Aboliamo il ponte! Canovaccio per un teatro del grottesco a Torino(disegno di roberto-c.)
Era sabato 5 ottobre 2019, dopo lo sgombero violento dell’area più povera del
Balon. Una straccivendola non accettò l’esilio e all’alba spostò un cassonetto
in mezzo alla strada, accanto al ponte Carpanini di Borgo Dora. L’accenno di
barricata diede coraggio ad altri venditori e nacque un mercato dissidente che
costrinse le forze dell’ordine a nuovi interventi con scudi e manganelli. Sono
passati cinque anni soltanto, eppure sembra un’era. Oggi i cassonetti non
esistono più in strada perché è cambiato il sistema di raccolta dei rifiuti.
Oltre il greto sorge il cantiere del nuovo The Social Hub e il presidente di
circoscrizione Deri ha ordinato di divellere le panchine lungo un tratto di
sponda fluviale. Fioriere e rastrelliere per bici sono state installate per
disturbare le soste notturne di chi non ha casa. La municipale ha cercato per
settimane di chiudere l’accesso alle sedute in legno del ponte Carpanini:
stendevano invano illegittimi nastri rossi e bianchi. Una fondazione
filantropica gestisce un giardino recintato e partecipa, insieme a tutti i
raccattatori di briciole del terzo settore, a progetti europei per la sicurezza
lungo il fiume. Le ronde di militari e poliziotti battono la zona per mettere in
scena uno spettacolo securitario. Si respira un’aria di ostilità verso chi non
aderisce ai progetti consumistici previsti per il quartiere e proprio le
gradinate del ponte Carpanini sono uno degli ultimi luoghi in cui poter sostare
liberamente, e senza l’orizzonte d’un cancello che delimita un’area pubblica.
L’ultimo agosto due consiglieri di circoscrizione della Lega (Daniela Rodia e
Daniele Moiso) hanno presentato una mozione con questo titolo: “Abolizione
scalinata Ponte Carpanini”. Riporto il testo: “PREMESSO che negli ultimi anni
sono molteplici gli episodi di aggressioni, risse e danneggiamenti riportati
dalla cronaca nera cittadina che si consumano nel tratto di strada di Lungo Dora
Napoli / Corso Giulio Cesare PRESO ATTO che nonostante l’approvazione di
svariati documenti presentati da codesto gruppo politico ma anche da altre forze
politiche e da noi votati CONSIDERATO che nonostante le scelte politiche messe
in campo in questi anni sembra chiaro che la situazione sul tratto Lungo Dora
Napoli / Corso Giulio Cesare non trova miglioramenti, anzi considerando anche il
grave episodio della morte di una persona, che a quanto pare dovuta da un
regolamento di conti a causa della forte attività di spaccio e probabile guerra
fra bande IL CONSIGLIO DELLA CIRCOSCRIZIONE 7 IMPEGNA il Presidente e la Giunta
della Circoscrizione 7 a farsi parte attiva con l’Assessore competente al fine
di abolire la scalinata del Ponte Carpanini che quotidianamente viene utilizzata
come stazionamento da parte di tali soggetti”.
Dedicarsi a un’analisi lessicale e sintattica del testo sarebbe velleitario e
forse controproducente. Più rilevante sarebbe soffermarsi sui meccanismi della
rappresentazione adoperati da giornalisti e politici in merito ai fenomeni di
quartiere: ne abbiamo già scritto e forse è opportuno prevedere una riflessione
aggiornata. S’assapora nelle frasi qui riportate l’opportunismo dettato da una
maledetta sete di un piccolo successo elettorale. Più intenso dell’opportunismo
è il sentore di mediocrità – una mediocrità che la Lega condivide con tutti gli
alleati e i partiti al governo della città. La grottesca forma espressiva di
questa classe politica non dipende solo dall’infimo cabotaggio di candidati per
la circoscrizione: si esprimono così anche in consiglio comunale e in organi
rappresentativi maggiori. Penso alla mediocrità come fondamento dell’esercizio
del potere, alla banalità come colloso legame su cui si regge un violento ordine
costituito.
Lunedì 28 ottobre la mozione è stata presentata in circoscrizione. La
trascrizione del dibattito è stata una rivelazione: è un testo di teatro del
grottesco. Riporto qui le battute con la speranza che un’eventuale azione
teatrale in strada possa servire da esorcismo dell’idiozia. Oppure, più
semplicemente, per fornire un piccolo documento per un’etnografia della
mediocrità governativa. Ogni parola è stata trascritta con fedeltà, mi sono
limitato a effettuare tagli per guadagnare in ritmo. Il vociare dalle seggiole
dei consiglieri è stato riconosciuto come un canto corale. Poche sono le note di
scena scritte in corsivo.
