ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
https://radioblackout.org//podcast/anarres-del-26-settembre-ricerca-sul-clima-un-caso-di-obiezione-di-coscienza-rudolf-rocker-lanarchia-oltre-le-macerie-del-secolo
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Guerra alla ricerca sul clima. Un caso di obiezione di coscienza
In questi giorni alla cascina e parco “Le Vallere”, che ospita una importante
stazione di rilevamento idrologico e meteorologico, si tiene un evento europeo
su “Water and Ecosystems in the Mediterranean: Climate Challenges and Adaptive
Responses”. Ovvero il problema idrico in diversi aspetti: troppa acqua nelle
precipitazioni, sparizione dell’acqua sotto forma di ghiacci, siccità. Se ne
parla con tecnici e ricercatori che operano sul campo, in glaciologia,
meteorologia e allerte meteo, analisi rischi, biodiversità e ovviamente la
metrologia a supporto delle misure.
Si tratta di studi cruciali per capire quali misure adattive siano necessarie
per fermare ed arginare la catastrofe in corso.
Dalle Vallere ci siamo collegati con Andrea Merlone, Dirigente di Ricerca –
Research Manager dell’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica con cui abbiamo
parlato dei tagli che queste ricerche stanno subendo in moltissimi paesi. Le
risorse vengono dirottate sulla ricerca bellica, che divenendo prioritaria quasi
ovunque, con conseguenze gravissime.
Non solo. È in atto una infiltrazione dei militari nelle misurazioni del clima,
dell’aria, dell’acqua perché necessarie al miglior funzionamento delle armi.
Dopo anni a supportare misure sempre più raffinate per comprendere il
riscaldamento dei mari parametro fondamentale soprattutto nel Mediterraneo, la
conferenza di riferimento di Genova si apre con una sessione plenaria dedicata a
“Military Metrology for the sea”. Ovvero gli interessi militari, sdoganati ormai
in pubblico in temi di misure, soprattutto per il mappamento dei fondali. Andrea
ci ha raccontato del suo rifiuto a presiedere e a partecipare ad un evento di
rilievo mondiale sulle misure marine.
Rudolf Rocker. L’anarchia oltre le macerie del secolo
Nel corso della sua straordinaria parabola esistenziale, Rudolf Rocker, uno dei
maggiori protagonisti dell’anarchismo tedesco e internazionale, ha profuso la
sua attività militante in una molteplicità di contesti sociali e politici,
passando dalla Germania di Bismarck alla Londra del movimento operaio yiddish,
per approdare infine negli Stati Uniti. Se il suo impegno sociale rimane
costante, il suo approccio politico cambia nel corso dei decenni, muovendo da
una visione prettamente anarcosindacalista a una visione più pragmatica e
gradualista attenta a proporre concrete analisi delle trasformazioni in atto
nella società. Le sue riflessioni consentono di ricostruire il percorso
intellettuale di uno dei più lucidi pensatori libertari del Novecento, come
testimonia la sua acuta analisi del totalitarismo di destra e di sinistra e la
sua incisiva critica di una concezione rivoluzionaria incapace di riflettere a
fondo sulle ragioni che avevano portato alla sconfitta della Rivoluzione
spagnola e alla degenerazione della Rivoluzione russa.
Il prossimo venerdì presenteremo una raccolta di testi di Rudolf Rocker
“Anarchismo, Politica, Comunità. Scritti in un tempo di crisi 1919 – 1947”
Con il curatore del libro, Gianfranco Ragona, docente di storia all’università
di Torino, abbiamo anticipato alcuni dei temi di cui abbiamo discusso il venerdì
successivo con Ragona e con David Bernardini, che all’anarchico tedesco ha
dedicato uno studio.
L’anarchia ai tempi della peste
Guerre, massacri, corsa agli armamenti. Le aporie infinite dei movimenti di
opposizione schiacciati tra campismo, propaganda e miopia.
Proviamo ad entrare nel vivo, chiacchierandone con Lollo.
