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[2024-11-21] APERITIVO INFORMATIVO: Nuovo Patto Europeo su Immigrazione e Asilo @ Csoa Gabrio
APERITIVO INFORMATIVO: NUOVO PATTO EUROPEO SU IMMIGRAZIONE E ASILO Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino (giovedì, 21 novembre 18:00) Con l'aiuto di avvocatə ASGI e realtà dalla frontiera italo-francese, proviamo a  capire come l'Europa (non) riforma la sua politica dell'immigrazione. - - - Giovedì 21 novembre - ore 18.00 CSOA Gabrio, Via Millio 42, Torino. - ORE 18 - DISCUSSIONE A giugno 2024 è stato adottato il Nuovo Patto Europeo per una gestione della migrazione “più efficiente”. Presentato come nuovo inizio, il patto si concretizza in una stretta sulle frontiere, con più detenzione, maggiori respingimenti e comprimendo in generale i diritti fondamentali delle persone in movimento. Avvocatə Asgi e persone attive al confine con la francia ci parleranno di come il Nuovo Patto inciderà sullo screening alla frontiera, sulle procedure accelerate, sul sistema di "solidarietà" stabilito dal Regolamento Dublino III e sui dispositivi di accoglienza, reclusione e rimpatri. - ORE 19:30/20 - APERITIVO Menù veg celiaco - 5 € trattabili (polenta-verdure-hummus) Il benefit sosterrà le spese delle attività dello Sportello Il-legale. Sei interessat@ a partecipare all'assemblea di Sportello? Ci trovi alla serata per parlarci e conscersi.
November 14, 2024 / Gancio
Aboliamo il ponte! Canovaccio per un teatro del grottesco a Torino
(disegno di roberto-c.) Era sabato 5 ottobre 2019, dopo lo sgombero violento dell’area più povera del Balon. Una straccivendola non accettò l’esilio e all’alba spostò un cassonetto in mezzo alla strada, accanto al ponte Carpanini di Borgo Dora. L’accenno di barricata diede coraggio ad altri venditori e nacque un mercato dissidente che costrinse le forze dell’ordine a nuovi interventi con scudi e manganelli. Sono passati cinque anni soltanto, eppure sembra un’era. Oggi i cassonetti non esistono più in strada perché è cambiato il sistema di raccolta dei rifiuti. Oltre il greto sorge il cantiere del nuovo The Social Hub e il presidente di circoscrizione Deri ha ordinato di divellere le panchine lungo un tratto di sponda fluviale. Fioriere e rastrelliere per bici sono state installate per disturbare le soste notturne di chi non ha casa. La municipale ha cercato per settimane di chiudere l’accesso alle sedute in legno del ponte Carpanini: stendevano invano illegittimi nastri rossi e bianchi. Una fondazione filantropica gestisce un giardino recintato e partecipa, insieme a tutti i raccattatori di briciole del terzo settore, a progetti europei per la sicurezza lungo il fiume. Le ronde di militari e poliziotti battono la zona per mettere in scena uno spettacolo securitario. Si respira un’aria di ostilità verso chi non aderisce ai progetti consumistici previsti per il quartiere e proprio le gradinate del ponte Carpanini sono uno degli ultimi luoghi in cui poter sostare liberamente, e senza l’orizzonte d’un cancello che delimita un’area pubblica. L’ultimo agosto due consiglieri di circoscrizione della Lega (Daniela Rodia e Daniele Moiso) hanno presentato una mozione con questo titolo: “Abolizione scalinata Ponte Carpanini”. Riporto il testo: “PREMESSO che negli ultimi anni sono molteplici gli episodi di aggressioni, risse e danneggiamenti riportati dalla cronaca nera cittadina che si consumano nel tratto di strada di Lungo Dora Napoli / Corso Giulio Cesare PRESO ATTO che nonostante l’approvazione di svariati documenti presentati da codesto gruppo politico ma anche da altre forze politiche e da noi votati CONSIDERATO che nonostante le scelte politiche messe in campo in questi anni sembra chiaro che la situazione sul tratto Lungo Dora Napoli / Corso Giulio Cesare non trova miglioramenti, anzi considerando anche il grave episodio della morte di una persona, che a quanto pare dovuta da un regolamento di conti a causa della forte attività di spaccio e probabile guerra fra bande IL CONSIGLIO DELLA CIRCOSCRIZIONE 7 IMPEGNA il Presidente e la Giunta della Circoscrizione 7 a farsi parte attiva con l’Assessore competente al fine di abolire la scalinata del Ponte Carpanini che quotidianamente viene utilizzata come stazionamento da parte di tali soggetti”. Dedicarsi a un’analisi lessicale e sintattica del testo sarebbe velleitario e forse controproducente. Più rilevante sarebbe soffermarsi sui meccanismi della rappresentazione adoperati da giornalisti e politici in merito ai fenomeni di quartiere: ne abbiamo già scritto e forse è opportuno prevedere una riflessione aggiornata. S’assapora nelle frasi qui riportate l’opportunismo dettato da una maledetta sete di un piccolo successo elettorale. Più intenso dell’opportunismo è il sentore di mediocrità – una mediocrità che la Lega condivide con tutti gli alleati e i partiti al governo della città. La grottesca forma