la guerra è una merda

Dal febbraio 2022 la decisione di potenziare la Base Navale della Marina a Messina. Chi sapeva lo ha tenuto nascosto…
  E’ stato avviato quasi quattro anni fa l’iter progettuale finalizzato al potenziamento infrastrutturale della Base navale della Marina Militare nella Zona Falcata di Messina. Dai documenti predisposti dal Segretariato generale della difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti Navali (NAVARM) dello Stato Maggiore della Difesa relativo alla realizzazione del grande Hub bellico-marittimo della Città dello Stretto si evince che già il 25 febbraio 2022 il Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV) aveva individuato Messina per accogliere “prevedibilmente dal 2026” i Pattugliatori di nuova generazione O.P.V. PPX, la cui realizzazione è stata affidata alla società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA (49%). Il 9 marzo 2022 si è poi tenuta una specifica riunione, convocata dal 4° Reparto dello Stato Maggiore della Marina Militare per definire gli adeguamenti da attuare nella Base di Messina per assicurare il supporto logistico necessario alle nuove unità da guerra. L’Ufficio del Genio Militare di Messina è stato così incaricato a redarre uno Studio di Fattibilità rispondente alle richieste di CINCNAV che prevede la possibilità di ormeggiare quattro pattugliatori PPX, di cui due dislocate permanentemente e due temporaneamente/di passaggio, previo “ampliamento della banchina Comando con impalcato su pali”. “Alla luce delle sopraccitate considerazione oggettive, si è individuata una soluzione progettuale che accrescerà notevolmente la capacità di ormeggio (di punta) delle Unità Navali, incrementando di fatto, le dimensioni longitudinali e trasversali della banchina Comando”, riporta il Genio Militare. “L’idea progettuale restituirà una nuova Banchina Comando, con una nuova lunghezza utile di attracco, in prossimità del waterfront, pari a 210 ml., ed una larghezza di 15 mt., nonché la realizzazione di un nuovo piazzale, attraverso l’utilizzo della piccola porzione di specchio d’acqua, con profondità pari a 1,5 mt, situato tra la Banchina Comando ed il pontile Commissariato, tutto senza l’ausilio di opere di dragaggio”. L’ampliamento della banchina è reso necessario dalle dimensioni dei pattugliatori d’altura di nuova generazione in via di realizzazione da OSN - Orizzonte Sistemi Navali: essi saranno lunghi 95 metri, larghi 14,2 e avranno un dislocamento di 2.400 tonnellate. Lo studio di fattibilità del Genio Militare è stato esteso pure alle opere di aderenza a terra, “le quali si rendono necessarie sotto il profilo, logistico per il personale, dei servizi di mantenimento delle unità dislocate, nonché per il rifornimento tecnico-operativo (alimentazione elettrica, idrica e propulsione), oltre al naviglio già presente in Base Navale, fra Unità Navali minori e non (…) anche alla luce della presenza in Banchina di imbarcazioni della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera, ormeggiate nelle proprie porzioni di banchina dedicata, e di futura dislocazione giusta progettazione inoltrata in data 11 Febbraio 2021 del Comando Generale delle Capitanerie di Porto”. Parallelamente alle opere marittime saranno realizzati magazzini, depositi, uffici, nonché le necessarie infrastrutture logistiche per gli equipaggi dei nuovi pattugliatori d’altura (alloggi, mense, attività ricreative, uffici per il personale ecc.). Previsti pure un nuovo impianto di conferimento acque reflue di bordo (nere e grigie); il rifacimento dei sottoservizi per le fognature fino all’allaccio comunale; “in subordine, qualora ritenuto efficace al costo, anche gli impianti di rifornimento combustibile e/o smaltimento acque oleose di sentine”. Possibile che in questi quattro anni e il numero dei soggetti coinvolti nella fase di realizzazione, nessuno a Messina fosse a conoscenza dell’intenzione della Marina Militare di trasformare ex novo il volto della Zona Falcata, area di interesse paesaggistico e storico-artistico di valore inestimabile? Difficile crederlo, specie per ciò che riguarda l’amministrazione comunale e le maggiori forze politiche, sociali e sindacali della città. Va segnalato in particolare che il pomeriggio del 4 giugno 2025 è stato firmato a Palazzo Zanca l’Accordo di Programma tra il Segretariato Generale della Difesa, la Marina Militare e l’Amministrazione comunale per la “riqualificazione di alcuni immobili della Marina Militare all’interno della base navale di Messina”. Secondo quanti riportato dall’Ufficiuo Stampa del Comune, “l’intesa raggiunta consentirà la realizzazione di una nuova scuola dell’infanzia e asilo nido all’interno dell’area militare attraverso la demolizione di manufatti preesistenti, a beneficio della collettività locale, non solo di quella militare”. Dunque demolizioni, edificazioni e “riqualificazioni”, in linea con quanto previsto dal Genio Militare. A sottoscrivere l’Accordo di Programma del 4 giugno, il generale Mario Sciandra, Direttore Generale della Direzione Generale dei Lavori del Ministero della Difesa (GENIODIFE); l’ammiraglio Andrea Cottini, Comandante Marittimo Sicilia, in rappresentanza dello Stato Maggiore della Marina; l’architetto Silvano Arcamone, Direttore Regionale dell’Agenzia del Demanio; il Sindaco di Messina, Federico Basile. “L’iniziativa è stata presentata dal colonnello Pasqualino Iannotti di GENIODIFE, che ha curato l’intero iter tecnico-amministrativo mentre il progetto di fattibilità tecnico economica è stato illustrato dal capitano di vascello Donato Orlando, Direttore della Direzione dei Lavori per la Marina Militare di Augusta”, aggiunge l’Ufficio Stampa di Palazzo Zanca. “Grande soddisfazione è stata espressa anche dal Vicesindaco Salvatore Mondello, che ha seguito con particolare attenzione l’iter dell’accordo: Riqualificare un’area strategica come quella della Base navale e restituirla in parte alla collettività attraverso un’opera educativa di qualità rappresenta una concreta risposta alle esigenze del presente e un investimento sul futuro”. Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 21 novembre 2025, https://www.stampalibera.it/2025/11/21/esclusiva-dal-febbraio-2022-la-decisione-di-potenziare-la-base-navale-della-marina-a-messina-chi-sapeva-lo-ha-tenuto-nascosto/?fbclid=IwY2xjawORf4BleHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZBAyMjIwMzkxNzg4MjAwODkyAAEeYRhQaL_g1vTIDEDPXLEFnWPpAblihxYia1ZJIkUBMgtOVfVQsSNHWWqkGqY_aem_TlzXnKTgkNrNyWtE0q13lA 
