Ci avviciniamo a celebrare lโ80esimo anniversario della liberazione dal
nazi-fascismo immersi in unโatmosfera da fine del mondo.
Se non fosse bastata la promessa distruttiva della crisi ecologica in cui siamo
immers*, con la sindemia del covid come trauma collettivo giร quasi-rimosso, la
guerra aperta รจ nuovamente esplosa anche nella โpacificaโ Europa.
Sappiamo bene che per i popoli e per le soggettivitร oppresse, cosรฌ come per le
lavoratrici e i lavoratori, la guerra, nelle sue forme piรน esplicite delle bombe
in Palestina o in quelle meno dichiarate come femminicidi,ย transicidi, morti sul
lavoroย oย inย mare, non si era mai fermata.ย
Al contempo perรฒ assistiamo ad un cambio di paradigma, esemplificato dai
discorsi intorno alla guerra guerreggiata,ย dal via libera al riarmo come unica
soluzione per salvarci dalla barbarie,ย dal riaccendersi dei nazionalismi eย dalle
guerre commerciali.
Eppure, di fronte allโintensificarsi del genocidio in Palestina, allโaumento
vertigionoso delle spese in armamenti in Europa e nel mondo, alla violenta
repressione del dissenso che, partendo dagli USA di Trump e passando per la
โdemocraticaโ Germania, arriva fino alla fascistissima Italia, non รจ il momento
di abbandonarci allo sconforto nรจ di soccombere alla disillusione.
Il macro della geopolitica estera si riflette e rafforza nel micro delle nostre
vite e dei quartieri in cui viviamo come nodi in tensione da cui rispondere,
opporsi e resistere, soprattutto quando la sospensione totale di qualsiasi forma
di democrazia si rende evidente. Ci scontriamo infatti con disuguaglianze di
classe sempre piรน amplificate, le stesse che rendono impossibile a moltx avere
una casa ed arrivare a fine mese nonostante un contesto urbano colmo di spazi
abbandonati lasciati a marcire. Le cittร che abitiamo si rivelano divise in
frontiere interne che separano i quartieriย โriqualificatiโ, accessibili a
poch*, da quelli โindecorosiโ, raccontati come pericolosi attraverso le famose
โzone rosseโ fino a rendere di nuovo legittimi e desiderabili luoghi di confine
e tortura come le carceri e i cpr. Nel clima di guerra diffuso, non sono solo le
fasce piรน marginalizzati a subire il neofascismo, siamo tutt noi, perchรฉ i tagli
allโistruzione, alla ricerca, alla salute pubblica, ai centri antiviolenza hanno
effetti reali sui corpi senza distinzioni, seppur con differenti gradi di
severitร . In questo meccanismo stratificato, la guerra si presenta come realtร
pronta a riscrivere i presupposti di ulteriori divisioni sociali, nuovi sommersi
e salvati mentre si allarga la fascia di persone e corpi sacrificabili.
Se la confusione รจ grande sotto il cielo, il momento non รจ certo eccellente,
eppure il mondo รจ lungi dallโessere pacificato: in Palestina il movimento di
resistenza palestinese affronta con determinata ostinazione il tentativo di
cancellazione del loro popolo, negli Stati Uniti studentesse e studenti
infiammano le universitร sfidando lโira repressiva del governo repubblicano,
mentre dal Chiapas arriva lโappello a costruire โil giorno dopoโย della tempesta
capitalista.
IL 25 aprile ci pare allora quanto mai attuale, nel suo interrogarci in maniera
urgente, non solo oggi ma nelle lotte che animiamo tutti i giorni: di fronte
alleย crisi del mondo che conosciamo, con i suoi immancabili risvolti violenti e
sanguinari, da che parte stiamo? Quali responsabilitร , individuali e collettive,
ci chiamano allโazione?
