Nel giorno in cui la Repubblica Italiana celebra se stessa con parate e
manifestazioni militari gli antimilitaristi hanno riempito piazza Palazzo di
Città con tanti interventi e il canzoniere antimilitarista del Cor’Okkio. Il
presidio si è presto trasformato in corteo ed ha raggiunto la piazza della
cerimonia dell’ammaina bandiera gonfia di retorica nazionalista ed esaltazione
[…]
Tag - antimilitarismo
Il 2 giugno dei Senzapatria. Nel giorno in cui la Repubblica Italiana celebra se
stessa con parate e manifestazioni militari gli antimilitaristi hanno riempito
piazza Palazzo di Città con tanti interventi e il canzoniere antimilitarista del
Cor’Okkio.
Il presidio si è presto trasformato in corteo ed ha raggiunto la piazza della
cerimonia dell’ammaina bandiera gonfia di retorica nazionalista ed esaltazione
della guerra.
In apertura lo striscione “contro tutti gli eserciti per un mondo senza
frontiere”.
Il corteo ha attraversato la piazza smilitarizzandola, nel segno della
solidarietà con le vittime di tutte le guerre, con i disertori di ogni dove, con
chi lotta contro gli eserciti, contro i nazionalismi, nel cui nome si massacrano
uomini, donne, bambine e bambini.
Il corteo si è concluso con interventi, slogan e il canzoniere antimilitarista
di Alba.
Una giornata di lotta contro la corsa al riarmo, la militarizzazione delle
periferie, la guerra ai migranti, la produzione bellica, la militarizzazione
delle scuole e delle università.
Un segnale forte contro la guerra e a chi la arma.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro
pretese espansionistiche. Vogliamo farla finita con le guerre e, quindi, con la
feroce logica del dominio e del capitalismo. In ogni dove.
Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Facciamo nostro l’insegnamento del “disfattismo rivoluzionario”: siamo solidali
con chi si batte contro il proprio governo, perché noi lottiamo contro il nostro
.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Qui trovate il testo di lancio della giornata di lotta:
https://www.anarresinfo.org/il-2-giugno-dei-senzapatria/
Qui alcune immagini dell’iniziativa:
Ogni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e
commemorazioni. Con gli anni questa “festa” ha assunto una sempre più marcata
connotazione nazionalista e militarista. Il governo di estrema destra alimenta
la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra. Anche
quest’anno il governo usa le cerimonie militari del due giugno […]
Il 2 giugno contestiamo le cerimonie militariste, la retorica patriottica, la
guerra e chi la a(r)ma
Lunedì 2 giugno
ore 16
Appuntamento in via Garibaldi angolo piazza Castello
(se piove in piazza Palazzo di Città)
Ogni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e
commemorazioni.
Con gli anni questa “festa” ha assunto una sempre più marcata connotazione
nazionalista e militarista.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri”
confini, l’esaltazione della guerra.
Anche quest’anno il governo usa le cerimonie militari del due giugno per
giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto
dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa.
Guerre, stupri, occupazioni di terre, bombardamenti, torture, l’intero
campionario degli orrori umani, se compiuto da uomini e donne inquadrati in un
esercito, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico.
Le divise da parata, le bandiere, le medaglie, la triade “dio, patria, famiglia”
non sono il mero retaggio di un passato più retorico e magniloquente del nostro
presente, ma la rappresentazione sempre attuale dell’attitudine imperialista e
neoconiale dello stato italiano.
Contestare attivamente queste cerimonie è la chiave di volta per impedire che
diventi normale la presenza dei militari per le strade della nostra città, che
diventi normale che qualcuno uccida, bombardi, stupri, occupi e devasti
territori in nostro nome.
Mentre l’Europa – e il mondo – fanno una precipitosa corsa al riarmo è sempre
più necessario mettersi di mezzo, inceppare gli ingranaggi, lottare contro
l’industria bellica e il militarismo.
La guerra insanguina vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver
fine. A tre anni dall’accelerazione violenta impressa dall’invasione russa
dell’Ucraina il conflitto si inasprisce sempre di più. A Gaza è ripresa la
pulizia etnica volta alla deportazione dei gazawi. Se si aggiungono il conflitto
nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, i massacri
degli alewiti in Siria, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per
il controllo delle risorse nel continente africano dal Sudan al Congo, il
rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità
reale.
