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Milano r-esiste
Un misto di rabbia e festa urlato da migliaia di persone che ieri hanno attraversato Milano per difendere spazi sociali e immaginare una città diversa: solidale, pubblica, inclusiva. Ancora, dopo 50 anni di militanza, il Leoncavallo ha acceso un grido che scuote il cuore della metropoli. di Riccardo Sacchi Milano richiede una città diversa. Ieri lo […]
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Milano: sgomberato il centro sociale Leoncavallo
Sgombero dello storico centro sociale Leoncavallo a Milano. La polizia è entrata nel centro sociale all’alba di giovedì 21 agosto con l’ufficiale giudiziario. Su ordine di Piantedosi hanno rispolverato, dopo 36 anni, lo sgombero del Leoncavallo ad agosto. Hanno voluto colpire un simbolo storico. Milano svuotata di senso, ridotta a vetrina per turisti e speculatori. […]
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Leoncavallo sotto sfratto
Il primo tentativo di sgombero del Leoncavallo è stato respinto nel 1989 con una «iconica» resistenza. Martedì il Viminale ci riprova. La gentrificazione allontana lo storico centro sociale e la burocrazia ne frena il trasloco di Giuliano Santoro da il manifesto Una leggenda metropolitana, ampiamente smentita dai fatti e dall’evidenza delle circostanze, sostiene che il […]
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ETXARRIREN DESALOJOA GELDITU! GAZTETXEAK DEFENDATU!
Il pomeriggio del 3 aprile l’Ertzaintza è arrivata in forze per sgomberare il gaztetxe Etxarri II, occupato dal 2014, nel quartiere di Errekalde, a Bilbao. La resistenza non si è fatta attendere: nel giro di un’ora dalla chiamata, le persone erano già un migliaio e hanno dato vita ad una manifestazione spontanea, finita in parecchie […]
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NO allo sfratto di casa Galeone!
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato di Casa Galeone, realtà delle Marche sotto sfratto IL GALEONE IN TEMPESTA Nel 2022, venuti a conoscenza delle intenzioni di sfratto della proprietà nonostante non fossimo mai stati morosi e sussistessero noti accordi con il legittimo proprietario Arnaldo Natali, spalle al muro abbiamo deciso di opporci agli sfratti in sede processuale, forti delle nostre ragioni e delle evidenze che credevamo incontestabili. Ci siamo imbarcati in un’impresa costosa, lunga e complicata su un terreno ostile che non è mai stato il nostro. In tribunale ci siamo sempre andati o perché trascinati dalle guardie o per sostenere compagni/e inguaiati/e con la legge. Mai volontariamente a cercare “giustizia”. E così doveva rimanere. Una volta saliti su questo carrozzone siamo stati travolti da schemi che ci hanno obbligato a contrarre la nostra attitudine al conflitto, sovradeterminando le nostre pratiche e sottraendo energia alle lotte e ai progetti per dedicarci alla raccolta fondi perché, a differenza della proprietà che ha a disposizione fondi illimitati piovuti dal cielo, noi possiamo contare solo sulle nostre forze e sulla solidarietà dei nostri compagni e delle nostre compagne. Il 12/02/2025 nel giudizio n.r.g. 225/2024 la Sezione specializzata agraria del tribunale di Macerata ha emesso la sentenza in merito al procedimento sulla supposta finita locazione dell’immobile abitativo decretando l’obbligo del rilascio non oltre il 31 Maggio 2025. Con la stessa ci condannano, inoltre, al pagamento delle spese legali sostenute dalla proprietà e al pagamento degli affitti non versati dal 2023 ad oggi. Tutte le nostre richieste in merito alla natura del contratto, di fatto agrario e non di civile abitazione, e soprattutto a quelle relative a un importante controcredito che vanteremmo in seguito ai numerosi e dettagliati lavori di ristrutturazione sono state rigettate malamente. Il 22/11/2024 nel giudizio 1119/2022-535/2023 r. g. vertenti, la corte d’appello d’ Ancona respinge il nostro ricorso condannandoci al rilascio della terra liberandola tempestivamente di ogni soprassuolo e ovviamente siamo stati anche condannati a rifondere spese legali e canoni. Abbiamo infine ricorso in cassazione sperando che, non essendo ancora andato in giudicato, avrebbe “puntellato” l’impianto delle nostre istanze in merito alla questione abitativa. Un disastro. Abbiamo infine offerto in extremis, per l’acquisto della casa, una cifra spropositata. Molto più alta del reale valore dell’immobile. Una cifra a cui, solo una manciata di mesi prima, la proprietà ci aveva chiesto di arrivare per la sua cessione e alla quale abbiamo ricevuto come risposta un laconico: “non esistono i presupposti per improntare una qualsivoglia trattativa”. Che tradotto probabilmente significa: “piuttosto la bruciamo”. Che vi fosse un problema ideologico di fondo lo aveva candidamente confessato il loro avvocato, tale Michelangelo Seri di Civitanova Marche, dobbiamo dire a tratti più realista del re, che probabilmente dietro mandato della Luna srl ha cercato, nelle