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[2025-04-25] Biciclettata antifascista @ Manituana - Laboratorio Culturale Autogestito
BICICLETTATA ANTIFASCISTA Manituana - Laboratorio Culturale Autogestito - Largo Maurizio Vitale 113, Torino (venerdì, 25 aprile 11:00) Il 25 aprile non é una ricorrenza, è prassi di lotta! 🔥 Ci troviamo alle h. 10 di venerdì 25 aprile a Manituana, con la @ciclo_pop_malabroc aperta. Partiremo verso le h. 11 percorrendo Torino, per convergere in San Paolo 🚲 Che gli 80 anni della Liberazione d’Italia dalla dittatura fascista non siano solo un anniversario, ma una lente per riconoscere le forme di fascismo, da appendere sempre! 🙃 Per lə compagnə a piedi, ci sarà un pezzo del percorso del corteo non pedalato, seguiranno info a ridosso del 25 🩷
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1945 – 2025. Oggi come ieri. Azione diretta contro il fascismo
1945 – 2025. Oggi come ieri Azione diretta contro il fascismo Venerdì 25 aprile ore 15 Alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni in corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945. Ricordo, bicchierata, fiori, musica. E, dal vivo, il Cor’okkio nel canzoniere anarchico e antifascista (in caso di pioggia ci troviamo in piazza Crispi). Contro guerra, militarismo, repressione, per la rivoluzione sociale La memoria è uno strumento per leggere il presente e trasformarlo radicalmente. Il 25 aprile rappresenta un’occasione preziosa. Rievocare l’epopea partigiana non è un esercizio retorico, ci ricorda l’importanza di lottare apertamente contro il fascismo, da sempre braccio armato dei padroni che ci costringono ad un’intollerabile condizione di miseria e di sfruttamento. Oggi viviamo in un clima di guerra e di revisionismo senza precedenti. La Resistenza viene ridotta a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e capitalismo. La prospettiva rivoluzionaria si eclissa sotto il peso di una narrazione egemone che vede la Repubblica come approdo definitivo, frutto degli sforzi di tanti e tante che al contrario volevano farla finita con una società divisa in classi. Nel frattempo le periferie della nostra città sono sotto costante assedio militare. Si moltiplicano le retate contro coloro che non hanno in tasca il giusto documento. Le questioni sociali vengono trattate come problemi di ordine pubblico. I ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri. Il lavoro non c’è, e anche quando c’è è sottopagato, pericoloso, sfruttato, privo di qualsivoglia tutela. Precarietà, sfratti, povertà sono all’ordine del giorno. Fitto e bollette sono cresciuti a dismisura e sempre più persone faticano ad arrivare alla fine del mese. Il governo fascista soffia sul fuoco della guerra fra poveri, per nascondere la guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove. Il tentativo è quello di imprimere una svolta sempre più autoritaria e liberticida al paese, dotandosi di strumenti utili a reprimere sul nascere qualsiasi insorgenza sociale. La ricetta scelta per ostacolare l’opposizione politica e sociale è l’ultimo Decreto Legge “Sicurezza” (ex DDL 1236), approvato dal Consiglio dei Ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 aprile. Il provvedimento appena entrato in vigore bypassando completamente il parlamento, si inserisce nel solco già aperto da altri provvedimenti (i decreti rave, Cutro, immigrazione, Caivano), che colpiscono i poveri, gli stili di vita non conformi, gli stranieri senza documenti. Blocchi stradali o ferroviari, picchetti, occupazioni, scritte su caserme o commissariati, prevedono pene durissime. Normali forme di lotta attuate dai movimenti climatici, sociali e sindacali, anticarcerari e no border rischiano di costare la galera a tante compagne e compagni. Viene confermata l’introduzione del reato di “terrorismo della parola”. Viene concesso ancora più potere, agibilità e impunità alle forze di polizia. Le lotte portate avanti nelle carceri e nei CPR – anche sotto forma di resistenza passiva – possono essere perseguite in modo più duro perché chi le attua è dipinto come costitutivamente criminale, illegale, fuori