GIORNATA DI LOTTA ANTIMILITARISTA. COON I DISERTORI RUSSI E UCRAINI PER UN MONDO
SENZA FRONTIERE
Balon - via Vittorio Andreis, 10152 Torino TO, Italia
(sabato, 22 febbraio 11:00)
Con i disertori russi ed ucraini, per un mondo senza frontiere ed eserciti
Sabato 22 febbraio
giornata di lotta antimilitarista!
Ore 11 presidio al Balon
Fermiamo la guerra dall'Ucraina a Gaza, dal Sudan al Kurdistan, dallo Yemen al
Congo…
Sono passati tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina e il conflitto si
inasprisce sempre di più.
Le guerre insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver
fine. Con la terribile guerra in Medio Oriente, il conflitto nel Mar Rosso, il
moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il
perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano,
il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità
reale.
Opporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.
La guerra in Ucraina ha nel proprio DNA uno scontro interimperialistico di
enorme portata.
Il prezzo di questa guerra lo pagano le popolazioni ucraine e russe.
Lo pagano oppositori, sabotatori, obiettori e disertori che subiscono pestaggi,
processi e carcere.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e
pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento.
Il governo italiano si è schierato in questa guerra inviando armi, arrivando a
schierare 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel
Mar Nero.
L’Italia è impegnata in ben 43 missioni militari all’estero, in buona parte in
Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli
interessi di colossi come l’ENI.
L’Italia vende armi a tutti i paesi in guerra, contribuendo direttamente alle
guerre di ogni dove.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per
l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal
Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore
d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence
Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della
NATO.
Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
La guerra è anche interna.
Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di
ordine pubblico: i militari dell’operazione “strade sicure” li trovate nelle
periferie povere, nei CPR, nelle stazioni, sui confini.
Il comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato zone a sorveglianza
rinforzata Barriera, Aurora, San Salvario, il centro cittadino.
Come se non bastasse il ministro della Difesa ha annunciato la costituzione di
una “riserva”, un corpo di 10.000 militari volontari in addestramento perenne
che possono essere richiamati per far fronte a qualsiasi “emergenza” interna.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri”
confini, l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute
terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze.
In Russia e in Ucraina c’è chi lotta perché le frontiere siano aperte per chi si
oppone alla guerra.
Noi facciamo nostra questa lotta contro le frontiere, per l’accoglienza di
obiettor, renitent, disertor* da entrambi i paesi.
Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rigettiamo i vergognosi
giochini di Trump, Putin e dell’UE sulla pelle di popolazioni stremate dalla
guerra, messe a tacere da regimi, che in Russia come in Ucraina, gettano in
galera chi vi si oppone concretamente.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati.
Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro
pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Coordinamento contro la guerra e chi la arma
antimilitarista.to@gmail.com
Tag - antimilitarismo
Con i disertori russi ed ucraini, per un mondo senza frontiere ed eserciti
Sabato 22 febbraio
giornata di lotta antimilitarista!
Ore 11 presidio al Balon
Fermiamo la guerra dall’Ucraina a Gaza, dal Sudan al Kurdistan, dallo Yemen al
Congo…
Sono passati tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina e il conflitto si
inasprisce sempre di più.
Le guerre insanguinano vaste aree del pianeta in una spirale che sembra non aver
fine. Con la terribile guerra in Medio Oriente, il conflitto nel Mar Rosso, il
moltiplicarsi degli attacchi turchi in Rojava, le tensioni per Taiwan, il
perdurare dei conflitti per il controllo delle risorse nel continente africano,
il rischio di una guerra, anche nucleare, su scala planetaria è una possibilità
reale.
Opporsi concretamente è un’urgenza ineludibile.
La guerra in Ucraina ha nel proprio DNA uno scontro interimperialistico di
enorme portata.
Il prezzo di questa guerra lo pagano le popolazioni ucraine e russe.
Lo pagano oppositori, sabotatori, obiettori e disertori che subiscono pestaggi,
processi e carcere.
Lo paghiamo noi tutti stretti nella spirale dell’inflazione, tra salari e
pensioni da fame e fitti e bollette in costante aumento.
Il governo italiano si è schierato in questa guerra inviando armi, arrivando a
schierare 3.500 militari nelle missioni in ambito NATO nell’est europeo e nel
Mar Nero.