LA GUERRA È TRA NOI: ORA SI VEDE
L’osservatorio the Weapon Watch ha raccolto, in questi ultimi giorni, una serie di notizie e informazioni che testimoniano l’ingresso di forza nella vita quotidiana degli italiani della guerra, dei suoi strumenti e delle sue priorità. 1° EPISODIO A Genova Pontedecimo, durante la giornata del 19 novembre 2025, quattro autoarticolati che trasportavano ciascuno un cannone FH-70 155/39 sono rimasti imbottigliati nel traffico della Val Polcevera, reso caotico dal presidio a oltranza dei lavoratori dell’ex Ilva. I camion provenivano dal porto di Genova, scortati dai carabinieri. Uno degli autoarticolati bloccati in via Natale Gallino a Pontedecimo, la sera del 19 novembre 2025. Ben visibile l’insegna “Noltrans” su un secondo autoarticolato a Pontedecimo, in coincidenza con il presidio dei lavoratori dell’ex Ilva. Altri autoarticolati sono stati visti nella stessa giornata e in quella successiva lungo l’autostrada A10 Genova-Ventimiglia, sempre trasportando cannoni FH-70, forse diretti ai porti di Savona o di Vado Ligure. L’autoarticolato fotografato sull’autostrada A10 fa parte della flotta della ditta Franzoni Sergio Autotrasporti di Bedizzole (BS). Sul pianale, ben visibile, un cannone FH-70. È probabile che il movimento di questi pezzi d’artiglieria avvistati lungo le strade liguri sia legato al programma di aggiornamento di mezzavita per conto dell’Esercito dei cannoni FH-70 155/39. L’upgrade riguarda 90 pezzi sui 164 acquistati dall’Esercito, con un contratto che ha come capocommessa Leonardo e principale esecutrice la ARIS Applicazioni Rielaborazioni Impianti Speciali Srl con sede a Lombardore, provincia di Torino. Di qui l’afflusso dei pezzi via mare verso lo stabilimento di ARIS, azienda che già da qualche anno ha sviluppato per l’FH-70 – che può effettuare brevi spostamenti in autonomia – una nuova APU (Auxiliary Power Unit) diesel, in sostituzione del vecchio motore a benzina VW ‘Maggiolino’. Il cannone/obice FH-70 155/39 è un’arma pesante (tra 8 e 10 tonnellate) semovente o a traino meccanico, progettata negli anni Settanta in collaborazione anglo-italo-tedesca e prodotto dalla ex Vickers (poi BAE Systems), da Rheinmetall e da OTO-Melara (poi Leonardo), oltre che in licenza dalla Japan Steel Works. Può sparare proiettili calibro 155 di tutti i tipi, fumogeni, illuminanti, incendiari, di tipo HERA (high-explosive rocket-assisted) e Vulcano (con gittata fino a 55 km). È in servizio in una dozzina di eserciti, e ha una consolidata esperienza sui campi di battaglia, dalla guerra civile in Libano all’attuale in Ucraina, dove dall’Italia sono stati inviati almeno dieci pezzi con i primi pacchetti di aiuti, nella primavera 2022. L’aggiornamento in corso riguarda anche la sostituzione dei congegni di puntamento ottici, contenenti trizio, con il sistema digitale LINAPS (Laser Inertial Navigation Artillery Pointing System) di Leonardo UK. ARIS Applicazioni Rielaborazioni Impianti Speciali Srl è azienda fondata nel 1946, da sempre impegnata nella manutenzione, riparazione e aggiornamento dei mezzi militari, prima a S. Maurizio Canavese, poi dal 1969 a Lombardore, dove dispone di stabilimento con 30.000 m² di aree coperte, tra zone produttive, magazzini, uffici e aree di prova, oltre a un circuito esterno per la sperimentazione ricavato dall’ex storico poligono militare di Ciriè, oggi Riserva Naturale della Vauda. Sebbene abbia registrato bilanci in decremento negli ultimi anni (24 M € nel 2022, 19 nel 2023, 14 nel 2024), ha mantenuto stabile la forza lavoro (60-65 dipendenti). ARIS è controllata dalla famiglia Bellezza Quater attraverso alcune società semplici, mentre Silvia e Paolo Bellezza Quater sono direttamente coinvolti nello spin-off Nimbus Srl, società entrata nel settore dei droni già nel 2006 soprattutto con applicazioni industriali e risultati rimasti sinora modesti. Una colonna di autoarticolati trasporta obici e carri armati per conto dell’Esercito italiano. Dalla Fotogallery online della ditta Franzoni Sergio Autotrasporti. Un obice PzH 2000 su un autoarticolato della ditta Franzoni Sergio Autrasporti. Dalla Fotogallery online della stessa Franzoni Sergio Autotrasporti Srl. Almeno due aziende di autotrasporto si sono notate sinora nella movimentazione in corso dei cannoni FH-70 per conto dell’Esercito italiano. Noltrans Srl è una piccola azienda con sede a Battipaglia (SA) con una quindicina di dipendenti fissi, il cui fatturato si è gonfiato a partire dal 2022 quando è riuscita a inserirsi come “azienda ausiliaria” del colosso logistico danese DSV che fornisce in esclusiva le spedizioni merci via gomma per il Ministero della difesa. Più strutturata è la Franzoni Sergio Autotrasporti Srl di Bedizzole (BS), 32 dipendenti fissi e un fatturato superiore agli 11 milioni di euro (2024), con una flotta mono-brand Mercedes integralmente idonea al trasporto ADR (cioè di merci pericolose via strada). La famiglia Franzoni opera nel settore dal 1946 e si è specializzata nei trasporti militari dagli anni Settanta. La società si è fatta notare recentemente (gennaio 2025) per essersi aggiudicata un appalto del Ministero della difesa per un importo complessivo di 2 milioni di € per 24 mesi (oltre a 500.000 € per ulteriori 6 mesi di proroga) per servizi di trasporto/spedizione in ambito nazionale e internazionale di esplosivi e munizioni classe 1 e materiali soggetti a normativa ADR.
