Grande affollamento della crew al completo, e due ospiti in studio per farci
raccontare un appuntamento appena passato (Trans day of Revenge) ed uno futuro
(qui per il gruppo di mutuo auto aiuto).
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Dal 21 Novembre molti prigionieri del CPR sono in sciopero della fame per
pretendere la libertà.
Dopo due giorni di sciopero della fame, di fronte all’indifferenza continua
dell’ente gestore, nella serata di sabato due persone sono salite sul tetto. Una
delle due è svenuta, l’altra è caduta su una rete messa lì dai vigili del fuoco.
Entrambi sono stati portati al pronto soccorso, per poi essere poco dopo
riportati nel CPR.
In questi ultimi mesi, sono stati numerosi i casi di persone recluse finite in
ospedale e, anche se con lesioni gravissime, rispedite al CPR senza essere state
curate – tramite la riconferma dell’idoneità alla detenzione da parte dei
sanitari. L’ASL continua ad essere responsabile delle torture dentro il CPR,
validando le detenzioni e delegando a Sanitalia la presa in carico
sanitaria, nonché la decisione di chi rilasciare e chi no in modo del tutto
arbitrario. Sanitalia in questi giorni si è rifiutata di interloquire con i
detenuti in sciopero della fame, e i detenuti lamentano di non aver accesso a
visite mediche e medicinali specifici.
Al momento, sono tre le aree del CPR ad essere aperte – blu, verde e gialla – e
a causa del sovraffollamento, alcune persone sono costrette a dormire per terra,
anche nella mensa. Inoltre, manca il riscaldamento e si muore di freddo e alcuni
detenuti riportano patologie gravi e del tutto ignorate. Alle rivendicazioni
portate avanti dai reclusi le forze dell’ordine rispondono con pestaggi e
trasferimenti al carcere delle Vallette. Di fronte alla lotta disperata di chi
saliva sul tetto sabato sera, la risposta è stata un dispiegamento di
poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili del fuoco schierati, con scudi e
manganelli.
Abbiamo chiesto a una compagna dell’assemblea No Cpr Torino di aggiornarci sulla
situazione all’interno del Centro di Corso Brunelleschi.
La guerra, il genocidio e la violenza patriarcale sono unite dallo stesso filo,
un filo rosso che ci vuole impaurit3, ricattabili, vittime sacrificabili, chius3
nei confini dei ruoli di genere tradizionali. Per questo, il 25 novembre sono
stati indetti appuntamenti contro la violenza patriarcale in quasi tutte le
città d’Italia.
A Torino, gli appuntamenti sono due, alle 18.30 in Piazza Carlo Felice e alle 17
pre concentramento a Palazzo Nuovo, ma tutto il giorno sono previste iniziative,
per rimanere aggiornat3, ascoltate la radio e seguite le pagine social di NUDM
Torino.
Abbiamo ricordato al telefono con Maria, di NUDM Torino, gli appuntamenti
cittadini e fatto alcune riflessioni in vista di domani. Tutt3 in piazza!
HACKROCCHIO 2025
Mezcal Squat - Parco della Certosa Irreale - Collegno (TO)
(venerdì, 5 dicembre 16:00)
Hackrocchio 2025
https://hackrocchio.org/
Un hackrocchio? ma cos'è? Boh, qua a Torino diciamo Tacun, ma in inglese dicono
una patch, lo italianizziamo con patchare, ma dai si capisce quando si dice
hackrocchio!? No??
Per quanto instabili i nostri hackrocchi funzionano! Riusciamo a stamparli, a
crearli e a distribuirli perche' crediamo nell'autogestione sui nostri corpi,
sulla tecnologia che ci circonda e crediamo che tutto parta dalla condivisione.
Questo mondo non ci fa paura e lo vogliamo hackerare!
Sara' una tre giorni di Ascolto, Condivisione, Accrocchiamenti e Barbatrucchi La
contaminazione è garantita, diamo spazio alla condivisione di saperi e
riprendiamoci i nostri spazi.
Per info e ospitalità
https://hackrocchio.org/info/
CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE E LA VIOLENZA DI GENERE
piazza Carlo Felice - di fronte a Porta Nuova - piazza carlo felice
(martedì, 25 novembre 18:30)
CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE E LA VIOLENZA DI GENERE, IL 25 NOVEMBRE
BLOCCHIAMO TUTTO!