espressiva di questa classe politica non dipende solo dall’infimo cabotaggio di candidati per la circoscrizione: si esprimono così anche in consiglio comunale e in organi rappresentativi maggiori. Penso alla mediocrità come fondamento dell’esercizio del potere, alla banalità come colloso legame su cui si regge un violento ordine costituito. Lunedì 28 ottobre la mozione è stata presentata in circoscrizione. La trascrizione del dibattito è stata una rivelazione: è un testo di teatro del grottesco. Riporto qui le battute con la speranza che un’eventuale azione teatrale in strada possa servire da esorcismo dell’idiozia. Oppure, più semplicemente, per fornire un piccolo documento per un’etnografia della mediocrità governativa. Ogni parola è stata trascritta con fedeltà, mi sono limitato a effettuare tagli per guadagnare in ritmo. Il vociare dalle seggiole dei consiglieri è stato riconosciuto come un canto corale. Poche sono le note di scena scritte in corsivo. L’ABOLIZIONE DELLA SCALINATA Personaggi in ordine di apparizione: Rodia, Lega, prima firmataria della mozione Coro dei consiglieri Moiso, Lega, secondo firmatario della mozione D’Apice, Moderati Alessi, Fratelli d’Italia Presidente Deri, Partito Democratico Giovannini, Fratelli d’Italia Genovese, Sinistra Ecologista Un’aula di consiglio di circoscrizione. I consiglieri firmano e prendono posto. Entra il Presidente Deri e si accomoda al centro dell’aula. Inizia il dibattimento. Rodia: […] Il ponte Carpanini è un qualcosa che non si può non vedere, qualcosa che non si può raccontare in maniera diversa da quella che è. Il ponte Carpanini ha questa scalinata, che quando è stata installata sicuramente aveva uno scopo, però questo scopo purtroppo oggi non corrisponde a quello per cui era stata ideata. Ormai sono anni, troppi anni, che noi sul ponte Carpanini abbiamo continuamente […] risse, spaccio, chi più ne ha più ne metta, ecco. Il tema è questo. E non possiamo non dire che lo stazionamento di persone che stanno lì tutto il giorno, tutta la sera, fino a tarda sera, non sia un problema. E allora cosa fa la Lega? La Lega pensa che per risolvere il problema deve fare una proposta a questo consiglio e la proposta è una proposta sicuramente azzardata […]. A me dispiace dirlo, ma noi siamo convinti che quella scalinata o va abolita, e sarebbe la soluzione migliore… Coro: In che senso “abolita”? Rodia: Va abolita, va tolta. È un sinonimo: abolizione, togliere, smontata – quello che volete, comunque il senso è quello. Oppure c’è da intervenire in modo serio, cosa che questa circoscrizione non ha mai nemmeno toccato l’argomento. Moiso: Io vorrei dire che è una proposta forte, una proposta tra virgolette radicale. Voi ci accusate sempre di voler militarizzare il territorio […]. Però, vede presidente, questa volta non andiamo nella direzione di militarizzare il territorio. Ci accusate da anni di essere brutti, cattivi, razzisti che vogliamo sempre eliminare la microcriminalità. […] Adesso trovatemi un’altra scusa per non votare questo documento, che va nella direzione di cercare più sicurezza per questo territorio, che è sotto lo sguardo di tutti presidente – puoi essere di destra, di sinistra, di centro, del nord, del sud, dell’est o dell’ovest – è un posto dove regna la criminalità, purtroppo è così. Quindi noi cerchiamo di aiutare […] le nostre forze dell’ordine. Togliamo questa benedetta scalinata e vediamo cosa succede. […] E con questo chiudo. D’Apice: La politica dovrebbe riunirsi e affrontare il problema, ma arriviamo al dunque: togliere la scalinata non risolve, perché dopo non stanno più lì, vanno alla bocciofila. Rodia: Infatti dobbiamo mandarli da un’altra parte! Coro: In Albania? D’Apice: Se togliamo la scalinata non risolviamo niente. Ci sono cose da tenere separate, non possiamo mettere tutto nel calderone, non possiamo fare un minestrone. Rodia: Qui non c’è nessun minestrone. D’Apice: Io sono del parere di non togliere le scalinate, ma di metterci qui tutti assieme e trovare una soluzione. Noi siamo una piccola parte della politica: facciamolo noi. L’alta politica lasciamola fare agli altri, noi facciamo la bassa politica. Riuniamoci, e ognuno metta le sue idee. Rodia: Ma io le ho messe! Alessi: Io attentamente ho sentito l’intervento di D’Apice, ma non ho capito qual è la sostanza.  