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DL Gasparri: criminalizzare l’anti-sionismo, preparare alle guerre che verranno
Il cosiddetto “piano Trump”, oggi avallato anche dall’ONU, continua a essere presentato come una soluzione politica per il “conflitto israelo-palestinese”, ma nella realtà consolida la logica di colonizzazione e di dominio che soffoca la popolazione palestinese. Nel frattempo, l’esercito israeliano intensifica gli attacchi contro Gaza e il Libano, mentre la situazione umanitaria in Palestina precipita verso condizioni insostenibili. Il governo italiano, nel frattempo, rilancia il tentativo di frenare le grandi mobilitazioni del 28 settembre e del 3-4 ottobre con il DDL Gasparri: un provvedimento che punta a usare la definizione di “antisemitismo” come clava per colpire chi critica il sionismo, le politiche genocidarie di Israele, le complicità del governo italiano e il generale clima di guerra che si sta costruendo in Europa. Criminalizzare le posizioni anti-sioniste significa colpire direttamente i movimenti che, in queste mobilitazioni, hanno sostenuto la resistenza del popolo palestinese. In un simile scenario, il movimento internazionale di solidarietà con la resistenza palestinese non può rallentare. Anche per questo, domenica 23 novembre, al Centro sociale G. Costa di Bologna, la rete “Liberi/e di lottare – contro lo stato di guerra e di polizia”, insieme a realtà studentesche, insegnanti e collettivi di movimento, convoca un’assemblea nazionale contro il DDL Gasparri e contro la guerra in Palestina. Ne parliamo con Pietro Basso, della rete “Liberi/e di lottare”.
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Egitto, al via la più grande fiera d’armi d’Africa: l’Italia tra i principali espositori e sponsor
Sarà una delle più grandi esposizioni di sistemi bellici mai realizzata nel continente africano e nell’area mediorientale: dall’1 al 4 dicembre l’Egitto ospiterà EDEX 2025, evento biennale organizzato dai ministeri della Difesa e della Produzione militare, con il patrocinio del Presidente della Repubblica Abdel Fattah Al Sisi, Comandante supremo delle forze armate egiziane.   La IV edizione della Fiera delle armi sarà ospitata presso l’International Exhibition Centre del Cairo e vedrà la partecipazione di oltre 400 espositori, primi fra tutti i colossi mondiali del comparto militare industriale e del settore aerospaziale. Ospiti d’onore i ministri della Difesa e i Capi di Stato maggiore delle forze armate di diversi paesi. Negli stand della kermesse faranno bella mostra di sé le nuove tecnologie per le guerre aeree, terrestri e navali prodotte in Italia. Gli organizzatori hanno già diffuso una brochure con un primo elenco degli espositori “eccellenti”: tra essi spiccano le maggiori holding a capitale statale Fincantieri SpA (gold sponsor di EDEX 2025) e Leonardo SpA (leading brand dell’esposizione). Ci sono poi ELT Group (Elettronica SpA di Roma), C.E.I.A. SpA di Arezzo, Panaro di Modena e il maggiore consorzio europeo produttore di sistemi missilistici, MBDA (platinum sponsor), di cui Leonardo controlla il 25% del capitale azionario. Nelle prossime settimane sarà diffuso l’elenco definitivo degli espositori bellici ed è più che prevedibile che il numero delle aziende italiane sarà imponente. L’Egitto è storicamente uno dei maggiori clienti del complesso militare industriale nazionale: solo nell’ultimo quinquennio sono state esportate armi al regime di Al Sisi per un valore superiore ai due miliardi di euro, nonostante lo stato nord-africano sia all’indice per la violazione sistematica dei diritti umani e si sia macchiato del sequestro, tortura e assassinio del giovane ricercatore universitario Giulio Regeni e dei depistaggi per impedire l’identificazione dei mandanti e degli esecutori del crimine. L’invito formale alle aziende del made in Italy per una partecipazione qualificata ad EDEX 2025 è stata fatta dal ministro della Produzione militare, Mohamed Salah El-Din, in occasione dell’incontro tenutosi al Cairo il 7 settembre scorso con l’ambasciatore italiano in Egitto, Michele Quaroni. All’ordine del giorno il rafforzamento della cooperazione industriale in ambito civile e (soprattutto) militare. “Esprimo tutto il mio entusiasmo per la possibilità di migliorare la nostra collaborazione e aprire nuove direzioni per una partnership strategica che porterà benefici ad entrambe le nazioni”, ha esordito Mohamed Salah El-Din al vertice con il diplomatico italiano. “La missione primaria del nostro dicastero è quella di supportare le Forze armate e la Polizia nella produzione di un’ampia gamma di sistemi d’arma, incluse munizioni leggere, medie e pesanti, carri armati, blindati, equipaggiamenti e sistemi elettronici avanzati, impiegando sempre le più moderne tecnologie”. In Egitto il Ministero della Produzione militare è a capo di 15 aziende industriali, un Centro di ricerca scientifico e tecnologico, un complesso addestrativo ed uno sanitario, alcuni poligoni per la sperimentazione ed i test di armi e munizioni e un’Accademia di Ingegneria avanzata e Tecnologia. Altrettanta enfasi è stata espressa dall’ambasciatore Quaroni. “Guardiamo all’Egitto come un promettente destinatario di investimenti, specie per la sua posizione geografica di connessione tra Africa, Europa ed Asia”, ha dichiarato il diplomatico. “C’è grande interesse delle industrie italiane a lavorare in multipli settori con le entità che operano nella produzione militare in Egitto. Dobbiamo continuare a dare impulso alle nostre relazioni bilaterali e chiedere una crescita negli scambi delle visite delle delegazioni tecniche ed industriali per esplorare le opportunità di collaborazione sul campo”. Mentre al Cairo era in corso il meeting tra il ministro della Produzione militare e l’ambasciatore italiano, nello specchio d’acqua antistante la città di Alessandria era in corso Bright Star 25, una delle più