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Ven 31 gen. Crisi climatica e azione diretta
Crisi climatica e azione diretta Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta Venerdì 31 gennaio ore 21 alla FAT corso Palermo 46 Torino Interverrà il fisico Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del CNR. Che sia in atto un cambiamento climatico con un’accelerazione senza precedenti, da quando il pianeta è abitato da forme di vita strutturate in comunità è un dato ormai privo di dimostrazioni opposte. Le estese analisi e i risultati cui è pervenuto il lungo lavoro della comunità climatologica portano a una conclusione unica: il clima sta cambiando a una velocità tale per cui le forme di vita vegetali e animali (inclusa quella umana) vengono poste in seria difficoltà di adattamento. Adattamento fisico, chimico, biologico, sociale e migratorio sono a rischio, sottoposti a forzanti indotte dalla produzione industriale, alimentare e trasportistica sempre più energivora. Variazioni di concentrazioni di elementi (CO2 in primis in atmosfera e nei mari) e pochi gradi in più di aumento delle temperature atmosferiche, marine e del suolo portano a collassi repentini e imprevedibili in un sistema regolato da equilibri stabili ma altrettanto caotici. Ricerche e studi sul clima, mai abbastanza supportati e sovvenzionati rispetto ad altre discipline tecnologiche e belliche, basano le loro analisi su una comunità di ricerca competente, distribuita e in continuo contatto e confronto. La stessa comunità che produce le decine di migliaia di analisi e pubblicazioni costantemente analizzate, in modo critico e rigoroso da iniziative mondiali in seno alle Commissioni internazionali di climatologia della World Meteorological Organization (WMO), dal Global Climate Observing System (GCOS) e dall’International Panel on Climate Change (IPCC). Lontano dall’essere in mano a lobby di interesse, come talvolta anche sostenuto all’interno di alcuni movimenti e pensieri che sfociano in un pericoloso negazionismo a priori, scienziati e autori IPCC vengono sovente screditati. Il caso forse più eclatante sono le COP: alla 28 edizione (Dubai 2023) il presidente ha sostenuto che non vi è alcuna evidenza circa la necessità di ridurre al massimo aumento di 1,5 °C l’innalzamento della temperatura media, rispetto ai valori pre-industriali, riducendo sino all’eliminazione l’utilizzo dei combustibili fossili. Del resto, se a presiedere una COP viene nominato il Sultano Al Jaber, CEO della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi, è il minimo che ci si possa attendere. Replica puntuale un anno dopo, alla COP29, dove l’Arabia Saudita senza portare controprove solide, ha categoricamente negato la validità dei lavori dell’IPCC. Esternazioni ormai sdoganate senza vergogna, di stampo negazionista e reazionario, simili al rifiorire di esternazioni di stampo fascista e nazista cui si assiste quotidianamente su tante altre questioni a livello nazionale e internazionale. È un ulteriore allarme che segnala l’urgenza diiniziative improcrastinabili di risposta culturale e di azione collettiva e individuale. Un problema di origine capitalista non può avere una soluzione capitalista. Il riscaldamento globale e la sua accelerazione sono causati principalmente dalle emissioni collegate alle attività umane: industriali, di trasporto e alimentari. Tre fattori strettamente legati all’impulso-compulsivo verso l’impraticabile crescita infinita. Che in politica ed economia siano ancora presenti indici matematici e numerici che vedono la crescita della produzione, del consumo e del capitale come un fattore indispensabile al benessere collettivo è indice di come il capitalismo, al pari delle religioni, sia riuscito a introdurre dogmi utili a indirizzare le classi dirigenti e guidare comportamenti decisionali e scelte collettive. La necessità di azioni di mitigazione, osteggiata nei primi momenti sia dalla finanza sia dalla cittadinanza, è ormai un fatto che il capitalismo ha imparato a cavalcare con agilità e destrezza. Al pari delle religioni, si “evangelizza” la persona e il “decision making” verso comportamenti virtuosi che incrementano astutamente e con tempismo il giro di affari del “green”. Con due risultati di rilievo: aumentare la produzione e convincere il “consumatore” di avere fatto una cosa giusta e di tenerci all’ambiente. Si vedano le sempre maggiori operazioni di “green washing” sbandierate da quasi tutte le multinazionali. Il capitalismo quindi si sostituisce al non-decisionismo politico, dal quale però trae legittimità normativa, offrendo soluzioni e strategie