L’ABOLIZIONE DELLA SCALINATA
Personaggi in ordine di apparizione:
Rodia, Lega, prima firmataria della mozione
Coro dei consiglieri
Moiso, Lega, secondo firmatario della mozione
D’Apice, Moderati
Alessi, Fratelli d’Italia
Presidente Deri, Partito Democratico
Giovannini, Fratelli d’Italia
Genovese, Sinistra Ecologista
Un’aula di consiglio di circoscrizione. I consiglieri firmano e prendono posto.
Entra il Presidente Deri e si accomoda al centro dell’aula. Inizia il
dibattimento.
Rodia: […] Il ponte Carpanini è un qualcosa che non si può non vedere, qualcosa
che non si può raccontare in maniera diversa da quella che è. Il ponte Carpanini
ha questa scalinata, che quando è stata installata sicuramente aveva uno scopo,
però questo scopo purtroppo oggi non corrisponde a quello per cui era stata
ideata. Ormai sono anni, troppi anni, che noi sul ponte Carpanini abbiamo
continuamente […] risse, spaccio, chi più ne ha più ne metta, ecco. Il tema è
questo. E non possiamo non dire che lo stazionamento di persone che stanno lì
tutto il giorno, tutta la sera, fino a tarda sera, non sia un problema. E allora
cosa fa la Lega? La Lega pensa che per risolvere il problema deve fare una
proposta a questo consiglio e la proposta è una proposta sicuramente azzardata
[…]. A me dispiace dirlo, ma noi siamo convinti che quella scalinata o va
abolita, e sarebbe la soluzione migliore…
Coro: In che senso “abolita”?
Rodia: Va abolita, va tolta. È un sinonimo: abolizione, togliere, smontata –
quello che volete, comunque il senso è quello. Oppure c’è da intervenire in modo
serio, cosa che questa circoscrizione non ha mai nemmeno toccato l’argomento.
Moiso: Io vorrei dire che è una proposta forte, una proposta tra virgolette
radicale. Voi ci accusate sempre di voler militarizzare il territorio […]. Però,
vede presidente, questa volta non andiamo nella direzione di militarizzare il
territorio. Ci accusate da anni di essere brutti, cattivi, razzisti che vogliamo
sempre eliminare la microcriminalità. […] Adesso trovatemi un’altra scusa per
non votare questo documento, che va nella direzione di cercare più sicurezza per
questo territorio, che è sotto lo sguardo di tutti presidente – puoi essere di
destra, di sinistra, di centro, del nord, del sud, dell’est o dell’ovest – è un
posto dove regna la criminalità, purtroppo è così. Quindi noi cerchiamo di
aiutare […] le nostre forze dell’ordine. Togliamo questa benedetta scalinata e
vediamo cosa succede. […] E con questo chiudo.
D’Apice: La politica dovrebbe riunirsi e affrontare il problema, ma arriviamo al
dunque: togliere la scalinata non risolve, perché dopo non stanno più lì, vanno
alla bocciofila.
Rodia: Infatti dobbiamo mandarli da un’altra parte!
Coro: In Albania?
D’Apice: Se togliamo la scalinata non risolviamo niente. Ci sono cose da tenere
separate, non possiamo mettere tutto nel calderone, non possiamo fare un
minestrone.
Rodia: Qui non c’è nessun minestrone.
D’Apice: Io sono del parere di non togliere le scalinate, ma di metterci qui
tutti assieme e trovare una soluzione. Noi siamo una piccola parte della
politica: facciamolo noi. L’alta politica lasciamola fare agli altri, noi
facciamo la bassa politica. Riuniamoci, e ognuno metta le sue idee.
Rodia: Ma io le ho messe!
Alessi: Io attentamente ho sentito l’intervento di D’Apice, ma non ho capito
qual è la sostanza. Perché secondo me…
D’Apice: Riqualificazione!
Alessi: Togliere una scalinata o qualsiasi altra cosa è una sconfitta totale
della politica. Do pienamente ragione alla collega Rodia e al collega Moiso
perché quella scalinata – ma non solo la scalinata: quel luogo! – è
inaccettabile, e non ho altre parole per definire. Quello che capita in quel
luogo è inaccettabile. Però voglio fare un esempio: qualcuno – magari anche
amico del presidente Deri, non lo so – si lamentava per le panchine su Lungo
Dora Firenze, […] e le panchine sono state tolte. Si è risolto il problema? No.