La straordinaria giornata di lotta del 22 settembre, che per la prima volta ha
visto le piazze riempirsi non solo di studenti e attivisti ma anche di tanti
esponenti di quella sinistra moderata e fluida che solo occasionalmente scende
in piazza con modalità più radicali. Li avevamo visti a Roma il 20 maggio ma la
cornice allora era ancora meramente testimoniale.
La loro ricomparsa in piazze che miravano esplicitamente al blocco dimostra la
crescente consapevolezza che solo ponendosi sul terreno dell’azione diretta si
può inceppare il meccanismo terrificante che sta tritando le vite di migliaia di
uomini, donne, bambine e bambini a Gaza.
A muovere queste piazze è stata soprattutto un’ondata di incontenibile
indignazione, la necessità di non essere complici di un genocidio.
Un fatto in se positivo.
Purtroppo sullo sfondo restano e si allungano le tante ombre che hanno segnato
questi due anni di feroce guerra a Gaza.
In primis l’appoggio acritico alla resistenza palestinese, guidata da forze
islamiste, che hanno disciplinato a forza la gente della striscia, che hanno una
polizia morale che controlla l’osservanza della legge islamica, che trattano con
ferocia ogni forma di opposizione.
Ma non solo. Mentre esplode la giusta indignazione per il genocidio, per la
fame, per la distruzione a Gaza, il genocidio in Darfur, la feroce guerra in
Sudan resta avvolta nel silenzio. Perché?
In Siria c’è stato un milione di morti e la guerra è tutt’altro che finita, tra
stragi di drusi e alaviti e la costante pressione per chiudere i conti con i
curdi del confederalismo democratico nel nord del paese. Silenzio. Perchè?
La guerra ai migranti è un genocidio. Si ha genocidio ogni volta che le vite
umane sono considerate dannose, in eccesso. Mentre la flottilla prova con grave
rischio a raggiungere Gaza, nel Mediterraneo si continua a morire in silenzio.
Perché?
Sono domande che ci piacerebbe porre a chi riempie oggi le piazze per fermare un
altro genocidio.
Appuntamenti:
Rudolf Rocker
L’anarchia oltre le macerie del secolo
Venerdì 3 ottobre
ore 21
corso Palermo 46
Rudolf Rocker “Anarchismo, Politica, Comunità. Scritti in un tempo di crisi 1919
– 1947”
Ne parliamo con il curatore del libro, Gianfranco Ragona, docente di storia
all’università di Torino e con David Bernardini, autore di “Contro le ombre
della notte. Storia e pensiero dell’anarchico tedesco Rudolf Rocker”
4 novembre
Smilitarizziamo la città!
Noi disertiamo
Il 4 novembre, nell’anniversario della “vittoria” nella prima guerra mondiale,
in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per
spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai
plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senzapatria di allora vive nella solidarietà
concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.
Le celebrazioni militari del 4 novembre, servono a giustificare enormi spese
militari, l’invio delle armi e l’impegno diretto dell’Italia nelle missioni
militari all’estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.
In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per spostare un
confine, per annientare i “nemici”, altri esseri umani massacrati in nome della
patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.
In ogni dove c’è chi si oppone, c’è chi diserta, chi straccia le bandiere di
ogni nazione, perché sa che solo un’umanità internazionale potrà gettare le
fondamenta di quel mondo di libere e liberi ed uguali che ciascuno di noi porta
nel proprio cuore.
A due passi dalle nostre case ci sono le fabbriche che costruiscono le armi
usate nelle guerre che insanguinano il pianeta.
Nelle scuole bambine, bambini, ragazze e ragazzi, vengono sottoposti ad una
martellante campagna di arruolamento, ad una sempre più marcata propaganda
nazionalista.
Nelle strade della nostra città militari armati di mitra e manganello affiancano
polizia e carabinieri nel controllo, etnicamente mirato, delle periferie più
povere.
Vogliono farci credere che non possiamo fare nulla per contrastare le guerre.
Chi promuove, sostiene ed alimenta le guerre ci vorrebbe impotenti, passivi,
inermi. Non lo siamo.
In ogni dove c’è chi diserta, chi lotta contro le guerre degli stati.
Noi siamo al fianco di chi diserta la guerra.