di mitigazione: i continui cambi di categoria nei mezzi di trasporto che, con l’aiuto di limitazioni nella circolazione di categorie precedenti, portano a sbarazzarsi di veicoli perfettamente funzionanti verso l’acquisto imposto di nuovi modelli; la pur benvenuta elettrificazione sposta solo il problema, con costi accresciuti e a carico dell’utenza, data la cronica assenza di sistemi di produzione elettrica non clima-alteranti; le tassazioni crescenti e capillari che coinvolgono chiunque possieda un sistema di riscaldamento o di piccola produzione artigianale; fittizi miglioramenti delle classi energetiche degli edifici che portano a declassare immobili più vecchi, portando fuori parametro e conseguentemente fuori mercato piccole case e borghi facilmente recuperabili (se non dove il restauro è per pochi e porta a trasformare antiche dimore in beni di lusso); e molto altro. Azioni “green” che se da un lato portano un contributo minimo a ridurre gli impatti diretti clima-alteranti, dall’altro causano effetti “indiretti” ben più gravi: la sostituzione di un veicolo funzionante ma meno “prestante” in termini di inquinamento con uno elettrico è accompagnata da impatti ambientali (consumo di risorse, trasporti, generazione di gas clima alteranti) certamente superiore a quanto emesso portando a reale fine vita il veicolo esistente. Considerazione applicabile alla quasi totalità delle iniziative, ma ovviamente ben celata. Lontana dal porre in atto serie azioni di mitigazione, l’azione capitalistica è così improntata per natura ad accrescere e aggravare il problema, rifiutando sistematicamente qualsiasi inversione nei livelli di produzione e consumo. Il rallentamento della crescita sino a una sua sostenibile inversione è così l’unica soluzione seriamente adottabile, pur insieme a transizioni energetiche condivise, per avviare concrete ed efficaci contromisure immediate. Una consapevolezza che deve permeare l’azione diretta individuale e di gruppo e non essere relegata a pochi movimenti e alcuni “portavoce” politici o ad alta notorietà. Il cambiamento climatico richiede azioni chiare e urgenti piani di mitigazione. Ed è altrettanto urgente aumentare il dissenso verso i governi che voltano le spalle a un problema ora quotidianamente avvertito sia a livello globale che locale, rilanciando l’azione autogestita e diretta. Misurare il clima che cambia Comprendere il clima e i suoi mutamenti, locali e globali, richiede metodi di calcolo e grandi quantità di dati. Sono proprio i dati l’ingrediente principale di ogni studio climatologico: sia che si tratti di serie storiche, attraverso le quali ricostruire un’evoluzione rispetto al passato, sia che si osservino fenomeni recenti e in tempo reale, soprattutto nel caso di eventi estremi. La capacità di valutare e quantificare il mutamento del clima dipende così dalla qualità dei dati che provengono da moltitudini di misure di parametri diversi. Alle tradizionali misure meteorologiche ora si sono aggiunte diverse osservazioni marine, glaciali, nel terreno e in alta atmosfera. Uno sforzo scientifico senza distinzione di nazione o area geografica, che vede centinaia di ricercatori collaborare da discipline diverse: fisica dell’atmosfera, chimica, geologia, agronomia, biologia e metrologia. Con un percorso che parte dai laboratori di Torino, andremo a presentare strumenti e stazioni di misura, da quelle urbane all’alta montagna, dalla base artica all’Everest. Senza entrare in dettagli ingegneristici, accenneremo ai diversi strumenti che quotidianamente forniscono dati, sempre più affidabili, che riportano in modo chiaro come l’accelerazione del mutamento del clima sia un fenomeno perfino sottostimato. Un accenno a cosa può fare ognuno di noi per misurare e osservare fenomeni climaticamente rilevanti sarà anche parte della discussione. Andrea Merlone, fisico, è Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del CNR. Si occupa di misure accurate di temperatura, avendo contribuito alla definizione del Kelvin e alla realizzazione di metodi sperimentali e strumenti scientifici. Da oltre un decennio si promuove studi e progetti sulle misure termiche per la climatologia e il miglioramento dei dati utili a comprendere il riscaldamento globale. Ha partecipato a diverse missioni, dalla piramide al campo base Everest, alle stazioni in Artico, dagli studi in alta montagna alle grotte. E’ autore di oltre 120 articoli su riviste scientifiche e presiede il comitato di esperti sulle misure di temperatura per l’ambiente della World Meteorological Organization (Agenzia delle Nazioni Unite per il clima e l’ambiente), di cui è delegato alla Commissione Climatologica. www.anarresinfo.org