L’Italia è impegnata in ben 43 missioni militari all’estero, in buona parte in
Africa, dove le truppe tricolori fanno la guerra ai migranti e difendono gli
interessi di colossi come l’ENI.
L’Italia vende armi a tutti i paesi in guerra, contribuendo direttamente alle
guerre di ogni dove.
Torino punta tutto sull’industria bellica per il rilancio dell’economia.
Un’economia di morte.
La nostra città è uno dei maggiori poli dell’industria bellica aerospaziale.
Ed è a Torino che sorgerà la Città dell’Aerospazio, un centro di eccellenza per
l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal
Politecnico subalpino. La Città dell’Aerospazio ospiterà un acceleratore
d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence
Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della
NATO.
Progetti di morte che è impegno di tutt* inceppare.
Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore
che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo
altra guerra.
Provate ad immaginare quante scuole, ospedali, trasporti pubblici di prossimità
si potrebbero finanziare se la ricerca e la produzione venissero usate per la
vita di noi tutti, per la cura invece che per la guerra.
La guerra è anche interna.
Il governo risponde alla povertà trattando le questioni sociali in termini di
ordine pubblico: i militari dell’operazione “strade sicure” li trovate nelle
periferie povere, nei CPR, nelle stazioni, sui confini.
Il comitato per l’ordine e la sicurezza ha dichiarato zone a sorveglianza
rinforzata Barriera, Aurora, San Salvario, il centro cittadino.
Come se non bastasse il ministro della Difesa ha annunciato la costituzione di
una “riserva”, un corpo di 10.000 militari volontari in addestramento perenne
che possono essere richiamati per far fronte a qualsiasi “emergenza” interna.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri”
confini, l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute
terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze.
In Russia e in Ucraina c’è chi lotta perché le frontiere siano aperte per chi si
oppone alla guerra.
Noi facciamo nostra questa lotta contro le frontiere, per l’accoglienza di
obiettor, renitent, disertor* da entrambi i paesi.
Noi non ci arruoliamo né con la NATO, né con la Russia. Rigettiamo i vergognosi
giochini di Trump, Putin e dell’UE sulla pelle di popolazioni stremate dalla
guerra, messe a tacere da regimi, che in Russia come in Ucraina, gettano in
galera chi vi si oppone concretamente.
Solo un’umanità internazionale potrà gettare le fondamenta di quel mondo di
libere ed uguali che può porre fine alle guerre.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati.
Noi disertiamo.
Noi non ci arruoliamo a fianco di questo o quello stato imperialista. Rifiutiamo
la retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro
pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni.
Noi siamo al fianco di chi, in ogni angolo della terra, diserta la guerra.
Vogliamo un mondo senza frontiere, eserciti, oppressione, sfruttamento e guerra.
Gianni è stato tante cose diverse. Era del 1938. Sua madre partorì in casa a
Mombercelli. Lui era prematuro e gracile: la durezza degli anni della guerra
facevano presagire che non avrebbe passato l’infanzia. Invece “Spinacino” ce ha
fatta. In barba al freddo, alle bombe, alla fame e ai tanti malanni di quei
primi anni, arriverà al 5 febbraio 2025, quando se ne è andato nel sonno.
Lasciato il paese, da cui riporterà il ricordo indelebile degli alberi, delle
foglie, dell’aria di collina, con i genitori e il fratellino si trasferisce a
Torino. Il panorama della città nel primo dopoguerra è segnato dalle macerie
delle case bombardate e dagli alberi dei viali tagliati per fare legna. I soldi
sono pochi e la vita, in due stanze con il ballatoio ed il cesso fuori, è grama.
La scuola sarà per lui un mondo speciale, che amerà sin dai primi anni.
Al punto che sceglierà di fare il maestro. La laurea, che, all’epoca non serviva
per insegnare alle “elementari” come si chiamavano allora, la prenderà anni
dopo, con una tesi di pedagogia libertaria.
A cavallo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta il giovane maestro viene
allontanato dall’insegnamento per cinque lunghi anni, in cui verrà confinato in
un ufficio. Le sue idee erano troppo sovversive.
A quell’epoca la scuola elementare era simile ad una piccola caserma. I bambini
separati dalle bambine, le divise, lo stare sull’attenti, il recitare la
preghiera, l’alzarsi in piedi quando entrava l’autorità, lo stare per ore
immobili, “composti” nei banchi.
Gianni si nutre delle idee e delle esperienze di Celestin Freinet, del nativo
canadese Wilfred Peltier, della scuola pedagogica statunitense.
