E’ stato avviato quasi quattro anni fa l’iter progettuale finalizzato al
potenziamento infrastrutturale della Base navale della Marina Militare nella
Zona Falcata di Messina.
Dai documenti predisposti dal Segretariato generale della difesa e Direzione
Nazionale degli Armamenti Navali (NAVARM) dello Stato Maggiore della Difesa
relativo alla realizzazione del grande Hub bellico-marittimo della Città dello
Stretto si evince che già il 25 febbraio 2022 il Comando in Capo della Squadra
Navale (CINCNAV) aveva individuato Messina per accogliere “prevedibilmente dal
2026” i Pattugliatori di nuova generazione O.P.V. PPX, la cui realizzazione è
stata affidata alla società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei
colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA
(49%).
Il 9 marzo 2022 si è poi tenuta una specifica riunione, convocata dal 4° Reparto
dello Stato Maggiore della Marina Militare per definire gli adeguamenti da
attuare nella Base di Messina per assicurare il supporto logistico necessario
alle nuove unità da guerra. L’Ufficio del Genio Militare di Messina è stato così
incaricato a redarre uno Studio di Fattibilità rispondente alle richieste di
CINCNAV che prevede la possibilità di ormeggiare quattro pattugliatori PPX, di
cui due dislocate permanentemente e due temporaneamente/di passaggio, previo
“ampliamento della banchina Comando con impalcato su pali”.
“Alla luce delle sopraccitate considerazione oggettive, si è individuata una
soluzione progettuale che accrescerà notevolmente la capacità di ormeggio (di
punta) delle Unità Navali, incrementando di fatto, le dimensioni longitudinali e
trasversali della banchina Comando”, riporta il Genio Militare. “L’idea
progettuale restituirà una nuova Banchina Comando, con una nuova lunghezza utile
di attracco, in prossimità del waterfront, pari a 210 ml., ed una larghezza di
15 mt., nonché la realizzazione di un nuovo piazzale, attraverso l’utilizzo
della piccola porzione di specchio d’acqua, con profondità pari a 1,5 mt,
situato tra la Banchina Comando ed il pontile Commissariato, tutto senza
l’ausilio di opere di dragaggio”.
L’ampliamento della banchina è reso necessario dalle dimensioni dei
pattugliatori d’altura di nuova generazione in via di realizzazione da OSN -
Orizzonte Sistemi Navali: essi saranno lunghi 95 metri, larghi 14,2 e avranno un
dislocamento di 2.400 tonnellate.
Lo studio di fattibilità del Genio Militare è stato esteso pure alle opere di
aderenza a terra, “le quali si rendono necessarie sotto il profilo, logistico
per il personale, dei servizi di mantenimento delle unità dislocate, nonché per
il rifornimento tecnico-operativo (alimentazione elettrica, idrica e
propulsione), oltre al naviglio già presente in Base Navale, fra Unità Navali
minori e non (…) anche alla luce della presenza in Banchina di imbarcazioni
della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera, ormeggiate nelle proprie
porzioni di banchina dedicata, e di futura dislocazione giusta progettazione
inoltrata in data 11 Febbraio 2021 del Comando Generale delle Capitanerie di
Porto”.
Parallelamente alle opere marittime saranno realizzati magazzini, depositi,
uffici, nonché le necessarie infrastrutture logistiche per gli equipaggi dei
nuovi pattugliatori d’altura (alloggi, mense, attività ricreative, uffici per il
personale ecc.). Previsti pure un nuovo impianto di conferimento acque reflue di
bordo (nere e grigie); il rifacimento dei sottoservizi per le fognature fino
all’allaccio comunale; “in subordine, qualora ritenuto efficace al costo, anche
gli impianti di rifornimento combustibile e/o smaltimento acque oleose di
sentine”.
Possibile che in questi quattro anni e il numero dei soggetti coinvolti nella
fase di realizzazione, nessuno a Messina fosse a conoscenza dell’intenzione
della Marina Militare di trasformare ex novo il volto della Zona Falcata, area
di interesse paesaggistico e storico-artistico di valore inestimabile? Difficile
crederlo, specie per ciò che riguarda l’amministrazione comunale e le maggiori
forze politiche, sociali e sindacali della città.
Va segnalato in particolare che il pomeriggio del 4 giugno 2025 è stato firmato
a Palazzo Zanca l’Accordo di Programma tra il Segretariato Generale della
Difesa, la Marina Militare e l’Amministrazione comunale per la “riqualificazione
di alcuni immobili della Marina Militare all’interno della base navale di
Messina”.
Secondo quanti riportato dall’Ufficiuo Stampa del Comune, “l’intesa raggiunta
consentirà la realizzazione di una nuova scuola dell’infanzia e asilo nido
all’interno dell’area militare attraverso la demolizione di manufatti
preesistenti, a beneficio della collettività locale, non solo di quella
militare”. Dunque demolizioni, edificazioni e “riqualificazioni”, in linea con
quanto previsto dal Genio Militare.
A sottoscrivere l’Accordo di Programma del 4 giugno, il generale Mario Sciandra,
Direttore Generale della Direzione Generale dei Lavori del Ministero della
Difesa (GENIODIFE); l’ammiraglio Andrea Cottini, Comandante Marittimo Sicilia,
in rappresentanza dello Stato Maggiore della Marina; l’architetto Silvano
Arcamone, Direttore Regionale dell’Agenzia del Demanio; il Sindaco di Messina,
Federico Basile.
“L’iniziativa è stata presentata dal colonnello Pasqualino Iannotti di
GENIODIFE, che ha curato l’intero iter tecnico-amministrativo mentre il progetto
di fattibilità tecnico economica è stato illustrato dal capitano di vascello
Donato Orlando, Direttore della Direzione dei Lavori per la Marina Militare di
Augusta”, aggiunge l’Ufficio Stampa di Palazzo Zanca. “Grande soddisfazione è
stata espressa anche dal Vicesindaco Salvatore Mondello, che ha seguito con
particolare attenzione l’iter dell’accordo: Riqualificare un’area strategica
come quella della Base navale e restituirla in parte alla collettività
attraverso un’opera educativa di qualità rappresenta una concreta risposta alle
esigenze del presente e un investimento sul futuro”.
Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 21 novembre
2025, https://www.stampalibera.it/2025/11/21/esclusiva-dal-febbraio-2022-la-decisione-di-potenziare-la-base-navale-della-marina-a-messina-chi-sapeva-lo-ha-tenuto-nascosto/?fbclid=IwY2xjawORf4BleHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZBAyMjIwMzkxNzg4MjAwODkyAAEeYRhQaL_g1vTIDEDPXLEFnWPpAblihxYia1ZJIkUBMgtOVfVQsSNHWWqkGqY_aem_TlzXnKTgkNrNyWtE0q13lA
L’osservatorio the Weapon Watch ha raccolto, in questi ultimi giorni, una serie
di notizie e informazioni che testimoniano l’ingresso di forza nella vita
quotidiana degli italiani della guerra, dei suoi strumenti e delle sue priorità.
1° EPISODIO
A Genova Pontedecimo, durante la giornata del 19 novembre 2025, quattro
autoarticolati che trasportavano ciascuno un cannone FH-70 155/39 sono rimasti
imbottigliati nel traffico della Val Polcevera, reso caotico dal presidio a
oltranza dei lavoratori dell’ex Ilva. I camion provenivano dal porto di Genova,
scortati dai carabinieri.
Uno degli autoarticolati bloccati in via Natale Gallino a Pontedecimo, la sera
del 19 novembre 2025.
Ben visibile l’insegna “Noltrans” su un secondo autoarticolato a Pontedecimo, in
coincidenza con il presidio dei lavoratori dell’ex Ilva.
Altri autoarticolati sono stati visti nella stessa giornata e in quella
successiva lungo l’autostrada A10 Genova-Ventimiglia, sempre trasportando
cannoni FH-70, forse diretti ai porti di Savona o di Vado Ligure.
L’autoarticolato fotografato sull’autostrada A10 fa parte della flotta della
ditta Franzoni Sergio Autotrasporti di Bedizzole (BS).
Sul pianale, ben visibile, un cannone FH-70.
È probabile che il movimento di questi pezzi d’artiglieria avvistati lungo le
strade liguri sia legato al programma di aggiornamento di mezzavita per conto
dell’Esercito dei cannoni FH-70 155/39. L’upgrade riguarda 90 pezzi sui 164
acquistati dall’Esercito, con un contratto che ha come capocommessa Leonardo e
principale esecutrice la ARIS Applicazioni Rielaborazioni Impianti Speciali Srl
con sede a Lombardore, provincia di Torino. Di qui l’afflusso dei pezzi via mare
verso lo stabilimento di ARIS, azienda che già da qualche anno ha sviluppato per
l’FH-70 – che può effettuare brevi spostamenti in autonomia – una nuova APU
(Auxiliary Power Unit) diesel, in sostituzione del vecchio motore a benzina VW
‘Maggiolino’.
Il cannone/obice FH-70 155/39 è un’arma pesante (tra 8 e 10 tonnellate)
semovente o a traino meccanico, progettata negli anni Settanta in collaborazione
anglo-italo-tedesca e prodotto dalla ex Vickers (poi BAE Systems), da
Rheinmetall e da OTO-Melara (poi Leonardo), oltre che in licenza dalla Japan
Steel Works. Può sparare proiettili calibro 155 di tutti i tipi, fumogeni,
illuminanti, incendiari, di tipo HERA (high-explosive rocket-assisted) e Vulcano
(con gittata fino a 55 km). È in servizio in una dozzina di eserciti, e ha una
consolidata esperienza sui campi di battaglia, dalla guerra civile in Libano
all’attuale in Ucraina, dove dall’Italia sono stati inviati almeno dieci pezzi
con i primi pacchetti di aiuti, nella primavera 2022. L’aggiornamento in corso
riguarda anche la sostituzione dei congegni di puntamento ottici, contenenti
trizio, con il sistema digitale LINAPS (Laser Inertial Navigation Artillery
Pointing System) di Leonardo UK.
ARIS Applicazioni Rielaborazioni Impianti Speciali Srl è azienda fondata nel
1946, da sempre impegnata nella manutenzione, riparazione e aggiornamento dei
mezzi militari, prima a S. Maurizio Canavese, poi dal 1969 a Lombardore, dove
dispone di stabilimento con 30.000 m² di aree coperte, tra zone produttive,
magazzini, uffici e aree di prova, oltre a un circuito esterno per la
sperimentazione ricavato dall’ex storico poligono militare di Ciriè, oggi
Riserva Naturale della Vauda. Sebbene abbia registrato bilanci in decremento
negli ultimi anni (24 M € nel 2022, 19 nel 2023, 14 nel 2024), ha mantenuto
stabile la forza lavoro (60-65 dipendenti). ARIS è controllata dalla famiglia
Bellezza Quater attraverso alcune società semplici, mentre Silvia e Paolo
Bellezza Quater sono direttamente coinvolti nello spin-off Nimbus Srl, società
entrata nel settore dei droni già nel 2006 soprattutto con applicazioni
industriali e risultati rimasti sinora modesti.
Una colonna di autoarticolati trasporta obici e carri armati per conto
dell’Esercito italiano. Dalla Fotogallery online della ditta Franzoni Sergio
Autotrasporti.
Un obice PzH 2000 su un autoarticolato della ditta Franzoni Sergio Autrasporti.
Dalla Fotogallery online della stessa Franzoni Sergio Autotrasporti Srl.
Almeno due aziende di autotrasporto si sono notate sinora nella movimentazione
in corso dei cannoni FH-70 per conto dell’Esercito italiano. Noltrans Srl è una
piccola azienda con sede a Battipaglia (SA) con una quindicina di dipendenti
fissi, il cui fatturato si è gonfiato a partire dal 2022 quando è riuscita a
inserirsi come “azienda ausiliaria” del colosso logistico danese DSV che
fornisce in esclusiva le spedizioni merci via gomma per il Ministero della
difesa. Più strutturata è la Franzoni Sergio Autotrasporti Srl di Bedizzole
(BS), 32 dipendenti fissi e un fatturato superiore agli 11 milioni di euro
(2024), con una flotta mono-brand Mercedes integralmente idonea al trasporto ADR
(cioè di merci pericolose via strada). La famiglia Franzoni opera nel settore
dal 1946 e si è specializzata nei trasporti militari dagli anni Settanta. La
società si è fatta notare recentemente (gennaio 2025) per essersi aggiudicata un
appalto del Ministero della difesa per un importo complessivo di 2 milioni di €
per 24 mesi (oltre a 500.000 € per ulteriori 6 mesi di proroga) per servizi di
trasporto/spedizione in ambito nazionale e internazionale di esplosivi e
munizioni classe 1 e materiali soggetti a normativa ADR.
di Laila Hassan* Perché il palestinese buono è quello morto o rassegnato.
