la guerra è una merda

Beirut: quotidianità di bombe in attesa di tregua
Continuano, senza tregua, i bombardamenti su tutto il territorio libanese, sempre più intensi ed eccedenti le sole zone sciite, ritenute bacino di sostegno e consenso del partito-milizia Hezbollah. Le notizie di questa mattina riportavano il targeting del contingente Unifil da parte, questa volta, delle milizie del “Partito di Dio”, probabilmente intenzionate a colpire gli avamposti […]
November 20, 2024 / Radio Blackout 105.25FM
Fincantieri a gonfie vele nel mercato bellico della marina militare degli Emirati Arabi Uniti
Fincantieri SpA, il gruppo leader della cantieristica italiana, si proietta sempre più verso la produzione bellica a fianco dei regimi all’indice per le violazioni dei diritti umani e/o direttamente coinvolti in alcuni dei più sanguinosi conflitti mediorientali. Il 5 novembre 2024, la società con quartier generale a Trieste, controllata per il 71,32% da CdP Industrie (finanziaria di Cassa Depositi e Prestiti - Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha firmato un Memorandum of Understanding con il Gruppo EDGE, holding a capo del complesso militare-industriale degli Emirati Arabi Uniti, particolarmente attiva nel settore missilistico, della cyber-defense, dei sistemi di guerra elettronica ed intelligence, della cantieristica navale, dei veicoli terrestri leggeri e pesanti e dei droni. L’accordo che punta allo sviluppo di progetti nel settore subacqueo è stato firmato da Hamad Al Marar, amministratore delegato e direttore generale di EDGE e da Pierroberto Folgiero (Ad di Fincantieri), in occasione dell’Euronaval, importante salone della difesa navale a livello internazionale, svoltosi nei giorni scorsi a Parigi. “EDGE e Fincantieri lavoreranno insieme alla progettazione, allo sviluppo e alla creazione di capacità per la fornitura di soluzioni avanzate per sistemi subacquei con e senza equipaggio negli Emirati Arabi Uniti attraverso “Maestral”, la joint venture di costruzione navale con base ad Abu Dhabi recentemente lanciata dai due Gruppi”, riporta l’ufficio stampa di Fincantieri. “L’accordo preliminare aprirà la strada e darà impulso allo sviluppo di sofisticate soluzioni su misura per le specifiche esigenze subacquee delle marine militari di tutto il mondo (…) Consentirà alle due organizzazioni di condividere le competenze e di sviluppare una gamma di prodotti innovativi e interoperabili, conferendo ulteriore slancio alle capacità sovrane degli Emirati Arabi Uniti nelle tecnologie di difesa all’avanguardia, a beneficio degli stessi e delle altre marine militari”. Il pre-accordo per la joint venture “Maestral” di Fincantieri-EDGE era stato firmato il 21 febbraio 2024 a Palazzo Marina, Roma (sede dello Stato maggiore della Marina Militare), alla presenza dell’on. Matteo Perego di Cremnago, sottosegretario di Stato per la Difesa; dell’ammiraglio Enrico Credendino, Capo di Stato maggiore della Marina; del generale di Corpo d’Armata Luciano Portolano, Segretario Generale Difesa e Direzione Nazionale Armamenti; dell’allora Presidente di Fincantieri, il generale Claudio Graziano, già Capo di Stato maggiore della Difesa ed ex Presidente del Comitato Militare dell’Unione europea (recentemente deceduto). “La creazione della joint venture consentirà di cogliere le opportunità della cantieristica navale a livello globale, con un focus sulla produzione di una vasta gamma di navi militari e prodotti subacquei e un business con base negli Emirati Arabi Uniti dal valore stimato di 30 miliardi di euro”, hanno spiegato i manager di Fincantieri. La joint venture avrà sede ad Abu Dhabi e sarà controllata per il 51% dal Gruppo industriale emiratino, mentre la direzione gestionale sarà affidata a Fincantieri. “Essa avrà diritti di prelazione per gli ordini non NATO, sfruttando in particolare l’attrattiva degli accordi G2G (government-to-government) degli Emirati Arabi Uniti e dei pacchetti di finanziamento del credito all’esportazione, insieme a una serie di ordini strategici effettuati da alcuni selezionati Paesi membri della NATO”, aggiungeva il gruppo cantieristico italiano. “Questo accordo strategico potenzia la capacità di EDGE di progettare e costruire fregate e altre grandi navi, ampliando il suo raggio d’azione. La JV ambisce inoltre a sviluppare l’ambito underwater con un programma di sottomarini di medie dimensioni”. La costituzione della joint venture è stata formalizzata il 20 maggio 2024 ad Abu Dhabi, durante una cerimonia ufficiale alla presenza del Capo di Stato emiratino, lo sceicco Khaled bin Mohamed bin Zayed Al Nahyan e - ancora una volta - del sottosegretario Matteo Perego di Cremnago e dell’ammiraglio Enrico Credendino. “La firma di oggi rappresenta la prova concreta di come questa joint venture sia una piattaforma industriale di grande valore, che ci permetterà non solo di cogliere le opportunità che si presentano in un mercato strategico come quello degli Emirati Arabi Uniti, ma anche di sviluppare ulteriormente le nostre capacità commerciali, creando così nuove e importanti occasioni di crescita e di espansione nel settore della difesa internazionale in collegamento con la piattaforma di esportazione di Abu Dhabi”, dichiarava enfaticamente l’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero. A margine della firma dell’accordo, il Presidente del Gruppo EDGE, Faisal Al Bannai, annunciava l’ordine da parte delle Forze della Guardia Costiera degli Emirati Arabi di 10 pattugliatori d’altura (OPV) con ridotta segnatura radar ed elevata flessibilità operativa. “Queste unità saranno costruite sia nei nostri cantieri di Abu Dhabi, sia in Italia”, aggiungeva Faisal Al Bannai. “Ciò apre a Maestral l’opportunità di promuovere alle marine e alle guardie costiere di tutto il mondo un’ampia gamma di soluzioni navali diversificate, tra cui una serie completa di navi tecnologicamente avanzate”. Lunghi 51 metri, i pattugliatori d’altura OPV della classe P51MR saranno sviluppati dalle