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Barriera di Milano, laboratorio di repressione: via i militari!
Barriera, non da oggi, è un laboratorio di controllo e repressione sociale, dove retate, pestaggi, occupazione militare del territorio si intrecciano con l’azione coordinata e precisa di cooperative del Terzo settore, associazioni, Fondazioni di Comunità che attuano politiche volte a prevenire le insorgenze sociali. Temono le proteste spontanee di chi, giorno dopo giorno, subisce profilazione […]
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Pisa-Livorno. Trasporti militari e pendolari a piedi
La circolazione ferroviaria tra Pisa e Livorno nel mese di giugno viene interrotta per sette giorni dalle 9,50 alle 12,50. In questo modo numerosi pendolari subiscono gravi disagi. “La motivazione “ufficiale” agli altoparlanti delle stazioni è “manutenzione a Tombolo”. Viene omesso che l’ultimazione di questi scambi e questi binari – iniziati nel 2017 – comporterà […]
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[2025-06-28] Via i militari! per una Barriera libera e solidale! @ giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia
VIA I MILITARI! PER UNA BARRIERA LIBERA E SOLIDALE! giardinetti di corso Palermo angolo via Sesia - corso Palermo 113 (sabato, 28 giugno 10:00) VIA I MILITARI! PER UNA BARRIERA LIBERA E SOLIDALE! SABATO 28 GIUGNO DALLE 10 ANTIMILITARISTI IN CORSO PALERMO ANGOLO VIA SESIA Vivere in periferia non è mai stato facile. Oggi va ancora peggio: ovunque si allungano le file dei senza casa, senza reddito, senza prospettive. Per mettere insieme il pranzo con la cena in tanti si adattano ad una miriade di lavori precari, sottopagati, in nero, senza tutele. Ovunque si allunga la lista dei morti e dei mutilati sul lavoro: non sono incidenti ma la feroce logica del profitto che si mangia la vita e la salute di tanta gente. In questi ultimi anni i ricchi sono diventati ancora più ricchi, mentre chi era povero è diventato ancora più povero. Il prezzo di gas e luce è raddoppiato, tanta gente è sotto sfratto o con la casa messa all’asta. Se non ci sono i soldi per il fitto e le bollette, la tutela della salute diventa una merce di lusso che possono permettersi in pochi. Così dal 2015, ben prima della pandemia, per la prima volta dal 1945, l’aspettativa di vita nel nostro paese si è ridotta. Barriera di Milano, ormai da anni, è divenuta un laboratorio dove sperimentare tecniche di controllo sociale prima impensabili, pur di non spendere un soldo per la casa, la sanità, i trasporti, le scuole. In questi anni la spesa militare è costantemente aumentata, le missioni all’estero delle forze armate italiane si sono moltiplicate. I militari fanno sei mesi in missioni militari all’estero, sei mesi per le strade delle nostre città. Tante missioni sono in Africa, dove le bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI, la punta di diamante del colonialismo italiano. La guerra per il controllo delle risorse energetiche va di pari passo con l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciarle nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. In Barriera tanti sono immigrati o figli di immigrati arrivati dal sud come i cerignolesi della piazza del mercato. Poi sono arrivate altre persone, nate in Africa, in Cina, in Sudamerica: i loro figli e nipoti vanno nelle stesse scuole e negli stessi giardinetti dei figli e dei nipoti degli immigrati degli anni Sessanta. Tanti degli attuali abitanti delle Barriera sono arrivati su un barcone e sono passati dalle prigioni in Libia e dagli hotspot in Italia. Il governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a noi tutti. Nei quartieri poveri il controllo militare è diventato normale. Anzi! Ogni giorno è peggio. Intere aree del quartiere vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale. Torino da città dell’auto si sta trasformando in città dei bombardieri e vetrina per turisti. Una vetrina che i poveri che passano ore ai giardinetti non devono sporcare. L’aspirazione ad una socialità non mercificata va repressa. Il governo a tutti i livelli punta il dito sulle persone più povere, razzializzate, con il continuo ricatto dei permessi, per nascondere la guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove, schierandosi a fianco dei padroni grandi e piccoli. Il controllo etnicamente mirato del territorio mira a reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale. Da quando i militari dell’operazione “Strade Sicure”, sono stati inviati i Barriera di Milano, l’area di corso Palermo limitrofa al mercato di piazza Foroni è stata costantemente militarizzata: in corso Palermo angolo via Sesia stazionano stabilmente mezzi dell’esercito e un’auto pattuglia della polizia o dei carabinieri. Da aprile i militari sono anche in largo Giulio Cesare. Per cosa? Per spostare di qualche