norma. La logica sottesa al decreto è quella del diritto penale del nemico. Una logica di guerra, nella quale coloro che vengono identificati come nemici vanno annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico non valgono le tutele formali riservate ai cittadini. Quando la logica bellica si applica al diritto, alcuni gruppi umani vengono repressi per quello che sono più che per quello che fanno. L’intera azione dell’esecutivo è informata a questo principio. Un principio sulle cui fondamenta sono stati costruiti i lager nazisti e i gulag staliniani. Oggi la democrazia getta via la maschera e mostra il suo vero volto, quello della più spudorata violenza a salvaguardia del privilegio di classe e del potere nelle mani di pochi. Non solo. La stretta repressiva in atto e la criminalizzazione dei movimenti sociali vanno di pari passo con un intenso impegno bellico, sostenuto sia dalla sinistra che dalla destra istituzionale. Il piano ReArm Europe prevede di destinare ben 800 miliardi di euro al riarmo su ampia scala. La spesa militare nel nostro paese ha da tempo toccato quota 108 milioni di euro al giorno. Le missioni all’estero delle forze armate italiane a difesa dei propri interessi neocoloniali si sono moltiplicate. In compenso, servizi pubblici essenziali vanno incontro ad ingenti tagli. Casa, sanità, istruzione, trasporti pubblici di prossimità efficienti sono un vero e proprio miraggio. Il warfare prende definitivamente il posto delle sorpassate politiche di welfare. L’industria militare fa affari d’oro, a pagarne le spese sono uomini, donne e bambini che periscono sotto le bombe costruite a due passi dalle nostre case. La nostra città – vera e propria eccellenza nel settore aerospaziale bellico – si impegna a costruire la Città dell’Aerospazio, polo di ricerca promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino, il quale ospiterà persino un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del D.I.A.N.A, struttura della NATO. Vogliono arruolare i nostri corpi e le nostre coscienze bombardandoci di retorica patriottica, a partire dalle scuole e dalle università. Vogliono prepararci ad un allargamento del conflitto che può essere solo foriero di morte. Ma le leggi dettate dal clima repressivo e dall’economia di guerra non sono altro che il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno della società. Siamo ancora in tempo per far sì che la paura cambi di campo, per fermare l’avanzata del fascismo, del nazionalismo, del militarismo. Le tante libertà che padroni e governanti continuano a sottrarci con la forza possiamo riprendercele soltanto praticando l’azione diretta, la solidarietà, il mutuo appoggio tra sfruttat*. I partigiani che imbracciarono le armi e combatterono strada per strada e sui sentieri di montagna fino alla seconda metà degli anni ’40 del Novecento, lo sapevano bene. Spetta a noi raccoglierne l’eredità e fare in modo che il loro sforzo non sia stato vano. Spetta a noi realizzare giorno dopo giorno il sogno di un mondo di libere ed eguali, di una società realmente autogestita, libera da stato, padroni, militari, polizia. Federazione Anarchica Torinese Assemblea Antimilitarista – Torino riunioni, aperte agli interessat, ogni martedì alle 20,30 in corso Palermo 46 www.anarresinfo.org
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Cartografie del terzo settore e della innovazione sociale a Torino #5. Almaterra
(disegno di adriana marineo) Per circa un anno, alcune ex-lavoratrici dell’associazione Almaterra, insieme ad altre lavoratrici del terzo settore, hanno portato avanti una mobilitazione contro le condizioni di sfruttamento nel settore sociale. La contestazione contro Almaterra è nata quando alcune operatrici hanno deciso di portare alla luce un episodio di aggressione e ritorsione nei confronti di una collega, a cui hanno fatto seguito licenziamenti ed estromissioni dall’organo associativo. Le ex-lavoratrici hanno iniziato una vertenza, chiedendo quello che spetta loro per gli straordinari non pagati e imposti come volontariato obbligatorio e il riconoscimento del reale