[2025-11-26] Presidio Tribunale Processo Moussa Balde @ Tribunale di Torino
PRESIDIO TRIBUNALE PROCESSO MOUSSA BALDE Tribunale di Torino - Corso Vittorio Emanuele II, 130, 10128 Torino (mercoledì, 26 novembre 09:00) Continuano i presidi al tribunale di Torino durante le udienze del processo per la morte di Moussa Balde. Ci troviamo ore 9 per far sentire ancora la nostra presenza e per ricordare chi era Moussa e chi sono le persone e gli enti responsabili della sua morte.
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Israele: una sistematica politica di morte
Physicians for Human Rights ha da poco pubblicato il report “Death Sentence for Palestinians in Custody” che riporta 94 casi di detenuti palestinesi morti durante la detenzione da parte dello Stato sionista. Il report, documentando la tortura e la negligenza medica sullx detenutx palestinesi, indica una deliberata politica israeliana di morte nei confronti dellx detenutx palestinesi in custodia cautelare. All’indomani dell’inizio dell’ultimo cessate il fuoco, prima che la fase due del Piano Trump venisse votata all’ONU, qualche giorno prima dell’arresto della procuratrice militare israeliana Yifat Tomer-Yerushalmi per la diffusione del video di una violenza sessuale nei confronti di un detenuto palestinese a Sde Teiman, e qualche giorno dopo lo scambio di ostaggi tra Hamas e Israele, abbiamo letto qualche articolo sulle immagini dei cadaveri dei detenuti palestinesi restituiti alle famiglie nella Striscia di Gaza. I cadaveri erano irriconoscibili, e le famiglie sono state sottoposte allo strazio di dover riconoscere, in quei corpi torturati e smembrati, i loro cari, senza che Israele fornisse alcun tipo di aiuto rispetto alla loro identificazione. Al telefono con un medico di Physicians for human rights abbiamo parlato dell’introduzione della pena di morte in Israele, della trasparenza dei media nel Paese, della società israeliana. Per approfondire Il report di Physicians for Human Rights Israel Il caso dell’ex procuratrice militare israeliana Yifat Tomer-Yerushalmi https://www.bbc.com/news/articles/c2q07kd3ld6o Il supporto alle IDF dopo la diffusione della notizia delle torture ai danni di alcuni detenuti palestinesi e del video di uno stupro di gruppo a Sde Teiman
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[2025-11-22] DISCUSSIONE OPUSCOLI "Egitto paese sicuro?" e "Deportazioni" @ Radio Blackout
DISCUSSIONE OPUSCOLI "EGITTO PAESE SICURO?" E "DEPORTAZIONI" Radio Blackout - FM 105.250 - streaming http://www.radioblackout.org/streaming (sabato, 22 novembre 18:00) DISCUSSIONE sugli OPUSCOLI: - Egitto paese sicuro?Una storia paradigmatica di reclusione e deportazione dal CPR di Gradisca d'Isonzo - Deportazioni: riflessioni per attaccare gli ingranaggi del razzismo di Stato In Italia come in Egitto le persone spariscono. In Egitto vengono rapite dal regime di Al-Sisi e detenute arbitrariamente nelle carceri egiziane. Sono almeno 60mila i prigionieri politici. In Italia, invece, le persone vengono sequestrate, perché prive del documento giusto. Sono gli ostaggi della guerra ai migranti della fortezza europa, rinchiusi nei CPR e talvolta deportati. Con alcunx compagni e compagne di Trieste, Torino e della rete Campagne in Lotta che hanno preso parte alla creazione dei due opuscoli affrontiamo il tema delle deportazioni attraverso la condivisione di dati ed esperienze per tracciare possibili scenari di lotta.
