La società di investimento Amundi ha fondi green che però finanziano aziende
fossili. Negli ultimi due anni, ha destinato più di un miliardo di dollari a
produttori di energie non rinnovabili, etichettandoli come ESG/come verdi.
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IrpiMedia.
L’11 e il 12 agosto si riuniranno alle Sorgenti del Volturno – Rocchetta a
Volturno (IS) svariate realtà da Torino, Napoli e Roma, così come dal Molise e
dall’Abruzzo per discutere a partire da due tematiche fondamentali: marginalità
territoriale e speculazione energetica. Le sorgenti del Volturno ospitano
infatti uno dei due laghi impattati dal progetto […]
Nel 2016 Larry Fink, amministratore delegato della società di investimenti
BlackRock, esortava gli amministratori delegati delle maggiori aziende del
mondo, in una lettera aperta, a una maggiore attenzione alle questioni
ambientali e sociali: «Nel lungo periodo – scrive – le questioni ambientali,
sociali e di governance (Esg), hanno impatti finanziari reali e quantificabili».
Con il […]
L'articolo La parabola di BlackRock. La rinuncia alla sostenibilità proviene da
IrpiMedia.
Il settore residenziale ha ancora un peso enorme sulle emissioni in Europa. In
Italia la situazione non migliora a causa di un patrimonio edilizio vecchio e
ancora poco efficiente
L'articolo I vecchi edifici non fanno bene al clima proviene da IrpiMedia.
Un’analisi dei dati sugli investimenti dei fondi sostenibili Eurizon e i limiti
della normativa europea
L'articolo Dietro l’etichetta verde dei fondi di investimento proviene da
IrpiMedia.
(archivio disegni napolimonitor)
Puntuale ogn’anno, come il due novembre della Livella di Totò, si ripresenta a
ogni estate la solita ostruzione coatta alla foce del Lago Patria. La diga di
sabbia è stata piazzata all’inizio di luglio, più o meno come lo scorso anno,
quando la manomissione artificiale della foce determinò la morìa di pesci per
ipossia, con relativa emersione a galla dei cadaveri. Questa manovra, che
deturpa gravemente l’ecosistema del lago, avrebbe lo scopo di “preservare” il
tratto di costa tra Varcaturo e Ischitella dai reflui che si riversano nel
bacino. L’unico risultato è però, piuttosto, quello di trasformare il lago in
una vasca stagnante dove la temperatura si innalza a dismisura e la fauna
acquatica muore soffocata.
Dal 1999 il lago fa parte della Riserva naturale Foce Volturno-Costa di Licola,
un’area protetta regionale che ha accorpato e ampliato altre aree già protette.
“È una questione che denunciamo da anni, ma che continua a ripetersi”, dichiara
Giovanni Sabatino, presidente dell’Ente Riserva Foce. “Nel lago arrivano, a
mezzo della centrale idrovora di Patria, le acque provenienti dal canale Vena,
per una superficie complessivamente drenata di circa duecento chilometri quadri.
Tutto il carico inquinante arriva così al lago. A settembre 2024 abbiamo
costituito un tavolo tecnico con attori istituzionali e non, per opporci all’uso
criminale del lago come discarica dove vengono smaltiti rifiuti soprattutto
liquidi di natura organica, ma anche chimica, attraversando i canali di aree a
forte vocazione agricola”. Il tavolo sembra ben apparecchiato: vi partecipano il
presidente della Commissione regionale ambiente, Giovanni Zannini; il vice
presidente della Commissione parlamentare ecomafie, Francesco Emilio Borrelli; e
poi Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della regione Campania, Maria Antonietta
Troncone, procuratore capo di Napoli Nord, Gabriella Maria Casella, presidente
del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, e ancora i sindaci di Castel
Volturno, di Villa Literno e l’ex primo cittadino di Giugliano. Tuttavia, misure
concrete per l’individuazione degli scarichi illegali non sono state ancora
prese e dopo quasi un anno, l’“usanza” si ripete puntuale (nessuna risposta o
dichiarazione in merito ci è stata fornita dalla polizia municipale di Castel
Volturno, che ha giurisdizione sulla foce; da quella di Giugliano, che ha
giurisdizione sul lago; dalla protezione civile e dalle segreterie dei sindaci).
Come storicamente documentato, fasi di profonda distrofia estiva del Lago
Patria, con morìe di massa della fauna ittica, si verificavano regolarmente
anche negli anni Cinquanta e Sessanta dello scorso secolo. Tuttavia, si legge in
uno studio del Cnr-Irsa, “il precipitare delle condizioni ecologiche del lago,
con relativi episodi di mortalità in massa nel periodo estivo, è dovuto in modo
preponderante allo scarso ricambio col mare, a causa dell’occlusione, quasi
costante, del tratto finale del canale di foce per l’apporto di sabbia dovuto
alle mareggiate. L’occlusione è talvolta favorita, o volutamente mantenuta –
specie in periodo estivo, quando il lago avrebbe maggior necessità di ricambio
delle acque – per non compromettere la balneazione (e gli interessi economici)
nei lidi presenti sugli adiacenti tratti di costa”.