Gianni, quando arriva in classe si fa dare del tu ai bambini, non li rinchiude
nell’aula, li porta fuori a toccare con mano le cose: il fiume, gli alberi, ma
anche la realtà sociale, quella dei profughi istriani delle Vallette, quella dei
napoletani emigrati in gran numero a Cirié, all’imbocco delle valli di Lanzo,
dove insegnerà a lungo dopo la pausa forzata imposta dal Ministero.
A Cirié, complice una mamma che sapeva riparare le bici, i bambini partono ad
esplorare il territorio per capire la cosa più importante: le domande da fare,
la curiosità che nasce dall’esperienza, il proprio percorso nella vita. Con le
bici Gianni e i suoi bambini arrivano ad invadere la pista dell’aeroporto di
Caselle, per vedere come erano fatti gli aerei, con i quali i più fortunati
partivano per paesi favolosi, che ai ragazzini della Ciriè operaia erano
preclusi. Tante imprese, tanti viaggi, soprattutto viaggi nella realtà sociale,
dove si parla di lavoro e di licenziamenti punitivi. Una volta, con i bambini
occupa l’ufficio del sindaco perché a scuola fa freddo.
Storie di frontiera in una scuola che oggi non è più fatta di autorità e
disciplina anche grazie ai partigiani dei bambini come Gianni Milano.
Lui lo diceva a chiare lettere: “bisogna dar voce ai bambini: sono loro che
decidono come apprendere meglio, e cosa fare”.
Gli ultimi anni a scuola, dove lavorerà per 40 anni, li trascorre a Lanzo dove
insegna alle future maestre.
Quando i suoi capelli sono diventati tutti bianchi, ha continuato a portarli
lunghi e scarrufati, come ai tempi in cui si guadagnò il soprannome
dispregiativo, ma portato con orgoglio, di “maestro capellone”.
Lui non ne parlava più di tanto, ma se date un’occhiata ai libri, alle riviste,
alla storia di quegli anni speciali scoprirete che è stato tra i protagonisti
della cultura beat nel nostro paese.
Era un fricchettone colto, scriveva poesie sulla sua lettera 32. Poesie che
trovate sparse qua e là, di recente molte sono state raccolte in un volume per
le edizioni Fenix.
D’estate, quando le scuole erano chiuse, autostop e via per il mondo. Ma poi
tornava sempre a Torino, che non era più la città bigia e dura dei suoi primi
anni, ma sempre la città in cui si sentiva a casa, all’ombra delle montagne.
Era amico di Fernanda Pivano e di Allen Ginsberg, è stato uno dei protagonisti
della beat generation: pubblica Off Limits (1966), Guru (1967), Prana (1968),
King Kong (1973), Uomo Nudo (Tampax, 1975). È tra i fondatori della
Pitecantropus Editrice, un tentativo di unire le anime della cultura Beat.
Spirito profondamente libertario, specie negli ultimi anni si lega al movimento
anarchico, attraversandone le lotte.
Abitava in fondo a corso Vercelli, a due passi dal Balon, dove lo incontravamo
spesso in occasione di presidi e banchetti. Arrivava e parlava con tutti,
indossando un fazzoletto rosso e nero, spacciando idee e libri. Vivace come un
folletto, mai stanco, nonostante gli anni che passavano ed i nuovi malanni.
Lo ricordiamo in tanti 25 aprile, tanti primi maggi, portare con orgoglio la
bandiera rossa e nera. Anche in valle ha intersecato varie volte le strade dei
cortei e delle lotte, perché in quella lotta popolare, specie in certi anni,
seppe riconoscere il tempo che muta, quando la gente comune, quella che non ci è
avvezza, alza la testa.
Lo conoscevano tutt. Con la sua parlantina sciolta e il suo stile da vecchio
maestro, lo trovavate nei posti dove la gente sceglie di essere protagonista, di
alzarsi in piedi, di costruire da se il proprio cammino.
Eravamo in tanti a salutarlo nel piazzale del Cimitero Maggiore di Torino,
nonostante il freddo e la pioggerellina insistita. Il Cor’Occhio circondato da
bandiere anarchiche, sullo sfondo uno striscione No Tav ha intonato i canti
anarchici e quelli di chi diserta la guerra. Gianni che l’aveva conosciuta fu un
antimilitarista convinto, senza sfumature.
Lo abbiamo ricordato con la musica, le parole, le sue poesie.
