25 APRILE 25 - CONTRO IMPERIALISMO E GUERRA
Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino
(venerdì, 25 aprile 13:00)
Ci avviciniamo a celebrare l'80esimo anniversario della liberazione dal
nazi-fascismo immersi in un'atmosfera da fine del mondo.
Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo
immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la
guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella "pacifica" Europa.
Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le
lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe
in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul
lavoro o in mare, non si era mai fermata.
Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai
discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica
soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle
guerre commerciali.
Eppure, di fronte all'intensificarsi del genocidio in Palestina, all'aumento
vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta
repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la
"democratica" Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento
di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione.
Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre
vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere,
opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma
di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di
classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere
una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi
abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in
frontiere interne che separano i quartieri “riqualificati”, accessibili a
poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose
“zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine
e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le
fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli
all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno
effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di
severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà
pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi
e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili.
Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente,
eppure il mondo è lungi dall'essere pacificato: in Palestina il movimento di
resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di
cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti
infiammano le università sfidando l'ira repressiva del governo repubblicano,
mentre dal Chiapas arriva l'appello a costruire "il giorno dopo" della tempesta
capitalista.
IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera
urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte
alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e
sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive,
ci chiamano all'azione?
Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto
diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a
contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell'opporsi a
progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando
fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista,
dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito
patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del
progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri
occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti,
salvando il desiderio di un'alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando
case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale,
di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè
nessunx rimanga solx.
Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo
della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere
insieme, giorno dopo giorno.
Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l nostr compagn, sicur
che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi di
resistenza.
Fino alla rivoluzione
PROGRAMMA
Tag - resistenza
Ci avviciniamo a celebrare l’80esimo anniversario della liberazione dal
nazi-fascismo immersi in un’atmosfera da fine del mondo.
Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo
immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la
guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella “pacifica” Europa.
Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le
lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe
in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul
lavoro o in mare, non si era mai fermata.
Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai
discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica
soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle
guerre commerciali.
Eppure, di fronte all’intensificarsi del genocidio in Palestina, all’aumento
vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta
repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la
“democratica” Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento
di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione.
Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre
vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere,
opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma
di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di
classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere
una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi
abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in
frontiere interne che separano i quartieri “riqualificati”, accessibili a
poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose
“zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine
e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le
fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli
all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno
effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di
severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà
pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi
e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili.
Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente,
eppure il mondo è lungi dall’essere pacificato: in Palestina il movimento di
resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di
cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti
infiammano le università sfidando l’ira repressiva del governo repubblicano,
mentre dal Chiapas arriva l’appello a costruire “il giorno dopo” della tempesta
capitalista.
IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera
urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte
alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e
sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive,
ci chiamano all’azione?
Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto
diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a
contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell’opporsi a
progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando
fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista,
dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito
patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del
progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri
occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti,
salvando il desiderio di un’alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando
case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale,
di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè
nessunx rimanga solx.
Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo
della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere
insieme, giorno dopo giorno.
Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l* nostr* compagn*,
sicur* che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi
di resistenza.
Fino alla rivoluzione
★ PROGRAMMA ★
25 APRILE 25 - CONTRO IMPERIALISMO E GUERRA
Pedonale Dante Di Nanni - Via Dante Di Nanni
(venerdì, 25 aprile 13:00)
Ci avviciniamo a celebrare l'80esimo anniversario della liberazione dal
nazi-fascismo immersi in un'atmosfera da fine del mondo.
Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo
immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la
guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella "pacifica" Europa.
Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le
lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe
in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul
lavoro o in mare, non si era mai fermata.
Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai
discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica
soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle
guerre commerciali.
Eppure, di fronte all'intensificarsi del genocidio in Palestina, all'aumento
vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta
repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la
"democratica" Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento
di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione.
Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre
vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere,
opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma
di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di
classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere
una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi
abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in
frontiere interne che separano i quartieri “riqualificati”, accessibili a
poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose
“zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine
e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le
fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli
all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno
effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di
severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà
pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi
e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili.
Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente,
eppure il mondo è lungi dall'essere pacificato: in Palestina il movimento di
resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di
cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti
infiammano le università sfidando l'ira repressiva del governo repubblicano,
mentre dal Chiapas arriva l'appello a costruire "il giorno dopo" della tempesta
capitalista.
IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera
urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte
alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e
sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive,
ci chiamano all'azione?
Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto
diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a
contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell'opporsi a
progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando
fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista,
dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito
patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del
progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri
occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti,
salvando il desiderio di un'alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando
case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale,
di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè
nessunx rimanga solx.
Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo
della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere
insieme, giorno dopo giorno.
Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l nostr compagn, sicur
che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi di
resistenza.
Fino alla rivoluzione
PROGRAMMA
LIBERAZIONI 2025
Casa del quartiere Donatello - Via Rostagni 23L , Cuneo (CN)
(domenica, 27 aprile 12:00)
Cuneo, Casa del Quartiere Donatello - via Rostagni 23/L, dalle ore 12
Pranzo di raccolta fondi per le/gli antifascist* che affrontano la repressione!
Interventi e materiali informativi.
Pomeriggio: Proiezione del corto “L’orecchio ferito del piccolo comandante”,
intervento del regista Daniele Gaglianone.
LIBERAZIONI 2025
Per un 25 aprile popolare e ribelle, lontano dalla retorica istituzionale,
vicino a chi lotta oggi.
A 80 anni esatti dall’insurrezione di quel 25 aprile che avrebbe dovuto liberare
tutti, definitivamente, dal fascismo, le istituzioni si apprestano a celebrare i
loro riti da sempre vuoti di significato e oggi più che mai intrisi di
propaganda patriottica.
Le destre accelerano con il revisionismo storico e le sinistre arrancano intorno
ad un antifascismo opportunista e di maniera, entrambi gli schieramenti
bene/dicono l'economia bellicista dimenticando i bisogni reali della gente.
Discorsi di circostanza sulla pace e la democrazia si sprecano mentre venti di
guerra e di morte agitano bandierine e nastri tricolori sulle lapidi polverose
dei partigiani caduti.
Chi aveva vent’anni e combatteva, armi in pugno, il nemico fascista, ormai non
c’è più per raccontare e la memoria di quei giorni liberi ed esaltanti non può
essere solo un bel mazzo di fiori o una canzone, la solita canzone, ben
intonata.
La memoria vive nelle lotte del presente, ogni giorno, contro il fascismo che
non se ne è mai andato abbastanza, che si aggiorna, che si rifà il trucco, che
ammorba la società e la trascina in un vortice di guerra, devastazione,
ignoranza, razzismo e sfruttamento.
Oggi più che mai bisogna essere partigiani, scegliere da che parte stare, senza
esitazione né paura.
LIBERAZIONI 2025
Valle Maira - Borgata Sant'Anna, Roccabruna
(venerdì, 25 aprile 10:00)
Roccabruna (borgata Sant’Anna, CN), Valle Maira, ore 10
Camminata sui sentieri partigiani intorno al rifugio partigiano “C.Fissore”
Pranzo al sacco, al pomeriggio incursioni circensi, musica e balli
LIBERAZIONI 2025
Per un 25 aprile popolare e ribelle, lontano dalla retorica istituzionale,
vicino a chi lotta oggi.
A 80 anni esatti dall’insurrezione di quel 25 aprile che avrebbe dovuto liberare
tutti, definitivamente, dal fascismo, le istituzioni si apprestano a celebrare i
loro riti da sempre vuoti di significato e oggi più che mai intrisi di
propaganda patriottica.
Le destre accelerano con il revisionismo storico e le sinistre arrancano intorno
ad un antifascismo opportunista e di maniera, entrambi gli schieramenti
bene/dicono l'economia bellicista dimenticando i bisogni reali della gente.
Discorsi di circostanza sulla pace e la democrazia si sprecano mentre venti di
guerra e di morte agitano bandierine e nastri tricolori sulle lapidi polverose
dei partigiani caduti.
Chi aveva vent’anni e combatteva, armi in pugno, il nemico fascista, ormai non
c’è più per raccontare e la memoria di quei giorni liberi ed esaltanti non può
essere solo un bel mazzo di fiori o una canzone, la solita canzone, ben
intonata.
La memoria vive nelle lotte del presente, ogni giorno, contro il fascismo che
non se ne è mai andato abbastanza, che si aggiorna, che si rifà il trucco, che
ammorba la società e la trascina in un vortice di guerra, devastazione,
ignoranza, razzismo e sfruttamento.
Oggi più che mai bisogna essere partigiani, scegliere da che parte stare, senza
esitazione né paura.
