Spartak San Gennaro, il diritto allo sport e il campo negato dal comune di Napoli(disegno di frida sgambati)
In Italia, un bambino su cinque sopra i sei anni non pratica sport nel tempo
libero. Il 58,4 per cento dei ragazzi che vivono in condizioni di deprivazione
sociale non può permettersi attività di svago fuori casa a pagamento, tra cui
anche lo sport. Non esistono dati specifici sulla città di Napoli ma la
dimensione del problema è evidente anche solo considerando la quantità
scarsissima di strutture pubbliche gratuite o fruibili a prezzi calmierati. La
gestione privatistica della maggior parte delle strutture (anche quelle
pubbliche date in gestione) offre i propri servizi a costi insostenibili per una
famiglia. In alcune scuole calcio di Napoli e provincia, un’iscrizione completa
di kit d’allenamento ha un totale in media di circa sette/ottocento euro a
stagione.
Nel corso degli anni, per sopperire ai problemi economici e sociali dei ragazzi
e delle loro famiglie, molte realtà hanno provato a rendere le attività sportive
più sostenibili, portandole avanti con uno spirito diverso da quello
dell’attività imprenditoriale che caratterizza il settore nella sua totalità.
Storie come quella della Lokomotiv Flegrea o dello Spartak Lecce, oltre ad altri
tentativi con vita meno lunga, mostrano come non servano migliaia di euro
all’anno per correre dietro ad un pallone.
Lo Spartak San Gennaro nasce sei anni fa con l’idea di dare una possibilità di
praticare sport gratuito ai ragazzi di alcuni rioni popolari di Napoli, come
Montesanto e i Quartieri Spagnoli. «Volevamo offrire qualcosa ai ragazzi e le
ragazze che non potessero sostenere le spese delle scuole calcio», racconta
Sasà, uno dei partecipanti di vecchia data al progetto.
L’idea viene concretizzata da un gruppo di ragazzi e sette giovanissimi atleti,
che muovono i primi passi nel campetto del centro sociale Scugnizzo Liberato,
uno spazio che sorge su un ex carcere minorile, e del Parco Sociale Ventaglieri.
Rapidamente lo Spartak inizia a crescere e risulta necessario trovare un campo
dove potersi allenare. Le ricerche producono vari risultati: il primo è quello
dell’ex ospedale militare sui Quartieri Spagnoli: l’esperienza dura poco, la
giunta comunale di fatto costringe, dopo una proroga non rinnovata, la squadra a
trovare un’altra sistemazione. Dopo molti tentativi temporanei, come quello nel
campo della congregazione delle suore francescane a Capodimonte, i ragazzi
ritornano a calpestare il quadrato in cemento dell’ex carcere minorile dello
Scugnizzo Liberato.
«A suo tempo scegliemmo lo Scugnizzo – continua Sasà – dove i giovani detenuti
reclusi passavano il loro tempo libero, per dare un segnale forte e un’identità
al nostro progetto; abbiamo dato a dei ragazzi, nati in delle zone in cui la
narrazione quotidiana associa loro e il territorio stesso alla cronaca nera, uno
spazio dove poter dimostrare il contrario. Il nostro lavoro serve anche a
offrire una nuova visione di questi quartieri, lontana dai pregiudizi e dalle
letture facili. Quando andavamo dalle monache chiedevamo le chiavi alla madre
superiora… era una scena molto simpatica, poi dopo qualche pioggia la suora ci
cacciò, per non prendersi le responsabilità sugli eventuali infortuni».
Il lavoro fatto in questi anni ha portato tanti elogi e apprezzamenti da parte
delle istituzioni. Lo Spartak però ha sempre avuto il bisogno di un campo che
potesse fornire i giusti spazi per far allenare quei sette ragazzi che intanto
erano diventati settanta, tra pulcini e adolescenti di differenti età.
