GABRIO PER TUTTꞫ, AMIANTO PER NESSUN@
Rispolveriamo un vecchio, ma sempre valido slogan per dare qualche aggiornamento sulla questione amianto al Gabrio, anche perché spesso tanto viene detto e riportato da giornali e/o pseudo politici senza alcuna cognizione di causa. Nella scuola occupata di via Millio c’è da sempre l’amianto, come nella maggior parte dell’edilizia degli anni ’70 di Torino e non solo. Una volta emersa la questione nel 1997 e fino al suo funzionamento, il Comune si è occupato di alcuni lavori di messa in sicurezza e di un piano di gestione e controllo. Quando la scuola nel 2013 è stata occupata, con estrema attenzione è stata ripresa la documentazione pubblica esistente, messa in sicurezza la struttura e prodotto un documento pubblico di (auto)gestione dello stabile¹. In fondo, il nostro collettivo ha sempre dovuto fare i conti con la presenza dell’amianto²: anche nella precedente occupazione di via Revello ci siamo presi cura e messo in sicurezza un edificio che lo conteneva e abbiamo dovuto sopportare gli attacchi di una certa politica pronta a gridare allo scandalo mentre copre chi ha lucrato per anni sull’amianto ben conoscendone i danni per la salute. A dicembre 2024 abbiamo deciso di fare un controllo approfondito sullo stato dell’amianto nella struttura: non c’era un’urgenza particolare, ma dall’occupazione abbiamo seguito il documento e le indicazioni di espert*, anche perché l’ultima era stata effettuata nel 2012. Con ingegneri specializzati abbiamo revisionato il piano di Manutenzione e Controllo, effettuato sopralluoghi in tutte le aree in cui è presente l’amianto e fatto diversi campionamenti professionali dell’aria per verificare se ci fosse dispersione di fibre di amianto. I risultati³ hanno evidenziato che:  * non c’è nessuna dispersione di fibre di amianto; * i manufatti che contengono amianto sono in sicurezza; * come evidenziato dai tecnici, la manutenzione e il controllo dell’amianto portato avanti dal collettivo è stato efficace per garantire la salute di chi frequenta e di chi abita le aree circostanti. Insomma L’AMIANTO AL GABRIO C’È, MA È SOTTO CONTROLLO E IN SICUREZZA. Questo si aggiunge ai fatti che dimostrano come la capacità di autogestire un luogo sottratto all’abbandono sia concreta.  Cercare di creare un luogo in primis sicuro per chi lo frequenta o ci vive vicino è sempre una nostra priorità, per questo abbiamo autofinanziato delle costosissime analisi specialistiche e abbiamo speso e spendiamo altrettante ore nella manutenzione fisica del Gabrio. In un contesto in cui in nome del profitto e della speculazione anche le città sono sempre più riempite di vecchie e nuove nocività, tra PFAS trovati nelle acque, polveri sottili e depositi di smarino che si decidono di costruire vicino a grandi centri abitati come a Susa, per noi le priorità continuano ad essere altre: la messa in sicurezza dei territori e il prendersi cura delle comunità che li vive. Continueremo a fare la nostra parte anche dal 42 di Via Millio. CSOA GABRIO Note ¹ Piano di Manutenzione e Controllo – CSOA Gabrio ² Campagna I Love Gabrio ³ RELAZIONE_MISURE_AMIANTO_GABRIO_2024_25
occupazione
Comunicati
I Love Gabrio
Zona San Paolo
comunicato
RECLUSI DEL CPR DI TORINO IN SCIOPERO DELLA FAME
Dal 21 Novembre molti prigionieri del CPR sono in sciopero della fame per pretendere la libertà. Dopo due giorni di sciopero della fame, di fronte all’indifferenza continua dell’ente gestore, nella serata di sabato due persone sono salite sul tetto. Una delle due è svenuta, l’altra è caduta su una rete messa lì dai vigili del fuoco. Entrambi sono stati portati al pronto soccorso, per poi essere poco dopo riportati nel CPR.  