Milei cambia legge sui rifugiati e si aggiudica la prima manche della lunga
battaglia legale per l’estradizione dell’ex Br Leonardo Bertulazzi
di Paolo Persichetti da Insorgenze
Anche se nessuna agenzia lo ha ancora scritto, giunge dall’Argentina la notizia
del parere favorevole alla estradizione dell’ex brigatista della colonna
genovese, oggi settantacinquenne, Leonardo Bertulazzi, concesso dai giudici di
Buonos Aires stanotte (ora italiana).
Dopo una udienza lampo è stata accolta la richiesta proveniente da parte
italiana. Il contenuto giuridico del provvedimento sarà noto solo nei prossimi
giorni, sapremo così come i giudici hanno risolto, forse è meglio dire aggirato,
il problema della contumacia.
Entrato nella colonna genovese quasi alla sua nascita, fu arrestato e condannato
nel 1976 per un episodio minore. Scarcerato nel 1979, dopo un periodo di
congelamento fu reintegrato nell’organizzazione fino al settembre 1980, quando
incappò con due suoi compagni in un posto di blocco da dove riuscì a fuggire.
Condannato a 15 anni di reclusione in contumacia per un presunto ruolo marginale
nel sequestro Costa, attribuitogli da un pentito entrato nelle Br solo più
tardi, e poi a 19 anni per i reati associativi, Bertulazzi è stato duramente
sanzionato dalla giustizia genovese perché era fuggiasco. Una volta cumulate le
condanne con la continuazione la pena finale si è cristallizzata a 27 anni di
reclusione. Una enormità per un irregolare che non ha mai sparato un colpo di
pistola. Pena ampiamente estinta in un qualunque altro paese d’Europa ma in
Italia è bastato un cavillo tecnico per inficiare il tempo trascorso e ripartire
d’accapo con il conteggio. E così quarantanove anni dopo è arrivato il primo sì
alla estradizione.
Milei si è dunque aggiudicato, come era nelle previsioni, questa prima partita.
La strettissima intesa con il governo di Giorgia Meloni che in cambio ha
rinunciato ad estradare il sacerdote torturatore Franco Reverberi (leggi qui),
tanto che pochi giorni fa il ministro della giustizia argentino ha concordato
con Nordio i passaggi della estradizione e quest’ultimo si recherà nei prossimi
giorni i Argentina, e la necessità dello stesso MIlei di ottenere una vittoria
simbolica nella speranza di riuscire ad incarcerare, prima o poi, gli esponenti
della vecchia resistenza armata degli anni 70 e primi anni 80 al regime militare
fascista argentino di cui si proclama il naturale erede, hanno fatto il resto.
La partita tuttavia non è ancora conclusa. La decisione di ieri notte può essere
appellata davanti alla corte suprema federale (equivalente della nostra
cassazione), prima che sia definitiva. Ma soprattutto è ancora aperto il ricorso
di fronte al Conare, l’organo federale che decide sulla concessione dell’asilo
politico e che bloccherebbe l’estradizione. Bertulazzi aveva già ottenuto questo
beneficio nel 2004 ma con una decisione arbitraria la protezione gli è stata
tolta lo scorso agosto, quando venne arrestato. La procedura davanti al Conare è
stata più vote rinviata e alla fine ritardata: probabilmente per consentire alla
procedura di estradizione di fare passi avanti e creare una situazione che renda
più difficile concedere l’asilo. Milei sta barando in tutti i modi cercando di
accomodare una situazione che altrimenti giuridicamente gli sarebbe andata
contro. Mentre il Conare rinvia, Milei sta cambiando i vecchi giudici con uomini
di fiducia ed ha varato un decreto che impedisce la concessione dell’asilo a chi
ha ottenuto un avviso favorevole alla estradizione, circostanza che tuttavia non
dovrebbe valere per Bertulazzi. Il suo ricorso infatti è precedente al decreto
del presidente e soprattutto Bertulazzi non è alla sua prima richiesta di
protezione. Ma la partita giuridica sembra sempre più truccata.
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