Nel 2023 il gruppo ha partecipato ad un bando per l’assegnazione di un campo di
calcio, quello del parco Lieti a Capodimonte. Nella graduatoria del bando lo
Spartak, con il suo progetto, è arrivato primo, anche grazie ai criteri di
gratuità e di socialità. Il campo doveva essere pronto all’uso, ma ci sono stati
molti ostacoli: «Una volta vinto il bando l’amministrazione comunale ha fatto
sorgere problemi per l’utilizzo. La gestione dello stesso, alcuni cavilli legati
alla sicurezza e tra le tante un pagamento di una tassa comunale decisamente
alta».
Nonostante avesse aperto il bando, solo dopo la vittoria dello Spartak il Comune
ha esposto i problemi legati alla gestione del verde circostante, in assenza di
fondi per il pagamento del personale, e alla sicurezza, come il rivestimento
precauzionale di alcuni paletti. «L’unica partita giocata su quel campo è stata
quella di inaugurazione, con tanto di passarella politica e festeggiamenti della
giunta comunale e del presidente della municipalità».
La stagione dello Spartak però non può fermarsi, e nonostante questa falsa
vittoria, i ragazzi ne ottengono di vere sul campo, portando a casa uno dei
campionati a cui sono iscritti, allenandosi in un quadrato di cemento,
affascinante e simbolico ma non certo l’ideale.
Ad agosto 2024 il comune indice nuovamente lo stesso bando di gara, prevedendo
come sempre dei punteggi alti per il criterio della gratuità, ma allo stesso
tempo il pagamento di una tassa comunale di quarantacinque euro l’ora più iva.
Una scelta politica, che per undicimila euro nega a una realtà di base
territoriale la possibilità di portare avanti un lavoro di grosso impatto
sociale, che spetterebbe allo stesso Comune. «Per noi che siamo un progetto
gratuito, senza alcuno scopo di lucro, diventa complicato pagare una tassa di
quasi 11mila euro l’anno, non molto lontano dai prezzi delle strutture private.
Ci manteniamo grazie ad una support card di 20 euro l’anno, più qualche evento
organizzato di autofinanziamento», spiega ancora Sasà.
Lo Spartak ha partecipato al bando, nonostante gli impedimenti legati alle
questioni economiche. Nelle ultime settimane, i ragazzi e le ragazze hanno
continuato il loro lavoro di sensibilizzazione e protesta per l’assurda
situazione in cui si trovano; la settimana scorsa hanno esposto uno striscione
sotto il consiglio comunale: “NÈ PROMESSE NÈ PAROLE, MA CAMPI PER GIOCARE A
PALLONE”. La protesta è proseguita con un allenamento simbolico sotto palazzo
San Giacomo spiegare ai passanti più interessati il lavoro da loro svolto.
«Abbiamo elaborato una delibera insieme a due consiglieri comunali, che
proveranno a integrare all’interno del bando l’esenzione del pagamento per tutte
quelle associazioni senza scopo di lucro. Il nostro progetto, come quello di
altre realtà, sostiene già diverse spese, tra cui le iscrizioni ai vari
campionati. Degli elogi ne siamo fieri, però vorremmo che questi elogi si
traducessero in azioni concrete da parte dell’amministrazione».
Intanto, la giostra non può e non vuole fermarsi. Lo Spartak parteciperà anche
quest’anno ai campionati, continuando per quanto problematico ad allenarsi allo
Scugnizzo, dove però gli spazi per i ragazzini più grandi iniziano ad andare
stretti. «Lavoreremo per quanto possibile a questa nuova stagione, cercando di
tenerci stretti i più grandicelli, che comprensibilmente cercano spazi più
idonei alle loro caratteristiche e qualità. Mi piacerebbe dire che speriamo
nelle istituzioni, ma direi più che altro che ne di-speriamo… intanto
continueremo a lavorare insieme ad altre associazioni, per portare lo sport ad
essere un diritto e non solo un valore di tutti». (angelo della ragione)