January 16, 2025 / Anarres
Askatasuna. Chiesti 9,2 di euro di risarcimento
Nel processo contro numerosi esponenti dell’area dell’Autonomia, accusati di associazione a delinquere, dopo le richieste di 88 anni di carcere da parte del PM, lunedì mattina sono arrivate quelle delle parti civili, i ministeri dell’Interno e della Difesa e Telt, la società che ha l’appalto per la Torino Lione. Cifre esorbitanti, specie se si tiene […]
January 16, 2025 / Radio Blackout 105.25FM
I buoni all’attacco
(disegno di enrico pantani) È in libreria a Napoli, Roma, Bologna, Milano e Torino (quitutti i punti di distribuzione) il numero 13 de Lo stato delle città. A seguire pubblichiamo l’articolo I buoni all’attacco, di Flavia Tumminello. La linea retta che descrive corso Giulio Cesare, a Torino, si estende a perdita d’occhio inseguendo i binari del tram e lo scorrere incessante delle macchine. Dai palazzi sporgono insegne in arabo, cinese, italiano. Narrano un mondo in cui il ritmo delle faccende quotidiane risente di influssi provenienti da paesi lontani: minimarket, telefonia, agenzia viaggi, macelleria. Il televisore acceso in un bar riversa sulla strada i suoni di una partita di calcio. A poca distanza, sulle serrande chiuse al piano terra di un palazzo, al numero 34, è possibile leggere: “Fuori i buoni dai quartieri”, “Per ogni sgombero un bene comune”. Si sussurra che in passato il palazzo, oggi vuoto, avesse offerto riparo a persone in cerca di un tetto finché una mattina è giunta la polizia a sgomberarli. Risalendo la linea del corso, un altro edificio, adesso protetto da telecamere e da luci sempre accese, un tempo ospitava un’occupazione. L’arrivo delle camionette ha lasciato dietro di sé il deserto e la reclame di appartamenti di lusso in un quartiere riqualificato. Ben diversa è la storia raccontata dai graffiti di corso Giulio Cesare 34, una storia che parla di innovazione sociale, cittadinanza attiva e filantropia. La fondazione di comunità Porta Palazzo, un ente nato sotto l’egida di Compagnia di San Paolo e attivo nei quartieri di Aurora e Porta Palazzo, ha recentemente acquistato l’edificio per adibirlo a primo Community Land Trust (CLT) in Italia. Il principio alla base del CLT è la separazione tra la proprietà dell’immobile da quella del suolo. Questa separazione permette di ridurre il costo dei singoli appartamenti, i quali sono venduti a un prezzo calmierato a famiglie che altrimenti faticherebbero ad accedere a un mutuo, mentre la proprietà del terreno rimane, anche in caso di rivendita futura, nelle mani del trust. Si tratta di un modello che trae la propria sostenibilità economica dalla premessa che l’estrazione di plusvalore legata alla costante crescita dei valori immobiliari verrà distribuita equamente tra nuovi e vecchi acquirenti, investitori nel progetto e cittadini che fruiscono dei benefici portati dalla rige- nerazione urbana, tra cui l’apertura al pubblico degli spazi comuni dell’edificio.  La fondazione sostiene di avere come obiettivo principale il contrasto alla gentrificazione del quartiere: alla proprietà privata oppone la proprietà “collettiva”, alla speculazione immobiliare una speculazione “dolce”, appetibile per una borghesia progressista in cerca di profitti etici.  I sostenitori e i fondatori del CLT si definiscono “innovatori sociali”, appellativo che fonde una retorica pionieristica e rampante con suggestioni che rievocano le tradizioni politiche di auto-organizzazione dal basso. Nella realtà essi non solo ricevono ingenti finanziamenti da Compagnia di San Paolo, ma godono anche del sostegno di tutta una classe dirigente e politica che vede nel CLT la prefigurazione di un modello di welfare “innovativo” grazie a cui sopperire al definanziamento delle politiche abitative e sociali pubbliche. La fondazione si è ritrovata al centro di un vero e proprio think tank che si è sostanziato in un ciclo di incontri cui hanno preso parte diversi esponenti della giunta comunale, tra cui l’assessore al welfare Rosatelli, del partito Sinistra Ecologista, che ha tratteggiato il welfare abitativo del futuro come una costellazione di part- nership pubblico-private che coinvolga il terzo settore e il variegato mondo della “cittadinanza attiva”, nonché gli stessi beneficiari delle politiche. In questo solco si colloca l’esperienza di Homes4All, progetto di finanza a impatto sociale che coinvolge un’ampia rete di società private con a capofila il comune di Torino. La start up, fondata nel 2019, si propone di ridurre l’emergenza abitativa attraverso l’acquisto o la gestione