Perché secondo me… D’Apice: Riqualificazione! Alessi: Togliere una scalinata o qualsiasi altra cosa è una sconfitta totale della politica. Do pienamente ragione alla collega Rodia e al collega Moiso perché quella scalinata – ma non solo la scalinata: quel luogo! – è inaccettabile, e non ho altre parole per definire. Quello che capita in quel luogo è inaccettabile. Però voglio fare un esempio: qualcuno – magari anche amico del presidente Deri, non lo so – si lamentava per le panchine su Lungo Dora Firenze, […] e le panchine sono state tolte. Si è risolto il problema? No. Primo: si sedevano comunque lì, perché se non erano seduti sulle panchine erano attaccati alla ringhiera o si portavano le sedioline da casa. O, meglio ancora, quelli che erano lì si sono trasferiti adesso dall’altra parte. […] Quindi, abbiamo tolto le panchine da una parte, ma le stesse persone sono andate a trenta metri oltre il fiume. Togliere la scalinata secondo me è un po’ la stessa cosa. È vero, si toglie la scalinata e si toglie un problema, ma quelle persone stanno sotto l’altra casa, stanno lungo il fiume, stanno sempre lì perché non è che si spostano di due chilometri. […] Io propongo di aggiungere […] che per motivi di ordine pubblico e di sicurezza pubblica si richiedono al sindaco ordinanze urgenti e contingibili volte a tutelare il lavoro delle forze dell’ordine. In questo caso specifico io andrei a sostituire la parte finale della mozione […] con: “proporre un’ordinanza urgente e contingibile per chiudere per un periodo di tot mesi – che può essere un mese, due mesi, tre mesi, starà al sindaco deciderlo – la scalinata del ponte Carpanini, valutando successivamente la situazione” […]. Cioè, si chiude la scalinata in qualche modo. Coro: E come la chiudi? Presidente Deri: Per favore! Alessi: La si chiude. Presidente Deri: Shhhhh! Alessi: E si dà uno strumento alle forze dell’ordine che lì non possono stazionare e si vede anche queste persone cosa faranno. Se saranno a due metri, non si sarà risolto il problema, se vanno da un’altra parte magari il problema si è risolto. Allora dopo l’ordinanza uno dice: ok, senza quella scalinata migliora tutto, togliamo la scalinata. Però io, personalmente, non mi sento di dire oggi togliamo la scalinata senza prima fare una prova, perché sennò veramente, dovremo anche togliere le rive, le sponde della Dora! Dovremo chiuderle. Rodia: Ottima idea! Giovannini: Io mi trovo pienamente d’accordo con le obiezioni che ha presentato la collega. Anche secondo me togliere le gradinate non serve a niente. Lo si è visto con le panchine tolte, si continua con il togliere dei servizi ai cittadini, invece lì problema è portare legalità in quella zona. In questi giorni c’erano i militari, anche se stazionavano e non giravano, e la presenza di certi personaggi si è ridotta notevolmente. Quindi il problema è riportare la legalità in quella zona e non togliere un servizio ai cittadini […]. Genovese: A volte mi sembra che guardiamo a delle stesse dinamiche, ma con prospettive totalmente diverse, da due mondi diversi. Quello che contesto di questo atto è il pensiero a monte, ovvero: che sia un problema che vi siano venti, trenta persone che siedono tutto il giorno sulle scalinate in un quartiere come quello di Aurora. […] Magari queste persone non sanno come riempire la giornata, o non possono, o per altri motivi non hanno altro luogo dove stare se non ritrovarsi lì. E magari non hanno altre occupazioni… Brusio indignato. Presidente Deri: Per favore! Genovese: Non hanno altre occupazioni, o non hanno altri posti alternativi, se non quello, purtroppo, di ricorrere alla microcriminalità o allo spaccio, è questo il problema: è che non diamo alle persone in questo momento gli strumenti per cercare effettivamente una occupazione o una vita migliore in questo paese, in questa città e in questo quartiere. […] Per me non è un problema di sicurezza una persona che spaccia, ma è un problema per quella persona che debba ricorrere allo spaccio  per sopravvivere. Moiso: Presidente Deri, ma cosa stiamo dicendo? Siamo in un’aula istituzionale! Presidente Deri: Siamo in una democrazia, ognuno dice quello che vuole, poi gli elettori decideranno. Moiso: Posso tollerare tutto, ma non questo! Genovese: La complessità è più ampia di una scalinata e io sinceramente non vedo differenze tra la proposta della Lega e l’emendamento di Fratelli d’Italia che dice esattamente la stessa cosa. Una volta che si chiude la scalinata le persone si spostano. […] Bisogna provare a fare delle vere manovre di aiuto per le persone che sono in strada e che sono costrette a starci perché non hanno alternativa. […] Una volta che togli loro quello spazio andranno – e giustamente! – a cercarne un altro. Non è che quelle persone scompaiono insieme alla gradinata. Presidente Deri: Adesso io provo a intervenire. Io penso che le semplificazioni in politica siano ottime da un punto di vista comunicativo, ma poco utili a cercare di risolvere le criticità e la complessità della nostra società. Ora, è indubbio che noi abbiamo alcuni quartieri dove la situazione sia particolarmente complicata e complessa nella gestione di alcuni fenomeni, uno dei quali è lo spaccio. Io penso che, per quanto concerne la gradinata, la balconata, chiamiamola come riteniamo più opportuno, del ponte Carpanini ci sia una situazione ambivalente. Ci sono sicuramente degli spacciatori, questo è indubbio, ce lo dicono tutti: residenti, forze dell’ordine, servizi sociali, addetti