grandi esercitazioni militari mai effettuate in nord Africa ed in Medio Oriente. Ai war games a guida congiunta statunitense ed egiziana, hanno partecipato dall’1 al 10 settembre le forze armate di 43 Paesi, 30 in qualità di osservatori e 13 impegnati direttamente nell’esercitazione: tra questi spiccano, oltre ad USA ed Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Grecia, Cipro ed Italia. A Bright Star 25, la Marina militare italiana ha schierato l’unità d’assalto anfibio multiruolo “Trieste”, la fregata missilistica Fremm “Fasan”, nave ammiraglia dell’operazione Mediterraneo Sicuro e alcune unità della Brigata “San Marco” di Brindisi. Le attività della Bright Star sono state condotte in due fasi: la prima, dall’1 al 6 settembre, in porto ad Alessandria d’Egitto, con incontri e conferenze su temi come la guerra elettronica, la cyber security, le attività anfibie, le procedure di abbordaggio, le minacce asimmetriche. La seconda fase ha preso il via il 7 settembre con quattro giorni di intense attività addestrative in mare aperto con simulazioni di lotta anfibia, anti-aerea e subacquea, Electronic Warfare Exercise, prove di tiro in poligono. A metà agosto 2025 era stato il cacciatorpediniere lanciamissili “Francesco Mimbelli”, anch’esso impegnato nell’operazione Mediterraneo Sicuro, a fare una sosta tecnico-diplomatica ad Alessandria d’Egitto. “La visita a bordo del ministro consigliere presso l’ambasciata d’Italia al Cairo, Maria Michela Laroccia, e di ospiti di alto profilo della comunità locale, ha suggellato, in un clima di grande cordialità e fruttuoso confronto, l’importanza della diplomazia navale e del ruolo della marina militare come strumento di cooperazione, proiezione e presenza, a salvaguardia degli interessi nazionali e promozione del sistema Paese all’estero”, si legge nella nota stampa emessa dallo Stato maggiore della Marina. Il 30 e 31 luglio si è svolta invece la visita ufficiale in Egitto del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Al Cairo, Crosetto ha incontrato il presidente Abdel Fattah Al-Sisi e il ministro della Difesa e Comandante in capo delle forze armate, generale Abdel Magid Ahmed Abdel Mageed Saqr. “E’ stata una preziosa occasione per rafforzare i rapporti di collaborazione tra i nostri due Paesi, accomunati dall’obiettivo di garantire la sicurezza tanto nella regione mediorientale quanto nel Mediterraneo allargato”, ha dichiarato il ministro. “Abbiamo consolidato una visione condivisa sulla delicatissima situazione in Medio Oriente e su ogni altra area di crisi internazionale. E abbiamo sottolineato la volontà di lavorare in stretta sinergia per promuovere la stabilità regionale”. A riprova delle sempre più strette relazioni militari Italia-Egitto vanno infine ricordate le due missioni realizzate al Cairo nel corso del 2025 dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, la prima il 16 gennaio e la seconda il 27 maggio. Nel corso del “bilateral cooperation meeting” di inizio anno, Luciano Portolano ha incontrato il generale Kamal Wafaa Radwan, Capo della segreteria armamenti del regime Al Sisi. A fine maggio, il Capo di Stato maggiore della Difesa italiano ha incontrato invece il generale Ahmed Khalifa, Comandante delle forze armate egiziane. In ambedue gli incontri, le parti si sono impegnate a rafforzare i rapporti militari e ad accrescere l’inter-scambio di “esperti” e di sistemi d’armi e apparati bellici.   Articolo pubblicato in Pagine Esteri il 12 novembre 2025, https://pagineesteri.it/2025/11/12/africa/egitto-al-via-la-piu-grande-fiera-darmi-dafrica-litalia-tra-i-principali-espositori-e-sponsor/?fbclid=IwY2xjawOMCkdleHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZBAyMjIwMzkxNzg4MjAwODkyAAEeU5xQIZJQpaDISob1xgA2IYAdnXPuGtizF4182-WEWJlTrHMVqf-wKCMXdrg_aem_D1v3NBK_i0ulNMEwfsTi_Q
Sorgerà a Messina l’Hub di Guerra della Marina Militare italiana
A Messina, nella più totale disattenzione delle istituzioni, dell’amministrazione comunale e delle forze politiche, sociali e sindacali, il ministero della Difesa sta per portare a termine un programma multimilionario che rafforzerà i processi di militarizzazione del territorio devastando irrimediabilmente la Zona Falcata, area di immenso valore paesaggistico e storico-architettonico. Il Segretariato generale della difesa e Direziona Nazionale degli Armamenti - Direzione degli Armamenti Navali (NAVARM) dello Stato maggiore della Difesa ha infatti avviato l’iter per l’avvio dei “Lavori di adeguamento infrastrutturale della Base Navale di Messina per garantire l’ormeggio di nuove unità navali tipo PPX”. Nelle intenzioni dei Signori della Guerra, la base della Marina Militare della Città dello Stretto è destinata ad ospitare “prevedibilmente” dal 2026 i pattugliatori d’altura di nuova generazione in via di realizzazione dalla società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA (49%). La realizzazione dell’Hub militare del Mare di Messina vede come general contractor l’Associazione temporanea di imprese (ATI) composta da Fincantieri Infrastrutture Opere Marittime di Genova e FINSO (Fincantieri Infrastrutture Sociali) SpA di Firenze e come progettista F&M Ingegneria SpA di Mirano (Venezia). Il progetto prevede la realizzazione, “in ampliamento a quella attuale, che verrà comunque conservata sul lembo lato terra”, di una nuova banchina della lunghezza totale di 210 metri ad integrazioni delle attuali banchine del Forte, Pontile Comando e Pontile Commissariato. Parallelamente alle opere marittime si realizzeranno interventi a terra da “destinare al mantenimento tecnico/operativo delle navi attraverso la realizzazione di magazzini/depositi, uffici, edifici destinati alla logistica quali alloggi, mense, attività ricreative ed uffici per il personale”. Più specificatamente le opere a mare prevedono l’“ampliamento della sola banchina Comando con impalcato su pali, interessando anche porzioni di banchina adiacenti, così da poter ospitare quattro navi tipo O.P.V. di nuova generazione di cui due dislocate permanentemente e due temporaneamente/di passaggio; tale attività non comporterà scavi di dragaggio”.   