In questi ultimi mesi, sono stati numerosi i casi di persone recluse finite in ospedale e, anche se con lesioni gravissime, rispedite al CPR senza essere state curate – tramite la riconferma dell’idoneità alla detenzione da parte dei sanitari. L’ASL continua ad essere responsabile delle torture dentro il CPR, validando le detenzioni e delegando a Sanitalia la presa in carico sanitaria, nonché la decisione di chi rilasciare e chi no in modo del tutto arbitrario. Sanitalia in questi giorni si è rifiutata di interloquire con i detenuti in sciopero della fame, e i detenuti lamentano di non aver accesso a visite mediche e medicinali specifici. Al momento, sono tre le aree del CPR ad essere aperte – blu, verde e gialla – e a causa del sovraffollamento, alcune persone sono costrette a dormire per terra, anche nella mensa. Inoltre, manca il riscaldamento e si muore di freddo e alcuni detenuti riportano patologie gravi e del tutto ignorate. Alle rivendicazioni portate avanti dai reclusi le forze dell’ordine rispondono con pestaggi e trasferimenti al carcere delle Vallette. Di fronte alla lotta disperata di chi saliva sul tetto sabato sera, la risposta è stata un dispiegamento di poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili del fuoco schierati, con scudi e manganelli.  Abbiamo chiesto a una compagna dell’assemblea No Cpr Torino di aggiornarci sulla situazione all’interno del Centro di Corso Brunelleschi.
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25 NOVEMBRE, BLOCCHIAMO TUTTO
La guerra, il genocidio e la violenza patriarcale sono unite dallo stesso filo, un filo rosso che ci vuole impaurit3, ricattabili, vittime sacrificabili, chius3 nei confini dei ruoli di genere tradizionali. Per questo, il 25 novembre sono stati indetti appuntamenti contro la violenza patriarcale in quasi tutte le città d’Italia. A Torino, gli appuntamenti sono due, alle 18.30 in Piazza Carlo Felice e alle 17 pre concentramento a Palazzo Nuovo, ma tutto il giorno sono previste iniziative, per rimanere aggiornat3, ascoltate la radio e seguite le pagine social di NUDM Torino. Abbiamo ricordato al telefono con Maria, di NUDM Torino, gli appuntamenti cittadini e fatto alcune riflessioni in vista di domani. Tutt3 in piazza!
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[2025-12-05] Hackrocchio 2025 @ Mezcal Squat
HACKROCCHIO 2025 Mezcal Squat - Parco della Certosa Irreale - Collegno (TO) (venerdì, 5 dicembre 16:00) Hackrocchio 2025 https://hackrocchio.org/ Un hackrocchio? ma cos'è? Boh, qua a Torino diciamo Tacun, ma in inglese dicono una patch, lo italianizziamo con patchare, ma dai si capisce quando si dice hackrocchio!? No?? Per quanto instabili i nostri hackrocchi funzionano! Riusciamo a stamparli, a crearli e a distribuirli perche' crediamo nell'autogestione sui nostri corpi, sulla tecnologia che ci circonda e crediamo che tutto parta dalla condivisione. Questo mondo non ci fa paura e lo vogliamo hackerare! Sara' una tre giorni di Ascolto, Condivisione, Accrocchiamenti e Barbatrucchi La contaminazione è garantita, diamo spazio alla condivisione di saperi e riprendiamoci i nostri spazi. Per info e ospitalità https://hackrocchio.org/info/
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[2025-11-25] CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE E LA VIOLENZA DI GENERE @ piazza Carlo Felice - di fronte a Porta Nuova
CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE E LA VIOLENZA DI GENERE piazza Carlo Felice - di fronte a Porta Nuova - piazza carlo felice (martedì, 25 novembre 18:30) CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE E LA VIOLENZA DI GENERE, IL 25 NOVEMBRE BLOCCHIAMO TUTTO! La guerra, il genocidio e la violenza patriarcale sono unite dallo stesso filo, un filo rosso che ci vuole impaurit3, ricattabili, vittime sacrificabili, chius3 nei confini dei ruoli di genere tradizionali. Non ci stiamo, per questo scendiamo in piazza, non vogliamo contarci da mort3, ci vogliamo viv3! https://www.facebook.com/nonunadimenotorino
