DA MILANO A TORINO: L' URBANISTICA COME SPECULAZIONE
Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino
(giovedì, 13 febbraio 18:00)
giovedì 13 febbraio 2025, ore 18
CSOA Gabrio, via Millio 42 Torino
intervengono Lucia Tozzi e Maurizio Pagliassotti
Il recente dibattito sull’approvazione del Ddl Salva-Milano, ovvero le
Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia, ha
riportato l’attenzione sul tema delle speculazioni edilizie nonché di come
l’urbanistica dei nostri comuni, in primis Milano, siano stati trasformati dalla
volontà di immobiliaristi italiani ed esteri.
La correlazione tra enti pubblici e privati è infatti consolidata da anni e il
decreto, se approvato, non farà che soddisfare l’eterna deregulation richiesta
degli speculatori permettendo loro la completa mano libera per stravolgere il
tessuto urbano a fini speculativi.
Milano e il suo delicato tessuto socio-abitativo, come mostrano gli studi e le
denunce che arrivano dai movimenti di lotta più che le recenti inchieste della
magistratura, è da anni sottoposta ad una rete sempre più fitta di speculazioni
finanziarie edilizie (oggi attrae i capitali degli immobiliaristi più di
qualsiasi altra città europea) con un impatto devastante sulla parte più povera
ed esclusa della popolazione.
L’arrivo a Torino, come assessore, di uno degli alfieri meneghini di questo
cambiamento, l’architetto Mazzoleni, e la contestuale riscrittura del Piano
regolatore della città aprono uno scenario inquietante: perché la fondazione
Bloomberg è coinvolta nella sua riscrittura? Perché il nuovo piano dovrebbe
flessibilizzarsi verso le richieste dei privati invece che pianificarle?
Ne parliamo con Lucia Tozzi (autrice di “L’invenzione di Milano”) e Maurizio
Pagliassotti (autore di “Privati di Torino”)
Tag - incontro
RESISTENZA CONTADINA A GAZA
Csoa Gabrio - Via Millio 42, Torino
(martedì, 21 gennaio 20:30)
“Il colonialismo d'insediamento è un gioco a somma zero: i coloni devono
distruggere, per poter sostituire” – Nada Elia, riassunto perfetto di ciò che
sta avvenendo da decenni in Palestina. La distruzione delle terre e l’esproprio
delle risorse naturali sono al centro di un progetto di colonizzazione che sta
devastando l’intero territorio palestinese. Negli ultimi 15 mesi, questo
processo ha subito un'accelerazione senza precedenti, con effetti devastanti per
la popolazione locale. Nel mirino sono finite in maniera sistematica le
infrastrutture agricole, con ettari ed ettari di terra agricola, zone di
pascolo, aree di produzione alimentare, fonti d’acqua sottratte alle persone,
sia a Gaza che in Cisgiordania.
La cultura palestinese affonda le radici nella sua identità rurale e contadina.
Generazioni e generazioni di contadinx si tramandano saperi e cultura agricola,
lottando e resistendo con fatica per il mantenimento della biodiversità che, gli
insediamenti coloniali sull’ambiente e sulla vita delle persone, vuole far
venire meno tramite un colonialismo verde, distruggendo ecosistemi interi.
Le comunità rurali sono alla base di questa salvaguardia e l’incontro tra
diverse comunità può essere il primo passo verso una resistenza contadina
solidale.
Per approfondire questi temi, martedì 21 gennaio ore 20:30 al Csoa Gabrio,
insieme a Fadil Alkhaldy, membro dell'Unione dei Comitati degli Agricoltori di
Gaza (UAWC) ed Elisa Mascetti che ha partecipato alla recente delegazione
internazionale de La Via Campesina in Palestina sarà un'occasione importante di
conoscenza e confronto tra comunità rurali e una possibile cooperazione.
CRISI CLIMATICA E AZIONE DIRETTA
Federazione Anarchica Torinese - corso Palermo 46
(venerdì, 31 gennaio 21:00)
CRISI CLIMATICA E AZIONE DIRETTA
STRUMENTI DI RICERCA, MISURAZIONE, ANALISI E LOTTA
VENERDÌ 31 GENNAIO
ORE 21 ALLA FAT
CORSO PALERMO 46 TORINO
INTERVERRÀ IL FISICO ANDREA MERLONE, DIRIGENTE DI RICERCA ALL’ISTITUTO NAZIONALE
DI RICERCA METROLOGICA (INRIM) E RICERCATORE ASSOCIATO ALL’ISTITUTO DI SCIENZE
POLARI DEL CNR.