Relativamente alle opere a terra, i progettisti prevedono la “ristrutturazione (o risanamento conservativo ove possibile) degli edifici, la riqualificazione ambientale delle aree contermini e dei sottoservizi (fognature, depurazione, ecc), necessari a garantire un sufficiente supporto operativo e logistico”. In verità il “risanamento conservativo” interesserà solo gli edifici che attualmente ospitano la “Palazzina I” (Villa Ammiraglio da destinare ad alloggi per gli Ufficiali) e il Cinema – sala congressi. Verranno invece demoliti e ricostruiti ex novo le Palazzine ex Lante, De Lutti, “N” (destinate tutte ad alloggi per il personale militare); l’ex Magazzino doganale; i Magazzini SCC64 e SCC65; la Mensa di servizio; l’Infermeria presidiaria; il Complesso sportivo; lo Spogliatoio tennis; la Palestra; i Campi da calcio e basket; l’Officina S.E.N.; la Cabina elettrica. Come dire sarà pesantemente modificata l’urbanistica e la stessa skyline della Zona Falcata di Messina. Del programma di trasformazione urbana e rafforzamento dei dispositivi militari sembra che non se ne siano accorti nessuno in città. Nessun ostacolo è stato frapposto alla furia devastatrice del Ministero della Difesa e dello Stato maggiore della Marina. Fortunatamente con nota del 10 novembre del 2025, la Direzione Generale delle Valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha sollevato più di un dubbio sull’impatto ambientale delle opere in via di realizzazione. “Sulla base delle informazioni fornite con la documentazione trasmessa – scrive la Direzione del MASE - in considerazione dell’entità e della complessità delle opere in progetto, come più diffusamente illustrato nella nota tecnica allegata, si ritiene che per i Lavori di adeguamento infrastrutturale della Base Navale di Messina per garantire l'ormeggio di nuove unità navali tipo PPX, non sia possibile escludere la sussistenza di potenziali impatti significativi e negativi legati alla realizzazione e all’esercizio delle opere previste. Si propone pertanto che lo stesso debba essere sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs. 152/2006 comprendente la Valutazione di Incidenza ambientale ai sensi dell’art. 10 co. 3 del D.Lgs. 152/2006”. Il programma PPX (noto anche come programma "OPV - Offshore Patrol Vessel") è stato lanciato dallo Stato maggiore della Marina Militare per rafforzare le capacità di sorveglianza navale delle acque nazionali ed internazionali e di proiezione avanzata delle forze armate italiane in ambito NATO ed extra-NATO. Quattro pattugliatori d’altura sono in fase di costruzione nei cantieri navali di Riva Trigoso e del Muggiano di OSN - Orizzonte Sistemi Navali e dovrebbero essere consegnati alla Marina tra il 2030 e il 2032. Nei deliri di grandezza degli ammiragli tricolore ci sarebbe l’intenzione di finanziare la realizzazione di altri sei pattugliatoti PPX. Il costo di ogni unità all’avvio del programma navale era stimato in 236 milioni di euro circa. I pattugliatori avranno una lunghezza di 95 metri ed una larghezza di 14,2 e il loro dislocamento sarà di 2.400 tonnellate. Potranno raggiungere la velocità di 24 nodi (44,45 Km/h) con un’autonomia di navigazione di 3.500 miglia. L’equipaggio sarà composto da una novantina di uomini e donne, mentre le unità saranno armate dal cannone multiruolo OTO Melara “Super Rapido” da 76/62mm in versione Davide/Strales (costruito da Leonardo SpA negli stabilimenti di La Spezia) e da un cannone navale leggero “Lionfish” anch’esso prodotto da Leonardo.
“No Meloni day” a Torino, blocchi, cariche e un arresto
Contro l’escalation bellica e i tagli alle scuole e alle università, e in solidarietà con la Palestina, venerdì, è stata una giornata di lotta e sciopero studentesco in decine di città italiane, organizzato da collettivi studenteschi e dal movimento Fridays For Future, per denunciare anche “una situazione drammatica per la scuola, con investimenti a pioggia nell’economia bellica e poco o nulla per formazione, istruzione, cultura”. La giornata di mobilitazione di venerdì è stata anche definita come “No Meloni Day”, con il blocco non solo di scuole, ma anche di Università, con scioperi, presidi e manifestazioni. Ieri, domenica, all’alba gli agenti della Digos di Torino hanno fatto irruzione a casa di uno studente diciottenne, attivista dei collettivi studenteschi torinesi, che è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari. Stamattina comparirà davanti al giudice per il processo per direttissima. L’operazione è stata eseguita in flagranza differita, una procedura che permette l’arresto anche a distanza di ore dal fatto. La reazione del mondo studentesco non si è fatta attendere, con un comunicato di diffuso ieri e che riportiamo per intero e diversi appuntamenti: oggi alle ore 16 davanti alla Prefettura in Piazza castello, domani alle ore 18, appuntamento a Palazzo Nuovo per l’assembea pubblica di Torino per Gaza e il 28 novembre, giornata di sciopero generale. Abbiamo chiesto a uno studente del collettivo del liceo Einstein di raccontarci la giornata di venerdì e di darci più informazioni rispetto all’arresto di ieri e ai prossimi appuntamenti. Di seguito, il comunicato uscito ieri dal Collettivo Gioberti di Torino, Assemblea studentesca e KSA Torino a seguito dell’arresto in flagranza differita nei confronti di Omar, uno studente del liceo Gioberti che ha partecipato alla manifestazione studentesca di venerdì 14 novembre. Stamattina, domenica 16 novembre, la polizia è piombata in casa di uno studente appena diciottenne, portandolo in questura per poi metterlo ai domiciliari, impedendogli categoricamente di andare a scuola nei prossimi giorni, il suo processo è fissato per domani in