Appunti sull’inadeguatezza della sinistra italiana “La guerra di liberazione non
è un’istanza di riforme, ma lo sforzo grandioso …
Il cosiddetto “piano Trump”, oggi avallato anche dall’ONU, continua a essere
presentato come una soluzione politica per il “conflitto israelo-palestinese”,
ma nella realtà consolida la logica di colonizzazione e di dominio che soffoca
la popolazione palestinese. Nel frattempo, l’esercito israeliano intensifica gli
attacchi contro Gaza e il Libano, mentre la situazione umanitaria in Palestina
precipita verso condizioni insostenibili.
Il governo italiano, nel frattempo, rilancia il tentativo di frenare le grandi
mobilitazioni del 28 settembre e del 3-4 ottobre con il DDL Gasparri: un
provvedimento che punta a usare la definizione di “antisemitismo” come clava per
colpire chi critica il sionismo, le politiche genocidarie di Israele, le
complicità del governo italiano e il generale clima di guerra che si sta
costruendo in Europa. Criminalizzare le posizioni anti-sioniste significa
colpire direttamente i movimenti che, in queste mobilitazioni, hanno sostenuto
la resistenza del popolo palestinese.
In un simile scenario, il movimento internazionale di solidarietà con la
resistenza palestinese non può rallentare. Anche per questo, domenica 23
novembre, al Centro sociale G. Costa di Bologna, la rete “Liberi/e di lottare –
contro lo stato di guerra e di polizia”, insieme a realtà studentesche,
insegnanti e collettivi di movimento, convoca un’assemblea nazionale contro il
DDL Gasparri e contro la guerra in Palestina. Ne parliamo con Pietro Basso,
della rete “Liberi/e di lottare”.
Sarà una delle più grandi esposizioni di sistemi bellici mai realizzata nel
continente africano e nell’area mediorientale: dall’1 al 4 dicembre l’Egitto
ospiterà EDEX 2025, evento biennale organizzato dai ministeri della Difesa e
della Produzione militare, con il patrocinio del Presidente della Repubblica
Abdel Fattah Al Sisi, Comandante supremo delle forze armate egiziane.
La IV edizione della Fiera delle armi sarà ospitata presso l’International
Exhibition Centre del Cairo e vedrà la partecipazione di oltre 400 espositori,
primi fra tutti i colossi mondiali del comparto militare industriale e del
settore aerospaziale. Ospiti d’onore i ministri della Difesa e i Capi di Stato
maggiore delle forze armate di diversi paesi. Negli stand della kermesse faranno
bella mostra di sé le nuove tecnologie per le guerre aeree, terrestri e navali
prodotte in Italia.
Gli organizzatori hanno già diffuso una brochure con un primo elenco degli
espositori “eccellenti”: tra essi spiccano le maggiori holding a capitale
statale Fincantieri SpA (gold sponsor di EDEX 2025) e Leonardo SpA (leading
brand dell’esposizione). Ci sono poi ELT Group (Elettronica SpA di Roma),
C.E.I.A. SpA di Arezzo, Panaro di Modena e il maggiore consorzio europeo
produttore di sistemi missilistici, MBDA (platinum sponsor), di cui Leonardo
controlla il 25% del capitale azionario.
Nelle prossime settimane sarà diffuso l’elenco definitivo degli espositori
bellici ed è più che prevedibile che il numero delle aziende italiane sarà
imponente. L’Egitto è storicamente uno dei maggiori clienti del complesso
militare industriale nazionale: solo nell’ultimo quinquennio sono state
esportate armi al regime di Al Sisi per un valore superiore ai due miliardi di
euro, nonostante lo stato nord-africano sia all’indice per la violazione
sistematica dei diritti umani e si sia macchiato del sequestro, tortura e
assassinio del giovane ricercatore universitario Giulio Regeni e dei depistaggi
per impedire l’identificazione dei mandanti e degli esecutori del crimine.
L’invito formale alle aziende del made in Italy per una partecipazione
qualificata ad EDEX 2025 è stata fatta dal ministro della Produzione militare,
Mohamed Salah El-Din, in occasione dell’incontro tenutosi al Cairo il 7
settembre scorso con l’ambasciatore italiano in Egitto, Michele Quaroni.
All’ordine del giorno il rafforzamento della cooperazione industriale in ambito
civile e (soprattutto) militare.
“Esprimo tutto il mio entusiasmo per la possibilità di migliorare la nostra
collaborazione e aprire nuove direzioni per una partnership strategica che
porterà benefici ad entrambe le nazioni”, ha esordito Mohamed Salah El-Din al
vertice con il diplomatico italiano. “La missione primaria del nostro dicastero
è quella di supportare le Forze armate e la Polizia nella produzione di un’ampia
gamma di sistemi d’arma, incluse munizioni leggere, medie e pesanti, carri
armati, blindati, equipaggiamenti e sistemi elettronici avanzati, impiegando
sempre le più moderne tecnologie”. In Egitto il Ministero della Produzione
militare è a capo di 15 aziende industriali, un Centro di ricerca scientifico e
tecnologico, un complesso addestrativo ed uno sanitario, alcuni poligoni per la
sperimentazione ed i test di armi e munizioni e un’Accademia di Ingegneria
avanzata e Tecnologia.
Altrettanta enfasi è stata espressa dall’ambasciatore Quaroni. “Guardiamo
all’Egitto come un promettente destinatario di investimenti, specie per la sua
posizione geografica di connessione tra Africa, Europa ed Asia”, ha dichiarato
il diplomatico. “C’è grande interesse delle industrie italiane a lavorare in
multipli settori con le entità che operano nella produzione militare in Egitto.
Dobbiamo continuare a dare impulso alle nostre relazioni bilaterali e chiedere
una crescita negli scambi delle visite delle delegazioni tecniche ed industriali
per esplorare le opportunità di collaborazione sul campo”.
