Dodici anni di reclusione per Anan Yaeesh, 9 per Alì Irar e 7 per Mansour
Dogmosh. Queste le richieste del pubblico ministero al termine della
requisitoria nell’ambito del processo che vede all’Aquila i tre palestinesi
imputati con accuse di attività di terrorismo internazionale.
La sproporzione delle richieste e ancora piu’ evidente se si confronta la
condanna inflitta ad Anan da un tribunale militare israeliano: 3 anni di
reclusione e 5 di libertà vigilata per fatti risalenti alla seconda intifada.
Invece nel caso specifico , per fatti certamente meno gravi, il pubblico
ministero dell’Aquila ha chiesto 12 anni di reclusione, eludendo tutto il
contesto e la possibilità di riconoscere attenuanti generiche, l’attenuante
della provocazione, il fatto di aver agito per elevati valori morali e sociali
,decontestualizzando la situazione da ciò che accade in Palestina e ignorando il
diritto alla resistenza del popolo palestinese. E’ sempre piu’ evidente la
subordinazione della magistratura italiana alla volontà punitiva di Israele nei
confronti degli esuli palestinesi ,specchio della complicità dello stato
italiano nel genocidio.
Ne parliamo con un compagno che ha seguito le udienze del processo .
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Il processo ad Anan, Alì, e Mansour si è contraddistinto per numerose anomalie,
a partire dal fatto che non si comprende né di quali fatti specifici siano
accusati né se il loro presunto reato, cioè sostenere la legittima resistenza
contro l’occupazione coloniale, sia perseguibile da un tribunale Italiano, a
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Qui, il 23 maggio, […]
L'Aquila mobilitazione per la liberta di Yaesh Anan
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gennaio 2020. Vakhtang Enukidze è stato massacrato di botte dalla polizia. Era
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Il 17 giugno un giudice di Modena ha deciso di archiviare il fascicolo delle
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