I paesi europei, indeboliti da tre anni di guerra e dal conseguente aumento
della spesa energetica, hanno intrapreso un processo di riarmo, che potrebbe
aprire a nuove pericolose escalation belliche.
La guerra non è più così lontana come un tempo.
I potenti che si contendono risorse e potere, sono indifferenti alla distruzione
di città, alla contaminazione dell’ambiente, al futuro negato di tanta parte di
chi vive sul pianeta.
Le macerie sono solo buoni affari per un capitalismo vorace e distruttivo che ha
una sola logica, quella del profitto ad ogni costo. Uomini, donne, bambine e
bambini sono solo pedine sacrificabili in un gioco terribile, che non ha altro
limite se non quello imposto dalla forza di oppress e sfruttat, che si ribellano
ad un ordine del mondo intollerabile.
Il prezzo delle guerre lo pagano bambine e bambini, uomini e donne massacrati ed
affamati in ogni angolo del pianeta.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e
pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento.
Il governo italiano si è schierato nella guerra in Ucraina inviando armi, e
dispiegando 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel
Mar Nero.
L’Italia è impegnata in ben 43 missioni militari all’estero, in buona parte in
Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli
interessi di colossi come l’ENI.
L’Italia vende armi a tutti i paesi in guerra, contribuendo direttamente alle
guerre di ogni dove.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per
l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal
Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore
d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence
Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della
NATO. Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
La corsa alla guerra uccide anche in tempo di “pace”. La mancanza di prevenzione
e cura per tutti è intrinsecamente omicida. La guerra non dichiarata ai migranti
uccide ogni giorno lungo le frontiere del Belpaese.
La guerra è anche interna. Il governo con una forzatura inedita, da stato di
polizia, ha trasformato il disegno di legge 1236 in decreto, che in questi
giorni viene convertito in legge. Colpi sempre più forti a chi lotta nei CPR e
nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte
, a chi blocca una strada o una ferrovia, a chi sostiene e diffonde idee
sovversive.
Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di
ordine pubblico: i militari dell’operazione “strade sicure” li trovate nelle
periferie povere, nei CPR, nelle stazioni, sui confini.
A Torino il comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato zone a
sorveglianza rinforzata Barriera, Aurora, San Salvario, il centro cittadino. Il
governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, il militarismo,
l’esaltazione della guerra.
In periferia retate e controllo etnicamente mirato del territorio sono la
normalità di vite sotto costante assedio.
Le scuole e le università sono divenute terreno di conquista per l’arruolamento
dei corpi e delle coscienze.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica – anche quando veste l’abito buono europeista – come
elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche,
funzionali agli interessi del capitalismo. In ogni dove.
Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Facciamo nostro l’insegnamento del “disfattismo rivoluzionario”: siamo solidali
con chi si batte contro il proprio governo, perché noi lottiamo contro il nostro
.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Coordinamento contro la guerra e chi la arma
antimilitarista.to@gmail.com
Nel pomeriggio di sabato 24 maggio il Coordinamento contro la guerra e chi la
arma ha effettuato davanti alla Galleria San Federico in via Roma un
volantinaggio antimilitarista in occasione di una 3 giorni dedicata
all’aerospazio. L’appuntamento prevedeva la presentazione di un libro
sull’aeronautica militare. Lo stand informativo relativo all’evento contestato
dallə partecipanti, vedeva addettə che esponevano chiaramente il logo del
Politecnico subalpino e del progetto D.I.A.N.A. nodo dell’acceleratore di
innovazione della NATO che verrà ospitato all’interno della nascente Città
dell’Aerospazio di corso Marche, polo di ricerca bellica promosso da Leonardo e
Politecnico.
