I principali asset manager italiani hanno investito 1,9 miliardi di dollari in
aziende fossili dal 2023. Il tracciamento degli investimenti e le aziende che li
ricevono
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nel fossile proviene da IrpiMedia.
Tra investimenti sicuri e soluzioni "verdi", il difficile equilibrio delle
società di gestione del risparmio che si pubblicizzano come sostenibili ma
destinano grosse fette dei loro investimenti alle grandi aziende fossili
L'articolo Il petrolio nella finanza verde proviene da IrpiMedia.
Nelle acque del Gambia, flotte di pescherecci cinesi, russi ed europei
continuano a depredare furtivamente i fondali marini del piccolo Paese africano
e il pescato illegale trova facilmente la strada verso i distributori in Italia
e Spagna
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NO AL SALONE DEL PATRIARCAUTO!
Piazza Arbarello - -
(giovedì, 25 settembre 17:00)
AUTO-CRITICA
OVVERO COME LA MACCHINA CI RENDE PERSONE PEGGIORI!
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In un mondo schiacciato dai fumi dei combustibili fossili e dai disastri
ambientali, celebrare la macchina è reazionario, oltre che distopico.
L'automotive è sempre in crisi, tenuto in vita dalle casse statali senza
generare un granchè di lavoro. Si racconta come ecologico, ma immette nelle
strade automobili ogni anno più larghe, che occupano spazio vitale e ci
costringono ai bordi delle corsie e su risicati marciapiedi.
Non è solo questione dell'aria che respiriamo, o dello spazio che (non)
occupiamo. È l'imposizione di un immaginario violento, inquinante e
insostenibile; è una promessa menzognera di libertà, che contestiamo in ogni sua
parte.
PROGRAMMA
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[h 17.00] CICLOFFICINA MOBILE
Prepariamo le bici in vista della Future Parade di domenica
[h 18.30] ASSEMBLEA di AUTO-COSCIENZA
Decostruiamo il patriarc-auto da punti di vista non solo ecologisti
[h 20.30] APERITIVO E PROIEZIONI
Spritzofficina, cocktail anal e proiezioni in bianco e nero
Il 34% dei fondi green europei è domiciliato in Lussemburgo. Il Granducato del
Lussemburgo ha creato Lgx una piattaforma dedicata agli investimenti green. A
investire, però, ci sono anche aziende che finanziano il fossile.
L'articolo Lussemburgo meta prediletta dei fondi green proviene da IrpiMedia.
I 14 milioni di euro del Pnrr per la bonifica dell’ex discarica di
Sant’Apollonia sono persi. In attesa di risposte sul perché Aprilia abbia perso
il più grosso finanziamento che abbia mai visto, la Regione approva una nuova
discarica accanto alla vecchia
L'articolo Aprilia. Aspettando la bonifica arriva una nuova discarica proviene
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Incendi dolosi e gestione caotica rendono i boschi siciliani bombe pronte a
scoppiare. Fondi pubblici, leggi e istituzioni non bastano a fermare il fuoco né
a proteggere chi vive accanto
L'articolo In Sicilia la gestione post incendio si arena tra fondi e burocrazia
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Nonostante si siano impegnati a raggiungere zero emissioni nette di CO2, i
principali membri della Net Zero Asset Managers detengono miliardi di dollari in
azioni di società fossili, comprese quelle coinvolte in "bombe di carbonio",
mentre commercializzano i propri fondi come verdi e sostenibili
L'articolo Il gruppo di investitori climatici appoggiato dalle Nazioni Unite,
che però investiva nel fossile proviene da IrpiMedia.
(fotografia di nm)
Il 9 agosto un fiume di gente ha attraversato le strade di Messina per dire no
al ponte. Più di diecimila persone sono scese in strada lanciando una sfida al
ministro Salvini che, qualche giorno prima, durante l’approvazione del progetto
definitivo del ponte da parte del Cipess, si era precipitato in città – accolto
da una decina di sostenitori tra cui il sindaco della città Basile – per
presentare in pompa magna il progetto, con l’avvio dei cantieri che avverrà
entro la fine del 2025, e che prevede l’inizio dei lavori a fine 2025 e
soprattutto a fine degli espropri.
Al termine dell’incontro, con un fare provocatorio, Salvini aveva lanciato dei
bacini ai manifestanti “No ponte” che lo aspettavano fuori dal luogo in cui si
teneva l’evento.
La manifestazione, partita alle diciotto da piazza Cairoli, ha attraversato le
principale arterie del centro, giungendo due ore dopo a piazza Duomo.
Sul camion con le bandiere della Palestina e dei No ponte, campeggiava la
fotografia di Santino Bonfiglio, militante morto qualche mese fa, a cui è stato
dedicato il corteo.
Appena dietro il camion, uno striscione con la scritta No ponte, e un pugno
chiuso che spezza in due il ponte che unisce le due sponde dello Stretto.
Tra i manifestanti tanta gente comune e qualche volto noto, come Antonio Mazzeo,
membro dell’equipaggio della Freedom Flotilla che ha provato a rompere l’assedio
a Gaza.
