1945 – 2025. Oggi come ieri
Azione diretta contro il fascismo
Venerdì 25 aprile ore 15
Alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni in corso Giulio Cesare angolo
corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.
Ricordo, bicchierata, fiori, musica.
E, dal vivo, il Cor’okkio nel canzoniere anarchico e antifascista
(in caso di pioggia ci troviamo in piazza Crispi).
Contro guerra, militarismo, repressione, per la rivoluzione sociale
La memoria è uno strumento per leggere il presente e trasformarlo radicalmente.
Il 25 aprile rappresenta un’occasione preziosa. Rievocare l’epopea partigiana
non è un esercizio retorico, ci ricorda l’importanza di lottare apertamente
contro il fascismo, da sempre braccio armato dei padroni che ci costringono ad
un’intollerabile condizione di miseria e di sfruttamento.
Oggi viviamo in un clima di guerra e di revisionismo senza precedenti. La
Resistenza viene ridotta a mera lotta di liberazione nazionale, per cancellarne
la spinta sovversiva, internazionalista, contro stato e capitalismo. La
prospettiva rivoluzionaria si eclissa sotto il peso di una narrazione egemone
che vede la Repubblica come approdo definitivo, frutto degli sforzi di tanti e
tante che al contrario volevano farla finita con una società divisa in classi.
Nel frattempo le periferie della nostra città sono sotto costante assedio
militare. Si moltiplicano le retate contro coloro che non hanno in tasca il
giusto documento. Le questioni sociali vengono trattate come problemi di ordine
pubblico.
I ricchi diventano sempre più ricchi, mentre i poveri sono sempre più poveri. Il
lavoro non c’è, e anche quando c’è è sottopagato, pericoloso, sfruttato, privo
di qualsivoglia tutela. Precarietà, sfratti, povertà sono all’ordine del giorno.
Fitto e bollette sono cresciuti a dismisura e sempre più persone faticano ad
arrivare alla fine del mese.
Il governo fascista soffia sul fuoco della guerra fra poveri, per nascondere la
guerra sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove.
Il tentativo è quello di imprimere una svolta sempre più autoritaria e
liberticida al paese, dotandosi di strumenti utili a reprimere sul nascere
qualsiasi insorgenza sociale.
La ricetta scelta per ostacolare l’opposizione politica e sociale è l’ultimo
Decreto Legge “Sicurezza” (ex DDL 1236), approvato dal Consiglio dei Ministri e
pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 12 aprile. Il provvedimento appena
entrato in vigore bypassando completamente il parlamento, si inserisce nel solco
già aperto da altri provvedimenti (i decreti rave, Cutro, immigrazione,
Caivano), che colpiscono i poveri, gli stili di vita non conformi, gli stranieri
senza documenti. Blocchi stradali o ferroviari, picchetti, occupazioni, scritte
su caserme o commissariati, prevedono pene durissime.
Normali forme di lotta attuate dai movimenti climatici, sociali e sindacali,
anticarcerari e no border rischiano di costare la galera a tante compagne e
compagni.
Viene confermata l’introduzione del reato di “terrorismo della parola”. Viene
concesso ancora più potere, agibilità e impunità alle forze di polizia. Le lotte
portate avanti nelle carceri e nei CPR – anche sotto forma di resistenza passiva
– possono essere perseguite in modo più duro perché chi le attua è dipinto come
costitutivamente criminale, illegale, fuori norma.
La logica sottesa al decreto è quella del diritto penale del nemico. Una logica
di guerra, nella quale coloro che vengono identificati come nemici vanno
annientati, ridotti a nulla, privati di vita, libertà e dignità. Per il nemico
non valgono le tutele formali riservate ai cittadini. Quando la logica bellica
si applica al diritto, alcuni gruppi umani vengono repressi per quello che sono
più che per quello che fanno. L’intera azione dell’esecutivo è informata a
questo principio. Un principio sulle cui fondamenta sono stati costruiti i lager
nazisti e i gulag staliniani.
Oggi la democrazia getta via la maschera e mostra il suo vero volto, quello
della più spudorata violenza a salvaguardia del privilegio di classe e del
potere nelle mani di pochi.