La guerra, il genocidio e la violenza patriarcale sono unite dallo stesso filo,
un filo rosso che ci vuole impaurit3, ricattabili, vittime sacrificabili, chius3
nei confini dei ruoli di genere tradizionali.
Non ci stiamo, per questo scendiamo in piazza, non vogliamo contarci da mort3,
ci vogliamo viv3!
https://www.facebook.com/nonunadimenotorino
Contro l’escalation bellica e i tagli alle scuole e alle università, e in
solidarietà con la Palestina, venerdì, è stata una giornata di lotta e sciopero
studentesco in decine di città italiane, organizzato da collettivi studenteschi
e dal movimento Fridays For Future, per denunciare anche “una situazione
drammatica per la scuola, con investimenti a pioggia nell’economia bellica e
poco o nulla per formazione, istruzione, cultura”. La giornata di mobilitazione
di venerdì è stata anche definita come “No Meloni Day”, con il blocco non solo
di scuole, ma anche di Università, con scioperi, presidi e manifestazioni.
Ieri, domenica, all’alba gli agenti della Digos di Torino hanno fatto irruzione
a casa di uno studente diciottenne, attivista dei collettivi studenteschi
torinesi, che è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari.
Stamattina comparirà davanti al giudice per il processo per direttissima.
L’operazione è stata eseguita in flagranza differita, una procedura che permette
l’arresto anche a distanza di ore dal fatto.
La reazione del mondo studentesco non si è fatta attendere, con un comunicato di
diffuso ieri e che riportiamo per intero e diversi appuntamenti: oggi alle ore
16 davanti alla Prefettura in Piazza castello, domani alle ore 18, appuntamento
a Palazzo Nuovo per l’assembea pubblica di Torino per Gaza e il 28 novembre,
giornata di sciopero generale.
Abbiamo chiesto a uno studente del collettivo del liceo Einstein di raccontarci
la giornata di venerdì e di darci più informazioni rispetto all’arresto di ieri
e ai prossimi appuntamenti.
Di seguito, il comunicato uscito ieri dal Collettivo Gioberti di Torino,
Assemblea studentesca e KSA Torino a seguito dell’arresto in flagranza differita
nei confronti di Omar, uno studente del liceo Gioberti che ha partecipato alla
manifestazione studentesca di venerdì 14 novembre.
Stamattina, domenica 16 novembre, la polizia è piombata in casa di uno
studente appena diciottenne, portandolo in questura per poi metterlo ai
domiciliari, impedendogli categoricamente di andare a scuola nei
prossimi giorni, il suo processo è fissato per domani in direttissima e non gli
sono neanche stati consegnati gli atti per preparare la difesa, che invece che
in mesi dovrà essere preparata in ore.
Omar non è che uno studente, un compagno di scuola e di lotta, un
coetaneo che la polizia ha deciso di individuare come soggetto su cui
accanirsi violentemente per colpire ed intimidire tutti coloro che hanno
preso parte allo sciopero di venerdì 14 novembre.
È evidente infatti, che quest’azione miri a rompere l’unità e la coesione
studentesca andatasi a creare dopo mesi di mobilitazioni e occupazioni che hanno
visto protagoniste più di quaranta scuole Torinesi, nel tentativo di spaventare
lə innumerevoli studentə che si sono viste protagoniste delle piazza di venerdì
e provando a sminuire le azioni che sono state fatte a seguito di decisioni
COLLETTIVE, riducendole ad un atto dislocato e facendone gravare le conseguenze
su una singola persona.
In una giornata che ha visto un grande coinvolgimento da parte delle
scuole, la risposta da parte delle forze dell’ordine non è stata che
violenta, prima a Porta Nuova e in un secondo tempo a Città
Metropolitana, luogo in cui ci siamo diretti per portare ancora un volta
alla luce le gravi mancanze a livello strutturale e finanziario nell’istituzione
scolastica, situazioni di disagio per cui lə studentə hanno bloccato le scuole
dimostrando, come al liceo Lagrange, che nel
momento in cui si fa pressione i fondi per ristrutturare le scuole
magicamente compaiono.