direttissima e non gli sono neanche stati consegnati gli atti per preparare la difesa, che invece che in mesi dovrà essere preparata in ore. Omar non è che uno studente, un compagno di scuola e di lotta, un coetaneo che la polizia ha deciso di individuare come soggetto su cui accanirsi violentemente per colpire ed intimidire tutti coloro che hanno preso parte allo sciopero di venerdì 14 novembre. È evidente infatti, che quest’azione miri a rompere l’unità e la coesione studentesca andatasi a creare dopo mesi di mobilitazioni e occupazioni che hanno visto protagoniste più di quaranta scuole Torinesi, nel tentativo di spaventare lə innumerevoli studentə che si sono viste protagoniste delle piazza di venerdì e provando a sminuire le azioni che sono state fatte a seguito di decisioni COLLETTIVE, riducendole ad un atto dislocato e facendone gravare le conseguenze su una singola persona. In una giornata che ha visto un grande coinvolgimento da parte delle scuole, la risposta da parte delle forze dell’ordine non è stata che violenta, prima a Porta Nuova e in un secondo tempo a Città Metropolitana, luogo in cui ci siamo diretti per portare ancora un volta alla luce le gravi mancanze a livello strutturale e finanziario nell’istituzione scolastica, situazioni di disagio per cui lə studentə hanno bloccato le scuole dimostrando, come al liceo Lagrange, che nel momento in cui si fa pressione i fondi per ristrutturare le scuole magicamente compaiono. Alla città metropolitana c’eravamo tutte e rivendichiamo collettivamente ciò che invece la questura di Torino affilia ad una sola persona, e ricordiamo che i famosi scontri per i quali viene accusato Omar sono partiti dopo che la polizia ha chiuso uno studente in uno stanzino e gli ha spaccato la testa, prendendolo in ostaggio. Del resto, questo modus operandi non ci è nuovo. è un copione già scritto infatti, quello in cui le dimensioni di scontro di piazza collettive vengano depoliticizzate e ridotte a meri atti di violenza imputabili a singole soggettività, unico modo per legittimare la repressione su chi lotta contro gli sporchi interessi governativi, contro una scuola asservita alla conversione bellica, contro al taglio sempre crescente di fondi al welfare pubblico in favore del suprematismo occidentale a suon di bombe. Siamo indignati, incazzati, ma non così sorpresi da queste dinamiche repressive, infantili e quasi di ripicca da parte del governo, che si vede messo all’angolo dai giovani ormai esasperati che non si tirano indietro nel mostrare il loro dissenso ad un governo complice che giorno dopo giorno mette sempre più da parte la scuola, preparandosi a tagliare 600 milioni di euro dall’istruzione per investirli nell’industria bellica. Ma non basteranno i manganelli a farci abbassare la testa. Siamo tenaci, furiosi e non abbiamo paura di alzare la voce continuando a bloccare tutto per un futuro diverso,per un mondo nuovo. In piazza con Omar c’eravamo tutti. Non era da solo, e per quanto possano provare a confinarlo in casa e ad isolarlo non lo sarà nemmeno ora. Non gliela daremo vinta, la lotta è appena iniziata, torniamo nelle nostre scuole, alziamo la voce,disertiamo le lezioni, blocchiamo tutto, prendiamoci gli spazi scolastici che in quanto studenti ci appartengono e dimostriamo che gli studenti sono una collettività unita a cui i loro sporchi giochi di potere di divisione e repressione delle lotte Omar ha il diritto di andare a scuola esattamente come tutti noi. Se non lo potrà fare lui, non lo farà nessuno. Omar libero subito
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Cameri: manifestazione contro Leonardo e le fabbriche di morte del governo italiano
Il Coordinamento Novara per la Palestina e altre realtà locali hanno organizzato per sabato 15 novembre una manifestazione che partirà dal centro città di Cameri per poi giungere sino alla base militare di Cameri in provincia di Novara composta dall’aeroporto militare e da due stabilimenti Leonardo. E’ interessante ritracciare la storia di questo territorio e degli sviluppi che hanno portato alla costruzione di nuovi stabilimenti per ampliarne la produzione. Riprendiamo dal comunicato del Coordinamento Biellesi per la Palestina Libera alcuni dati importanti: lo stabilimento FACO di Cameri, tra i principali siti italiani di produzione militare, Leonardo Spa assembla i velivoli F-35 destinati all’Italia e all’Olanda. FACO si distingue anche in quanto centro europeo di manutenzione della flotta di F-35 e fornitrice di cassoni alari per questi stessi caccia usati in diversi teatri di guerra che insanguinano il pianeta. La decisione del governo italiano di acquistare 25 nuovi F-35 (al momento sono 90) è una delle voci che incideranno sull’aumento della spesa militare (34 miliardi per il 2026) a discapito della sicurezza sanitaria e sociale proprio in una fase storica di stridenti disuguaglianze. Ne abbiamo parlato con un’attivista del coordinamento di Novara Di seguito pubblichiamo il Comunicato del Coordinamento Novara per la Palestina IL 15 NOVEMBRE 2025  A CAMERI MANIFESTAZIONE PER LA RICONVERSIONE  DELLE “FABBRICHE DI MORTE” IN FUCINE DI PACE Sabato 15 novembre 2025, a Cameri (NO), cittadini e gruppi di attivisti antimilitaristi e solidali con la Palestina, il Sudan e tutti i popoli oppressi, scenderanno in piazza per denunciare il ruolo dello stabilimento FACO — gestito da Leonardo Spa. — nella produzione e manutenzione dei cacciabombardieri F-35, strumenti di guerra utilizzati in teatri di conflitto che insanguinano il pianeta, tra cui Gaza.  L’iniziativa, promossa dal Coordinamento Novara per la Palestina, prevede un presidio a Cameri in Piazza Alighieri alle ore 13.00, seguito da un corteo fino ai cancelli dello stabilimento FACO, situato all’interno della base militare di Cameri.  