Non solo. La stretta repressiva in atto e la criminalizzazione dei movimenti
sociali vanno di pari passo con un intenso impegno bellico, sostenuto sia dalla
sinistra che dalla destra istituzionale. Il piano ReArm Europe prevede di
destinare ben 800 miliardi di euro al riarmo su ampia scala.
La spesa militare nel nostro paese ha da tempo toccato quota 108 milioni di euro
al giorno. Le missioni all’estero delle forze armate italiane a difesa dei
propri interessi neocoloniali si sono moltiplicate. In compenso, servizi
pubblici essenziali vanno incontro ad ingenti tagli.
Casa, sanità, istruzione, trasporti pubblici di prossimità efficienti sono un
vero e proprio miraggio. Il warfare prende definitivamente il posto delle
sorpassate politiche di welfare.
L’industria militare fa affari d’oro, a pagarne le spese sono uomini, donne e
bambini che periscono sotto le bombe costruite a due passi dalle nostre case. La
nostra città – vera e propria eccellenza nel settore aerospaziale bellico – si
impegna a costruire la Città dell’Aerospazio, polo di ricerca promosso dal
colosso armiero Leonardo e dal Politecnico subalpino, il quale ospiterà persino
un acceleratore d’innovazione nel campo della Difesa, uno dei nove nodi europei
del D.I.A.N.A, struttura della NATO.
Vogliono arruolare i nostri corpi e le nostre coscienze bombardandoci di
retorica patriottica, a partire dalle scuole e dalle università. Vogliono
prepararci ad un allargamento del conflitto che può essere solo foriero di
morte.
Ma le leggi dettate dal clima repressivo e dall’economia di guerra non sono
altro che il precipitato normativo dei rapporti di forza all’interno della
società. Siamo ancora in tempo per far sì che la paura cambi di campo, per
fermare l’avanzata del fascismo, del nazionalismo, del militarismo.
Le tante libertà che padroni e governanti continuano a sottrarci con la forza
possiamo riprendercele soltanto praticando l’azione diretta, la solidarietà, il
mutuo appoggio tra sfruttat*. I partigiani che imbracciarono le armi e
combatterono strada per strada e sui sentieri di montagna fino alla seconda metà
degli anni ’40 del Novecento, lo sapevano bene.
Spetta a noi raccoglierne l’eredità e fare in modo che il loro sforzo non sia
stato vano.
Spetta a noi realizzare giorno dopo giorno il sogno di un mondo di libere ed
eguali, di una società realmente autogestita, libera da stato, padroni,
militari, polizia.
Federazione Anarchica Torinese
Assemblea Antimilitarista – Torino
riunioni, aperte agli interessat, ogni martedì alle 20,30 in corso Palermo 46
www.anarresinfo.org
Tag - lapide ilio baroni
Come ogni anno ci siamo ritrovati alla lapide che ricorda Ilio Baroni,
partigiano anarchico. Oggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia,
dove cadde combattendo Baroni, non è stato un mero esercizio di memoria, ma
occasione per intrecciare i fili delle lotte, perché il testimone lasciato da
chi non c’è più è ora nelle […]
25 APRILE IN BARRIERA. OGGI COME IERI: VIA FASCISTI E MILITARI DAI QUARTIERI!
lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni - corso Giulio Cesare angolo corso
Novara
(giovedì, 25 aprile 15:00)
25 aprile. Oggi come ieri
Via fascisti e militari dai quartieri
Giovedì 25 aprile
ore 15
alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni,
in corso Giulio Cesare angolo corso Novara
dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.
Ricordo, bicchierata, fiori, musica.
E, dal vivo, Alba&Carenza503 e il Cor'occhio nel canzoniere anarchico e
antifascista
(in caso di pioggia, dopo il ricordo ci si sposterà in corso Palermo 46 per la
musica).
Come ogni anno ci ritroviamo alla lapide che ricorda Ilio Baroni, partigiano
anarchico.