del terzo settore. E ci sono persone che lì hanno trovato un luogo di incontro. […] Sul ponte Carpanini noi abbiamo già richiesto una nuova progettazione per l’utilizzo non soltanto del ponte, ma di tutta l’area. Per far sì che si creino le condizioni perché quello spazio venga utilizzato da tutta la cittadinanza in maniera tale che non ci siano delle situazioni per le quali, talvolta, la situazione sia oggettivamente compromessa. Perché io mi rendo conto, e molti di noi lo vedono, e chi non lo vede fa lo stesso errore di chi chiede soluzioni manu militari, che molte persone passano in mezzo alla strada perché passare davanti alla balconata, talvolta, c’è la sensazione… Coro: C’è la sensazione… Presidente Deri: C’è la sensazione che la situazione non sia proprio delle più tranquille. Questo vuol dire che se noi lo chiudiamo il problema si sposta di dieci metri, cinque metri. Mentre io penso si debba fare un ragionamento molto più ampio, si debba fare una progettazione a 360 gradi coinvolgendo tutti gli attori del territori. E quando dico “tutti” intendo tutti gli attori del territorio, da quelli formali a quelli informali, affinché quelli spazi possano essere riprogettati. Cosa ne uscirà? Non lo so, però vogliamo fare questo sforzo tutti assieme di poter provare a riprogettare l’area? […]  Ci riusciremo? Non lo so. Proviamoci. Cercheremo nelle prossime settimane – se naturalmente ci fossero anche altre forze che vogliono darci un supporto, una mano, un’idea, una proposta sarà la benvenuta – cercheremo di coinvolgere anche gli assessorati competenti, parlo dell’assessorato ai servizi sociali, dell’assessorato alle periferie, di tutta una serie di assessorati affinché questa situazione possa migliorare. Infine concludo e ricordo che la Città di Torino ha messo a bando una progettazione nominata ImpatTo che ha come punto di riferimento soprattutto i quartieri di Barriera di Milano e Aurora […]. Rodia: […] Che io senta in quest’aula che venti persone, stare sedute lì, è normale e non è preoccupante che spacciano: io lo trovo assurdo e vergognoso, io lo trovo assurdo e vergognoso, assurdo e vergognoso e una mancanza di rispetto per tutti quei residenti che invece non stanno lì su quel ponte, ma che da quel ponte non ci possono passare. Il problema è questo, e lo ha detto anche il presidente, e su questo è una delle poche cose con cui sono d’accordo, la gente da quella parte lì del ponte non passa. E allora, se non passa un problema c’è. […] Non sono d’accordo [con la chiusura sperimentale] perché sono convinta che con una chiusura del ponte di quell’attraversamento andiamo a finire che le persone scavalcano e diventa ancora più pericoloso […]. Alessi: Io volevo rispondere alla consigliera Genovese dicendo che comunque lo spaccio è reato. Punto. Rodia: Eh, certo. Alessi: Siamo in uno stato dove lo spaccio, soprattutto quello spaccio, è comunque reato. Poi volevo anche rammentare che lì non c’è solo lo spaccio perché potrebbe essere anche il meno lo spaccio, anche se è reato, ma lì ci sono delle risse che sono pericolose, lì ci sono delinquenti, di qualsiasi nazionalità, non me ne frega di chi sono, ma sono delinquenti e punto. Ci sono anche delle baby gang che iniziano ad andare fino lì e da qua si stanno spostando. I cittadini ci mandano ogni giorno delle risse lì, e sono pericolose, perché se tu ti trovi in mezzo, è pericoloso, non solo sul ponte Carpanini, eh, tutta l’area! Poi io ho proposto chiamiamola una “chiusura sperimentale”, io l’ho fatta passare come ordinanza del sindaco […]. D’Apice: Volevo soltanto dichiarare questa cosa che questo territorio ha bisogno di riqualificazione e in alcuni frangenti… Questo territorio ha il suo fascino. E io voglio venire al dunque: i Quartieri Spagnoli di Napoli non potevi neanche accederci dentro, neanche noi napoletani, ma vai adesso: è tutto diverso. C’è stata una riqualificazione totale! Alessi: E cosa aspettate? È quarant’anni che governate Torino! Genovese: In realtà volevo solo ribadire che trovo gravissimo se in quest’aula istituzionale non siamo tutti d’accordo nell’affermare che chi è costretto a spacciare sia vittima di un sistema precario, fragile… Rodia e Moiso: No! No! Voci concitate, brusio che scema. Alcuni consiglieri si alzano per protesta e se ne vanno con ampi gesti di rabbia e invettive. Si procede alla votazione. Chi è rimasto in aula si proclama contrario, chi è uscito non può rispondere alla convocazione di voto. Si contano diciassette voti contrari. (a cura di francesco migliaccio)
November 13, 2024 / NapoliMONiTOR
[2024-11-14] SERATA BAD @ Campus Luigi Einaudi