Altre foto qui:
https://www.facebook.com/share/p/18qnesy7Mc/
E qui:
https://www.instagram.com/p/DKC5T0ktZYK/?igsh=MWl1MWQ5dWlncjdlOA==
Di seguito il testo del volantino distribuito per l’occasione:
“Si scrive Aerospazio, si legge Guerra
In questi giorni a Torino si celebrano i viaggi nello Spazio, portandoci nel
clima dei film di fantascienza, o delle canzoni di David Bowie. Si tratta di un
tema affascinante, che attira giustamente l’interesse di tante persone di ogni
età. Purtroppo, ogni medaglia ha il suo rovescio: non vorremmo disturbare la
vostra visita, ma lo sapete che:
• A Torino, in corso Marche, si sta costruendo un Polo Aerospaziale che di fatto
è un Polo di ricerca e progettazione bellica, legato alla NATO?
• Thales Alenia, uno dei siti visitabili in questi giorni, produce sistemi di
telecomunicazioni militari al servizio delle Forze Armate ed è frutto di una
“joint venture” con Leonardo, seconda industria militare in Europa e
quattordicesima nel mondo?
• Leonardo, il cui principale azionista è il Ministero della Difesa, è dal 1993
il polo aggregante dell’industria bellica italiana: il 75% del suo fatturato
proviene infatti proprio dalla produzione di armi?
Come dimostra l’incontro di oggi, Aerospazio vuol dire anche produzione di armi
, o di strumenti, come i satelliti, che possono essere usati sia a fini civili
che militari.
Vogliono farci credere che il futuro della nostra città, cessata la produzione
di auto, starà nell’industria aerospaziale e bellica: non è vero, e soprattutto
non è giusto!
Non c’è futuro degno quando si investe nella guerra: solo morte e distruzione!
L’industria delle armi non potrà mai sostituire la produzione di beni e servizi
utili alla popolazione! E non potrà mai recuperare la perdita di posti di lavoro
drasticamente tagliati negli ultimi decenni!
I milioni di € che il governo Meloni vuole spendere per raggiungere l’obbiettivo
del 2% della spesa bellica (ma la NATO già chiede il 5%) sono altrettanti
milioni di euro sottratti alla Sanità pubblica, aumentando ancora di più la
vergogna delle liste di attesa; sono risorse sottratte alla scuola, ai trasporti
di prossimità, a noi tutti e tutte che paghiamo tasse che, anziché essere
destinate alle nostre vite, verrebbero utilizzate per la spesa bellica, che è
una spesa di morte!
Chi oggi (governi, mercanti d’armi) vuole convincerci che occorre prepararsi
alla guerra, costruisce anche ad arte il “nemico” contro cui dovremmo
combattere.
Le armi prodotte a Torino sono le stesse armi che massacrano uomini, donne e
bambini inermi a Gaza (o in Ucraina, in Russia, nel Kurdistan, nel Sudan…)
Non solo, ma vivendo accanto ai luoghi dove si producono armi, diventeremo anche
noi bersagli, mettendo a rischio le nostre vite e alimentando la
militarizzazione del territorio.
Vogliamo davvero che Torino diventi la capitale della produzione di aerei da
guerra, elicotteri, droni, missili, carri armati, sistemi spaziali militari?
O non dobbiamo piuttosto impegnarci contro ogni politica di riarmo, anche a
difesa delle conquiste e dei diritti sociali che sono costati anni di lotte e
soprattutto per dare ai giovani una prospettiva di vita e non di morte?
Vogliamo più servizi sociali e posti di lavoro, non bombe!
No alla riconversione dell’industria civile in industria militare!
No alla costruzione del polo bellico aerospaziale a Torino!
Coordinamento contro la guerra e chi la arma”
PRESIDIO AL BUSINESS FORUM TURCHIA
Palazzo Ceriana Mayneri - Corso stati uniti 27
(lunedì, 12 maggio 14:00)
Il Primo Maggio, in tante e tanti hanno scelto di attraversare lo spezzone
rossonero promosso dall’Assemblea Antimilitarista e dalla Federazione Anarchica
Torinese.
Una calda e gradevole giornata di sole ha fatto da cornice a una manifestazione
combattiva che affonda le sue radici nelle imponenti rivendicazioni operaie di
fine ‘800 per le otto ore lavorative. Un centinaio di antimilitarist* e
anarchic* hanno sfilato in coda al corteo brandendo lo striscione “Pace tra gli
oppressi, guerra agli oppressori”, segnando una netta distanza con coloro che
formalmente si dichiarano contrari alla guerra, ma nei fatti, si schierano a
favore di vecchi e nuovi imperialismi sotto la bandiera della resistenza,
fornendo rinnovata linfa vitale a nazionalismi e guerre di religione che da
sempre sono nemici di tutte le lotte che aspirano ad una reale emancipazione
sociale.