Oggi più che mai ritrovarci in quell’angolo di periferia, dove cadde combattendo
Baroni, non è mero esercizio di memoria, ma occasione per intrecciare i fili
delle lotte, perché il testimone lasciato da chi non c’è più è ora nelle nostre
mani.
Ilio Baroni, operaio toscano emigrato a Torino negli anni venti, era comandante
della VII brigata Sap delle Ferriere.
Le Sap sabotavano la produzione, diffondevano clandestinamente volantini
antifascisti e si preparavano all’insurrezione. Ilio, nome di battaglia ”il
Moro”, è protagonista di azioni di guerriglia.
Il 25 aprile Torino è paralizzata dallo sciopero generale, scoppia
l’insurrezione, la città diventa un campo di battaglia.
Baroni e i suoi attaccano la stazione Dora e si guadagnano un successo. Giunge
una richiesta d’aiuto dalla Grandi Motori. Il Moro non esita ad aiutare i
compagni nel mezzo di una battaglia furiosa, e cade sotto il fuoco. È il 26
aprile.
Ilio Baroni non potrà vedere il momento per cui ha lottato duramente tutta la
vita…
Ma il fascismo non è morto il 25 aprile del 1945…
Tra sfruttamento, lavori precari e pericolosi, morti in mare, leggi razziste,
militari per le strade, guerra, la democrazia somiglia sempre più al fascismo.
Gli eredi della dittatura oggi sono al governo e, giorno dopo giorno,
moltiplicano la stretta repressiva nei confronti di pover e oppositor politic e
social.
La gente di Barriera ha volti e storie diverse ma la stessa condizione di
sfruttamento e oppressione di chi combatté il fascismo perché voleva una società
senza stato né padroni.
Nel 1917, in pieno conflitto mondiale, lo sciopero contro la guerra e la fame si
trasformò in insurrezione: ogni angolo della Barriera divenne una barricata. Per
contrastare le cariche a cavallo vennero inaugurate le barricate elettrificate.
In piazza Crispi c’era una scuola Moderna, dove gli operai anarchici studiavano
per impadronirsi del sapere riservato ai signori, per imparare ad autogestire la
società di liberi ed uguali che avevano nella testa e nelle mani.
Durante il fascismo, nonostante la durissima repressione, in Barriera agiva uno
dei tre gruppi anarchici clandestini di Torino. Negli anni della Resistenza la
Barriera fu teatro di lotte durissime, prima in fabbrica, poi nelle strade.
Difesero le fabbriche dalla distruzione, perché era viva in loro la memoria
degli anni Venti, dell’occupazione delle fabbriche, della lotta in armi per
cacciare per sempre i padroni.
La fine del fascismo non portò la vita per la quale in tanti avevano lottato ed
erano morti. Ma il filo delle lotte non si spezzò. Negli anni Sessanta e
Settanta il volto della Barriera mutò: accanto ai torinesi e ai contadini
piemontesi inurbati arrivarono lavoratori dal Meridione e dal Nord Est.
La convivenza non fu facile. Furono le lotte comuni a rompere il muro di
diffidenza e persino di razzismo tra i lavoratori piemontesi e gli ultimi
arrivati. In fabbrica il nemico di tutti era sempre il padrone e chi lo serviva,
nelle periferie operaie le lotte per la casa, i trasporti, le scuole, la sanità
furono il fronte sul quale si ricostruì la comunità della Barriera, una comunità
che diveniva includente, nella solidarietà tra eguali.
Poi sono arrivati gli anni Ottanta. E poco a poco tutto è cambiato. La lotta di
classe continua, ma a vincerla sinora sono stati i padroni.
Ritrovare un fronte di lotta comune con gli immigrati arrivati dall’Africa,
dalla Cina, dal Sudamerica, dai paesi dell’est non è sempre semplice, anche se
da qualche anno qualcosa si sta cominciando a muovere.
Vivere in periferia non è mai stato facile. Oggi va ancora peggio: ovunque si
allungano le file dei senza casa, senza reddito, senza prospettive. Per mettere
insieme il pranzo con la cena in tanti si adattano ad una miriade di lavori
precari, sottopagati, in nero, senza tutele.