unità della classe “Saettia” in dotazione alla Guardia costiera italiana. La commessa è di 400 milioni di euro circa. “Queste navi saranno costruite nei nostri cantieri liguri di Muggiano ma anche con una base nei cantieri emiratini dove dovranno essere manutenute, per accompagnare la loro vita utile” ha dichiarato l’Ad di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, nel corso di un convegno tenutosi a Saturnia, i cui atti sono stati pubblicati da Analisi Difesa. “Questo accordo con gli Emirati Arabi Uniti servirà ad aumentare le loro capacità di Difesa; noi li accompagneremo nella evoluzione in un blocco geopolitico in cui Abu Dhabi vuole diventare un ponte verso l’Africa subsahariana”. Quelli sottoscritti nel corso del 2024 sono solo gli ultimi di una serie di accordi che il Gruppo Fincantieri ha promosso con società e aziende con sede negli Emirati Arabi Uniti. Il 15 dicembre 2021 i manager della holding italiana hanno firmato un Memorandum of Understanding con Mubadala Investment Company (società interamente controllata dal regime emiratino) per l’avvio di una collaborazione nel campo delle tecnologie avanzate e dei servizi nei settori navale, marittimo e industriale. Creata nel gennaio 2017 a seguito della fusione della Mubadala Development Company e della International Petroleum Investment Company (società d’investimento nel settore energetico), Mubadala opera in diversi settori economici, da quello petrolifero a quello turistico-immobiliare, all’industria pesante e manifatturiera, al settore aerospaziale e delle telecomunicazioni. Mubadala gestisce un portafoglio investimenti di 302 miliardi di dollari con società presenti in 50 paesi al mondo; essa controlla una parte rilevante del pacchetto azionario di EDGE Group. Un altro accordo di collaborazione è stato firmato il 25 febbraio 2020 da Fincantieri con Marakeb Technologies, azienda provider di soluzioni di automazione, in occasione della kermesse internazionale sui droni e i sistemi unmanned di Abu Dhabi. “Marakeb Technologies mira ad integrare ed espandere le sue capacità nel campo nell’integrazione di tecnologie senza pilota negli Emirati Arabi Uniti attraverso una partnership strategica con Fincantieri”, ha spiegato l’amministratore delegato della società, Basel Shuhaiber. In occasione dell’esposizione internazionale dei sistemi da guerra IDEX 2023, tenutasi ad Abu Dhabi nel febbraio 2023, i manager di Fincantieri hanno firmato un memorandum con l’Abu Dhabi Ship Building (ADSB), società controllata da EDGE e attiva nella progettazione, costruzione, riparazione, manutenzione, refitting e conversione di navi militari e commerciali. “Secondo i termini dell’accordo, EDGE e Fincantieri uniranno le forze nella realizzazione della flotta navale emiratina, oltre a creare nuove opportunità di business nel mercato locale e internazionale con soluzioni tecnologiche ad alto valore aggiunto”, ha spiegato Fincantieri. Anche in questa occasione a consacrare la cooperazione militare tra i gruppi della cantieristica di Italia ed Emirati Arabi erano presenti alti rappresentanti del governo e delle forze armate italiane. A fianco dell’amministratore delegato Pierroberto Folgiero e del presidente Claudio Graziano sono intervenuti infatti la senatrice Isabella Rauti, sottosegretaria di Stato per la Difesa; Lorenzo Fanara, ambasciatore italiano ad Abu Dhabi; il generale Luciano Portolano, segretario generale della Difesa e direttore nazionale armamenti. Fincantieri opera nel mercato locale degli Emirati Arabi dal 2008. A partire del 2011 i cantieri di Muggiano (La Spezia) hanno consegnato alla Marina militare emiratina una corvetta classe Abu Dhabi di 90 metri di lunghezza e due pattugliatori classe Falaj 2. Per supportare la manutenzione e la piena operatività di queste unità, nel 2010 Fincantieri ha promosso la costituzione della joint venture Etihad Ship Building LLC (quartier generale ad Abu Dhabi), con Al Fattan Shipyard Industry e Melara Middle East Dubai.   Articolo pubblicato in Africa ExPress il 13 novembre 2024, https://www.africa-express.info/2024/11/13/fincantieri-a-gonfie-vele-nel-mercato-bellico-della-marina-militare-degli-emirati-arabi-uniti/
November 18, 2024 / Antonio Mazzeo Blog
Container di guerra
Diamo per scontato che il quadro politico internazionale e le decisioni dei governi, incluso quello sovranazionale di Bruxelles, si siano irreversibilmente orientati verso l’aumento della spesa militare e in particolare verso il riarmo. Nonostante le grandi mobilitazioni per la pace, l’enfasi sulla sicurezza e le “politiche della paura” (degli immigrati, della disoccupazione, delle pandemie, della criminalità, della Russia, della Cina…) dominano la comunicazione pubblica e spingono l’“economia della guerra”. È facile dunque prevedere che nei prossimi mesi e anni il movimento degli armamenti e delle munizioni si intensificherà in tutte le modalità di trasporto. Mobilitazione sindacale nel porto del Pireo, contro un container di munizioni destinate a Israele e pronte per essere caricate sul cargo «Marla Bull», battente bandiera delle Isole Marshall, 18 ottobre 2024. Secondo the Weapon Watch, l’osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, in questo quadro si aprono prospettive nuove al ruolo di controinformazione e di denuncia che stanno svolgendo i lavoratori della logistica nei porti, negli aeroporti, nelle ferrovie. Molti episodi si sono già registrati –l’ultimo nel porto greco del Pireo –, Mobilitazione sindacale nel porto del Pireo, contro un container di munizioni destinate a Israele e pronte per essere caricate sul cargo «Marla Bull», battente bandiera delle Isole Marshall, 18 ottobre 2024. soprattutto riguardanti le navi che stanno portando munizioni verso Israele. Nonostante tutto, le armi sono più visibili – All’aumento della produzione e della circolazione degli armamenti corrisponde, ovviamente, una loro maggiore visibilità. Nei centri logistici, negli hubs di smistamento sarà più facile vedere