inquadramento contrattuale. Dando seguito a precedenti assemblee pubbliche per discutere il tema del lavoro sociale in città, l’11 febbraio un presidio di fronte al tribunale ha portato solidarietà alle lavoratrici in occasione della prima udienza, con l’associazione chiamata in giudizio a causa dei licenziamenti impiegati come ritorsione e quindi ingiustificati. Poi, il 5 marzo, un presidio si è radunato davanti alla sede della Compagnia di San Paolo per raccontare il ruolo che questo ente gioca nella trasformazione del terzo settore in uno strumento di profitto e controllo. Questi momenti sono stati un’occasione per condividere le proprie esperienze e gli strumenti possibili per costruire una lotta. *   *   * Almaterra è un’associazione del terzo settore di Torino che si presenta come “un’associazione di donne femministe e transfemministe di diversi paesi”. Il Centro interculturale delle donne Alma Mater, situato presso un ex edificio scolastico, nacque su iniziativa di un gruppo di donne riunitesi a partire dal 1990 e fu inaugurato nel dicembre del 1993: oggi è gestito dall’associazione, istituita nel 1994 proprio a tale scopo. Nata all’interno della tradizione femminista, Almaterra a oggi lavora su progetti interculturali dedicati all’empowerment femminile, all’accessibilità al mercato del lavoro e all’inclusione sociale e culturale delle donne, occupandosi di questioni di genere e violenza di genere. L’associazione offre un’ampia gamma di servizi dedicati alle donne e alle soggettività femminili: corsi di alfabetizzazione, sportello di orientamento sociale, sportello lavoro, sportello psicologico, consulenza legale, ludoteca, mensa, uno sportello di segreteria e altro. Inoltre promuove un insieme di progetti che includono sia attività interne al Centro sia azioni esterne, realizzate attraverso collaborazioni e convenzioni con istituzioni ed enti, pubblici e privati, a livello locale e non solo. Tra questi attualmente si annoverano un’unità di contatto per sexworkers e vittime di tratta; un progetto dedicato alle diverse forme di fragilità sociale e rivolto alle circoscrizioni 5 e 6 della città, di cui è capofila Arci Torino; e alcuni progetti correlati all’emergenza abitativa, tra cui un social housing che offre una sistemazione temporanea a seguito della perdita della casa.  Almaterra è sostenuta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, dalla Regione Piemonte, dalla Città di Torino e da UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), oltre che da una serie di attori privati tra cui spiccano la fondazione Compagnia di San Paolo e la fondazione CRT. L’associazione è inoltre un ente accreditato per il Servizio Civile Universale e accoglie giovani partecipanti al servizio civile, avvalendosi del loro contributo, oltre che di una più ampia attività di volontariato, definita da Almaterra stessa “il cuore pulsante della associazione”.  Nel 2023, Almaterra ha partecipato al bando Next Generation You promosso da Compagnia di San Paolo, un bando volto a promuovere tra le realtà del terzo settore strumenti gestionali e economici più efficienti, attraverso la definizione di ruoli interni ben circoscritti, organigrammi, processi decisionali definiti e verticistici: in pratica un processo di aziendalizzazione del lavoro sociale. Le associazioni che accedono ai finanziamenti di questo bando sono tenute a rispettare rigide linee guida, simili a quelle imposte dagli istituti bancari, e a conformarsi a criteri di efficienza, produttività e sostenibilità economica tipici del settore privato. Le realtà del sociale sono così spinte a uniformarsi a una condotta operativa che di fatto incrementa la standardizzazione delle pratiche e rafforza le dinamiche di controllo e subordinazione nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici, così come nei confronti delle persone beneficiarie dei servizi. Di pari passo con la ridefinizione in chiave sempre più orientata al profitto, le lavoratrici di Almaterra hanno registrato all’interno dell’associazione condizioni di forte stress lavorativo, carichi di lavoro eccessivi senza