SERATA BAD Campus Luigi Einaudi - Lungo D'ora Siena, 100, Torino (giovedì, 14 novembre 22:00) L’Intifada studentesca del Poli approda al Campus Einaudi con una serata benefit per la nostra mobilitazione: ci vediamo giovedì 14/11 dalle 22 per ballare e divertirci in autogestione. Riappropriamoci degli spazi che attraversiamo quotidianamente, in una città i cui atenei ostacolano sempre più condivisione e socialità dal basso, chiudendo luoghi di confronto come l’aula autogestita Shireen Abu Akleh in sede centrale! . Evento antifascista, transfemminista, antirazzista, ANTISIONISTA! Vi aspettiamo sotto cassa, seguite la pagina per aggiornamenti e novità! 🕺💃 . PALESTINA LIBERA🇵🇸 – LIBANO LIBERO🇱🇧
November 11, 2024 / Gancio
LE DEPORTAZIONI CONTINUANO
Nella giornata di ieri, la nave Libra è approdata in Albania con otto persone migranti a bordo (di cui una riportata in Italia per motivi di salute “incompatibili” con la reclusione: come se esistesse qualcun realmente compatibile a lager disumani come questi).La macchina delle espulsioni non si ferma neppure quando entra in contraddizione con lo stesso diritto che la tiene in piedi. Risulta evidente come il governo italiano sia in affanno e pur di non cedere effettua violente deportazioni tanto inutili quanto costose (134 milioni di euro all’anno). Ancora una volta assistiamo a questa farsa mentre arriva la notizia che un uomo di 33 anni del CARA di Bari è deceduto dopo aver ingoiate delle pile come gesto di denuncia. Le persone risiedenti nel centro si sono rivoltate scatenando la loro rabbia dopo che da giorni richiedevano condizioni migliori. In quello stesso CARA sono “ospiti” anche 12 dei 16 migranti che erano stati deportati nell’hotspot albanese di Gjader e che poi han fatto ritorno in Italia. Intanto, a Torino si prepara il terreno per la riapertura del CPR di corso Brunelleschi, tra i plausi della destra e la stucchevole indignazione di chi amministra questa città. Sembra doveroso ricordare che il PD, che oggi organizza flashmob per opporsi alla riapertura, ieri ha fatto da apripista e alimentato queste stesse politiche. Non dimentichiamo che circa venticinque anni fa è stato proprio il PD (allora DS) il promotore e creatore, con la Turco-Napolitano, dei primissimi CPT (Centri di permanenza temporanea), poi CIE e oggi CPR. Ma pur volendo sorvolare sugli errori del passato, l’alternativa proposta dal PD pochi giorni fa in circoscrizione 3 si presenta tanto confusa quanto securitaria. Infatti, si limita a chiedere, per le persone migranti uscite dal carcere, l’obbligo di firma e dimora con eventuali attività di supporto nell’attesa del rimpatrio. Ovviamente per chi se lo merita e non ha un profilo troppo “criminale”; per quest’ultimi invece si è parlato di procedure di rimpatrio direttamente dal carcere, evitando (o proprio confermando?) dubbi tra metafore e sovrapposizioni tra carcere e CPR. E i/le migranti che non arrivano dal carcere? Non è dato sapere. Ci opponiamo a qualsiasi forma ibrida di controllo e repressione sui corpi delle persone migranti, per quanto infiocchettate di “rieducazioni” e “reinserimenti” vari. L’unica alternativa è l’eliminazione del privilegio dei documenti e delle barriere istituzionali ad una vita degna per tutt*. I CPR LI VOGLIAMO CHIUSI. MAI PIÙ CPR, NÈ QUI NÈ ALTROVE
November 9, 2024 / C.S.O.A. GABRIO
Torino. Noi disertiamo
Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale, in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per spostare un confine. Nella sola Italia i morti furono 600.000. Il 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe. In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai plotoni di esecuzione. A Torino come in tante altre città italiane gli antimilitaristi hanno costruito piazze di senza patria, piazze contro tutte le guerre e tutti gli eserciti. Il 2 novembre l’appuntamento era in via Roma, di fronte alla sede del DAP, il Distretto Aerospaziale Piemontese. Il Distretto Aerospaziale Piemontese svolge un compito di promozione, coordinamento ed affiancamento delle attività delle industrie belliche del settore. Sino alla sua promozione a ministro della Difesa il DAP era guidato da Guido Crosetto. Per cogliere l’importanza di questo organismo di governance è sufficiente dare un’occhiata alla lista dei soci del DAP, in cui spiccano attori politici, industriali e poli della ricerca e della formazione. Torino punta tutto sull’industria bellica. Dicono produca ricchezza invece produce solo morte. Leonardo e il Politecnico hanno promosso la Città dell’Aerospazio, un polo di ricerca e progettazione delle armi del futuro. È un progetto che vede protagonisti Leonardo, la maggiore industria bellica italiana, e il Politecnico di Torino. Hanno il sostegno di tutti: dal comune, alla regione al governo. Quest’autunno intendono cominciare i lavori in corso Marche. Gli antimilitaristi, nei numerosi interventi che si sono susseguiti, hanno ribadito l’intenzione di continuare ad lottare contro la trasformazione di Torino in città delle armi, in polo bellico, dove si progettano e costruiscono droni e cacciabombardieri. Erano presenti oltre all’Assemblea Antimilitarista ed ai membri del