In questi tempi grami, con le scuole che rischiano di diventare nuovamente
caserme, il ricordo del maestro capellone, che sfrecciava alla testa della sua
ciurma di bambini liberati dai banchi per la campagna piemontese, resterà
un’ancora che renderà più forte la determinazione a continuare a pedalare per
cambiare il mondo intollerabile in cui siamo forzati a vivere.
Nel lungo percorso attraverso le grandi statue del monumentale siamo arrivati in
una zona povera. Gianni, nato sulla terra, ha scelto di tornarvi. Sulla bara una
bandiera nera e tanti garofani rossi.
Elfo di città, con un cuore contadino, continueremo a vederlo volteggiare a
Torino e in Valle, o al Balon, dove si mescolava con gli anarchici e i
senzapatria.
Ciao Gianni!
I compagni e le compagne della Federazione Anarchica Torinese
🔥 Il video della presentazione di “Always on the move – Torino: vetrina per
turisti e città delle armi”
L’incontro si è tenuto giovedì 28 novembre alla FAT, in corso Palermo 46 a
Torino.
📣 Hanno dialogato Francesco Migliaccio e Maria Matteo
L’opuscolo, il secondo dei quaderni di Anarres, è stato curato dall’Assemblea
antimilitarista e dalla Federazione Anarchica Torinese
‼️ Lo potete liberamente scaricare sul sito di Anarres:
https://www.anarresinfo.org/always-on-the-move-torino-vetrina-per-turisti-e-citta-delle-armi-2/
🔴 Era la capitale dell’auto. Oggi Torino è attraversata da due processi
trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi.
La lenta ma inesorabile fuga della Fiat ha decretato la decadenza e
l’impoverimento della città. Sulle macerie di quella storia le amministrazioni
comunali degli ultimi vent’anni hanno provato a costruire, con alterna fortuna,
“la città vetrina per i grandi eventi”, una scelta dalle conseguenze politiche e
sociali devastanti, perché basata su violente strategie di controllo sociale ed
interventi di riqualificazione escludenti: una sempre più netta dinamica di
gentrification. (…)
🟠 La trasformazione urbana ha investito sia aree ex industriali, sia quartieri
abitati in modo significativo da una popolazione razzializzata e povera.
Il governo della città ha scelto di non approntare strumenti di attenuazione
dell’impatto sociale delle scelte operate, demandandone la gestione alla polizia
e ai militari. Semmai si foraggiano associazioni e cooperative “amiche” perché
trasformino la povertà in esotismo per turisti, intercettando e trovando
complicità tra la nascente borghesia immigrata e nel fitto sottobosco
clientelare delle associazioni e delle cooperative del sociale. (…)
🟣 Torino è oggi uno dei centri dell’industria bellica aerospaziale. (…) Il
definitivo declino del settore dell’automotive ha innescato un processo di
riconversione che si è indirizzato verso l’industria bellica. (…)
🟡 Settima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4
miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business
di morte.
Buona parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte. I
settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il
Politecnico, e altri settori della formazione. (…)
La Città dell’aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica
aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino,
sorgerà tra corso Francia e corso Marche. (…)
La Città dell’Aerospazio è appoggiata attivamente dal governo della città, da
quello della Regione e da Confindustria.
I diversi attori imprenditoriali e politici sostengono il progetto giocando la
carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a
fine mese è ancora più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre
più un privilegio per chi può pagare.
É una logica perversa quella che vede nell’industria bellica il motore che
renderà più prospera la nostra città . Un’economia di guerra produce solo altra
guerra.
🔵 Contrastare la nascita del nuovo polo bellico a Torino non è mera opposizione
etica alle guerre capitaliste ed imperialiste, ma anche un passaggio necessario
a ripensare lo spazio urbano e chi ci vive, come luogo di negazione delle
dinamiche gerarchiche sottese all’opaca città dell’aerospazio ed alla
scintillante vetrina dei grandi eventi. (…)
🟢 “Always on the move” “sempre in movimento”, lo slogan coniato
dall’amministrazione Chiamparino per le olimpiadi invernali del 2006, finite con
impianti abbandonati e debiti, è l’emblema di una città dove, always on the move
ci sono le migliaia di lavoratori precari sempre in moto per mettere insieme il
pranzo con la cena.
⚫️ Per chi volesse una copia cartacea la trova ad Adistro ogni martedì dalle 18
alle 20 in corso Palermo 46
Le riunioni, aperte a tutti gli interessat*, sono ogni martedì alle 20 in corso
Palermo 46.