da privati di immobili che verranno poi dati in locazione temporanea a un canone “sostenibile” a famiglie selezionate dalle graduatorie dell’agenzia comunale per la locazione. Palazzi fatiscenti in quartieri dai valori immobiliari bassi caratterizzati dalla presenza di immigrati e di altri marginali si trasformano così in asset vantaggiosi non solo per gli investitori, ma anche per la pubblica amministrazione. H4A, infatti, promette un risparmio per le casse comunali di circa 450 mila euro rispetto ai costi legati alla messa a disposizione di strutture di emergenza abitativa. La società, nata a Torino, è già approdata a Genova e in Lombardia e punta a estendersi ulteriormente; ha acquisito 69 immobili e ne gestisce 35, per un totale di 5,2 milioni di capitali raccolti da investitori pubblici e privati. Dati difficilmente compatibili con l’idea di una piccola proprietà diffusa contro la grande speculazione immobiliare, ma coerenti con un modello finanziario che individua nel profitto privato l’impulso necessario al sostentamento del welfare. Secondo Matteo Robiglio, architetto e docente del Politecnico, tra i fondatori di H4A, le politiche sociali basate sull’erogazione di finanziamenti diretti a fondo perduto sarebbero economicamente insostenibili. Il settore pubblico dovrebbe convogliare i propri fondi sulle compartecipazioni con attori privati e creare una regolamentazione (o derego- lamentazione) che favorisca le esperienze innovative. H4A nasce dalla fusione di Brainscapital, società di consulenza specializzata “nello sviluppo di start up” e Homers, che si occupa del recupero di immobili vuoti per la realizzazione di cohousing. Nel 2018 Brainscapital ha fatto parte del “raggruppamento tecnico” che ha supportato la città di Torino nel “Progetto speciale campi nomadi”, culminato nel 2020 con lo sgombero del campo rom e delle baraccopoli di via Germagnano, all’estrema periferia. Evidentemente, esistono ancora poveri che non generano né valore economico né valore sociale misurabili, e che continueranno a esse- re espulsi e allontanati – la storia della loro marginalità rimossa dal discorso pubblico. Tutta questa violenza sarebbe forse meno accettabile se non fosse per l’incessante pantomima dei “buoni”, che sotto la maschera di un capitalismo dal volto umano nascondono la loro stessa natura di classi dirigenti neoliberali; possono assumere le sembianze della filantropia, dei partiti di sinistra, dell’associazionismo, della finanza etica, ma sanno anche mimare pratiche e linguaggi dei movimenti sociali. È il caso della proposta di delibera di iniziativa popolare “Vuoti a rendere” che chiede vengano messe a disposizione della collettività tutte le case sfitte, di proprietà pubblica e privata, nella città di Torino. Con “Vuoti a rendere” siamo tutti invitati ad assumere la prospettiva degli innovatori, immaginandoci come questo patrimonio abitativo possa essere riutilizzato, magari in vista di future speculazioni “etiche”. Allo stesso tempo questa possibilità viene confinata a una partecipazione istituzionalizzata che non considera le esperienze e i bisogni delle persone ai margini, le quali rimangono sullo sfondo come “beneficiari” o come vittime da proteggere fintantoché non rivendicano i propri diritti, per esempio occupando una casa. L’ordine del discorso a partire dal quale si costruisce il consenso a queste operazioni ha le sue fondamenta in un universo simbolico dove gli opposti convivono senza alcuna contraddizione: qui la gentrificazione viene contrastata dal grande capitale finanziario, l’auto-organizzazione dipende dalle elargizioni di fondazioni bancarie, chi sgombera i poveri si batte anche per il “diritto alla casa” e il profitto privato diventa un mezzo per raggiungere il benessere collettivo. In un clima di crescente sfiducia legato alla repressione delle lotte sociali e dei gruppi marginalizzati diventa allora sempre più necessario chiederci che cosa vogliamo, se l’innovazione o il conflitto, se identificarci con i “buoni” o stare al fianco degli ultimi. (flavia tumminello)
January 14, 2025 / NapoliMONiTOR
[2025-01-08] (A)distro e SeriRiot @ Federazione Anarchica Torinese
(A)DISTRO E SERIRIOT Federazione Anarchica Torinese - corso Palermo 46 (mercoledì, 8 gennaio 18:00) (A)DISTRO E SERIRIOT OGNI MERCOLEDÌ DALLE 18 ALLE 20 IN CORSO PALERMO 46 (A)DISTRO – LIBRI, GIORNALI, DOCUMENTI E… TANTO ALTRO SERIRIOT – SERIGRAFIA AUTOPRODOTTA BENEFIT LOTTE VIENI A SPULCIARE TRA I LIBRI E LE RIVISTE, LE MAGLIETTE E I VOLANTINI! SOSTIENI L’AUTOPRODUZIONE E L’INFORMAZIONE LIBERA DALLO STATO E DAL MERCATO! INFORMATI SU LOTTE E APPUNTAMENTI!
