ll podcast del nostro viaggio del venerdì su Anarres, il pianeta delle utopie
concrete. Dalle 11 alle 13 sui 105,250 delle libere frequenze di Blackout. Anche
in streaming.
Ascolta e diffondi l’audio della puntata:
> Anarres del 24 gennaio. Crisi climatica. Zone rosse e sorveglianza rinforzata.
> Una corte di miliardari e l’America profonda. Rivolta al CPR di Gradisca…
Dirette, approfondimenti, idee, proposte, appuntamenti:
Crisi climatica e azione diretta
Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta
Che sia in atto un cambiamento climatico con un’accelerazione senza precedenti,
da quando il pianeta è abitato da forme di vita strutturate in comunità è un
dato ormai privo di dimostrazioni opposte. Le estese analisi e i risultati cui è
pervenuto il lungo lavoro della comunità climatologica portano a una conclusione
unica: il clima sta cambiando a una velocità tale per cui le forme di vita
vegetali e animali (inclusa quella umana) vengono poste in seria difficoltà di
adattamento. Adattamento fisico, chimico, biologico, sociale e migratorio sono a
rischio, sottoposti a forzanti indotte dalla produzione industriale, alimentare
e trasportistica sempre più energivora. (…)
Un problema di origine capitalista non può avere una soluzione capitalista.
Il riscaldamento globale e la sua accelerazione sono causati principalmente
dalle emissioni collegate alle attività umane: industriali, di trasporto e
alimentari.
Con Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca
Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del
CNR, abbiamo anticipato alcuni dei temi di cui parleremo venerdì 31 gennaio alle
21 alla FAT
Zone rosse ed aree a sorveglianza rinforzata
Il governo sperimenta nuovi meccanismi di esclusione e controllo degli
indesiderabili. Muri invisibili ma concreti segmentano le città, separando chi
può accedere liberamente nelle aree più pregiate e chi deve esserne tenuto
fuori.
Con le zone rosse e il daspo urbano il ministro dell’Interno ha arricchito la
cassetta degli attrezzi della polizia di nuovi strumenti, che le forze del
disordine statale possono utilizzare senza neppure scomodare un magistrato.
La stretta securitaria, collaudata inizialmente a Bologna e Firenze, a dicembre
si è estesa a Milano e Napoli, e con l’anno nuovo ha investito Roma, dove la
morsa poliziesca durante il giubileo è imponente. A Torino il sindaco annuncia
un approccio più “morbido”: niente zone rosse ma aree a “sorveglianza
rinforzata”, come a Roma. Difficile cogliere le sfumature di fronte alla
declinazione sabauda delle direttive governative. Intanto, dal 27 gennaio al 30
aprile, saranno zone rosse Porta Nuova, San Salvario, Torino centro, Aurora e
Barriera di Milano.
Nei fatti le forze di polizia possono allontanare con la forza chiunque, assuma
“atteggiamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti”. Va da se che
gli “atteggiamenti” non sono atti e, quindi gli uomini e le donne in divisa
mandano via le persone il cui modo di stare in strada sia considerato, a loro
arbitrio, indesiderabile.
Stati Uniti. Una corte di miliardari e l’America profonda
Donald Trump si è insediato lunedì. I sostenitori che quattro anni fa avevano
fatto irruzione a Capitol Hill, in questo 20 gennaio hanno sostato composti
all’esterno. L’imperatore li ha arringati firmando immediatamente la grazia per
i golpisti condannati, deportazioni di massa dei clandestini che vivono negli
States, la fine della guerra e il ritorno dell’età dell’oro. La propaganda
elettorale di The Donald non finirà mai: è la sua escape strategy di fronte al
possibile fallimento di alcuni obiettivi, dei quali potrà imputare le forze
oscure che minacciano l’America.
Mantiene subito alcune promesse. Appena insediato Trump ha firmato una serie di
misure e di ordini esecutivi.
Questi gli i principali ordini esecutivi firmati dal neopresidente:
– Uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima.
– Stop al lavoro da casa per i dipendenti federali.
– Revocato l’ordine esecutivo di Joe Biden che fissa il target del 50% delle
vendite di nuovi veicoli elettrici entro il 2030
– Revocato l’ordine esecutivo di Joe Biden sull’intelligenza artificiale, mossa
che spiana la strada al business miliardario del settore, eliminando i già
scarsi guard-rail previsti.
