SERATA BENEFIT PULLMAN PER UDINE AL CAMPUS EINAUDI!
Campus Luigi Einaudi - Lungo D'ora Siena, 100, Torino
(giovedì, 9 ottobre 20:00)
Lo sport e il calcio non possono più essere strumento di legittimazione per
politiche genocidarie e di occupazione, per questo chiediamo l’esclusione di
Israele dalla FIFA e che Udine non ospiti quella partita infame.
Giovedì 9 ottobre al Campus Einaudi dalle h. 20:00 sarà un benefit per sostenere
le spese dei pullman che partiranno per Udine, ma anche una festa di resistenza
e solidarietà, per continuare insieme la scia di mobilitazione che da mesi
attraversa le nostre strade, i nostri quartieri e i nostri campi. Serve la
presenza e la forza di tuttə, perché solo insieme possiamo far viaggiare la
solidarietà fino a Udine e oltre.
Live con:
Mauras
Affittasi Cantina
Madbeat,
a seguire djset con
Yashin (techno)
Redflags (trash).
Il 14 Ottobre tuttə ad Udine!
Info prenotazioni bus da Torino --> 3791151641
Palestina libera, dal fiume fino al mare
Tag - resistenza
🇵🇸SERATA HIPHOP AL PRIMO OCCUPATO🇵🇸
Primo Liceo Artistico Statale Occupato - Via Carcano 31
(giovedì, 2 ottobre 21:30)
🇵🇸SERATA DI CHIUSURA AL PRIMO LICEO ARTISTICO OCCUPATO🇵🇸
Questa sera alle 21.30 inizierà una serata hiphop che vedrà ospiti al Primo
-Ellie Cottino
-Sista Sofy
-Kiki
-VFox
-Entropia
Si esibiranno e poi ci sarà una BATTLE FREESTYLE
Vi aspettiamo numerosə‼️‼️
NO MACHI NO SPACCIATORI NO FASCI NO SBIRRI
PALESTINA LIBERA🇵🇸
"SICUREZZA" DI CHI?
Sezione PCL Torino - Via San Paolo 6/F
(sabato, 19 luglio 18:00)
Lo strapotere del manganello, l'ostruzionismo antidemocratico delle istituzioni.
Cosa succede al diritto di dissenso e di lotta sociale in Italia?
Ne parliamo con Gianluca Vitale e Luca Vuolo.
ALLA FINE SFASO
Parco della Colletta - Torino
(venerdì, 6 giugno 14:20)
‼️ALLA FINE SFASO‼️ il 6/06 alle 14:30 in colletta ci sarà un pomeriggio di
svago,di musica ,di birre e varie attività .
abbiamo la possibilità di esprimerci e di conoscere chi e ciò che ci circonda
fotografandolo con Elettostatika,oppure ballando, per esprimere la nostra
libertà con Asia e Ilaria.
Ci sarà PSO dove potrete prendere delle spille e delle pezze e infine Frangin
con stampe,toppe ecc..
dalle 16:30 ci sarà dj set tekno con @animatribe33 e @metalexo_at33:
vi aspettiamo numerosi!!
DISUMANO E DEGRANTE - IL DECRETO SICUREZZA E IL CARCERE
Unione culturale - via C. Battisti 4b, Torino
(giovedì, 22 maggio 18:00)
serata/dibattito su carcere e decreto sicurezza organizzato dal Coordinamento
transfemminista contro il carcere composto da organizzazioni, comitati e singol3
che da anni si battono per i diritti delle persone detenute e, in particolare,
delle donne e persone trans detenute nella sezione femminile delle Vallette e
sezione trans di Ivrea (Mamme in piazza, Sbarre di Zucchero, Non una di meno,
Isola di Arran, campagna Madri Fuori, Antigone)
Il ‘decreto sicurezza’ attenta alle libertà, al diritto e ai diritti. Lo fa
soprattutto ai danni di chi è socialmente più svantaggiat3, di chi protesta e
manifesta, de3 più giovani.
Lo fa in modo violento e feroce contro chi è detenut3, in carcere e nei CPR.
Prevede pene fino a otto anni per chi protesta dietro le sbarre, anche in modo
non violento.
Priva le donne madri di bimb3 di meno di un anno della garanzia di accedere a
forme alterative al carcere. Priva le donne incinte del diritto a partorire
libere e i loro figl3 del diritto a nascere liber3.
Sono norme disumane, dettate da razzismo, classismo e sessismo e da un
autoritarismo patriarcale violento.