transitare o sostare convogli di mezzi blindati, container di bombe e munizioni, casse di materiale militare. Le autorità cercano di celare queste catene logistiche della morte, le aziende produttrici temono il discredito e la pubblicità negativa ma certo non rinunciano ai profitti. Fare emergere il commercio di armamenti, rendere cosciente la cittadinanza di quello che avviene sotto i suoi occhi è già mettere in atto una protesta non violenta contro le guerre. Nel nostro Manuale per weapon watcher (vedi qui) abbiamo dato alcuni suggerimenti pratici per l’osservazione sul campo delle armi in movimento. Qui vedremo più in dettaglio i contenitori delle munizioni, grandi e piccole, la cui produzione è enormemente aumentata a causa dei conflitti in corso. Contenitori di munizioni leggere – Al di sotto dei 20 mm di calibro si parla di “munizioni leggere”. Sono il vero “carburante” dei conflitti armati, e sono uno dei fattori critici nelle operazioni militari sul campo. Tipica merce pericolosa (DG, dangerous good nel linguaggio professionale dei trasporti), le munizioni devono riportare su tutti i contenitori l’etichetta a losanga arancione e la classe di pericolosità. Via mare, le munizioni leggere viaggiano normalmente in container, imballati in scatole di cartone a loro volta collocate su pallet. Durante la navigazione le norme IMO impongono di posizionare i container contenenti merci di classe 1 (esplosivi di varie sottoclassi) lontano da qualsiasi fonte potenziale di calore o di accensione, e rispettando le norme di incompatibilità. Sebbene le munizioni ordinarie, normalmente di classe 1.4, possano essere posizionate indifferentemente sopra o sotto il ponte, purché in posizione “fresca”, è assai frequente che il capitano le collochi prudentemente sul il ponte, spesso in esterno di riga. All’interno del container le munizioni sono normalmente collocate in pallet forcabili, in scatole o casse sovrapponibili legate con cinghie, talvolta avvolte in film sensibile, sempre con l’obbligo di porre le etichette arancioni su ogni imballaggio. La portata massima di un europallet (il più utilizzato) è 1.500 kg, un container da 20 piedi porta 28 tonnellate, un High Cube da 40 piedi 26 tonnellate. Un carico di munizioni Fiocchi sequestrato dalla Guardia costiera senegalese sulla nave «Eolika», nel gennaio 2022. Il carico era in tre container, contenenti vari pallet, ciascuno per un centinaio di scatole. Sebbene la normativa internazionale sul trasporto delle merci pericolose sia in vigore da decenni, e rappresenti un’importante tutela per gli operatori logistici, è stata sommariamente applicata in passato, e spesso i vecchi stock di munizioni non sono correttamente etichettati. A sx: casse di munizioni di provenienza ucraina, collocate nei depositi militari della Maddalena nei primi anni 2000. Su alcune casse si può leggere 7.62-T-46, cioè cartucce cal. 7.62 con proiettile tracciante per fucili tipo Kalashnikov. Sopra: munizioni sequestrate dai Marines americani nei depositi del partito Bath, a Qalat Sukkar in Iraq, durante l’operazione Iraqi Freedom. Contenitori di munizioni da artiglieria – Dalla guerra in Ucraina abbiamo imparato che il proiettile d’artiglieria più usato è indubbiamente il calibro 155 mm, di cui l’esercito di Kiev “consuma” 200.000 pezzi al mese. Come arrivano in prima linea le munizioni di artiglieria? Le tecniche di rifornimento delle linee avanzate sono abbastanza semplici, e tendono a ridurre al massimo le “rotture del carico” nel passaggio da un veicolo all’altro. Gli americani usano il PDS Palletised Load System, gli inglesi il DROPS Demountable Rack Offload and Pickup System. In sostanza si tratta di pianali mobili che camion specializzati dotati di gru depositano a terra, riducendo al minimo la manipolazione del carico. A sx: un sistema di scarico pallettizzato con motrice Oshkosh M1075, usato dai reparti di artiglieria dell’esercito americano. A dx: diversi imballaggi per proiettili d’artiglieria impiegati dal US Army. In primo piano, proiettili illuminanti da 155 mm. Diversamente dal trasporto effettuato da operatori civili, nell’“ultimo miglio” intervengono mezzi e personali militare, e gli imballaggi sono ridotti all’essenziale per non ostacolare il pronto impiego delle munizioni. Missili e siluri – Sempre più di frequente, gli operatori logistici civili spediscono e trasportano sistemi d’arma più complessi. Prendiamo il MICA (missile d’interception, de combat et d’autodéfense), il missile antiaereo fabbricato dalla branca francese della società mista MBDA. Se ne sono dotati molti paesi africani e anche la Guardia Nazionale saudita. Viene lanciato sia da piattaforme aeree (aria-aria) che terrestri e navali (superficie-aria), in questo caso da contenitori di lancio posti verticalmente (versione VL, vertical launch) Da sx verso dx: imballaggio del missile MICA, contenitore del missile di 4 m di lunghezza, missili MICA NG (nouvelle génération) nelle due versioni IR (autodirezione a infrarossi) e EM (autodirezione elettromagnetica). Nei suoi tre stabilimenti italiani, MBDA produce il missile anti-nave Teseo, una delle evoluzioni aggiornate del celebre OTOMAT, progetto degli anni Settanta di OtoMelara e Matra la cui ultima versione (MK2/E cioè evolved) è ora in fase di collaudo nel “poligono a mare” interforze di Salto di Quirra, in Sardegna. Secondo quanto testimoniato dai lavoratori dell’aeroporto di Brescia-Montichiari, missili e piattaforme OTOMAT/Teseo sono state imbarcati lo scorso ottobre su voli commerciali con destinazione Bangladesh. A sx: contenitore/piattaforma del missile Teseo, in lavorazione presso lo stabilimento integrato di La Spezia-Aulla di MBDA. A dx: due tubi di lancio OTOMAT installati a bordo della fregata venezuelana «Mariscal Sucre». Nei suoi tre stabilimenti italiani, MBDA produce il missile anti-nave Teseo, una delle evoluzioni aggiornate del celebre OTOMAT, progetto degli anni Settanta di OtoMelara e Matra la cui ultima versione (MK2/E cioè evolved) è ora in fase di collaudo nel “poligono a mare” interforze di Salto di Quirra, in Sardegna. Secondo quanto testimoniato dai lavoratori dell’aeroporto di Brescia-Montichiari, missili e piattaforme OTOMAT/Teseo sono state imbarcati lo scorso ottobre su voli commerciali con destinazione Bangladesh. A sx: un contenitore di un missile Aster viene imbarcato su una fregata FREMM. Sopra: una sezione parziale della batteria Samp-T. Ciascuna batteria completa costa oltre 700 di euro. In questi mesi, si è parlato molto della fornitura all’Ucraina dei sistemi Samp-T (sol-air moyenne portée-terrestre), i “Patriot europei” costruiti da un consorzio a cui partecipano sia MBDA che la francese Thales, e basati sul missile Aster 30, di cui si sta approntando la versione Block 1 NT. Si noti che operazioni di manutenzione e di updating degli Aster si effettuano in tre stabilimenti, in Francia e Gran Bretagna, e per l’Italia ad Aulla, a una ventina di km da La Spezia, presso il Centro interforze munizionamento avanzato. La versione terrestre del sistema Samp è composta da 4 lanciatori verticali dotati di 8 missili ciascuno, un modulo radar, un modulo d’ingaggio, un modulo di comando, un modulo di generazione elettrica, più due moduli di ricarica, in totale si utilizzano dieci veicoli che nella versione italiana sono Iveco-Astra 8×8. L’esercito italiano ha in dotazione 5 batterie (tre dislocate in Italia, una in Slovacchia e una in Kuwait), ma il ministro della Difesa ha recentemente affermato di volerne acquistare altre dieci. Quella inviata in Ucraina, composta dal moduli radar italiani e lanciatori francesi, è già stata danneggiata, e verrà probabilmente integrata con quella in rientro dalla Slovacchia. Veicolo speciale per il trasporto di nitroglicerina e acetato d’etile approntato per Rheinmetall Denel Munition (RDM), filiale sudafricana del colosso tedesco. Come si trasporta l’esplosivo – La penuria di munizioni è anche penuria di esplosivi. Il mercato mondiale dei materiali energetici a scopo militare è in espansione, con previsione del raddoppio del fatturato globale nel giro dei prossimi dieci anni. L’Italia – pur rimanendo importatore netto – negli ultimi tre anni ha intensificato le proprie esportazioni, e nei primi sette mesi del 2024 l’Ucraina, mai comparsa tra i clienti, ne è divenuta il primo. La produzione e il trasporto degli esplosivi sono attività altamente pericolose. Gli stabilimenti sono sempre posti lontano dagli abitati urbani e gli spostamenti dei semilavorati e dei prodotti finiti verso i luoghi di caricamento delle munizioni sono effettuati con particolari precauzioni. Ciò nonostante gli incidenti si registrano con una certa regolarità.
November 12, 2024 / The Weapon Watch | 6a puntata: Intermediari e clienti per i droni killer israeliani
Si formano in Italia i funzionari marittimi dell’Ucraina in vista del suo ingresso nella UE e nella NATO
La Guardia Costiera italiana addestrerà a Genova e Messina il personale dell’Amministrazione marittima dell’Ucraina, in collaborazione con un Istituto Tecnico Superiore della Liguria. Lo ha reso noto il 4 novembre l’Ufficio comunicazione del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, dopo la visita ufficiale in Italia di una delegazione dell’organo istituzionale marittimo di Kiev. I funzionari ucraini sono stati ospiti dal 28 al 31 ottobre del Centro di formazione sicurezza della navigazione e trasporto marittimo “C.A. A. De Rubertis” di Genova, istituto specialistico del Corpo delle Capitanerie di porto preposto alla preparazione degli ufficiali e dei sottufficiali operanti nel campo della security marittima e portuale. La presenza in Italia dei funzionari dell’Amministrazione ucraina ha segnato l’avvio del progetto di “cooperazione” bilaterale finanziato dall’Unione Europea e denominato Institutional Support to the State Service for Maritime, Inland Waterway Transport and Shipping of Ukraine in the Implementation of the EU Acquis, Norms and Standards on Maritime Safety. Si tratta di un’iniziativa finalizzata a fornire supporto all’Ucraina nell’adeguamento delle proprie norme nazionali agli standard europei ed internazionali nel settore del trasporto marittimo. “La visita, alla quale ha partecipato il Capo dell’Amministrazione Marittima ucraina Yevhenii Ihnatenko insieme ad altri cinque funzionari, ha formalmente dato avvio ai lavori del twinning, con la sottoscrizione del work-plan per i prossimi 12 mesi ed è stata l’occasione per una conoscenza diretta del personale coinvolto”, spiega il portavoce del Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto. “Il cosiddetto twinning, o gemellaggio, già impiegato in passato in altri contesti come quello turco, è un tool unionale attraverso il quale uno Stato Membro impegna expertise e risorse a favore di un paese amico, possibile candidato ad entrare in Europa”. Il progetto di formazione del personale ucraino, finanziato dall’Unione europea con 1.500.000 euro, è stato proposto dalla Guardia Costiera in partenariato con la Fondazione Accademia della Marina Mercantile di Genova e avrà una durata di 24 mesi. Le attività vedranno impegnati i centri di formazione delle Capitanerie di Porto di Genova e di Messina oltre ad esperti della Guardia Costiera provenienti da tutta la Penisola e fornirà formazione ai funzionari ed operatori ucraini nelle materie della sicurezza della navigazione, della ricerca e soccorso e monitoraggio del traffico, delle attività di controllo dello stato di approdo e di bandiera. “Obiettivo centrale del programma è quello di assicurare l’implementazione degli obblighi internazionali dell’Ucraina nel settore del controllo dei porti e delle aree costiere, della formazione e dell’istruzione in campo navale, della protezione delle vite in mare”, si legge nel bando di gara predisposto dall’Unione europea. “Nello specifico si punterà a rafforzare le capacità della prima istituzione beneficiaria del progetto, l’Amministrazione dei servizi per