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“No Meloni day” a Torino, blocchi, cariche e un arresto
Contro l’escalation bellica e i tagli alle scuole e alle università, e in solidarietà con la Palestina, venerdì, è stata una giornata di lotta e sciopero studentesco in decine di città italiane, organizzato da collettivi studenteschi e dal movimento Fridays For Future, per denunciare anche “una situazione drammatica per la scuola, con investimenti a pioggia nell’economia bellica e poco o nulla per formazione, istruzione, cultura”. La giornata di mobilitazione di venerdì è stata anche definita come “No Meloni Day”, con il blocco non solo di scuole, ma anche di Università, con scioperi, presidi e manifestazioni. Ieri, domenica, all’alba gli agenti della Digos di Torino hanno fatto irruzione a casa di uno studente diciottenne, attivista dei collettivi studenteschi torinesi, che è stato arrestato e posto agli arresti domiciliari. Stamattina comparirà davanti al giudice per il processo per direttissima. L’operazione è stata eseguita in flagranza differita, una procedura che permette l’arresto anche a distanza di ore dal fatto. La reazione del mondo studentesco non si è fatta attendere, con un comunicato di diffuso ieri e che riportiamo per intero e diversi appuntamenti: oggi alle ore 16 davanti alla Prefettura in Piazza castello, domani alle ore 18, appuntamento a Palazzo Nuovo per l’assembea pubblica di Torino per Gaza e il 28 novembre, giornata di sciopero generale. Abbiamo chiesto a uno studente del collettivo del liceo Einstein di raccontarci la giornata di venerdì e di darci più informazioni rispetto all’arresto di ieri e ai prossimi appuntamenti. Di seguito, il comunicato uscito ieri dal Collettivo Gioberti di Torino, Assemblea studentesca e KSA Torino a seguito dell’arresto in flagranza differita nei confronti di Omar, uno studente del liceo Gioberti che ha partecipato alla manifestazione studentesca di venerdì 14 novembre. Stamattina, domenica 16 novembre, la polizia è piombata in casa di uno studente appena diciottenne, portandolo in questura per poi metterlo ai domiciliari, impedendogli categoricamente di andare a scuola nei prossimi giorni, il suo processo è fissato per domani in direttissima e non gli sono neanche stati consegnati gli atti per preparare la difesa, che invece che in mesi dovrà essere preparata in ore. Omar non è che uno studente, un compagno di scuola e di lotta, un coetaneo che la polizia ha deciso di individuare come soggetto su cui accanirsi violentemente per colpire ed intimidire tutti coloro che hanno preso parte allo sciopero di venerdì 14 novembre. È evidente infatti, che quest’azione miri a rompere l’unità e la coesione studentesca andatasi a creare dopo mesi di mobilitazioni e occupazioni che hanno visto protagoniste più di quaranta scuole Torinesi, nel tentativo di spaventare lə innumerevoli studentə che si sono viste protagoniste delle piazza di venerdì e provando a sminuire le azioni che sono state fatte a seguito di decisioni COLLETTIVE, riducendole ad un atto dislocato e facendone gravare le conseguenze su una singola persona. In una giornata che ha visto un grande coinvolgimento da parte delle scuole, la risposta da parte delle forze dell’ordine non è stata che violenta, prima a Porta Nuova e in un secondo tempo a Città Metropolitana, luogo in cui ci siamo diretti per portare ancora un volta alla luce le gravi mancanze a livello strutturale e finanziario nell’istituzione scolastica, situazioni di disagio per cui lə studentə hanno bloccato le scuole dimostrando, come al liceo Lagrange, che nel momento in cui si fa pressione i fondi per ristrutturare le scuole magicamente compaiono. Alla città metropolitana c’eravamo tutte e rivendichiamo collettivamente ciò che invece la questura di Torino affilia ad una sola persona, e ricordiamo che i famosi scontri