Mentre al Cairo era in corso il meeting tra il ministro della Produzione
militare e l’ambasciatore italiano, nello specchio d’acqua antistante la città
di Alessandria era in corso Bright Star 25, una delle più grandi esercitazioni
militari mai effettuate in nord Africa ed in Medio Oriente. Ai war games a guida
congiunta statunitense ed egiziana, hanno partecipato dall’1 al 10 settembre le
forze armate di 43 Paesi, 30 in qualità di osservatori e 13 impegnati
direttamente nell’esercitazione: tra questi spiccano, oltre ad USA ed Egitto,
Arabia Saudita, Qatar, Grecia, Cipro ed Italia.
A Bright Star 25, la Marina militare italiana ha schierato l’unità d’assalto
anfibio multiruolo “Trieste”, la fregata missilistica Fremm “Fasan”, nave
ammiraglia dell’operazione Mediterraneo Sicuro e alcune unità della Brigata “San
Marco” di Brindisi. Le attività della Bright Star sono state condotte in due
fasi: la prima, dall’1 al 6 settembre, in porto ad Alessandria d’Egitto, con
incontri e conferenze su temi come la guerra elettronica, la cyber security, le
attività anfibie, le procedure di abbordaggio, le minacce asimmetriche. La
seconda fase ha preso il via il 7 settembre con quattro giorni di intense
attività addestrative in mare aperto con simulazioni di lotta anfibia,
anti-aerea e subacquea, Electronic Warfare Exercise, prove di tiro in poligono.
A metà agosto 2025 era stato il cacciatorpediniere lanciamissili “Francesco
Mimbelli”, anch’esso impegnato nell’operazione Mediterraneo Sicuro, a fare una
sosta tecnico-diplomatica ad Alessandria d’Egitto. “La visita a bordo del
ministro consigliere presso l’ambasciata d’Italia al Cairo, Maria Michela
Laroccia, e di ospiti di alto profilo della comunità locale, ha suggellato, in
un clima di grande cordialità e fruttuoso confronto, l’importanza della
diplomazia navale e del ruolo della marina militare come strumento di
cooperazione, proiezione e presenza, a salvaguardia degli interessi nazionali e
promozione del sistema Paese all’estero”, si legge nella nota stampa emessa
dallo Stato maggiore della Marina.
Il 30 e 31 luglio si è svolta invece la visita ufficiale in Egitto del ministro
della Difesa, Guido Crosetto. Al Cairo, Crosetto ha incontrato il presidente
Abdel Fattah Al-Sisi e il ministro della Difesa e Comandante in capo delle forze
armate, generale Abdel Magid Ahmed Abdel Mageed Saqr. “E’ stata una preziosa
occasione per rafforzare i rapporti di collaborazione tra i nostri due Paesi,
accomunati dall’obiettivo di garantire la sicurezza tanto nella regione
mediorientale quanto nel Mediterraneo allargato”, ha dichiarato il ministro.
“Abbiamo consolidato una visione condivisa sulla delicatissima situazione in
Medio Oriente e su ogni altra area di crisi internazionale. E abbiamo
sottolineato la volontà di lavorare in stretta sinergia per promuovere la
stabilità regionale”.
A riprova delle sempre più strette relazioni militari Italia-Egitto vanno infine
ricordate le due missioni realizzate al Cairo nel corso del 2025 dal Capo di
Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, la prima il 16 gennaio
e la seconda il 27 maggio. Nel corso del “bilateral cooperation meeting” di
inizio anno, Luciano Portolano ha incontrato il generale Kamal Wafaa Radwan,
Capo della segreteria armamenti del regime Al Sisi. A fine maggio, il Capo di
Stato maggiore della Difesa italiano ha incontrato invece il generale Ahmed
Khalifa, Comandante delle forze armate egiziane. In ambedue gli incontri, le
parti si sono impegnate a rafforzare i rapporti militari e ad accrescere
l’inter-scambio di “esperti” e di sistemi d’armi e apparati bellici.
Articolo pubblicato in Pagine Esteri il 12 novembre 2025,
https://pagineesteri.it/2025/11/12/africa/egitto-al-via-la-piu-grande-fiera-darmi-dafrica-litalia-tra-i-principali-espositori-e-sponsor/?fbclid=IwY2xjawOMCkdleHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZBAyMjIwMzkxNzg4MjAwODkyAAEeU5xQIZJQpaDISob1xgA2IYAdnXPuGtizF4182-WEWJlTrHMVqf-wKCMXdrg_aem_D1v3NBK_i0ulNMEwfsTi_Q
A Messina, nella più totale disattenzione delle istituzioni,
dell’amministrazione comunale e delle forze politiche, sociali e sindacali, il
ministero della Difesa sta per portare a termine un programma multimilionario
che rafforzerà i processi di militarizzazione del territorio devastando
irrimediabilmente la Zona Falcata, area di immenso valore paesaggistico e
storico-architettonico.
Il Segretariato generale della difesa e Direziona Nazionale degli Armamenti -
Direzione degli Armamenti Navali (NAVARM) dello Stato maggiore della Difesa ha
infatti avviato l’iter per l’avvio dei “Lavori di adeguamento infrastrutturale
della Base Navale di Messina per garantire l’ormeggio di nuove unità navali tipo
PPX”. Nelle intenzioni dei Signori della Guerra, la base della Marina Militare
della Città dello Stretto è destinata ad ospitare “prevedibilmente” dal 2026 i
pattugliatori d’altura di nuova generazione in via di realizzazione dalla
società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei colossi del comparto
militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA (49%).
La realizzazione dell’Hub militare del Mare di Messina vede come general
contractor l’Associazione temporanea di imprese (ATI) composta da Fincantieri
Infrastrutture Opere Marittime di Genova e FINSO (Fincantieri Infrastrutture
Sociali) SpA di Firenze e come progettista F&M Ingegneria SpA di Mirano
(Venezia).
Il progetto prevede la realizzazione, “in ampliamento a quella attuale, che
verrà comunque conservata sul lembo lato terra”, di una nuova banchina della
lunghezza totale di 210 metri ad integrazioni delle attuali banchine del Forte,
Pontile Comando e Pontile Commissariato. Parallelamente alle opere marittime si
realizzeranno interventi a terra da “destinare al mantenimento tecnico/operativo
delle navi attraverso la realizzazione di magazzini/depositi, uffici, edifici
destinati alla logistica quali alloggi, mense, attività ricreative ed uffici per
il personale”.