centinaio di metri i pusher? Per alimentare la favola che se si cacciano gli spacciatori, poi, per magia, Barriera diventa come la Crocetta? Eppure. Basterebbe farla finita con il proibizionismo, consentendo la vendita delle sostanze, con tanto di etichetta e foglio informativo in appositi negozi, per farla finita con le mafie e la disperazione dei tossici. E diminuirebbero drasticamente le morti causate da sostanze tagliate male, velenose, pericolose. Con la lotta, la solidarietà il mutuo appoggio, possiamo far si che le nostre vite diventino migliori. Riprendiamoci gli spazi del quartiere militarizzati e resi deserti dalla polizia e dai militari. Proviamo ad immaginare di farla finita, sin da ora, con stato, padroni, militari, polizia. Ci raccontano la favola che una società complessa è ingovernabile dal basso mentre ci annegano nel caos della gestione centralizzata e burocratica delle scuole, degli ospedali, dei trasporti. Costruiamo insieme assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori autogestiti! Non è un’utopia ma l’unico orizzonte possibile per liberarci dallo stato e dal capitalismo. La sicurezza è casa, reddito, sanità per tutte e tutti, non soldati per per le strade! Federazione Anarchica Torinese - Assemblea antimilitarista corso Palermo 46 – riunioni ogni martedì alle 20 - www.anarresinfo.org
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28 giugno. Via i militari! Per una Barriera libera e solidale
Sabato 28 giugno ore 10 antimilitaristi in corso Palermo angolo via Sesia Vivere in periferia non è mai stato facile. Oggi va ancora peggio: ovunque si allungano le file dei senza casa, senza reddito, senza prospettive. Per mettere insieme il pranzo con la cena in tanti si adattano ad una miriade di lavori precari, sottopagati, in nero, senza tutele. Ovunque si allunga la lista dei morti e dei mutilati sul lavoro: non sono incidenti ma la feroce logica del profitto che si mangia la vita e la salute di tanta gente. In questi ultimi anni i ricchi sono diventati ancora più ricchi, mentre chi era povero è diventato ancora più povero. Il prezzo di gas e luce è raddoppiato, tanta gente è sotto sfratto o con la casa messa all’asta. Se non ci sono i soldi per il fitto e le bollette, la tutela della salute diventa una merce di lusso che possono permettersi in pochi. Così dal 2015, ben prima della pandemia, per la prima volta dal 1945, l’aspettativa di vita nel nostro paese si è ridotta. Barriera di Milano, ormai da anni, è divenuta un laboratorio dove sperimentare tecniche di controllo sociale prima impensabili, pur di non spendere un soldo per la casa, la sanità, i trasporti, le scuole. In questi anni la spesa militare è costantemente aumentata, le missioni all’estero delle forze armate italiane si sono moltiplicate. I militari fanno sei mesi in missioni militari all’estero, sei mesi per le strade delle nostre città. Tante missioni sono in Africa, dove le bandiere tricolori sventolano accanto a quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI, la punta di diamante del colonialismo italiano. La guerra per il controllo delle risorse energetiche va di pari passo con l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciarle nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. In Barriera tanti sono immigrati o figli di immigrati arrivati dal sud come i cerignolesi della piazza del mercato. Poi sono arrivate altre persone, nate in Africa, in Cina, in Sudamerica: i loro figli e nipoti vanno nelle stesse scuole e negli stessi giardinetti dei figli e dei nipoti degli immigrati degli anni Sessanta. Tanti degli attuali abitanti delle Barriera sono arrivati su un barcone e sono passati dalle prigioni in Libia e dagli hotspot in Italia. Il governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a noi tutti. Nei quartieri poveri il controllo militare è diventato normale. Anzi! Ogni giorno è peggio. Intere aree del quartiere vengono messe sotto assedio, con continue retate di persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale. Torino da città dell’auto si sta trasformando in città dei bombardieri e vetrina per turisti. Una vetrina che i poveri che passano ore ai giardinetti non devono sporcare. L’aspirazione ad una socialità non mercificata va repressa. Il governo a tutti i livelli punta il dito sulle persone più povere, razzializzate, con il continuo ricatto dei permessi, per nascondere la guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove, schierandosi a fianco dei padroni grandi e piccoli. Il controllo etnicamente mirato del territorio mira a reprimere sul nascere ogni possibile insorgenza sociale. Da quando i militari dell’operazione “Strade Sicure”, sono stati inviati i Barriera di Milano, l’area di corso Palermo limitrofa al mercato di piazza Foroni è stata costantemente militarizzata: in corso Palermo angolo via Sesia