LIBERAZIONI 2025
Luserna San Giovanni - Airali via primo maggio 199
(giovedì, 24 aprile 16:00)
Presidio davanti alla Collins Aerospace,
Collins Aerospace è uno dei fiori all’occhiello dell’industria bellica
aerospaziale piemontese, produttrice di sistemi d’arma sempre più automatizzati
e micidiali.
I nemici di ieri e di oggi sono sempre gli stessi: i fabbricanti di morte per
gli sfruttati. Inceppiamo la filiera bellica a partire dai nostri territori. La
guerra inizia da qui.
LIBERAZIONI 2025
Per un 25 aprile popolare e ribelle, lontano dalla retorica istituzionale,
vicino a chi lotta oggi.
A 80 anni esatti dall’insurrezione di quel 25 aprile che avrebbe dovuto liberare
tutti, definitivamente, dal fascismo, le istituzioni si apprestano a celebrare i
loro riti da sempre vuoti di significato e oggi più che mai intrisi di
propaganda patriottica.
Le destre accelerano con il revisionismo storico e le sinistre arrancano intorno
ad un antifascismo opportunista e di maniera, entrambi gli schieramenti
bene/dicono l'economia bellicista dimenticando i bisogni reali della gente.
Discorsi di circostanza sulla pace e la democrazia si sprecano mentre venti di
guerra e di morte agitano bandierine e nastri tricolori sulle lapidi polverose
dei partigiani caduti.
Chi aveva vent’anni e combatteva, armi in pugno, il nemico fascista, ormai non
c’è più per raccontare e la memoria di quei giorni liberi ed esaltanti non può
essere solo un bel mazzo di fiori o una canzone, la solita canzone, ben
intonata.
La memoria vive nelle lotte del presente, ogni giorno, contro il fascismo che
non se ne è mai andato abbastanza, che si aggiorna, che si rifà il trucco, che
ammorba la società e la trascina in un vortice di guerra, devastazione,
ignoranza, razzismo e sfruttamento.
Oggi più che mai bisogna essere partigiani, scegliere da che parte stare, senza
esitazione né paura.
LIBERAZIONI 2025
Scuoletta Coppieri - Via Coppieri 46 Torre Pellice TO
(martedì, 22 aprile 18:00)
RESISTENZE CONTADINE tra passato, presente e futuro
In occasione del cinquecentenario della lotta dei contadini che incendiò il
cuore dell’Europa fino al suo apice nel 1525, ripercorriamo alcune tappe
storiche e riflettiamo su questioni vive e feconde ancora oggi. In vista di una
3giorni di confronti su storie e resistenze contadine che si terrà in Val
Pellice il 20-21-22 Giugno.
Dalle 18 aperitivo, a seguire confronto e chiacchere.
LIBERAZIONI 2025
Per un 25 aprile popolare e ribelle, lontano dalla retorica istituzionale,
vicino a chi lotta oggi.
A 80 anni esatti dall’insurrezione di quel 25 aprile che avrebbe dovuto liberare
tutti, definitivamente, dal fascismo, le istituzioni si apprestano a celebrare i
loro riti da sempre vuoti di significato e oggi più che mai intrisi di
propaganda patriottica.
Le destre accelerano con il revisionismo storico e le sinistre arrancano intorno
ad un antifascismo opportunista e di maniera, entrambi gli schieramenti
bene/dicono l'economia bellicista dimenticando i bisogni reali della gente.
Discorsi di circostanza sulla pace e la democrazia si sprecano mentre venti di
guerra e di morte agitano bandierine e nastri tricolori sulle lapidi polverose
dei partigiani caduti.
Chi aveva vent’anni e combatteva, armi in pugno, il nemico fascista, ormai non
c’è più per raccontare e la memoria di quei giorni liberi ed esaltanti non può
essere solo un bel mazzo di fiori o una canzone, la solita canzone, ben
intonata.
La memoria vive nelle lotte del presente, ogni giorno, contro il fascismo che
non se ne è mai andato abbastanza, che si aggiorna, che si rifà il trucco, che
ammorba la società e la trascina in un vortice di guerra, devastazione,
ignoranza, razzismo e sfruttamento.
Oggi più che mai bisogna essere partigiani, scegliere da che parte stare, senza
esitazione né paura.
APERICENA NOTAV
Presidio NO TAV di Venaus (TO) -
(martedì, 25 febbraio 19:00)
Questa sera l'apericena del martedì è spostato a Venaus ---- ALLARME TRIVELLE
!!!
Nella giornata di ieri una trivella di Telt ha iniziato a lavorare sui prati del
Comune di Venaus asserragliata tra file di jersey e un ingente spiegamento di
polizia e Digos.