– Dichiarata l’emergenza nazionale al confine sud degli Stati Uniti.
– Fine dello ius soli, il diritto di cittadinanza per nascita stabilito dalla
Costituzione americana.
– Gli Usa escono dall’Organizzazione mondiale della Sanità
– Revocate le sanzioni sui coloni israeliani in Cisgiordania.
Il presidente che si è insediato il 20 gennaio è molto più forte di quello che
prese il potere nel 2016: allora era un outsider inviso alla maggioranza del suo
partito, oggi è il cavallo vincente, che ha conquistato il Gop riuscendo a
mettere insieme le anime sparse della destra statunitense.
Trump, si è esibito accanto ad una manciata di suoi pari: i miliardari che
affollano la sua corte e hanno in mano il vero potere, quello dei social media,
il cui controllo è cruciale nella costruzione del consenso.
Sul tappeto numerose domande: quanto reggerà il suo blocco sociale, specie
quello della Rust Belt, che tanto contribuì al suo precedente successo?
L’unica europea alla sua corte era Giorgia Meloni, che tenta di accreditarsi
come ponte tra l’America Trumpiana e un’Europa schiacciata dal ricatto del
Friend Shoring imposto in questi anni e cardine delle politiche protezioniste
statunitensi.
A Davos Trump ha dettato le regole all’Europa, prima tra tutte un investimento
del 5% del Pil in spese militari.
Il programma di Trump è spaventoso. Se riuscirà o meno a realizzarlo dipenderà
dalla forza dei movimenti di opposizione che lunedì hanno riempito le piazze di
Washington e di tutti gli Stati Uniti con la People March e di tutti coloro che,
con tenacia, si battono contro il nuovo imperatore.
Ne abbiamo parlato con Robertino Barbieri
Rivolta al CPR di Gradisca
Sono giorni di rivolta dentro alle mura del carcere per migranti di Gradisca
d’Isonzo, il Cpr in Friuli Venezia-Giulia al confine con la Slovenia, dove sono
stipate in vere e proprie gabbie decine di persone.
Negli ultimi dieci giorni, ogni notte, ci sono state proteste, incendi e scontri
con le forze dell’ordine. Nonostante cariche, manganellate, pestaggi, spray al
peperoncino e lacrimogeni i migranti continuano a lottare contro le condizioni
inumane a cui sono sottoposti e l’assenza di informazioni sul proprio destino.
Rinchiusi in una prigione per senza documenti potrebbero essere deportati in
qualsiasi momento o passarvi un anno e mezzo, prima di essere liberati con un
foglio di via.
Giovedì 16 gennaio un recluso è caduto dal tetto della struttura nel tentativo
di allontanarsi dal Cpr e far disperdere le proprie tracce. Nella caduta si è
fratturato gravemente gli arti ed è stato trasportato in elisoccorso in
ospedale. Il clima si è fatto più incandescente la sera di domenica 19 gennaio,
quando anche un migrante di origine maghrebina è scivolato dal tetto.
Fortunatamente, le ferite riportate non sono state gravi. É frequente che chi
tenta la fuga saltando le mura alte dell’ex caserma Polonio si ferisca anche in
modo serio. Una decina di anni fa un migrante, finito in coma in seguito alla
caduta, perse la vita dopo mesi di agonia in ospedale.
Lunedì 20 gennaio un gruppo di una trentina di persone è salito sul tetto
dell’ex caserma Polonio, causando ingenti danni agli impianti idraulici ed
elettrici e praticando sette varchi nella struttura. Non ci sono stati,
diversamente da altre volte, tentativi di fuga. Il giorno successivo è stata
incendiata la zona rossa e sono stati creati dei varchi nel plexiglass che
delimita le “vasche” che dividono le camerate. La zona rossa, una delle tre in
cui è divisa la prigione di Gradisca, è completamente inagibile, così come
alcune aree comuni.
Mercoledì 22 sono iniziati arresti e deportazioni punitive. Otto migranti sono
stati espulsi in Marocco, altri cinquanta, in parte sono stati arrestati, in
parte sono stati trasferiti nel CPR di Trapani.