Che sia in atto un cambiamento climatico con un’accelerazione senza precedenti,
da quando il pianeta è abitato da forme di vita strutturate in comunità è un
dato ormai privo di dimostrazioni opposte. Le estese analisi e i risultati cui è
pervenuto il lungo lavoro della comunità climatologica portano a una conclusione
unica: il clima sta cambiando a una velocità tale per cui le forme di vita
vegetali e animali (inclusa quella umana) vengono poste in seria difficoltà di
adattamento. Adattamento fisico, chimico, biologico, sociale e migratorio sono a
rischio, sottoposti a forzanti indotte dalla produzione industriale, alimentare
e trasportistica sempre più energivora.
Variazioni di concentrazioni di elementi (CO2 in primis in atmosfera e nei mari)
e pochi gradi in più di aumento delle temperature atmosferiche, marine e del
suolo portano a collassi repentini e imprevedibili in un sistema regolato da
equilibri stabili ma altrettanto caotici. Ricerche e studi sul clima, mai
abbastanza supportati e sovvenzionati rispetto ad altre discipline tecnologiche
e belliche, basano le loro analisi su una comunità di ricerca competente,
distribuita e in continuo contatto e confronto. La stessa comunità che produce
le decine di migliaia di analisi e pubblicazioni costantemente analizzate, in
modo critico e rigoroso da iniziative mondiali in seno alle Commissioni
internazionali di climatologia della World Meteorological Organization (WMO),
dal Global Climate Observing System (GCOS) e dall’International Panel on Climate
Change (IPCC).
Lontano dall’essere in mano a lobby di interesse, come talvolta anche sostenuto
all’interno di alcuni movimenti e pensieri che sfociano in un pericoloso
negazionismo a priori, scienziati e autori IPCC vengono sovente screditati. Il
caso forse più eclatante sono le COP: alla 28 edizione (Dubai 2023) il
presidente ha sostenuto che non vi è alcuna evidenza circa la necessità di
ridurre al massimo aumento di 1,5 °C l’innalzamento della temperatura media,
rispetto ai valori pre-industriali, riducendo sino all’eliminazione l’utilizzo
dei combustibili fossili. Del resto, se a presiedere una COP viene nominato il
Sultano Al Jaber, CEO della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi, è
il minimo che ci si possa attendere. Replica puntuale un anno dopo, alla COP29,
dove l’Arabia Saudita senza portare controprove solide, ha categoricamente
negato la validità dei lavori dell’IPCC. Esternazioni ormai sdoganate senza
vergogna, di stampo negazionista e reazionario, simili al rifiorire di
esternazioni di stampo fascista e nazista cui si assiste quotidianamente su
tante altre questioni a livello nazionale e internazionale. È un ulteriore
allarme che segnala l’urgenza diiniziative improcrastinabili di risposta
culturale e di azione collettiva e individuale.
Un problema di origine capitalista non può avere una soluzione capitalista.
Il riscaldamento globale e la sua accelerazione sono causati principalmente
dalle emissioni collegate alle attività umane: industriali, di trasporto e
alimentari. Tre fattori strettamente legati all’impulso-compulsivo verso
l’impraticabile crescita infinita. Che in politica ed economia siano ancora
presenti indici matematici e numerici che vedono la crescita della produzione,
del consumo e del capitale come un fattore indispensabile al benessere
collettivo è indice di come il capitalismo, al pari delle religioni, sia
riuscito a introdurre dogmi utili a indirizzare le classi dirigenti e guidare
comportamenti decisionali e scelte collettive. La necessità di azioni di
mitigazione, osteggiata nei primi momenti sia dalla finanza sia dalla
cittadinanza, è ormai un fatto che il capitalismo ha imparato a cavalcare con
agilità e destrezza. Al pari delle religioni, si “evangelizza” la persona e il
“decision making” verso comportamenti virtuosi che incrementano astutamente e
con tempismo il giro di affari del “green”. Con due risultati di rilievo:
aumentare la produzione e convincere il “consumatore” di avere fatto una cosa
giusta e di tenerci all’ambiente. Si vedano le sempre maggiori operazioni di
“green washing” sbandierate da quasi tutte le multinazionali.