Ogni volta che un militare entra in una scuola possiamo metterci di mezzo,
quando sta per aprire una fabbrica d’armi possiamo metterci di mezzo, quando
decidono di fare esercitazioni vicino alle nostre case possiamo metterci di
mezzo.
Le guerre cominciano da qui.
Contro tutte le patrie per un mondo senza frontiere!
Via i mercanti d’armi!
Sabato 29 novembre
corteo antimilitarista
ore 14,30 corso Giulio Cesare angolo via Andreis
Martedì 2 dicembre
blocchiamo i mercanti armi all’Oval Lingotto in via Matté Trucco 70
Contro la guerra e chi la arma!
No all’aerospace and defence meetings!
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Tag - clima
ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming.
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres del 24 gennaio. Crisi climatica. Zone rosse e sorveglianza rinforzata.
> Una corte di miliardari e l’America profonda. Rivolta al CPR di Gradisca…
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Crisi climatica e azione diretta
Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta
Che sia in atto un cambiamento climatico con un’accelerazione senza precedenti,
da quando il pianeta è abitato da forme di vita strutturate in comunità è un
dato ormai privo di dimostrazioni opposte. Le estese analisi e i risultati cui è
pervenuto il lungo lavoro della comunità climatologica portano a una conclusione
unica: il clima sta cambiando a una velocità tale per cui le forme di vita
vegetali e animali (inclusa quella umana) vengono poste in seria difficoltà di
adattamento. Adattamento fisico, chimico, biologico, sociale e migratorio sono a
rischio, sottoposti a forzanti indotte dalla produzione industriale, alimentare
e trasportistica sempre più energivora. (…)
Un problema di origine capitalista non può avere una soluzione capitalista.
Il riscaldamento globale e la sua accelerazione sono causati principalmente
dalle emissioni collegate alle attività umane: industriali, di trasporto e
alimentari.
Con Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca
Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del
CNR, abbiamo anticipato alcuni dei temi di cui parleremo venerdì 31 gennaio alle
21 alla FAT
Zone rosse ed aree a sorveglianza rinforzata
Il governo sperimenta nuovi meccanismi di esclusione e controllo degli
indesiderabili. Muri invisibili ma concreti segmentano le città, separando chi
può accedere liberamente nelle aree più pregiate e chi deve esserne tenuto
fuori.
Con le zone rosse e il daspo urbano il ministro dell’Interno ha arricchito la
cassetta degli attrezzi della polizia di nuovi strumenti, che le forze del
disordine statale possono utilizzare senza neppure scomodare un magistrato.
La stretta securitaria, collaudata inizialmente a Bologna e Firenze, a dicembre
si è estesa a Milano e Napoli, e con l’anno nuovo ha investito Roma, dove la
morsa poliziesca durante il giubileo è imponente. A Torino il sindaco annuncia
un approccio più “morbido”: niente zone rosse ma aree a “sorveglianza
rinforzata”, come a Roma. Difficile cogliere le sfumature di fronte alla
declinazione sabauda delle direttive governative. Intanto, dal 27 gennaio al 30
aprile, saranno zone rosse Porta Nuova, San Salvario, Torino centro, Aurora e
Barriera di Milano.
Nei fatti le forze di polizia possono allontanare con la forza chiunque, assuma
“atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”. Va da se che
gli “atteggiamenti” non sono atti e, quindi gli uomini e le donne in divisa
mandano via le persone il cui modo di stare in strada sia considerato, a loro
arbitrio, indesiderabile.
Stati Uniti. Una corte di miliardari e l’America profonda
Donald Trump si è insediato lunedì. I sostenitori che quattro anni fa avevano
fatto irruzione a Capitol Hill, in questo 20 gennaio hanno sostato composti
all’esterno. L’imperatore li ha arringati firmando immediatamente la grazia per
i golpisti condannati, deportazioni di massa dei clandestini che vivono negli
States, la fine della guerra e il ritorno dell’età dell’oro. La propaganda
elettorale di The Donald non finirà mai: è la sua escape strategy di fronte al
possibile fallimento di alcuni obiettivi, dei quali potrà imputare le forze
oscure che minacciano l’America.
Mantiene subito alcune promesse. Appena insediato Trump ha firmato una serie di
misure e di ordini esecutivi.
