[2025-12-18] CPR: COLONIALISMO E REPRESSIONE - La detenzione amministrativa dalla Palestina all'Italia @ Csoa Gabrio
CPR: COLONIALISMO E REPRESSIONE - LA DETENZIONE AMMINISTRATIVA DALLA PALESTINA ALL'ITALIA Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino (giovedì, 18 dicembre 19:30) Giovedì 18 dicembre alle ore 19.30 vi invitiamo a partecipare a un incontro di autoformazione collettiva presso il CSOA Gabrio di Torino Come Psicologia per la Palestina riconosciamo l’importanza di momenti di incontro, riflessione e confronto per costruire insieme immaginari alternativi di vita e di esistenze. Per questo vi invitiamo a queste letture aperte, per incontrarci e costruire collettivamente pensieri alternativi a quelli che ci vengono proposti negli spazi istituzionali. La tematica per questo incontro sarà: CPR e REPRESSIONE: la detenzione amministrativa dalla Palestina occupata all'Italia Se ti va, porta un contributo per la lettura! L'autoformazione è aperta a tutt*. Vi aspettiamo 🫂❤️‍🔥
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Presidi in tutti gli ospedali in solidarietà ai medici palestinesi incarcerati
Sono oltre 60 gli ospedali che si sono mobilitati in tutta Italia con flash mob e presidi per la liberazione degli oltre 90 sanitari palestinesi detenuti illegalmente nelle carceri israeliane. Un giornata organizzata in occasione della data nazionale e internazionale di mobilitazione “La sanità non si imprigiona”. Un appuntamento che fa seguito a un percorso di mobilitazione da parte dei medici e dei sanitari riuniti nella rete Digiuno per Gaza e Sanitari per Gaza e che prevede nuove iniziative, in particolare nella richiesta di boicottaggio dei medicinali TEVA. Francesco, medico per Gaza e partecipante della Freedom Flottilla ne parla ai nostri microfoni
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Tribunali e giudici di pace servi di Israele
Questa sera, con la proiezione “colpevoli di Palestina”, avremmo voluto parlare della situazione di Anan, Alì e Mansour. Avremmo voluto parlare di come lo stato italiano si pieghi ancora una volta alle richieste sioniste di vendetta verso chi ha deciso di lottare per la propria libertà. Ci troviamo, invece, costrettə ad un’altra urgenza, ad un altro attacco repressivo verso chi si espone e lotta per la Palestina nella nostra città.  Il 25 novembre Mohamed Shahin, compagno da sempre impegnato nella lotta di liberazione della Palestina, è stato arrestato e portato al CPR. Il suo successivo trasferimento in tempi brevissimi nel CPR di Caltanissetta è un attacco disciplinatorio che rieccheggia dinamiche che vanno avanti da 25 anni e che purtroppo a Torino conosciamo bene. L’uso della detenzione amministrativa si rivela ancora e sempre di più, uno strumento politico di governo delle popolazioni razzializzate, una tecnologia di controllo che interviene non quando c’è un reato, ma quando c’è un’identità, un’appartenenza, una presenza percepita come scomoda. Non è una risposta giuridica: è un dispositivo di disciplinamento in Italia come in Palestina. Il suo messaggio è chiaro e violento: se appartieni a precise comunità, i tuoi diritti non sono garantiti, ma sospendibili; non sono stabili, ma arbitrariamente revocabili. Questo non è un incidente o una deviazione, ma la funzione stessa della detenzione amministrativa nel contesto contemporaneo. Quello che osserviamo è l’uso del diritto come strumento di controllo sociale. La legge diventa selettiva, modulata a seconda del corpo che incontra, producendo esclusione, isolamento, neutralizzazione. Il diritto, lungi dall’essere un terreno neutro, si trasforma in un campo di forze attraverso cui lo Stato regola, ordina e punisce chi alza la testa e prende parola come Shahin. I CPR sono l’incarnazione materiale di questo processo. Non sono luoghi di “gestione dei flussi”, ma spazi di contenimento e punizione preventiva rivolti a soggetti già vulnerabilizzati. Operano dentro una logica di razzismo istituzionale, un razzismo che non ha più bisogno di gridare slogan perché è stabilizzato da norme, decreti e dispositivi burocratici che governano la mobilità e la vita delle persone migranti. È un razzismo che funziona per sottrazione: sottrazione di libertà, di tempo, di dignità, di visibilità pubblica. È un razzismo che produce corpi “detenibili”, corpi per cui la privazione della libertà diventa sempre possibile, sempre giustificabile. Denunciare i CPR significa allora denunciare la logica che li rende necessari: la costruzione del capro espiatorio, la produzione politica della paura, la trasformazione della sicurezza in un linguaggio che serve non a proteggere ma a disciplinare. La sicurezza diventa l’alibi attraverso cui si giustifica la compressione dei diritti fondamentali di intere comunità, trasformate in bersaglio di sospetto generalizzato. I CPR non sono un fallimento del sistema: sono il sistema. Sono il punto in cui si manifesta senza maschere l’obiettivo della detenzione