Più specificatamente le opere a mare prevedono l’“ampliamento della sola
banchina Comando con impalcato su pali, interessando anche porzioni di banchina
adiacenti, così da poter ospitare quattro navi tipo O.P.V. di nuova generazione
di cui due dislocate permanentemente e due temporaneamente/di passaggio; tale
attività non comporterà scavi di dragaggio”.
Relativamente alle opere a terra, i progettisti prevedono la “ristrutturazione
(o risanamento conservativo ove possibile) degli edifici, la riqualificazione
ambientale delle aree contermini e dei sottoservizi (fognature, depurazione,
ecc), necessari a garantire un sufficiente supporto operativo e logistico”.
In verità il “risanamento conservativo” interesserà solo gli edifici che
attualmente ospitano la “Palazzina I” (Villa Ammiraglio da destinare ad alloggi
per gli Ufficiali) e il Cinema – sala congressi. Verranno invece demoliti e
ricostruiti ex novo le Palazzine ex Lante, De Lutti, “N” (destinate tutte ad
alloggi per il personale militare); l’ex Magazzino doganale; i Magazzini SCC64 e
SCC65; la Mensa di servizio; l’Infermeria presidiaria; il Complesso sportivo; lo
Spogliatoio tennis; la Palestra; i Campi da calcio e basket; l’Officina S.E.N.;
la Cabina elettrica. Come dire sarà pesantemente modificata l’urbanistica e la
stessa skyline della Zona Falcata di Messina.
Del programma di trasformazione urbana e rafforzamento dei dispositivi militari
sembra che non se ne siano accorti nessuno in città. Nessun ostacolo è stato
frapposto alla furia devastatrice del Ministero della Difesa e dello Stato
maggiore della Marina. Fortunatamente con nota del 10 novembre del 2025, la
Direzione Generale delle Valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente e
della Sicurezza Energetica ha sollevato più di un dubbio sull’impatto ambientale
delle opere in via di realizzazione.
“Sulla base delle informazioni fornite con la documentazione trasmessa – scrive
la Direzione del MASE - in considerazione dell’entità e della complessità delle
opere in progetto, come più diffusamente illustrato nella nota tecnica allegata,
si ritiene che per i Lavori di adeguamento infrastrutturale della Base Navale di
Messina per garantire l'ormeggio di nuove unità navali tipo PPX, non sia
possibile escludere la sussistenza di potenziali impatti significativi e
negativi legati alla realizzazione e all’esercizio delle opere previste. Si
propone pertanto che lo stesso debba essere sottoposto a Valutazione di Impatto
Ambientale ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs. 152/2006 comprendente la Valutazione
di Incidenza ambientale ai sensi dell’art. 10 co. 3 del D.Lgs. 152/2006”.
Il programma PPX (noto anche come programma "OPV - Offshore Patrol Vessel") è
stato lanciato dallo Stato maggiore della Marina Militare per rafforzare le
capacità di sorveglianza navale delle acque nazionali ed internazionali e di
proiezione avanzata delle forze armate italiane in ambito NATO ed extra-NATO.
Quattro pattugliatori d’altura sono in fase di costruzione nei cantieri navali
di Riva Trigoso e del Muggiano di OSN - Orizzonte Sistemi Navali e dovrebbero
essere consegnati alla Marina tra il 2030 e il 2032. Nei deliri di grandezza
degli ammiragli tricolore ci sarebbe l’intenzione di finanziare la realizzazione
di altri sei pattugliatoti PPX. Il costo di ogni unità all’avvio del programma
navale era stimato in 236 milioni di euro circa. I pattugliatori avranno una
lunghezza di 95 metri ed una larghezza di 14,2 e il loro dislocamento sarà di
2.400 tonnellate. Potranno raggiungere la velocità di 24 nodi (44,45 Km/h) con
un’autonomia di navigazione di 3.500 miglia. L’equipaggio sarà composto da una
novantina di uomini e donne, mentre le unità saranno armate dal cannone
multiruolo OTO Melara “Super Rapido” da 76/62mm in versione Davide/Strales
(costruito da Leonardo SpA negli stabilimenti di La Spezia) e da un cannone
navale leggero “Lionfish” anch’esso prodotto da Leonardo.
Contro l’escalation bellica e i tagli alle scuole e alle università, e in
solidarietà con la Palestina, venerdì, è stata una giornata di lotta e sciopero
studentesco in decine di città italiane, organizzato da collettivi studenteschi
e dal movimento Fridays For Future, per denunciare anche “una situazione
drammatica per la scuola, con investimenti a pioggia nell’economia bellica e
poco o nulla per formazione, istruzione, cultura”. La giornata di mobilitazione
di venerdì è stata anche definita come “No Meloni Day”, con il blocco non solo
di scuole, ma anche di Università, con scioperi, presidi e manifestazioni.
Ieri, domenica, all’alba gli agenti della Digos di Torino hanno fatto irruzione
a casa di uno studente diciottenne, attivista dei collettivi studenteschi
torinesi, che è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari.
Stamattina comparirà davanti al giudice per il processo per direttissima.
L’operazione è stata eseguita in flagranza differita, una procedura che permette
l’arresto anche a distanza di ore dal fatto.
La reazione del mondo studentesco non si è fatta attendere, con un comunicato di
diffuso ieri e che riportiamo per intero e diversi appuntamenti: oggi alle ore
16 davanti alla Prefettura in Piazza castello, domani alle ore 18, appuntamento
a Palazzo Nuovo per l’assembea pubblica di Torino per Gaza e il 28 novembre,
giornata di sciopero generale.
Abbiamo chiesto a uno studente del collettivo del liceo Einstein di raccontarci
la giornata di venerdì e di darci più informazioni rispetto all’arresto di ieri
e ai prossimi appuntamenti.
Di seguito, il comunicato uscito ieri dal Collettivo Gioberti di Torino,
Assemblea studentesca e KSA Torino a seguito dell’arresto in flagranza differita
nei confronti di Omar, uno studente del liceo Gioberti che ha partecipato alla
manifestazione studentesca di venerdì 14 novembre.