Ne abbiamo parlato con Raffaele, un compagno da sempre in prima fila nelle lotte
contro i Cpr
Appuntamenti:
Venerdì 31 gennaio
Crisi climatica e azione diretta
Strumenti di ricerca, misurazione, analisi e lotta
ore 21 alla FAT
corso Palermo 46 Torino
Interverrà il fisico Andrea Merlone, Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale
di Ricerca Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze
Polari del CNR.
Giovedì 20 febbraio
ore 21 alla FAT
corso Palermo 46
Enzo Papa, traduttore e curatore dell’edizione italiana, presenta il libro di
Volin
“La rivoluzione sconosciuta. Il movimento anarchico nelle lotte per
l’emancipazione sociale in Russia 1917-1921”
Il teorico e rivoluzionario anarchico, Vsevolod Michajlovič Eichenbaum, detto
Volin, racconta la storia della Rivoluzione russa dal 1825 al 1939, con i suoi
due sommovimenti del 1905 e del 1917, che egli ha vissuto come militante
attivamente impegnato negli eventi. Potendo disporre di documenti e
testimonianze di prima mano, Volin descrive, dal punto di vista anarchico – con
lucidità e con rara finezza d’analisi -, tutto il processo del movimento
rivoluzionario russo, dalla nascita dei Soviet all’annientamento del movimento
anarchico da parte dello stalinismo passando per l’ascesa al potere dei
bolscevichi, la rivolta dei marinai di Kronstadt o ancora l’epopea
insurrezionale di Nestor Machno.
A-Distro e SeriRiot
ogni mercoledì
dalle 18 alle 20
in corso Palermo 46
(A)distro – libri, giornali, documenti e… tanto altro
SeriRiot – serigrafia autoprodotta benefit lotte
Vieni a spulciare tra i libri e le riviste, le magliette e i volantini!
Sostieni l’autoproduzione e l’informazione libera dallo stato e dal mercato!
Informati su lotte e appuntamenti!
Contatti:
Federazione Anarchica Torinese
corso Palermo 46
Riunioni – aperte agli interessati – ogni martedì dalle 20,30
per info scrivete a fai_torino@autistici.org
Contatti:
FB
@senzafrontiere.to/
Telegram
https://t.me/SenzaFrontiere
Iscriviti alla nostra newsletter mandando una mail ad: anarres@inventati.org
Tag - clima
CRISI CLIMATICA E AZIONE DIRETTA
Federazione Anarchica Torinese - corso Palermo 46
(venerdì, 31 gennaio 21:00)
CRISI CLIMATICA E AZIONE DIRETTA
STRUMENTI DI RICERCA, MISURAZIONE, ANALISI E LOTTA
VENERDÌ 31 GENNAIO
ORE 21 ALLA FAT
CORSO PALERMO 46 TORINO
INTERVERRÀ IL FISICO ANDREA MERLONE, DIRIGENTE DI RICERCA ALL’ISTITUTO NAZIONALE
DI RICERCA METROLOGICA (INRIM) E RICERCATORE ASSOCIATO ALL’ISTITUTO DI SCIENZE
POLARI DEL CNR.
Che sia in atto un cambiamento climatico con un’accelerazione senza precedenti,
da quando il pianeta è abitato da forme di vita strutturate in comunità è un
dato ormai privo di dimostrazioni opposte. Le estese analisi e i risultati cui è
pervenuto il lungo lavoro della comunità climatologica portano a una conclusione
unica: il clima sta cambiando a una velocità tale per cui le forme di vita
vegetali e animali (inclusa quella umana) vengono poste in seria difficoltà di
adattamento. Adattamento fisico, chimico, biologico, sociale e migratorio sono a
rischio, sottoposti a forzanti indotte dalla produzione industriale, alimentare
e trasportistica sempre più energivora.
Variazioni di concentrazioni di elementi (CO2 in primis in atmosfera e nei mari)
e pochi gradi in più di aumento delle temperature atmosferiche, marine e del
suolo portano a collassi repentini e imprevedibili in un sistema regolato da
equilibri stabili ma altrettanto caotici. Ricerche e studi sul clima, mai
abbastanza supportati e sovvenzionati rispetto ad altre discipline tecnologiche
e belliche, basano le loro analisi su una comunità di ricerca competente,
distribuita e in continuo contatto e confronto. La stessa comunità che produce
le decine di migliaia di analisi e pubblicazioni costantemente analizzate, in
modo critico e rigoroso da iniziative mondiali in seno alle Commissioni
internazionali di climatologia della World Meteorological Organization (WMO),
dal Global Climate Observing System (GCOS) e dall’International Panel on Climate
Change (IPCC).
