[2025-04-06] BALERA BAGNATA @ Circolo Arci Camalli
BALERA BAGNATA Circolo Arci Camalli - via Bastioni di Mezzo 6, Imperia (domenica, 6 aprile 12:00) 𝐁𝐀𝐋𝐄𝐑𝐀 𝐁𝐀𝐆𝐍𝐀𝐓𝐀 💦 𝟔 𝐀𝐏𝐑𝐈𝐋𝐄 𝟐𝟎𝟐𝟓 🧽 𝟏𝟐.𝟎𝟎 - 𝟐𝟎.𝟎𝟎 🛁 Banda Mutanda è lieta di invitarvi a partecipare ad una domenica calda, unta e bagnata per 𝐬𝐭𝐚𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐬𝐢𝐞𝐦𝐞, esprimerci, danzare, strusciarci… 👉Il Mezcal è uno spazio autogestito, tutte le attività sono basate sulla condivisione e la pratica della “𝐁𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐯𝐢𝐭𝐚”: non vi è circolo di denaro, porta quel che vuoi trovare; puoi anche usufruire liberamente della cucina. 𝐏𝐨𝐫𝐭𝐚 𝐜𝐢𝐛𝐨 𝐞 𝐛𝐞𝐯𝐚𝐧𝐝𝐞, 𝐦𝐞𝐭𝐭𝐢 𝐢𝐧 𝐛𝐨𝐫𝐬𝐚 𝐢 𝐠𝐢𝐨𝐜𝐡𝐢 𝐚 𝐜𝐮𝐢 𝐭𝐢 𝐩𝐢𝐚𝐜𝐞𝐫𝐞𝐛𝐛𝐞 𝐠𝐢𝐨𝐜𝐚𝐫𝐞, 𝐭𝐫𝐚𝐯𝐞𝐬𝐭𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐚 𝐢𝐧𝐝𝐨𝐬𝐬𝐚𝐫𝐞, 𝐬𝐭𝐫𝐮𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐚 𝐬𝐮𝐨𝐧𝐚𝐫𝐞... 🌞L’evento si terrà all’aperto, nel giardino del Mezcal, ci sarà spazio per giochi di movimento ed attività all’aria e nel verde. 🍽️Dalle 12.00 ci incontriamo per preparare una grande tavolata e condividere ciò che porteremo, creare un momento di conoscenza reciproca e chiacchiere. 💃Dopodichè daremo il via a giochi pazzi, riffe clandestine e hully-gully rivisitati; con apparizioni di animatorx e famosx musicantx locali…e se anche tu vorrai prendere parte, usare il microfono, sfilare o improvvisare perfo, sentitx liberx di esprimerti e giocare insieme con tutti gli strumenti che troverai o porterai. 🫂Desideriamo tornare ad un 𝐛𝐚𝐥𝐥𝐨 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐞 𝐦𝐞𝐧𝐨 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐯𝐢𝐝𝐮𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚, 𝐚𝐩𝐫𝐢𝐫𝐞 𝐬𝐩𝐚𝐳𝐢 𝐝𝐢 𝐞𝐬𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐥𝐢𝐛𝐞𝐫𝐢 𝐞 𝐬𝐢𝐜𝐮𝐫𝐢, 𝐜𝐡𝐞 𝐧𝐨𝐧 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐚𝐥 𝐫𝐚𝐟𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐞𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐩𝐫𝐢𝐨 𝐞𝐠𝐨 𝐞𝐝 𝐞𝐬𝐢𝐬𝐭𝐨𝐧𝐨 𝐥𝐨𝐧𝐭𝐚𝐧𝐨 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐢𝐩𝐞𝐫-𝐩𝐞𝐫𝐟𝐨𝐫𝐦𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢𝐭𝐚̀ che ci circonda. ♻️Troverete un’angolo SWAP: 𝐑𝐢𝐮𝐬𝐚, 𝐑𝐢𝐜𝐢𝐜𝐥𝐚, 𝐑𝐢𝐦𝐨𝐫𝐜𝐡𝐢𝐚! Porta quel che vuoi donare, prendi un nuovo bellissimo outfit e indossalo alla conquista dellx tux fiamma nella balera piu’ bagnata della zona...oppure porta un dono per la 𝐁𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐑𝐢𝐟𝐟𝐚, quel che porterai diventerà parte dei premi da vincere! 🌸Ricordiamo che il Mezcal è uno spazio autogestito, libero e aperto, invitiamo tuttx al rispetto e cura del luogo e di tuttx coloro che lo attraversano. 𝐁𝐀𝐋𝐄𝐑𝐀 𝐁𝐀𝐆𝐍𝐀𝐓𝐀 💦 𝟔 𝐀𝐏𝐑𝐈𝐋𝐄 𝟐𝟎𝟐𝟓 🧽 𝟏𝟐.𝟎𝟎 - 𝟐𝟎.𝟎𝟎 🛁
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[2025-03-22] RITUAL laboratorio vocale | 22-23 marzo @ Porta Palazzo
RITUAL LABORATORIO VOCALE | 22-23 MARZO Porta Palazzo - Zona mercato centrale (sabato, 22 marzo 15:00) Alos Laboratorio Ritual Il mostruoso è spaventoso perché sconosciuto e fuori controllo. È parte di noi, è zona in ombra che ci completa. Il mostro, creatura estranea e portentosa, è un prodigio che avvisa. Respirando possiamo conoscerlo, costruire il Rituale per liberarlo. Nella voce possiamo trovare il chaos primordiale da cui nasce la vita. Il laboratorio, pensato e realizzato dalla musicista e performer sperimentale Alos, è un momento di condivisione che intende esplorare il legame