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Leva militare in Europa e sciopero studentesco@1
Alcuni dei maggiori membri europei della NATO si stanno muovendo per rafforzare i propri eserciti professionali attraverso programmi di servizio nazionale volontario. La coscrizione è in vigore per nove stati europei membri della NATO: Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Norvegia, Svezia e Turchia. In Turchia, che ha il secondo esercito più grande nell’alleanza di sicurezza dopo gli Stati Uniti, gli uomini di età compresa tra 20 e 41 anni sono obbligati a prestare servizio militare per un periodo compreso tra sei e dodici mesi. La Norvegia arruola sia uomini che donne, generalmente per 12 mesi. Anche in Svezia e Danimarca vige il servizio militare obbligatorio per le donne. La Croazia prevede di reintrodurre la coscrizione obbligatoria l’anno prossimo: per gli uomini di età compresa tra 19 e 29 anni sarà obbligatorio sottoporsi a due mesi di addestramento militare di base. Dopo l’introduzione, abbiamo parlato al telefono con una studentessa berlinese dell’introduzione del servizio militare in Germania e dello sciopero antimilitarista studentesco che c’è stato in opposizione ai piani di riarmo europei. Intro: Diretta con Ivana, studentessa berlinese che fa parte di young struggle, organizzazione giovanile studentesca.
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Anarres del 25 luglio. Riarmo, Guerre globali, guerra ai poveri: il ruolo dell’Italia. I primi sei mesi di Donald Trump. Quei giorni di autunno a Venaus…
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche in streaming Ascolta e diffondi l’audio della puntata: Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti: Riarmo, Guerre globali, guerra ai poveri: il ruolo dell’Italia Il processo di riarmo ci obbliga a fare i conti con un’accelerazione bellica su scala globale che segna per l’Europa il tramonto della “Pax americana” impostasi dopo la prima guerra mondiale, che segnò la sconfitta non solo dei paesi dell’Asse ma anche delle potenze coloniali europee. Un equilibrio, che aveva retto anche dopo la fine della guerra fredda tra Stati Uniti e URSS, oggi si è spezzato. Gli Stati Uniti, indeboliti dalle dinamiche capitaliste, puntano tutto sul caos globale, sulla destabilizzazione di nemici e alleati recalcitranti, spingendo l’acceleratore verso il moltiplicarsi dei fronti di guerra. Siamo di fronte al delinearsi di uno scontro interimperialista di grande portata dal quale potrebbero scaturire nuovi, inquietanti scenari. Il dato più grave è la miopia dei movimenti di opposizione sociale, che in tanta parte si gettano nel baratro di un nuovo campismo, affiancando regimi autoritari, misogini ed omofobi, cui li unisce solo la contrapposizione con gli Stati Uniti. In questa partita proviamo a capire quale sia il ruolo dell’Italia ai tempi del fascismo che sta ritornando. Ne abbiamo parlato con Dario Antonelli I primi sei mesi di Donald Trump È tempo di bilanci. Nei primi sei mesi di governo il ciclone Trump è proceduto attaccando a testa bassa i propri nemici, con un accanimento particolare con quelli interni. Le deportazioni di massa, la censura imposta alla pubblica amministrazione ed alle università, lo smantellamento della sanità rappresentano alcuni dei tasselli di un complesso mosaico. Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri Appuntamenti: A-Distro e SeriRiot ogni mercoledì dalle 18 alle 20 in corso Palermo 46 (A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini! Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato! Informati su lotte e appuntamenti! Federazione Anarchica Torinese corso Palermo 46 Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30 per info scrivete a fai_torino@autistici.org Contatti: FB @senzafrontiere.to/ Telegram https://t.me/SenzaFrontiere Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org www.anarresinfo.org
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Una Schengen militare europea@0
Un mese dopo la presentazione della roadmap per una difesa UE a prova di aggressioni esterne entro il 2030, la Commissione europea fa un salto di qualità nella mobilità militare dell’Unione, che si scontra oggi con la realtà di 27 Stati nazionali che limitano gli attraversamenti di truppe e mezzi sui loro territori. L’obiettivo è creare una ‘Schengen militare’ entro il 2027, perché – come affermato dal commissario UE per la Difesa, Andrius Kubilius, prendendo in prestito le parole di un generale statunitense – “la fanteria vince le battaglie, la logistica vince le guerre”. Che Bruxelles faccia sul serio, si evince dalle presenze dei commissari europei alla presentazione del pacchetto sulla mobilità militare: oltre a Kubilius, la vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen, l’Alta rappresentante per gli Affari esteri Kaja Kallas, il commissario per i Trasporti, Apostolos Tzitzikostas. Il dato di partenza è inesorabile: alcuni Paesi membri “richiedono