stazionano stabilmente mezzi dell’esercito e un’auto pattuglia della polizia o dei carabinieri. Da aprile i militari sono anche in largo Giulio Cesare. Per cosa? Per spostare di qualche centinaio di metri i pusher? Per alimentare la favola che se si cacciano gli spacciatori, poi, per magia, Barriera diventa come la Crocetta? Eppure. Basterebbe farla finita con il proibizionismo, consentendo la vendita delle sostanze, con tanto di etichetta e foglio informativo in appositi negozi, per farla finita con le mafie e la disperazione dei tossici. E diminuirebbero drasticamente le morti causate da sostanze tagliate male, velenose, pericolose. Con la lotta, la solidarietà il mutuo appoggio, possiamo far si che le nostre vite diventino migliori. Riprendiamoci gli spazi del quartiere militarizzati e resi deserti dalla polizia e dai militari. Proviamo ad immaginare di farla finita, sin da ora, con stato, padroni, militari, polizia. Ci raccontano la favola che una società complessa è ingovernabile dal basso mentre ci annegano nel caos della gestione centralizzata e burocratica delle scuole, degli ospedali, dei trasporti. Costruiamo insieme assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori autogestiti! Non è un’utopia ma l’unico orizzonte possibile per liberarci dallo stato e dal capitalismo. La sicurezza è casa, reddito, sanità per tutte e tutti, non soldati per per le strade!
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Il 2 giugno dei Senzapatria. Antimilitaristi in corteo a Torino
Nel giorno in cui la Repubblica Italiana celebra se stessa con parate e manifestazioni militari gli antimilitaristi hanno riempito piazza Palazzo di Città con tanti interventi e il canzoniere antimilitarista del Cor’Okkio. Il presidio si è presto trasformato in corteo ed ha raggiunto la piazza della cerimonia dell’ammaina bandiera gonfia di retorica nazionalista ed esaltazione […]
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Torino. Antimilitaristi contestano la cerimonia militare
Il 2 giugno dei Senzapatria. Nel giorno in cui la Repubblica Italiana celebra se stessa con parate e manifestazioni militari gli antimilitaristi hanno riempito piazza Palazzo di Città con tanti interventi e il canzoniere antimilitarista del Cor’Okkio. Il presidio si è presto trasformato in corteo ed ha raggiunto la piazza della cerimonia dell’ammaina bandiera gonfia di retorica nazionalista ed esaltazione della guerra. In apertura lo striscione “contro tutti gli eserciti per un mondo senza frontiere”. Il corteo ha attraversato la piazza smilitarizzandola, nel segno della solidarietà con le vittime di tutte le guerre, con i disertori di ogni dove, con chi lotta contro gli eserciti, contro i nazionalismi, nel cui nome si massacrano uomini, donne, bambine e bambini. Il corteo si è concluso con interventi, slogan e il canzoniere antimilitarista di Alba. Una giornata di lotta contro la corsa al riarmo, la militarizzazione delle periferie, la guerra ai migranti, la produzione bellica, la militarizzazione delle scuole e delle università. Un segnale forte contro la guerra e a chi la arma. Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo. Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. Vogliamo farla finita con le guerre e, quindi, con la feroce logica del dominio e del capitalismo. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni. Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra. Facciamo nostro l’insegnamento del “disfattismo rivoluzionario”: siamo solidali con chi si batte contro il proprio governo, perché noi lottiamo contro il nostro . Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra. Qui trovate il testo di lancio della giornata di lotta: https://www.anarresinfo.org/il-2-giugno-dei-senzapatria/ Qui alcune immagini dell’iniziativa:  
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2 giugno dei senzapatria
2 giugno antimilitarista a Torino e in Italia
Ogni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni. Con gli anni questa “festa” ha assunto una sempre più marcata connotazione nazionalista e militarista. Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra. Anche quest’anno il governo usa le cerimonie militari del due giugno […]
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Il 2 giugno dei Senzapatria