fra voce e rituale. Un viaggio aperto a tutte le persone che vogliono, per motivi professionali o personali, scoprire una parte di sé, intraprendere un pellegrinaggio comune verso la dimensione mostruosa che la vocalità fa scaturire nel momento in cui ci si connette con il proprio io più profondo e arcaico. Durante il laboratorio si praticheranno tecniche di preparazione vocale e di uso del diaframma, e si avrà la possibilità di creare piccoli Rituals per arrivare a (ri)svegliare e abbracciare il proprio chaos. A questo scopo, chi lo desidera, potrà portare oggetti, accessori, vestiti che si sentono affini. Chi è Alos Alos AKA Stefania Pedretti (Vigevano, 1976) ha vissuto a Milano, Berlino e Ravenna dove risiede tuttora. Musicista, performer e artista attiva dal 1998. E’ co-fondatrice del noise duo OvO con BrunoDorella e del collettivo Allun con Natalia Saurin. E’ attiva nello spazio tra la cultura underground e l’arte contemporanea, e con i suoi progetti ha suonato più di mille concerti tra Europa, Stati Uniti, Canada, Russia, Cina e Vietnam. Dal 2015 al 2024 ha collaborato, come musicista/ performer e Music Producer con il regista teatrale svedese Markus Ohrn nel progetto Azdora, una produzione site specific di Santarcangelo Festival sotto la curatela di Silvia Bottiroli. Dal 2017 al 2019 è stata curatrice musicale, insieme a Francesca Morello, di Santarcangelo Festival, storico festival italiano di teatro contemporaneo, Triennio che ha avuto come direttrici artistiche Eva Neklyaeva e Lisa Gilardino. Inaugura nel 2003 il progetto Alos, nel cui percorso la musica dal vivo è l’elemento centrale, riletto in ogni esibizione da una chiave performativa diversa e immaginata a misura dell’oggetto d’indagine. Il suo lavoro trascende i confini fra le arti performative, integrando musica sperimentale, performance, improvvisazione, arte figurativa, installazione e video/art, con l’obiettivo di coinvolgere attivamente il pubblico in uno spettacolo capace di far vivere una forte esperienza sensoriale. www.signorinaalos.com https://www.instagram.com/stefania_alos_pedretti/ https://www.facebook.com/signorinaalos https://www.facebook.com/stefania.alospedretti http://signorinaalos.blogspot.com/ https://alos.bandcamp.com/ http://soundcloud.com/signorinaalos http://www.youtube.com/user/signorinaalos?feature=mhee http://ovolive.blogspot.com/ https://ovomusic.bandcamp.com/ Alcuni Dettagli Logistici Il laboratorio prevede un massimo 15 partecipanti; per questo vi chiediamo di prenotare scrivendo una mail a banda_mutanda(at)canaglie.net. Riceverete una mail di conferma con i dettagli dello spazio e i materiali richiesti. Prenotarsi significa occupare uno spazio! se non sei sicurx di poter venire, se pensi di non essere presente in entrambi i giorni o se hai avuto un imprevisto, permettici di aprire le porte ad altrx partecipanti e non lasciare posti vuoti, scrivici tempestivamente e non darci buca all’ultimo minuto. Siamo un collettivo che funziona in autogesione, vi chiediamo attenzione per le energie che mettiamo nel costruire i nostri eventi.  La partecipazione è a contributo volontario e consapevole (metti quello che puoi e ti senti). Il laboratorio ha per noi un costo logistico e di contributiall’artista, e la nostra scelta collettiva è di lavorare affichè le questioni economiche non siano una barriera per la partecipazione di nessunx.  Vi aspettiamo urlanti!