Lontano dall’essere in mano a lobby di interesse, come talvolta anche sostenuto
all’interno di alcuni movimenti e pensieri che sfociano in un pericoloso
negazionismo a priori, scienziati e autori IPCC vengono sovente screditati. Il
caso forse più eclatante sono le COP: alla 28 edizione (Dubai 2023) il
presidente ha sostenuto che non vi è alcuna evidenza circa la necessità di
ridurre al massimo aumento di 1,5 °C l’innalzamento della temperatura media,
rispetto ai valori pre-industriali, riducendo sino all’eliminazione l’utilizzo
dei combustibili fossili. Del resto, se a presiedere una COP viene nominato il
Sultano Al Jaber, CEO della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi, è
il minimo che ci si possa attendere. Replica puntuale un anno dopo, alla COP29,
dove l’Arabia Saudita senza portare controprove solide, ha categoricamente
negato la validità dei lavori dell’IPCC. Esternazioni ormai sdoganate senza
vergogna, di stampo negazionista e reazionario, simili al rifiorire di
esternazioni di stampo fascista e nazista cui si assiste quotidianamente su
tante altre questioni a livello nazionale e internazionale. È un ulteriore
allarme che segnala l’urgenza diiniziative improcrastinabili di risposta
culturale e di azione collettiva e individuale.
Un problema di origine capitalista non può avere una soluzione capitalista.
Il riscaldamento globale e la sua accelerazione sono causati principalmente
dalle emissioni collegate alle attività umane: industriali, di trasporto e
alimentari. Tre fattori strettamente legati all’impulso-compulsivo verso
l’impraticabile crescita infinita. Che in politica ed economia siano ancora
presenti indici matematici e numerici che vedono la crescita della produzione,
del consumo e del capitale come un fattore indispensabile al benessere
collettivo è indice di come il capitalismo, al pari delle religioni, sia
riuscito a introdurre dogmi utili a indirizzare le classi dirigenti e guidare
comportamenti decisionali e scelte collettive. La necessità di azioni di
mitigazione, osteggiata nei primi momenti sia dalla finanza sia dalla
cittadinanza, è ormai un fatto che il capitalismo ha imparato a cavalcare con
agilità e destrezza. Al pari delle religioni, si “evangelizza” la persona e il
“decision making” verso comportamenti virtuosi che incrementano astutamente e
con tempismo il giro di affari del “green”. Con due risultati di rilievo:
aumentare la produzione e convincere il “consumatore” di avere fatto una cosa
giusta e di tenerci all’ambiente. Si vedano le sempre maggiori operazioni di
“green washing” sbandierate da quasi tutte le multinazionali.
Il capitalismo quindi si sostituisce al non-decisionismo politico, dal quale
però trae legittimità normativa, offrendo soluzioni e strategie di mitigazione:
i continui cambi di categoria nei mezzi di trasporto che, con l’aiuto di
limitazioni nella circolazione di categorie precedenti, portano a sbarazzarsi di
veicoli perfettamente funzionanti verso l’acquisto imposto di nuovi modelli; la
pur benvenuta elettrificazione sposta solo il problema, con costi accresciuti e
a carico dell’utenza, data la cronica assenza di sistemi di produzione elettrica
non clima-alteranti; le tassazioni crescenti e capillari che coinvolgono
chiunque possieda un sistema di riscaldamento o di piccola produzione
artigianale; fittizi miglioramenti delle classi energetiche degli edifici che
portano a declassare immobili più vecchi, portando fuori parametro e
conseguentemente fuori mercato piccole case e borghi facilmente recuperabili (se
non dove il restauro è per pochi e porta a trasformare antiche dimore in beni di
lusso); e molto altro.
Azioni “green” che se da un lato portano un contributo minimo a ridurre gli
impatti diretti clima-alteranti, dall’altro causano effetti “indiretti” ben più
gravi: la sostituzione di un veicolo funzionante ma meno “prestante” in termini
di inquinamento con uno elettrico è accompagnata da impatti ambientali (consumo
di risorse, trasporti, generazione di gas clima alteranti) certamente superiore
a quanto emesso portando a reale fine vita il veicolo esistente. Considerazione
applicabile alla quasi totalità delle iniziative, ma ovviamente ben celata.