Il capitalismo quindi si sostituisce al non-decisionismo politico, dal quale
però trae legittimità normativa, offrendo soluzioni e strategie di mitigazione:
i continui cambi di categoria nei mezzi di trasporto che, con l’aiuto di
limitazioni nella circolazione di categorie precedenti, portano a sbarazzarsi di
veicoli perfettamente funzionanti verso l’acquisto imposto di nuovi modelli; la
pur benvenuta elettrificazione sposta solo il problema, con costi accresciuti e
a carico dell’utenza, data la cronica assenza di sistemi di produzione elettrica
non clima-alteranti; le tassazioni crescenti e capillari che coinvolgono
chiunque possieda un sistema di riscaldamento o di piccola produzione
artigianale; fittizi miglioramenti delle classi energetiche degli edifici che
portano a declassare immobili più vecchi, portando fuori parametro e
conseguentemente fuori mercato piccole case e borghi facilmente recuperabili (se
non dove il restauro è per pochi e porta a trasformare antiche dimore in beni di
lusso); e molto altro.
Azioni “green” che se da un lato portano un contributo minimo a ridurre gli
impatti diretti clima-alteranti, dall’altro causano effetti “indiretti” ben più
gravi: la sostituzione di un veicolo funzionante ma meno “prestante” in termini
di inquinamento con uno elettrico è accompagnata da impatti ambientali (consumo
di risorse, trasporti, generazione di gas clima alteranti) certamente superiore
a quanto emesso portando a reale fine vita il veicolo esistente. Considerazione
applicabile alla quasi totalità delle iniziative, ma ovviamente ben celata.
Lontana dal porre in atto serie azioni di mitigazione, l’azione capitalistica è
così improntata per natura ad accrescere e aggravare il problema, rifiutando
sistematicamente qualsiasi inversione nei livelli di produzione e consumo. Il
rallentamento della crescita sino a una sua sostenibile inversione è così
l’unica soluzione seriamente adottabile, pur insieme a transizioni energetiche
condivise, per avviare concrete ed efficaci contromisure immediate. Una
consapevolezza che deve permeare l’azione diretta individuale e di gruppo e non
essere relegata a pochi movimenti e alcuni “portavoce” politici o ad alta
notorietà.
Il cambiamento climatico richiede azioni chiare e urgenti piani di mitigazione.
Ed è altrettanto urgente aumentare il dissenso verso i governi che voltano le
spalle a un problema ora quotidianamente avvertito sia a livello globale che
locale, rilanciando l’azione autogestita e diretta.
Misurare il clima che cambia
Comprendere il clima e i suoi mutamenti, locali e globali, richiede metodi di
calcolo e grandi quantità di dati. Sono proprio i dati l’ingrediente principale
di ogni studio climatologico: sia che si tratti di serie storiche, attraverso le
quali ricostruire un’evoluzione rispetto al passato, sia che si osservino
fenomeni recenti e in tempo reale, soprattutto nel caso di eventi estremi. La
capacità di valutare e quantificare il mutamento del clima dipende così dalla
qualità dei dati che provengono da moltitudini di misure di parametri diversi.
Alle tradizionali misure meteorologiche ora si sono aggiunte diverse
osservazioni marine, glaciali, nel terreno e in alta atmosfera. Uno sforzo
scientifico senza distinzione di nazione o area geografica, che vede centinaia
di ricercatori collaborare da discipline diverse: fisica dell’atmosfera,
chimica, geologia, agronomia, biologia e metrologia. Con un percorso che parte
dai laboratori di Torino, andremo a presentare strumenti e stazioni di misura,
da quelle urbane all’alta montagna, dalla base artica all’Everest. Senza entrare
in dettagli ingegneristici, accenneremo ai diversi strumenti che quotidianamente
forniscono dati, sempre più affidabili, che riportano in modo chiaro come
l’accelerazione del mutamento del clima sia un fenomeno perfino sottostimato.
Un accenno a cosa può fare ognuno di noi per misurare e osservare fenomeni
climaticamente rilevanti sarà anche parte della discussione.