Il 2 giugno contestiamo le cerimonie militariste, la retorica patriottica, la guerra e chi la a(r)ma Lunedì 2 giugno ore 16 Appuntamento in via Garibaldi angolo piazza Castello (se piove in piazza Palazzo di Città) Ogni 2 giugno la Repubblica celebra sé stessa con esibizioni militari, parate e commemorazioni. Con gli anni questa “festa” ha assunto una sempre più marcata connotazione nazionalista e militarista. Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri” confini, l’esaltazione della guerra. Anche quest’anno il governo usa le cerimonie militari del due giugno per giustificare enormi spese militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni militari all’estero, dall’Ucraina all’Africa. Guerre, stupri, occupazioni di terre, bombardamenti, torture, l’intero campionario degli orrori umani, se compiuto da uomini e donne inquadrati in un esercito, diventa legittimo, necessario, opportuno, eroico. Le divise da parata, le bandiere, le medaglie, la triade “dio, patria, famiglia” non sono il mero retaggio di un passato più retorico e magniloquente del nostro presente, ma la rappresentazione sempre attuale dell’attitudine imperialista e neoconiale dello stato italiano. Contestare attivamente queste cerimonie è la chiave di volta per impedire che diventi normale la presenza dei militari per le strade della nostra città, che diventi normale che qualcuno uccida, bombardi, stupri, occupi e devasti territori in nostro nome. Mentre l’Europa – e il mondo – fanno una precipitosa corsa al riarmo è sempre più necessario mettersi di mezzo, inceppare gli ingranaggi, lottare contro l’industria bellica e il militarismo. La guerra insanguina vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver fine. A tre anni dall’accelerazione violenta impressa dall’invasione russa dell’Ucraina il conflitto si inasprisce sempre di più. A Gaza è ripresa la pulizia etnica volta alla deportazione dei gazawi. Se si aggiungono il conflitto nel Mar Rosso, il moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, i massacri degli alewiti in Siria, le tensioni per Taiwan, il perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano dal Sudan al Congo, il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità reale. I paesi europei, indeboliti da tre anni di guerra e dal conseguente aumento della spesa energetica, hanno intrapreso un processo di riarmo, che potrebbe aprire a nuove pericolose escalation belliche. La guerra non è più così lontana come un tempo. I potenti che si contendono risorse e potere, sono indifferenti alla distruzione di città, alla contaminazione dell’ambiente, al futuro negato di tanta parte di chi vive sul pianeta. Le macerie sono solo buoni affari per un capitalismo vorace e distruttivo che ha una sola logica, quella del profitto ad ogni costo. Uomini, donne, bambine e bambini sono solo pedine sacrificabili in un gioco terribile, che non ha altro limite se non quello imposto dalla forza di oppress e sfruttat, che si ribellano ad un ordine del mondo intollerabile. Il prezzo delle guerre lo pagano bambine e bambini, uomini e donne massacrati ed affamati in ogni angolo del pianeta. Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento. Il governo italiano si è schierato nella guerra in Ucraina inviando armi, e dispiegando 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel Mar Nero. L’Italia è impegnata in ben 43 missioni militari all’estero, in buona parte in Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli interessi di colossi come l’ENI. L’Italia vende armi a tutti i paesi in guerra, contribuendo direttamente alle guerre di ogni dove. Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia. Un’economia di morte. La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale. Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO. Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare. Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo altra guerra. Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra. La corsa alla guerra uccide anche in tempo di “pace”. La mancanza di prevenzione e cura per tutti è intrinsecamente omicida. La guerra non dichiarata ai migranti uccide ogni giorno lungo le frontiere del Belpaese. La guerra è anche interna. Il governo con una forzatura inedita, da stato di polizia, ha trasformato il disegno di legge 1236 in decreto, che in questi giorni viene convertito in legge. Colpi sempre più forti a chi lotta nei CPR e nelle carceri, a chi si batte contro gli sfratti, a chi occupa, a chi fa scritte , a chi blocca una strada o una ferrovia, a chi sostiene e diffonde idee sovversive. Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di ordine pubblico: i militari dell’operazione “strade sicure” li trovate nelle periferie povere, nei CPR, nelle stazioni, sui confini. A Torino il comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato zone a sorveglianza rinforzata Barriera, Aurora, San Salvario, il centro cittadino. Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, il militarismo, l’esaltazione della guerra. In periferia retate e controllo etnicamente mirato del territorio sono la normalità di vite sotto costante assedio. Le scuole e le università sono divenute terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze. Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di libere ed uguali che può porre fine alle guerre. Oggi ci vorrebbero tutti arruolati. Noi disertiamo. Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo la retorica patriottica – anche quando veste l’abito buono europeista – come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche, funzionali agli interessi del capitalismo. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni. Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra. Facciamo nostro l’insegnamento del “disfattismo rivoluzionario”: siamo solidali con chi si batte contro il proprio governo, perché noi lottiamo contro il nostro . Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra. Coordinamento contro la guerra e chi la arma antimilitarista.to@gmail.com