Coordinamento contro la guerra e chi la arma, gruppi politici e sindacali, No Tav, l’assemblea del politecnico, i pacifisti, un Ponte Per, l’Osservatorio contro la scuola in guerra, il gruppo contro la guerra nucleare. Il canzoniere anarchico e antimilitarista delle sTREghe, gruppo artistico anarcotrans, ha intervallato interventi e azioni teatrali di strada per l’intero pomeriggio. Il 4 novembre gli antimilitaristi si sono ritrovati a sorpresa di fronte alla sede delle OGR Tech, dando vita ad una rumorosa contestazione. Le OGR Tech, sono un hub di innovazione che ospita un acceleratore di innovazione della NATO e un Leonardo Lab. Leonardo è la principale industria bellica italiana e una delle maggiori al mondo. Nei Leonardo Labs si fa ricerca per rendere sempre più micidiali le armi impiegate nelle guerre di ogni dove. Le usano le truppe italiane nelle missioni di “pace” all’estero, le vendono le industrie italiane ai paesi in guerra. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori. La seconda tappa della giornata lanciata per smilitarizzare la città, è stata di fronte all’Ufficio Scolastico Regionale, la diramazione locale del ministero dell’Istruzione e del Merito. Antimilitarist* hanno contestato il crescente processo di militarizzazione delle scuole e delle università. Militari entrano ogni giorno nelle scuole come “esperti”, sostituendo gli insegnanti per fare propaganda bellica. In occasione della festa delle forze armate, il ministro della difesa Crosetto ha ha trasformato il Circo Massimo in un gigantesco terreno di addestramento militare destinato ai bambini e ai ragazzi. Tra gli istruttori esponenti dei corpi di élite delle forze armate, tra cui i parà della Folgore, gli stessi delle torture e stupri in Somalia, gli stessi che esaltano ogni anno la battaglia fascista e colonialista di El Alamein, gli stessi impegnati in missioni di guerra in giro per il mondo. La guerra non è un gioco. Nelle guerre che insanguinano il mondo vengono massacrati tantissime bambine e bambini. Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze. Antimilitaristi hanno solidarizzato con i disertori e obiettori ucraini e russi radunandosi di fronte al consolato ucraino di corso Massimo D’Azeglio 12. Interventi, volantinaggio, uno striscione con la scritta “Con i disertori russi e ucraini, contro tutti gli Stati!” A due anni e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina sono morte centinaia di migliaia di persone e sei milioni quattrocentomila ucraini hanno dovuto abbandonare le loro case. Sia in Russia che in Ucraina decine di migliaia di persone hanno disertato. In Russia l’opposizione alla guerra è costata carcere e torture a tantissime persone. Eppure non accenna a scemare. In Ucraina i reclutatori professionisti fanno irruzione sui mezzi pubblici, nei mercati, nei centri commerciali a caccia di uomini dell’età giusta da catturare e trascinare a forza al fronte. Ma non hanno vita facile: tanta gente si mette di mezzo per impedire gli arruolamenti forzati. La guerra, scatenata dopo il feroce attacco di Hamas alla popolazione civile israeliana, con uccisioni, stupri e rapimenti, ha ridotto gran parte delle case, degli ospedali, delle infrastrutture di Gaza ad un cumulo di macerie. La popolazione gazawi è chiusa in una trappola mortale senza possibilità di fuga. I morti, oltre quarantamila, crescono di giorno in giorno tra una popolazione sventrata dalle bombe, senza acqua, cibo, riparo. Anche in Israele c’è chi rifiuta di arruolarsi, chi non accetta l’occupazione e l’apartheid e li avversa, pagandone duramente il prezzo. Un documento di giovani gazawi ci dice che, anche in quelle condizioni, c’è chi rifiuta il nazionalismo e la guerra di religione voluta dai governi di entrambe le parti. Durante la prima guerra mondiale, su tutti i fronti, disertarono a migliaia e finirono la loro vita di fronte ad un plotone di esecuzione. Le piazze torinesi del del 2 e del 4 novembre tengono viva memoria dei disertori e dei senzapatria di allora, nella solidarietà concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni! Noi disertiamo! Qui il testo di indizione delle giornate dei disertori: https://www.anarresinfo.org/giornate-dei-disertori/ Qualche immagine delle giornate:    
November 9, 2024 / Anarres
[2024-11-06] Penelope 2.0 - Spettacolo teatrale @ Spazio Popolare Neruda
PENELOPE 2.0 - SPETTACOLO TEATRALE Spazio Popolare Neruda - Corso Ciriè 7, 10124, Torino (mercoledì, 6 novembre 19:30) Benvenutə al 2° spettacolo della rassegna teatrale e circense:" il Neruda non si rassegna" "PENELOPE 2.0" Nell'immaginario collettivo Penelope è una donna conosciuta per la sua immensa pazienza e mitologica fedeltà ma l'attrice chiamandosi lei stessa Penelope rivoluzionerà la scena, stravolgendone il significato! APERITIVO h.19.30 INZIO SPETTACOLO h. 21:00 Aperitivo e spettacoli ad OFFERTA LIBERA, per un'arte accessibile a tuttə!