Andrea Merlone, fisico, è Dirigente di ricerca all’Istituto Nazionale di Ricerca
Metrologica (INRiM) e ricercatore associato all’Istituto di Scienze Polari del
CNR. Si occupa di misure accurate di temperatura, avendo contribuito alla
definizione del Kelvin e alla realizzazione di metodi sperimentali e strumenti
scientifici. Da oltre un decennio si promuove studi e progetti sulle misure
termiche per la climatologia e il miglioramento dei dati utili a comprendere il
riscaldamento globale. Ha partecipato a diverse missioni, dalla piramide al
campo base Everest, alle stazioni in Artico, dagli studi in alta montagna alle
grotte. E’ autore di oltre 120 articoli su riviste scientifiche e presiede il
comitato di esperti sulle misure di temperatura per l’ambiente della World
Meteorological Organization (Agenzia delle Nazioni Unite per il clima e
l’ambiente), di cui è delegato alla Commissione Climatologica.
www.anarresinfo.org
TESTIMONIANZE DA GAZA
Manituana - Laboratorio Culturale Autogestito - Largo Maurizio Vitale 113,
Torino
(martedì, 14 gennaio 18:00)
14/01 Manituana 18.00-20.00
LE CONDIZIONI E LA RESISTENZA DELL'INFANZIA A GAZA NEL TEMPO DEL GENOCIDIO.
Da sempre sotto l'occupazione israeliana, minori e persone con bisogni specifici
di Gaza si sono viste private di diritti, risorse e servizi essenziali.
Quel 40% della popolazione gazawi sotto l'età di 14 anni, individuato come
nemico e bersaglio dallo stato israeliano, viene costantemente vittimizzato e
ridotto a condizioni di precaria sopravvivenza nei campi. Qui si producono
vittime, uccise o mutilate, che si vanno a sommare a quelle dei bombardamenti su
scuole, ospedali, mercati e case.
Tra le macerie fioriscono però esperienze di resistenza popolare in difesa
dell'infanzia, dalle scuole calcio che si sono ricostituite nelle tendopoli, ai
giovani che animano le giornate delle bambine e dei bambini con la musica, il
canto e la dabka.
Ne discuteremo con
Jamil Almajdalawi, testimone diretto del genocidio e responsabile di progetti
per l'infanzia a Gaza.
Le docenti e i docenti della scuola-tenda "Gioca e Impara" in collegamento da
Gaza.
Il Doposcuola Popolare Zona Aurora presenterà il primo mese di un'esperienza di
contatto tra bambine e bambini di Gaza e Torino nord, un progetto di amicizia e
solidarietà dal basso che si basa su relazioni dirette tra quest* giovanissim*
protagonist*.
TESTIMONIANZE DA GAZA
Palazzo Nuovo - Via Sant'Ottavio 20 a Torino
(lunedì, 13 gennaio 18:00)
13/01 Palazzo Nuovo 18.00-20.00
A seguire cena popolare a cura dell'Intifada studentesca.
ECOCIDIO E GENOCIDIO: TESTIMONIANZE DA GAZA.
L’aggressione israeliana contro il popolo palestinese che va avanti dal 7
ottobre 2023 sino ad oggi si è configurata e continua a riconfermarsi giorno
dopo giorno come un genocidio: ospedali bombardati, attacchi ai mercati e alla
gente in fila per il pane, tendopoli date alle fiamme o spianate con i carri
armati, le vite calpestate, la fame usata come arma e gli arresti arbitrari di
massa.
Coerentemente con questo processo di genocidio, l'esercito israeliano sta
perpetrando anche un vero e proprio ecocidio. L’impatto devastante degli
insediamenti coloniali sull’ambiente e sulle vite dei palestinesi, così come
l’appropriazione delle risorse sempre più capillare, rende fondamentale parlare
di apartheid ecologico in Palestina.
L’esproprio delle risorse naturali e la devastazione della terra palestinese
sono da anni in tutta la Palestina parte integrante di un progetto di
colonialismo di insediamento.
La Striscia di Gaza diventa ogni giorno di più un territorio inabitabile per
l'essere umano. Oltre alla distruzione della maggiora parte delle infrastrutture
urbane, l’inquinamento causato dalle bombe e dalle macerie ha gravemente
deturpato l’intero ecosistema di Gaza.
Le oppressioni e le violenze coloniali ambientali e militari inflitte nei
confronti della popolazione palestinese non cessano di esistere. A partire da
questo se le forme di oppressione si intersecano e si sostengono a vicenda, le
storie della resistenza non possono non dialogare tra di loro.