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Antimilitaristi contro lo Space Festival
Nel pomeriggio di sabato 24 maggio il Coordinamento contro la guerra e chi la arma ha effettuato davanti alla Galleria San Federico in via Roma un volantinaggio antimilitarista in occasione di una 3 giorni dedicata all’aerospazio. L’appuntamento prevedeva la presentazione di un libro sull’aeronautica militare. Lo stand informativo relativo all’evento contestato dallə partecipanti, vedeva addettə che esponevano chiaramente il logo del Politecnico subalpino e del progetto D.I.A.N.A. nodo dell’acceleratore di innovazione della NATO che verrà ospitato all’interno della nascente Città dell’Aerospazio di corso Marche, polo di ricerca bellica promosso da Leonardo e Politecnico. Altre foto qui: https://www.facebook.com/share/p/18qnesy7Mc/ E qui: https://www.instagram.com/p/DKC5T0ktZYK/?igsh=MWl1MWQ5dWlncjdlOA== Di seguito il testo del volantino distribuito per l’occasione: “Si scrive Aerospazio, si legge Guerra In questi giorni a Torino si celebrano i viaggi nello Spazio, portandoci nel clima dei film di fantascienza, o delle canzoni di David Bowie. Si tratta di un tema affascinante, che attira giustamente l’interesse di tante persone di ogni età. Purtroppo, ogni medaglia ha il suo rovescio: non vorremmo disturbare la vostra visita, ma lo sapete che: • A Torino, in corso Marche, si sta costruendo un Polo Aerospaziale che di fatto è un Polo di ricerca e progettazione bellica, legato alla NATO? • Thales Alenia, uno dei siti visitabili in questi giorni, produce sistemi di telecomunicazioni militari al servizio delle Forze Armate ed è frutto di una “joint venture” con Leonardo, seconda industria militare in Europa e quattordicesima nel mondo? • Leonardo, il cui principale azionista è il Ministero della Difesa, è dal 1993 il polo aggregante dell’industria bellica italiana: il 75% del suo fatturato proviene infatti proprio dalla produzione di armi? Come dimostra l’incontro di oggi, Aerospazio vuol dire anche produzione di armi , o di strumenti, come i satelliti, che possono essere usati sia a fini civili che militari. Vogliono farci credere che il futuro della nostra città, cessata la produzione di auto, starà nell’industria aerospaziale e bellica: non è vero, e soprattutto non è giusto! Non c’è futuro degno quando si investe nella guerra: solo morte e distruzione! L’industria delle armi non potrà mai sostituire la produzione di beni e servizi utili alla popolazione! E non potrà mai recuperare la perdita di posti di lavoro drasticamente tagliati negli ultimi decenni! I milioni di € che il governo Meloni vuole spendere per raggiungere l’obbiettivo del 2% della spesa bellica (ma la NATO già chiede il 5%) sono altrettanti milioni di euro sottratti alla Sanità pubblica, aumentando ancora di più la vergogna delle liste di attesa; sono risorse sottratte alla scuola, ai trasporti di prossimità, a noi tutti e tutte che paghiamo tasse che, anziché essere destinate alle nostre vite, verrebbero utilizzate per la spesa bellica, che è una spesa di morte! Chi oggi (governi, mercanti d’armi) vuole convincerci che occorre prepararsi alla guerra, costruisce anche ad arte il “nemico” contro cui dovremmo combattere. Le armi prodotte a Torino sono le stesse armi che massacrano uomini, donne e bambini inermi a Gaza (o in Ucraina, in Russia, nel Kurdistan, nel Sudan…) Non solo, ma vivendo accanto ai luoghi dove si producono armi, diventeremo anche noi bersagli, mettendo a rischio le nostre vite e alimentando la militarizzazione del territorio. Vogliamo davvero che Torino diventi la capitale della produzione di aerei da guerra, elicotteri, droni, missili, carri armati, sistemi spaziali militari? O non dobbiamo piuttosto impegnarci contro ogni politica di riarmo, anche a difesa delle conquiste e dei diritti sociali che sono costati anni di lotte e soprattutto per dare ai giovani una prospettiva di vita e non di morte? Vogliamo più servizi sociali e posti di lavoro, non bombe! No alla riconversione dell’industria civile in industria militare! No alla costruzione del polo bellico aerospaziale a Torino! Coordinamento contro la guerra e chi la arma”
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