ancora un preavviso di 45 giorni prima che le truppe di altri Paesi possano attraversare il loro territorio per svolgere esercitazioni”, ha affermato Kallas. Nel regolamento proposto dalla Commissione, l’obiettivo è ridurre i tempi burocratici ad un massimo di tre giorni. Eliminando barriere normative e semplificando le procedure doganali, Bruxelles vuole introdurre le prime norme armonizzate a livello UE per i movimenti militari transfrontalieri. Alcuni esempi pratici li ha indicati Tzitzikostas: “Semplificare le norme sul trasporto di merci pericolose”, o ancora “consentire i movimenti militari nei fine settimana e nei giorni festivi”. Attraverso l‘istituzione di un quadro di emergenza poi, verrebbe dedicato l’accesso prioritario alle infrastrutture agli apparati militari, e le procedure per lo spostamento di contingenti potrebbero essere ulteriormente accelerate. Sarebbe facoltà della Commissione, con l’approvazione degli Stati membri, formalizzare le situazioni di emergenza. Su un binario parallelo alla semplificazione delle normative, corre il potenziamento delle infrastrutture. “Se un ponte non è in grado di sostenere un carro armato da 60 tonnellate, se una pista è troppo corta per un aereo cargo, abbiamo un problema”, ha sottolineato l’Alta rappresentante UE. Lo scheletro esiste già, è l’infrastruttura della rete TEN-T. Su quella, la Commissione europea ha identificato 4 principali corridoi militari e 500 punti nevralgici da rafforzare. “Nella maggior parte dei casi – ha confermato Tzitzikostas – si tratterà di potenziare le infrastrutture esistenti”. In un ottica dual use, civile-militare, perché “nel 99,9 per cento dei casi” la rete servirà per cittadini e merci”. Un ruolo chiave nella rete TEN-T è stato assunto dall’Italia: quattro dei nove corridoi attraversano lo stivale, il Baltico-Adriatico, lo Scandinavia-Mediterraneo, il Reno-Alpi e il Mediterraneo. Dal punto di vista geostrategico e militare è particolarmente rilevante il corridoio Mediterraneo che collega i porti della penisola iberica con l’Ucraina, passando per il sud della Francia, l’Italia settentrionale, la Slovenia e la Croazia. Abbiamo contattato Fabrizio, del movimento no tav, per parlarci del TAV all’interno della mobilità militare europea, come snodo del corridoio strategico che unisce la penisola iberica all’Ucraina. Abbiamo poi chiesto a una compagna antimilitarista genovese di parlarci del progetto di ampliamento dei binari a Sampierdarena e del porto di Genova all’interno della mobilità militare europea, nel corridoio Reno-mediterraneo. Con una compagna di Messina abbiamo commentato l’inserimento del ponte sullo stretto all’interno del corridoio TEN-T ‘Scandinavo-Mediterraneo’. Citati nella puntata. Il Tav all’interno dei corridoi di mobilità militare europea Sulle ferrovie di Sampierdarena e del Porto di Genova Sull’operazione Ipogeo
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Transizioni armate: riflessioni sul rapporto tra guerra, riarmo, natura e territori
Il tema della transizione energetica ed ecologica si lega a doppio filo con la corsa al riarmo e la riconversione al contrario, come viene definita da Linda Maggiori, attivista, educatrice, giornalista freelance esperta di lotte territoriali e filiera bellica, attenta osservatrice del genocidio in corso del popolo palestinese e autrice, fra gli altri, di “Alberi: fermiamo la mattanza” (2025, TerraNuova) e dei dossier “Le catene della guerra in Italia” e “I portuali contro le guerre del mondo”. A partire da un’inchiesta sulla Regione Emilia Romagna che spinge le piccole e medie imprese a spostarsi nel settore, ben più redditizio, dell’aerospazio e della difesa, un contesto in cui si colloca il progetto ERIS che vedrà sorgere a Forlì un laboratorio di produzione di antenne a uso civile ma con la partecipazione di aziende come Leonardo e Thales Alenia, affrontiamo il tema della conversione bellica. L’argomento sarà al centro del dibattito organizzato dai comitati cittadini a difesa del territorio riuniti nella rete Resistenza Verde e dal collettivo universitario Ecologia Politica di Torino. Come viene riportato nell’indizione dell’incontro “Il segno comune sotto cui si cerca di ristrutturare il discorso su guerra e natura è rappresentato dalla sicurezza. Non certo una sicurezza che metta al riparo i territori dalle conseguenze dirette del loro indiscriminato sfruttamento, quanto piuttosto una sicurezza energetica e nazionale a garanzia dei consumi: di merci, di suolo, di acqua e di vite. Qual è il costo reale di questa sicurezza? Cosa implica l’asservimento della natura alle esigenze della guerra, qual è il riflesso di questa operazione sulle nostre vite e quali sono le conseguenze a lungo termine?” durante il quale si cercherà di tracciare dei ragionamenti comuni insieme a Linda Maggiori, Vittorio Martone, docente di Sociologia dell’ambiente presso l’Università di Torino e l’osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.   .
