellenze italiane di morte e distruzione”. Di seguito alcuni passaggi del comunicato diffuso: “Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale. Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. Hanno il sostegno di tutti: dal comune, alla regione al governo. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO. Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare. Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo altra guerra. Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la vita di noi tutti, per la cura invece che per i massacri. Per fermare le guerre non basta la testimonianza. Occorre incepparne i meccanismi, bloccarne le basi. Porti ed aeroporti militari, caserme, poligoni di tiro ed industrie belliche sono a due passi dalle nostre case.“ L’Alenia produce morte L’ultima tappa della giornata è stata a Caselle Torinese di fronte all’ingresso dello stabilimento Alenia in strada Malanghero. Uno striscione con la scritta “Spezziamo le ali al militarismo!” è stato aperto lungo la strada. All’interno dell’area recintata e chiusa da filo spinato i guardiani sono entrati in agitazione. Qui, in quest’area militare dell’Aeroporto si sperimentano i nuovi aerei. Da qui è partita la freccia tricolore che ha colpito un’auto in transito, uccidendo una bambina di nove anni. All’Alenia del gruppo Leonardo si producono droni da guerra e i cacciabombardieri eurofighter. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori. Presto questo stabilimento verrà riammodernato per produrre i nuovi cacciabombardieri del Global Combat Air Programme, progettati e realizzati da Leonardo, Mitsubishi e BAE Systems, un nuovo più mortale strumento di guerra. Chiudere e riconvertire l’industria bellica è un atto concreto per inceppare le guerre! Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di libere ed uguali che può porre fine alle guerre. Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo. Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni. Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra. Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra. Gettiamo sabbia nel motore del militarismo! Per info antimilitarista.to@gmail.com    
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Cinque nuovi data center in programma a Torino
In questi giorni è uscita la notizia di ben cinque progetti di “data center” nella città di Torino e nella cintura. A cosa servono i data center è un primo aspetto che va indagato: per l’archiviazione, l’elaborazione e l’accesso di dati. Un secondo fattore da tenere in considerazione riguarda le proprietà degli investimenti che stanno […]
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Always on the move Torino: vetrina per turisti e città delle armi
Always on the move Torino: vetrina per turisti e città delle armi Giovedì 28 novembre ore 21 in corso Palermo 46 Presentazione dell’opuscolo Dialogheranno Francesco Migliaccio e Maria Matteo Era la capitale dell’auto. Oggi Torino è attraversata da due processi trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi. La lenta ma inesorabile fuga della Fiat ha decretato la decadenza e l’impoverimento della città. Sulle macerie di quella storia le amministrazioni comunali degli ultimi vent’anni hanno provato a costruire, con alterna fortuna, “la città vetrina per i grandi eventi”, una scelta dalle conseguenze politiche e sociali devastanti, perché basata su violente strategie di controllo sociale ed interventi di riqualificazione escludenti: una sempre più netta dinamica di gentrification. (…) La trasformazione urbana ha investito sia aree ex industriali, sia quartieri abitati in modo significativo da una popolazione razzializzata e povera. Il governo della città ha scelto di non approntare strumenti di attenuazione dell’impatto sociale delle scelte operate, demandandone la gestione alla polizia e ai militari. Semmai si foraggiano associazioni e cooperative “amiche” perché trasformino la povertà in esotismo per turisti, intercettando e trovando complicità tra la nascente borghesia immigrata e nel fitto sottobosco clientelare delle associazioni e delle cooperative del sociale. (…) Torino è oggi uno dei centri dell’industria bellica aerospaziale. (…) Il definitivo declino del settore dell’automotive ha innescato un processo di riconversione che si è indirizzato verso l’industria bellica. (…) Settima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4 miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business di morte. Buona parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte. I settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il Politecnico, e altri settori della formazione. (…) La Città dell’aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino, sorgerà tra corso Francia e corso Marche. (…) La Città dell’Aerospazio è appoggiata attivamente dal governo della città, da quello della Regione e da Confindustria. I diversi attori imprenditoriali e politici sostengono il progetto giocando la carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a fine mese è ancora più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre più un privilegio per chi può pagare. É una logica perversa quella che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città . Un’economia di guerra produce solo altra guerra. Contrastare la nascita del nuovo polo bellico a Torino non è mera opposizione etica alle guerre capitaliste ed imperialiste, ma anche un passaggio necessario a ripensare lo spazio urbano e chi ci vive, come luogo di negazione delle dinamiche gerarchiche sottese all’opaca città dell’aerospazio ed alla scintillante vetrina dei grandi eventi. (…) “Always on the move” “sempre in movimento”, lo slogan coniato dall’amministrazione Chiamparino per le olimpiadi invernali del 2006, finite con impianti abbandonati e debiti, è l’emblema di una città dove, always on the move ci sono le migliaia di lavoratori precari sempre in moto per mettere insieme il pranzo con la cena. L’opuscolo, il secondo dei quaderni di Anarres, è stato curato dall’Assemblea antimilitarista e dalla Federazione Anarchica Torinese Le riunioni, aperte a tutti gli interessat*, sono ogni martedì alle 20 in corso Palermo 46.