per i quali viene accusato Omar sono partiti dopo che la polizia ha chiuso uno studente in uno stanzino e gli ha spaccato la testa, prendendolo in ostaggio. Del resto, questo modus operandi non ci è nuovo. è un copione già scritto infatti, quello in cui le dimensioni di scontro di piazza collettive vengano depoliticizzate e ridotte a meri atti di violenza imputabili a singole soggettività, unico modo per legittimare la repressione su chi lotta contro gli sporchi interessi governativi, contro una scuola asservita alla conversione bellica, contro al taglio sempre crescente di fondi al welfare pubblico in favore del suprematismo occidentale a suon di bombe. Siamo indignati, incazzati, ma non così sorpresi da queste dinamiche repressive, infantili e quasi di ripicca da parte del governo, che si vede messo all’angolo dai giovani ormai esasperati che non si tirano indietro nel mostrare il loro dissenso ad un governo complice che giorno dopo giorno mette sempre più da parte la scuola, preparandosi a tagliare 600 milioni di euro dall’istruzione per investirli nell’industria bellica. Ma non basteranno i manganelli a farci abbassare la testa. Siamo tenaci, furiosi e non abbiamo paura di alzare la voce continuando a bloccare tutto per un futuro diverso,per un mondo nuovo. In piazza con Omar c’eravamo tutti. Non era da solo, e per quanto possano provare a confinarlo in casa e ad isolarlo non lo sarà nemmeno ora. Non gliela daremo vinta, la lotta è appena iniziata, torniamo nelle nostre scuole, alziamo la voce,disertiamo le lezioni, blocchiamo tutto, prendiamoci gli spazi scolastici che in quanto studenti ci appartengono e dimostriamo che gli studenti sono una collettività unita a cui i loro sporchi giochi di potere di divisione e repressione delle lotte Omar ha il diritto di andare a scuola esattamente come tutti noi. Se non lo potrà fare lui, non lo farà nessuno. Omar libero subito
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[2025-11-18] Assemblea popolare @ Palazzo Nuovo
ASSEMBLEA POPOLARE Palazzo Nuovo - Via Sant'Ottavio 20 a Torino (martedì, 18 novembre 18:00) Martedì 18 novembre Ore 18:00 - Palazzo Nuovo Assemblea popolare Da quasi due mesi l’Italia sta dimostrando un’incredibile volontà di lottare e opporsi al sistema vigente fatto di violenza, di morte e di guerra che permette a un genocidio di proseguire sotto gli occhi di tuttx. Abbiamo visto un movimento popolare capace di unire lotte che vogliono separate, bloccando l'intero paese il 22 settembre e il 3 ottobre. Da ogni parte della Terra si è detto “facciamo come in Italia”, il popolo palestinese stesso ci ha ringraziato per aver messo in campo l’unica cosa che ostacola il genocidio: il blocco delle armi e della filiera bellica. https://www.facebook.com/torino.per.gaza
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[2025-11-25] Sabotiamo guerre e patriarcato @ piazza Carlo Felice - di fronte a Porta Nuova
SABOTIAMO GUERRE E PATRIARCATO piazza Carlo Felice - di fronte a Porta Nuova - piazza carlo felice (martedì, 25 novembre 18:30) 📍Lunedì 24 “Perché contare i femminicidi è un atto politico” Dibattito a partire dal libro di Donata Columbro. Dialogheremo con l’autrice e con l’Osservatorio Femminicidi, Lesbicidi, Transcidi di Non una di Meno h 21 - Centro Studi Sereno Regis, Via Garibaldi 13 📍Sabato 22 - Corteo nazionale a Roma Contro la violenza maschile sulle donne e le violenze di genere - Sabotiamo guerre e patriarcato ore 14.30 Piazza della Repubblica, Roma 📍Martedì 25 - MOBILITAZIONE CITTADINA A TORINO ore 18.30 Porta Nuova - Pza Carlo Felice Juntes somos más fuertes! 💜🔥 https://www.facebook.com/nonunadimenotorino
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Comportamenti delle guardie a Torino #8. I piantoni della stazione ferroviaria