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8 marzo blocchiamo l’industria della guerra
Lo sciopero transfemminista è uno sciopero contro la guerra in quanto massima espressione della violenza patriarcale. Approfondiamo insieme a Non Una di Meno Torino questa iniziativa che si iscrive all’interno della giornata di sciopero e mobilitazione di sabato 8 marzo, l’appuntamento a Torino è previsto alle ore 13 in piazza Massaua per dirigersi verso l’industria […]
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Contributo dell’assemblea Sororas: l’importanza della giornata di mobilitazione del 8 marzo dall’Italia all’America latina
Insieme a quattro compagne dell’assemblea Sororas di Torino ci parlano della loro prospettiva sullo sciopero dell’otto marzo, sui temi che porteranno in piazza. Grazie al loro contributo riflettiamo anche sulle situazione in Argentina e Peru da una prospettiva transfemminista.
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No al fondo vita nascente: Non Una di Meno continua a mobilitarsi
Lo scorso martedì Non Una di Meno e la rete “Più di 194 voci” ha organizzato un presidio per contestare il nuovo finanziamento al Fondi Vita Nascente che prevede l’importo di 1 milione di euro. Il fondo è stato istituito nel 2022 dall’assessore di Fratelli d’Italia Maurizio Marrone e assegna 940 mila euro a soggetti […]
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Todxs a la calle contra el odio! Una prospettiva transfemminista dall’Argentina
1 milione di persone ha sfilato per le strade di Buenos Aires il primo febbraio. La MARCHA FEDERAL DEL ORGULLO ANTIFASCISTA ANTIRRACISTA LGTBIQNB+ non è stata soltanto un’occasione di festa, bensì la dimostrazione che contro la politica del presidente argentino Milei si inaugura una stagione di lotta. Nonostante sia al governo da solo un anno, gli attacchi […]
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[2025-02-15] Tacobellas + Fucksia @ Csoa Gabrio
TACOBELLAS + FUCKSIA Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino (sabato, 15 febbraio 22:30) Sabato 15 Febbraio 30 anni di CSOA Gabrio Serata Benefit NUDM verso L’8Marzo! In vista dello sciopero transfemminista dell’8Marzo, il c.s.o.a. Gabrio ricomincia il 2025 con una serata ballereccia in collaborazione con Non Una di Meno per supportare le giornate di mobilitazione nazionale che si terranno nel corso del mese. 

Per i cuori immuni ai drama di San Valentino, lasciamo i nostri corpi liberi di ballare e sfogarsi con una deadly combination di artist3 nate nella fusione di sonorità e sperimentazioni dal punk al techno, mescolando groove anni Novanta a testi incazzati. Nel classico format gabriko, si parte dal Salone per poi scendere nei bassi ffondi di Sankara.

 Ad aprire le danze - TACOBELLAS, band duo modenese Punk - psy - fuzzy con meches pink e sogni anni Novanta.
 Seguono - FUCKSIA, trio di “artiviste” italo-brasiliano che intreccia nelle loro performance musicali sonorità dance techno, attitudine punk e ambientazioni rave. Post concerto, due dj sets a sorpresa per chiudere la serata con selecta fumanti tra bass music, reggatron e techno grooves. 

 Porta le Am3 che vorresti trovare! 

No Machy, free party, 
 No molesti, no fasci, no sbirry!
