Un grande corteo antimilitarista ha attraversato le strade di Torino, rompendo
la cortina fumogena che avvolge l’industria bellica ed il mercato delle armi
aerospaziali nella nostra città.
⚫ Dal 2 al 4 dicembre si terrà la decima edizione dell’aerospace and defence
meetings, dove i maggiori player a livello mondiale sottoscriveranno accordi
commerciali per le armi che distruggono intere città, massacrano civili,
avvelenano terre e fiumi. Produttori, governi e organizzazioni internazionali,
esponenti delle forze armate, compagnie di contractor si incontreranno e faranno
affari all’Oval.
L’industria aerospaziale produce cacciabombardieri, missili balistici, sistemi
di controllo satellitare, elicotteri da combattimento, droni armati per azioni a
distanza.
All’Aerospace and defence meetings si giocano partite mortali per milioni di
persone in ogni dove: le armi italiane, in prima fila il colosso pubblico
Leonardo, sono presenti su tutti i teatri di guerra.
Torino si candida a divenire uno dei principali centri dell’industria bellica
del nostro paese.
C’è chi dice no, c’è chi si mette di mezzo.
Quella di sabato 29 novembre è stata un’importante giornata di lotta al
militarismo e alla guerra.
Alla manifestazione, indetta dall’Assemblea antimilitarista, hanno partecipato
il “Coordinamento torinese contro la guerra e chi la arma” e delegazioni dalle
tante lotte contro basi militari, poligoni di tiro, caserme, fabbriche di morte.
C’erano coordinamenti e assemblee territoriali di Asti, Novara, Livorno,
Carrara, Reggio Emilia, Palermo, Trieste, Milano, Roma, Ragusa.
Il corteo è partito da Porta Palazzo, il cuore popolare della città, preceduto
dalla Murga e dalla Clown Army con azioni performanti che hanno catalizzato
l’attenzione delle tante persone che il sabato pomeriggio attraversano Porta
Palazzo.
La manifestazione si è poi diretta al Comune, dove si è sostato a lungo.
L’amministrazione “pacifista” della città è tra gli sponsor politici
dell’industria armiera e dell’aerospace and defence meetings. L’armata Clown si
è schierata si fronte all’ingresso ed ha dato vita ad un’azione antimilitarista.
Lungo tutto il percorso ci sono stati interventi delle realtà antimilitariste
che hanno partecipato al corteo.
Tantissimi i temi affrontati. A porta Palazzo si è parlato dell’economia di
guerra che colpisce i poveri del nostro paese: i tagli alla sanità uccidono chi
non può permettersi di pagare prevenzione e cura. Un focus è stato dedicato al
genocidio migrante nella guerra feroce nel Mediterraneo e sui valichi alpini,
smontando ogni retorica nazionalista in un contesto di solidarietà tra gli
oppressi e gli sfruttati di ogni dove.
Si sono poi susseguiti interventi sulle campagne di arruolamento e la propaganda
patriottica nelle scuole, l’economia di guerra e le spese militari, contro le
missioni di guerra all’estero e la militarizzazione delle nostre città. Ampio
spazio è stato dedicato alla collaborazione tra il Politecnico di Torino e
Leonardo, nel progetto della Città dell’Aerospazio, nuovo centro di ricerca
bellica in centro a Torino.
La Torino antimilitarista ha dato un segnale forte e chiaro: opporsi ad un
futuro per la città legato alla ricerca, produzione e commercio bellici è un
modo concreto per opporsi alla guerra e a chi la a(r)ma.
Gettare sabbia negli ingranaggi del militarismo è possibile. Dipende da ciascuno
di noi.
Le lotte antimilitariste stanno rallentando l’estendersi della macchina bellica,
inceppandone le articolazioni sui nostri territori.
Ma non basta.
Decine di guerre insanguinano il pianeta: la maggior parte si consumano nel
silenzio e nell’indifferenza dei più. Dall’Ucraina al Medio Oriente sono in atto
conflitti violentissimi, che potrebbero deflagrare ben oltre gli ambiti
regionali coinvolti.