il trasporto marittimo nelle acque dell’Ucraina (Shipping Administration), nello svolgimento delle attività di supervisione e controllo sulla sicurezza della navigazione; formazione e addestramento del personale marittimo (…) per garantire un adeguato livello di protezione della vita umana nelle acque del Bar Nero e del Mare di Azov nella ricerca e salvataggio nell’area marittima dell’Ucraina”. La Shipping Administration è l’organo sotto il diretto controllo del Consiglio dei ministri della Repubblica di Ucraina preposto all’implementazione delle politiche statali nel settore del trasporto e della navigazione marittima. Tra le sue principali funzioni ci sono anche quelle di avviare le indagini sulle cause di eventuali incidenti occorsi a unità navali in mare; la verifica del rispetto delle richieste legislative internazionali sulla navigazione mercantile; la gestione della sicurezza delle infrastrutture portuali e della navigazione; la prevenzione dell’inquinamento ambientale da parte delle unità navali; l’organizzazione e il controllo delle operazioni di ricerca e soccorso delle persone in pericolo in mare. La comunicazione ufficiale dell’avvio del progetto di cooperazione con l’Italia è stata data il 9 settembre 2024 da The Center for Adaptation of the Civil Service to the Standards of the European Union, il Centro istituito dal Consiglio dei ministri del governo ucraino il 14 aprile 2004 per coordinare i programmi di partnership co-finanziati dall’Unione europea e dai singoli paesi membri. “L’esecuzione di questo progetto consentirà all’Ucraina di rafforzare la sua posizione internazionale”, spiega l’istituzione governativa. “L’armonizzazione della legislazione con gli standard UE rafforzerà l’interazione con i partner europei e creerà condizioni favorevoli per lo sviluppo del commercio internazionale attraverso i porti ucraini. In particolare, l’introduzione di più alti livelli di sicurezza renderà i porti ucraini più attrattivi per le compagnie internazionali di navigazione”. “In aggiunta, il progetto contribuirà ad innalzare il livello della formazione educativa nel settore marittimo in Ucraina, in modo da preparare meglio le nuove generazioni alle professioni marittime per lavorare sia in Ucraina che all’estero, rispondendo alle più alte richieste internazionali”, aggiunge The Center for Adaptation of the Civil Service to the Standards of the European Union. “La cooperazione con l’Unione europea è un’opportunità senza precedenti per il nostro paese per sviluppare la sua industria navale, rendendola più sicura e più competitiva sul palcoscenico globale”. Ma non c’è solo l’aspirazione a entrare a far parte dell’Unione europea da parte del Centro per la gestione dei programmi di cooperazione di Kiev. Esso è infatti direttamente coinvolto nell’implementazione degli obiettivi e delle attività nel campo delle politiche di integrazione Euro-Atlantiche. “Tra le nostre finalità c’è quella di rafforzare le capacità istituzionali delle autorità governative nella cooperazione con la NATO e per accrescere il livello di competenza professionale dei funzionari civili e governativi nello sviluppo di programmi di formazione e nella preparazione di proposte per i programmi annuali nazionali sotto gli auspici della Commissione NATO-Ucraina e della Strategia di Comunicazione sull’integrazione Euro-Atlantica fino al 2025”, dichiarano i funzionari del Center for Adaptation of the Civil Service to the Standards of the European Union. “Allo stesso tempo, il Centro coordina il Programma NATO-Ucraina per lo sviluppo professionale e la formazione per gli specialisti civili nelle strutture di sicurezza e difesa, così come nella realizzazione delle riforme chiave”.  Il programma di formazione del personale dell’Amministrazione marittima dell’Ucraina che ha preso il via a Genova e Messina rappresenta un ulteriore pericoloso passo in avanti del processo di aziendalizzazione e militarizzazione delle istituzioni scolastiche ed educative italiane.mia della Marina Mercantile (A.I.M.M.) di Genova, un Istituto Tecnico Superiore (I.T.S) indirizzato all’alta formazione nel settore marittimo degli allievi ufficiali “per condurli all’acquisizione di uno specifico diploma post-secondario (tecnico superiore per la mobilità delle persone e delle merci)”. L'Accademia è nata nel 2005 come Polo Formativo IFTS (Istruzione e Formazione Tecnica Superiore) della Regione Liguria, su iniziativa della Provincia di Genova, dell’Istituto Tecnico dei trasporti e logistica “Nautico San Giorgio” e di Confitarma, “con il forte sostegno del Comando Generale delle Capitanerie di Porto”, come si legge nella scheda di presentazione della Fondazione. “L’Accademia della Marina Mercantile, con un carattere pubblico e nazionale, è una Fondazione a maggioranza pubblica, ma di diritto privato per ampliarne la partecipazione e assicurarne l’efficienza gestionale”, si aggiunge. “L’istituzione rilascia titoli del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito dell’Istruzione terziaria non universitaria, realizzando le proprie attività attraverso finanziamenti pubblici e privati e senza finalità lucrative. L’Accademia sviluppa inoltre altre attività, a favore delle imprese del cluster marittimo, sia nel campo della formazione, della progettazione, degli studi e delle ricerche”. Con un capitale sociale iniziale di 286.881 euro, per il 51% versato dalla Provincia di Genova, la Fondazione annovera tra i suoi soci  la Città Metropolitana di Genova; Confitarma; AssArmatori; l’Autorità del Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale; l’Istituto Tecnico dei Trasporti e della Logistica “Nautico San Giorgio”; RINA S.p.A.; Fincantieri S.p.A,; l’Associazione Agenti Raccomandatari – Mediatori Marittimi – Agenti Aerei; l’Associazione Industriali Provincia di Genova; FIT (Federazione Italiana Trasporti) CISL; l’Università degli Studi di Genova; il CFLI – Consorzio Formazione Logistica Intermodale; Federpesca; UCINA – Unione Cantieri Industrie Nautiche e Affini; CFP – Consorzio Formazione Polcevera; il Collegio Provinciale Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Genova. Partner della Fonazione anche l’Opera Diocesana Madonna dei Bambini “Villaggio del Ragazzo” e la Fondazione CIF Formazione con sede a Chiavari e Genova, ente di formazione professionale accreditato dalla Regione Liguria.   Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 6 novembre 2024, https://www.stampalibera.it/2024/11/06/si-formano-anche-a-messina-i-funzionari-marittimi-dellucraina-in-vista-del-suo-ingresso-nella-ue-e-nella-nato/