(collage di stefania spinelli) Dall’ultima primavera ci sono i tornelli alla stazione di Porta Nuova. I viaggiatori, per accedere ai binari, devono presentare il biglietto agli operatori di guardia, oppure sono tenuti a mostrare il codice del loro titolo di viaggio a una macchina automatica. I varchi sono presidiati da uomini con la divisa di Fs Security, la società di Ferrovie dello Stato dedicata a garantire la sicurezza in stazione e sui treni. Hanno i giubbotti blu, le insegne di Ferrovie dello Stato sulla schiena e non portano armi. Insieme a loro ci sono anche guardie private con divise blu scuro, pantaloni stretti e pistola nella fondina; portano il logo di Securitalia sul petto. I guardiani attendono eretti accanto ai varchi, attorno le persone corrono, trascinano valigie, fissano i tabelloni delle partenze. Si vede un bar con una vetrata che s’affaccia sui binari, un cuboide di vetro dove su scaffali rosa si vendono borse e braccialetti. Di fronte un negozio di cosmetici con le pareti ancora rosa. È il tardo pomeriggio d’un giorno lavorativo di settembre, Said è stato dal dentista a Torino e deve prendere in fretta il treno per tornare al suo paese nella provincia di Biella. Il treno parte fra cinque minuti, Said non ha tempo di acquistare il biglietto. Raggiunge una guardia di Fs e chiede di passare oltre il varco, vuole pagare in carrozza e tiene la carta di credito fra le dita. Il piantone lo guarda dritto negli occhi, in modo aggressivo, si erge eretto e rigido e fa segno di andare via. Said raggiunge le biglietterie automatiche, ma è troppo tardi per stampare il biglietto giusto. Ora digita i suoi dati e richiede il titolo di viaggio per l’ora dopo, anche se il treno scelto lo porterà in un paese che dista diversi chilometri da casa sua. Said si dirige verso l’uscita di via Sacchi per comprare un panino al primo bar sotto i portici. Mentre esce, alza il braccio e mostra alla guardia il biglietto. La guardia di Fs Security raggiunge Said e chiede: «Cosa vuoi? Cosa vuoi?»; poi mette una mano sul braccio del viaggiatore. Said prova a divincolarsi e zac, tutto accade in due, tre secondi, zac, la guardia colpisce duro il suo zigomo. Said è confuso, prende il telefono per chiamare la polizia ma non riesce a digitare il numero. Ora è circondato da altre guardie dei tornelli. L’uomo di Fs Security è tornato al suo posto, ma un suo collega intima a Said di non muoversi. Arrivano gli agenti di polizia: uno va dall’aggressore, quattro invece stanno attorno a Said. Gli agenti sono sbrigativi e gli chiedono: «Da dove vieni? Cosa fai qui? Documenti». L’uomo si muove a rilento, ma trova il permesso di soggiorno e lo porge. Said mostra la guardia violenta. «Non indicarlo, parla con noi!», dicono i poliziotti. A stento Said riesce a raccontare la sua storia, sembra che gli agenti non vogliano ascoltarlo, o non siano interessati. Un poliziotto lo interrompe, poi un secondo, ancora un terzo. Aumenta la confusione e Said fa fatica a parlare, incalzato dalle domande: «Hai capito? Hai capito?». L’uomo non sta bene e qualcuno ha chiamato l’ambulanza. «Vuoi fare denuncia o vai al pronto soccorso?», chiede il primo agente. Said vorrebbe prima fare denuncia, poi andare in ospedale. «No, no», dicono gli agenti mentre si allontanano. Said sale sull’ambulanza, disposto a trascorrere la notte in pronto soccorso per un referto redatto al sorgere dell’alba. (dora griot) *  *  * Gli altri episodi si trovano qui
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[2025-11-11] Assemblea cittadina di Torino per Gaza! @ Comala
ASSEMBLEA CITTADINA DI TORINO PER GAZA! Comala - corso Francesco Ferrucci 65/a, 10137 Torino (martedì, 11 novembre 18:00) Anche questo martedì, 11 novembre, come tutte le settimane vi invitiamo all'assemblea cittadina di Torino per Gaza! Questa settimana sarà presso lo spazio Comala, in Corso Ferrucci 65/A, alle ore 18:00! https://www.facebook.com/torino.per.gaza