Hanno risposto in tanti all’appello per una manifestazione antimilitarista
contro il poligono militare di Cao Malnisio. Il corteo, partito dal centro di
Malnisio, ha attraversato il paese e si è diretto all’ingresso del Poligono,
chiuso simbolicamente con un grosso lucchetto. I tanti intervenuti hanno
sottolineato come la lotta contro il poligono fosse uno dei tasselli […]
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete.
Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in
streaming.
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres del 22 novembre. Antropologia anarchica. Torino: vetrina per turisti e
> città delle armi. Valditara. Dio, patria, famiglia…
(l’ultima mezz’ora di trasmissione non è stata registrata nell’escopost per
motivi tecnici)
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Antropologia Anarchica
Francesco Spagna, antropologo e docente all’università di Padova ne ha scritto
sull’ultimo numero di “Semi sotto la neve”. L’incontro o l’intreccio tra
antropologia culturale e anarchismo è il focus di questo testo che ci aiuta ad
introdurre una tematica cruciale per comprendere il nostro sguardo sul mondo e
per destrutturare la narrazione che considera ineluttabili il dominio e la
gerarchia.
Ne abbiamo parlato con Francesco Spagna
Always on the move. Torino: vetrina per turisti e città delle armi
Era la capitale dell’auto. Oggi Torino è attraversata da due processi
trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi.
La lenta ma inesorabile fuga della Fiat ha decretato la decadenza e
l’impoverimento della città. Sulle macerie di quella storia le amministrazioni
comunali degli ultimi vent’anni hanno provato a costruire, con alterna fortuna,
“la città vetrina per i grandi eventi”, una scelta dalle conseguenze politiche e
sociali devastanti, perché basata su violente strategie di controllo sociale ed
interventi di riqualificazione escludenti: una sempre più netta dinamica di
gentrification.
Giovedì 28 novembre ne parleremo con Francesco Migliaccio, presentando
l’opuscolo, “Always on the move. Torino: vetrina per turisti e città delle armi”
Giovedì parleremo anche di Torino come città della ricerca, progettazione, e
produzione bellica, che troverà uno dei suoi centri propulsori nella “città
dell’aerospazio”, polo bellico che sorgerà sulle rovine dell’ex Alenia di corso
Marche, con una partecipazione diretta e complice del Politecnico di Torino.
Contrastare la nascita del nuovo polo bellico a Torino non è mera opposizione
etica alle guerre capitaliste ed imperialiste, ma anche un passaggio necessario
a ripensare lo spazio urbano e chi ci vive, come luogo di negazione delle
dinamiche gerarchiche sottese all’opaca città dell’aerospazio ed alla
scintillante vetrina dei grandi eventi.
Con Francesco abbiamo anticipato alcuni temi di cui discuteremo giovedì 28
novembre.
Valditara. Dio, patria, famiglia
Il ministro dell’istruzione e del merito ha le idee chiare. I ragazzi e le
ragazze devono avere una formazione all’insegna dell’esaltazione della guerra,
delle forze armate e della Patria.
Non solo.
Per Valditara il patriarcato non esiste perché è mera ideologia: la violenza di
genere è colpa degli altri, degli uomini neri che vengono da lontano. In barba
ai dati che ci raccontano che il nemico ha le chiavi di casa, che i ragazzi
italiani ammazzano come i ragazzi nati in altri luoghi del mondo.
Appuntamenti:
Always on the move
Torino: vetrina per turisti e città delle armi
Giovedì 28 novembre
ore 21 in corso Palermo 46
Presentazione dell’opuscolo
Dialogheranno Francesco Migliaccio e Maria Matteo
Continuano le presentazioni di “Tramandare il fuoco. Per un approccio libertario
alla questione Palestinese”. Dopo Torino, Trieste e Carrara, Reggio Emilia
venerdì 29 saremo a Pordenone.
Sabato 30 novembre
Basta guerre! Basta militarismo!
Corteo antimilitarista a Malnisio (PN)
ore 13,30 in piazza Trieste angolo via Manzoni
Comitato contro il poligono di Cao Malnisio
Domenica 8 dicembre
Corteo No Tav a Susa
Ore 13 piazza d’armi
Sabato 14 dicembre
cena antinatalizia
Menù vegan
Benefit lotte
ore 20
corso Palermo 46
Quanto costa? Tantissimo per chi ne ha, meno per chi ha meno, poco per chi ha
poco. Sosteniamo le lotte qui e in ogni dove, diamo solidarietà a chi è colpito
dalla repressione, mettiamo un mattone nella direzione di una società libera,
autogestita, solidale.
