Il primo argomento della puntata è stato quello del rinnovo del Contratto
Collettivo Nazionale Lavoro telecomunicazioni, per analizzarlo abbiamo
intervistato Diego del sindacato CUB che lavora per Fibercoop. Il contratto di
fatto non è stato ancora firmato, ma qualche giorno fa è uscita una bozza di
ipotesi di accordo tra le associazioni di categoria e sindacati sulla quale è
stato possibile farsi un’idea rispetto alle novità introdotte.
Purtroppo siamo di fronte all’ennesimo accordo atto a svalutare l’importanza e
la professionalitá di questi lavoratori, che si vedono firmare sopra le proprie
teste accordi che prevedono solo peggioramenti delle proprie condizioni. Con il
ritardo nella firma del CCNL scaduto nel 2022, si è deciso di fare partire gli
aumenti dal triennio 2026/28 invece che coprire quanto hanno perso fino ad ora i
lavoratori in questo periodo di inflazione estrema. Inoltre l’importo degli
incrementi salariali è bassissimo, si inventano metodi inediti di suddivisioni
professionali basate sul nulla, che danno diritto ad una maggiore flessibilità e
miseria nelle paghe. Di questo e tanto altro parliamo con Diego in questa
esaustiva intervista che analizza le possibili novità introdotte nel CCNL, ma
che inquadra anche il passato e l’ attualità di questo settore.
Buon ascolto
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il secondo approfondimento lo abbiamo fatto in compagnia di Stefano Bonazzi Fiom
Genova sulla rabbia dei lavoratori ex Ilva.
È da 2 giorni che la città di Genova è Taranto sono in sciopero: da sud con lo
sciopero ad oltranza e da nord cortei ed occupazioni rendono la classe
lavoratrice di nuovo protatagonista della lotta. Con Stefano abbiamo anche
snocciolato le pesanti ricadute sociali, politiche e occupazionali date dal
mancato accordo tra azienda e sindacati.
Buon ascolto
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Il terzo argomento della puntata è ruotato attorno alla sentenza del Tribunale
del Lavoro, che ha dato ragione alla maschera del Teatro Scala, licenziata per
aver gridato “Palestina libera” durante un evento istituzionale. Abbiamo
intervistato Jessica di CUB Milano, che ha seguito fin dall’inizio la vertenza
della ragazza che è uscita vittoriosa da un licenziamento inflitto solo per
ritorsione politica, così come è stato riconosciuto anche nelle aule di
tribunale.Ci auguriamo che questo risultato possa funzionare da apripista per
vicende di questo tipo che ultimamente sono sempre più all’ ordine del giorno.
Buon ascolto
Tag - milano
Il 29 novembre alle ore 10.30 all’Università Statale di Milano si terrà
un’assemblea pubblica di convergenza e organizzazione delle mobilitazioni di
febbraio, marzo e aprile 2026 contro i Giochi Olimpici invernali di Milano
Cortina.
L’assemblea è convocata da Comitato Insostenibili Olimpiadi (CIO), una rete che
ha messo insieme singoli e collettività milanesi per contestare il grande evento
olimpico ed articolare una critica complessa al grande evento e alla sua
eredità, tra gentrificazione dei quartieri popolari milanesi e devastazione
ambientale dei territori montani.
Abbiamo parlato di questa assemblea, delle manifestazioni nazionali già
convocate e del documentario “il grande gioco” – girato in questi anni e in
diffusione nazionale a partire da questo mese – con un compagno di Off Topic.
Qui la chiamata dell’assemblea.
Ascolta la diretta:
Dalla sua riapertura, nel 2020, sono ricorrenti le notizie della presenza di
persone con fragilità psichiatriche, anche per lunghissimi periodi, all’interno
del Cpr di Milano. Detenuti che aumentano i profitti di Ekene, ente gestore del
Cpr (di Milano ma anche di Gradisca), che guadagna in base alle presenze
quotidiane all’interno dei centri di detenzione per migranti.
Abbiamo chiesto alla rete Mai più lager – no ai Cpr di Milano di aggiornarci
sulla situazione del Cpr di Via Corelli.