amministrativa: governare attraverso l’esclusione, controllare attraverso la punizione, costruire attraverso la razzializzazione una parte della popolazione come minaccia o eccedenza. Il caso di Mohamed Shahin si inscrive perfettamente in questa stessa logica. La sua vicenda non è un’eccezione, né un episodio isolato: è un esempio emblematico di come la detenzione amministrativa venga utilizzata come strumento politico di punizione e disciplina. Questo caso rivela con estrema chiarezza il funzionamento dei CPR come istituzioni di governamento differenziale delle popolazioni. Qui il diritto non viene applicato in modo uniforme, ma tradotto in un regime di eccezione permanente che si attiva su base razziale, religiosa, culturale ed è pronto ad essere attivato, come abbiamo visto in questi giorni, anche su base politica. Non è la persona ad essere giudicata, ma il suo profilo razzializzato. Non è il fatto a essere valutato, ma la sua posizione dentro rapporti di potere che vedono alcune comunità come radicalmente esposte alla sospensione dei diritti. Questo episodio mostra anche un’altra dinamica cruciale: la punizione politica del sostegno alla Palestina. In questo contesto, la detenzione amministrativa diventa uno strumento attraverso cui lo Stato non interviene sul piano del diritto, ma su quello dell’allineamento ideologico. Non si tratta di un giudizio sui fatti, ma di una risposta a una presa di posizione politica. E il CPR diventa così l’estremità violenta di un processo di sorveglianza ideologica che usa l’apparato amministrativo per colpire il dissenso. Per questo e non solo, nella giornata di sciopero di domani porteremo la nostra solidarietà ai detenuti del CPR di Torino, prima di raggiungere in bici il corteo in Piazza XVIII Dicembre. Ci vediamo alle 9.30 in Corso Brunelleschi e torneremo ancora questa domenica di fronte al CPR in corso Brunelleschi alle 15.00. FREE SHAHIN! ABOLIAMO I CPR! FREE PALESTINE!
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RAPPRESAGLIA REPRESSIVA – AHMAD SALEM E IL “TERRORISMO DELLA PAROLA” – PRISONERS FOR PALESTINE@1
Estratti dalla puntata del 24 novembre 2025 di Bello Come Una Prigione Che Brucia RAPPRESAGLIA REPRESSIVA CONTRO LE MOBILITAZIONI DI PIAZZA Dopo la perturbazione delle relazioni di forza rappresentata dalle manifestazioni oceaniche per la Palestina tra settembre e ottobre 2025, gli apparati securitari dello Stato (procure, questure, DDA, ecc.) ricorrono alla rappresaglia. Con una certa sincronia si dispiegano operazioni repressive tra Catania, Cagliari e Brescia, tese a colpire chi si è mobilitato negli ultimi mesi contro il DDL Sicurezza, il Genocidio di Gaza, la militarizzazione e l’industria bellica. A queste si aggiunge l’accanimento, tanto su un piano muscolare quanto sanzionatorio, contro le realtà studentesche conflittuali a Torino. AHMAD SALEM E L’ELASTICITÀ DEL “TERRORISMO DELLA PAROLA” Grazie al contributo di una compagna cerchiamo di approfondire la storia di Ahmad Salem: giovane palestinese colpito dalla repressione in Italia. Appelli alla mobilitazione contro il Genocidio diventano istigazione, filmati pubblici di azioni della resistenza palestinese si configurano come “auto-addestramento”. Se per il caso di Anan, Ali e Mansour risulta evidente il controllo israeliano sull’apparato inquisitorio italiano, nella vicenda di Ahmad si delineano in particolar modo la volontà comprimere l’agibilità politica di pezzi di popolazione, di stabilire la loro vulnerabilità di fronte a categorie repressive come quella del “terrorismo”, di sperimentare l’elasticità delle norme contenute nell’ultimo Pacchetto Sicurezza (ex DDL 1660) a questo scopo. / / A questo proposito segnaliamo l’arresto e l’attivazione delle procedure per la deportazione dell’imam di Torino Mohamed Shahin AGGIORNAMENTI DA PRISONERS FOR PALESTINE Silenzio stampa, censura impermeabile dei media di regime. La meschinità delle guardie per cercare di rompere lo sciopero. Mentre prigioniere e prigionieri di Palestine Action entrano nella quarta settimana di sciopero della fame ricevono la solidarietà di chi è stato rinchiuso nelle carceri israeliane. / / Nel frattempo apprendiamo che le condizioni di salute di Kamran Ahmed si sono deteriorate ed è stato ricoverato in ospedale il 25 novembre 2025
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bello come una prigione che brucia
ddl 1660
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[2025-11-26] Presidio Tribunale Processo Moussa Balde @ Tribunale di Torino
PRESIDIO TRIBUNALE PROCESSO MOUSSA BALDE Tribunale di Torino - Corso Vittorio Emanuele II, 130, 10128 Torino (mercoledì, 26 novembre 09:00) Continuano i presidi al tribunale di Torino durante le udienze del processo per la morte di Moussa Balde. Ci troviamo ore 9 per far sentire ancora la nostra presenza e per ricordare chi era Moussa e chi sono le persone e gli enti responsabili della sua morte.
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