Ieri come oggi, resistere rimane per noi una postura necessaria quanto
diversificata nella molteplicitร di pratiche, forme e idee disposte a
contrastare imperialismi e fascismi vecchi e nuovi. Che sia nellโopporsi a
progetti estrattivi ed ecocidi tramite sabotaggi e picchetti, occupando
fabbriche e rivoluzionando gli assetti produttivi in chiave anti-capitalista,
dis-armando una guerra contro le donne e le soggettivitร non conformi al mito
patriarcale e alle sue soluzioni punitive e securitarie.ย Smontando il mito del
progresso e della pace basate su violenza e sfruttamento lontano dai nostri
occhi. Resistiamo e ci organizziamo nella lotta liberando spazi e menti,
salvando il desiderio di unโalternativa rispetto a un mondo in fiamme, occupando
case, palazzi, quartieri e universitร per dar spazio a nuove forme del sociale,
di alleanze e di solidarietร nelle lotte di ciascun contro nemici comuni, perchรจ
nessunx rimanga solx.ย
Oggi, dopo 80 anni, siamo qui per ricordare, e per non dimenticare mai, il costo
della nostra libertร e la sua necessitร , uno sforzo continuo da compiere
insieme, giorno dopo giorno.
Sarร ย un giorno di festa e di lotta, vogliamo passarlo con l*ย nostr*ย compagn*,
sicur* che le nostre strade si incontreranno ancora e spesso nei tempi prossimi
di resistenza.ย
Fino alla rivoluzione
โ
ย PROGRAMMA โ
ย
Tag - in evidenza
Con la volontร di riappropriarsi di questa forma dโarte come veicolo espressivo,
divulgativo e sociale.
Con la consapevolezza che il teatro รจ quasi sempre in grado di abbracciare le
rivoluzioni e diventarne un megafono potente e privilegiato.
Speriamo che, a loro volta, anche le nostre rivoluzioni possano intessere un
legame profondo e fertile con il teatro.
ย
Scopri il programma qui
๐๐ฎ ๐ฑ๐๐ฒ ๐ด๐ถ๐ผ๐ฟ๐ป๐ถ ๐ฑ๐ถ ๐บ๐ผ๐ฏ๐ถ๐น๐ถ๐๐ฎ๐๐ถ๐ผ๐ป๐ฒ ๐ถ๐ป ๐๐น๐ฏ๐ฎ๐ป๐ถ๐ฎ
๐ฐ๐ผ๐ป๐๐ฟ๐ผ ๐ถ๐น ๐ฝ๐ฟ๐ผ๐๐ผ๐ฐ๐ผ๐น๐น๐ผ ๐ฅ๐ฎ๐บ๐ฎ-๐ ๐ฒ๐น๐ผ๐ป๐ถ ๐๐ฒ๐ฟ๐บ๐ถ๐ป๐ฎ๐๐ฎ,
๐บ๐ฎ ๐น๐ฎ ๐น๐ผ๐๐๐ฎ ๐ฎ๐ฝ๐ฝ๐ฒ๐ป๐ฎ ๐ถ๐ป๐ถ๐๐ถ๐ฎ๐๐ฎ!
Come realtร dal basso, movimenti sociali, associazioni, abbiamo dato vita al
Network Against Migrant Detention, una rete transnazionale che si oppone al
sistema della detenzione amministrativa e allโesternalizzazione delle frontiere.
๐ธ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐
๐
๐๐๐๐๐๐
๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐
๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐.
Contro i CPR, contro le politiche migratorie razziste e neocoloniali del governo
Meloni, contro il nuovo Patto europeo sulla Migrazione e Asilo.
๐ฅ๐๐๐ง ๐ก๐ ๐ก๐๐๐๐ง๐ฉร ๐๐ ๐ข๐ค๐ซ๐๐ข๐๐ฃ๐ฉ๐ค ๐๐ ๐ฉ๐ช๐ฉ๐ฉ๐ ๐
๐ฉ๐ช๐ฉ๐ฉ๐!๐ฅ
ENGLISH
The Italy-Albania Protocol is a failure from every perspective!
Despite the decision of the Italian government to suspend the deportation of
migrant people to Albania, we as Network Against Migrant Detention have decided
to stick to our mobilization on December 1 and 2 in Tirana, as well as at the
centers in Gjadรซr and Shรซngjin, to express our dissent against the deportation
system established by the Protocol. While this failure represents a temporary
stalemate, we are well aware that the logic driving these policies is far from
defeated.