Stamattina, domenica 16 novembre, la polizia è piombata in casa di uno
studente appena diciottenne, portandolo in questura per poi metterlo ai
domiciliari, impedendogli categoricamente di andare a scuola nei
prossimi giorni, il suo processo è fissato per domani in direttissima e non gli
sono neanche stati consegnati gli atti per preparare la difesa, che invece che
in mesi dovrà essere preparata in ore.
Omar non è che uno studente, un compagno di scuola e di lotta, un
coetaneo che la polizia ha deciso di individuare come soggetto su cui
accanirsi violentemente per colpire ed intimidire tutti coloro che hanno
preso parte allo sciopero di venerdì 14 novembre.
È evidente infatti, che quest’azione miri a rompere l’unità e la coesione
studentesca andatasi a creare dopo mesi di mobilitazioni e occupazioni che hanno
visto protagoniste più di quaranta scuole Torinesi, nel tentativo di spaventare
lə innumerevoli studentə che si sono viste protagoniste delle piazza di venerdì
e provando a sminuire le azioni che sono state fatte a seguito di decisioni
COLLETTIVE, riducendole ad un atto dislocato e facendone gravare le conseguenze
su una singola persona.
In una giornata che ha visto un grande coinvolgimento da parte delle
scuole, la risposta da parte delle forze dell’ordine non è stata che
violenta, prima a Porta Nuova e in un secondo tempo a Città
Metropolitana, luogo in cui ci siamo diretti per portare ancora un volta
alla luce le gravi mancanze a livello strutturale e finanziario nell’istituzione
scolastica, situazioni di disagio per cui lə studentə hanno bloccato le scuole
dimostrando, come al liceo Lagrange, che nel
momento in cui si fa pressione i fondi per ristrutturare le scuole
magicamente compaiono.
Alla città metropolitana c’eravamo tutte e rivendichiamo collettivamente ciò che
invece la questura di Torino affilia ad una sola persona, e ricordiamo che i
famosi scontri per i quali viene accusato Omar sono partiti dopo che la polizia
ha chiuso uno studente in uno stanzino e gli ha spaccato la testa, prendendolo
in ostaggio.
Del resto, questo modus operandi non ci è nuovo. è un copione già
scritto infatti, quello in cui le dimensioni di scontro di piazza collettive
vengano depoliticizzate e ridotte a meri atti di violenza imputabili a
singole soggettività, unico modo per legittimare la repressione su chi
lotta contro gli sporchi interessi governativi, contro una scuola asservita alla
conversione bellica, contro al taglio sempre crescente di fondi al welfare
pubblico in favore del suprematismo occidentale a suon di bombe.
Siamo indignati, incazzati, ma non così sorpresi da queste dinamiche
repressive, infantili e quasi di ripicca da parte del governo, che si vede
messo all’angolo dai giovani ormai esasperati che non si tirano indietro
nel mostrare il loro dissenso ad un governo complice che giorno dopo
giorno mette sempre più da parte la scuola, preparandosi a tagliare 600
milioni di euro dall’istruzione per investirli nell’industria bellica.
Ma non basteranno i manganelli a farci abbassare la testa.
Siamo tenaci, furiosi e non abbiamo paura di alzare la voce continuando
a bloccare tutto per un futuro diverso,per un mondo nuovo.
In piazza con Omar c’eravamo tutti. Non era da solo, e per quanto
possano provare a confinarlo in casa e ad isolarlo non lo sarà nemmeno
ora.
Non gliela daremo vinta, la lotta è appena iniziata, torniamo nelle nostre
scuole, alziamo la voce,disertiamo le lezioni, blocchiamo tutto,
prendiamoci gli spazi scolastici che in quanto studenti ci appartengono e
dimostriamo che gli studenti sono una collettività unita a cui i loro sporchi
giochi di potere di divisione e repressione delle lotte
Omar ha il diritto di andare a scuola esattamente come tutti noi.
Se non lo potrà fare lui, non lo farà nessuno.
Omar libero subito
Il Coordinamento Novara per la Palestina e altre realtà locali hanno organizzato
per sabato 15 novembre una manifestazione che partirà dal centro città di Cameri
per poi giungere sino alla base militare di Cameri in provincia di Novara
composta dall’aeroporto militare e da due stabilimenti Leonardo. E’ interessante
ritracciare la storia di questo territorio e degli sviluppi che hanno portato
alla costruzione di nuovi stabilimenti per ampliarne la produzione.
Riprendiamo dal comunicato del Coordinamento Biellesi per la Palestina Libera
alcuni dati importanti: lo stabilimento FACO di Cameri, tra i principali siti
italiani di produzione militare, Leonardo Spa assembla i velivoli F-35 destinati
all’Italia e all’Olanda. FACO si distingue anche in quanto centro europeo di
manutenzione della flotta di F-35 e fornitrice di cassoni alari per questi
stessi caccia usati in diversi teatri di guerra che insanguinano il pianeta.
La decisione del governo italiano di acquistare 25 nuovi F-35 (al momento sono
90) è una delle voci che incideranno sull’aumento della spesa militare (34
miliardi per il 2026) a discapito della sicurezza sanitaria e sociale proprio in
una fase storica di stridenti disuguaglianze.
Ne abbiamo parlato con un’attivista del coordinamento di Novara
Di seguito pubblichiamo il Comunicato del Coordinamento Novara per la Palestina
IL 15 NOVEMBRE 2025
A CAMERI MANIFESTAZIONE PER LA RICONVERSIONE
DELLE “FABBRICHE DI MORTE” IN FUCINE DI PACE
Sabato 15 novembre 2025, a Cameri (NO), cittadini e gruppi di attivisti
antimilitaristi e solidali con la Palestina, il Sudan e tutti i popoli oppressi,
scenderanno in piazza per denunciare il ruolo dello stabilimento FACO — gestito
da Leonardo Spa. — nella produzione e manutenzione dei cacciabombardieri F-35,
strumenti di guerra utilizzati in teatri di conflitto che insanguinano il
pianeta, tra cui Gaza.
L’iniziativa, promossa dal Coordinamento Novara per la Palestina, prevede un
presidio a Cameri in Piazza Alighieri alle ore 13.00, seguito da un corteo fino
ai cancelli dello stabilimento FACO, situato all’interno della base militare di
Cameri.