Lontana dal porre in atto serie azioni di mitigazione, l’azione capitalistica è
così improntata per natura ad accrescere e aggravare il problema, rifiutando
sistematicamente qualsiasi inversione nei livelli di produzione e consumo. Il
rallentamento della crescita sino a una sua sostenibile inversione è così
l’unica soluzione seriamente adottabile, pur insieme a transizioni energetiche
condivise, per avviare concrete ed efficaci contromisure immediate. Una
consapevolezza che deve permeare l’azione diretta individuale e di gruppo e non
essere relegata a pochi movimenti e alcuni “portavoce” politici o ad alta
notorietà.
Il cambiamento climatico richiede azioni chiare e urgenti piani di mitigazione.
Ed è altrettanto urgente aumentare il dissenso verso i governi che voltano le
spalle a un problema ora quotidianamente avvertito sia a livello globale che
locale, rilanciando l’azione autogestita e diretta.
Misurare il clima che cambia
Comprendere il clima e i suoi mutamenti, locali e globali, richiede metodi di
calcolo e grandi quantità di dati. Sono proprio i dati l’ingrediente principale
di ogni studio climatologico: sia che si tratti di serie storiche, attraverso le
quali ricostruire un’evoluzione rispetto al passato, sia che si osservino
fenomeni recenti e in tempo reale, soprattutto nel caso di eventi estremi. La
capacità di valutare e quantificare il mutamento del clima dipende così dalla
qualità dei dati che provengono da moltitudini di misure di parametri diversi.
Alle tradizionali misure meteorologiche ora si sono aggiunte diverse
osservazioni marine, glaciali, nel terreno e in alta atmosfera. Uno sforzo
scientifico senza distinzione di nazione o area geografica, che vede centinaia
di ricercatori collaborare da discipline diverse: fisica dell’atmosfera,
chimica, geologia, agronomia, biologia e metrologia. Con un percorso che parte
dai laboratori di Torino, andremo a presentare strumenti e stazioni di misura,
da quelle urbane all’alta montagna, dalla base artica all’Everest. Senza entrare
in dettagli ingegneristici, accenneremo ai diversi strumenti che quotidianamente
forniscono dati, sempre più affidabili, che riportano in modo chiaro come
l’accelerazione del mutamento del clima sia un fenomeno perfino sottostimato.
Un accenno a cosa può fare ognuno di noi per misurare e osservare fenomeni
climaticamente rilevanti sarà anche parte della discussione.
Andrea Merlone, fisico, è Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca
Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del
CNR. Si occupa di misure accurate di temperatura, avendo contribuito alla
definizione del Kelvin e alla realizzazione di metodi sperimentali e strumenti
scientifici. Da oltre un decennio si promuove studi e progetti sulle misure
termiche per la climatologia e il miglioramento dei dati utili a comprendere il
riscaldamento globale. Ha partecipato a diverse missioni, dalla piramide al
campo base Everest, alle stazioni in Artico, dagli studi in alta montagna alle
grotte. E’ autore di oltre 120 articoli su riviste scientifiche e presiede il
comitato di esperti sulle misure di temperatura per l’ambiente della World
Meteorological Organization (Agenzia delle Nazioni Unite per il clima e
l’ambiente), di cui è delegato alla Commissione Climatologica.
www.anarresinfo.org
Quasi cento capi di governo sono atterrati a Baku per la COP29, ma tra loro
mancano Xi Jinping, Joe Biden, Narendra Modi, Ursula von Der Leyen. La prima
giornata è partita con la presidenza che da subito ha annunciato un accordo sui
crediti di carbonio -meccanismi di mercato per ridurre le emissioni, vecchio
sistema su […]
Sono settimane di occupazioni per il clima nelle università italiane che hanno
aderito alla campagna di End Fossil, rete internazionale per la mobilitazione di
studenti e studentesse che, in Italia, hanno occupato l’Università di Pisa, la
Sapienza di Roma. A Torino, lunedì scorso, è stata portata avanti l’occupazione
del Campus Einaudi fino a venerdì. Occupato […]
"LIMO, QUELLO CHE RIMANE"
Studio Sinapsi - via Valentino Carrera 114/D , Torino (TO) (venerdì, 13 ottobre
16:00)
"LIMO, quello che rimane"
[https://gancio.cisti.org/media/ff07e17fc7bf04fee1f76a8e2be15878.jpg]
LIMO, quello che rimane: una mostra fotografica sull’alluvione in Emilia
Romagna, da venerdì 13 a venerdì 20 ottobre, nel nostro STUDIO SINAPSI.