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Torino: occupata la Leonardo spa dall’Intifada Studentesca
Prima azienda in Europa a livello di esportazione di armi, la Leonardo è l’emblema dell’economia bellica. Ieri mattina un gruppo di centinaia di studenti e studentesse del movimento Intifada Studentesca ha occupato l’azienda di corso Francia a Torino. Con grande facilità gli studenti e le studentesse sono entrate all’interno degli stabilimenti, occupandoli per qualche ora, […]
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Torino. Noi disertiamo
Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale, in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per spostare un confine. Nella sola Italia i morti furono 600.000. Il 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe. In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai plotoni di esecuzione. A Torino come in tante altre città italiane gli antimilitaristi hanno costruito piazze di senza patria, piazze contro tutte le guerre e tutti gli eserciti. Il 2 novembre l’appuntamento era in via Roma, di fronte alla sede del DAP, il Distretto Aerospaziale Piemontese. Il Distretto Aerospaziale Piemontese svolge un compito di promozione, coordinamento ed affiancamento delle attività delle industrie belliche del settore. Sino alla sua promozione a ministro della Difesa il DAP era guidato da Guido Crosetto. Per cogliere l’importanza di questo organismo di governance è sufficiente dare un’occhiata alla lista dei soci del DAP, in cui spiccano attori politici, industriali e poli della ricerca e della formazione. Torino punta tutto sull’industria bellica. Dicono produca ricchezza invece produce solo morte. Leonardo e il Politecnico hanno promosso la Città dell’Aerospazio, un polo di ricerca e progettazione delle armi del futuro. È un progetto che vede protagonisti Leonardo, la maggiore industria bellica italiana, e il Politecnico di Torino. Hanno il sostegno di tutti: dal comune, alla regione al governo. Quest’autunno intendono cominciare i lavori in corso Marche. Gli antimilitaristi, nei numerosi interventi che si sono susseguiti, hanno ribadito l’intenzione di continuare ad lottare contro la trasformazione di Torino in città delle armi, in polo bellico, dove si progettano e costruiscono droni e cacciabombardieri. Erano presenti oltre all’Assemblea Antimilitarista ed ai membri del Coordinamento contro la guerra e chi la arma, gruppi politici e sindacali, No Tav, l’assemblea del politecnico, i pacifisti, un Ponte Per, l’Osservatorio contro la scuola in guerra, il gruppo contro la guerra nucleare. Il canzoniere anarchico e antimilitarista delle sTREghe, gruppo artistico anarcotrans, ha intervallato interventi e azioni teatrali di strada per l’intero pomeriggio. Il 4 novembre gli antimilitaristi si sono ritrovati a sorpresa di fronte alla sede delle OGR Tech, dando vita ad una rumorosa contestazione. Le OGR Tech, sono un hub di innovazione che ospita un acceleratore di innovazione della NATO e un Leonardo Lab. Leonardo è la principale industria bellica italiana e una delle maggiori al mondo. Nei Leonardo Labs si fa ricerca per rendere sempre più micidiali le armi impiegate nelle guerre di ogni dove. Le usano le truppe italiane nelle missioni di “pace” all’estero, le vendono le industrie italiane ai paesi in guerra. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori. La seconda tappa della giornata lanciata per smilitarizzare la città, è stata di fronte all’Ufficio Scolastico Regionale, la diramazione locale del ministero dell’Istruzione e del Merito. Antimilitarist* hanno contestato il crescente processo di militarizzazione delle scuole e delle università. Militari entrano ogni giorno nelle scuole come “esperti”, sostituendo gli insegnanti per fare propaganda bellica. In occasione della festa delle forze armate, il ministro della difesa Crosetto ha ha trasformato il Circo Massimo in un gigantesco terreno di addestramento militare destinato ai bambini e ai ragazzi. Tra gli istruttori esponenti dei corpi di élite delle forze armate, tra cui i parà della Folgore, gli stessi delle torture e stupri in Somalia, gli stessi che esaltano ogni anno la battaglia fascista e colonialista di El Alamein, gli stessi impegnati in missioni di guerra in giro per il mondo. La guerra non è un gioco. Nelle guerre che insanguinano il mondo vengono massacrati tantissime bambine e bambini. Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze. Antimilitaristi hanno solidarizzato con i disertori e obiettori ucraini e russi radunandosi di fronte al consolato ucraino di corso Massimo D’Azeglio 12. Interventi, volantinaggio, uno striscione con la scritta “Con i disertori russi e ucraini, contro tutti gli Stati!” A due anni e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina sono morte centinaia di migliaia di persone e sei milioni quattrocentomila ucraini hanno dovuto abbandonare le loro case. Sia in Russia che in Ucraina decine di migliaia di persone hanno disertato. In Russia l’opposizione alla guerra è costata carcere e torture a tantissime persone. Eppure non accenna a scemare. In Ucraina i reclutatori professionisti fanno irruzione sui mezzi pubblici, nei mercati, nei centri commerciali a caccia di uomini dell’età giusta da catturare e trascinare a forza al fronte. Ma non hanno vita facile: tanta gente si mette di mezzo per impedire gli arruolamenti forzati. La guerra, scatenata dopo il feroce attacco di Hamas alla popolazione civile israeliana, con uccisioni, stupri e rapimenti, ha ridotto gran parte delle case, degli ospedali, delle infrastrutture di Gaza ad un cumulo di macerie. La popolazione gazawi è chiusa in una trappola mortale senza possibilità di fuga. I morti, oltre quarantamila, crescono di giorno in giorno tra una popolazione sventrata dalle bombe, senza acqua, cibo, riparo. Anche in Israele c’è chi rifiuta di arruolarsi, chi non accetta l’occupazione e l’apartheid e li avversa, pagandone duramente il prezzo. Un documento di giovani gazawi ci dice che, anche in quelle condizioni, c’è chi rifiuta il nazionalismo e la guerra di religione voluta dai governi di entrambe le parti. Durante la prima guerra mondiale, su tutti i fronti, disertarono a migliaia e finirono la loro vita di fronte ad un plotone di esecuzione. Le piazze torinesi del del 2 e del 4 novembre tengono viva memoria dei disertori e dei senzapatria di allora, nella solidarietà concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni! Noi disertiamo! Qui il testo di indizione delle giornate dei disertori: https://www.anarresinfo.org/giornate-dei-disertori/ Qualche immagine delle giornate:    
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Anarres del 7 giugno. Votare? Ma no! Sommossa al CPR di Gradisca. Il tempo sospeso e la violenza istituzionale per i senza carte. Smilitarizzare la città. I nuovi bombardieri di Leonardo&C…
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. Ascolta e diffondi l’audio della puntata: Anarres del 7 giugno. Votare? Ma no! Sommossa al CPR di Gradisca. Il tempo sospeso e la violenza istituzionale per i […]
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anarres del 7 giugno 2024
Campi Bisenzio (FI). Manifestazione antimilitarista alla Leonardo
Il 24 maggio maggio, data simbolica per il militarismo italiano, l’Assemblea Antimilitarista Toscana ha indetto una manifestazione alla sede della Leonardo di Campi Bisenzio. Di seguito il loro appello: “Venerdì 24 maggio 2024 manifestazione presidio antimiilitarista per la conversione produttiva della Leonardo da fabbrica di armi di morte a fabbrica di beni di vita. ore […]
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