Questi gli i principali ordini esecutivi firmati dal neopresidente:
– Uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima.
– Stop al lavoro da casa per i dipendenti federali.
– Revocato l’ordine esecutivo di Joe Biden che fissa il target del 50% delle
vendite di nuovi veicoli elettrici entro il 2030
–  Revocato l’ordine esecutivo di Joe Biden sull’intelligenza artificiale, mossa
che spiana la strada al business miliardario del settore, eliminando i già
scarsi guard-rail previsti.
– Dichiarata l’emergenza nazionale al confine sud degli Stati Uniti.
–  Fine dello ius soli, il diritto di cittadinanza per nascita stabilito dalla
Costituzione americana.
– Gli Usa escono dall’Organizzazione mondiale della Sanità
–  Revocate le sanzioni sui coloni israeliani in Cisgiordania.
Il presidente che si è insediato il 20 gennaio è molto più forte di quello che
prese il potere nel 2016: allora era un outsider inviso alla maggioranza del suo
partito, oggi è il cavallo vincente, che ha conquistato il Gop riuscendo a
mettere insieme le anime sparse della destra statunitense.
Trump, si è esibito accanto ad una manciata di suoi pari: i miliardari che
affollano la sua corte e hanno in mano il vero potere, quello dei social media,
il cui controllo è cruciale nella costruzione del consenso.
Sul tappeto numerose domande: quanto reggerà il suo blocco sociale, specie
quello della Rust Belt, che tanto contribuì al suo precedente successo?
L’unica europea alla sua corte era Giorgia Meloni, che tenta di accreditarsi
come ponte tra l’America Trumpiana e un’Europa schiacciata dal ricatto del
Friend Shoring imposto in questi anni e cardine delle politiche protezioniste
statunitensi.
A Davos Trump ha dettato le regole all’Europa, prima tra tutte un investimento
del 5% del Pil in spese militari.
Il programma di Trump è spaventoso. Se riuscirà o meno a realizzarlo dipenderà
dalla forza dei movimenti di opposizione che lunedì hanno riempito le piazze di
Washington e di tutti gli Stati Uniti con la People March e di tutti coloro che,
con tenacia, si battono contro il nuovo imperatore.
Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri
Rivolta al CPR di Gradisca
Sono giorni di rivolta dentro alle mura del carcere per migranti di Gradisca
d’Isonzo, il Cpr in Friuli Venezia-Giulia al confine con la Slovenia, dove sono
stipate in vere e proprie gabbie decine di persone.
Negli ultimi dieci giorni, ogni notte, ci sono state proteste, incendi e scontri
con le forze dell’ordine. Nonostante cariche, manganellate, pestaggi, spray al
peperoncino e lacrimogeni i migranti continuano a lottare contro le condizioni
inumane a cui sono sottoposti e l’assenza di informazioni sul proprio destino.
Rinchiusi in una prigione per senza documenti potrebbero essere deportati in
qualsiasi momento o passarvi un anno e mezzo, prima di essere liberati con un
foglio di via.
Giovedì 16 gennaio un recluso è caduto dal tetto della struttura nel tentativo
di allontanarsi dal Cpr e far disperdere le proprie tracce. Nella caduta si è
fratturato gravemente gli arti ed è stato trasportato in elisoccorso in
ospedale. Il clima si è fatto più incandescente la sera di domenica 19 gennaio,
quando anche un migrante di origine maghrebina è scivolato dal tetto.
Fortunatamente, le ferite riportate non sono state gravi. É frequente che chi
tenta la fuga saltando le mura alte dell’ex caserma Polonio si ferisca anche in
modo serio. Una decina di anni fa un migrante, finito in coma in seguito alla
caduta, perse la vita dopo mesi di agonia in ospedale.
Lunedì 20 gennaio un gruppo di una trentina di persone è salito sul tetto
dell’ex caserma Polonio, causando ingenti danni agli impianti idraulici ed
elettrici e praticando sette varchi nella struttura. Non ci sono stati,
diversamente da altre volte, tentativi di fuga. Il giorno successivo è stata
incendiata la zona rossa e sono stati creati dei varchi nel plexiglass che
delimita le “vasche” che dividono le camerate. La zona rossa, una delle tre in
cui è divisa la prigione di Gradisca, è completamente inagibile, così come
alcune aree comuni.