Benefit
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concerto
Anarres del 20 dicembre. Transfemminismo: universale plurale. Città delle armi. Le case popolari e chi le occupa…
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming. Ascolta e diffondi l’audio della puntata: > Anarres del 20 dicembre. Transfemminismo: universale plurale. Città delle > armi. Le case popolari e chi le occupa… Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: Transfemminismo. Percorsi e prospettive per un approccio libertario alle questioni di genere I percorsi di libertà tracciati dalle soggettività tenute ai margini dalla cultura patriarcale hanno scosso dalle fondamenta un ordine che pareva immutabile arrivando a spezzarne la logica binaria ed essenzialista. (…) La critica all’essenzialismo si nutre della decostruzione delle identità di genere. Concepire l’identità, ogni identità, come costruzione sociale, confine mobile tra inclusione ed esclusione, è un approdo teorico che si alimenta della rottura operata dal femminismo e dai movimenti lgbtqia+. La sfida è su più fronti. Sfida allo Stato (etico), al patriarcato reattivo e al capitalismo. Una sfida che non è mera astrazione o suggestione filosofica, ma si attua nel convergere delle lotte, delle prospettive e degli immaginari capaci di dar vita ad una prospettiva inedita. Il sommarsi di diverse cesure identitarie, che spesso coincidono con varie forme di esclusione, permette una contestazione permanente del privilegio nei confronti delle gerarchie di potere. Le “identità sessuali”, anche nel loro farsi storico, non sono un conglomerato concettuale da cui partire, ma semmai la questione stessa. Oltrepassarle per cancellarle è un percorso complesso, perché investe una dimensione del sé che, pur squisitamente culturale, è tanto forte ed introiettata sin dalla nascita da parerci naturale. Al punto che gli stereotipi di genere finiscono con l’essere fatti propri persino da chi rifiuta quello che gli/le è stato assegnato alla nascita. Il costruzionismo queer attua la strategia di decostruire le identità che passano come naturali considerandole invece come complesse formazioni socio-culturali in cui si intrecciano discorsi diversi. Un approccio libertario deve e può andare oltre la decostruzione delle narrazioni che costituiscono le identità di genere, perché vi innesta l’elemento di rottura rappresentato dall’agire politico e sociale di soggetti, che si costituiscono a partire dalle proprie molteplici alterità, rivendicate ed esperite sul piano della lotta. Soggetti capaci di una autonoma produzione di senso, di relazioni, di pratiche sovversive rispetto all’ordine patriarcale, alla logica binaria, alla naturalizzazione delle relazioni sociali. Un percorso importante ma delicato, perché, in modo del tutto paradossale, talora la spinta ad aprire spazi che aspirano al riconoscimento delle cesure discriminanti che segnano le vite di tante persone, finisce con il produrre un cortocircuito identitario. Always on the move/ La città delle armi Era la capitale dell’auto. L’industria automobilistica era indicata tra le eccellenze cittadine nei cartelli di ingresso alla città. Torino è stata attraversata da due processi trasformativi paralleli: la città vetrina e la città delle armi. Il primo è il fulcro della narrazione pubblica, il secondo viene occultato tra satelliti ed esplorazioni spaziali. La lenta ma inesorabile fuga della Fiat, ormai solo più un marchio per le auto, ha decretato la decadenza e l’impoverimento della città. Sulle macerie di quella storia le amministrazioni comunali degli ultimi vent’anni, hanno provato a costruire, con alterna fortuna, “la città vetrina per i grandi eventi”, una scelta dalle conseguenze politiche e sociali devastanti, perché si è basata su violente dinamiche di controllo sociale ed interventi di riqualificazione escludente, una sempre più netta dinamica di gentrification. Il 13 dicembre vi abbiamo proposto una lettura ragionata della parte dedicata alla città vetrina, in questa puntata ci siamo occupati di città delle armi. Le case popolari e chi le occupa Francesco Migliaccio conserva un piccolo archivio di articoli dalle pagine cittadine di La Stampa e la Repubblica. Non è sistematico, eppure contiene numerose cronache sugli sgomberi di appartamenti occupati in palazzine di edilizia residenziale pubblica. La sinistra che governa la città (buona e inclusiva) e la destra a capo della regione (cinica e cattiva) sono complementari e collaborano nella guerra contro i nemici pubblici degli ultimi mesi: gli occupanti di case, i disperati nei