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Torino. Armi e mercanti di morte
Era la capitale dell’auto. L’industria automobilistica era indicata tra le eccellenze cittadine nei cartelli di ingresso alla città. La lenta ma inesorabile fuga della Fiat ne ha decretato la decadenza e l’impoverimento. Torino negli ultimi decenni è stata attraversata da due processi trasformativi paralleli: la città/vetrina e la città delle armi. La città/vetrina è il fulcro della narrazione pubblica, il fiore all’occhiello delle amministrazioni cittadine, che, attraverso interventi di rigenerazione escludente hanno cambiato il volto della città, arricchendo il centro ma rendendo sempre più povere le periferie, frantumate dalla gentrification e da un sempre più asfissiante controllo poliziesco. La città delle armi è invece cresciuta in sordina, senza rumore, senza grandi annunci. La grande scommessa sull’industria armiera, fatta in modo unanime da tutti i centri di potere politico ed economico viene nascosta tra satelliti ed esplorazioni spaziali. Torino è uno dei centri dell’industria bellica aerospaziale del nostro paese. Settima nel mondo e quarta in Europa, con un giro d’affari di oltre 16.4 miliardi di euro, 47.274 addetti l’industria aerospaziale è un enorme business di morte. Si tratta di un settore, che nonostante qualche difficoltà nelle supply chain, le catene di approvvigionamento, è destinato a crescere grazie alle potenti dinamiche di warfare degli ultimi anni. Il settore delle armi è il cavallo di battaglia sul quale scommettono le amministrazioni locali e l’imprenditoria subalpina. Il progetto di Città dell’Aerospazio e l’approdo in città di un acceleratore di innovazione della NATO ne sono l’indicatore più chiaro. Il declino del settore dell’automotive ha innescato un processo di riconversione che si è indirizzato verso l’industria bellica. Il passaggio da 20 a 35mila addetti non ha aumentato l’occupazione, ma è frutto del travaso dall’industria dell’auto a quella delle armi. Un esempio tra i tanti: la LMA Aerospace Technology, azienda di media grandezza di Pianezza nell’hinterland torinese, nata nel 1970 come tassello del grande indotto Fiat, è risorta a nuovi fasti, specializzandosi nella componentistica per il settore aerospaziale civile e militare. La nascita, nel 2019, del Distretto Aerospaziale Piemontese ha segnato un’accelerazione per l’industria bellica nella nostra regione. Il Distretto Aerospaziale Piemontese è un think tank che svolge un compito di promozione, coordinamento ed affiancamento delle attività delle industrie del settore. Sino alla sua promozione a ministro della Difesa il DAP era guidato da Guido Crosetto: oggi al suo posto c’è Fulvia Quagliotti che ne ha ricalcato le orme. Per cogliere l’importanza di questo organismo di governance è sufficiente dare un’occhiata alla lista dei soci del DAP, in cui spiccano attori politici, industriali e poli della ricerca e della formazione. Nel consiglio direttivo del DAP, oltre alla presidente Quagliotti, designata dalla Regione Piemonte, i due vicepresidenti e gli altri membri sono stati indicati da industrie del settore, associazioni industriali e universitarie. A Torino, ogni due anni si tiene l’Aerospace and defense meetings, che quest’anno arriva alla decima edizione. La convention si svolgerà dal 2 al 4 dicembre, come di consueto negli spazi dell’Oval Ligotto. centro congressi facente parte delle strutture nate sulle ceneri del complesso industriale dell’ex Fiat. La mostra-mercato è un evento chiuso riservato agli addetti ai lavori: fabbriche del settore, esponenti delle forze armate, organizzazioni internazionali, rappresentanti dei governi e compagnie di contractor. All’edizione del 2023 hanno partecipato 400 aziende, 1400 tra acquirenti, venditori e rappresentanti di governi. Tra gli sponsor ospiti del meeting