October 29, 2024 / Gancio
[2024-10-26] Unhuman + Petra Flurr + RUHR @ Bocciofila Vanchiglietta Rami Secchi
UNHUMAN + PETRA FLURR + RUHR Bocciofila Vanchiglietta Rami Secchi - Lungo Dora Pietro Colletta 39/A (sabato, 26 ottobre 21:00) ◩ 𝙐𝙉𝙃𝙐𝙈𝘼𝙉 + 𝙋𝙀𝙏𝙍𝘼 𝙁𝙇𝙐𝙍𝙍 ◪ (synthpunk - technoid electronics - Berlino) opening: ◩ 𝙍𝙐𝙃𝙍 ◪ (minimal synthpunk - Verona) + dj set Stanze Fredde (minimal wave, synthpunk, darkwave) Bocciofila Vanchiglietta Rami Secchi Lungo Dora Colletta 39/a Torino sabato 26 ottobre dalle 21.00
October 23, 2024 / Gancio
[2024-11-23] STANZE FREDDE FEST @ El Paso Occupato
STANZE FREDDE FEST El Paso Occupato - Via Passo Buole, 47, Torino (sabato, 23 novembre 18:00) Stanze Fredde è un'etichetta indipendente basata sullo spirito fai da te. Nata a Torino in un periodo storico in cui viene data troppa attenzione all'apparenza e non ai contenuti, anche in ambito musicale, il nostro obiettivo è quello di far circolare la musica di artisti emergenti o sconosciuti per far avvicinare le persone a una scena che non viene valorizzata come dovrebbe. Siamo alla ricerca di suoni freddi, oscuri, minimali e sintetici che rispecchino a pieno il mondo interiore che ci caratterizza. Spinti da una forte esigenza di voler connettere le persone alla musica, stiamo organizzando un festival che si terrà al Paso Occupato (Via Passo Buole 47, Torino) il 23 novembre. Il filo conduttore sarà il sintetizzatore. Si esibiranno band della nuova scena minimal synth e synthpunk, proietteremo un documentario che racconta frammenti dell'underground synth in Grecia (Music for ordinary life machines di Nikos Chantzis), ci saranno dj set a tema fino all'alba e potrete trovare distro e banchetti di autoproduzioni. La compilation "Stanze Fredde volume 1" nasce con l'intento di finanziare questo evento. 17 tracce inedite con un sound sintetico e glaciale. Supportate la rivoluzione minimale!! Ingresso: 5€ Benefit Radio Blackout + Stanze Fredde Programma: Proiezione del film “𝗠𝘂𝘀𝗶𝗰 𝗳𝗼𝗿 𝗼𝗿𝗱𝗶𝗻𝗮𝗿𝘆 𝗹𝗶𝗳𝗲 𝗺𝗮𝗰𝗵𝗶𝗻𝗲𝘀" (di Nikos Chantzis) in lingua originale greca sottotitolato in italiano Live di: 𝐑𝐔𝐇𝐑 - minimal synthpunk (Verona) 𝐏𝐨𝐥𝐢𝐧𝐚 𝐒𝐮𝐟𝐟𝐞𝐫 - ethereal darkwave (Torino) 𝐋𝐚𝐫𝐬𝐨𝐯𝐢𝐭𝐜𝐡 - synthetic post punk (Montpellier) 𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭 𝐢𝐧 𝐀𝐭𝐡𝐞𝐧𝐬 - dark synth (Atene) 𝐂𝐡𝐚𝐨𝐬 𝐈𝐧𝐭𝐞𝐫𝐧𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥 - minimal synth (Poznan) 𝐃𝐫𝐚𝐦𝐚𝐜𝐡𝐢𝐧𝐞 - synthpunk (Atene) DJ set (minimal wave/synthpunk/coldwave/darkwave)
October 23, 2024 / Gancio
[2024-10-26] Gettiamo sabbia nel motore della guerra! @ Balon
GETTIAMO SABBIA NEL MOTORE DELLA GUERRA! Balon - via Vittorio Andreis, 10152 Torino TO, Italia (sabato, 26 ottobre 10:30) Sabato 26 ottobre Punto info antimilitarista al Balon Dalle 10,30 alle 13,30 Siamo in guerra. Truppe italiane sono impegnate in 43 missioni militari all’estero per difendere gli interessi dei colossi dell’energia e degli armamenti made in Italy e per colpire la gente in viaggio. A due anni e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina sono morte centinaia di migliaia di persone e sei milioni quattrocentomila ucraini hanno dovuto abbandonare le loro case. Sia in Russia che in Ucraina decine di migliaia di persone hanno disertato, si sono rifiutate di abbracciare le armi, sono fuggite o si nascondono. In Russia l’opposizione alla guerra è costata carcere, torture e botte a tantissime persone. Eppure non accenna a scemare. In Ucraina reclutatori professionisti fanno irruzione sui mezzi pubblici, nei mercati, nei centri commerciali a caccia di uomini dell’età giusta da catturare e trascinare a forza al fronte. Ma in molte località non hanno vita facile: tanta gente si mette di mezzo per impedire gli arruolamenti forzati. La guerra, nuovamente devastante, scatenata dopo il feroce attacco di Hamas alla popolazione civile israeliana, con uccisioni, stupri e rapimenti, ha ridotto gran parte delle case, degli ospedali, delle infrastrutture di Gaza ad un cumulo di macerie. La popolazione gazawi è chiusa in una trappola mortale senza possibilità di fuga. I morti, oltre