Il primo approfondimento della serata lo abbiamo fatto in compagnia di Marco
Veruggio del puntocritco.info, per commentare insieme l’annuncio da parte di
Amazon di voler procedere a licenziare 14mila suoi dipendenti. Abbiamo provato
ad andare alle radici di questa scelta, passando in rassegna i vari motivi che
hanno portato a ciò; ma abbiamo anche analizzato […]
Il nuovo Piano Regolatore Generale di Torino è in fase di approntamento e sarà
presentato in consiglio comunale all’inizio del nuovo anno. L’ultima
pianificazione territoriale del Comune risale al 1995 ed è stata quella che ha
segnato la fase di massiccia deindustrializzazione e rinconversione urbana lungo
la “spina centrale”, un asse nord-sud della città diviso […]
Mohammad Hannoun, presidente dell’API Associazione dei palestinesi in Italia, ha
ricevuto la notifica di un Daspo urbano per un anno da Milano emesso dal
questore del capoluogo lombardo. “E’ un tentativo …
Abusi in divisa. Verbali falsi, inseguimenti inventati e arresti random: 7
poliziotti coinvolti. A meno di un mese dall’anniversario della morte di Ramy un
nuovo caso caso che fa emergere …
PRESIDIO ALL’AEROPORTO DI MALPENSALunedì 20 OTTOBRE alle 19.30TERMINAL 1 –
ARRIVI – PORTA 1 Leonardo SpA prosegue nel rifornimento di armi e componenti
belliche, direttamente e indirettamente, a “Israele”. Parti dei jet F-35, jet
letali utilizzati dall’entità sionista per distruggere e massacrare, sono in
partenza stasera (lunedì 20) dall’aeroporto di Malpensa, dirette verso gli Stati
[…]
(disegno di -rc)
San Siro, non è finita. Lo dicono tutti quelli che hanno combattuto fino alla
notte del 29 settembre contro la delibera comunale che ha deciso la vendita
dello stadio Meazza e di 280 mila metri quadrati dell’area circostante ai fondi
Redbird e Oaktree, controllori rispettivamente del Milan e dell’Inter. Per
arrivare a questo risultato il sindaco Sala ha dovuto scavalcare talmente tante
procedure amministrative e democratiche, vincoli della soprintendenza, regole di
buonsenso economico e politico, avvertimenti del comitato antimafia sul pericolo
di infiltrazioni, da rendere l’operazione vulnerabile, esposta a nuovi blocchi.
Ci saranno sicuramente altri ricorsi da parte dei comitati, e un nuovo
referendum pende come una spada di Damocle sulla realizzazione del progetto. La
Corte dei Conti e le indagini della procura continuano a scandagliare i passaggi
più contorti di questa corsa verso il delirio urbano e finanziario.
Nonostante gli annunci trionfali sul “risultato”, che danno ormai la vendita e
la demolizione-ricostruzione dello stadio come cosa fatta, anche gli stessi
protagonisti di questo mini-colpo di stato sono ben consci dei rischi che ancora
corrono, e la tensione emerge tra una piega e l’altra delle loro dichiarazioni.
Ricapitolando, la vicenda trae origine dalla legge nazionale sugli stadi, che
istituisce di fatto una sorta di diritto a speculare sui terreni ovunque si
voglia creare un nuovo stadio, e dalla particolare situazione del quartiere San
Siro che, come Napoli Monitor ha già raccontato a più riprese, è al centro di
fortissimi appetiti immobiliari a causa della sua minore densità rispetto al
resto di Milano. Le sue aree, più verdi, poco omogenee anche dal punto di vista
della popolazione, sono tra quelle che promettono i maggiori guadagni agli
investitori. Di fatto, i fondi che controllano delle squadre –
apparentemente RedBird Capital Partners e Oaktree Capital Management, ma una
serie di oscuri passaggi finanziari lasciano dubbiosi gli esperti sull’effettiva
composizione della proprietà – sono quasi obbligati a realizzare l’insensata
operazione Meazza. La loro missione, infatti, è trarre il massimo profitto dagli
asset che gestiscono per redistribuire denaro ai propri clienti: se non si
battessero per speculare, questi li abbandonerebbero in cerca di investimenti
più redditizi. Come spiega benissimo Luca Pisapia in Fare gol non serve a
niente, l’ultimo dei loro problemi è fare vincere le squadre, e ancor meno
rendere bella la città o regalare servizi ai suoi abitanti.