Ne parliamo con
Fadil Alkhaldy membro dell'Unione dei Comitati degli Agricoltori di Gaza,
Prof. Giuliano Martiniello (Università Internazionale di Rabat)
Giulio Ballarini (Università di Urbino)
SOCIETÀ CARCERARIA E PROSPETTIVE ABOLIZIONISTE CON RUTH WILSON GILMOUR
Radio Blackout 105.250 - Via Cecchi 21/a, Torino
(giovedì, 26 settembre 18:30)
Geografa e attivista statunitense, Ruth Wilson Gilmore studia in un'ottica
abolizionista le interrelazioni tra spazio carcerario, isolamento e repressione
sociale. I suoi lavori si interrogano soprattutto sull'organizzazione dello
spazio urbano: è possibile nel mondo attuale concepirlo senza che sia foriero di
esclusione e ghettizzazione?
Un campo teorico complesso e scivoloso, che attraversemo incrociando le
riflessioni nate negli ultimi anni di insurrezioni oltreoceano con la tradizione
critica europea sul riformismo urbanistico.
Giovedì 26 settembre alle ore 18.30 nel cortile di Radio Blackout in Via Cecchi
21/A incontro con Ruth Wilson Gilmore
NO BORDER-INCONTRO-CONCERTO
El Paso Occupato - Via Passo Buole, 47, Torino
(sabato, 20 aprile 19:00)
Benefit No Borders
Alle 20h momento informativo e di aggiornamento dalle frontiere
Dalle 23h in concerto:
Obscene Revenge (hc-punk from east coast - MC)
https://obscenerevengeofficial.bandcamp.com/
Intothebaobab (verdi acidi pensieri - BO)
https://intothebaobab.bandcamp.com/album/verdi-acidi-pensieri
Aneurysm (punk metal - TO) https://www.deezer.com/en/artist/63692
Sentiamo parlare spesso delle frontiere e delle persone cui è proibito
attraversarle, frontiere sempre aperte col passaporto giusto. Persone che, per
l’una o l’altra ragione, ci provano comunque, inseguendo sogni, necessità,
promesse. Ci provano nonostante gli ostacoli e le difficoltà create ad hoc.
Sentiamo parlare assai meno delle piccole iniziative nate dal basso, spesso da
persone comuni, che scelgono l’anonimato. Iniziative nate per dare anche solo un
po’ di conforto, di calore umano, un piatto caldo in inverno, un sorriso, una
barretta energetica, dell’acqua, due chiacchiere. Gesti alla portata di tutti
che richiedono un impegno costante e comportano costi sul lungo termine.
Con questa serata vogliamo supportare una di queste realtà, nata da singoli
individui guidati da un'etica slegata da qualsivoglia organizzazione esterna;
una realtà attiva da qualche anno intorno alla frontiera del Monginevro, a noi
vicinissima. Un luogo dove con le carte giuste ci si diverte, tra sci ed
escursioni di qua ed al di là del confine.
Il momento informativo e di aggiornamento sarà una chiacchierata con alcune di
queste persone. Ci illustreranno la situazione attuale, le problematiche e le
soluzioni adottate e saranno a disposizione per rispondere alle vostre domande.
EMMA GOLDMAN - ANARCHICA E FEMMINISTA
Federazione Anarchica Torinese - corso Palermo 46
(venerdì, 12 aprile 21:00)
EMMA GOLDMAN
ANARCHICA E FEMMINISTA
DALLE LOTTE SOCIALI A QUELLE PER LA LIBERTÀ DELLE DONNE, DALL’ATTIVITÀ
EDITORIALE ALL’OPPOSIZIONE ALLA GUERRA TRA EMIGRAZIONE, LAVORO IN FABBRICA,
COMIZI, CARCERE ED ESILIO.
VENERDÌ 12 APRILE
ORE 21 CORSO PALERMO 46
INCONTRO CON SELVA VARENGO E LUISA DELL'ACQUA CURATRICE E TRADUTTRICE DELLA
NUOVA EDIZIONE DI "VIVENDO LA MIA VITA", L'AUTOBIOGRAFIA DI EMMA GOLDMAN.
EMMA GOLDMAN. VIVENDO LA MIA VITA
DOPO MOLTI ANNI DI ATTESA È USCITA UNA NUOVA EDIZIONE DELL’AUTOBIOGRAFIA CHE
EMMA GOLDMAN SCRISSE NEL 1934, IN UNO DEI RARI MOMENTI DI TREGUA DI UN’ESISTENZA
VISSUTA NEL CUORE DELLE LOTTE.