Per la riapertura della stagione autunnale del nostro studio, siamo lieti di
presentarvi la mostra fotografica Limo, quello che rimane di un talentuoso
fotografo emergente, Dario Fanelli.
Si tratta di un reportage che offre uno sguardo commovente e autentico sugli
effetti devastanti dell'alluvione che ha colpito l'Emilia Romagna, mostrando la
forza della comunità locale e il suo impegno nella ricostruzione. Le fotografie
catturano momenti toccanti di resilienza, speranza e solidarietà, trasmettendo
un potente messaggio attraverso l'obiettivo di Fanelli.
Ma da questi luoghi martoriati Dario ci racconta attraverso il suo punto di
vista non solo una delle numerose catastrofi ambientali legate al cambiamento
climatico che hanno interessato il nostro paese nell'ultimo anno; ci racconta
anche una storia di resilenza di territori e persone, che in questo tragico
scenario hanno trovato nella solidarietà e nello spirito di comunità la forza
per emergere da quelle acque fangose.
La mostra Limo, quello che rimane è molto più di una semplice esposizione
fotografica; è un'esperienza immersiva che coinvolge i sensi e le emozioni,
attraverso suoni, oggetti e materiali che evocano l'atmosfera dell'alluvione.
La mostra è ad accesso gratuito per i tesserati e sarà visitabile dal 13 al 20
ottobre, dalle 16 alle 20, presso il nostro studio in Via Valentino Carrera
114/D, Torino.
Per ulteriori informazioni potete contattarci alle nostre rispettive mail :
sinapsicollettivotorino@gmail.com dariofanelli2000@gmail.com oopure ai nostri
profili instagram https://www.instagram.com/sinapsi_collettivotorino/
https://www.instagram.com/phanelli/ (link per il post-->)
https://www.instagram.com/p/CxxyZs_tggf/
SCIOPERO PER IL CLIMA - RESISTENZA CLIMATICA
Piazza Statuto - Piazza Statuto, Torino (venerdì, 6 ottobre 09:30)
Sciopero per il Clima - Resistenza Climatica
[https://gancio.cisti.org/media/a37c3f6af58d18f2457b78704c42fe8c.jpg]
6 OTTOBRE: TUTT* IN PIAZZA!
Manca meno di un mese al global strike e noi siamo carichissimə!
L'estate 2023 - la più calda della storia - ha devastato l'Italia, con incendi,
alluvioni e grandinate che in futuro potrebbero diventare la normalità.
Di fronte a tutto questo, la risposta del governo è il silenzio o, peggio, il
negazionismo. Ecco perché scendiamo in piazza. Ecco perché saremo la resistenza
climatica. Manifestiamo ancora una volta per pretendere che la crisi climatica
venga affrontata immediatamente: rivendichiamo il nostro diritto ad avere un
futuro.
Unisciti anche tu alla marea, la nostra voce non può più essere ignorata!
#fridaysforfuture
#resistenzaclimatica
https://www.facebook.com/events/823642325977481/?ref=newsfeed
Il round-up settimanale sulla crisi climatica e i dati sui livelli di anidride carbonica nell’atmosfera: temperature record, il voto sulla legge per il ripristino della biodiversità e l’esempio del Bangladesh.
<p>Con un aumento del 3,7% sul 2021, trainate dalla guerra in Ucraina, le spese militari nel mondo hanno toccato il record di 2240 miliardi di dollari. Lo comunica la Rete Italiana Pace e Disarmo, che aderisce alla campagna globale sul tema e la sintetizza in “Finanzia la pace, non la guerra” e riporta i dati […]</p>
<p>L'articolo <a href="https://www.osservatoriorepressione.info/le-spese-militari-toccato-un-record-storico-2240-miliardi-sottratti-al-pianeta/">Le spese milita</a></p>