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Piani di pace per l’Ucraina, militarizzazione della logistica, guerra ibrida@1
Il ministro della difesa tedesco Boris Pistorius, che nel 2024 sosteneva che saremo in guerra con la Russia nel 2029, adesso dice che succederà forse nel 2028, anzi che “alcuni storici militari ritengono addirittura che abbiamo già avuto la nostra ultima estate di pace”. Venerdì scorso, il Generale Fabien Mandon, Capo di Stato Maggiore delle forze armate francese, ha parlato esplicitamente del rischio di “perdere i propri figli” in un futuro conflitto con la Russia e ha esortato la Francia a prepararsi a sacrifici — umani o economici — vista la crescente ambizione russa di un confronto con la NATO entro la fine del decennio. «Siamo sotto attacco: il tempo per agire è subito»: così riporta il documento redatto dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ora al vaglio del Parlamento. A minacciare l’Occidente e l’Italia sarebbe la «guerra ibrida» portata avanti, in particolare, da Russia, Cina, Iran e Corea del Nord, combattuta tanto a colpi di disinformazione e pressione politica quanto di minacce cibernetiche. Per questo, l’Italia avrebbe bisogno della creazione di un’arma cyber, composta di almeno cinquemila unità tra personale civile e militare. Solamente due settimane fa, Crosetto aveva dichiarato che l’esercito italiano avrebbe bisogno di almeno trentamila soldati in più. In Polonia, in risposta agli atti di sabotaggio che hanno colpito le infrastrutture strategiche della Paese, il premier Donald Tusk ha lanciato un’operazione su larga scala, l’operazione Horizon, per aumentare i controlli sulle infrastrutture del Paese, dispiegando 10mila soldati che lavoreranno insieme a polizia, Guardia di frontiera, Servizio di protezione delle ferrovie e ad altri enti responsabili della sicurezza dello Stato. Appena una settimana fa, un mese dopo la presentazione della roadmap per una difesa UE a prova di aggressioni esterne entro il 2030, la Commissione europea dichiara di voler incrementare fortemente la mobilità militare dell’Unione, che si scontra oggi con la realtà di 27 Stati nazionali che limitano gli attraversamenti di truppe e mezzi sui loro territori. L’obiettivo è creare una ‘Schengen militare’ entro il 2027, perché – come affermato dal commissario UE per la Difesa, Andrius Kubilius, prendendo in prestito le parole di un generale statunitense – “la fanteria vince le battaglie, la logistica vince le guerre”. Nei primi 15 minuti, parliamo del non paper di Crosetto sulla guerra ibrida, dei piani di riarmo europeo delle infrastrutture, della logistica di guerra facendo un po’ di rassegna stampa. Successivamente approfondiamo gli stessi temi, a partire dagli ultimi sviluppi nella guerra tra Russia e Ucraina, con la bozza di Trump per un piano di pace che ha contrariato l’Europa, con lo storico Francesco Dall’Aglio, saggista, esperto di est Europa e di questioni strategico-militari, gestore del canale Telegram «War Room».- Russia, Ucraina, NATO. Citati nella puntata: Non-paper sul contrasto alla guerra ibrida di Crosetto Libro bianco europeo per il 2030 Il Piano Rearm Europe
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Belgio: dopo lo sciopero generale si prospetta un autunno di mobilitazione
Negli ultimi mesi il neo governo chiamato Arizona, per le forze politiche che lo compongono a messo in campo un piano di riforme repressive verso i diritti di manifestazione, di espulsione dei migranti sans papier e di attacco al diritto del lavoro mettendosi in linea con altri paesi europei. Sull’onda delle mobilitazioni contro il genocidio […]
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RBO al Festival Alta Felicità: Assemblea nazionale “Guerra alla guerra”
Durante il Festival Alta Felicità di quest’anno è stato chiamato un momento di assemblea nazionale dal titolo “Guerra alla guerra” con l’obiettivo di condividere una proposta di mobilitazione contro la guerra, contro il riarmo e contro il genocidio in Palestina. Nell’introduzione sono state sottolineate le caratteristiche che questo percorso debba avere per essere incisivo: l’importanza […]
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Smilitarizziamo Sigonella: manifestazione regionale contro le basi militari usa – nato
Il territorio siciliano è particolarmente compromesso dalla presenza diffusa su tutta l’isola di basi militari, punti da cui droni e aerei che partecipano negli scenari di guerra attuali partono, transitano e vi stazionano. Non soltanto Sigonella ma anche il Muos a Niscemi supportano le operazioni militari in Medio Oriente. Questo sabato è stata dunque lanciata […]
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