Numerosi slogan e interventi hanno ricordato sia le pessime condizioni in cui
versa chi è disoccupato o chi è costretto a sopravvivere di lavori precari e
sottopagati, sia l’aumento delle morti sul lavoro, diretta conseguenza dalla
cinica logica del profitto a tutti i costi. Stessa determinazione ha
contraddistinto la necessità di denunciare fermamente la moltiplicazione degli
sfratti, una piaga per coloro che non ce la fanno più a pagare fitto e bollette.
Avere garantito un tetto sopra la testa si sta trasformando in un lusso per
pochi privilegiati.
Ogni contributo portato in piazza ci ha tenuto a ribadire l’urgenza di opporsi
all’escalation bellica che sempre più sta travolgendo le nostre esistenze,
partendo dai nostri territori, dove le armi vengono prodotte e testate per poi
essere utilizzate nei conflitti che insanguinano vaste aree del pianeta; dove la
militarizzazione investe con insistenza le periferie più povere e arriva ad
assediare scuole e insegnamento; dove Leonardo e Politecnico si stanno
impegnando nella costruzione della Città dell’Aerospazio, un polo di ricerca
finalizzato alla progettazione di congegni e tecniche militari sempre più
micidiali e all’avanguardia per uccidere e avvelenare interi territori.
Le spese militari crescono inesorabilmente, così come i tagli ai servizi sociali
fondamentali. L’industria bellica si arricchisce, mentre noi vediamo spalancarsi
le porte della miseria e rischiamo di morire per mancanza di cure mediche
adeguate.
Anche in questa occasione, non si è mancato di contestare le politiche del
governo fascista, che oltre ad intensificare la retorica patriottica per
arruolarci nell’impresa a difesa degli interessi nazionali e renderci complici
di massacri di popolazioni civili, si sta servendo di leggi speciali che
trattano le questioni sociali come affari di ordine pubblico, portando avanti
una spietata guerra ai poveri – autoctoni e migranti – e una durissima
repressione di qualsiasi forma di dissenso. Ci vogliono muti e rassegnati, se
non addirittura servili.
La lotta di classe non è affatto un discorso relegato al passato. Lo sanno bene
i burocrati del sindacalismo istituzionale e concertativo che fanno
quotidianamente il gioco di chi prosciuga il nostro tempo e le nostre energie
investite sul posto di lavoro, pur di continuare a estrarre ed accumulare
capitale.
Purtroppo, il sindacalismo di base, nonostante il generoso impegno, fa sempre
più fatica a intercettare il disagio sociale di coloro che vivono nella nostra
città. Ne consegue che serve organizzarsi collettivamente e superare il clima
prevalente di atomizzazione e diffidenza tra sfruttat*, se davvero vogliamo che
la paura cambi di campo.
Siamo consapevoli che l’unica speranza che abbiamo di invertire la rotta, non
può che essere quella di costruire e rinforzare reti di solidarietà e lotta in
opposizione all’oppressione, allo sfruttamento, alle guerre volute e foraggiate
da padroni e governanti.
Solo praticando l’azione diretta possiamo pensare di impensierire i potenti
della terra.
Solo riportando al centro del dibattito il valore del disfattismo rivoluzionario
e sostenendo attivamente i disertori di tutte le guerre degli stati, possiamo
scongiurare il pericolo di un olocausto nucleare.
Solo dando vita a spazi politici non statali possiamo porre le basi per un mondo
di libere ed eguali, senza stati, padroni, frontiere, eserciti e polizie.
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista – Torino
corso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20,30 – www.anarresinfo.org
FB: https://www.facebook.com/
INSTAGRAM: https://www.instagram.com/p/
PRIMO MAGGIO. SPEZZONE ANTIMILITARISTA ANARCHICO
Torino, piazza Vittorio - Piazza Vittorio Veneto, Torino (TO)
(giovedì, 1 maggio 09:00)
Giovedì 1 maggio
ore 9 piazza Vittorio
Spezzone antimilitarista anarchico
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
Pace tra gli oppressi, guerra agli oppressori!