Ovunque bambine e bambini, donne e uomini sono massacrat* da armi prodotte a due
passi dalle nostre case.
Le guerre hanno basi ed interessi concreti sui nostri territori, dove possiamo
agire direttamente, per gettare sabbia negli ingranaggi del militarismo.
Le guerre oggi come ieri, si combattono in nome di una nazione, di un popolo, di
un dio.
Antimilitaristi e senza patria sappiamo che non ci sono guerre giuste o sante.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre, spezzandone le radici, che si
alimentano alla fonte avvelenata dei nazionalismi, delle identità escludenti,
della negazione di ogni dinamica di convivenza che si dipani dal protagonismo di
chi lotta contro frontiere, Stati, religioni, sfruttamento.
Forte per tutto il corteo, in cui slogan, interventi, tactical frivolity hanno
messo insieme, comunicazione, sfottò del militarismo un grande impegno alla
lotta e alla diserzione.
Il corteo si è concluso in piazza Vittorio con una travolgente azione
performante della Murga.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato. Rifiutiamo la retorica
patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese
espansionistiche.
Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Martedì 2 dicembre si inaugura il mercato delle armi a Torino. Ci saranno anche
gli antimilitaristi.
Cacciamo i mercanti d‘armi!
Martedì 2 dicembre
ore 11,30
All’Oval in via Matté Trucco 70
No all’aerospace and defence meetings!
Assemblea Antimilitarista
antimilitarista.to@gmailcom
Tag - #disertarelaguerra
COLLINS E ZONE ROSSE STESSA GUERRA.
Con i disertori russi ed ucraini, per un mondo senza frontiere ed eserciti
Sabato 22 febbraio
giornata di lotta antimilitarista!
Ore 11 presidio al Balon
Fermiamo la guerra dall’Ucraina a Gaza, dal Sudan al Kurdistan, dallo Yemen al
Congo…
Sono passati tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina e il conflitto si
inasprisce sempre di più.
Le guerre insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver
fine. Con la terribile guerra in Medio Oriente, il conflitto nel Mar Rosso, il
moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il
perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano,
il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità
reale.
Opporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.
La guerra in Ucraina ha nel proprio DNA uno scontro interimperialistico di
enorme portata.
Il prezzo di questa guerra lo pagano le popolazioni ucraine e russe.
Lo pagano oppositori, sabotatori, obiettori e disertori che subiscono pestaggi,
processi e carcere.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e
pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento.
Il governo italiano si è schierato in questa guerra inviando armi, arrivando a
schierare 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel
Mar Nero.
L’Italia è impegnata in ben 43 missioni militari all’estero, in buona parte in
Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli
interessi di colossi come l’ENI.
L’Italia vende armi a tutti i paesi in guerra, contribuendo direttamente alle
guerre di ogni dove.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per
l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal
Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore
d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence
Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della
NATO.
Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
La guerra è anche interna.
Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di
ordine pubblico: i militari dell’operazione “strade sicure” li trovate nelle
periferie povere, nei CPR, nelle stazioni, sui confini.
Il comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato zone a sorveglianza
rinforzata Barriera, Aurora, San Salvario, il centro cittadino.
Come se non bastasse il ministro della Difesa ha annunciato la costituzione di
una “riserva”, un corpo di 10.000 militari volontari in addestramento perenne
che possono essere richiamati per far fronte a qualsiasi “emergenza” interna.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri”
confini, l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute
terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze.
In Russia e in Ucraina c’è chi lotta perché le frontiere siano aperte per chi si
oppone alla guerra.
Noi facciamo nostra questa lotta contro le frontiere, per l’accoglienza di
obiettor, renitent, disertor* da entrambi i paesi.
Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rigettiamo i vergognosi
giochini di Trump, Putin e dell’UE sulla pelle di popolazioni stremate dalla
guerra, messe a tacere da regimi, che in Russia come in Ucraina, gettano in
galera chi vi si oppone concretamente.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati.
Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro
pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.