Come ogni anno ci siamo ritrovati alla lapide che ricorda Ilio Baroni,
partigiano anarchico.
Oggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo
Baroni, non è stato un mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i
fili delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle
nostre mani.
In un clima di guerra e revisionismo quello di questo 25 aprile è stato un
momento di raccolta della comunità libertaria di Barriera di Milano. Una
Barriera che i fascisti al governo della Circoscrizione hanno posto sotto
assedio militare, per mettere la sordina alle questioni sociali, perché chi oggi
fatica a pagare fitto e bollette riversi il proprio rancore sugli ultimi
arrivati, quelli che vivono ancora peggio, quelli che nessuno gli affitta una
casa, quelli che si arrangiano come possono tra una miriade di lavori precari.
Ma la condizione di chi è nato altrove è la stessa di chi vive qui, perché
precarietà, sfratti e povertà sono il pane quotidiano di noi tutti.Parlare dei
partigiani di Barriera, di quelli che, come Baroni il fascismo lo hanno
combattuto negli anni Venti come durante la Resistenza, ci ricorda che, in barba
a tutti i revisionismi di Stato, il fascismo è stato ed ha continuato ad essere
il braccio armato dei padroni.
Oggi ci troviamo di fronte gli stessi, che legge repressiva dopo legge
repressiva, stanno scrivendo in modo normale le leggi speciali di questo secolo,
quelle che rischiano di seppellire in galera compagni e compagne per banali
episodi di lotta. Una scritta sul muro, un blocco stradale, un picchetto,
un’occupazione, magari messi insieme da uno dei tanti reati associativi, sono
trattati con estrema durezza.
Nelle molli maglie della democrazia, il fascismo, anche grazie all’acquiescenza
di certa sinistra, sta schiacciando in una morsa sempre più ferrea le poche
libertà e tutele, che chi c’era prima si è preso senza chiedere il permesso.
Solo con la lotta la sola avremo nelle nostre mani il sogno irrealizzato dai
partigiani di Barriera.
Eravamo in tanti e la giornata, complice un sole luminoso, è volata veloce, con
la deposizione di fiori alla lapide che ricorda Ilio Baroni e il ricco e
coinvolgente canzoniere anarchico e antifascista del Cor’okkio. Una bicchierata,
due taralli e l’impegno a ritrovarci in piazza il 1 maggio con uno spezzone
anarchico e antimilitarista.
Di seguito il volantino distribuito in piazza:
1945-2025. Oggi come ieri
Azione diretta contro Stato e fascisti!
La memoria è uno strumento per leggere il presente e trasformarlo radicalmente.
Il 25 aprile rappresenta un’occasione preziosa.
Rievocare l’epopea partigiana non è un esercizio retorico, ci ricorda
l’importanza di lottare apertamente contro il fascismo, da sempre braccio armato
dei padroni che ci costringono ad un’intollerabile condizione di miseria e di
sfruttamento.
Oggi viviamo in un clima di guerra e di revisionismo senza precedenti. La
Resistenza viene ridotta a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne
la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e capitalismo. La
prospettiva rivoluzionaria si eclissa sotto il peso di una narrazione egemone
che vede la Repubblica come approdo definitivo, frutto degli sforzi di tanti e
tante che al contrario volevano farla finita con una società divisa in classi.
Nel frattempo le periferie della nostra città sono sotto costante assedio
militare. Si moltiplicano le retate contro coloro che non hanno in tasca il
giusto documento. Questioni sociali vengono trattate come problemi di ordine
pubblico.
I ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri. Il
lavoro non c’è, e anche quando c’è è sottopagato, pericoloso, sfruttato, privo
di qualsivoglia tutela. Precarietà, sfratti, povertà sono all’ordine del giorno.
Fitto e bollette sono cresciuti a dismisura e sempre più persone faticano ad
arrivare alla fine del mese.
Il governo fascista soffia sul fuoco della guerra fra poveri, per nascondere la
guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove.
Il tentativo è quello di imprimere una svolta sempre più autoritaria e
liberticida al paese, dotandosi di strumenti utili a reprimere sul nascere
qualsiasi insorgenza sociale. La ricetta scelta per ostacolare l’opposizione
politica e sociale è l’ultimo Decreto Legge “Sicurezza” (ex DDL 1236), approvato
dal Consiglio dei Ministri e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12
aprile. Il provvedimento appena entrato in vigore bypassando completamente il
parlamento, si inserisce nel solco già aperto da altri provvedimenti (i decreti
rave, Cutro, immigrazione, Caivano), che colpiscono i poveri, gli stili di vita
non conformi, gli stranieri senza documenti. Blocchi stradali o ferroviari,
picchetti, occupazioni, scritte su caserme o commissariati, prevedono pene
durissime. Normali forme di lotta attuate dai movimenti climatici, sociali e
sindacali, anticarcerari e no border rischiano di costare la galera a tante
compagne e compagni.
Viene confermata l’introduzione del reato di “terrorismo della parola”. Viene
concesso ancora più potere, agibilità e impunità alle forze di polizia. Le lotte
portate avanti nelle carceri e nei CPR – anche sotto forma di resistenza passiva
– possono essere perseguite in modo più duro perché chi le attua è dipinto come
costitutivamente criminale, illegale, fuori norma. La logica sottesa al decreto
è quella del diritto penale del nemico. Una logica di guerra, nella quale coloro
che vengono identificati come nemici vanno annientati, ridotti a nulla, privati
di vita, libertà e dignità. Per il nemico non valgono le tutele formali
riservate ai cittadini. Quando la logica bellica si applica al diritto, alcuni
gruppi umani vengono repressi per quello che sono più che per quello che fanno.
L’intera azione dell’esecutivo è informata a questo principio.
Un principio sulle cui fondamenta sono stati costruiti i lager nazisti e i gulag
staliniani. Oggi la democrazia getta via la maschera e mostra il suo vero volto,
quello della più spudorata violenza a salvaguardia del privilegio di classe e
del potere nelle mani di pochi.
Non solo. La stretta repressiva in atto e la criminalizzazione dei movimenti
sociali vanno di pari passo con un intenso impegno bellico, sostenuto sia dalla
sinistra che dalla destra istituzionale. Il piano ReArm Europe prevede di
destinare ben 800 miliardi di euro al riarmo su ampia scala. La spesa militare
nel nostro paese ha da tempo toccato quota 108 milioni di euro al giorno. Le
missioni all’estero delle forze armate italiane a difesa dei propri interessi
neocoloniali si sono moltiplicate. In compenso, servizi pubblici essenziali
vanno incontro ad ingenti tagli. Casa, sanità, istruzione, trasporti pubblici di
prossimità efficienti sono un vero e proprio miraggio. Il warfare prende
definitivamente il posto delle sorpassate politiche di welfare. L’industria
militare fa affari d’oro, a pagarne le spese sono uomini, donne e bambini che
periscono sotto le bombe costruite a due passi dalle nostre case.
La nostra città – vera e propria eccellenza nel settore aerospaziale bellico –
si impegna a costruire la Città dell’Aerospazio, polo di ricerca promosso dal
colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino, il quale ospiterà persino
un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei
del D.I.A.N.A, struttura della NATO.
Vogliono arruolare i nostri corpi e le nostre coscienze bombardandoci di
retorica patriottica, a partire dalle scuole e dalle università. Vogliono
prepararci ad un allargamento del conflitto che può essere solo foriero di
morte.
Ma le leggi dettate dal clima repressivo e dall’economia di guerra non sono
altro che il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno della
società. Siamo ancora in tempo per far sì che la paura cambi di campo, per
fermare l’avanzata del fascismo, del nazionalismo, del militarismo.
Le tante libertà che padroni e governanti continuano a sottrarci con la forza
possiamo riprendercele soltanto praticando l’azione diretta, la solidarietà, il
mutuo appoggio tra sfruttat*. I partigiani che imbracciarono le armi e
combatterono strada per strada e sui sentieri di montagna fino alla seconda metà
degli anni ’40 del Novecento, lo sapevano bene.
Spetta a noi raccoglierne l’eredità e fare in modo che il loro sforzo non sia
stato vano.
Spetta a noi realizzare giorno dopo giorno il sogno di un mondo di libere ed
eguali, di una società realmente autogestita, libera da stato, padroni,
militari, polizia.
Giovedì 1 maggio
ore 9 piazza Vittorio
Spezzone antimilitarista e anarchico
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
Pace tra gli oppressi, guerra agli oppressori!
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista – Torino
riunioni, aperte agli interessat, ogni martedì alle 20,30 in corso Palermo 46
Tag - ilio baroni
1945 – 2025. Oggi come ieri
Azione diretta contro il fascismo
Venerdì 25 aprile ore 15
Alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni in corso Giulio Cesare angolo
corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.
Ricordo, bicchierata, fiori, musica.
E, dal vivo, il Cor’okkio nel canzoniere anarchico e antifascista
(in caso di pioggia ci troviamo in piazza Crispi).
Contro guerra, militarismo, repressione, per la rivoluzione sociale
La memoria è uno strumento per leggere il presente e trasformarlo radicalmente.
Il 25 aprile rappresenta un’occasione preziosa. Rievocare l’epopea partigiana
non è un esercizio retorico, ci ricorda l’importanza di lottare apertamente
contro il fascismo, da sempre braccio armato dei padroni che ci costringono ad
un’intollerabile condizione di miseria e di sfruttamento.
Oggi viviamo in un clima di guerra e di revisionismo senza precedenti. La
Resistenza viene ridotta a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne
la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e capitalismo. La
prospettiva rivoluzionaria si eclissa sotto il peso di una narrazione egemone
che vede la Repubblica come approdo definitivo, frutto degli sforzi di tanti e
tante che al contrario volevano farla finita con una società divisa in classi.
Nel frattempo le periferie della nostra città sono sotto costante assedio
militare. Si moltiplicano le retate contro coloro che non hanno in tasca il
giusto documento. Le questioni sociali vengono trattate come problemi di ordine
pubblico.
I ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri. Il
lavoro non c’è, e anche quando c’è è sottopagato, pericoloso, sfruttato, privo
di qualsivoglia tutela. Precarietà, sfratti, povertà sono all’ordine del giorno.
Fitto e bollette sono cresciuti a dismisura e sempre più persone faticano ad
arrivare alla fine del mese.
Il governo fascista soffia sul fuoco della guerra fra poveri, per nascondere la
guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove.
Il tentativo è quello di imprimere una svolta sempre più autoritaria e
liberticida al paese, dotandosi di strumenti utili a reprimere sul nascere
qualsiasi insorgenza sociale.
La ricetta scelta per ostacolare l’opposizione politica e sociale è l’ultimo
Decreto Legge “Sicurezza” (ex DDL 1236), approvato dal Consiglio dei Ministri e
pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 aprile. Il provvedimento appena
entrato in vigore bypassando completamente il parlamento, si inserisce nel solco
già aperto da altri provvedimenti (i decreti rave, Cutro, immigrazione,
Caivano), che colpiscono i poveri, gli stili di vita non conformi, gli stranieri
senza documenti. Blocchi stradali o ferroviari, picchetti, occupazioni, scritte
su caserme o commissariati, prevedono pene durissime.
Normali forme di lotta attuate dai movimenti climatici, sociali e sindacali,
anticarcerari e no border rischiano di costare la galera a tante compagne e
compagni.
Viene confermata l’introduzione del reato di “terrorismo della parola”. Viene
concesso ancora più potere, agibilità e impunità alle forze di polizia. Le lotte
portate avanti nelle carceri e nei CPR – anche sotto forma di resistenza passiva
– possono essere perseguite in modo più duro perché chi le attua è dipinto come
costitutivamente criminale, illegale, fuori norma.
La logica sottesa al decreto è quella del diritto penale del nemico. Una logica
di guerra, nella quale coloro che vengono identificati come nemici vanno
annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico
non valgono le tutele formali riservate ai cittadini. Quando la logica bellica
si applica al diritto, alcuni gruppi umani vengono repressi per quello che sono
più che per quello che fanno. L’intera azione dell’esecutivo è informata a
questo principio. Un principio sulle cui fondamenta sono stati costruiti i lager
nazisti e i gulag staliniani.
Oggi la democrazia getta via la maschera e mostra il suo vero volto, quello
della più spudorata violenza a salvaguardia del privilegio di classe e del
potere nelle mani di pochi.
Non solo. La stretta repressiva in atto e la criminalizzazione dei movimenti
sociali vanno di pari passo con un intenso impegno bellico, sostenuto sia dalla
sinistra che dalla destra istituzionale. Il piano ReArm Europe prevede di
destinare ben 800 miliardi di euro al riarmo su ampia scala.
La spesa militare nel nostro paese ha da tempo toccato quota 108 milioni di euro
al giorno. Le missioni all’estero delle forze armate italiane a difesa dei
propri interessi neocoloniali si sono moltiplicate. In compenso, servizi
pubblici essenziali vanno incontro ad ingenti tagli.
Casa, sanità, istruzione, trasporti pubblici di prossimità efficienti sono un
vero e proprio miraggio. Il warfare prende definitivamente il posto delle
sorpassate politiche di welfare.
L’industria militare fa affari d’oro, a pagarne le spese sono uomini, donne e
bambini che periscono sotto le bombe costruite a due passi dalle nostre case. La
nostra città – vera e propria eccellenza nel settore aerospaziale bellico – si
impegna a costruire la Città dell’Aerospazio, polo di ricerca promosso dal
colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino, il quale ospiterà persino
un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei
del D.I.A.N.A, struttura della NATO.
Vogliono arruolare i nostri corpi e le nostre coscienze bombardandoci di
retorica patriottica, a partire dalle scuole e dalle università. Vogliono
prepararci ad un allargamento del conflitto che può essere solo foriero di
morte.
Ma le leggi dettate dal clima repressivo e dall’economia di guerra non sono
altro che il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno della
società. Siamo ancora in tempo per far sì che la paura cambi di campo, per
fermare l’avanzata del fascismo, del nazionalismo, del militarismo.
Le tante libertà che padroni e governanti continuano a sottrarci con la forza
possiamo riprendercele soltanto praticando l’azione diretta, la solidarietà, il
mutuo appoggio tra sfruttat*. I partigiani che imbracciarono le armi e
combatterono strada per strada e sui sentieri di montagna fino alla seconda metà
degli anni ’40 del Novecento, lo sapevano bene.
Spetta a noi raccoglierne l’eredità e fare in modo che il loro sforzo non sia
stato vano.
Spetta a noi realizzare giorno dopo giorno il sogno di un mondo di libere ed
eguali, di una società realmente autogestita, libera da stato, padroni,
militari, polizia.
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista – Torino
riunioni, aperte agli interessat, ogni martedì alle 20,30 in corso Palermo 46
www.anarresinfo.org
Come ogni anno ci siamo ritrovati alla lapide che ricorda Ilio Baroni,
partigiano anarchico. Oggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia,
dove cadde combattendo Baroni, non è stato un mero esercizio di memoria, ma
occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da
chi non c’è più è ora nelle […]
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming. Ascolta e diffondi l’audio della puntata: Anarres del 19 aprile.
25 aprile in Barriera. Stati Uniti. Polizia e strage di neri. Da Haifa: lotte
contro la guerra. […]
Giovedì 25 aprile ore 15 alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, in
corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile
1945. Ricordo, bicchierata, fiori, musica. E, dal vivo, Alba&Carenza503 e il
Cor’occhio nel canzoniere anarchico e antifascista (in caso di pioggia, dopo il
ricordo ci si sposterà in corso […]
Giovedì 25 aprile ore 15 alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, in
corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile
1945. Ricordo, bicchierata, fiori, musica. E, dal vivo, Alba&Carenza503 e il
Cor’occhio nel canzoniere anarchico e antifascista (in caso di pioggia, dopo il
ricordo ci si sposterà in corso […]