Primo: si sedevano comunque lì, perché se non erano seduti sulle panchine erano
attaccati alla ringhiera o si portavano le sedioline da casa. O, meglio ancora,
quelli che erano lì si sono trasferiti adesso dall’altra parte. […] Quindi,
abbiamo tolto le panchine da una parte, ma le stesse persone sono andate a
trenta metri oltre il fiume. Togliere la scalinata secondo me è un po’ la stessa
cosa. È vero, si toglie la scalinata e si toglie un problema, ma quelle persone
stanno sotto l’altra casa, stanno lungo il fiume, stanno sempre lì perché non è
che si spostano di due chilometri. […] Io propongo di aggiungere […] che per
motivi di ordine pubblico e di sicurezza pubblica si richiedono al sindaco
ordinanze urgenti e contingibili volte a tutelare il lavoro delle forze
dell’ordine. In questo caso specifico io andrei a sostituire la parte finale
della mozione […] con: “proporre un’ordinanza urgente e contingibile per
chiudere per un periodo di tot mesi – che può essere un mese, due mesi, tre
mesi, starà al sindaco deciderlo – la scalinata del ponte Carpanini, valutando
successivamente la situazione” […]. Cioè, si chiude la scalinata in qualche
modo.
Coro: E come la chiudi?
Presidente Deri: Per favore!
Alessi: La si chiude.
Presidente Deri: Shhhhh!
Alessi: E si dà uno strumento alle forze dell’ordine che lì non possono
stazionare e si vede anche queste persone cosa faranno. Se saranno a due metri,
non si sarà risolto il problema, se vanno da un’altra parte magari il problema
si è risolto. Allora dopo l’ordinanza uno dice: ok, senza quella scalinata
migliora tutto, togliamo la scalinata. Però io, personalmente, non mi sento di
dire oggi togliamo la scalinata senza prima fare una prova, perché sennò
veramente, dovremo anche togliere le rive, le sponde della Dora! Dovremo
chiuderle.
Rodia: Ottima idea!
Giovannini: Io mi trovo pienamente d’accordo con le obiezioni che ha presentato
la collega. Anche secondo me togliere le gradinate non serve a niente. Lo si è
visto con le panchine tolte, si continua con il togliere dei servizi ai
cittadini, invece lì problema è portare legalità in quella zona. In questi
giorni c’erano i militari, anche se stazionavano e non giravano, e la presenza
di certi personaggi si è ridotta notevolmente. Quindi il problema è riportare la
legalità in quella zona e non togliere un servizio ai cittadini […].
Genovese: A volte mi sembra che guardiamo a delle stesse dinamiche, ma con
prospettive totalmente diverse, da due mondi diversi. Quello che contesto di
questo atto è il pensiero a monte, ovvero: che sia un problema che vi siano
venti, trenta persone che siedono tutto il giorno sulle scalinate in un
quartiere come quello di Aurora. […] Magari queste persone non sanno come
riempire la giornata, o non possono, o per altri motivi non hanno altro luogo
dove stare se non ritrovarsi lì. E magari non hanno altre occupazioni…
Brusio indignato.
Presidente Deri: Per favore!
Genovese: Non hanno altre occupazioni, o non hanno altri posti alternativi, se
non quello, purtroppo, di ricorrere alla microcriminalità o allo spaccio, è
questo il problema: è che non diamo alle persone in questo momento gli strumenti
per cercare effettivamente una occupazione o una vita migliore in questo paese,
in questa città e in questo quartiere. […] Per me non è un problema di sicurezza
una persona che spaccia, ma è un problema per quella persona che debba ricorrere
allo spaccio per sopravvivere.
Moiso: Presidente Deri, ma cosa stiamo dicendo? Siamo in un’aula istituzionale!
Presidente Deri: Siamo in una democrazia, ognuno dice quello che vuole, poi gli
elettori decideranno.
Moiso: Posso tollerare tutto, ma non questo!
Genovese: La complessità è più ampia di una scalinata e io sinceramente non vedo
differenze tra la proposta della Lega e l’emendamento di Fratelli d’Italia che
dice esattamente la stessa cosa. Una volta che si chiude la scalinata le persone
si spostano. […] Bisogna provare a fare delle vere manovre di aiuto per le
persone che sono in strada e che sono costrette a starci perché non hanno
alternativa. […] Una volta che togli loro quello spazio andranno – e
giustamente! – a cercarne un altro. Non è che quelle persone scompaiono insieme
alla gradinata.