Just weeks after the Protocolโs implementation, the use of the hotspot and
detention facilities in Albania has been suspended, at least until the European
Court of Justice issues its rulings. The mechanism has stumbled over the
definition of a โSafe Country of Originโ temporarily challenged by the October
4, 2024 ruling by the European Court of Justice. The ruling states that a
country cannot be deemed safe unless it is so across its entire territory and
for everyone. In practice, every case must be evaluated individually, and judges
must consider whether the country in question is actually safe for the specific
individual at the time of the decision. Thanks to this ruling, Italian judges
have repeatedly disregarded the executive orders imposed by the Meloni
government through emergency legislative decrees.
While this partial victory reflects a European legal framework that still
withstands the harsh blows inflicted by illiberal right-wing forces and
governments of all political stripes, it has been achieved through struggles,
above all those of migrant people themselves, affirming the right to asylum and
freedom of movement. Therefore, we believe that relying solely on the judicial
system is insufficient to halt these policies. The horizon towards which the
Protocol is heading is the implementation of the New Pact on Migration and
Asylum planned for June 2026. This will introduce new criteria for defining safe
countries of origin, broadening the scope for accelerated border procedures. At
that point, the design of externalization embodied by the Italy-Albania Protocol
might face no further obstacles and could serve as a model to be replicated in
other EU Member States.
For this reason, over 200 activists from Italy, Albania, and Greece have
gathered this weekend in Tirana, staging protests in front of the hotspot at
port of Shรซngjin, the detention center in Gjadรซr, the Albanian government
headquarters, the Italian Embassy, and the European House.
Our goal is to lay the groundwork for a broad pan-european and transnational
mobilization capable of opposing these policies in the long term.
As members of the Network Against Migrant Detention, we demand:
The dismantling of Italian detention centers on Albanian territory, rejecting
any repurposing for other forms of detention
The abolition of any form of administrative detention for migrant people and
asylum seekers.
The abolition of the concept of a โSafe Country of Origin,โ which serves only to
restrict international protection.
The withdrawal of Italian military forces from Albanian territory and their
immediate return to Italy.
The opening of safe, legal and accessible pathways, the right to mobility and
self-determination for all migrant people, and the granting of the right to
circulate freely, regardless of motivations and status recognition
ย
The Network Against Migrant Detention sets the following objectives:ย ย
To oppose the Meloni-Rama Protocol and the model it represents through various
political tools, including information campaigns, public mobilizations,
strategic litigation, and pressure involving opposition politicians from Italy
and Europe, creating a broad, cross-sectoral, and interdisciplinary movement.
To obstruct the construction of new detention and deportation centers and the
strengthening of existing ones in Italy and Europe, promoting a
counter-narrative to the populist rhetoric that exploits fear to justify
militarized forms of security. This includes exposing the administrative
detention industry, highlighting violations of fundamental rights within
detention centers, and proposing a reception model centered on dignity,
autonomy, and the development of migrant peopleโs life projects.
To build a transnational and trans-European movement that establishes the
struggle for universal freedom of movement as a fundamental condition for the
radical democratization of this political space. This movement stands against
both the rise of nationalist, illiberal conservatism in Europe and the
neoliberal institution of the EU. Both in continuity with each other, reinforce
violent systems of rejection and selection of migrant people.
To forge connections beyond European territories with those opposing the EUโs
border externalization policies, rejecting the neocolonial coercion imposed by
agreements with third countries in exchange for European integration and
economic support.
โโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโโ
ITALIAN
Il Protocollo Italia-Albania รจ un fallimento sotto tutti i punti di vista!
Nonostante la decisione del governo italiano di sospendere le deportazioni di
persone migranti in Albania, come Network Against Migrant Detention abbiamo
deciso di mantenere la mobilitazione lโ1 e il 2 dicembre a Tirana e presso i
centri di Gjadรซr e Shรซngjin per esprimere il nostro dissenso verso il sistema di
deportazione messo in piedi dal Protocollo. Benchรฉ il fallimento rappresenti un
momentaneo stallo, sappiamo che la logica che anima queste politiche รจ
tuttโaltro che sconfitta.