Per prenotazioni scrivere a antimilitarista.to@gmail.com
Ogni martedì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Contatti:
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20 (per info scrivete a
fai_torino@autistici.org)
Contatti:
FB
@senzafrontiere.to/
Telegram
https://t.me/SenzaFrontiere
Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
“Dopo più di trent’anni dalla fine della “guerra fredda”, il Friuli Venezia
Giulia continua a mantenere il triste primato di regione più militarizzata
d’Italia: dal dopoguerra è operativa ad Aviano una base americana con accertata
presenza di testate nucleari e possibile obiettivo strategico della Russia in
caso di guerra. Il Friuli V.G. è oggi interessato […]
ALWAYS ON THE MOVE. TORINO: VETRINA PER TURISTI E CITTÀ DELLE ARMI
Federazione Anarchica Torinese - corso Palermo 46
(giovedì, 28 novembre 21:00)
Always on the move
Torino: vetrina per turisti e città delle armi
Giovedì 28 novembre
ore 21 in corso Palermo 46
Presentazione dell’opuscolo
Dialogheranno Francesco Migliaccio e Maria Matteo
Era la capitale dell’auto. Oggi Torino è attraversata da due processi
trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi.
La lenta ma inesorabile fuga della Fiat ha decretato la decadenza e
l’impoverimento della città. Sulle macerie di quella storia le amministrazioni
comunali degli ultimi vent’anni hanno provato a costruire, con alterna fortuna,
“la città vetrina per i grandi eventi”, una scelta dalle conseguenze politiche e
sociali devastanti, perché basata su violente strategie di controllo sociale ed
interventi di riqualificazione escludenti: una sempre più netta dinamica di
gentrification. (…)
La trasformazione urbana ha investito sia aree ex industriali, sia quartieri
abitati in modo significativo da una popolazione razzializzata e povera.
Il governo della città ha scelto di non approntare strumenti di attenuazione
dell’impatto sociale delle scelte operate, demandandone la gestione alla polizia
e ai militari. Semmai si foraggiano associazioni e cooperative “amiche” perché
trasformino la povertà in esotismo per turisti, intercettando e trovando
complicità tra la nascente borghesia immigrata e nel fitto sottobosco
clientelare delle associazioni e delle cooperative del sociale. (…)
Torino è oggi uno dei centri dell’industria bellica aerospaziale. (…) Il
definitivo declino del settore dell’automotive ha innescato un processo di
riconversione che si è indirizzato verso l’industria bellica. (…)
Settima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4
miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business
di morte.
Buona parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte. I
settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il
Politecnico, e altri settori della formazione. (…)
La Città dell'aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica
aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino,
sorgerà tra corso Francia e corso Marche. (…)
La Città dell’Aerospazio è appoggiata attivamente dal governo della città, da
quello della Regione e da Confindustria.
I diversi attori imprenditoriali e politici sostengono il progetto giocando la
carta del ricatto occupazionale, in una città sempre più povera, dove arrivare a
fine mese è ancora più difficile, dove salute, istruzione, trasporti sono sempre
più un privilegio per chi può pagare.
É una logica perversa quella che vede nell’industria bellica il motore che
renderà più prospera la nostra città . Un’economia di guerra produce solo altra
guerra.
Contrastare la nascita del nuovo polo bellico a Torino non è mera opposizione
etica alle guerre capitaliste ed imperialiste, ma anche un passaggio necessario
a ripensare lo spazio urbano e chi ci vive, come luogo di negazione delle
dinamiche gerarchiche sottese all’opaca città dell’aerospazio ed alla
scintillante vetrina dei grandi eventi. (…)
“Always on the move” “sempre in movimento”, lo slogan coniato
dall’amministrazione Chiamparino per le olimpiadi invernali del 2006, finite con
impianti abbandonati e debiti, è l’emblema di una città dove, always on the move
ci sono le migliaia di lavoratori precari sempre in moto per mettere insieme il
pranzo con la cena.
L’opuscolo, il secondo dei quaderni di Anarres, è stato curato dall’Assemblea
antimilitarista e dalla Federazione Anarchica Torinese
Le riunioni, aperte a tutti gli interessat*, sono ogni martedì alle 20 in corso
Palermo 46.
www.anarresinfo.org
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete.
Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in
streaming.
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres dell’8 novembre. Pedagogia di guerra. Giornate dei disertori. Trump e
> l’età dell’oro…
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Pedagogia di guerra. I parà al circo Massimo
I paracadutisti della Folgore, gli stessi delle torture e stupri in Somalia, gli
stessi che esaltano ogni anno la battaglia fascista e colonialista di El
Alamein, gli stessi impegnati in missioni di guerra in giro per il mondo, in
occasione del 4 novembre hanno insegnato a ragazzi e bambini l’arte della guerra
nella cornice del Circo Massimo di Roma. Un’iniziativa targata Guido Crosetto.
Oltre ai parà c’erano tutti i reparti di eccellenza delle forze armate.
Ne abbiamo parlato con Antonio Mazzeo
4 novembre. Giornate dei disertori
In diverse città italiane, compresa Torino, ci sono state iniziative per il 4
novembre, giornata dei disertori.
Ovunque il fulcro è stata la solidarietà ai disertori di ogni dove.
L’Italia va alla guerra: Fincantieri addestrerà forze navali del Qatar
La holding italiana Fincantieri SpA arma e addestrerà le forze navali militari
dell’Emiro del Qatar. Il colosso della cantieristica nazionale e BQ Solutions,
società qatariota preposta ad assicurare il supporto strategico alle forze
militari e di sicurezza del Paese, hanno firmato un Memorandum d’Intesa con
l’obiettivo di sviluppare programmi di istruzione e addestramento, creati sotto
la guida italiana, per le Forze Navali del Qatar.
L’età dell’oro?
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è un segno dei tempi.
La grande paura della fine del privilegio di cui hanno goduto le classi medie
dei paesi ricchi attraversa trasversalmente il pianeta ed investe anche gli
States.
La promessa nel ritorno dell’età dell’oro è la chiave di lettura della vittoria
elettorale del tycoon di New York.
Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri e Francesco Fricche
Appuntamenti:
Giovedì 28 novembre
Always on the move. Torino: vetrina per turisti e città delle armi
Presentazione dell’opuscolo
ore 21 in corso Palermo 46
Ogni martedì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Contatti:
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20 (per info scrivete a
fai_torino@autistici.org)
Contatti:
FB
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Telegram
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Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale,
in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per
spostare un confine. Nella sola Italia i morti furono 600.000.
Il 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato
trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai
plotoni di esecuzione.
A Torino come in tante altre città italiane gli antimilitaristi hanno costruito
piazze di senza patria, piazze contro tutte le guerre e tutti gli eserciti.
Il 2 novembre l’appuntamento era in via Roma, di fronte alla sede del DAP, il
Distretto Aerospaziale Piemontese. Il Distretto Aerospaziale Piemontese svolge
un compito di promozione, coordinamento ed affiancamento delle attività delle
industrie belliche del settore. Sino alla sua promozione a ministro della Difesa
il DAP era guidato da Guido Crosetto. Per cogliere l’importanza di questo
organismo di governance è sufficiente dare un’occhiata alla lista dei soci del
DAP, in cui spiccano attori politici, industriali e poli della ricerca e della
formazione.
Torino punta tutto sull’industria bellica. Dicono produca ricchezza invece
produce solo morte.
Leonardo e il Politecnico hanno promosso la Città dell’Aerospazio, un polo di
ricerca e progettazione delle armi del futuro. È un progetto che vede
protagonisti Leonardo, la maggiore industria bellica italiana, e il Politecnico
di Torino. Hanno il sostegno di tutti: dal comune, alla regione al governo.
Quest’autunno intendono cominciare i lavori in corso Marche.
Gli antimilitaristi, nei numerosi interventi che si sono susseguiti, hanno
ribadito l’intenzione di continuare ad lottare contro la trasformazione di
Torino in città delle armi, in polo bellico, dove si progettano e costruiscono
droni e cacciabombardieri.
Erano presenti oltre all’Assemblea Antimilitarista ed ai membri del
Coordinamento contro la guerra e chi la arma, gruppi politici e sindacali, No
Tav, l’assemblea del politecnico, i pacifisti, un Ponte Per, l’Osservatorio
contro la scuola in guerra, il gruppo contro la guerra nucleare.