A fronte della progressiva e selvaggia urbanizzazione del territorio, avvenuta
senza la realizzazione di infrastrutture fognarie adeguate e di depurazione
degli scarichi, un question time del 2017 di due consiglieri comunali di
Giugliano chiedeva al presidente del consiglio di rendere conto degli atti
compiuti dall’ente per subentrare alla Regione nella realizzazione del progetto
di risanamento del bacino. Sebbene l’ordinanza del commissario alla depurazione
che approvò il progetto esecutivo sia del settembre 2005, quest’ultimo non solo
a oggi non è stato completato, ma neppure è dato conoscerne lo stato dell’arte.
Lo sversamento del sovrappieno degli scarichi urbani in laguna, intanto,
continua indisturbato, nonostante, sempre nel 2017, in una interrogazione alla
giunta regionale, il consigliere Tommaso Malerba avesse fatto richiesta di
conoscere la quantità di risorse stanziate e impiegate fino a quel momento: le
carte non sono mai arrivate, o sono arrivate in maniera incompleta. Dopo poco i
lavori sono stati addirittura sospesi.
Eppure, tra i vari interventi suggeriti nello studio del Cnr vi è l’apertura del
canale di foce in modo costante, “al fine di assicurare un ricambio più continuo
delle acque lagunari a opera delle maree”. Questa circolazione implicherebbe
anche “un processo di progressiva depurazione del Lago Patria e un minor carico
generale di inquinanti, in modo da non compromettere la balneazione nei tratti
di costa adiacenti, come avviene invece con riaperture della foce effettuate
d’urgenza, quando le condizioni delle acque lacustri sono ormai critiche”.
Sempre nel 2017, in qualità di sindaco della Città Metropolitana di Napoli,
Luigi de Magistris aveva approvato un progetto di fattibilità per “Lavori di
riqualificazione paesaggistica del Lago Patria” nel comune di Giugliano, sulla
base di un finanziamento regionale di otto milioni e seicentomila euro. Il
documento puntava allo sviluppo di strutture turistico-ricettive, delle
infrastrutture collegate al tempo libero e allo sport, alla realizzazione di una
pista ciclabile, la rifunzionalizzazione della strada principale, la creazione
di una fascia boscata e la sistemazione di un’area a verde attrezzato. Quel
finanziamento è andato perduto a causa dell’inerzia istituzionale dei vari enti
coinvolti, e così lo scorso gennaio la Città Metropolitana ha dovuto avviare una
gara d’appalto per un intervento di riqualificazione paesaggistica e
infrastrutturale, per un investimento previsto di sette milioni di euro circa.
L’unico atto concreto si è avuto lo scorso marzo, quando in tutta fretta, prima
di dare le dimissioni (sfiduciato da diciannove consiglieri su venti), l’ex
sindaco di Giugliano Nicola Pirozzi aveva dato avvio ai lavori per il
rifacimento di un complesso sportivo abbandonato, il centro Remiero, dedicato
alla disciplina del canottaggio.
Ritardi, inadempienze, uso inappropriato di risorse finanziarie: l’aggressione
ambientale a questo territorio prosegue impunita. Intanto, nell’ultima indagine
conoscitiva del 23 giugno, l’Autorità nazionale anticorruzione ha evidenziato
tutte le carenze nella progettazione, nell’avvio e nell’esecuzione degli
interventi previsti per la costruzione e per l’efficientamento dei sistemi
depurativi. Su questo tema come su altri, numerose procedure di infrazione da
parte dell’Unione Europea sono al momento aperte. (mena moretta)
Una funivia divide Trieste: per il Comune è un’opera di mobilità sostenibile,
strategica per il turismo; per comitati e ambientalisti è un progetto opaco e
impattante. Dopo aver perso i fondi Pnrr è stata rilanciata con fondi statali.
Il Tar ne deciderà ora il destino
L'articolo Il paradosso della transizione: la funivia che l’Europa ha bocciato e
l’Italia ha promosso proviene da IrpiMedia.
Lo zero climatico sopra i cinque mila significa che fa caldo persino in cima al
Monte Bianco. Il cambiamento climatico è una realtà sempre più drammatica anche
nel nostro paese. Le temperature estreme causano sempre maggiori disagi alle
persone più fragili e a chi lavora in edilizia e in agricoltura. In alcune
Regioni sono state […]
Dopo anni di battaglie della società civile, la Corte d’Assise di Vicenza ha
condannato gli ex dirigenti della Miteni per aver inquinato la falda veneta con
i Pfas. Una sentenza storica che applica il principio del “chi inquina, paga”
L'articolo Pfas, la prima sentenza che fa giurisprudenza: condannati i manager
Miteni per avvelenamento delle acque e disastro ambientale doloso proviene da
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Cina, Russia, Turchia, Emirati Arabi e altri investono miliardi nel continente,
attratti da risorse naturali, potenziale demografico e posizionamento
strategico. Ma cosa significa davvero "sviluppo"?
L'articolo Newsroom – Chi decide il futuro dell’Africa. Piano Mattei: grandi
promesse, pochi risultati proviene da IrpiMedia.
La società di gestione patrimoniale JP Morgan promuove ai clienti investimenti
“sostenibili” e “in linea con l’Accordo di Parigi”. Intanto, dedica 3,8 miliardi
di dollari al settore degli idrocarburi
L'articolo Gli investimenti “green” di JP Morgan finanziano i combustibili
fossili proviene da IrpiMedia.
Giunto a metà del suo percorso, il Piano ancora manca di trasparenza. Cdp e
Cabina di regia non comunicano i criteri per selezionare i progetti
L'articolo Le piccole e medie imprese non riescono a farsi finanziare dal Piano
Mattei proviene da IrpiMedia.