La popolazione e i lavoratori di Cameri sono invitati a scendere in piazza per supportare la richiesta di riconversione dello stabilimento e per rigettare il ricatto di chi impone alle persone oneste di produrre strumenti di morte di cui non hanno nemmeno contezza, in violazione ai principi etici espressi nella Costituzione italiana e dalla Dichiarazione dei Diritti Universali dell’Uomo. Presso lo stabilimento FACO (Final Assembly and Check Out), tra i principali poli europei di produzione bellica, si assemblano gli F-35 per l’Italia e l’Olanda, si effettua manutenzione per tutta la flotta europea e si producono cassoni alari utilizzati in missioni di guerra. Nonostante la narrazione ufficiale parli di “sicurezza” e “innovazione”, indagini indipendenti hanno documentato il coinvolgimento di Leonardo Spa — controllata per il 30% dallo Stato italiano — in:  * forniture di componenti per bombardamenti su Gaza, * esportazioni triangolate che aggirano la legge 185/1990 sul controllo delle armi, * vendita, nel 2012, a Israele di 30 aerei M-346 usati per addestrare piloti a colpire obiettivi nei territori occupati. Il governo italiano ha recentemente annunciato l’acquisto di ulteriori 25 F-35, portando il totale a 90 unità, e un aumento della spesa militare a 34 miliardi nel 2026, con l’obiettivo di raggiungere i 100 miliardi nei prossimi anni. Queste risorse vengono sottratte a sanità, scuola, welfare e transizione ecologica, in un paese già segnato da disuguaglianze stridenti.  Perciò il Coordinamento chiede: * il boicottaggio delle aziende coinvolte in genocidi ed ecocidi,  * la riconversione civile delle fabbriche belliche,  * la costruzione di un modello di difesa non armata, basato su diritti, solidarietà e giustizia globale.      A Cameri come a Gaza, si gioca la stessa battaglia: quella per la dignità umana contro la macchina della guerra.  PROGRAMMA DELLA GIORNATA * 13.00 – Ritrovo in Piazza Alighieri * 13.40 – Momento musicale con il gruppo Farfahiina * 14.00 – Intervento in differita di Antonio Mazzeo su Leonardo Spa * 14.30 – Partenza del corteo verso i cancelli dello stabilimento * 15.00 – Arrivo ai cancelli: momento di raccoglimento per le vittime di tutte le guerre e flash mob Chiediamo a tutti di portare cartelli, strumenti musicali, oggetti per fare rumore. Sono sconsigliati fumogeni, petardi e bandiere di partito. Lo stabilimento è all’interno di una base militare: il corteo sarà pacifico e vigilato da volontari per la sicurezza. Coordinamento Novara per la Palestina prochannel@protonmail.com
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L’Italia vende a Israele i cannoni per le nuove corvette
  Le immagini delle imbarcazioni evidenziano come a prua sarà montata una torretta con il cannone OTO Melara Super Rapido da 76 mm, già in dotazione e impiegato per bombardare e distruggere il porto di Gaza dopo il 7 ottobre 2023  Saranno armate con cannoni italiani le nuove corvette della Marina Militare dello Stato sionista di Israele. Dopo le anticipazioni di alcune riviste specializzate nel settore della difesa, arriva la conferma ufficiale da parte delle autorità di Tel Aviv. Lo Stato Maggiore della Marina ha pubblicato alcune slide con il design delle corvette di nuova generazione classe “Reshef”. Le immagini evidenziano come a prua delle imbarcazioni sarà montata una torretta con il cannone OTO Melara Super Rapido da 76 mm, già in dotazione delle corvette della classe “Sa’ar 6” impiegate per bombardare e distruggere il porto di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Questo modello di cannone navale è prodotto dal Gruppo Leonardo SpA negli stabilimenti di La Spezia. La costruzione della prima corvetta della classe “Reshef” ha preso il via a metà febbraio 2025 presso i cantieri navali Israel Shipyards di Haifa. Il primo esemplare dovrebbe essere consegnato entro il 2029. Il programma del ministero della Difesa israeliano prevede l’acquisizione di cinque unità, con un costo complessivo di 780 milioni di dollari. Le corvette avranno un dislocamento da 1.000 tonnellate, una lunghezza di 77 metri e una larghezza di poco inferiore agli 11 metri. Oltre all’OTO Melara Super Rapido di Leonardo, le nuove corvette saranno armate da un sistema SAM Rafael C-DOME (versione navale del più famoso IRON DOME) con 4 lanciatori verticali, e da una batteria di 8 missili supersonici antinave GABRIEL V. Inoltre saranno montati a bordo anche due puntatori Rafael TYPHOON da 25/30 mm. I cannoni navali 76/62 Super Rapido sono in grado di sparare fino a 120 colpi al minuto. I sistemi vengono utilizzati per la “difesa” antiaerea e anti-missile e per il bombardamento navale e costiero. La prima consegna alla Marina israeliana dei Super Rapido è stata fatta nel settembre 2022 in vista dell’installazione a bordo delle corvette della classe “Sa’ar 6”, acquistate in Germania dalla società ThyssenKrupp Marine Systems. Il trasferimento dei cannoni navali italiani è avvenuto grazie ad un contratto firmato con la holding italiana dal Dipartimento di Stato USA, nell’ambito di una fornitura di armi alle forze armate israeliane da parte di Washington. Il valore della commessa, comprensivo del relativo supporto tecnico è stato di 440 milioni di dollari circa. “Il Governo di Israele ha richiesto la possibile vendita di tredici cannoni navali da 76mm”, riporta una nota dell’Agenzia alla cooperazione alla sicurezza del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America (DSCA), emessa il 28 aprile 2017. “Saranno inclusi pure i ricambi di bordo per supportarne l’operatività e la manutenzione preventiva (…) gli ingegneri, i tecnici del Governo USA e della società contractor ed i servizi di supporto logistici; le attività di addestramento del personale predisposto alla manutenzione”. In un’intervista rilasciata l’8 febbraio 2024 alla rivista Israel Defense, il tenente colonnello Steven in forza alla 3^ flotta della Marina Militare israeliana, nel soffermarsi sui sistemi d’arma a bordo delle corvette impegnate nelle operazioni di guerra contro Gaza ha spiegato che la “maggior parte” di essi “è stata prodotta da industrie israeliane, eccetto i cannoni da 76mm, prodotti invece dall’azienda italiana OTO Melara”. Un’autorevole conferma, quella dell’ufficiale israeliano che anche le aziende belliche italiane hanno le mani sporche di sangue del popolo palestinese.    Articolo pubblicato in Africa Express il 7 novembre 2025, https://www.africa-express.info/2025/11/07/al-diavolo-il-genocidio-litalia-vende-a-israele-i-cannoni-per-le-nuove-corvette/
