Container di guerraDiamo per scontato che il quadro politico internazionale e le decisioni dei
governi, incluso quello sovranazionale di Bruxelles, si siano irreversibilmente
orientati verso l’aumento della spesa militare e in particolare verso il riarmo.
Nonostante le grandi mobilitazioni per la pace, l’enfasi sulla sicurezza e le
“politiche della paura” (degli immigrati, della disoccupazione, delle pandemie,
della criminalità, della Russia, della Cina…) dominano la comunicazione pubblica
e spingono l’“economia della guerra”. È facile dunque prevedere che nei prossimi
mesi e anni il movimento degli armamenti e delle munizioni si intensificherà in
tutte le modalità di trasporto.
Mobilitazione sindacale nel porto del Pireo, contro un container di munizioni
destinate a Israele e pronte per essere caricate sul cargo «Marla Bull»,
battente bandiera delle Isole Marshall, 18 ottobre 2024.
Secondo the Weapon Watch, l’osservatorio sulle armi nei porti europei e
mediterranei, in questo quadro si aprono prospettive nuove al ruolo di
controinformazione e di denuncia che stanno svolgendo i lavoratori della
logistica nei porti, negli aeroporti, nelle ferrovie. Molti episodi si sono già
registrati –l’ultimo nel porto greco del Pireo –,
Mobilitazione sindacale nel porto del Pireo, contro un container di munizioni
destinate a Israele e pronte per essere caricate sul cargo «Marla Bull»,
battente bandiera delle Isole Marshall, 18 ottobre 2024. soprattutto riguardanti
le navi che stanno portando munizioni verso Israele.
Nonostante tutto, le armi sono più visibili – All’aumento della produzione e
della circolazione degli armamenti corrisponde, ovviamente, una loro maggiore
visibilità. Nei centri logistici, negli hubs di smistamento sarà più facile
vedere transitare o sostare convogli di mezzi blindati, container di bombe e
munizioni, casse di materiale militare. Le autorità cercano di celare queste
catene logistiche della morte, le aziende produttrici temono il discredito e la
pubblicità negativa ma certo non rinunciano ai profitti. Fare emergere il
commercio di armamenti, rendere cosciente la cittadinanza di quello che avviene
sotto i suoi occhi è già mettere in atto una protesta non violenta contro le
guerre.
Nel nostro Manuale per weapon watcher (vedi qui) abbiamo dato alcuni
suggerimenti pratici per l’osservazione sul campo delle armi in movimento.
Qui vedremo più in dettaglio i contenitori delle munizioni, grandi e piccole, la
cui produzione è enormemente aumentata a causa dei conflitti in corso.
Contenitori di munizioni leggere – Al di sotto dei 20 mm di calibro si parla di
“munizioni leggere”. Sono il vero “carburante” dei conflitti armati, e sono uno
dei fattori critici nelle operazioni militari sul campo. Tipica merce pericolosa
(DG, dangerous good nel linguaggio professionale dei trasporti), le munizioni
devono riportare su tutti i contenitori l’etichetta a losanga arancione e la
classe di pericolosità.
Via mare, le munizioni leggere viaggiano normalmente in container, imballati in
scatole di cartone a loro volta collocate su pallet. Durante la navigazione le
norme IMO impongono di posizionare i container contenenti merci di classe 1
(esplosivi di varie sottoclassi) lontano da qualsiasi fonte potenziale di calore
o di accensione, e rispettando le norme di incompatibilità. Sebbene le munizioni
ordinarie, normalmente di classe 1.4, possano essere posizionate
indifferentemente sopra o sotto il ponte, purché in posizione “fresca”, è assai
frequente che il capitano le collochi prudentemente sul il ponte, spesso in
esterno di riga.
All’interno del container le munizioni sono normalmente collocate in pallet
forcabili, in scatole o casse sovrapponibili legate con cinghie, talvolta
avvolte in film sensibile, sempre con l’obbligo di porre le etichette arancioni
su ogni imballaggio. La portata massima di un europallet (il più utilizzato) è
1.500 kg, un container da 20 piedi porta 28 tonnellate, un High Cube da 40 piedi
26 tonnellate.
Un carico di munizioni Fiocchi sequestrato dalla Guardia costiera senegalese
sulla nave «Eolika», nel gennaio 2022. Il carico era in tre container,
contenenti vari pallet, ciascuno per un centinaio di scatole.
Sebbene la normativa internazionale sul trasporto delle merci pericolose sia in
vigore da decenni, e rappresenti un’importante tutela per gli operatori
logistici, è stata sommariamente applicata in passato, e spesso i vecchi stock
di munizioni non sono correttamente etichettati.
A sx: casse di munizioni di provenienza ucraina, collocate nei depositi militari
della Maddalena nei primi anni 2000. Su alcune casse si può leggere 7.62-T-46,
cioè cartucce cal. 7.62 con proiettile tracciante per fucili tipo Kalashnikov.
Sopra: munizioni sequestrate dai Marines americani nei depositi del partito
Bath, a Qalat Sukkar in Iraq, durante l’operazione Iraqi Freedom.
Contenitori di munizioni da artiglieria – Dalla guerra in Ucraina abbiamo
imparato che il proiettile d’artiglieria più usato è indubbiamente il calibro
155 mm, di cui l’esercito di Kiev “consuma” 200.000 pezzi al mese. Come arrivano
in prima linea le munizioni di artiglieria? Le tecniche di rifornimento delle
linee avanzate sono abbastanza semplici, e tendono a ridurre al massimo le
“rotture del carico” nel passaggio da un veicolo all’altro. Gli americani usano
il PDS Palletised Load System, gli inglesi il DROPS Demountable Rack Offload and
Pickup System. In sostanza si tratta di pianali mobili che camion specializzati
dotati di gru depositano a terra, riducendo al minimo la manipolazione del
carico.
A sx: un sistema di scarico pallettizzato con motrice Oshkosh M1075, usato dai
reparti di artiglieria dell’esercito americano. A dx: diversi imballaggi per
proiettili d’artiglieria impiegati dal US Army. In primo piano, proiettili
illuminanti da 155 mm.
Diversamente dal trasporto effettuato da operatori civili, nell’“ultimo miglio”
intervengono mezzi e personali militare, e gli imballaggi sono ridotti
all’essenziale per non ostacolare il pronto impiego delle munizioni.
Missili e siluri – Sempre più di frequente, gli operatori logistici civili
spediscono e trasportano sistemi d’arma più complessi. Prendiamo il MICA
(missile d’interception, de combat et d’autodéfense), il missile antiaereo
fabbricato dalla branca francese della società mista MBDA. Se ne sono dotati
molti paesi africani e anche la Guardia Nazionale saudita. Viene lanciato sia da
piattaforme aeree (aria-aria) che terrestri e navali (superficie-aria), in
questo caso da contenitori di lancio posti verticalmente (versione VL, vertical
launch)
Da sx verso dx: imballaggio del missile MICA, contenitore del missile di 4 m di
lunghezza, missili MICA NG (nouvelle génération) nelle due versioni IR
(autodirezione a infrarossi) e EM (autodirezione elettromagnetica).
Nei suoi tre stabilimenti italiani, MBDA produce il missile anti-nave Teseo, una
delle evoluzioni aggiornate del celebre OTOMAT, progetto degli anni Settanta di
OtoMelara e Matra la cui ultima versione (MK2/E cioè evolved) è ora in fase di
collaudo nel “poligono a mare” interforze di Salto di Quirra, in Sardegna.
Secondo quanto testimoniato dai lavoratori dell’aeroporto di
Brescia-Montichiari, missili e piattaforme OTOMAT/Teseo sono state imbarcati lo
scorso ottobre su voli commerciali con destinazione Bangladesh.
A sx: contenitore/piattaforma del missile Teseo, in lavorazione presso lo
stabilimento integrato di La Spezia-Aulla di MBDA. A dx: due tubi di lancio
OTOMAT installati a bordo della fregata venezuelana «Mariscal Sucre».
Nei suoi tre stabilimenti italiani, MBDA produce il missile anti-nave Teseo, una
delle evoluzioni aggiornate del celebre OTOMAT, progetto degli anni Settanta di
OtoMelara e Matra la cui ultima versione (MK2/E cioè evolved) è ora in fase di
collaudo nel “poligono a mare” interforze di Salto di Quirra, in Sardegna.
Secondo quanto testimoniato dai lavoratori dell’aeroporto di
Brescia-Montichiari, missili e piattaforme OTOMAT/Teseo sono state imbarcati lo
scorso ottobre su voli commerciali con destinazione Bangladesh.
A sx: un contenitore di un missile Aster viene imbarcato su una fregata FREMM.
Sopra: una sezione parziale della batteria Samp-T. Ciascuna batteria completa
costa oltre 700 di euro.
In questi mesi, si è parlato molto della fornitura all’Ucraina dei sistemi
Samp-T (sol-air moyenne portée-terrestre), i “Patriot europei” costruiti da un
consorzio a cui partecipano sia MBDA che la francese Thales, e basati sul
missile Aster 30, di cui si sta approntando la versione Block 1 NT. Si noti che
operazioni di manutenzione e di updating degli Aster si effettuano in tre
stabilimenti, in Francia e Gran Bretagna, e per l’Italia ad Aulla, a una ventina
di km da La Spezia, presso il Centro interforze munizionamento avanzato.
La versione terrestre del sistema Samp è composta da 4 lanciatori verticali
dotati di 8 missili ciascuno, un modulo radar, un modulo d’ingaggio, un modulo
di comando, un modulo di generazione elettrica, più due moduli di ricarica, in
totale si utilizzano dieci veicoli che nella versione italiana sono Iveco-Astra
8×8. L’esercito italiano ha in dotazione 5 batterie (tre dislocate in Italia,
una in Slovacchia e una in Kuwait), ma il ministro della Difesa ha recentemente
affermato di volerne acquistare altre dieci. Quella inviata in Ucraina, composta
dal moduli radar italiani e lanciatori francesi, è già stata danneggiata, e
verrà probabilmente integrata con quella in rientro dalla Slovacchia.
Veicolo speciale per il trasporto di nitroglicerina e acetato d’etile approntato
per Rheinmetall Denel Munition (RDM), filiale sudafricana del colosso tedesco.
Come si trasporta l’esplosivo – La penuria di munizioni è anche penuria di
esplosivi. Il mercato mondiale dei materiali energetici a scopo militare è in
espansione, con previsione del raddoppio del fatturato globale nel giro dei
prossimi dieci anni. L’Italia – pur rimanendo importatore netto – negli ultimi
tre anni ha intensificato le proprie esportazioni, e nei primi sette mesi del
2024 l’Ucraina, mai comparsa tra i clienti, ne è divenuta il primo.
La produzione e il trasporto degli esplosivi sono attività altamente pericolose.
Gli stabilimenti sono sempre posti lontano dagli abitati urbani e gli
spostamenti dei semilavorati e dei prodotti finiti verso i luoghi di caricamento
delle munizioni sono effettuati con particolari precauzioni. Ciò nonostante gli
incidenti si registrano con una certa regolarità.