camper parcheggiati in angoli d’asfalto. Il linguaggio di giornalisti e rappresentanti delle istituzioni è sempre approssimativo, abile ad alternare l’ipocrisia al razzismo. Di certo dai loro discorsi sono rimosse le cause materiali, e storiche, che costringono le persone a occupare le case popolari lasciate vuote e abbandonate. Ne abbiamo parlato con Francesco, autore di un articolo uscito su Monitor Appuntamenti: Mercoledì 8 gennaio riaprono (A)distro e SeriRiot dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46 (A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato! Informati su lotte e appuntamenti! Venerdì 31 gennaio Crisi climatica e azione diretta Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta ore 21 alla FAT corso Palermo 46 Torino Interverrà il fisico Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del CNR. Contatti: Federazione Anarchica Torinese corso Palermo 46 Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30 Siamo in pausa per fine anno Ci rivediamo il 7 gennaio. per info scrivete a fai_torino@autistici.org Contatti: FB @senzafrontiere.to/ Telegram https://t.me/SenzaFrontiere Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
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Transfemminismo. Percorsi e prospettive
Universale singolare. Transfemminismo e anarchia I percorsi di libertà tracciati dalle soggettività tenute ai margini dalla cultura patriarcale hanno scosso dalle fondamenta un ordine che pareva immutabile arrivando a spezzarne la logica binaria ed essenzialista. La logica binaria è quella che divide le persone in base al sesso attribuito alla nascita cui si pretende corrispondano precise caratteristiche di genere. Il binarismo implica uno iato tra il più ed il meno, il pieno e il vuoto, il vaso e il seme, lo spazio dei sentimenti e quello della ragione. Questa logica, che si pretende naturale, fonda l’ordine patriarcale. L’universale umano nasce e resta a lungo saldamente maschile. Un maschile cui vengono iscritte le qualità intrinseche che “giustificano” la gerarchia tra i generi, all’interno della gabbia normativa familiare e nella lunga esclusione delle donne dalla vita pubblica. L’ordine patriarcale si fonda sulla pretesa che la gerarchia sia biologicamente fondata e su questa costruisce una cultura in cui si danno identità costanti, fisse, socialmente definite. La servitù femminile non è stata caratteristica di tutte le culture umane, ma è stata ed è prevalente a tutte le latitudini. La dinamica patriarcale fa si che la gerarchia si riproduca in ogni relazione umana. Spezzare l’ordine patriarcale è necessario ad una trasformazione sociale di segno libertario. Essenzialismo, decostruzione queer e approccio anarchico Con essenzialismo intendiamo la scelta di considerare giuste ed immutabili tipizzazioni di genere del tutto culturali. La critica all’essenzialismo si nutre della decostruzione delle identità di genere. Concepire l’identità, ogni identità, come costruzione sociale, confine mobile tra inclusione ed esclusione, è un approdo teorico che si alimenta della rottura operata dal femminismo e dai movimenti lgbtqia+. La sfida è su più fronti. Sfida allo Stato (etico), al patriarcato reattivo e al capitalismo. Una sfida che non è mera astrazione o suggestione filosofica, ma si attua nel convergere delle lotte, delle prospettive e degli immaginari capaci di dar vita ad una prospettiva inedita. Il sommarsi di diverse cesure identitarie, che spesso coincidono con varie forme di esclusione, permette una contestazione permanente del privilegio nei confronti delle gerarchie di potere. Le “identità sessuali”, anche nel loro farsi storico, non sono un conglomerato concettuale da cui partire, ma semmai la questione stessa. Oltrepassarle per cancellarle è un percorso complesso, perché investe una dimensione del sé che, pur squisitamente culturale, è tanto forte ed introiettata sin dalla nascita da parerci naturale. Al punto che gli stereotipi di genere finiscono con l’essere fatti propri persino da chi rifiuta quello che gli/le è stato assegnato alla nascita. Il costruzionismo queer attua la strategia di decostruire le identità che passano come naturali considerandole invece come complesse formazioni socio-culturali in cui si intrecciano discorsi diversi. Un approccio libertario deve e può andare oltre la decostruzione delle narrazioni che costituiscono le identità di genere, perché vi innesta l’elemento di rottura rappresentato dall’agire politico e sociale di soggetti, che si costituiscono a partire dalle proprie molteplici alterità, rivendicate ed