November 11, 2024 / Antonio Mazzeo Blog
Tre mesi di sospensione per aver criticato il ministro del demerito
  La mia incondizionata solidarietà al collega Christian Raimo, sospeso stamani per tre mesi dall'insegnamento, con una decurtazione del 50% dello stipendio, perché "reo" di aver criticato il ministro dell'Istruzione e del (de)Merito Giuseppe Valditara. Il provvedimento disciplinare è stato emesso dall'Ufficio Scolastico Regionale del Lazio per le critiche di Raimo al ministro, durante un dibattito pubblico sulla scuola. L'inaccettabile provvedimento dell'Ufficio scolastico è l'ennesima prova del processo di militarizzazione del sistema educativo italiano in atto. Proprio in questi giorni è stata lanciata una ignobile campagna stampa contro un'altra collega, Elena Nonveiller, docente del liceo Foscarini di Venezia, colpevole di aver scritto su facebook "Frecce tricolori di me...a.", in occasione del costosissimo e inquinantissimo show del reparto dell'Aeronautica Militare sui cieli del capoluogo veneto, in occasione della "ricorrenza" del 4 novembre. La docente sarebbe stata denunciata all'amministrazione dell'Istruzione che potrebbe avviare contro di lei l'ennesimo provvedimento per violazione del "codice di comportamento" dei dipendenti pubblici entratpo in vigore lo scorso anno. C'è chi auspica inoltre che la stessa venga denunciata per ilo reato di "vilipendio della Repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle forze armate", ai sensi dell'art. 290 del codice penale. Anche ad Elena Noveiller va la mia totale solidarietà e il ripudio di ogni tentativo di mettere il bavaglio a chi esprima il proprio dissenso contro la guerra e i suoi apparati di morte. Armi e strumenti di guerra, come gli addestratori della Pattuglia delle Frecce Tricolori sono la peggiore espressione di questo Paese, ben peggio della "me...a", come quanto espresso dalla collega. Personalmente serbo ancora nel cuore i crimini stragisti perpetrati dai piloti delle Frecce Tricolori: a partire dell'eccidio di Ramstein (Germania) in occasione dei un Airshow (28 agosto 1988), quando una collisioe in volo tra tre aerei della pattuglia italiana causò 70 morti e 450 feriti tra gli spettatori; per finire all'"incidente" del 16 settembre 2023 nei pressi dell'aeroporto di Torino-Caselle, quando un Aermacchi MB-339 delle "Frecce Tricolori" in esercitazione precipitò a terra investendo un auto dove viaggiava una famiglia, uccidendo sul colpo una bambina di 5 anni e ustionando i due genitori e il fratello di 15 anni. Le Frecce Tricolori sono criminali perché sperperano enormi quantità di denaro pubblico per le loro esercitazioni-evoluzioni di morte- Come se ciò non bastasse il ministero della Difesa ha dato il via all'acquisto di 20 nuovi caccia M-346 (prodotti da Leonardo SpA), di cui 15 da destinare proprio alla Pattuglia Acrobatica dell'Aeronautica Militare. Il costo unitario dell'M-346 è stimato intorno ai 20 milioni di euro..
November 7, 2024 / Antonio Mazzeo Blog
L’Italia va alla guerra: Fincantieri addestrerà forze navali del Qatar
La holding italiana Fincantieri SpA arma e addestrerà le forze navali militari dell’Emiro del Qatar. Il colosso della cantieristica nazionale e BQ Solutions, società qatariota preposta ad assicurare il supporto strategico alle forze militari e di sicurezza del Paese, hanno firmato un Memorandum d’Intesa con l’obiettivo di sviluppare programmi di istruzione e addestramento, creati sotto la guida italiana, per le Forze Navali del Qatar. A firmare l’accordo il responsabile vendite della Divisione Navi Militari di Fincantieri, Mauro Manzini, e l’amministratore delegato di BQ Solutions, Abdulrahman Darwish Fakhro, in occasione della 14ª edizione di MILIPOL Qatar, l’esposizione globale delle aziende di intelligence, sicurezza interna e anti-terrorismo, tenutasi a Doha dal 20 al 26 ottobre 2024. “Abbiamo stabilito un quadro di collaborazione grazie al quale le due società lavoreranno insieme per potenziare le capacità navali del Qatar attraverso soluzioni di formazione avanzate”, riporta l’ufficio stampa del Gruppo Fincantieri. “La nuova intesa con BQ Solutions sarà mirata a elevare la qualità e l’ampiezza dei programmi di addestramento disponibili per il personale qatariota. Le iniziative comprenderanno formazione tecnica, operativa e linguistica per dotare le forze navali del Qatar di competenze operative, tecniche e logistiche all’avanguardia”. I primi di marzo 2024 Fincantieri SpA aveva firmato un Memorandum d’Intesa quasi analogo con il Comando generale della Marina Militare del Qatar (QENF - Qatar Emiri Naval Forces) con l’obiettivo di “intavolare un dialogo che conduca a nuovi contratti per la fornitura di percorsi di formazione e addestramento all’avanguardia per il personale delle forze navali qatariote”. La firma dell’accordo tra il direttore generale Navi Militari di Fincantieri, Dario Deste, e il generale Abdulla Hassan Al-Sulaiti (Comandante delle Qatari Emiri Naval Forces) era avvenuta in occasione della Doha International Maritime Defence Exhibition & Conference - DIMDEX 2024, l’expo internazionale dei sistemi bellici navali che si tiene ogni due anni nell’Emirato. “Il Gruppo e la Marina del Qatar proseguiranno il dialogo su contenuti e modalità affinché Fincantieri possa continuare a erogare e migliorare i moduli italiani all’avanguardia in materia di formazione e addestramento