January 8, 2025 / Gancio
[2025-01-10] "LA DANSE DU PIED" Spettacolo teatrale della rassegna "il Neruda non si rassegna" @ Spazio Popolare Neruda
"LA DANSE DU PIED" SPETTACOLO TEATRALE DELLA RASSEGNA "IL NERUDA NON SI RASSEGNA" Spazio Popolare Neruda - Corso Ciriè 7, 10124, Torino (venerdì, 10 gennaio 19:30) È arrivata l'edizione invernale della rassegna teatrale e circense:"Il Neruda non si Rassegna" Venerdì 10 gennaio ➡️ "LA DANSE DU PIED" di Monsieur David con la partecipazione di Federica Gumina Benvenuto in un mondo magico fatto di empatia e ascolto, di sperimentazione e scoperta. Un mondo di comunicazione oltre le parole in cui il corpo ci rivela la strada per recuperare una capacità che credevamo persa: quella di stupirci davanti alla fantasia. Scopri uno degli spettacoli più acclamati della Feet Theater Company, che vede Monsieur David sul palco con tutto l’universo dentro le sue valigie. Storie musicali di amore, di amicizia e di magia raccontate con le gambe, i piedi e le mani. Storie dalla natura poetica, eterea e anche molto umana. Dove? 📍Spazio Popolare Neruda Aperitivo Special, vin brulé + musica live con Maga h19.30 Spettacolo h21:00 💥Non perderti questa occasione: offerta libera, aperitivo e spettacoli per tutti i gusti e per tutte le età. Il Neruda ti aspetta! #IlNerudaNonSiRassegna #TeatroPerTuttə #SpazioPopolareNeruda
January 8, 2025 / Gancio
Anarres del 20 dicembre. Transfemminismo: universale plurale. Città delle armi. Le case popolari e chi le occupa…
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. Ascolta e diffondi l’audio della puntata: > Anarres del 20 dicembre. Transfemminismo: universale plurale. Città delle > armi. Le case popolari e chi le occupa… Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: Transfemminismo. Percorsi e prospettive per un approccio libertario alle questioni di genere I percorsi di libertà tracciati dalle soggettività tenute ai margini dalla cultura patriarcale hanno scosso dalle fondamenta un ordine che pareva immutabile arrivando a spezzarne la logica binaria ed essenzialista. (…) La critica all’essenzialismo si nutre della decostruzione delle identità di genere. Concepire l’identità, ogni identità, come costruzione sociale, confine mobile tra inclusione ed esclusione, è un approdo teorico che si alimenta della rottura operata dal femminismo e dai movimenti lgbtqia+. La sfida è su più fronti. Sfida allo Stato (etico), al patriarcato reattivo e al capitalismo. Una sfida che non è mera astrazione o suggestione filosofica, ma si attua nel convergere delle lotte, delle prospettive e degli immaginari capaci di dar vita ad una prospettiva inedita. Il sommarsi di diverse cesure identitarie, che spesso coincidono con varie forme di esclusione, permette una contestazione permanente del privilegio nei confronti delle gerarchie di potere. Le “identità sessuali”, anche nel loro farsi storico, non sono un conglomerato concettuale da cui partire, ma semmai la questione stessa. Oltrepassarle per cancellarle è un percorso complesso, perché investe una dimensione del sé che, pur squisitamente culturale, è tanto forte ed introiettata sin dalla nascita da parerci naturale. Al punto che gli stereotipi di genere finiscono con l’essere fatti propri persino da chi rifiuta quello che gli/le è stato assegnato alla nascita. Il costruzionismo queer attua la strategia di decostruire le identità che passano come naturali considerandole invece come complesse formazioni socio-culturali in cui si intrecciano discorsi diversi. Un approccio libertario deve e può andare oltre la decostruzione delle narrazioni che costituiscono le identità di genere, perché vi innesta l’elemento di rottura rappresentato dall’agire politico e sociale di soggetti, che si costituiscono a partire dalle proprie molteplici alterità, rivendicate ed esperite sul piano della lotta. Soggetti capaci di una autonoma produzione di senso, di relazioni, di pratiche sovversive rispetto all’ordine patriarcale, alla logica binaria, alla naturalizzazione delle relazioni sociali. Un