A poche settimane dallโentrata in funzione del Protocollo, รจ stato sospeso
lโutilizzo delle strutture di hotspot e di detenzione in Albania, almeno fino
alle pronunce della Corte di Giustizia Europea. Il meccanismo si รจ inceppato
sulla definizione di Paese dโOrigine Sicuro, su cui la sentenza del 4 ottobre
2024 della Corte di Giustizia Europea ha posto un momentaneo argine. Essa
infatti indica che un paese non puรฒ considerarsi sicuro qualora non lo sia nella
totalitร del suo territorio e per tuttษ. Nella pratica, ogni caso deve essere
valutato singolarmente, e il giudice deve considerare se, al momento della
decisione, il Paese in questione รจ effettivamente sicuro per quella specifica
persona. Grazie a questa decisione i giudici italiani hanno potuto ripetutamente
disapplicare lโordine esecutivo che il governo Meloni ha impartito attraverso
decreti-legge approvati dโurgenza.
Se questo parziale risultato รจ anche frutto di un sistema di diritto europeo che
ancora regge i duri colpi inferti tanto dalle destre illiberali quanto dai
governi di ogni altro colore politico, conquistato attraverso le lotte
soprattutto delle persone migranti per affermare il diritto di asilo e la
libertร di movimento, crediamo che il solo piano giudiziario non sia sufficiente
per porre un freno a queste politiche. Infatti, lโorizzonte verso cui il
Protocollo si proietta รจ lโapplicazione del Nuovo Patto sullโImmigrazione e
lโAsilo prevista per giugno 2026, che introdurrร nuovi criteri per la
definizione di paese dโorigine sicura, estendendo i casi di applicazione delle
procedure accelerate per la richiesta di asilo in frontiera. A quel punto, il
disegno di esternalizzazione che il Protocollo Italia-Albania incarna potrebbe
non trovare piรน ostacoli e rappresentare un modello da riprodurre da parte degli
Stati Membri dellโUE.
Per questo motivo, questo weekend ci siamo ritrovati a Tirana in piรน di 200
attivistษ da Italia, Albania e Grecia, manifestando insieme davanti allโhotspot
al porto di Shรซngjin, al centro di detenzione di Gjadรซr e davanti alla sede del
Governo albanese, allโAmbasciata italiana e alla Casa dellโEuropa.
Il nostro obiettivo รจ quello di porre le basi per una mobilitazione pan-europea
e transnazionale di largo respiro, che sia in grado di opporsi anche sul lungo
termine a queste politiche.
Come Network Against Migrant Detention rivendichiamo:ย
Lo smantellamento dei centri italiani in territorio albanese, non contemplando
quindi un altro utilizzo detentivo alternativo.
Lโabolizione di qualsiasi ipotesi di detenzione amministrativa delle persone
migranti e richiedenti asilo.
Lโabolizione della nozione di Paese dโOrigine Sicuro, in quanto solamente
strumentale alla restrizione della protezione internazionale.
La smobilitazione dei militari italiani in territorio albanese ed un loro
immediato rientro in Italia.
Lโapertura di canali di ingresso legali e accessibili per tuttษ, il diritto alla
mobilitร e allโautodeterminazione delle persone migranti e la possibilitร di
circolare liberamente, indipendentemente dalle motivazioni e dal riconoscimento
di uno statusโ.
Il Network Against Migrant Detention pone gli obiettivi di:ย
Opporsi al Protocollo Meloni-Rama e al modello che esso rappresenta, utilizzando
i diversi strumenti politici: dallโinformazione, alle mobilitazioni di piazza,
dal contenzioso strategico, alla pressione attraverso la presenza di esponenti
politici di opposizione sia italiani che europei, creando una mobilitazione
ampia, trasversale e interdisciplinare.