esperite sul piano della lotta. Soggetti capaci di una autonoma produzione di senso, di relazioni, di pratiche sovversive rispetto all’ordine patriarcale, alla logica binaria, alla naturalizzazione delle relazioni sociali. Un percorso importante ma delicato, perché, in modo del tutto paradossale, talora la spinta ad aprire spazi che aspirano al riconoscimento delle cesure discriminanti che segnano le vite di tante persone, finisce con il produrre un cortocircuito identitario. Proviamo a spiegarci meglio. Nessuno meglio di chi vive una discriminazione può renderla intelleggibile a tutt* e promuovere istanze che consentano un percorso di liberazione. Il movimento femminista, quello LGBTQIA+, prendono le mosse dalla presa di parola autonoma, dalla contestazione del linguaggio che marca la gerarchia, dalla frantumazione della materialità dell’oppressione. Se l’universale è maschile, europeo, ricco, eterosessuale, il resto è margine inessenziale, che va sottomesso, negato, asservito e, spesso anche eliminato. Quindi la parola libera di chi era (ed è) la striscia bianca ai lati del grande libro della storia umana è intrisecamente sovversiva. Quando questa parola entra nel discorso pubblico lo modifica in modo radicale: ha un ruolo cruciale nel frantumare ogni logica escludente ed oppressiva. I processi di soggettivazione degli esclusi dall’astratto universale illuminista hanno innescato percorsi trasformativi, in cui le differenze e, quindi, il frantumarsi del soggetto politico borghese, maschio, eterosessuale, ricco, di cultura europea hanno aperto un orizzonte di lotta inedito. Si è trattato di un percorso lungo, non terminato, che purtroppo oggi rischia di perdersi in mille rivoli identitari chiusi in se stessi, incapaci di aspirare collettivamente ad un universale includente. In certi ambiti di movimento la presa di parola ed iniziativa degl* esclus* si declina nella pretesa che la sola parola legittima sia quella di chi vive una discriminazione. Agl* altr* è concesso solo “mettersi in ascolto”. Da qui al negoziare il proprio diritto all’alterità con il riconoscimento acritico di qualsiasi altro percorso identitario, il percorso è breve. Il rischio, evidente, è l’affermarsi di una nuova, più subdola, forma di essenzialismo, che spesso si interseca con una lettura distorta dei percorsi decoloniali, che finisce con il legittimare nazionalismi, comunitarismi, identitarismi religiosi. Su questo terreno è necessario un lungo lavoro di elaborazione teorica e, insieme, una capacità di attraversare gli ambiti transfemministi e queer con proposte e orizzonti di lotta di segno libertario. Femminismi della differenza e transfemminismo I femminismi della differenza sono lo specchio capovolto del dominio maschile. Binarismo ed essenzialismo permangono in questi femminismi, che, pur negando il disvalore delle donne, riproducono al femminile le gerarchie tipiche delle culture fondate sul dominio maschile ed eterosessuale. Il mero afflato paritario sul piano dei diritti si limita a riempire il vuoto, inserire l’eguale, dare corpo al vaso, attenuare la dicotomia tra ragione e sentimento, senza spezzare la logica binaria. Sono femminismi incapaci di cogliere come il patriarcato sia uno dei tasselli che disegnano il mosaico di società basate sulla competizione, lo sfruttamento, la violenza sistemica nei confronti di chi è posto ai margini. Questi femminismi sono facilmente riassorbibili nell’ordine statale e capitalista. Al contrario il transfemminismo all’alba del terzo decennio del secolo esperisce la possibilità di passare dal genere all’individuo, dalla gerarchia sessualizzata alla molteplicità. È un femminismo che, in ogni angolo del pianeta, si deve confrontare con l’estrema violenza della reazione patriarcale, che si traduce sia in gabbie normative, sia in violenza sistemica nei confronti delle identità mobili, irriducibili ad ogni logica binaria. Chi vive al di là e contro i generi, i ruoli, le maschere ha una forza dirompente, perché sbriciola il binarismo e l’essenzialismo. All’interno delle nostre società questi percorsi fanno paura. Per le destre e per le religioni la difesa di identità rigide ed escludenti diviene il centro nevralgico dell’azione politica. Il piedistallo “identitario” è la base che regge la pretesa di disciplinare identità e corpi non conformi. Sanno bene che l’ordine del padre si incrina di fronte alle donne ribelli, alle identità ibride, transeunti, fluide, in viaggio, mutanti, quando l’io diviene approdo di percorsi irriducibilmente individuali ma esperiti nella forza di lotte collettive. La reazione