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista
Corso Palermo 46
Riunioni ogni martedì dalle 20,30
www.anarresinfo.org
Giovedì 1 maggio
ore 9 piazza Vittorio
Spezzone antimilitarista rosso e nero
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
Pace tra gli oppressi, guerra agli oppressori!
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista
Corso Palermo 46
Riunioni ogni martedì dalle 20,30
Sabotare le guerra! Disarmare l’Europa!
Per un mondo senza eserciti e frontiere
Sabato 12 aprile
giornata di informazione e lotta antimilitarista
presidio al Balon
dalle ore 10,30
Mentre l’Europa – e il mondo – fanno una precipitosa corsa al riarmo è sempre
più necessario mettersi di mezzo, inceppare gli ingranaggi, lottare contro
l’industria bellica e il militarismo.
La guerra insanguina vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver
fine. A tre anni dall’accelerazione violenta impressa dall’invasione russa
dell’Ucraina il conflitto si inasprisce sempre di più. A Gaza è ripresa la
pulizia etnica mentre gli Stati Uniti spingono per la deportazione dei gazawi.
Se si aggiungono il conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi
turchi in Rojava, i massacri degli alewiti in Siria, le tensioni per Taiwan, il
perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano
dal Sudan al Congo, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala
planetaria è una possibilità reale.
I paesi europei, indeboliti da tre anni di guerra e dal conseguente aumento
della spesa energetica, reagiscono al repentino mutamento nella politica estera
statunitense con un processo di riarmo, che potrebbe aprire a nuove pericolose
escalation belliche.
La guerra non è più così lontana come un tempo.
I potenti che si contendono risorse e potere, sono indifferenti alla distruzione
di città, alla contaminazione dell’ambiente, al futuro negato di tanta parte di
chi vive sul pianeta.
Le macerie sono solo buoni affari per un capitalismo vorace e distruttivo che ha
una sola logica, quella del profitto ad ogni costo. Uomini, donne, bambine e
bambini sono solo pedine sacrificabili in un gioco terribile, che non ha altro
limite se non quello imposto dalla forza di oppress e sfruttat, che si ribellano
ad un ordine del mondo intollerabile.
Il prezzo delle guerre lo pagano bambine e bambini, uomini e donne massacrati ed
affamati in ogni angolo del pianeta.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e
pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento.
Il governo italiano si è schierato nella guerra in Ucraina inviando armi, e
dispiegando 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel
Mar Nero.
L’Italia è impegnata in ben 43 missioni militari all’estero, in buona parte in
Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli
interessi di colossi come l’ENI.
L’Italia vende armi a tutti i paesi in guerra, contribuendo direttamente alle
guerre di ogni dove.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per
l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal
Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore
d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence
Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della
NATO. Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
La corsa alla guerra uccide anche in tempo di “pace”. La mancanza di prevenzione
e cura per tutti è intrinsecamente omicida. La guerra non dichiarata ai migranti
uccide ogni giorno lungo le frontiere del Belpaese.
La guerra è anche interna. Il governo con una forzatura inedita, da stato di
polizia, ha trasformato il disegno di legge 1236 in decreto, esautorando il
parlamento e rendendo immediatamente operative misure repressive durissime.
Colpi sempre più forti a chi lotta nei CPR e nelle carceri, a chi si batte
contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte , a chi blocca una strada o
una ferrovia, a chi sostiene e diffonde idee sovversive.
Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di
ordine pubblico: i militari dell’operazione “strade sicure” li trovate nelle
periferie povere, nei CPR, nelle stazioni, sui confini.
A Torino il comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato zone a
sorveglianza rinforzata Barriera, Aurora, San Salvario, il centro cittadino. Il
governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini,
l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute terreno di
conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica – anche quando veste l’abito buono europeista – come
elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche,
funzionali agli interessi del capitalismo. In ogni dove. Non ci sono
nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra. Noi
siamo disfattisti contro il nostro governo, e solidali con chi si batte contro
il proprio.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Coordinamento contro la guerra e chi la arma
antimilitarista.to@gmail.com