Nuovi missili israeliani al Marocco: business is business
La popolazione protesta contro la guerra a Gaza, ma Rabat acquista nuovi missili da Tel Aviv Mentre in Marocco si moltiplicano le manifestazioni popolari contro il genocidio del popolo palestinese a Gaza, si consolida la partnership tra le forze armate di Rabat e le industrie belliche israeliane. Nei giorni scorsi nella regione orientale del paese, l’esercito ha testato il nuovo missile supersonico “Extra” prodotto da Elbit Systems Ltd, una delle maggiori aziende del settore aerospaziale di Israele, con quartier generale ad Haifa. Le esercitazioni con l’uso dei missili “Extra” sono state pianificate nell’ambito del programma di modernizzazione dell’apparato militare. Fonti delle forze marocchine hanno spiegato che questo sistema d’arma consentirà di rafforzare le capacità di strike in profondità. Gli “Extra” sono razzi di artiglieria da 306 mm; possono trasportare testate esplosive da 120 kg e colpire centri di comando e comunicazione, installazioni logistiche e infrastrutture di trasporto, fino a 150 km di distanza. “Il sistema missilistico è particolarmente efficace nelle operazioni in territorio urbano ma consente di svolgere missioni con accuratezza e successo in anche in altri diversi ambienti”, spiegano con enfasi i manager di Elbit Systems. Il test degli “Extra” sono stati svolti dall’esercito con l’impiego del sistema lanciarazzi PULS (Precise and Universal Launching System) recentemente acquisito dall’azienda israeliana con un contratto di 150 milioni di dollari. Oltre agli “Extra” il sistema PULS può lanciare anche i Predator Hawk, con calibro da 370 mm e un raggio operativo fino a 300 km, accrescendo significativamente la flessibilità operativa delle forze armate marocchine. “Con il test dei nuovi missili si invia un chiaro messaggio non solo di tipo militare ma anche geopolitico”, riporta la testata specializzata Israel Defense. “Inoltre, questo rappresenta un altro step nel rafforzamento dei legami nel campo della sicurezza e diplomatici tra il Marocco ed Israele dopo il rinnovo delle relazioni tra Rabat e Tel Aviv nel 2020”. Negli scorsi mesi le autorità militari marocchine avevano sottoscritto con Elbit Systems pure un contratto per la fornitura di 36 semoventi ruotati di artiglieria ATMOS (Autonomous Truck Mounted Howitzer System) da 155 mm. “L’ATMOS è un sistema molto flessibile che consente di installare cannoni da 105 mm e 155/39 – 155/52 mm su telai di diversa provenienza, con cabina blindata per la protezione di equipaggio ed artiglieri”, riporta Ares Difesa. I sistemi di artiglieria ATMOS sono dotati di sofisticati apparati computerizzati di comando e controllo del fuoco che consentono il caricamento automatico in grado di erogare fino ad 8 colpi al minuto ed ingaggiare bersagli entro un raggio di circa 40 km. I semoventi possono ospitare da due a sei militari di equipaggio. Gli ATMOS sono avio trasportabili da velivoli come i C-130 “Hercules” prodotti dal colosso statunitense Lockheed Martin.   Articolo pubblicato in Africa ExPress il 31 agosto 2025, https://www.africa-express.info/2025/08/31/nuovi-missili-israeliani-al-marocco-business-is-business/
Armi e gas :l’Europa sempre piu’ dipendente dagli U.S.A.
Per comprendere la natura del conflitto ucraino dobbiamo farci la classica domanda “cui prodest” ed uno degli effetti strutturali più rilevanti della guerra in Ucraina è che a livello energetico gli Stati Uniti stanno diventando per l’Ue quello che fino al 2022 era stata la Russia per l’approvvigionamento di energia visto che gli USA già oggi pesano per oltre il 50% delle importazioni di gas liquefatto (e il 15% di quelle petrolifere). A ottobre, per la prima volta, un singolo Paese gli USA ha esportato oltre 10 milioni di tonnellate metriche (mmt) di gas liquefatto, il 70% delle quali verso l’Europa. e l’export di Gnl Usa, si stima, raddoppierà da qui al 2028 ,inoltre nell’accordo sui dazi con la Casa Bianca, la Commissione s’è impegnata a un ammontare folle di acquisti nel settore energetico Usa: 750 miliardi di dollari in tre anni. Gli Stati Uniti hanno raggiunto con la guerra in Ucraina lo scopo indicato da Brezinski ( La grande scacchiera,) il quale sosteneva che l’obiettivo strategico degli Stati Uniti fosse quello di separare la Russia dall’Europa per impedire la formazione di un blocco continentale che potesse sfidare la potenza americana. Non solo gas ma anche la nuova corsa agli armamenti , si parla del missile ipersonico Dark Eagle che schierato in Germania potrebbe colpire obiettivi nella Russia centrale nell’arco di sei-sette minuti. In risposta a queste minacce, la Russia ha sospeso la moratoria sul dispiegamento di missili a medio e corto raggio, dopo aver testato con successo il missile Burevestnik e il drone sottomarino Poseidon. L’ambasciatrice ucraina negli Stati Uniti ha dichiarato che il suo Paese «sta conducendo negoziati positivi» con gli Stati Uniti incentrati sulla consegna a Kiev di missili Tomahawk e altre armi a lungo raggio. Sta cominciando una nuova corsa al riarmo tra Russia e Stati Uniti come quella che impose con conseguenze catastrofiche per l’Urss Reagan negli anni 80 ,mentre gli Stati Uniti progettano il sistema di difesa integrale “golden dom”. Ne parliamo con Francesco Dall’Aglio esperto dell’Europa orientale e di strategia.
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