Mercoledì 22 sono iniziati arresti e deportazioni punitive. Otto migranti sono
stati espulsi in Marocco, altri cinquanta, in parte sono stati arrestati, in
parte sono stati trasferiti nel CPR di Trapani.
Ne abbiamo parlato con Raffaele, un compagno da sempre in prima fila nelle lotte
contro i Cpr
Appuntamenti:
Venerdì 31 gennaio
Crisi climatica e azione diretta
Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta
ore 21 alla FAT
corso Palermo 46 Torino
Interverrà il fisico Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale
di Ricerca Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze
Polari del CNR.
Giovedì 20 febbraio
ore 21 alla FAT
corso Palermo 46
Enzo Papa, traduttore e curatore dell’edizione italiana, presenta il libro di
Volin
“La rivoluzione sconosciuta. Il movimento anarchico nelle lotte per
l’emancipazione sociale in Russia 1917-1921”
Il teorico e rivoluzionario anarchico, Vsevolod Michajlovič Eichenbaum, detto
Volin, racconta la storia della Rivoluzione russa dal 1825 al 1939, con i suoi
due sommovimenti del 1905 e del 1917, che egli ha vissuto come militante
attivamente impegnato negli eventi. Potendo disporre di documenti e
testimonianze di prima mano, Volin descrive, dal punto di vista anarchico – con
lucidità e con rara finezza d’analisi -, tutto il processo del movimento
rivoluzionario russo, dalla nascita dei Soviet all’annientamento del movimento
anarchico da parte dello stalinismo passando per l’ascesa al potere dei
bolscevichi, la rivolta dei marinai di Kronstadt o ancora l’epopea
insurrezionale di Nestor Machno.
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
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CRISI CLIMATICA E AZIONE DIRETTA
Federazione Anarchica Torinese - corso Palermo 46
(venerdì, 31 gennaio 21:00)
CRISI CLIMATICA E AZIONE DIRETTA
STRUMENTI DI RICERCA, MISURAZIONE, ANALISI E LOTTA
VENERDÌ 31 GENNAIO
ORE 21 ALLA FAT
CORSO PALERMO 46 TORINO
INTERVERRÀ IL FISICO ANDREA MERLONE, DIRIGENTE DI RICERCA ALL’ISTITUTO NAZIONALE
DI RICERCA METROLOGICA (INRIM) E RICERCATORE ASSOCIATO ALL’ISTITUTO DI SCIENZE
POLARI DEL CNR.
Che sia in atto un cambiamento climatico con un’accelerazione senza precedenti,
da quando il pianeta è abitato da forme di vita strutturate in comunità è un
dato ormai privo di dimostrazioni opposte. Le estese analisi e i risultati cui è
pervenuto il lungo lavoro della comunità climatologica portano a una conclusione
unica: il clima sta cambiando a una velocità tale per cui le forme di vita
vegetali e animali (inclusa quella umana) vengono poste in seria difficoltà di
adattamento. Adattamento fisico, chimico, biologico, sociale e migratorio sono a
rischio, sottoposti a forzanti indotte dalla produzione industriale, alimentare
e trasportistica sempre più energivora.
Variazioni di concentrazioni di elementi (CO2 in primis in atmosfera e nei mari)
e pochi gradi in più di aumento delle temperature atmosferiche, marine e del
suolo portano a collassi repentini e imprevedibili in un sistema regolato da
equilibri stabili ma altrettanto caotici. Ricerche e studi sul clima, mai
abbastanza supportati e sovvenzionati rispetto ad altre discipline tecnologiche
e belliche, basano le loro analisi su una comunità di ricerca competente,
distribuita e in continuo contatto e confronto. La stessa comunità che produce
le decine di migliaia di analisi e pubblicazioni costantemente analizzate, in
modo critico e rigoroso da iniziative mondiali in seno alle Commissioni
internazionali di climatologia della World Meteorological Organization (WMO),
dal Global Climate Observing System (GCOS) e dall’International Panel on Climate
Change (IPCC).