Ostacolare la costruzione di nuovi centri di detenzione ed espulsione e il
rafforzamento di quelli esistenti in Italia e in Europa, diffondendo una
differente narrazione di segno opposto ai discorsi populisti che fanno leva
sulla paura della gente per incrementare forme militarizzate di sicurezza. ร
quindi necessario denunciare il business della detenzione amministrativa, la
violazione delle libertร fondamentali dellษ detenutษ e proporre un modello di
accoglienza che ponga al centro la dignitร , lโautonomia e lo sviluppo dei
progetti di vita delle persone migranti.
Costruire un movimento transeuropeo e transnazionale che ponga la lotta per la
libertร universale di movimento come una delle condizioni fondamentali per la
radicale democratizzazione di questo spazio politico, in opposizione, da un
lato, allโemergente Europa dei nazionalismi conservatori e illiberali e,
dallโaltro, allโistituzione neoliberale della UE. Entrambi infatti, in
continuitร gli uni con lโaltra, rinforzano sistemi violenti di respingimento e
selezione delle persone in movimento.
Costruire relazioni oltre i territori europei con coloro che si oppongono
allโesternalizzazione dei confini UE, rifiutando il ricatto neocoloniale che i
patti con paesi terzi pongono in cambio di integrazione europea e supporto
economico.
ย
ย
ย
๐ด ๐๐ฎ๐ ๐ ๐ข๐จ๐ซ๐ง๐ข ๐๐ข ๐ฆ๐จ๐๐ข๐ฅ๐ข๐ญ๐๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ ๐ ๐๐ข๐ซ๐๐ง๐ ๐ ๐๐ข
๐๐๐ง๐ญ๐ซ๐ข ๐๐ข ๐๐ก๐๐ง๐ฃ๐ข๐ง ๐ ๐๐ฃ๐๐๐ฬ๐ซ ๐ข๐ง ๐๐ฅ๐๐๐ง๐ข๐! ๐ด
English below
Con la conferenza stampa del 6 novembre come ๐๐๐ก๐ค๐๐๐ ๐ด๐๐๐๐๐ ๐ก
๐๐๐๐๐๐๐ก ๐ท๐๐ก๐๐๐ก๐๐๐, una nuova rete transnazionale di attivistษ
italiani e albanesi, abbiamo lanciato una ๐
๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐
๐
๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐
๐น๐๐๐-๐ด๐๐๐๐๐ e per la ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐
๐๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐
๐
๐บ๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐ฎ๐๐๐
๐ฬ๐ ๐๐ ๐จ๐๐๐๐๐๐.
Il patto rappresenta ๐โ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐
๐
๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐
๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ e sperimenta la
creazione di vere e proprie strutture di detenzione amministrativa per le
persone migranti, trasformandosi quindi in un pericoloso precedente allโinterno
dellโinfrastruttura europea di contrasto alla libertร di movimento e al diritto
di asilo, un ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐
๐
๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐
๐๐๐๐๐๐๐.
๐ฅร quindi per noi fondamentale come ๐ฌ๐จ๐๐ข๐๐ญ๐ฬ ๐๐ข๐ฏ๐ข๐ฅ๐
๐จ๐ซ๐ ๐๐ง๐ข๐ณ๐ณ๐๐ญ๐ ๐๐๐ฅ ๐๐๐ฌ๐ฌ๐จ ๐ญ๐ซ๐จ๐ฏ๐๐ซ๐๐ข ๐ข๐ง ๐๐ฅ๐๐๐ง๐ข๐
๐ฉ๐๐ซ ๐ฆ๐จ๐๐ข๐ฅ๐ข๐ญ๐๐ซ๐๐ข, sia con un presidio allโhotspot di Shenjin e al
Cpr di Gjadรซr domenica 1 dicembre, che con una manifestazione a Tirana lunedรฌ 2
dicembre davanti alle istituzioni responsabili dellโaccordo.