Il corteo, sebbene sia stato circondato da un numero enorme di agenti in tenuta
antisommossa – evidente il clima di intimidazione, nella nuova cornice
securitaria sublimatasi con l’approvazione del ddl sicurezza – è riuscito ad
affrontare con maturità le diverse provocazioni ricevute, a cominciare dal volo
basso dell’elicottero della polizia al momento della partenza del corteo, e
alcuni spostamenti anomali di contingenti verso una parte di manifestanti in
alcuni tratti della manifestazione.
Un altro elemento da sottolineare è stata la decisione di eliminare qualsiasi
caratterizzazione partitica, collocando a inizio corteo le bandiere No ponte, e
spostando in coda tutti i militanti con le bandiere dei propri partiti e gruppi
politici.
Nei primi interventi i manifestanti denunciano il tentativo di colonizzazione
del progetto ponte promosso dal governo Meloni, la Società Stretto di Messina e
Webuild, che alimentano la macchina ponte.
In particolare il ruolo di WeBuild (ex Salini-Impregilo), a cui vengono
appaltati diversi cantieri in Italia, che ha visto schizzare verso l’alto le
azioni in borsa dopo l’annuncio della costruzione del ponte del 2023.
Il progetto di WeBuild si realizzerà attraverso un utilizzo di tecniche
invasive, cantierizzazione diffusa e alimentando criticità legate allo
smaltimento di materiali tossici, come quella già verificatasi per la
costruzione del raddoppio ferroviario sulla Messina-Catania, che ha inquinato di
arsenico l’area di Contesse, alla periferia sud della città.
(fotografia di nm)
Tutte criticità che preoccupano la popolazione, visto che le aree di cantiere,
tra stoccaggio di materiali e costruzione dei cavi, interesseranno tutta la
città, compresi i quartieri che si trovano a più di venti chilometri di distanza
rispetto a dove sorgeranno i pilastri del ponte. Il tutto verrà facilitato dal
decreto infrastrutture, che per accelerare la costruzione prevede la possibilità
di cantierizzazione per fasi.
Dopo circa trenta minuti dalla partenza del corteo, mentre una signora esce dal
proprio balcone di casa sventolando una bandiera della Palestina, un altro
intervento dal camion ricorda che i territori sono di chi li abita e se ne
prende cura. Un riferimento è alla legge 2001, che come avvenuto con la Tav in
Val di Susa, per la costruzione delle opere pubbliche non prevede alcuna
consultazione con le popolazioni locali.
Tra i quattordici miliardi che serviranno per la costruzione di questa grande
opera, una buona parte delle risorse potrebbe essere utilizzata invece per
intervenire sulla gestione idrica o sul dissesto idrogeologico.
Messina registra perdite della rete idrica che costringono la popolazione ad
avere l’acqua solo per alcune ore al giorno. O la sanità, con la sua crisi
economica strutturale che impedisce l’incremento dei posti letto negli ospedali,
e le assunzioni di ausiliari, Oss, infermieri e medici specializzati.
(fotografia di nm)
Altrettanto menzognera resta la manovra del governo di far passare il ponte come
un’infrastruttura militare che rafforza i sistemi di mobilità in una regione
piena di basi Nato, come emergerebbe dalla recente delibera Iropi che
giustificherebbe la costruzione del ponte per facilitare lo spostamento di
truppe militari nel Mediterraneo.
Secondo Antonio Mazzeo a oggi non esiste alcun documento ufficiale che consideri
il ponte funzionale allo spostamento di truppe, mezzi e armamenti. Eppure il
dispositivo ponte continua ad essere alimentato non solo dal governo ma anche
dalla magistratura, come dimostrato dalla sentenza del tribunale di Roma che ha
condannato i militanti No ponte – che avevano presentato un ricorso contro la
costruzione da parte della Società Stretto di Messina – al pagamento di 340 mila
euro di spese legali.
Ed è per questo che appena il corteo arriva a piazza Duomo, un ultimo intervento
dal camion ricorda come il movimento No ponte non può fare affidamento su nessun
soggetto istituzionale, consigliere o partito, ma solo sulle forze degli stessi
militanti che con passione e energia continuano a sostenere la mobilitazione, da
più di venti anni.
Gli stessi manifestanti ricordano ai reparti mobili schierati davanti e in coda
al corteo che i militanti continueranno la battaglia, sia nei cantieri dove
partiranno i lavori, che davanti a ogni casa dove verrà eseguito lo sfratto per
l’esproprio.
Prima di entrare in piazza un ultimo coro arriva dalla folla: “Lo stretto di
Messina non si tocca, lo difenderemo con la lotta!” (giuseppe mammana)
Il governo ha dato il via libera al progetto faraonico del Ponte sullo Stretto
di Messina, un’opera da circa 13,5 miliardi di euro che promette di collegare
Calabria e Sicilia […]
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No Ponte dal corteo di 10.000 persone first appeared on notav.info.
Corteo No Ponte a Messina
La società di investimento Amundi ha fondi green che però finanziano aziende
fossili. Negli ultimi due anni, ha destinato più di un miliardo di dollari a
produttori di energie non rinnovabili, etichettandoli come ESG/come verdi.
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IrpiMedia.