E infatti insistono da anni. Il loro piano è distruggere uno stadio amatissimo e
strutturalmente perfetto da 80 mila posti, gettare a discarica milioni di metri
cubi di cemento e scorie, costruirne uno di capienza simile sul parco dei
Capitani consumando 50 mila metri quadrati di suolo permeabile e soprattutto
edificare residenze e uffici di lusso, un centro commerciale e i musei delle
squadre. È con ogni evidenza un piano contro i cittadini: l’impatto ambientale
che subiranno è pesante oltre ogni immaginazione, la “rigenerazione urbana” come
di consueto è rivolta al target turisti e ricchi, e li escluderà sia dalla
frequentazione dello stadio che dal resto delle attività. Inoltre lieviteranno i
prezzi delle abitazioni nell’intera zona, da cui saranno a poco a poco espulsi,
e il resto dei servizi pubblici languirà più del solito perché, tra le altre
cose, il prezzo della vendita è bassissimo e la città non fa neppure cassa.
Ufficialmente si tratta di 197 milioni di euro, da cui vanno scontati 22 milioni
di contributo-sconto da parte dell’amministrazione. Ma in più dedurranno 80
milioni dagli oneri, e i pagamenti restanti avverranno in quattro rate senza
interessi nei prossimi dieci-dodici anni, il che significa che il Comune alla
fine avrà incassato, se gli va bene, la stessa somma che avrebbe ottenuto
continuando ad affittare lo stadio allo stesso canone di oggi: dieci milioni
l’anno. Praticamente la città non ne ricava nessun beneficio economico, mentre i
profitti che i fondi potranno estrarre dalla rendita del nuovo complesso di
edifici di lusso sono immensi.
Di fronte a uno scenario così rovinoso per l’interesse pubblico la cosa più
inquietante è la sequenza di azioni che Sala e la giunta hanno portato avanti
per “vincere” la battaglia contro le proteste dei cittadini: hanno condotto
trattative private e opache, bocciato i referendum consultivi, manipolato il
dibattito pubblico, inventato il bluff della “fuga” delle squadre verso Rozzano
e San Donato per sventolare la minaccia dello stadio vuoto da gestire (tenendo
persino segreta una sentenza del Tar che vietava la possibilità stessa di
edificare i terreni a San Donato), aggirato il vincolo posto dalla
soprintendenza sul Meazza, mentito sulle valutazioni della Uefa in merito
all’adeguatezza della struttura e sulle manutenzioni non fatte dalle squadre
(mancate manutenzioni per 27 milioni di euro), concordato uno scudo penale a
protezione della controparte.
Prima Sala ha minacciato le dimissioni se la delibera non fosse passata, poi si
è reso conto che gli conveniva invece restare per trovare l’appoggio della
destra morattiana, a cui di fatto è sempre appartenuto, e ha cinicamente
lasciato spaccare la sua maggioranza e il Pd che lo avevano protetto – l’unico
effetto positivo da un certo punto di vista.
“La cosa che conta è il risultato”, ha detto, e la Moratti ha ribadito che è
stata “una vittoria del fare sull’abbandono all’immobilismo”. I giornali hanno
chiosato “è un volano per le altre città”, e subito Manfredi ha manifestato la
volontà di vendere il Maradona di Napoli, “come a Milano”.
Cosa si fa, quindi, esattamente, a Milano? In che cosa consiste questo fare? È
una nichilistica distruzione della cosa pubblica – della città fisica e della
vita che la produce, delle norme, delle regole democratiche, della politica –
completamente fine a se stessa, senza “output” se non la concentrazione di
potere e denaro.
Difendere a oltranza San Siro non ha niente a che vedere con la nostalgia e il
passatismo, significa lottare contro l’ideologia del fare per il fare, del
consumare inutilmente e dannosamente suolo, energia e risorse, rifiutare la
logica che ci governa attraverso la trasformazione cieca e continua di tutto. E
affermare, come ormai è imperativo, l’imprescindibilità della manutenzione,
l’intelligenza della redistribuzione e la priorità della pianificazione solida
del cambiamento sul principio dell’attrattività fluida di ogni spiritello
vagante del capitale.
La stagione delle credenze post-moderne sugli stadi iconici che portano sviluppo
è finita da un pezzo, nonostante i tristi epigoni che ancora ne scrivono su
qualche giornalaccio. E il socialismo non è nato con la Compagnia delle Indie,
come suggerisce Sala in uno dei suoi patetici libri. (lucia tozzi)
Misure pesantissime contro due studenti di un liceo milanese fermati durante lo
sciopero generale del 22 settembre a Milano. La giudice del Tribunale per i
minorenni Antonella De Simone ha disposto gli arresti domiciliari e il divieto
di frequenza a scuola per i due studenti. Il commento di Raja, del Csa
Lambretta, prima della conferenza […]