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PRISONERS for PALESTINE: 6 militanti in sciopero della fame nel Regno Unito a cui si aggiunge Stecco dal carcere di Sanremo@0
Domenica 2 Novembre all’ora di colazione, nel carcere di Bronzefield nella città di Ashford a sud del Regno Unito, i primi due prigionieri in sciopero della fame di Prisoners for Palestine, Qesser Zuhrah e Amu Gib, hanno rifiutato il cibo. Questo gesto ha segnato l’inizio del primo sciopero della fame a ciclo continuo, che coinvolge un gruppo di prigionieri e prigioniere accusate di azioni dirette contro l’industria bellica inglese. Il 20 Ottobre era già stato inoltrato al Ministro dell’Interno, tramite il gruppo Prisoners for Palestine, un documento contenente le rivendicazioni delle persone in stato di arresto e l’annuncio dell’imminente sciopero. Nessuna risposta, ad oggi, è ancora pervenuta dalle autorità. Sono sei le persone attualmente in sciopero nel Regno Unito (Qesser Zuhrah, Amu Gib, Heba Muraisi, Jon Cink, THoxha e Kamran Ahmed, ad esse si è aggiunto un compagno anarchico – Luca Dolce detto Stecco – prigioniero nel carcere di Sanremo. I prigionieri sono membri rispettivamente dei gruppi denominati Filton 24 e Brize Norton 5 e sono detenuti in carcere, senza condanna, accusati di aver preso parte a due azioni distinte, rivendicate dal gruppo Palestine Action. Filton 24 è l’appellativo utilizzato per il gruppo di attivisti incarcerati per un raid di Palestine Action (riportato nel video precedente) nel centro di ricerca, sviluppo e produzione del più grande produttore di armi israeliano,  Elbit System, situato a Filton, Bristol, nell’Agosto 2024. In 6 furono arrestati sul posto, ma in seguito, mentre erano sotto custodia della polizia, sono stati nuovamente arrestati ai sensi della legislazione antiterrorismo, che ha consentito alle autorità di prolungare il periodo di detenzione. Nei mesi successivi, in una serie di raid all’alba, altri 18 attivisti ricondotti allo stesso gruppo furono arrestati, alcuni anche insieme a familiari, che furono poi rilasciati. Brize Norton, invece, è il nome del gruppo accusato di aver spruzzato vernice rosso sangue su due aerei Voyager noleggiati dalla RAF. La base di Brize Norton è quella che ha svolto funzione di hub di trasporto e rifornimento per i voli diretti alla RAF di Akrotiri a Cipro, da dove vengono inviati voli giornalieri per  lo spionaggio a Gaza.  Qui, tradotta in italiano, un audio intervista ad un’attivista di Prisoners for Palestine che racconta come si sta e si è organizzata la solidarietà per i prigionieri e le prigioniere e attraverso quali iniziative e con quali obiettivi continuerà la campagna antirepressiva nel Regno Unito. LA DICHIARAZIONE DI AMU GIB: “Sono in sciopero della fame perché il mio corpo è stato messo sotto custodia dello Stato, ma ho ancora il dovere di lottare per la libertà dall’oppressione… Come possiamo stare in prigione, aspettando che il cappio si stringa intorno al nostro collo per opporci al genocidio? Come potrei non agire, mentre i bambini vengono assassinati nella più completa impunità da uno Stato sionista genocida? Distogliere lo sguardo dagli orrori non impedirà che accadano e dobbiamo affrontare la realtà. Dovremmo forse sorridere e chiedere gentilmente la nostra clemenza a un “sistema giudiziario” fondamentalmente corrotto dal sionismo?” Attualmente ci sono 33 prigionieri detenuti in custodia cautelare nelle carceri britanniche per azioni legate alla Palestina. Da quando Palestine Action è stata dichiarata fuorilegge dal governo britannico come organizzazione “terroristica”, oltre 2000 persone sono state arrestate in Inghilterra e Galles, principalmente per aver esposto cartelli con la scritta “MI OPPONGO AL GENOCIDIO. SOSTENGO PALESTINE ACTION”. La maggior parte è stata arrestata durante le proteste di massa organizzate da Defend Our Juries. “L’incarcerazione di attivisti in base a poteri antiterrorismo non è un abuso della legge, ma piuttosto è lo scopo per cui queste leggi sono state create. L’antiterrorismo è sempre stato uno strumento per mettere a tacere il dissenso e criminalizzare coloro che sfidano la violenza dello Stato. Questo sciopero della fame mette a nudo la continuità tra il passato coloniale della Gran Bretagna e la sua attuale repressione” ha dichiarato Anas Mustapha, responsabile della difesa pubblica presso CAGE International, organizzazione che sta supportando legalmente e pubblicamente lo sciopero. Dal 2012, Elbit si è aggiudicata 25 appalti pubblici nel Regno Unito per un totale di oltre 355 milioni di sterline. Ora, il Ministero della Difesa si sta preparando a firmare un contratto da 2,7 miliardi di sterline con Elbit, che la designerebbe come “partner strategico” e che le consentirebbe di addestrare 60.000 soldati britannici ogni anno. Alla luce del ruolo svolto nel paese dall’azienda leader nella produzione bellica, tra le rivendicazioni dei prigionieri e delle prigioniere in sciopero della fame spicca la chiusura degli stabilimenti Elbit e l’oscuramento dei suoi siti. Rimandando al sito del gruppo Prisoners for Palestine e dell’organizzazione CAGE International per aggiornamenti sullo sciopero della fame e le iniziative a sostegno dei e delle prigioniere, condividiamo alcune informazioni ad integrazione e approfondimento dell’intervista.
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