Ovunque si allunga la lista dei morti e dei mutilati sul lavoro: non sono
incidenti ma la feroce logica del profitto che si mangia la vita e la salute di
tanta gente.
In questi ultimi anni i ricchi sono diventati ancora più ricchi, mentre chi era
povero è diventato ancora più povero.
Il prezzo di gas e luce è raddoppiato, tanta gente è sotto sfratto o con la casa
messa all’asta. Se non ci sono i soldi per il fitto e le bollette, la tutela
della salute diventa una merce di lusso che possono permettersi in pochi. Così
dal 2015, ben prima della pandemia, per la prima volta dal 1945, l’aspettativa
di vita nel nostro paese si è ridotta.
Barriera di Milano, ormai da anni, è divenuta un laboratorio dove sperimentare
tecniche di controllo sociale prima impensabili, pur di non spendere un soldo
per la casa, la sanità, i trasporti, le scuole. In questi anni la spesa militare
è costantemente aumentata, le missioni all’estero delle forze armate italiane si
sono moltiplicate.
I militari fanno sei mesi in missioni militari all’estero, sei mesi per le
strade delle nostre città.
Tante missioni sono in Africa, dove le bandiere tricolori sventolano accanto a
quelle gialle con il cane a sei zampe dell’ENI, la punta di diamante del
colonialismo italiano.
La guerra per il controllo delle risorse energetiche va di pari passo con
l’offensiva contro le persone in viaggio, per ricacciarle nelle galere libiche,
dove torture, stupri e omicidi sono fatti normali.
In Barriera tanti sono immigrati o figli di immigrati arrivati dal sud come i
cerignolesi della piazza del mercato. Poi sono arrivate altre persone, nate in
Africa, in Cina, in Sudamerica: i loro figli e nipoti vanno nelle stesse scuole
e negli stessi giardinetti dei figli e dei nipoti degli immigrati degli anni
Sessanta. Tanti degli attuali abitanti delle Barriera sono arrivati su un
barcone e sono passati dalle prigioni in Libia e dagli hotspot in Italia.
Il governo e i fascisti soffiano sul fuoco della guerra tra poveri italiani e
poveri immigrati, per avere mano libera a fare la guerra a noi tutti.
Nei quartieri poveri il controllo militare è diventato normale. Anzi! Ogni
giorno è peggio.
Intere aree del quartiere vengono messe sotto assedio, con continue retate di
persone senza documenti o che vivono grazie ad un’economia informale.
Ormai da mesi i militari dell’operazione “Strade Sicure” sono sbarcati in
Barriera di Milano, per offrire un’illusione di sicurezza a chi fatica ad
arrivare a fine mese e non riesce a pagarsi la casa o una visita privata dal
medico.
Torino da città dell’auto si sta trasformando in città dei bombardieri e vetrina
per turisti. Una vetrina che i poveri che passano ore ai giardinetti non devono
sporcare. L’aspirazione ad avere una socialità non mercificata va repressa.
Il governo a tutti i livelli punta il dito sulle persone più povere,
razzializzate, con il continuo ricatto dei documenti, per nascondere la guerra
sociale che ha scatenato contro tutti i poveri, italiani e nati altrove,
schierandosi a fianco dei padroni grandi e piccoli.
Il controllo etnicamente mirato del territorio mira a reprimere sul nascere ogni
possibile insorgenza sociale.
Come anarchici radicati nel quartiere da oltre quarant’anni, proviamo costruire
reti solidali, iniziative di informazione, lotta, socialità negli spazi messi
sotto assedio dalla polizia, in quelli minacciati di sgombero o sfratto.
Con la lotta, la solidarietà il mutuo appoggio, possiamo far si che le nostre
vite diventino migliori.
Riprendiamoci gli spazi del quartiere militarizzati e resi deserti dalla polizia
e dai militari. Proviamo ad immaginare di farla finita, sin da ora, con stato,
padroni, militari, polizia.
Ci raccontano la favola che una società complessa è ingovernabile dal basso
mentre ci annegano nel caos della gestione centralizzata e burocratica delle
scuole, degli ospedali, dei trasporti.