Presidente Deri: Adesso io provo a intervenire. Io penso che le semplificazioni
in politica siano ottime da un punto di vista comunicativo, ma poco utili a
cercare di risolvere le criticità e la complessità della nostra società. Ora, è
indubbio che noi abbiamo alcuni quartieri dove la situazione sia particolarmente
complicata e complessa nella gestione di alcuni fenomeni, uno dei quali è lo
spaccio. Io penso che, per quanto concerne la gradinata, la balconata,
chiamiamola come riteniamo più opportuno, del ponte Carpanini ci sia una
situazione ambivalente. Ci sono sicuramente degli spacciatori, questo è
indubbio, ce lo dicono tutti: residenti, forze dell’ordine, servizi sociali,
addetti del terzo settore. E ci sono persone che lì hanno trovato un luogo di
incontro. […] Sul ponte Carpanini noi abbiamo già richiesto una nuova
progettazione per l’utilizzo non soltanto del ponte, ma di tutta l’area. Per far
sì che si creino le condizioni perché quello spazio venga utilizzato da tutta la
cittadinanza in maniera tale che non ci siano delle situazioni per le quali,
talvolta, la situazione sia oggettivamente compromessa. Perché io mi rendo
conto, e molti di noi lo vedono, e chi non lo vede fa lo stesso errore di chi
chiede soluzioni manu militari, che molte persone passano in mezzo alla strada
perché passare davanti alla balconata, talvolta, c’è la sensazione…
Coro: C’è la sensazione…
Presidente Deri: C’è la sensazione che la situazione non sia proprio delle più
tranquille. Questo vuol dire che se noi lo chiudiamo il problema si sposta di
dieci metri, cinque metri. Mentre io penso si debba fare un ragionamento molto
più ampio, si debba fare una progettazione a 360 gradi coinvolgendo tutti gli
attori del territori. E quando dico “tutti” intendo tutti gli attori del
territorio, da quelli formali a quelli informali, affinché quelli spazi possano
essere riprogettati. Cosa ne uscirà? Non lo so, però vogliamo fare questo sforzo
tutti assieme di poter provare a riprogettare l’area? […] Ci riusciremo? Non lo
so. Proviamoci. Cercheremo nelle prossime settimane – se naturalmente ci fossero
anche altre forze che vogliono darci un supporto, una mano, un’idea, una
proposta sarà la benvenuta – cercheremo di coinvolgere anche gli assessorati
competenti, parlo dell’assessorato ai servizi sociali, dell’assessorato alle
periferie, di tutta una serie di assessorati affinché questa situazione possa
migliorare. Infine concludo e ricordo che la Città di Torino ha messo a bando
una progettazione nominata ImpatTo che ha come punto di riferimento soprattutto
i quartieri di Barriera di Milano e Aurora […].
Rodia: […] Che io senta in quest’aula che venti persone, stare sedute lì, è
normale e non è preoccupante che spacciano: io lo trovo assurdo e vergognoso, io
lo trovo assurdo e vergognoso, assurdo e vergognoso e una mancanza di rispetto
per tutti quei residenti che invece non stanno lì su quel ponte, ma che da quel
ponte non ci possono passare. Il problema è questo, e lo ha detto anche il
presidente, e su questo è una delle poche cose con cui sono d’accordo, la gente
da quella parte lì del ponte non passa. E allora, se non passa un problema c’è.
[…] Non sono d’accordo [con la chiusura sperimentale] perché sono convinta che
con una chiusura del ponte di quell’attraversamento andiamo a finire che le
persone scavalcano e diventa ancora più pericoloso […].
Alessi: Io volevo rispondere alla consigliera Genovese dicendo che comunque lo
spaccio è reato. Punto.
Rodia: Eh, certo.
Alessi: Siamo in uno stato dove lo spaccio, soprattutto quello spaccio, è
comunque reato. Poi volevo anche rammentare che lì non c’è solo lo spaccio
perché potrebbe essere anche il meno lo spaccio, anche se è reato, ma lì ci sono
delle risse che sono pericolose, lì ci sono delinquenti, di qualsiasi
nazionalità, non me ne frega di chi sono, ma sono delinquenti e punto. Ci sono
anche delle baby gang che iniziano ad andare fino lì e da qua si stanno
spostando. I cittadini ci mandano ogni giorno delle risse lì, e sono pericolose,
perché se tu ti trovi in mezzo, è pericoloso, non solo sul ponte Carpanini, eh,
tutta l’area! Poi io ho proposto chiamiamola una “chiusura sperimentale”, io
l’ho fatta passare come ordinanza del sindaco […].
D’Apice: Volevo soltanto dichiarare questa cosa che questo territorio ha bisogno
di riqualificazione e in alcuni frangenti… Questo territorio ha il suo fascino.
E io voglio venire al dunque: i Quartieri Spagnoli di Napoli non potevi neanche
accederci dentro, neanche noi napoletani, ma vai adesso: è tutto diverso. C’è
stata una riqualificazione totale!
Alessi: E cosa aspettate? È quarant’anni che governate Torino!
Genovese: In realtà volevo solo ribadire che trovo gravissimo se in quest’aula
istituzionale non siamo tutti d’accordo nell’affermare che chi è costretto a
spacciare sia vittima di un sistema precario, fragile…
Rodia e Moiso: No! No!
Voci concitate, brusio che scema. Alcuni consiglieri si alzano per protesta e se
ne vanno con ampi gesti di rabbia e invettive. Si procede alla votazione. Chi è
rimasto in aula si proclama contrario, chi è uscito non può rispondere alla
convocazione di voto. Si contano diciassette voti contrari.
(a cura di francesco migliaccio)