quarantamila, crescono di giorno in giorno tra una popolazione sventrata dalle bombe, senza acqua, cibo, riparo. Anche in Israele c’è chi rifiuta di arruolarsi, chi non accetta l’occupazione e l’apartheid e li avversa, pagandone duramente il prezzo. A Gaza un documento di giovani gazawi ci dice che, anche in quelle condizioni, c’è chi rifiuta il nazionalismo e la guerra di religione voluta dai governi di entrambe le parti. Nei due anni precedenti lo scoppio della guerra civile che ha ridotto in macerie il Sudan, ucciso o obbligato a lasciare le proprie case centinaia di migliaia di persone, l’Italia ha fornito armi alle RSF, le Rapid Support Force di Dagalo, perché bloccassero le partenze di migranti da quell’area. Da quasi due anni Dagalo e i suoi sono tornati al loro sport preferito: bruciare i villaggi, stuprare le donne, uccidere gli uomini e arruolare i bambini. É trascorso oltre un anno dall’attacco all’Artsakh delle truppe azere rifornite di armi da Leonardo ed addestrate in Italia. La pulizia etnica di 120.000 armeni, fuggiti allo sterminio è caduto nel silenzio. In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della patria, della religione, degli interessi di pochi potenti. In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta, chi sputa sulle bandiere di ogni nazione, perché sa che solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di libere e liberi ed uguali che ciascuno di noi porta nel proprio cuore. A due passi dalle nostre case ci sono le fabbriche che costruiscono le armi usate nelle guerre che insanguinano il pianeta. Nelle scuole bambine, bambini, ragazze e ragazzi, vengono sottoposti ad una martellante campagna di arruolamento, ad una sempre più marcata propaganda nazionalista. Nelle strade della nostra città militari armati di mitra e manganello affiancano polizia e carabinieri nel controllo, etnicamente mirato, delle periferie più povere. Vogliono farci credere che le guerre sono troppo lontane, che non possiamo fare nulla per contrastarle. Chi promuove, sostiene ed alimenta le guerre ci vorrebbe impotenti, passivi, inermi. Non lo siamo. In ogni dove c’è chi diserta, chi lotta contro le guerre degli stati. Sostenere i disertori è una delle chiavi per inceppare le guerre. Ogni volta che un militare entra in una scuola possiamo metterci di mezzo, quando sta per aprire una fabbrica d’armi possiamo metterci di mezzo, quando decidono di fare esercitazioni vicino alle nostre case possiamo metterci di mezzo. Nella nostra città intendono costruire la città dell’aerospazio, polo bellico, in cui verranno progettate le armi del futuro. É un progetto che vede protagonisti Leonardo, la maggiore industria bellica italiana, e il Politecnico di Torino. Hanno il sostegno di tutti: dal comune, alla regione al governo. Fermarli è possibile. Dipende da ciascuno di noi. Assemblea antimilitarista Federazione Anarchica Torinese corso Palermo 46 Riunioni: ogni martedì alle 20 Prossime iniziative: Sabato 26 ottobre ore 10,30 13,30 Presidio antimilitarista al Balon Venerdì 1 novembre corteo contro la riapertura del CPR di Torino ore 16 piazza Robilant Giornate dei disertori Sabato 2 e lunedì 4 novembre contro la guerra e il militarismo Contro la guerra, la produzione bellica, l’occupazione militare delle periferie, il nazionalismo! Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere! Con disertori e obiettori di tutte le guerre! Sabato 2 novembre No alla città dell’aerospazio! No alla città delle armi Manifestazione antimilitarista In via Roma di fronte all’ingresso di Galleria San Federico, dove ha sede il DAP – Distretto Aerospaziale Piemontese Lunedì 4 novembre Iniziative antimilitariste in giro per Torino Smilitarizziamo la città! Ogni martedì dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46 (A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato! Informati su lotte e appuntamenti! Contatti: Federazione Anarchica Torinese corso Palermo 46 Riunioni – aperte agli interessati - ogni martedì dalle 20 per info scrivete a fai_torino@autistici.org www.anarresinfo.org
October 21, 2024 / Gancio