con il supporto delle autorità italiane e degli altri partner nell’ambito della Difesa”, annunciavano i manager italiani. “I moduli si baseranno su un approccio formativo innovativo e sulla costante crescita delle capacità marittime della Marina del Qatar, garantendo al contempo la piena integrazione e interoperabilità con le capacità militari terrestri e aeree del Qatar e con le Marine straniere alleate”. “Dando seguito ai percorsi di addestramento già efficacemente completati in Italia da Fincantieri, focalizzati sull’operatività del Sistema di Combattimento Italiano a bordo delle navi e coerenti con gli strumenti formativi già forniti, la Marina del Qatar è interessata a implementare programmi di formazione e di addestramento allo scopo di mantenere con aggiornamenti continui le competenze acquisite internamente”, concludevano i dirigenti della holding della cantieristica. Come rilevato da Analisi Difesa, oltre alla formazione fornita agli equipaggi e ai manutentori delle basi della Marina Militare del Qatar, Fincantieri ha assunto il compito di garantire il supporto logistico integrato a lungo termine (dai 5 ai 10 anni) delle unità navali consegnate negli ultimi anni all’Emirato. Altri servizi logistici saranno forniti da Fincantieri a favore del nuovo Centro di addestramento e simulazione delle forze navali del Qatar per il mantenimento delle sue capacità operative e per la formazione del futuro personale. Il Centro è stato fornito e realizzato dalle società controllate Fincantieri NexTech e Cetena SpA (Centro di ricerca in campo marittimo), con il gruppo industriale Leonardo come fornitore e sviluppatore del simulatore del sistema di combattimento. “L’infrastruttura addestrativa del centro – scrive Analisi Difesa - comprende un simulatore di plancia e del Combat Operation Centre, due simulatori non completi rispettivamente di plancia e COC per simulare una seconda piattaforma, oltre a strutture per istruttori, nonché un numero di simulatori dedicati alla replica di piattaforme elicotteristiche per interazione con unità navali, imbarcazioni veloci, armi leggere ed operazioni navali, oltre ad aule, apparecchiature di simulazione e addestramento, il tutto integrato insieme a vantaggio di uno scenario di missione il più possibile realistico”. In occasione della kermesse delle industrie belliche navali DIMDEX 2024, il complesso militare-industriale italiano aveva schierato a Doha alcune delle sue figure di maggiore rilievo: il Sottosegretario di Stato alla Difesa Matteo Perego di Cremnago: il Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone: il Segretario Generale della Difesa e Direttore Nazionale degli Armamenti, generale Luciano Antonio Portolano; l’allora Presidente di Fincantieri SpA, generale Claudio Graziano (già Capo di Stato Maggiore delle forze armate e Presidente del Comitato Militare dell’Unione europea), tragicamente scomparso qualche mese dopo. A fare bella mostra di sé a DIMDEX 2024, nel porto di Hamad, la fregata missilistica “Federico Martinengo” della Marina Militare italiana, realizzata negli stabilimenti liguri di Fincantieri di Riva Trigoso (Genova) e Muggiano (La Spezia). “Il Gruppo italiano sta guardando a nuovi programmi per unità navali in Qatar”, sottolineava Analisi Difesa. “Le Qatar Emiri Naval Forces - QENF hanno espresso interesse per una nave di supporto logistico in grado di compiere un’ampia gamma di missioni. Nel suo portafoglio prodotti, Fincantieri ha la famiglia di LSS classe Vulcano, che oltre al rifornimento della flotta e ad altre missioni militari, può anche condurre attività di soccorso in caso di calamità e fornire aiuti umanitari grazie ad estese strutture mediche e aree modulari”. Per curare i nuovi affari e garantire l’assistenza post-vendita e i servizi in loco, la holding italiana ha dato vita alla società Fincantieri Service Middle East con sede a Doha. Un terzo Memorandum of Understanding è stato firmato da Fincantieri il 22 ottobre 2024 con Barzan Holdings (società posseduta al 100% dal Ministero della Difesa del Qatar e responsabile del potenziamento delle capacità militari delle forze armate dello Stato), per lo sviluppo congiunto del programma radar Omega360, sensore centrale per il sistema anti-drone nazionale del Qatar. Il Memorandum è stato sottoscritto a margine dell’incontro bilaterale tenutosi a Villa Pamphili a Roma tra la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e l’Emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani, in visita ufficiale in Italia. “Questo accordo sancisce la cooperazione tra le due aziende nel definire una possibile joint venture che porterà alla localizzazione della produzione in Qatar e alla fornitura di 40 unità radar Omega360; la produzione dei primi sistemi operativi è prevista entro la fine del 2026”, dichiaravano i manager di Leonardo. Ignoto l’ammontare della commessa, ma secondo alcune fonti interpellate da Analisi Difesa essa potrebbe avere un valore indicativo di un centinaio di milioni di euro per l’acquisto degli apparati radar, più le spese per il supporto tecnico-logistico, l’addestramento e la manutenzione per i quali sarà costituito in Qatar un Centro di eccellenza sempre in cooperazione con Barzan e le forze armate dell’Emirato “con l’obiettivo di potenziare la capacità tecnologica locale e promuovere lo sviluppo di soluzioni all’avanguardia per la difesa aerea”. Fincantieri descrive Omega360 come un “innovativo sistema di sorveglianza a corto raggio in grado di coprire simultaneamente e con grande accuratezza tutti i 360 gradi”. Particolarmente efficace contro micro e nano droni, grazie alla capacità di risoluzione dello spettro doppler integrata con algoritmi di intelligenza artificiale, il sistema radar garantirebbe ottime capacità di classificazione e identificazione a grande distanza dei bersagli aerei e di superficie (missili, piccole imbarcazioni, periscopi di sommergibili, micro droni e altri bersagli a ridotta segnatura radar). Omega360 è stato