alcun aumento della retribuzione, l’imposizione del volontariato come obbligatorio, finanche episodi di prevaricazione nei loro confronti. Le condizioni di inquadramento e di retribuzione per loro erano quelle di contratti precari e a tempo determinato, con compensi forfettari a cadenza trimestrale posticipata, e contratti firmati a posteriori. Erano inoltre inquadrate con contratti di co-co-co, pur a fronte della richiesta effettiva di una presenza invece costante, de facto full time, e pur essendo investite di mansioni di responsabilità e di coordinamento. Nel febbraio 2024 Almaterra interrompe il contratto di una lavoratrice in seguito a un episodio nel quale la stessa ha preso le difese della cuoca della mensa durante una lite con un’amministratrice dell’associazione, ed è stata da quest’ultima aggredita verbalmente e fisicamente. In seguito alcune colleghe, che palesano la loro solidarietà alla lavoratrice, ed esprimono la necessita di risolvere i contrasti interni all’ente, a loro volta sono estromesse dal lavoro.  Nel suo sito web Almaterra si richiama a valori quali “il rispetto, l’accoglienza, la solidarietà e la dignità umana” e dichiara “l’intenzione di contribuire alla decostruzione dei pregiudizi e alla costruzione di comunità”. L’associazione si presenta come inclusiva e attenta alle discriminazioni, fornisce un’immagine che deve passare all’esterno, ma è notevole il contrasto con la realtà interna mostrata da questi fatti. Sotto la veste del lavoro di cura si riproducono meccanismi di oppressione. Anche nei confronti dei beneficiari dei servizi, a dispetto della immagine proposta, le lavoratrici testimoniano di atteggiamenti discriminatori e infantilizzanti, di logiche premiali e orientate al disciplinamento delle persone che si rivolgono all’associazione e la attraversano. La narrazione di Almaterra appare quindi come un’appropriazione dei valori e del linguaggio dei movimenti sociali e dei contesti di cura: parole come “accoglienza”, “inclusione”, “empatia” vengono utilizzate per costruire un’immagine positiva, forse utile per attirare soggetti (possibili volontari) animati da determinati valori, ma nella sostanza si legittimano nuove forme di precarietà e disciplinamento. Il caso di Almaterra mette in luce caratteri comuni a tutto il terzo settore: il carico sui lavoratori e le lavoratrici di grandi responsabilità, il ricatto del rinnovo contrattuale, la richiesta di reperibilità continue e disponibilità al sacrificio a fronte di “una buona causa”. La strumentalizzazione della volontà di aiutare il prossimo si concretizza spesso, per di più, senza che venga fornito il dovuto supporto psicologico in caso di situazioni emotivamente destabilizzanti e senza i dovuti riconoscimenti a livello di retribuzione e tutele del lavoratore. A partire dalle rivendicazioni e dalle voci coraggiose delle lavoratrici di Almaterra, si apre forse uno spiraglio per uno sguardo, una lettura e un discorso critici sul lavoro sociale in città, e per una analisi critica dei suoi attori. (voce a cura di stefania spinelli) _______________________________ QUI L’INDICE DELLA CARTOGRAFIA
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[2025-04-26] IL GIORNO PRIMA @ Barocchio Squat
IL GIORNO PRIMA Barocchio Squat - Strada del Barocchio 27 - Grugliasco (TO) (sabato, 26 aprile 22:30) La notte tra il 26 e il 27 aprile festeggiamo insieme quello che negli stessi giorni del 1945 successe e che ancora oggi ci reca tantissima gioia:la cattura, la morte e l'appensione di Mussolini. Tali simpatici avvenimenti non devono smettere di essere celebrati e infatti al Barocchio squat la sera del 26 ci sarà: IL GIORNO PRIMA. concerto bella-vita con: -Turbo goo (punk n' roll, Bergamo) -Kultivator (mince grind, Slovenia) -Green Crack (grind violence, Slovenia) -Bialera (grind core, Torino). -Dischavizer (Crust punk, Brasile) Con la felicità nel cuore per la caduta di Mussolini e del fascismo di ieri insieme alla rabbia per il diffondersi di un ugual maleodorante neofascismo ci ritroviamo al Barocchio squat,uno di quei posti tanto amati da questa ripugnante specie.