Lontano dall’essere in mano a lobby di interesse, come talvolta anche sostenuto
all’interno di alcuni movimenti e pensieri che sfociano in un pericoloso
negazionismo a priori, scienziati e autori IPCC vengono sovente screditati. Il
caso forse più eclatante sono le COP: alla 28 edizione (Dubai 2023) il
presidente ha sostenuto che non vi è alcuna evidenza circa la necessità di
ridurre al massimo aumento di 1,5 °C l’innalzamento della temperatura media,
rispetto ai valori pre-industriali, riducendo sino all’eliminazione l’utilizzo
dei combustibili fossili. Del resto, se a presiedere una COP viene nominato il
Sultano Al Jaber, CEO della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi, è
il minimo che ci si possa attendere. Replica puntuale un anno dopo, alla COP29,
dove l’Arabia Saudita senza portare controprove solide, ha categoricamente
negato la validità dei lavori dell’IPCC. Esternazioni ormai sdoganate senza
vergogna, di stampo negazionista e reazionario, simili al rifiorire di
esternazioni di stampo fascista e nazista cui si assiste quotidianamente su
tante altre questioni a livello nazionale e internazionale. È un ulteriore
allarme che segnala l’urgenza diiniziative improcrastinabili di risposta
culturale e di azione collettiva e individuale.
Un problema di origine capitalista non può avere una soluzione capitalista.
Il riscaldamento globale e la sua accelerazione sono causati principalmente
dalle emissioni collegate alle attività umane: industriali, di trasporto e
alimentari. Tre fattori strettamente legati all’impulso-compulsivo verso
l’impraticabile crescita infinita. Che in politica ed economia siano ancora
presenti indici matematici e numerici che vedono la crescita della produzione,
del consumo e del capitale come un fattore indispensabile al benessere
collettivo è indice di come il capitalismo, al pari delle religioni, sia
riuscito a introdurre dogmi utili a indirizzare le classi dirigenti e guidare
comportamenti decisionali e scelte collettive. La necessità di azioni di
mitigazione, osteggiata nei primi momenti sia dalla finanza sia dalla
cittadinanza, è ormai un fatto che il capitalismo ha imparato a cavalcare con
agilità e destrezza. Al pari delle religioni, si “evangelizza” la persona e il
“decision making” verso comportamenti virtuosi che incrementano astutamente e
con tempismo il giro di affari del “green”. Con due risultati di rilievo:
aumentare la produzione e convincere il “consumatore” di avere fatto una cosa
giusta e di tenerci all’ambiente. Si vedano le sempre maggiori operazioni di
“green washing” sbandierate da quasi tutte le multinazionali.
Il capitalismo quindi si sostituisce al non-decisionismo politico, dal quale
però trae legittimità normativa, offrendo soluzioni e strategie di mitigazione:
i continui cambi di categoria nei mezzi di trasporto che, con l’aiuto di
limitazioni nella circolazione di categorie precedenti, portano a sbarazzarsi di
veicoli perfettamente funzionanti verso l’acquisto imposto di nuovi modelli; la
pur benvenuta elettrificazione sposta solo il problema, con costi accresciuti e
a carico dell’utenza, data la cronica assenza di sistemi di produzione elettrica
non clima-alteranti; le tassazioni crescenti e capillari che coinvolgono
chiunque possieda un sistema di riscaldamento o di piccola produzione
artigianale; fittizi miglioramenti delle classi energetiche degli edifici che
portano a declassare immobili più vecchi, portando fuori parametro e
conseguentemente fuori mercato piccole case e borghi facilmente recuperabili (se
non dove il restauro è per pochi e porta a trasformare antiche dimore in beni di
lusso); e molto altro.
Azioni “green” che se da un lato portano un contributo minimo a ridurre gli
impatti diretti clima-alteranti, dall’altro causano effetti “indiretti” ben più
gravi: la sostituzione di un veicolo funzionante ma meno “prestante” in termini
di inquinamento con uno elettrico è accompagnata da impatti ambientali (consumo
di risorse, trasporti, generazione di gas clima alteranti) certamente superiore
a quanto emesso portando a reale fine vita il veicolo esistente. Considerazione
applicabile alla quasi totalità delle iniziative, ma ovviamente ben celata.