La popolazione e i lavoratori di Cameri sono invitati a scendere in piazza per
supportare la richiesta di riconversione dello stabilimento e per rigettare il
ricatto di chi impone alle persone oneste di produrre strumenti di morte di cui
non hanno nemmeno contezza, in violazione ai principi etici espressi nella
Costituzione italiana e dalla Dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo.
Presso lo stabilimento FACO (Final Assembly and Check Out), tra i principali
poli europei di produzione bellica, si assemblano gli F-35 per l’Italia e
l’Olanda, si effettua manutenzione per tutta la flotta europea e si producono
cassoni alari utilizzati in missioni di guerra. Nonostante la narrazione
ufficiale parli di “sicurezza” e “innovazione”, indagini indipendenti hanno
documentato il coinvolgimento di Leonardo Spa — controllata per il 30% dallo
Stato italiano — in:
* forniture di componenti per bombardamenti su Gaza,
* esportazioni triangolate che aggirano la legge 185/1990 sul controllo delle
armi,
* vendita, nel 2012, a Israele di 30 aerei M-346 usati per addestrare piloti a
colpire obiettivi nei territori occupati.
Il governo italiano ha recentemente annunciato l’acquisto di ulteriori 25 F-35,
portando il totale a 90 unità, e un aumento della spesa militare a 34 miliardi
nel 2026, con l’obiettivo di raggiungere i 100 miliardi nei prossimi anni.
Queste risorse vengono sottratte a sanità, scuola, welfare e transizione
ecologica, in un paese già segnato da disuguaglianze stridenti.
Perciò il Coordinamento chiede:
* il boicottaggio delle aziende coinvolte in genocidi ed ecocidi,
* la riconversione civile delle fabbriche belliche,
* la costruzione di un modello di difesa non armata, basato su diritti,
solidarietà e giustizia globale.
A Cameri come a Gaza, si gioca la stessa battaglia: quella per la dignità
umana contro la macchina della guerra.
PROGRAMMA DELLA GIORNATA
* 13.00 – Ritrovo in Piazza Alighieri
* 13.40 – Momento musicale con il gruppo Farfahiina
* 14.00 – Intervento in differita di Antonio Mazzeo su Leonardo Spa
* 14.30 – Partenza del corteo verso i cancelli dello stabilimento
* 15.00 – Arrivo ai cancelli: momento di raccoglimento per le vittime di tutte
le guerre e flash mob
Chiediamo a tutti di portare cartelli, strumenti musicali, oggetti per fare
rumore.
Sono sconsigliati fumogeni, petardi e bandiere di partito. Lo stabilimento è
all’interno di una base militare: il corteo sarà pacifico e vigilato da
volontari per la sicurezza.
Coordinamento Novara per la Palestina
prochannel@protonmail.com
Le immagini delle imbarcazioni evidenziano come a prua sarà montata una torretta
con il cannone OTO Melara Super Rapido da 76 mm, già in dotazione e impiegato
per bombardare e distruggere il porto di Gaza dopo il 7 ottobre 2023
Saranno armate con cannoni italiani le nuove corvette della Marina Militare
dello Stato sionista di Israele.
Dopo le anticipazioni di alcune riviste specializzate nel settore della difesa,
arriva la conferma ufficiale da parte delle autorità di Tel Aviv.
Lo Stato Maggiore della Marina ha pubblicato alcune slide con il design delle
corvette di nuova generazione classe “Reshef”. Le immagini evidenziano come a
prua delle imbarcazioni sarà montata una torretta con il cannone OTO Melara
Super Rapido da 76 mm, già in dotazione delle corvette della classe “Sa’ar 6”
impiegate per bombardare e distruggere il porto di Gaza dopo il 7 ottobre 2023.
Questo modello di cannone navale è prodotto dal Gruppo Leonardo SpA negli
stabilimenti di La Spezia.
La costruzione della prima corvetta della classe “Reshef” ha preso il via a metà
febbraio 2025 presso i cantieri navali Israel Shipyards di Haifa. Il primo
esemplare dovrebbe essere consegnato entro il 2029.
Il programma del ministero della Difesa israeliano prevede l’acquisizione di
cinque unità, con un costo complessivo di 780 milioni di dollari. Le corvette
avranno un dislocamento da 1.000 tonnellate, una lunghezza di 77 metri e una
larghezza di poco inferiore agli 11 metri.
Oltre all’OTO Melara Super Rapido di Leonardo, le nuove corvette saranno armate
da un sistema SAM Rafael C-DOME (versione navale del più famoso IRON DOME) con 4
lanciatori verticali, e da una batteria di 8 missili supersonici antinave
GABRIEL V. Inoltre saranno montati a bordo anche due puntatori Rafael TYPHOON da
25/30 mm.
I cannoni navali 76/62 Super Rapido sono in grado di sparare fino a 120 colpi al
minuto. I sistemi vengono utilizzati per la “difesa” antiaerea e anti-missile e
per il bombardamento navale e costiero.
La prima consegna alla Marina israeliana dei Super Rapido è stata fatta nel
settembre 2022 in vista dell’installazione a bordo delle corvette della classe
“Sa’ar 6”, acquistate in Germania dalla società ThyssenKrupp Marine Systems.
Il trasferimento dei cannoni navali italiani è avvenuto grazie ad un contratto
firmato con la holding italiana dal Dipartimento di Stato USA, nell’ambito di
una fornitura di armi alle forze armate israeliane da parte di Washington. Il
valore della commessa, comprensivo del relativo supporto tecnico è stato di 440
milioni di dollari circa.
“Il Governo di Israele ha richiesto la possibile vendita di tredici cannoni
navali da 76mm”, riporta una nota dell’Agenzia alla cooperazione alla sicurezza
del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America (DSCA), emessa il 28
aprile 2017. “Saranno inclusi pure i ricambi di bordo per supportarne
l’operatività e la manutenzione preventiva (…) gli ingegneri, i tecnici del
Governo USA e della società contractor ed i servizi di supporto logistici; le
attività di addestramento del personale predisposto alla manutenzione”.
In un’intervista rilasciata l’8 febbraio 2024 alla rivista Israel Defense, il
tenente colonnello Steven in forza alla 3^ flotta della Marina Militare
israeliana, nel soffermarsi sui sistemi d’arma a bordo delle corvette impegnate
nelle operazioni di guerra contro Gaza ha spiegato che la “maggior parte” di
essi “è stata prodotta da industrie israeliane, eccetto i cannoni da 76mm,
prodotti invece dall’azienda italiana OTO Melara”.
