CPR: COLONIALISMO E REPRESSIONE - LA DETENZIONE AMMINISTRATIVA DALLA PALESTINA
ALL'ITALIA
Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino
(giovedì, 18 dicembre 19:30)
Giovedì 18 dicembre alle ore 19.30 vi invitiamo a partecipare a un incontro di
autoformazione collettiva presso il CSOA Gabrio di Torino
Come Psicologia per la Palestina riconosciamo l’importanza di momenti di
incontro, riflessione e confronto per costruire insieme immaginari alternativi
di vita e di esistenze.
Per questo vi invitiamo a queste letture aperte, per incontrarci e costruire
collettivamente pensieri alternativi a quelli che ci vengono proposti negli
spazi istituzionali.
La tematica per questo incontro sarà: CPR e REPRESSIONE: la detenzione
amministrativa dalla Palestina occupata all'Italia
Se ti va, porta un contributo per la lettura!
L'autoformazione è aperta a tutt*.
Vi aspettiamo 🫂❤️🔥
Tag - CPR
In questa puntata di Harraga parliamo di detenzione amministrativa in un modo
più diretto e vivido del solito, insieme ad alcuni reclusi nel CPR di Torino e
di un recluso…
Questa sera, con la proiezione “colpevoli di Palestina”, avremmo voluto
parlare della situazione di Anan, Alì e Mansour.
Avremmo voluto parlare di come lo stato italiano si pieghi ancora una volta alle
richieste sioniste di vendetta verso chi ha deciso di lottare per la propria
libertà.
Ci troviamo, invece, costrettə ad un’altra urgenza, ad un altro attacco
repressivo verso chi si espone e lotta per la Palestina nella nostra città.
Il 25 novembre Mohamed Shahin, compagno da sempre impegnato nella lotta di
liberazione della Palestina, è stato arrestato e portato al CPR.
Il suo successivo trasferimento in tempi brevissimi nel CPR di Caltanissetta è
un attacco disciplinatorio che rieccheggia dinamiche che vanno avanti da 25 anni
e che purtroppo a Torino conosciamo bene.
L’uso della detenzione amministrativa si rivela ancora e sempre di più, uno
strumento politico di governo delle popolazioni razzializzate, una tecnologia di
controllo che interviene non quando c’è un reato, ma quando c’è un’identità,
un’appartenenza, una presenza percepita come scomoda. Non è una risposta
giuridica: è un dispositivo di disciplinamento in Italia come in Palestina.
Il suo messaggio è chiaro e violento: se appartieni a precise comunità, i tuoi
diritti non sono garantiti, ma sospendibili; non sono stabili,
ma arbitrariamente revocabili. Questo non è un incidente o una deviazione, ma la
funzione stessa della detenzione amministrativa nel contesto contemporaneo.
Quello che osserviamo è l’uso del diritto come strumento di controllo sociale.
La legge diventa selettiva, modulata a seconda del corpo che
incontra, producendo esclusione, isolamento, neutralizzazione. Il diritto, lungi
dall’essere un terreno neutro, si trasforma in un campo di forze attraverso cui
lo Stato regola, ordina e punisce chi alza la testa e prende parola come Shahin.
I CPR sono l’incarnazione materiale di questo processo. Non sono luoghi di
“gestione dei flussi”, ma spazi di contenimento e punizione preventiva rivolti a
soggetti già vulnerabilizzati. Operano dentro una logica di razzismo
istituzionale, un razzismo che non ha più bisogno di gridare slogan perché è
stabilizzato da norme, decreti e dispositivi burocratici che governano la
mobilità e la vita delle persone migranti.
È un razzismo che funziona per sottrazione: sottrazione di libertà, di tempo, di
dignità, di visibilità pubblica.
È un razzismo che produce corpi “detenibili”, corpi per cui la privazione della
libertà diventa sempre possibile, sempre giustificabile.
Denunciare i CPR significa allora denunciare la logica che li rende necessari:
la costruzione del capro espiatorio, la produzione politica della paura, la
trasformazione della sicurezza in un linguaggio che serve non a proteggere ma a
disciplinare. La sicurezza diventa l’alibi attraverso cui si giustifica la
compressione dei diritti fondamentali di intere comunità, trasformate in
bersaglio di sospetto generalizzato.
I CPR non sono un fallimento del sistema: sono il sistema. Sono il punto in cui
si manifesta senza maschere l’obiettivo della detenzione amministrativa:
governare attraverso l’esclusione, controllare attraverso la punizione,
costruire attraverso la razzializzazione una parte della popolazione come
minaccia o eccedenza.