Il canzoniere anarchico e antimilitarista delle sTREghe, gruppo artistico
anarcotrans, ha intervallato interventi e azioni teatrali di strada per l’intero
pomeriggio.
Il 4 novembre gli antimilitaristi si sono ritrovati a sorpresa di fronte alla
sede delle OGR Tech, dando vita ad una rumorosa contestazione. Le OGR Tech, sono
un hub di innovazione che ospita un acceleratore di innovazione della NATO e un
Leonardo Lab.
Leonardo è la principale industria bellica italiana e una delle maggiori al
mondo.
Nei Leonardo Labs si fa ricerca per rendere sempre più micidiali le armi
impiegate nelle guerre di ogni dove.
Le usano le truppe italiane nelle missioni di “pace” all’estero, le vendono le
industrie italiane ai paesi in guerra. Queste armi hanno ucciso milioni di
persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi
territori.
La seconda tappa della giornata lanciata per smilitarizzare la città, è stata di
fronte all’Ufficio Scolastico Regionale, la diramazione locale del ministero
dell’Istruzione e del Merito.
Antimilitarist* hanno contestato il crescente processo di militarizzazione delle
scuole e delle università.
Militari entrano ogni giorno nelle scuole come “esperti”, sostituendo gli
insegnanti per fare propaganda bellica.
In occasione della festa delle forze armate, il ministro della difesa Crosetto
ha ha trasformato il Circo Massimo in un gigantesco terreno di addestramento
militare destinato ai bambini e ai ragazzi. Tra gli istruttori esponenti dei
corpi di élite delle forze armate, tra cui i parà della Folgore, gli stessi
delle torture e stupri in Somalia, gli stessi che esaltano ogni anno la
battaglia fascista e colonialista di El Alamein, gli stessi impegnati in
missioni di guerra in giro per il mondo.
La guerra non è un gioco. Nelle guerre che insanguinano il mondo vengono
massacrati tantissime bambine e bambini.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i “sacri”
confini, l’esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute
terreno di conquista per l’arruolamento dei corpi e delle coscienze.
Antimilitaristi hanno solidarizzato con i disertori e obiettori ucraini e russi
radunandosi di fronte al consolato ucraino di corso Massimo D’Azeglio 12.
Interventi, volantinaggio, uno striscione con la scritta “Con i disertori russi
e ucraini, contro tutti gli Stati!”
A due anni e mezzo dall’inizio della guerra in Ucraina sono morte centinaia di
migliaia di persone e sei milioni quattrocentomila ucraini hanno dovuto
abbandonare le loro case.
Sia in Russia che in Ucraina decine di migliaia di persone hanno disertato. In
Russia l’opposizione alla guerra è costata carcere e torture a tantissime
persone. Eppure non accenna a scemare.
In Ucraina i reclutatori professionisti fanno irruzione sui mezzi pubblici, nei
mercati, nei centri commerciali a caccia di uomini dell’età giusta da catturare
e trascinare a forza al fronte. Ma non hanno vita facile: tanta gente si mette
di mezzo per impedire gli arruolamenti forzati.
La guerra, scatenata dopo il feroce attacco di Hamas alla popolazione civile
israeliana, con uccisioni, stupri e rapimenti, ha ridotto gran parte delle case,
degli ospedali, delle infrastrutture di Gaza ad un cumulo di macerie. La
popolazione gazawi è chiusa in una trappola mortale senza possibilità di fuga. I
morti, oltre quarantamila, crescono di giorno in giorno tra una popolazione
sventrata dalle bombe, senza acqua, cibo, riparo.
Anche in Israele c’è chi rifiuta di arruolarsi, chi non accetta l’occupazione e
l’apartheid e li avversa, pagandone duramente il prezzo. Un documento di giovani
gazawi ci dice che, anche in quelle condizioni, c’è chi rifiuta il nazionalismo
e la guerra di religione voluta dai governi di entrambe le parti.
Durante la prima guerra mondiale, su tutti i fronti, disertarono a migliaia e
finirono la loro vita di fronte ad un plotone di esecuzione.
Le piazze torinesi del del 2 e del 4 novembre tengono viva memoria dei disertori
e dei senzapatria di allora, nella solidarietà concreta con chi oggi diserta le
guerre che insanguinano il pianeta. In ogni dove.
Non ci sono nazionalismi buoni!
Noi disertiamo!
Qui il testo di indizione delle giornate dei disertori:
https://www.anarresinfo.org/giornate-dei-disertori/
Qualche immagine delle giornate: