[2024-04-28] Antimilitarist* al corteo contro il G7 @ VenariaANTIMILITARIST* AL CORTEO CONTRO IL G7
Venaria - giardini Galileo Galilei
(domenica, 28 aprile 10:00)
Contro il G7 energia ed ambiente
Eni. Sangue, petrolio, guerra
Domenica 28 aprile
parco Galileo Galilei a Venaria (TO)
ore 10
banchetto info
ore 14
spezzone Antimilitarista
al corteo contro il G7 energia e ambiente
Contro l'ENI, la logica estrattivista, le missioni militari neocoloniali
dell'Italia
Quest’anno il G7, la rete che unisce i sette paesi più industrializzati, è
presieduta dal governo italiano. Il summit finale, cui parteciperanno i capi di
Stato, si terrà a Bari in giugno.
Dal 28 al 30 aprile si svolgerà nella reggia di Venaria il vertice dedicato ad
energia ed ambiente.
La scelta di mettere insieme queste due tematiche, facendo convergere a Venaria
i ministri e i loro sherpa, è in se indicativa della volontà di considerare la
tutela ambientale una variabile dipendente dagli orientamenti in materia di
energia, con un ben chiaro rapporto gerarchico.
Se si pensa che l’ultima COP, dedicata alla catastrofe climatica in corso, si è
tenuta in Qatar, un paese che galleggia su un mare di gas e petrolio, e la
prossima sarà dall’11 al 22 novembre in Azerbaijan, che deve la propria fortuna
sull’essere un hub energetico basato principalmente sulle fonti fossili, si
comprende bene che la logica del profitto prevale su qualunque, sempre ambiguo,
progetto di transizione ecologica. La transizione ecologica deve essere un buon
affare: finché non lo sarà le fonti fossili continueranno ad essere la scelta
privilegiata dei governi e delle multinazionali energetiche.
La campagna di Plenitude è martellante. Spot, cartelloni, banner, eventi,
inserzioni pubblicitarie mostrano scenari di “decarbonizzazione”, “economia
circolare”, “sostenibilità”. Nel 2019 l’amministratore delegato Claudio Descalzi
ha parlato di una “chiamata collettiva all’azione”, dell’assunzione di “grandi
responsabilità” di fronte alla “necessità di intervenire attivamente nel
contrastare i cambiamenti climatici”.
Chiacchiere e fumo negli occhi.
Quest’anno ENI ha detto chiaro e tondo che le rinnovabili costano molto e
rendono poco, per cui l’Ente Nazionale Idrocarburi continuerà ad investire in
modo massiccio in gas e petrolio.
Dal 2019 ad oggi, grazie ad una serie di acquisizioni ENI è divenuta “la seconda
più grande compagnia E&P - esplorazione e produzione - in Norvegia, con riserve
e risorse totali pari a circa 1,9 miliardi di barili di petrolio”
Nelle acque profonde del bacino di “Kutei”, in Indonesia, Eni si è invece
aggiudicata nel 2019 il blocco esplorativo di West Ganal, con i 17 miliardi di
metri cubi di gas del giacimento “scoperto” denominato Maha.
Lo sfruttamento dei giacimenti di gas egiziano hanno raggiunto livelli record.
Questi sono solo alcuni esempi.
Il 14 marzo di quest’anno ha presentato il suo Capital markets update 2024-2027,
con cui il Cane a sei zampe traccia il piano di sviluppo industriale per i
prossimi anni.
L’elemento centrale resta l’esplorazione e produzione di combustibili fossili:
l’ENI invece di rallentare accelera- «La produzione Upstream è prevista crescere
a un tasso medio annuo del 3-4% fino al 2027». Questa scelta, in netto contrasto
con quanto dichiarato nel 2021, porterà ad un aumento significativo delle
emissioni climaticide.
Secondo Greenpeace Italia, ReCommon e Reclaim Finance, che hanno realizzato
un’analisi della strategia climatica del Cane a sei zampe, da qui al 2027 «Eni
prevede di aumentare la produzione di petrolio e gas e di mantenerla costante
fino al 2030. Così facendo, la sua produzione sarà superiore di ben il 71%
rispetto allo scenario emissioni nette zero».
Restano marginali le attività sull’energia pulita: «Per ogni euro investito da
Eni in combustibili fossili, meno di sette centesimi sono stati investiti in
energie rinnovabili sostenibili»
Altra costante è la stretta interconnessione tra numerose missioni militari
italiane in Africa (ma non solo) e gli interessi dell’ENI.
Missioni militari all’estero tra gas, petrolio e uranio
La diplomazia in armi del governo per garantire i profitti della multinazionale
petrolifera va dalla Libia al Sahel al Golfo di Guinea. Queste aree hanno
un’importanza strategica per gli interessi dell’ENI, perché vi si trovano i
maggiori produttori africani di gas e petrolio. L’obiettivo è la protezione
delle piattaforme offshore e degli impianti di estrazione.
L’ENI rappresenta oggi la punta di diamante del colonialismo italiano in Africa.
La bandiera con il cane a sei zampe dell'ENI sventola a fianco di quella
tricolore in luoghi in cui la desertificazione e la predazione delle risorse
macinano le vite di tanta parte di chi ci vive.
Alla guerra neocoloniale per il controllo delle risorse energetiche si
accompagna l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciare i migranti
nelle galere libiche, dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali. Le
migrazioni verso i paesi ricchi sono frutto della ferocia predatoria delle
politiche neocoloniali.
Niger. La nuova frontiera del colonialismo made in Italy
Settanta milioni di euro. È la cifra stanziata nel luglio 2022 dall’Unione
Europea per supportare l’esercito del Niger. Soldi che Bruxelles ha difficoltà a
gestire da quando, a fine luglio 2023, a Niamey i militari guidati dal generale
Abdourahamane Tchiani hanno deposto il presidente Mohamed Bazoum.
Alcuni degli stati membri dell’Unione di maggior peso hanno posizioni divergenti
sull’argomento. Francia e Germania, ad esempio, spingono per ritirare i fondi e
destinarli ad altri stati dell’Africa occidentale. L’Italia, invece, punta a
mantenere un dialogo con Niamey e trovare un compromesso con la giunta militare
al potere, l’autoproclamato Consiglio nazionale per la salvaguardia della
patria.
I 70 milioni di euro stanziati dall’UE per equipaggiare le forze armate nigerine
sono infatti gestiti per conto dell’Unione dall’Agenzia Industrie Difesa (AID),
ente controllato dal ministero della Difesa italiano. Un bel gruzzolo per
mantenere la propria presenza militare in Niger, dopo la cacciata dei francesi
e, più recentemente, degli statunitensi, cui è stato intimato di abbandonare la
base per droni di Agadez. Nel frattempo nel paese subsahariano, al di là dei
toni da revanche anticoloniale adottati dai nuovi signori di Niamey, si sono
affacciati ed insediati altri attori, la Cina e, dall’11 aprile, i russi degli
Africa Corps (ex Wagner), che pur non essendo truppe regolari, sarebbero
dipendenti statali, non mercenari privati.
L’Italia mantiene buoni rapporti con i golpisti al governo ed intende restare
nel paese, dove da due anni ha una propria base. Il governo Meloni ha dichiarato
che i militari italiani riprenderanno l’addestramento delle truppe nigerine.
Il contingente militare tricolore è un tassello fondamentale
nell’esternalizzazione della guerra ai migranti e, non secondariamente, per il
controllo delle risorse di uranio del paese. L’uranio è alla base del
combustibile per le centrali nucleari e per le bombe atomiche.
In Italia la propaganda pro nucleare, ormai sdoganato dalle Cop come fonte
equiparabile alle rinnovabili, è sempre più martellante.
Tra uranio, migranti e ridefinizione degli equilibri e delle aree di influenza
l’imperialismo italiano prova a scavarsi il proprio spazio.
Il gas azero, la questione armena, le armi di Leonardo
La repubblica di Artsakh, un’enclave in territorio azero,costituitasi tra il
1992 e il 1994, non esiste più: nel settembre del 2023, dopo un anno di assedio,
è stata occupata dalle truppe azere con un'operazione di pulizia etnica che ha
portato all'espulsione di oltre 100mila armeni. Pochi mesi prima Leonardo con il
beneplacito del ministro della Difesa Crosetto aveva fornito aerei militari e
missili che sono stati impiegati nella guerra all’Artsakh da militari addestrati
nel nostro paese.
L’apertura verso il regime di Baku da parte di tutta l’Unione Europea ha una
ragione precisa: il gas azero, che ha in buona parte sostituito quello russo
nella fornitura all’Europa.
Nel 2023 le importazioni di gas russo in Europa sono crollate: dal 42% del 2021
al 14%.
Per questa ragione nessuno ha mosso un dito per la popolazione armena costretta
alla fuga ed è probabile che se l’Azerbaijan dovesse attaccare ed annettere il
sud dell’Armenia, come promette da tempo, lo scenario non si modificherebbe. E
per chi ha giustamente da ridire sulla dittatura putiniana e i i suoi metodi
spicci e brutali, bisognerebbe ricordare che Ilham Aliyev si comporta con
eleganza pari al suo omologo di Mosca.
La connessione tra scelte energetiche, interessi dell’ENI e guerra con armi made
in Italy, sono del tutto trasparenti.
Dal 28 al 30 aprile nella Reggia di Venaria 7 tra i principali responsabili di
guerre, inquinamento, sfruttamento, catastrofe climatica si siederanno ad un
tavolo per mettere in scena un spettacolo che mescolerà dichiarazioni
altisonanti sul pianeta, con chiacchiere sullo sviluppo e il benessere, che,
ancora una volta saranno legati all’aumento infinito della produzione.
Opporci alla guerra, alla logica del profitto è una delle chiavi per rallentare
la catastrofe ambientale in corso.
Fermarli è possibile. Fermarli è necessario.
A partire da casa nostra.
Lottiamo contro il neocolonialismo tricolore, boicottiamo l’ENI e le fabbriche
d’armi, impediamo il ritorno del nucleare, blocchiamo le missioni militari
all’estero.
Domenica 28 aprile
parco Galileo Galilei a Venaria (TO)
ore 10
banchetto info
ore 14
spezzone Antimilitarista
al corteo contro il G7 energia e ambiente
Contro l'ENI, la logica estrattivista, le missioni militari neocoloniali
dell'Italia
Mercoledì 1 maggio
Spezzone Antimilitarista
ore 9 piazza Vittorio
Pace tra gli oppressi, guerra agli oppressori!
Assemblea Antimilitarista di Torino
www.anarresinfo.org
Assemblea Antimilitarista di Torino