Il caso di Mohamed Shahin si inscrive perfettamente in questa stessa logica.
La sua vicenda non è un’eccezione, né un episodio isolato: è un esempio
emblematico di come la detenzione amministrativa venga utilizzata come
strumento politico di punizione e disciplina.
Questo caso rivela con estrema chiarezza il funzionamento dei CPR come
istituzioni di governamento differenziale delle popolazioni. Qui il
diritto non viene applicato in modo uniforme, ma tradotto in un regime di
eccezione permanente che si attiva su base razziale, religiosa, culturale ed è
pronto ad essere attivato, come abbiamo visto in questi giorni, anche su base
politica.
Non è la persona ad essere giudicata, ma il suo profilo razzializzato. Non è il
fatto a essere valutato, ma la sua posizione dentro rapporti di potere che
vedono alcune comunità come radicalmente esposte alla sospensione dei diritti.
Questo episodio mostra anche un’altra dinamica cruciale: la punizione politica
del sostegno alla Palestina.
In questo contesto, la detenzione amministrativa diventa uno strumento
attraverso cui lo Stato non interviene sul piano del diritto, ma su quello
dell’allineamento ideologico. Non si tratta di un giudizio sui fatti, ma di una
risposta a una presa di posizione politica. E il CPR diventa così l’estremità
violenta di un processo di sorveglianza ideologica che usa l’apparato
amministrativo per colpire il dissenso.
Per questo e non solo, nella giornata di sciopero di domani porteremo la nostra
solidarietà ai detenuti del CPR di Torino, prima di raggiungere in bici il
corteo in Piazza XVIII Dicembre.
Ci vediamo alle 9.30 in Corso Brunelleschi e torneremo ancora questa domenica di
fronte al CPR in corso Brunelleschi alle 15.00.
FREE SHAHIN!
ABOLIAMO I CPR!
FREE PALESTINE!
In questa puntata di Harraga, in onda su Radio Blackout ogni venerdì dalle 15
alle 16, con alcuni compagni dell’assemblea contro il CPR del Friuli Venezia
Giulia, abbiamo parlato degli…
Dal 21 Novembre molti prigionieri del CPR sono in sciopero della fame per
pretendere la libertà. Dopo due giorni di sciopero della fame, di fronte
all’indifferenza continua dell’ente gestore, nella…
PRESIDIO TRIBUNALE PROCESSO MOUSSA BALDE
Tribunale di Torino - Corso Vittorio Emanuele II, 130, 10128 Torino
(mercoledì, 26 novembre 09:00)
Continuano i presidi al tribunale di Torino durante le udienze del processo per
la morte di Moussa Balde.
Ci troviamo ore 9 per far sentire ancora la nostra presenza e per ricordare chi
era Moussa e chi sono le persone e gli enti responsabili della sua morte.
La prima di una serie puntate di Harraga (trasmissione in onda su Radio Blackout
ogni venerdi dalle 15 alle 16) in cui proviamo a tracciare un fil rouge, che
dalla…
DISCUSSIONE OPUSCOLI "EGITTO PAESE SICURO?" E "DEPORTAZIONI"
Radio Blackout - FM 105.250 - streaming http://www.radioblackout.org/streaming
(sabato, 22 novembre 18:00)
DISCUSSIONE sugli OPUSCOLI:
- Egitto paese sicuro?Una storia paradigmatica di reclusione e deportazione dal
CPR di Gradisca d'Isonzo
- Deportazioni: riflessioni per attaccare gli ingranaggi del razzismo di Stato
In Italia come in Egitto le persone spariscono. In Egitto vengono rapite dal
regime di Al-Sisi e detenute arbitrariamente nelle carceri egiziane. Sono almeno
60mila i prigionieri politici. In Italia, invece, le persone vengono
sequestrate, perché prive del documento giusto. Sono gli ostaggi della guerra ai
migranti della fortezza europa, rinchiusi nei CPR e talvolta deportati.
Con alcunx compagni e compagne di Trieste, Torino e della rete Campagne in Lotta
che hanno preso parte alla creazione dei due opuscoli affrontiamo il tema delle
deportazioni
attraverso la condivisione di dati ed esperienze per tracciare possibili scenari
di lotta.
La sera del 20 ottobre, tra le 19:30 e le 20:00, cinque persone hanno deciso di
salire sul tetto dell’area verde per protestare, mettendo in gioco il proprio
corpo per…
Dal 2018, anno del primo accordo tra EU e Gambia per i rimpatri, fino ad oggi,
almeno 1000 Gambiani sono stati deportati dalla Germania, in voli charter
organizzati mensilmente. Voli…