percorso importante ma delicato, perché, in modo del tutto paradossale, talora la spinta ad aprire spazi che aspirano al riconoscimento delle cesure discriminanti che segnano le vite di tante persone, finisce con il produrre un cortocircuito identitario. Always on the move/ La città delle armi Era la capitale dell’auto. L’industria automobilistica era indicata tra le eccellenze cittadine nei cartelli di ingresso alla città. Torino è stata attraversata da due processi trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi. Il primo è il fulcro della narrazione pubblica, il secondo viene occultato tra satelliti ed esplorazioni spaziali. La lenta ma inesorabile fuga della Fiat, ormai solo più un marchio per le auto, ha decretato la decadenza e l’impoverimento della città. Sulle macerie di quella storia le amministrazioni comunali degli ultimi vent’anni, hanno provato a costruire, con alterna fortuna, “la città vetrina per i grandi eventi”, una scelta dalle conseguenze politiche e sociali devastanti, perché si è basata su violente dinamiche di controllo sociale ed interventi di riqualificazione escludente, una sempre più netta dinamica di gentrification. Il 13 dicembre vi abbiamo proposto una lettura ragionata della parte dedicata alla città vetrina, in questa puntata ci siamo occupati di città delle armi. Le case popolari e chi le occupa Francesco Migliaccio conserva un piccolo archivio di articoli dalle pagine cittadine di La Stampa e la Repubblica. Non è sistematico, eppure contiene numerose cronache sugli sgomberi di appartamenti occupati in palazzine di edilizia residenziale pubblica. La sinistra che governa la città (buona e inclusiva) e la destra a capo della regione (cinica e cattiva) sono complementari e collaborano nella guerra contro i nemici pubblici degli ultimi mesi: gli occupanti di case, i disperati nei camper parcheggiati in angoli d’asfalto. Il linguaggio di giornalisti e rappresentanti delle istituzioni è sempre approssimativo, abile ad alternare l’ipocrisia al razzismo. Di certo dai loro discorsi sono rimosse le cause materiali, e storiche, che costringono le persone a occupare le case popolari lasciate vuote e abbandonate. Ne abbiamo parlato con Francesco, autore di un articolo uscito su Monitor Appuntamenti: Mercoledì 8 gennaio riaprono (A)distro e SeriRiot dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46 (A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato! Informati su lotte e appuntamenti! Venerdì 31 gennaio Crisi climatica e azione diretta Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta ore 21 alla FAT corso Palermo 46 Torino Interverrà il fisico Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del CNR. Contatti: Federazione Anarchica Torinese corso Palermo 46 Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30 Siamo in pausa per fine anno Ci rivediamo il 7 gennaio. per info scrivete a fai_torino@autistici.org Contatti: FB @senzafrontiere.to/ Telegram https://t.me/SenzaFrontiere Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
December 29, 2024 / Anarres
Cariche allo sciopero generale davanti al Politecnico
Lo scorso venerdi 13 dicembre, in occasione dello sciopero generale indetto dall’USB, un partecipato corteo studentesco ha attraversato le vie della città, rivendicando la necessità di recidere i rapporti tra mondo accademico e Israele, criticando la scuola di Valditara e le politiche governative. Arrivato al polo di Corso Duca degli Abruzzi, il corteo si è […]
December 16, 2024 / Radio Blackout 105.25FM
Anarres del 6 dicembre. Lotte operaie alla sbarra. CPT di Torino. Always on the move…
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. Ascolta e diffondi l’audio della puntata: > Anarres del 6 dicembre. Lotte operaie alla sbarra. CPT di Torino. Always on > the move… Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: Lotte operaie alla sbarra Sono circa “3mila” i lavoratori e sindacalisti indagati o imputati per scioperi e proteste sindacali. È il dato dei procedimenti seguiti da un solo studio legale di Milano sulle una parte delle inchieste nate da lotte sindacali soprattutto nella logistica nel nord Italia. Lo studio, specializzatosi dal 2016 in poi nella difesa di operai e esponenti sindacali nel settore della logistica, ne ha contati circa tremila, solo nei territori seguiti: in particolare Milano e Piacenza, ma anche Bologna, Alessandria, Pavia, Brescia, Novara, Mantova, Cremona, Bergamo. Significa che il numero totale italiano è molto più alto. Ad oggi sono 300 i procedimenti ancora aperti. Con il DDL 1660 la situazione è destinata a peggiorare. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Eugenio Losco Sanitalia è il nuovo gestore del CPR di Torino L’appalto da 8,4 milioni di euro per la gestione della prigione per migranti di corso Brunelleschi se lo è aggiudicato Sanitalia. La Cooperativa era già stata in corso Brunelleschi, quando aveva gestito i “servizi di igiene e sanificazione” e di “assistenza infermieristica” per l’allora ente gestore Gepsa, multinazionale francese che dal 2016 al 2022 ha incassato 8,6 milioni di euro dalla prefettura di Torino. Si tratta di un gruppo specializzato nella gestione di strutture chiuse: dalle RSA a spazi dedicati a malati di Alzahimer, a numerosi CAS in Piemonte. Non c’è bisogno si scomodare Foucault per cogliere l’intima interconnessione tra strutture di tipo sanitario/assitenziale e luoghi di detenzione amministrativa. Si tratta di posti caratterizzati dalla necessità di gestire corpi in eccesso, non produttivi, incontrollabili, inutili, fastidiosi, che si decide di concentrare in spazi specifici. La scelta di tentare la scalata dei CPR ha visto Saniatalia partecipare, senza successo, alle gare per i CPR in Albania e per quello di via Corelli a Milano. Presto entrerà in corso Brunelleschi. Quindi a breve la prigione per migranti di Torino, chiusa in seguito alle rivolte del febbraio 2023, riaprirà. Always on the move Torino. Vetrina per turisti e città delle armi Era la capitale dell’auto. L’industria automobilistica era indicata tra le eccellenze cittadine nei cartelli di ingresso alla città. Torino è stata attraversata da due processi trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi. Il primo è il fulcro della narrazione pubblica, il secondo viene occultato tra satelliti ed esplorazioni spaziali. La lenta ma inesorabile fuga della Fiat, ormai solo più un marchio per le auto, ha decretato la decadenza e l’impoverimento della città. Sulle macerie di quella storia le amministrazioni comunali degli ultimi vent’anni, hanno provato a costruire, con alterna fortuna, “la città vetrina per i grandi eventi”, una scelta dalle conseguenze politiche e sociali devastanti, perché si è basata su violente dinamiche di controllo sociale ed interventi di riqualificazione escludente, una sempre più netta dinamica di gentrification. Vi abbiamo proposto la lettura ragionata della prima parte dell’opuscolo, presentato il 28 novembre a Torino. Per chi si fosse perso l’incontro qui c’è il video della serata: https://www.anarresinfo.org/video-always-on-the-move-torino-vetrina-per-turisti-e-citta-delle-armi/ Appuntamenti: Sabato 14 dicembre cena antinatalizia Menù vegan Benefit lotte ore 20 corso Palermo 46 Quanto costa? Tantissimo per chi ne ha, meno per chi ha meno, poco per chi ha poco. Sosteniamo le lotte qui e in ogni dove, diamo solidarietà a chi è colpito dalla repressione, mettiamo un mattone nella direzione di una società libera, autogestita, solidale. Porta la tua statuetta per il pres-empio autogestito! Per prenotazioni scrivere a antimilitarista.to@gmail.com Ogni martedì dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46 (A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato! Informati su lotte e appuntamenti! Contatti: Federazione Anarchica Torinese corso Palermo 46 Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20 (per info scrivete a fai_torino@autistici.org) Contatti: FB @senzafrontiere.to/ Telegram https://t.me/SenzaFrontiere Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
December 12, 2024 / Anarres