Un’autorevole conferma, quella dell’ufficiale israeliano che anche le aziende
belliche italiane hanno le mani sporche di sangue del popolo palestinese.
Articolo pubblicato in Africa Express il 7 novembre 2025,
https://www.africa-express.info/2025/11/07/al-diavolo-il-genocidio-litalia-vende-a-israele-i-cannoni-per-le-nuove-corvette/
La popolazione protesta contro la guerra a Gaza, ma Rabat acquista nuovi missili
da Tel Aviv
Mentre in Marocco si moltiplicano le manifestazioni popolari contro il genocidio
del popolo palestinese a Gaza, si consolida la partnership tra le forze armate
di Rabat e le industrie belliche israeliane.
Nei giorni scorsi nella regione orientale del paese, l’esercito ha testato il
nuovo missile supersonico “Extra” prodotto da Elbit Systems Ltd, una delle
maggiori aziende del settore aerospaziale di Israele, con quartier generale ad
Haifa.
Le esercitazioni con l’uso dei missili “Extra” sono state pianificate
nell’ambito del programma di modernizzazione dell’apparato militare. Fonti delle
forze marocchine hanno spiegato che questo sistema d’arma consentirà di
rafforzare le capacità di strike in profondità.
Gli “Extra” sono razzi di artiglieria da 306 mm; possono trasportare testate
esplosive da 120 kg e colpire centri di comando e comunicazione, installazioni
logistiche e infrastrutture di trasporto, fino a 150 km di distanza.
“Il sistema missilistico è particolarmente efficace nelle operazioni in
territorio urbano ma consente di svolgere missioni con accuratezza e successo in
anche in altri diversi ambienti”, spiegano con enfasi i manager di Elbit
Systems.
Il test degli “Extra” sono stati svolti dall’esercito con l’impiego del sistema
lanciarazzi PULS (Precise and Universal Launching System) recentemente acquisito
dall’azienda israeliana con un contratto di 150 milioni di dollari. Oltre agli
“Extra” il sistema PULS può lanciare anche i Predator Hawk, con calibro da 370
mm e un raggio operativo fino a 300 km, accrescendo significativamente la
flessibilità operativa delle forze armate marocchine.
“Con il test dei nuovi missili si invia un chiaro messaggio non solo di tipo
militare ma anche geopolitico”, riporta la testata specializzata Israel Defense.
“Inoltre, questo rappresenta un altro step nel rafforzamento dei legami nel
campo della sicurezza e diplomatici tra il Marocco ed Israele dopo il rinnovo
delle relazioni tra Rabat e Tel Aviv nel 2020”.
Negli scorsi mesi le autorità militari marocchine avevano sottoscritto con Elbit
Systems pure un contratto per la fornitura di 36 semoventi ruotati di
artiglieria ATMOS (Autonomous Truck Mounted Howitzer System) da 155 mm.
“L’ATMOS è un sistema molto flessibile che consente di installare cannoni da 105
mm e 155/39 – 155/52 mm su telai di diversa provenienza, con cabina blindata per
la protezione di equipaggio ed artiglieri”, riporta Ares Difesa.
I sistemi di artiglieria ATMOS sono dotati di sofisticati apparati
computerizzati di comando e controllo del fuoco che consentono il caricamento
automatico in grado di erogare fino ad 8 colpi al minuto ed ingaggiare bersagli
entro un raggio di circa 40 km.
I semoventi possono ospitare da due a sei militari di equipaggio. Gli ATMOS sono
avio trasportabili da velivoli come i C-130 “Hercules” prodotti dal colosso
statunitense Lockheed Martin.
Articolo pubblicato in Africa ExPress il 31 agosto 2025,
https://www.africa-express.info/2025/08/31/nuovi-missili-israeliani-al-marocco-business-is-business/
Per comprendere la natura del conflitto ucraino dobbiamo farci la classica
domanda “cui prodest” ed uno degli effetti strutturali più rilevanti della
guerra in Ucraina è che a livello energetico gli Stati Uniti stanno diventando
per l’Ue quello che fino al 2022 era stata la Russia per l’approvvigionamento di
energia visto che gli USA già oggi pesano per oltre il 50% delle importazioni di
gas liquefatto (e il 15% di quelle petrolifere).
A ottobre, per la prima volta, un singolo Paese gli USA ha esportato oltre 10
milioni di tonnellate metriche (mmt) di gas liquefatto, il 70% delle quali verso
l’Europa. e l’export di Gnl Usa, si stima, raddoppierà da qui al 2028 ,inoltre
nell’accordo sui dazi con la Casa Bianca, la Commissione s’è impegnata a un
ammontare folle di acquisti nel settore energetico Usa: 750 miliardi di dollari
in tre anni. Gli Stati Uniti hanno raggiunto con la guerra in Ucraina lo scopo
indicato da Brezinski ( La grande scacchiera,) il quale sosteneva che
l’obiettivo strategico degli Stati Uniti fosse quello di separare la Russia
dall’Europa per impedire la formazione di un blocco continentale che potesse
sfidare la potenza americana.
Non solo gas ma anche la nuova corsa agli armamenti , si parla del missile
ipersonico Dark Eagle che schierato in Germania potrebbe colpire obiettivi nella
Russia centrale nell’arco di sei-sette minuti. In risposta a queste minacce, la
Russia ha sospeso la moratoria sul dispiegamento di missili a medio e corto
raggio, dopo aver testato con successo il missile Burevestnik e il drone
sottomarino Poseidon.
L’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti ha dichiarato che il suo Paese «sta
conducendo negoziati positivi» con gli Stati Uniti incentrati sulla consegna a
Kiev di missili Tomahawk e altre armi a lungo raggio. Sta cominciando una nuova
corsa al riarmo tra Russia e Stati Uniti come quella che impose con conseguenze
catastrofiche per l’Urss Reagan negli anni 80 ,mentre gli Stati Uniti progettano
il sistema di difesa integrale “golden dom”.
Ne parliamo con Francesco Dall’Aglio esperto dell’Europa orientale e di
strategia.
di Valentina Pazé* La politica insiste nel preparare la guerra ma, per fortuna,
l’attrazione per le armi appartiene più alla classe politica che ai cittadini.
“La scuola non si arruola”, …