varie udienze, di inserire la questione politica e morale nel dibattimento. In particolare, durante le mobilitazioni in solidarietà dell’anarchico Alfredo Cospito ha millantato la nostra “pericolosità sociale” perché protagonisti di un’esperienza agricola comunitaria di stampo libertario, arrivando poi a ridicolizzarsi nel tentativo di stigmatizzare come esotico e ambiguo il nostro modello di vita in comune, e definendo inoltre “fantasie agresti” le nostre pratiche contadine. Probabilmente il problema nasce quando, la non ancora erede Miriam Natali, durante una visita a Casa Galeone accompagnata dal fido Lino Sopranzi, commercialista con delega di amministratore di sostegno del vecchio Arnaldo oramai infermo, si imbatté nel nostro frigorifero a doppia anta. Sicuramente l’elettrodomestico che più di tutti gli altri manifesta il suo Antifascismo. Secondo il loro terzista pare che alla vista di tutti quegli adesivi colorati e inequivocabili, ne sia uscita particolarmente turbata... Il famoso problema ideologico di fondo. Non vogliamo negare né la profonda tristezza, né la grande rabbia per questo sopruso, né l’oggettiva difficoltà a coprire le spese legali. Sappiamo che difficilmente gli spazi di casa nostra saranno nuovamente abitati perché sull’immobile pendono una serie di vincoli oltre che una frana attiva che dovrebbero dissuadere anche il più sprovveduto acquirente, e quindi questi spazi così pieni vita, progetti, disagio, ricordi sono destinati all’abbandono, al silenzio. Sappiamo che a breve la nostra terra che abbiamo trasformato da un campo arido e avvelenato in luogo fertile e ricco di biodiversità verrà riconsegnata all’agroindustria che in una sola stagione procederà allo sterminio dei micro-ecosistemi che vi erano rinati. In questi giorni stiamo cercando disperatamente un altro posto dove continuare il progetto di casa galeone ma non è semplice. Per niente. Non è semplice immaginare un altro luogo dove ricominciare, organizzare un trasloco in odore di esodo, asportare tutti gli impianti e le migliorie approntate in questi anni, immaginare che una nuova bimba possa nascere proprio nei giorni dello sfratto e pensare di abbandonare un luogo a cui abbiamo dato così tanto e che così tanto ci ha dato. Non è semplice. Noi comunque non molliamo e i conti non si chiuderanno di certo così. Non riusciamo ad immaginare un altro modo di vivere e di lottare. Vorremmo concludere citando testualmente il presidente della commissione speciale agraria del tribunale di Macerata quando per richiamare a gran voce gli avvocati e i suoi colleghi alla lettura dell’ultima sentenza dice: ADESSO TOCCA AGLI ANARCHICI       > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000 > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
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Se organizzarsi collettivamente viene paragonato a metodi mafiosi……
Il Governo e Telt chiedono un totale di oltre 7 milioni di euro al Movimento No Tav, ai compagni e alle compagne del centro sociale Askatasuna e dello Spazio Popolare Neruda. Al processo che vede coinvolte 28 persone di cui 16 con l’accusa di associazione a delinquere ha visto andare in scena la richiesta dei risarcimenti dei “danni” per le manifestazioni prese in oggetto dall’inchiesta, perlopiù svolte in Val di Susa. da Associazione a Resistere Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Interno e Ministero della Difesa, costituitisi in parte civile, richiedono sia il danno patrimoniale per le persone infortunate oltre che per i mezzi e il vestiario danneggiati, ma anche per il costo delle attività investigative della Questura, gli straordinari, l’indennità di ordine pubblico, sia il danno non patrimoniale. Per dare qualche cifra da capogiro, soltanto nel 2021 lo straordinario calcolato per i celerini ammontava a 1.024.785 di euro, a queste spese occorre aggiungere le spese del vitto, dell’alloggio e vettovagliamento. Bisogna poi contare il danno non patrimoniale, ossia il danno all’immagine, lesione del prestigio e credibilità dell’istituzione. Ciò si concretizza per un totale di oltre 7 milioni di euro (di cui 2.500.000 euro in via provvisionale esecutiva in attesa che il processo si concluda in via definitiva, ciò implica la possibilità che, già in primo grado di giudizio, una parte della quantificazione dei danni dovrà essere liquidata immediatamente, pena la sospensione della condizionale): 3,6 milioni per il Ministero dell’Interno, 3 mila euro per il Ministero della Difesa, a questo si aggiunge il danno non patrimoniale per la cifra di 3 milioni al Ministero dell’Interno e ulteriori 100 mila euro per il Ministero della Difesa e 100 mila per la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Oltre alle cifre richieste dall’avvocatura di Stato, vengono sommati 1 milione di euro immediatamente esecutivi ai quali si aggiungeranno danni patrimoniali (e non) da liquidare e quantificare in sede civile da parte di Telt. Questa richiesta mette sotto