Sembra che questi sondaggi siano legati alla realizzazione del cavidotto che si
dovrebbe estendere per più di un km lungo la strada provinciale della piccola
cittadina, per poi innestarsi in due pozzi verticali che dovrebbero permettere
ai cavi di raggiungere il tracciato ferroviario all'interno del tunnel di base.
Per l'ennesima volta la Valsusa e i suoi abitanti si sono svegliati con disagi
pesanti dovuti ad una militarizzazione del territorio con tanto di posti di
blocco e richiesta di esibizione di documenti.
Sono anni che lo diciamo: tutto ciò non è accettabile!
Vi aspettiamo questa sera al presidio di Venaus alle ore 19 per un apericena
condiviso e per una passeggiata verso la trivella!
Avanti No Tav!
UNA ROTONDA SUL MALE
Presidio NO TAV San Didero - Piazzale SS25
(venerdì, 14 febbraio 18:00)
Da mercoledì scorso sono iniziati i lavori per la realizzazione di quella che
sarà la rotonda di accesso per il nuovo autoporto di San Didero.
In questi giorni, tanti e tante No Tav con generosità e determinazione, hanno
presidiato il territorio con monitoraggi diffusi per tenere sotto controllo le
ditte coinvolte nell'ennesimo scempio e per opporsi all'ulteriore sperpero di
denaro pubblico, all'ennesima imposizione dall'alto e all'ennesimo attentato
contro la salute di tutti e tutte.
Ma non ci si ferma qui! Con il fine settimana alle porte, prenderanno il via
altri momenti di socialità, informazione, monitoraggio e lotta!
#avantinotav
HARDCORE É AUTOGESTIONE
Ovunque tu sia - everywhere
(lunedì, 24 febbraio 00:00)
Ci giunge tristemente notizia di un concerto chiamato "Torino hardcore" ospitato
da Elbarrio, con tanto di ingresso a €15 e svariate band dalla scena metal&punk.
Notiamo una scarsissima inventiva per quanto riguarda grafiche e idee
volutamente copiate da concerti autogestiti (infestazione hardcore, Torino
hardcore fest, Lucento violento eccetera eccetera)
Ci sentiamo di dire che non può esserci legame tra hardcore ed un'associazione
patrocinata dal comune di Torino, che si impegna a commercializzare eventi
culturali "alternativi" nell'ottica di rendere la città più attraente per alcune
fette di popolazione altrimenti escluse dal flusso economico della "movida",
nonchè per racimolare un paio di voti extra alle elezioni.
Se proviamo a pensare oltre al palmo della nostra mano, la città di Torino è la
stessa che rinchiude persone innocenti in un CPR,lascia morire di freddo persone
bisognose in mezzo alla strada, distrugge i territori e sgombera i posti
liberati. Libertà, quella stessa libertà di cui dovrebbero parlare le bands che
parteciperanno a questo grande festival dove si consiglia di portare la propria
attitudine hardcore, oppure, puoi rimanere benissimo a casa. Non ci sorprende
più di tanto questo modo di parlare tipico delle persone forti, che hanno il
pieno controllo della propria vita, forse proprio perché si trovano benissimo
con la realtà che li circonda...?
Ci sembra assurdo imbarazzante dover ricordare, dopo oltre 30 anni, le origini,
ma ancora più il significato di questa attitudine, che si basa sulla
condivisione dei saperi e delle idee, per proporre una vita basata
sull'autogestione, per realizzarsi insieme senza capi né clienti, senza schiavi
né padroni.
Quindi la comodità di un posto assegnato, un ristorante che fa da mangiare alle
band, tutto svolto in maniera perfettamente capitalistica, "sperando"di riuscire
a riempire la sala di cattivoni, interessati a prendersi a sberle perché la
propria band preferita sta suonando...
Questo è il "Torino hardcore" che si svolgerà a el barrio di Torino, un evento
pronto a tirare un calcio in faccia a tutte le realtà che negli anni si sono
sbattute per creare momenti di orizzontalità, per un percorso fatto di emozioni
forti, una controcultura che ha cambiato la vita di molte persone di tutte le
età.
L'hardcore non è in vendita, ma anzi, è e deve rimanere accessibile a tuttx,
l'idea che se non detieni quei sporchi 15 euro non puoi partecipare è
vergognosa, vi invitiamo a scavallare sempre gli ingressi dei concerti e di
organizzarne altrettanti nelle vostre città e/o province preferite.
"Hardcore Is not just a boys fun, Hardcore Is a choice for Freedom!