spiccano la Regione Piemonte e la Camera di Commercio. Il vero fulcro della convention sono gli incontri bilaterali per stringere accordi di cooperazione e vendita: nel 2021 ce ne furono oltre 7.500, due anni fa sono saliti a 9.000. All’Oval vengono allestiti alveari di uffici, dove sono sono sottoscritti accordi commerciali per le armi che distruggono intere città, massacrano civili, avvelenano terre e fiumi. L’industria aerospaziale produce cacciabombardieri, missili balistici, sistemi di controllo satellitare, elicotteri da combattimento, droni armati per azioni a distanza. All’Aerospace and defense meetings si giocano partite mortali per milioni di persone in ogni dove. Buona parte delle aziende italiane dell’aerospazio si trova in Piemonte. I settori produttivi sono strettamente connessi con le università, in primis il Politecnico, e altri settori della formazione. In Piemonte, ci sono ben cinque attori internazionali di primo piano: Leonardo, Avio Aero, Collins Aerospace, Thales Alenia Space, ALTEC. Gran parte delle industrie mondiali di prima grandezza hanno partecipato all’ultima biennale dell’aerospazio: Airbus, Avic, Aernnova Aerospace, Boeing, Comac, Dell, Embraer, IHI Corporation, Lockheed Martin, Mahindra Aerostuctures, MBDA, Mitsubishi, Nanoracks Europe, Nikon, Northrop Grumman, SAAB, Poeton Polska, SKF Industrie, Superjet International, Tei-Tusas Engine Industries. Erano presenti tutti i 7 cluster aerospaziali italiani: la Lombardia, la Campania, il Lazio, l’Umbria, la Puglia e il Veneto e il Piemonte, la cui delegazione era la più ampia con 75 imprese e 11 startup. La Città dell’aerospazio, un centro di eccellenza per l’industria bellica aerospaziale promosso dal colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino, sorgerà tra corso Francia e corso Marche, in un’area industriale dismessa da anni, dopo il trasferimento dei settori produttivi nello stabilimento di Caselle Torinese. Un luogo perfetto, che si incastona tra gli uffici di Leonardo e gli stabilimenti Altec e Thales Alenia. Leonardo punta sull’innovazione tecnologica, sulla ricerca e sul rinnovamento dei siti produttivi. La campagna di informazione e lotta fatta negli ultimi anni dall’Assemblea Antimilitarista è riuscita a far emergere dall’opacità un progetto che mira a trasformare la nostra città in polo ad alta tecnologia per lo sviluppo dell’industria bellica. Il focus della ricerca è il miglioramento dell’efficienza dei micidiali strumenti già oggi capaci di distruggere il pianeta. Gli attori istituzionali, in primis la Regione Piemonte, ed i rappresentanti delle principali industrie hanno provato a minimizzare la vocazione squisitamente bellica della Città dell’Aerospazio. Ma non saranno certo le nebbie del “dual use” (militare e civile) o l’immaginario dei viaggi spaziali a nascondere la realtà. Lo dimostrano le dichiarazioni di Marco Zoff, capo divisione velivoli di Leonardo: «Siamo qui per condividere una ambizione, vogliamo portare in questi spazi la ricerca e lo sviluppo di alcuni dei programmi industriali nei quali Leonardo è impegnato, l’Eurodrone, le tecnologie dei sistemi senza pilota e il caccia del futuro. Per farlo abbiamo bisogno di uno spazio dove fare ricerca e sviluppo e questo della Città dell’aerospazio è un tassello fondamentale sulla strada che ci porterà a sviluppare nuovi progetti su questo territorio». Nell’ottobre del 2022 Leonardo ha ceduto in comodato d’uso al Politecnico gli spazi della palazzina 37 dell’ex Alenia. Una foglia di fico per salvare la faccia al Politecnico che, nei fatti, accelera il processo di integrazione nel complesso militare industriale accingendosi a trasferire parte della ricerca in una struttura di proprietà di Leonardo. Il progetto è rimasto fermo per anni ai blocchi di partenza. Dal novembre 2021, quando ne venne annunciata la costruzione all’ottavo