Lontana dal porre in atto serie azioni di mitigazione, l’azione capitalistica è
così improntata per natura ad accrescere e aggravare il problema, rifiutando
sistematicamente qualsiasi inversione nei livelli di produzione e consumo. Il
rallentamento della crescita sino a una sua sostenibile inversione è così
l’unica soluzione seriamente adottabile, pur insieme a transizioni energetiche
condivise, per avviare concrete ed efficaci contromisure immediate. Una
consapevolezza che deve permeare l’azione diretta individuale e di gruppo e non
essere relegata a pochi movimenti e alcuni “portavoce” politici o ad alta
notorietà.
Il cambiamento climatico richiede azioni chiare e urgenti piani di mitigazione.
Ed è altrettanto urgente aumentare il dissenso verso i governi che voltano le
spalle a un problema ora quotidianamente avvertito sia a livello globale che
locale, rilanciando l’azione autogestita e diretta.
Misurare il clima che cambia
Comprendere il clima e i suoi mutamenti, locali e globali, richiede metodi di
calcolo e grandi quantità di dati. Sono proprio i dati l’ingrediente principale
di ogni studio climatologico: sia che si tratti di serie storiche, attraverso le
quali ricostruire un’evoluzione rispetto al passato, sia che si osservino
fenomeni recenti e in tempo reale, soprattutto nel caso di eventi estremi. La
capacità di valutare e quantificare il mutamento del clima dipende così dalla
qualità dei dati che provengono da moltitudini di misure di parametri diversi.
Alle tradizionali misure meteorologiche ora si sono aggiunte diverse
osservazioni marine, glaciali, nel terreno e in alta atmosfera. Uno sforzo
scientifico senza distinzione di nazione o area geografica, che vede centinaia
di ricercatori collaborare da discipline diverse: fisica dell’atmosfera,
chimica, geologia, agronomia, biologia e metrologia. Con un percorso che parte
dai laboratori di Torino, andremo a presentare strumenti e stazioni di misura,
da quelle urbane all’alta montagna, dalla base artica all’Everest. Senza entrare
in dettagli ingegneristici, accenneremo ai diversi strumenti che quotidianamente
forniscono dati, sempre più affidabili, che riportano in modo chiaro come
l’accelerazione del mutamento del clima sia un fenomeno perfino sottostimato.
Un accenno a cosa può fare ognuno di noi per misurare e osservare fenomeni
climaticamente rilevanti sarà anche parte della discussione.
Andrea Merlone, fisico, è Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca
Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del
CNR. Si occupa di misure accurate di temperatura, avendo contribuito alla
definizione del Kelvin e alla realizzazione di metodi sperimentali e strumenti
scientifici. Da oltre un decennio si promuove studi e progetti sulle misure
termiche per la climatologia e il miglioramento dei dati utili a comprendere il
riscaldamento globale. Ha partecipato a diverse missioni, dalla piramide al
campo base Everest, alle stazioni in Artico, dagli studi in alta montagna alle
grotte. E’ autore di oltre 120 articoli su riviste scientifiche e presiede il
comitato di esperti sulle misure di temperatura per l’ambiente della World
Meteorological Organization (Agenzia delle Nazioni Unite per il clima e
l’ambiente), di cui è delegato alla Commissione Climatologica.
www.anarresinfo.org
Quasi cento capi di governo sono atterrati a Baku per la COP29, ma tra loro
mancano Xi Jinping, Joe Biden, Narendra Modi, Ursula von Der Leyen. La prima
giornata è partita con la presidenza che da subito ha annunciato un accordo sui
crediti di carbonio -meccanismi di mercato per ridurre le emissioni, vecchio
sistema su […]
Sono settimane di occupazioni per il clima nelle università italiane che hanno
aderito alla campagna di End Fossil, rete internazionale per la mobilitazione di
studenti e studentesse che, in Italia, hanno occupato l’Università di Pisa, la
Sapienza di Roma. A Torino, lunedì scorso, è stata portata avanti l’occupazione
del Campus Einaudi fino a venerdì. Occupato […]
"LIMO, QUELLO CHE RIMANE"
Studio Sinapsi - via Valentino Carrera 114/D , Torino (TO) (venerdì, 13 ottobre
16:00)
"LIMO, quello che rimane"
[https://gancio.cisti.org/media/ff07e17fc7bf04fee1f76a8e2be15878.jpg]
LIMO, quello che rimane: una mostra fotografica sull’alluvione in Emilia
Romagna, da venerdì 13 a venerdì 20 ottobre, nel nostro STUDIO SINAPSI.