GRAZIE AI “QUADERNI DI PAOLA” SONO DISPONIBILI DUE DEI QUATTRO VOLUMI DI QUESTO
SCRITTO DENSO, DOVE LE NARRAZIONI DELLA VITA QUOTIDIANA SI IMPASTANO CON LA
STORIA DELLE LOTTE SOCIALI DI CUI FU PROTAGONISTA QUELLA CHE VENNE DEFINITA “LA
DONNA PIÙ PERICOLOSA D’AMERICA”.
UN RACCONTO DOVE LA STRADA E LA CUCINA, IL CARCERE ED IL LAVORO IN FABBRICA, LE
RELAZIONI UMANE E QUELLE POLITICHE, SPESSO INTRECCIATE, RESTITUISCONO L’IMMAGINE
VIVA DI UN’ANARCHICA CHE SAPEVA, GIÀ IN QUEGLI ANNI, QUELLO CHE LE FEMMINISTE
AVREBBERO TEORIZZATO MOLTI DECENNI DOPO: IL PERSONALE È POLITICO.
ATTIVA NEL MOVIMENTO DEI LAVORATORI, ANTIMILITARISTA, IN PRIMA FILA NELLE LOTTE
SUL TERRENO DELLA CONTRACCEZIONE E DELL’ABORTO, NATA IN RUSSIA ED EMIGRATA
GIOVANISSIMA NEGLI STATI UNITI, “EMMA LA ROSSA” VERRÀ DEPORTATA IN UNIONE
SOVIETICA NEL 1919, DOPO DUE ANNI DI CARCERE PER ESSERSI OPPOSTA ALLA PRIMA
GUERRA MONDIALE. DALLA RUSSIA FUGGIRÀ DOPO LA DURISSIMA REPRESSIONE DELLA COMUNE
DI KRONSTADT E DIVERRÀ TRA LE VOCI PIÙ LUCIDE NEL DENUNCIARE IL TOTALITARISMO
SOVIETICO.
SENZAPATRIA PER CONVINZIONE E APOLIDE PER CONDIZIONE, DOPO AVER CERCATO RIFUGIO
IN DIVERSI PAESI EUROPEI, COMPRESA LA SPAGNA RIVOLUZIONARIA DEL 1936, TRASCORRE
GLI ULTIMI ANNI IN CANADA.
NEGLI STATI UNITI, DOVE IL SUO IMPEGNO NELLE LOTTE, L’INTENSA ATTIVITÀ
EDITORIALE, HANNO LASCIATO UNA TRACCIA DURATURA, NON POTRÀ PIÙ METTERE PIEDE.
WWW.ANARRESINFO.ORG
CICLO DI SEMINARI ECOLOGIA DELLA REPRESSIONE - I° INCONTRO: SMONTARE LA MACCHINA
REPRESSIVA, DENTRO E OLTRE IL CARCERE.
aula break-campus luigi enaudi - Lungo Dora Siena 100
(lunedì, 25 marzo 18:00)
Nell'ecologia capitalista, il carcere è rimasto quel luogo eccezionale
incaricato di catturare, rimuovere, punire i resti e le contraddizioni prodottti
in eccesso dal suo stesso metabolismo.
Sui corpi sqrificabili rinchiusi al suo interno intervengono sbarre, isolamento,
torture, isolamento lavorativo, leggi e guardie. Dispositivi plurali inseriti in
un meccanismo esportabile.
A noi il compito di rintracciarne le mutazioni fuori dalle sue mura, nelle
città, nelle nuove colonie, lungo le frontiere.
COSA SUCCEDE A SALBERTRAND?
Salbertrand -
(giovedì, 21 marzo 21:00)
COSA SUCCEDE A SALBERTRAND? INCONTRO PUBBLICO CON LA POPOLAZIONE
Palestra Comunale di Salbertrand, piazza Martiri della Libertà 4
21,00
Il fortino terminato da poco sul territorio del piccolo comune situato nell'alta
Valsusa, porterà con sé enormi disagi e allarmanti problemi.
Ne parleremo insieme a Luca Giunti, tecnico dell'Unione Montana, e Mario
Cavargna, presidente di Pro Natura Valsusa.
notav.info