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Altri Mondi Altri Modi: Weekend di dibattiti e intrattenimento
Ieri, Giovedì 11 Aprile, è iniziato a Torino, nel giardino dell’Askatasuna il festival Altri Mondi Altri Modi, una quattro giorni di dibattiti, musica live, buon cibo e birrette. La strutturazione che il festival da ai dibattiti con lo scopo di fornire nuovi strumenti di riflessione ed elaborazione politica parte da tre domande: come rifiutare la […]
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[2025-04-14] Aperitivo presentazione Luoghi di Cura Non di Paura @ Csoa Gabrio
APERITIVO PRESENTAZIONE LUOGHI DI CURA NON DI PAURA Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino (lunedì, 14 aprile 18:30) Dopo i presidi davanti alle Molinette e al Martini e la giornata di lotta dell'8 marzo, la necessità e l'urgenza di parlare di violenza medica nei luoghi della cura si sono mostrate in modo chiaro e potente. Il bisogno di mettere in discussione e scardinare un sistema sanitario che genera oppressione, paura, inaccessibilità alle cure e isolamento è emerso dalle persone con cui ci siamo confrontat* e dalle testimonianze che ci sono state affidate. Per questo vogliamo continuare a parlarne insieme e rendere collettive le nostre esperienze, per iniziare a pensare e costruire luoghi di cura che diano sempre più attraversabili da tutt*! Vieni a conoscere il percorso politico di luoghi di cura non di paura all'assemblea aperta di lunedì 14 Aprile dalle h 18:30 al CSOA Gabrio. Ci sarà un aperitivo con cibo vegano e birrette! A presto!
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12 aprile – Sabotare le guerra! Disarmare l’Europa!
Sabotare le guerra! Disarmare l’Europa! Per un mondo senza eserciti e frontiere Sabato 12 aprile giornata di informazione e lotta antimilitarista presidio al Balon dalle ore 10,30 Mentre l’Europa – e il mondo – fanno una precipitosa corsa al riarmo è sempre più necessario mettersi di mezzo, inceppare gli ingranaggi, lottare contro l’industria bellica e il militarismo. La guerra insanguina vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. A tre anni dall’accelerazione violenta impressa dall’invasione russa dell’Ucraina il conflitto si inasprisce sempre di più. A Gaza è ripresa la pulizia etnica mentre gli Stati Uniti spingono per la deportazione dei gazawi. Se si aggiungono il conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, i massacri degli alewiti in Siria, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano dal Sudan al Congo, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità reale. I paesi europei, indeboliti da tre anni di guerra e dal conseguente aumento della spesa energetica, reagiscono al repentino mutamento nella politica estera statunitense con un processo di riarmo, che potrebbe aprire a nuove pericolose escalation belliche. La guerra non è più così lontana come un tempo. I potenti che si contendono risorse e potere, sono indifferenti alla distruzione di città, alla contaminazione dell’ambiente, al futuro negato di tanta parte di chi vive sul pianeta. Le macerie sono solo buoni affari per un capitalismo vorace e distruttivo che ha una sola logica, quella del profitto ad ogni costo. Uomini, donne, bambine e bambini sono solo pedine sacrificabili in un gioco terribile, che non ha altro limite se non quello imposto dalla forza di oppress e sfruttat, che si ribellano ad un ordine del mondo intollerabile. Il prezzo delle guerre lo pagano bambine e bambini, uomini e donne massacrati ed affamati in ogni angolo del pianeta. Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento. Il governo italiano si è schierato nella guerra in Ucraina inviando armi, e dispiegando 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel Mar Nero. L’Italia è impegnata in ben 43 missioni militari all’estero, in buona parte in Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli interessi di colossi come l’ENI. L’Italia vende armi a tutti i paesi in guerra, contribuendo direttamente alle guerre di ogni dove. Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale. Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO. Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare. Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo altra guerra. Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra. La corsa alla guerra uccide anche in tempo di “pace”. La mancanza di prevenzione e cura per tutti è intrinsecamente omicida. La guerra non dichiarata ai migranti uccide ogni giorno lungo le frontiere del Belpaese. La guerra è anche interna. Il governo con una forzatura inedita, da stato di polizia, ha trasformato il disegno di legge 1236 in decreto, esautorando il parlamento e rendendo immediatamente operative misure repressive durissime. Colpi sempre più forti a chi lotta nei CPR e nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte , a chi blocca una strada o una ferrovia, a chi sostiene e diffonde idee sovversive. Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di ordine pubblico: i militari dell’operazione “strade sicure” li trovate nelle periferie povere, nei CPR, nelle stazioni, sui confini. A Torino il comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato zone a sorveglianza rinforzata Barriera, Aurora, San Salvario, il centro cittadino. Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze. Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di libere ed uguali che può porre fine alle guerre. Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo. Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo la retorica patriottica – anche quando veste l’abito buono europeista – come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche, funzionali agli interessi del capitalismo. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni. Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra. Noi siamo disfattisti contro il nostro governo, e solidali con chi si batte contro il proprio. Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra. Coordinamento contro la guerra e chi la arma antimilitarista.to@gmail.com
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Cartografie del terzo settore e della innovazione sociale a Torino #4. Torino Stratosferica
(disegno di adriana marineo) La primavera a Torino è iniziata con i Future Urban Trends. Presso le vecchie Officine Grandi Riparazioni, oggi spazio culturale e polo di ricerca finanziato dalla fondazione CRT, si sono tenuti incontri per generare una “piattaforma che connette innovatori e imprenditori, visionari e maker, favorendo sinergie professionali e nuove prospettive sull’evoluzione urbana”. Un’occasione per permettere agli imprenditori locali di dialogare con esperti di innovazione sociale, creativi e generatori di start-up internazionali. La passione per il futuro proseguirà a ottobre con Utopian Hours, un festival sulle pratiche innovative per trasformare le città. Una versione del festival sarà organizzata il 29 maggio anche a Milano: Utopian Hours Milan Edition. Tutti gli eventi sono organizzati da Stratosferica, un’impresa sociale nata dall’esperienza di Torino Stratosferica. *     *     * Torino Stratosferica è un laboratorio di produzione di immagini, simboli e discorsi sulla città. L’immaginario elaborato da Torino Stratosferica si rivolge alle classi dirigenti che si occupano di trasformazione urbana (architetti, urbanisti, designer), ai governi territoriali (in particolare agli amministratori di Torino) e, soprattutto, ai gruppi di investimento interessati allo sviluppo della città. Il linguaggio ambisce a essere irriverente e creativo, dinamico come quello dei battitori liberi, e dunque più veloce, schietto e dirompente degli approcci tradizionali propri all’urbanistica e all’architettura in accademia, ai funzionari pubblici nei loro uffici comunali. Torino Stratosferica nasceva nel 2014 come progetto di comunicazione dell’agenzia Bellissimo e si inseriva nel dibattito sullo sviluppo strategico di una città post-industriale in crisi, ricca di vuoti urbani e gravata dal debito pubblico. Torino Stratosferica è divenuta associazione e ha iniziato a organizzare un festival annuale dedicato agli immaginari urbani: Utopian Hours. Il festival si tiene dal 2017, oggi è ospitato nel centro direzionale di Lavazza accanto alla Dora e accoglie innovatori, imprenditori, saggisti e architetti, urbanisti, amministratori pubblici e, soprattutto, visionari urbani. Durante la pandemia l’associazione ha ottenuto dal comune l’assegnazione temporanea di un’area non utilizzata in corso Gabetti: una striscia di territorio di ottocento metri, oltre il Po e lungo il pendio della collina, dove un tempo