Per la riapertura della stagione autunnale del nostro studio, siamo lieti di
presentarvi la mostra fotografica Limo, quello che rimane di un talentuoso
fotografo emergente, Dario Fanelli.
Si tratta di un reportage che offre uno sguardo commovente e autentico sugli
effetti devastanti dell'alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna, mostrando la
forza della comunità locale e il suo impegno nella ricostruzione. Le fotografie
catturano momenti toccanti di resilienza, speranza e solidarietà, trasmettendo
un potente messaggio attraverso l'obiettivo di Fanelli.
Ma da questi luoghi martoriati Dario ci racconta attraverso il suo punto di
vista non solo una delle numerose catastrofi ambientali legate al cambiamento
climatico che hanno interessato il nostro paese nell'ultimo anno; ci racconta
anche una storia di resilenza di territori e persone, che in questo tragico
scenario hanno trovato nella solidarietà e nello spirito di comunità la forza
per emergere da quelle acque fangose.
La mostra Limo, quello che rimane è molto più di una semplice esposizione
fotografica; è un'esperienza immersiva che coinvolge i sensi e le emozioni,
attraverso suoni, oggetti e materiali che evocano l'atmosfera dell'alluvione.
La mostra è ad accesso gratuito per i tesserati e sarà visitabile dal 13 al 20
ottobre, dalle 16 alle 20, presso il nostro studio in Via Valentino Carrera
114/D, Torino.
Per ulteriori informazioni potete contattarci alle nostre rispettive mail :
sinapsicollettivotorino@gmail.com dariofanelli2000@gmail.com oopure ai nostri
profili instagram https://www.instagram.com/sinapsi_collettivotorino/
https://www.instagram.com/phanelli/ (link per il post-->)
https://www.instagram.com/p/CxxyZs_tggf/
SCIOPERO PER IL CLIMA - RESISTENZA CLIMATICA
Piazza Statuto - Piazza Statuto, Torino (venerdì, 6 ottobre 09:30)
Sciopero per il Clima - Resistenza Climatica
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6 OTTOBRE: TUTT* IN PIAZZA!
Manca meno di un mese al global strike e noi siamo carichissimə!
L'estate 2023 - la più calda della storia - ha devastato l'Italia, con incendi,
alluvioni e grandinate che in futuro potrebbero diventare la normalità.
Di fronte a tutto questo, la risposta del governo è il silenzio o, peggio, il
negazionismo. Ecco perché scendiamo in piazza. Ecco perché saremo la resistenza
climatica. Manifestiamo ancora una volta per pretendere che la crisi climatica
venga affrontata immediatamente: rivendichiamo il nostro diritto ad avere un
futuro.
Unisciti anche tu alla marea, la nostra voce non può più essere ignorata!
#fridaysforfuture
#resistenzaclimatica
https://www.facebook.com/events/823642325977481/?ref=newsfeed
Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell’atmosfera: temperature record, il voto sulla legge per il ripristino della biodiversità e l’esempio del Bangladesh.
<p>Con un aumento del 3,7% sul 2021, trainate dalla guerra in Ucraina, le spese militari nel mondo hanno toccato il record di 2240 miliardi di dollari. Lo comunica la Rete Italiana Pace e Disarmo, che aderisce alla campagna globale sul tema e la sintetizza in “Finanzia la pace, non la guerra” e riporta i dati […]</p>
<p>L'articolo <a href="https://www.osservatoriorepressione.info/le-spese-militari-toccato-un-record-storico-2240-miliardi-sottratti-al-pianeta/">Le spese milita</a></p>