sviluppato presso i laboratori di Roma di Fincantieri Next Tech. Già al salone DIMDEX 2018 a Doha, Fincantieri e Barzan Holdings avevano firmato una lettera di intenti per studiare possibili forme di collaborazione negli ambiti della Coastal Defense Surveillance del Qatar. Il 24 gennaio 2020 i due gruppi avevano poi sottoscritto un Memorandum of Understanding per “accrescere la partnership attraverso la valutazione e gli studi di nuove tecnologie e capacità” in vista dell’acquisizione di nuove unità navali di superficie e sottomarini. Quattro anni prima Fincantieri aveva ottenuto un maxi-contratto dalle Forze Armate del Qatar per la costruzione di sette navi militari e la fornitura di un ampio pacchetto di servizi di supporto, tra cui la formazione del personale, il supporto operativo e il supporto logistico integrato, l’addestramento tecnico per manutentori di base, ecc.. Il programma del valore di quasi 4 miliardi di euro prevedeva nello specifico la fornitura di quattro corvette, una nave anfibia (LPD – Landing Platform Dock) e due pattugliatori d’altura  (OPV – Offshore Patrol Vessel). Alla data odierna Fincantieri ha già consegnato alla Marina qatariota sei imbarcazioni da guerra; l’ultima è prevista entro la fine dell’anno. I due pattugliatori hanno una lunghezza di circa 63 metri, una larghezza di 9,2 metri, una velocità massima di 30 nodi, e possono ospitare a bordo 38 persone di equipaggio. Le corvette sono unità altamente flessibili con capacità di assolvere a molteplici compiti, che vanno dal pattugliamento con capacità di soccorso in mare al ruolo di nave combattente. Lunghe circa 107 metri e larghe 14,70 metri, possono raggiungere una velocità massima di 28 nodi ed ospitare a bordo 112 persone, diversi battelli veloci gonfiabili e un elicottero NFH90. Il 24 gennaio 2023, presso lo stabilimento Fincantieri di Palermo, si è svolta la cerimonia di varo di “Al Fulk”, l’unità anfibia LPD, alla presenza del Vice Primo Ministro e Ministro della Difesa del Qatar, H.E. Khalid bin Mohamed Al Attiyah, e del Ministro della difesa italiano, Guido Crosetto. L’imbarcazione LPD ha una lunghezza di circa 143 metri, una larghezza di 21,5 metri, una velocità di 20 nodi e può ospitare a bordo circa 550 persone. È dotata di due rampe carrabili e di un bacino interno allagabile in grado di ospitare un mezzo da sbarco che può essere dispiegato utilizzando un sistema di gru. Il ponte di volo è inoltre dimensionato per gli atterraggi e i decolli degli elicotteri NFH90. I sistemi radar, da combattimento e missilistici di tutte le unità navali consegnate al Qatar sono stati progettati e prodotti da aziende controllate dalla holding Leonardo e da Elettronica S.p.A, altra importante società italiana del comparto militare. Per il loro acquisto l’emirato ha sborsato un altro miliardo di euro circa.     Articolo pubblicato in Africa Express il 5 novembre 2024, https://www.africa-express.info/2024/11/05/litalia-va-alla-guerra-la-fincantieri-addestrera-forze-navali-del-qatar/
November 7, 2024 / Antonio Mazzeo Blog
La “sosta tecnica” della nave MedgarEvers nel porto: Messina centro logistico delle operazioni di guerra USA nel Mediterraneo
Vestiario, generi alimentari, sistemi d’arma e munizioni o diesel e combustibili per le navi da guerra e i cacciabombardieri? Cosa trasporta a bordo la nave cargo USNS Medgar Evers (T-AKE-13) della Marina Militare degli Stati Uniti d’America, approdata nella mattinata di martedì 5 novembre nel porto di Messina, a poche decine di metri di distanza dal Palazzo comunale e da Piazza Duomo? Impossibile saperlo, data la rilevanza strategico-militare delle missioni affidate ad una delle unità più grandi in forza alla Combat Logistics Force, la Forza logistica da combattimento di US Navy, prima fra tutte il rifornimento di armi e fonti energetiche alla flotta che il Pentagono ha trasferito nel Mediterraneo e nel Mar Rosso dopo lo scoppio del conflitto Hamas-Israele il 7 ottobre 2023, l’avvio delle operazioni di bombardamento USA-NATO-UE contro gli Houthi in Yemen e l’escalation bellica di Tel Aviv contro Gaza, West Bank, Libano, Siria, Yemen ed Iran. Di certo, l’ennesima conversione delle banchine portuali del centro città di Messina in avamposto bellico, con tanto di militarizzazione delle strade da parte dei mezzi dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato “a difesa” della nave cargo della Marina USA, rappresenta un inaccettabile, pericoloso e insostenibile peso per i suoi abitanti. Incomprensibile poi come le autorità civili e militari abbiano consentito la “sosta tecnica” di Medgar Evers nella città dello Stretto, nonostante gli incalcolabili rischi per l’ambiente e la sicurezza della popolazione in caso di incidente, dati i carichi ultra-pericolosi che potrebbero trovarsi nelle stive. Varata nel novembre 2011, la USNS Medgar Evers è lunga 210 metri e larga 32 metri; ha un dislocamento leggero di 25.254 tonnellate e, a pieno carico, di 44.776. L’unità può trasportare a bordo fino a 4.000 metri cubi (1.048.300 galloni) di carburante diesel per le unità da guerra e/o di combustibile JP-5 per i velivoli aerei in dotazione a US Navy. In alternativa la Medgar Evers può trasportare 6.675 tonnellate di beni vari (vestiario, cibo, ecc.). Essa è inoltre una ammunition ship, cioè una nave per il rifornimento di armi e munizioni. Nei mesi scorsi l’imbarcazione militare è stata impegnata in diverse esercitazioni aeronavali nel Mediterraneo orientale, a fianco della flotta di pronto dispiegamento USA guidata della nave d’assalto USS Baatan e di altre unità della VI Flotta. Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 6 novembre 2024, https://www.stampalibera.it/2024/11/06/foto-la-sosta-tecnica-della-nave-medgarevers-nel-porto-messina-centro-logistico-delle-operazioni-di-guerra-usa-nel-mediterraneo/?fbclid=IwY2xjawGZa25leHRuA2FlbQIxMQABHXwbaIfg-0FFrEJ93YhGAFX3LpZLwfolEcZY9g2fYPkSzZKIpOvAJ6_Bcg_aem_TkFkELqhAimYkBi8OBHCTQ
November 7, 2024 / Antonio Mazzeo Blog