passava la linea 11 del tram. L’assegnazione temporanea era possibile grazie a un regolamento relativo alla “Disciplina del contrasto al degrado urbano e rafforzamento delle forme diffuse di partenariato pubblico-privato”. Accanto al vecchio percorso delle rotaie è sorto così un effimero Precollinear Park dove si sono tenuti nei mesi dibattiti, presentazioni di libri, laboratori e incontri. Un container dismesso fungeva da bar per aperitivi serali. Le iniziative esistevano grazie alla collaborazione di giovani volontari, soprattutto studenti di architettura e di scuole di design. Al tempo della dismissione del Precollinear Park, nel 2023, Torino Stratosferica ha ottenuto la gestione temporanea di un nuovo spazio pubblico: l’area di corso Farini compresa fra il campus Einaudi dell’Università di Torino, le palazzine della Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte e i vecchi gasometri dell’Italgas. Qui Torino Stratosferica ha installato sedute, spalti in legno per assistere a eventi culturali e l’immancabile container da trasformare in miscelatore di drink per serate di primavera. I due interventi in corso Gabetti e in corso Farini mostrano la passione per il “placemaking”, ovvero la manipolazione creativa di spazio urbano. Nel 2023 Torino Stratosferica si è trasformata in impresa sociale e alla fine dello stesso anno ha inaugurato un nuovo presidio urbano lungo la Dora: Dorado. Si tratta di un ampio magazzino dismesso e di proprietà di Lavazza, ottenuto in comodato d’uso. Dorado si presenta come uno spazio polivalente dove allestire mostre, organizzare dibattiti, accogliere associazioni e gruppi informali. Nelle librerie contro le pareti sono esposti i classici della sociologia critica e dell’urbanistica del secolo scorso e i nuovi titoli dedicati alle smart cities e alla collaborazione fra enti pubblici e privati. Il desiderio di una città flessibile, disponibile ad accogliere l’intervento di creativi e imprenditori, attraversa tutte le iniziative di Torino Stratosferica. Fra i pannelli esposti a Dorado campeggia un progetto immaginario dedicato alla “sperimentazione edilizia”. Qui si legge: “La città di Torino offre a sviluppatori immobiliari e a singoli privati la possibilità di costruire case su lotti di medie dimensioni (max 500 mq), senza doversi attenere al regolamento comunale, ai vincoli del piano urbanistico e del parere della Sovrintendenza. Unico obbligo: progettare e costruire seguendo standard ecologici e prestazioni energetiche di classe superiore e non andare oltre i tre piani fuori terra. […] Un modello di ‘libertà edilizia’ per dare impulso a un quartiere di edifici residenziali sperimentali”. La libertà appare come opportunità incontrastata di fare affari. Torino Stratosferica è un think tank per innescare e accelerare la trasformazione urbana in senso neoliberale, affinché la città possa offrire occasioni agli investitori e alla classe agiata dei creativi. In questo senso Torino Stratosferica è un’entità organica allo sviluppo urbanistico di Torino più spregiudicato e ne sono testimonianza gli ottimi rapporti con Lavazza, il principale investitore immobiliare nel quartiere Aurora, e le collaborazioni con The Social Hub e l’architetto Cino Zucchi. The Social Hub intende edificare, sempre lungo la Dora, un ostello di lusso e in città gode del sostegno di Luca Ballarini, fondatore di Torino Stratosferica. Infine Cino Zucchi, autore del centro direzionale Lavazza, ha coinvolto Stratosferica nella progettazione della riqualificazione della Cavallerizza Reale, futura sede del quartier generale della Compagnia di San Paolo. Torino Stratosferica esplora l’affascinante, inquietante frontiera fra il sogno e la realtà, fra l’immaginario e gli interessi economici concreti. Durante l’edizione del 2018 di Utopian Hours fu proposta la visione dei “Dorazzi”, area di divertimento serale, consumi ed eventi culturali lungo la Dora, ispirata all’esperienza, ormai tramontata, dei Murazzi sul Po. L’idea di allora è oggi al centro dei progetti che insistono sul lungofiume della Dora e non è un caso se la nuova impresa sociale ha stabilito il suo presidio più importante proprio qui. Forse Torino Stratosferica è uno dei macchinari simbolici che il capitalismo usa per trasformare in strumenti di speculazione e profitto le ambizioni di trasformazione sociale, le utopie, i desideri. Così i placemakers lavorano alacremente per favorire l’estrazione di valore urbano, mettendo finalmente a frutto i fumosi insegnamenti impartiti negli ultimi decenni dai dipartimenti di scienze della comunicazione, dalle scuole di storytelling e design, dalle facoltà di architettura. (voce a cura di francesco migliaccio)
