Il 28 ottobre le HPG, Forze di Difesa del Popolo del PKK, hanno annunciato il
ritiro dalla Turchia come gesto di buona volontà nel processo di pace con
Ankara. Una scelta che conferma la disponibilità curda al dialogo, nonostante
repressione, arresti politici e militarizzazione del Kurdistan.
Quasi in parallelo, l’ultranazionalista Bahçeli, alleato di Erdoğan, ha aperto
alla liberazione di Selahattin Demirtaş, dirigente del partito democratico HDP
condannato a 42 anni di carcere: una mossa che sembra più tattica che realmente
orientata a una soluzione politica.
Qual è oggi la forza del movimento rivoluzionario curdo? In che stato si trovano
PKK, strutture civili e opposizione democratica dopo anni di attacco dello Stato
turco? Il processo di pace può davvero aprire spazi a diritti e
autodeterminazione, o siamo di fronte a una strategia di logoramento, in cui
Ankara guadagna tempo senza concedere nulla?
Con Murat Cinar proviamo a capire se la Turchia ed il Kurdistan si stiano
avvicinando alla pace o se la guerra di Erdogan contro i curdi stia
semplicemente cambiando volto.
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che ci ha indicato priorità, lotte, situazioni diverse nel paese in lotta contro
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contadini, ma […]
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e l’abbandono delle armi da parte della guerriglia curda nel quadro di un
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