Aerospace and Defence Meetings, sino al febbraio 2025, quando sono iniziati alcuni lavori di demolizione, nulla si è mosso. La ricerca costa e nessuna impresa è disponibile ad investire, senza il sostegno pubblico. Non per caso i primi segnali di (ri)apertura dei giochi sono arrivati nel dicembre del 2024, quando dal cappello del PNRR sono spuntati 17 milioni di euro destinati al centro ricerche del Politecnico. Tuttavia sono molte le incertezze che ancora gravano sul progetto: Leonardo non trova privati disposti ad investire. Non per caso nelle ultime dichiarazioni fatte alla stampa emerge che il Politecnico sarà il “soggetto attuatore del progetto” che, assicura Cingolani, amministratore delegato di Leonardo, il suo Gruppo “sosterrà”. Da protagonista a sostenitore? Cingolani appare decisamente prudente. Per ora di certo ci sono soltanto i 12mila mq di laboratori che saranno di pertinenza del Politecnico, un intervento da poco più di 40 milioni finanziato dalla Regione (15 milioni) e dai 17 milioni del Pnrr . Siamo ancora lontani dal budget necessario a coprire l’intera operazione e Leonardo fa pressione sul governo perché metta mano al portafoglio. La Città dell’Aerospazio ospiterà anche un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei del Defence Innovation Accelerator for the North Atlantic (D.I.A.N.A), una struttura della NATO. Questo progetto, partito nel giugno 2021 a Bruxelles, si inserisce nel programmi di innovazione tecnologica della NATO per il 2030. Compito del polo di Torino è quello di coordinare e gestire, attraverso bandi e fondi messi a disposizione dai Paesi alleati, una rete di aziende e start up italiane, per metterla al servizio delle necessità dell’Alleanza. Per D.I.A.N.A la NATO ha investito un miliardo di dollari. Una montagna di soldi utilizzati per produrre tecnologie sempre più sofisticate, sempre più mortali. Dulcis in fundo. il 14 dicembre 2023 i governi italiano, giapponese e britannico hanno sottoscritto l’accordo sul Global Combat Air Programme, che prevede la progettazione e realizzazione, da parte di Leonardo, Mitsubishi e BAE Systems, di un nuovo cacciabombardiere, destinato a sostituire l’Eurofighter e l’F35. In questo modo viene garantito un futuro anche allo stabilimento Alenia di Caselle Torinese, che terminate le commesse per gli Eurofighter, che ad oggi sono ultradecennali, si rinnoverà per i nuovi, ancor più mortali, velivoli da guerra. I tasselli del mosaico che sta consegnando Torino al ruolo di capitale delle armi sono molteplici e non sempre si incastonano secondo le aspettative di chi li promuove ed appoggia. I diversi attori imprenditoriali e politici che sostengono il progetto giocano la carta del ricatto occupazionale, in una città dove la precarietà del lavoro e della vita è sempre più forte e diffusa, dove salute, istruzione, trasporti sono i privilegi di chi può pagare. Occorre capovolgere la logica perversa che vede nell’industria bellica il motore che renderà più prospera la nostra città. Un’economia di guerra produce solo altra guerra. Negli ultimi vent’anni, piano piano, l’impegno degli antimilitaristi contro la produzione e il commercio di armi, ha cominciato a dare i suoi frutti, allargando ad aree più ampie la lotta contro la guerra e chi la arma. Contrastare attivamente il decimo Aerospace and Defense Meetings è tappa importante di questo percorso. Viviamo tempi grami. La corsa al riarmo e l’affermarsi di un’economia di guerra possono e devono essere inceppati. Dipende da ciascuno di noi. Sabato 29 novembre corteo antimilitarista ore 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis Contro la guerra e chi la arma! Via i mercanti d’armi! Martedì 2 dicembre giornata di blocco all’Oval Lingotto in via Matté Trucco 70 No all’aerospace and defence meetings!
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