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[2025-04-06] BALERA BAGNATA @ Circolo Arci Camalli
BALERA BAGNATA Circolo Arci Camalli - via Bastioni di Mezzo 6, Imperia (domenica, 6 aprile 12:00) 𝐁𝐀𝐋𝐄𝐑𝐀 𝐁𝐀𝐆𝐍𝐀𝐓𝐀 💦 𝟔 𝐀𝐏𝐑𝐈𝐋𝐄 𝟐𝟎𝟐𝟓 🧽 𝟏𝟐.𝟎𝟎 - 𝟐𝟎.𝟎𝟎 🛁 Banda Mutanda è lieta di invitarvi a partecipare ad una domenica calda, unta e bagnata per 𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞, esprimerci, danzare, strusciarci… 👉Il Mezcal è uno spazio autogestito, tutte le attività sono basate sulla condivisione e la pratica della “𝐁𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚”: non vi è circolo di denaro, porta quel che vuoi trovare; puoi anche usufruire liberamente della cucina. 𝐏𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐜𝐢𝐛𝐨 𝐞 𝐛𝐞𝐯𝐚𝐧𝐝𝐞, 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐛𝐨𝐫𝐬𝐚 𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐜𝐡𝐢 𝐚 𝐜𝐮𝐢 𝐭𝐢 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐠𝐢𝐨𝐜𝐚𝐫𝐞, 𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐚 𝐢𝐧𝐝𝐨𝐬𝐬𝐚𝐫𝐞, 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐚 𝐬𝐮𝐨𝐧𝐚𝐫𝐞... 🌞L’evento si terrà all’aperto, nel giardino del Mezcal, ci sarà spazio per giochi di movimento ed attività all’aria e nel verde. 🍽️Dalle 12.00 ci incontriamo per preparare una grande tavolata e condividere ciò che porteremo, creare un momento di conoscenza reciproca e chiacchiere. 💃Dopodichè daremo il via a giochi pazzi, riffe clandestine e hully-gully rivisitati; con apparizioni di animatorx e famosx musicantx locali…e se anche tu vorrai prendere parte, usare il microfono, sfilare o improvvisare perfo, sentitx liberx di esprimerti e giocare insieme con tutti gli strumenti che troverai o porterai. 🫂Desideriamo tornare ad un 𝐛𝐚𝐥𝐥𝐨 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐞 𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐮𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚, 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐢 𝐞 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐢, 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐥 𝐫𝐚𝐟𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐞𝐠𝐨 𝐞𝐝 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐨𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐢𝐩𝐞𝐫-𝐩𝐞𝐫𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ che ci circonda. ♻️Troverete un’angolo SWAP: 𝐑𝐢𝐮𝐬𝐚, 𝐑𝐢𝐜𝐢𝐜𝐥𝐚, 𝐑𝐢𝐦𝐨𝐫𝐜𝐡𝐢𝐚! Porta quel che vuoi donare, prendi un nuovo bellissimo outfit e indossalo alla conquista dellx tux fiamma nella balera piu’ bagnata della zona...oppure porta un dono per la 𝐁𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐑𝐢𝐟𝐟𝐚, quel che porterai diventerà parte dei premi da vincere! 🌸Ricordiamo che il Mezcal è uno spazio autogestito, libero e aperto, invitiamo tuttx al rispetto e cura del luogo e di tuttx coloro che lo attraversano. 𝐁𝐀𝐋𝐄𝐑𝐀 𝐁𝐀𝐆𝐍𝐀𝐓𝐀 💦 𝟔 𝐀𝐏𝐑𝐈𝐋𝐄 𝟐𝟎𝟐𝟓 🧽 𝟏𝟐.𝟎𝟎 - 𝟐𝟎.𝟎𝟎 🛁
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[2025-03-29] Proiezione COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI @ Cinema Teatro Baretti
PROIEZIONE COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI Cinema Teatro Baretti - Via Baretti, 4 - 10125 Torino (sabato, 29 marzo 18:00) Il nuovo docu-film di Virzì "COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI" parla delle storie, motivazioni, speranze, paure, contraddizioni delle persone che hanno scelto di intraprendere azioni dirette nonviolente per attirare l'attenzione sulla crisi climatica, ecologica e sociale che stiamo vivendo. Nel parlare delle persone di Ultima Generazione, questo docu-film invita ognuna di noi a riprendere la speranza in mano per attraversare insieme la rassegnazione di fronte alle diverse e dolorose crisi in corso. A seguire ci sarà un momento di condivisione. Sarebbe bellissimo se potessi diffondere questo invito all'interno della tua realtà, venire con i tuoi amici e famigliari! Ti aspettiamo al cinema baretti il 29/03 alle 18h!
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