Alla città metropolitana c’eravamo tutte e rivendichiamo collettivamente ciò che
invece la questura di Torino affilia ad una sola persona, e ricordiamo che i
famosi scontri per i quali viene accusato Omar sono partiti dopo che la polizia
ha chiuso uno studente in uno stanzino e gli ha spaccato la testa, prendendolo
in ostaggio.
Del resto, questo modus operandi non ci è nuovo. è un copione già
scritto infatti, quello in cui le dimensioni di scontro di piazza collettive
vengano depoliticizzate e ridotte a meri atti di violenza imputabili a
singole soggettività, unico modo per legittimare la repressione su chi
lotta contro gli sporchi interessi governativi, contro una scuola asservita alla
conversione bellica, contro al taglio sempre crescente di fondi al welfare
pubblico in favore del suprematismo occidentale a suon di bombe.
Siamo indignati, incazzati, ma non così sorpresi da queste dinamiche
repressive, infantili e quasi di ripicca da parte del governo, che si vede
messo all’angolo dai giovani ormai esasperati che non si tirano indietro
nel mostrare il loro dissenso ad un governo complice che giorno dopo
giorno mette sempre più da parte la scuola, preparandosi a tagliare 600
milioni di euro dall’istruzione per investirli nell’industria bellica.
Ma non basteranno i manganelli a farci abbassare la testa.
Siamo tenaci, furiosi e non abbiamo paura di alzare la voce continuando
a bloccare tutto per un futuro diverso,per un mondo nuovo.
In piazza con Omar c’eravamo tutti. Non era da solo, e per quanto
possano provare a confinarlo in casa e ad isolarlo non lo sarà nemmeno
ora.
Non gliela daremo vinta, la lotta è appena iniziata, torniamo nelle nostre
scuole, alziamo la voce,disertiamo le lezioni, blocchiamo tutto,
prendiamoci gli spazi scolastici che in quanto studenti ci appartengono e
dimostriamo che gli studenti sono una collettività unita a cui i loro sporchi
giochi di potere di divisione e repressione delle lotte
Omar ha il diritto di andare a scuola esattamente come tutti noi.
Se non lo potrà fare lui, non lo farà nessuno.
Omar libero subito
ASSEMBLEA POPOLARE
Palazzo Nuovo - Via Sant'Ottavio 20 a Torino
(martedì, 18 novembre 18:00)
Martedì 18 novembre
Ore 18:00 - Palazzo Nuovo
Assemblea popolare
Da quasi due mesi l’Italia sta dimostrando un’incredibile volontà di lottare e
opporsi al sistema vigente fatto di violenza, di morte e di guerra che permette
a un genocidio di proseguire sotto gli occhi di tuttx. Abbiamo visto un
movimento popolare capace di
unire lotte che vogliono separate, bloccando l'intero paese il 22 settembre e il
3 ottobre.
Da ogni parte della Terra si è detto “facciamo come in Italia”, il popolo
palestinese stesso ci ha ringraziato per aver messo in campo l’unica cosa che
ostacola il genocidio: il blocco delle armi e della filiera bellica.
https://www.facebook.com/torino.per.gaza
SABOTIAMO GUERRE E PATRIARCATO
piazza Carlo Felice - di fronte a Porta Nuova - piazza carlo felice
(martedì, 25 novembre 18:30)
📍Lunedì 24 “Perché contare i femminicidi è un atto politico”
Dibattito a partire dal libro di Donata Columbro. Dialogheremo con l’autrice e
con l’Osservatorio Femminicidi, Lesbicidi, Transcidi di Non una di Meno
h 21 - Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi 13
📍Sabato 22 - Corteo nazionale a Roma
Contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere - Sabotiamo
guerre e patriarcato
ore 14.30 Piazza della Repubblica, Roma
📍Martedì 25 - MOBILITAZIONE CITTADINA A TORINO
ore 18.30 Porta Nuova - Pza Carlo Felice
Juntes somos más fuertes! 💜🔥
https://www.facebook.com/nonunadimenotorino
(collage di stefania spinelli)
Dall’ultima primavera ci sono i tornelli alla stazione di Porta Nuova. I
viaggiatori, per accedere ai binari, devono presentare il biglietto agli
operatori di guardia, oppure sono tenuti a mostrare il codice del loro titolo di
viaggio a una macchina automatica. I varchi sono presidiati da uomini con la
divisa di Fs Security, la società di Ferrovie dello Stato dedicata a garantire
la sicurezza in stazione e sui treni. Hanno i giubbotti blu, le insegne di
Ferrovie dello Stato sulla schiena e non portano armi. Insieme a loro ci sono
anche guardie private con divise blu scuro, pantaloni stretti e pistola nella
fondina; portano il logo di Securitalia sul petto. I guardiani attendono eretti
accanto ai varchi, attorno le persone corrono, trascinano valigie, fissano i
tabelloni delle partenze. Si vede un bar con una vetrata che s’affaccia sui
binari, un cuboide di vetro dove su scaffali rosa si vendono borse e
braccialetti. Di fronte un negozio di cosmetici con le pareti ancora rosa.