Costruiamo insieme assemblee territoriali, spazi, scuole, trasporti, ambulatori
autogestiti! Non è un’utopia ma l’unico orizzonte possibile per liberarci dallo
stato e dal capitalismo.
La sicurezza è casa, reddito, sanità per tutte e tutti, non soldati per per le
strade!
La memoria non è un esercizio retorico, ma linfa che si espande tra le lotte di
ieri e quelle di oggi.
Da decenni hanno imbalsamato la Resistenza riducendola a mera lotta di
liberazione nazionale, per cancellarne la spinta sovversiva, internazionalista,
contro stato e padroni.
Oggi ci vorrebbero tutti arruolati, tutti schierati nelle guerre in cui il
nostro paese è impegnato direttamente o indirettamente. Noi non ci stiamo. Noi
non ci arruoliamo, rifiutiamo la retorica patriottica come elemento di
legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche.
L’antimilitarismo, l’internazionalismo, il disfattismo rivoluzionario sono stati
centrali nelle lotte del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici sin dalle
sue origini. Sfruttamento ed oppressione colpiscono in egual misura a tutte le
latitudini, il conflitto contro i “propri” padroni e contro i “propri”
governanti è il miglior modo di opporsi alla violenza statale e alla ferocia del
capitalismo in ogni dove.
Siamo a fianco della gente che, ovunque nel mondo, muore sotto le bombe, siamo a
fianco di chi, ovunque nel mondo, subisce carcere e repressione per essersi
opposto alla guerra.
Siamo contro l’economia di guerra qui e ovunque.
Siamo a fianco di chi, in ogni dove, diserta la guerra tra gli stati, che si
contendono il dominio imperiale sui territori, le risorse, le vite di donne,
uomini e bambin*.
Siamo contro la guerra e chi la arma, a partire dal colosso armiero Leonardo,
che fa buoni affari con tutti e sta per costruire a Torino la città
dell’aerospazio.
Siamo disertori di ogni guerra, partigiani contro ogni stato.
I compagni e le compagne che lottarono per le strade di Barriera, che difesero
le fabbriche dalla distruzione, avevano tra le mani il sogno di farla finita con
oppressione e povertà.
Erano quelli come Ilio Baroni, operaio alle Ferriere, che cadde combattendo per
l’anarchia.
Giovedì 25 aprile
ore 15
alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni,
in corso Giulio Cesare angolo corso Novara
dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile 1945.
Ricordo, bicchierata, fiori, musica.
E, dal vivo, Alba&Carenza503 e il Cor'occhio nel canzoniere anarchico e
antifascista
(in caso di pioggia, dopo il ricordo ci si sposterà in corso Palermo 46 per la
musica)
Domenica 28 aprile
Corteo No G7 a Venaria
Giardini Galileo Galilei
ore 10,30 assemblea
ore 14,30 manifestazione sino alla Reggia dove i ministri dei sette paesi più
industrializzati discuteranno di Ambiente ed Energia.
Antimilitarist* contro il G7 energia e ambiente, contro l'ENI, la logica
estrattivista, le missioni militari neocoloniali dell'Italia
Mercoledì 1° Maggio
Disertiamo la guerra!
ore 9
Spezzone antimilitarista al corteo da piazza Vittorio
www.anarresinfo.org
Giovedì 25 aprile ore 15 alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, in
corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile
1945. Ricordo, bicchierata, fiori, musica. E, dal vivo, Alba&Carenza503 e il
Cor’occhio nel canzoniere anarchico e antifascista (in caso di pioggia, dopo il
ricordo ci si sposterà in corso […]
Giovedì 25 aprile ore 15 alla lapide del partigiano anarchico Ilio Baroni, in
corso Giulio Cesare angolo corso Novara dove Ilio cadde combattendo il 26 aprile
1945. Ricordo, bicchierata, fiori, musica. E, dal vivo, Alba&Carenza503 e il
Cor’occhio nel canzoniere anarchico e antifascista (in caso di pioggia, dopo il
ricordo ci si sposterà in corso […]