patriarcale Le destre identitarie e sovraniste, sostengono il capitalismo e la divisione in classi, ma li vorrebbero mitigati da un forte stato etico, saldamente fondato sulla famiglia, sulla nazione, sulla religione. Dio, patria, famiglia, un assioma che non disturba gli affari ma rimette in ordine il mondo. A tutte le latitudini del pianeta si attacca la materialità dei percorsi di liberazione che hanno segnato il secolo scorso. La libertà di decidere sulla maternità, l’uso normalizzante della psichiatria, sino alla negazione dell’accesso all’istruzione, al lavoro, alla stessa possibilità di muoversi in autonomia segnano le vite di tanta parte delle donne e delle persone non conformi che vivono su questo pianeta. Vi è profonda assonanza tra le politiche delle destre dell’Occidente “democratico” e quelle dei paesi dove si sono imposte varie forme di fondamentalismo religioso. La “famiglia” come nucleo etico rappresenta l’elemento normalizzatore di “anomalie”, che le lotte delle donne, delle persone omosessuali, asessuali, transgender, hanno reso visibili e pericolose per ogni pretesa di socializzazione autoritaria dei bambini, delle bambine, dei bambinu. Non solo. Oggi il disciplinamento delle donne, specie di quelle povere, è parte del processo di asservimento e messa in scacco delle classi subalterne. Ne è uno dei cardini, perché il lavoro di cura non retribuito è fondamentale per garantire una secca riduzione dei costi della riproduzione sociale. Un “sinistro” essenzialismo Il lutto per le identità forti, smarrite e da ritrovare, attraversa anche certa sinistra, orfana di una narrazione che dia senso al proprio mondo. La deriva identitaria non è mero patrimonio delle destre sovraniste, localiste, fasciste, misogine, omofobe, razziste, perché sfiora anche ambiti di movimento, che si pretendono distanti dall’approccio essenzialista della destra. La reazione alla violenza del capitalismo, all’anomia della merce, alla feroce logica del profitto, alla paura dell’onnipotenza della tecnica rischiano di produrre mostri peggiori di quelli da cui si fugge. L’anarchismo si sta confrontando con un mondo dove ci sono stati cambiamenti epocali. Nel giro di pochi decenni siamo passati dal pallottoliere al web, dalla macchina fotografica alle immagini satellitari, dalle lettere alle chat, dai sorveglianti umani agli occhi elettronici, dal posto fisso alla precarietà strutturale, dal lavoro alla catena alle catene del telelavoro. Un lungo processo di straniamento. Il moloch tecnologico, assunto come nemico totale, ha aperto la strada ad un anarchismo che fugge in un passato immaginario, dove germogli un futuro che nega l’umano, così come si è costruito nel processo di civilizzazione, identificato tout court con la nascita e il consolidarsi della gerarchia, del dominio, della violenza dei pochi sui molti. Il futuro diviene “primitivo”, nel senso etimologico del termine, un tempo-spazio dove si torna al primus, ad una dimensione in cui l’umano si (ri)naturalizza, in una concezione essenzialista e non culturale della “natura”. Una fuga nichilista che riflette l’impotenza di fronte ad una complessità che non si riesce a capire né a controllare: il moloch può essere distrutto solo a prezzo di rinunciare alla libertà, per rifugiarci tra le braccia esigenti e soffocanti della natura-madre. Il processo di rinaturalizzazione dell’umano operato da queste correnti nega i percorsi costruiti dalle identità fluide, disancorate, in viaggio che si reinventano fuori e contro la logica binaria dei generi. Fuggire al dominio della merce, al controllo dello stato, alla paura della tecnica che si ritiene impossibile controllare, porta a negare la diversità e pluralità dei percorsi individuali. Manca la gerarchia formale ma non c’è traccia di libertà. L’unica libertà è quella di adeguarsi ad essere quello che “spontaneamente” saremmo, se le incrostazioni della “civiltà” non si avessero snaturat*. Da qui a negare l’aborto, le tecniche contraccettive non “naturali”, l’utilizzo di ormoni e tecniche chirurgiche per modificare il proprio corpo, il passo è stato breve. La negazione dei percorsi di decostruzione del genere conduce ad approdi non troppo distanti da quelli delle religioni e delle destre fasciste. Le questioni di genere vengono relegate ai margini di un discorso di trasformazione sociale, che, nella migliore delle ipotesi, le considera inessenziali. Universale plurale I corpi fuori norma, i corpi fuori luogo, che scientemente si sottraggono alla logica identitaria, per fare i conti con le cesure che il genere, la classe, la razza