𝑰𝑵𝑽𝑰𝑻𝑰𝑨𝑴𝑶 𝑻𝑼𝑻𝑻3 𝑨𝑳 𝑫𝑰𝑩𝑨𝑻𝑻𝑰𝑻𝑶 𝑺𝑼𝑮𝑳𝑰 𝑨𝑹𝑻𝑰𝑪𝑶𝑳𝑰
𝑫𝑬𝑳 𝑫𝑳 𝑪𝑯𝑬 𝑹𝑰𝑮𝑼𝑨𝑹𝑫𝑨𝑵𝑶 𝑰𝑳 𝑪𝑨𝑹𝑪𝑬𝑹𝑬 𝑷𝑬𝑹
𝑬𝑳𝑨𝑩𝑶𝑹𝑨𝑹𝑬 𝑬 𝑷𝑹𝑶𝑴𝑼𝑶𝑽𝑬𝑹𝑬 𝑷𝑹𝑨𝑻𝑰𝑪𝑯𝑬 𝑫𝑰
𝑶𝑷𝑷𝑶𝑺𝑰𝒁𝑰𝑶𝑵𝑬
SOLIDARIETÀ NABAT 4
A barcellona - Barcellona
(venerdì, 9 maggio 00:00)
IMBOSCATA II 🐿️
info sul sito: limboscata.noblogs.org - mail: imboscate@canaglie.org
(sabato, 24 maggio 09:30)
Torna la settimana autogestita di condivisioni teoriche e pratiche di lotta nel
bosco!
> Ogni forma di vita che non è sfruttabile diventa un ostacolo all’espansione di
> questa società e all’espansione del cemento, che è la negazione stessa della
> vita. Per questo schiere di trivelle, ruspe e motoseghe instancabilmente le
> attaccano, disboscando, scavando, costruendo nuove infrastrutture, nuovi
> luoghi di produzione e di consumo. Qualche scoiattola ribelle però ha deciso
> di abbandonare il livello del suolo, quello delle macchine, dell’asfalto,
> delle fabbriche, per arrampicarsi e tornare a vivere tra le chiome degli
> alberi.
> Dal ritorno tra le chiome l’avanzata del cemento è stata rallentata, in certi
> casi respinta e tra gli alberi si sono aperti nuovi spazi di libertà dove
> immaginare e costruire altri mondi e altri modi di abitare e difendere i
> territori che viviamo.
> È in uno di questi spazi che ci incontreremo.
PROGRAMMA
Tutti i giorni da lunedì mattina laboratori di arrampicata e costruzione di
strutture sospese.
Punta alle 9.30 per iniziare i laboratori.
Oltre ai laboratori di arrampicata e costruzione:
SABATO 24
15.00 Presentazione della settimana
Allestimento del campo
19.00 Serata conviviale
DOMENICA 25
10.00 Alla scoperta del bosco. Passeggiata per esplorare il luogo, apprenere
alcune basi di riconoscimento degli alberi, del loro stato di salute e qualche
rudimento di cura del bosco.
20.00 La guerra parte da qui. Se la lotta contro la guerra ci fa provare una
certa impotenza, c’è qualcosa di concreto, tangibile e vicino a noi da
contrastare. Otre all’industria bellica sui nostri territori, il riarmo passa
infatti anche attraverso la digitalizzazione, la transizione energetica e in
generale la costruzione di nuove infrastrutture. Parliamone.
LUNEDì 26
10.00 Come ci raccappezziamo nel bosco? Laboratorio di orientamento e mappatura
collettiva.
MARTEDì 27
20.00 Critica della ragion ecologica. Per pensare insieme le potenzialità e i
limiti delle lotte boschive e riflettere sui nostri diversi approcci, dalla
militanza all’attivismo.
VENERDì 30
Fuga nel bosco. Da sempre eretiche, banditi, fuorilegge si sono rifugiate nelle
foreste per sfuggire a guerre, persecuzioni e imperi per vivere più liberamente.
Uno spazio per immaginare scenari e possibilità dell’oggi e del domani.
SABATO 31
Pomeriggio di giochi tra i rami e nel sottobosco.
& Festa silvana
DOMENICA 1
smonto
25 APRILE 25 - CONTRO IMPERIALISMO E GUERRA
Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino
(venerdì, 25 aprile 13:00)
Ci avviciniamo a celebrare l'80esimo anniversario della liberazione dal
nazi-fascismo immersi in un'atmosfera da fine del mondo.
Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo
immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la
guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella "pacifica" Europa.
Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le
lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe
in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul
lavoro o in mare, non si era mai fermata.
Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai
discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica
soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle
guerre commerciali.
Eppure, di fronte all'intensificarsi del genocidio in Palestina, all'aumento
vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta
repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la
"democratica" Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento
di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione.
Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre
vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere,
opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma
di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di
classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere
una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi
abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in
frontiere interne che separano i quartieri “riqualificati”, accessibili a
poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose
“zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine
e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le
fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli
all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno
effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di
severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà
pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi
e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili.
Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente,
eppure il mondo è lungi dall'essere pacificato: in Palestina il movimento di
resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di
cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti
infiammano le università sfidando l'ira repressiva del governo repubblicano,
mentre dal Chiapas arriva l'appello a costruire "il giorno dopo" della tempesta
capitalista.
IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera
urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte
alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e
sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive,
ci chiamano all'azione?
Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto
diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a
contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell'opporsi a
progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando
fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista,
dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito
patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del
progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri
occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti,
salvando il desiderio di un'alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando
case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale,
di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè
nessunx rimanga solx.
Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo
della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere
insieme, giorno dopo giorno.
Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l nostr compagn, sicur
che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi di
resistenza.
Fino alla rivoluzione
PROGRAMMA
Ci avviciniamo a celebrare l’80esimo anniversario della liberazione dal
nazi-fascismo immersi in un’atmosfera da fine del mondo.
Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo
immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la
guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella “pacifica” Europa.
Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le
lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe
in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul
lavoro o in mare, non si era mai fermata.
Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai
discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica
soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle
guerre commerciali.
Eppure, di fronte all’intensificarsi del genocidio in Palestina, all’aumento
vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta
repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la
“democratica” Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento
di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione.
Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre
vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere,
opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma
di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di
classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere
una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi
abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in
frontiere interne che separano i quartieri “riqualificati”, accessibili a
poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose
“zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine
e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le
fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli
all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno
effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di
severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà
pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi
e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili.
Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente,
eppure il mondo è lungi dall’essere pacificato: in Palestina il movimento di
resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di
cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti
infiammano le università sfidando l’ira repressiva del governo repubblicano,
mentre dal Chiapas arriva l’appello a costruire “il giorno dopo” della tempesta
capitalista.
IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera
urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte
alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e
sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive,
ci chiamano all’azione?
Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto
diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a
contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell’opporsi a
progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando
fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista,
dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito
patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del
progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri
occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti,
salvando il desiderio di un’alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando
case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale,
di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè
nessunx rimanga solx.
Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo
della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere
insieme, giorno dopo giorno.
Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l* nostr* compagn*,
sicur* che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi
di resistenza.
Fino alla rivoluzione
★ PROGRAMMA ★
25 APRILE 25 - CONTRO IMPERIALISMO E GUERRA
Pedonale Dante Di Nanni - Via Dante Di Nanni
(venerdì, 25 aprile 13:00)
Ci avviciniamo a celebrare l'80esimo anniversario della liberazione dal
nazi-fascismo immersi in un'atmosfera da fine del mondo.
Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo
immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo già quasi-rimosso, la
guerra aperta è nuovamente esplosa anche nella "pacifica" Europa.
Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettività oppresse, così come per le
lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme più esplicite delle bombe
in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi, transicidi, morti sul
lavoro o in mare, non si era mai fermata.
Al contempo però assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai
discorsi intorno alla guerra guerreggiata, dal via libera al riarmo come unica
soluzione per salvarci dalla barbarie, dal riaccendersi dei nazionalismi e dalle
guerre commerciali.
Eppure, di fronte all'intensificarsi del genocidio in Palestina, all'aumento
vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta
repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la
"democratica" Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non è il momento
di abbandonarci allo sconforto nè di soccombere alla disillusione.
Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre
vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere,
opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma
di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di
classe sempre più amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere
una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi
abbandonati lasciati a marcire. Le città che abitiamo si rivelano divise in
frontiere interne che separano i quartieri “riqualificati”, accessibili a
poch*, da quelli “indecorosi”, raccontati come pericolosi attraverso le famose
“zone rosse” fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine
e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le
fasce più marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perché i tagli
all’istruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno
effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di
severità. In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtà
pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi
e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili.
Se la confusione è grande sotto il cielo, il momento non è certo eccellente,
eppure il mondo è lungi dall'essere pacificato: in Palestina il movimento di
resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di
cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti
infiammano le università sfidando l'ira repressiva del governo repubblicano,
mentre dal Chiapas arriva l'appello a costruire "il giorno dopo" della tempesta
capitalista.
IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera
urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte
alle crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e
sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilità, individuali e collettive,
ci chiamano all'azione?
Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto
diversificata nella molteplicità di pratiche, forme e idee disposte a
contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nell'opporsi a
progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando
fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista,
dis-armando una guerra contro le donne e le soggettività non conformi al mito
patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie. Smontando il mito del
progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri
occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti,
salvando il desiderio di un'alternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando
case, palazzi, quartieri e università per dar spazio a nuove forme del sociale,
di alleanze e di solidarietà nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchè
nessunx rimanga solx.
Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo
della nostra libertà e la sua necessità, uno sforzo continuo da compiere
insieme, giorno dopo giorno.
Sarà un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l nostr compagn, sicur
che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi di
resistenza.
Fino alla rivoluzione
PROGRAMMA