È il tardo pomeriggio d’un giorno lavorativo di settembre, Said è stato dal
dentista a Torino e deve prendere in fretta il treno per tornare al suo paese
nella provincia di Biella. Il treno parte fra cinque minuti, Said non ha tempo
di acquistare il biglietto. Raggiunge una guardia di Fs e chiede di passare
oltre il varco, vuole pagare in carrozza e tiene la carta di credito fra le
dita. Il piantone lo guarda dritto negli occhi, in modo aggressivo, si erge
eretto e rigido e fa segno di andare via.
Said raggiunge le biglietterie automatiche, ma è troppo tardi per stampare il
biglietto giusto. Ora digita i suoi dati e richiede il titolo di viaggio per
l’ora dopo, anche se il treno scelto lo porterà in un paese che dista diversi
chilometri da casa sua. Said si dirige verso l’uscita di via Sacchi per comprare
un panino al primo bar sotto i portici. Mentre esce, alza il braccio e mostra
alla guardia il biglietto. La guardia di Fs Security raggiunge Said e chiede:
«Cosa vuoi? Cosa vuoi?»; poi mette una mano sul braccio del viaggiatore. Said
prova a divincolarsi e zac, tutto accade in due, tre secondi, zac, la guardia
colpisce duro il suo zigomo.
Said è confuso, prende il telefono per chiamare la polizia ma non riesce a
digitare il numero. Ora è circondato da altre guardie dei tornelli. L’uomo di Fs
Security è tornato al suo posto, ma un suo collega intima a Said di non
muoversi. Arrivano gli agenti di polizia: uno va dall’aggressore, quattro invece
stanno attorno a Said. Gli agenti sono sbrigativi e gli chiedono: «Da dove
vieni? Cosa fai qui? Documenti». L’uomo si muove a rilento, ma trova il permesso
di soggiorno e lo porge.
Said mostra la guardia violenta. «Non indicarlo, parla con noi!», dicono i
poliziotti. A stento Said riesce a raccontare la sua storia, sembra che gli
agenti non vogliano ascoltarlo, o non siano interessati. Un poliziotto lo
interrompe, poi un secondo, ancora un terzo. Aumenta la confusione e Said fa
fatica a parlare, incalzato dalle domande: «Hai capito? Hai capito?». L’uomo non
sta bene e qualcuno ha chiamato l’ambulanza. «Vuoi fare denuncia o vai al pronto
soccorso?», chiede il primo agente. Said vorrebbe prima fare denuncia, poi
andare in ospedale. «No, no», dicono gli agenti mentre si allontanano. Said sale
sull’ambulanza, disposto a trascorrere la notte in pronto soccorso per un
referto redatto al sorgere dell’alba. (dora griot)
* * *
Gli altri episodi si trovano qui
ASSEMBLEA CITTADINA DI TORINO PER GAZA!
Comala - corso Francesco Ferrucci 65/a, 10137 Torino
(martedì, 11 novembre 18:00)
Anche questo martedì, 11 novembre, come tutte le settimane vi invitiamo
all'assemblea cittadina di Torino per Gaza! Questa settimana sarà presso lo
spazio Comala, in Corso Ferrucci 65/A, alle ore 18:00!
https://www.facebook.com/torino.per.gaza