hanno imposto ai singoli, sono pericolosamente sovversivi. Le dislocazioni, i transiti e le ricombinazioni che rompono con qualsiasi pretesa di pietrificare le identità, frantumano l’essenzialismo ed aprono una sfida radicale, insuscettibile di riassorbimento in logiche gerarchiche e capitaliste. Lo scarto degl* esclus* non è iscritto nella natura ma nemmeno nella cultura, è solo una possibilità, la possibilità che ha sempre chi si libera: cogliere le radici soggettive ed oggettive della dominazione per reciderle inventando nuovi percorsi. Nessuna posizione può pretendere di riassumere in se l’oppressione e i relativi percorsi di liberazione, se non divenendo, a sua volta, escludente. In questa prospettiva il relativismo dei posizionamenti, viene superato dall’universalismo della spinta ad una radicale trasformazione della società. L’universale occidentale, costitutivamente escludente e marginalizzante nei confronti di tutt* coloro che non sono considerat* pienamente cittadini (poveri, migranti, donne, soggettività non conformi alla norma etero-cispatriarcale, ecc.), e il relativismo assoluto, sostanzialmente acritico nei confronti di usanze e pratiche spesso pesantemente oppressive, sono due facce della stessa medaglia. Si pongono in posizione equidistante rispetto alla concreta prospettiva di un universale plurale in via di costruzione, che scaturisce dai percorsi di lotta intrapresi dai movimenti. Movimenti in cui hanno un ruolo importante coloro che si soggettivano a partire dalla consapevolezza della propria condizione e sanno, insieme, sperimentare strade in cui ogni gabbia identitaria viene spezzata. Non è mera astrazione, ma la prospettiva concreta del pluriverso, un mondo nel quale convivono più mondi, nel quale sia possibile valorizzare al massimo la diversità nell’uguaglianza, la libertà di tutt* e di ciascun*. Il femminismo libertario e anarchico pone al centro una critica radicale dell’istituito, perché ciascun* attraversi la propria vita con la forza di chi si scioglie da vincoli e lacci. Lo sguardo transfemminista è imprescindibile per un processo rivoluzionario che miri al sovvertimento in senso anarchico dell’ordine sociale e politico in cui siamo forzat* tutt* a vivere. Il percorso di autonomia individuale si costruisce nella sottrazione conflittuale dalle regole sociali imposte dallo Stato e dal capitalismo. La solidarietà ed il mutuo appoggio si possono praticare attraverso relazioni libere, plurali, egualitarie. Una scommessa che spezza l’ordine. Morale, sociale, economico. (questo testo è frtto del confronto tra le compagne e i compagni della FAT)
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femminismo libertario
[2024-12-21] Benefit (S)contro natalizio - Benefit Women With Gaza @ Csoa Gabrio
BENEFIT (S)CONTRO NATALIZIO - BENEFIT WOMEN WITH GAZA Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino (sabato, 21 dicembre 17:00) Sabato 21 dicembre la Palestra Popolare Dante Di Nanni è felice di invitarvi all'evento (S)contro-natalizio benefit per supportare la raccolta fondi di Women With Gaza, realtà sorella che pone il focus di intervento e analisi sulla specificità della situazione femminile nel quadro della tragedia umanitaria che continua a perpetrarsi nella Striscia di Gaza. Prima dell'inizio del genocidio, Women With Gaza portava avanti numerosi obbiettivi politici, tra cui quello di costruire una Casa Internazionale delle Donne a Gaza, un posto sicuro in cui le donne avrebbero potuto autorganizzarsi e confrontarsi su idee e pratiche di femminismo. Dall'ottobre 2023 il respiro di questi obbiettivi si è ristretto alla solidarietà materiale e umana necessaria a supportare le donne che vivono l'orrore della guerra. Questo progetto rivoluzionario risponde alla meschinità dell'Occidente, che si fa portavoce della libertà delle donne solo se bianche, ignorando il fatto che queste si organizzano da sempre in ogni angolo del globo. Le donne palestinesi resistono al dramma del genocidio nonostante il femminismo bianco/liberale, intriso di razzismo, si rifiuti di dar loro voce. Mentre Israele e la complicità occidentale rendono la Striscia un inferno in Terra, Women With Gaza risponde con una rete di solidarietà internazionale femminile, attivando una raccolta fondi per finanziare le attività proposte dalle associazioni di donne a Gaza, partendo dalla proposta dell'Union of Palestine Women Committees: distribuzione di kit igienici e sportelli di supporto e ascolto. Sostieni la solidarietà internazionale, sostieni lo sport popolare!
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