accusa e infonde l’idea che chi protesta debba sobbarcarsi l’onere di pagare poliziotti in trasferta, gli extra, gli straordinari e tutto ciò che comporta la presenza di migliaia di poliziotti tenuti in pianta stabile a occupare un intero territorio come la Val Susa. Durante l’udienza si è tenuta anche la prima parte dell’arringa difensiva dell’avvocato Novaro in merito al capo 1 incentrata sull’inconsistenza delle accuse dell’associazione a delinquere. Viene smontata quindi pezzo pezzo la memoria della Procura evidenziando tutte le forzature, i pregiudizi e l’inconsistenza di un teorema accusatorio che vuole negare la politicità dell’agire degli imputati, relegando la storia dei movimenti a espressioni deliquenziali, complotti criminali e nient’altro. Alla faccia della costituzione. É stata destrutturata la tesi cardine dell’accusa che, come aveva inaugurato la pm Pedrotta nel suo discorso per formulare le richieste, non sarebbe tutta l’Askatasuna a essere considerata criminale ma soltanto un gruppo al suo interno: allora non si spiega come possa reggere tutto l’impianto accusatorio se questa affermazione fosse vera. É stato sottolineato come nelle pagine dell’inchiesta ci siano copia e incolla delle annotazioni della digos che non sono state minimamente contestualizzate e inoltre, non ci è dato sapere il criterio con il quale siano state formulate le richieste dell’accusa. Un tema importante che è stato messo al centro poi, è come la solidarietà non possa essere comparata a comportamenti e dinamiche afferenti a dimensioni mafiose, in quanto basta alzare lo sguardo e vedere che in tutta Italia, ma siamo certi di poter dire in tutto il mondo, tutti i movimenti sociali si supportano a vicenda, si organizzano per portare avanti le lotte e per supportare le compagne e i compagni perseguiti dalla legge, il che prevede l’esborso di denaro. E non è la prima volta infatti, che il Governo e Telt vogliono giocare la carta dei soldi per mettere i bastoni fra le ruote al Movimento No Tav, ricordiamo la somma esorbitante chiesta all’epoca del processone No Tav che riguardò le giornate di lotta del 27 giugno e del 3 luglio 2011 che ammontava a 650 mila euro, ma anche altre occasioni in cui il dissenso e la lotta all’interno delle aule dei Tribunali sono state relegate a un dettaglio facoltativo in democrazia sotto il ricatto del denaro. Vogliamo ricordare la condanna ad Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, condannati al risarcimento dei danni per un presidio che avrebbe causato danni a Ltf a Susa in zona autoporto nel lontano 2010, condannati a pagare 214mila euro perché non si riuscirono a insediare macchinari e uomini per fare i sondaggi geognostici. Risarcimenti come quelli richiesti oggi vogliono affermare la ragion di Stato costi quel che costi, pensando che sia accettato socialmente che a persone normali che studiano e lavorano o sono in pensione venga richiesta una tale somma di denaro per aver partecipato a movimenti sociali che hanno fatto la storia del nostro Paese. É evidente che non sia razionale né possibile pensare che si potranno pagare tali somme, ma che l’obiettivo è quello di intimorire e spaventare tutto un movimento e fare da monito per chi pensa di organizzarsi e lottare. Per quanto ci riguarda noi non siamo abituati a misurare il mondo in carta moneta ma evidentemente per le istituzioni dello Stato la propria credibilità è questione di contabilità. Continuare a imporre con assoluta noncuranza delle voci che vi si oppongono un’opera come il tav, spacciandola come un’infrastruttura di interesse strategico nazionale è un esempio lampante della prepotenza dello Stato, che non incarna proprio alcuna ragione: ma anzi, propaganda l’uso della forza come unico mezzo con cui imporre le proprie decisioni e garantirsi quel poco di legittimità che gli rimane. La Valle di Susa avrebbe volentieri fatto a meno di vedere il proprio territorio deturpato e militarizzato, occupato da tutte le forze dell’ordine e dall’esercito, sapendo anche di dovergli pagare gli straordinari. “Lottare costa caro” è il titolo di uno dei tanti articoli usciti a seguito del lancio della notizia dei milioni richiesti durante questo processo: costa caro certo, ma ciò che sembra sempre più cara è la possibilità di esprimere contrarietà a fronte di scelte scellerate dei Governi, gli stessi che oggi ci stanno trascinando in guerra. Se organizzarsi collettivamente viene paragonato a metodi mafiosi, rappresentare ed esprimere l’opposizione sociale porta a pagare caro nell’era in cui il soldo è l’unico strumento con cui dare valore alla giustizia, siamo sicuri che qua i conti non stanno tornando. Eppure ci si aspetterebbe di sentire che il dissenso è il sale della democrazia, anche nelle aule di Tribunale….. > Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi > sostenerci donando il tuo 5×1000  > > News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp
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