Vogliamo opporci a questo modello neocoloniale creando un ๐ฆ๐จ๐ฏ๐ข๐ฆ๐๐ง๐ญ๐จ
๐๐ฆ๐ฉ๐ข๐จ ๐ ๐ญ๐ซ๐๐ฌ๐ฏ๐๐ซ๐ฌ๐๐ฅ๐, ๐ฉ๐๐ซ ๐ฅโ๐๐๐จ๐ฅ๐ข๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ ๐๐๐ฅ
๐ฌ๐ข๐ฌ๐ญ๐๐ฆ๐ ๐๐๐ ๐ช๐ฎ๐ข ๐ ๐๐ฅ๐ญ๐ซ๐จ๐ฏ๐, ๐ฉ๐๐ซ ๐ฎ๐งโ๐๐ฎ๐ซ๐จ๐ฉ๐ ๐๐ข
๐๐ข๐ซ๐ข๐ญ๐ญ๐ข ๐ ๐๐ข ๐ ๐ข๐ฎ๐ฌ๐ญ๐ข๐ณ๐ข๐ ๐ฌ๐จ๐๐ข๐๐ฅ๐ ๐ ๐ฉ๐๐ซ ๐ฅ๐
๐ฅ๐ข๐๐๐ซ๐ญ๐ฬ ๐๐ข ๐ฆ๐จ๐ฏ๐ข๐ฆ๐๐ง๐ญ๐จ ๐๐ข ๐ญ๐ฎ๐ญ๐ญษ.
โ๏ธ๐๐๐ ๐ข๐๐ก๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ง๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐ก๐๐โ๐ ๐ ๐ข
๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐ก๐ ๐๐๐๐ ๐๐ข๐ ๐๐๐๐๐๐ ๐๐
๐ด๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐ฃ๐๐ก๐๐๐!
ย
๐
ข๐
ฃ๐
๐
๐
๐
๐
๐
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ก
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ENG:
ย
๐ด ๐๐ฐ๐จ ๐๐๐ฒ๐ฌ ๐จ๐ ๐๐จ๐๐ข๐ฅ๐ข๐ณ๐๐ญ๐ข๐จ๐ง ๐ข๐ง ๐๐ข๐ซ๐๐ง๐ ๐๐ง๐ ๐๐ญ
๐ญ๐ก๐ ๐๐ก๐๐ง๐ฃ๐ข๐ง ๐๐ง๐ ๐๐ฃ๐๐๐ฬ๐ซ ๐๐๐ง๐ญ๐๐ซ๐ฌ ๐ข๐ง ๐๐ฅ๐๐๐ง๐ข๐!
๐ด
ย
With the press conference on November 6th, as the ๐๐๐ก๐ค๐๐๐ ๐ด๐๐๐๐๐ ๐ก
๐๐๐๐๐๐๐ก ๐ท๐๐ก๐๐๐ก๐๐๐, a new transnational network of Italian and
Albanian activists, we launched a ๐๐๐-๐
๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐
๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐ ๐น๐๐๐-๐ด๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐ and demand ๐๐๐
๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐บ๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐
๐ฎ๐๐๐
๐ฬ๐, ๐จ๐๐๐๐๐๐.
The pact represents yet ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐
๐๐
๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ and experiments with the creation of actual
administrative detention facilities for migrants, thus setting a dangerous
precedent within the European infrastructure aimed at restricting freedom of
movement and the right to asylum โ ๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐-๐๐๐๐๐
๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐
๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐๐
๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐๐.
ย
๐๐ฌ ๐๐ง ๐จ๐ซ๐ ๐๐ง๐ข๐ณ๐๐ ๐๐ข๐ฏ๐ข๐ฅ ๐ฌ๐จ๐๐ข๐๐ญ๐ฒ ๐ฆ๐จ๐ฏ๐๐ฆ๐๐ง๐ญ, ๐ข๐ญ
๐ข๐ฌ ๐๐ซ๐ฎ๐๐ข๐๐ฅ ๐๐จ๐ซ ๐ฎ๐ฌ ๐ญ๐จ ๐ ๐๐ญ๐ก๐๐ซ ๐ข๐ง ๐๐ฅ๐๐๐ง๐ข๐ ๐ญ๐จ
๐ฆ๐จ๐๐ข๐ฅ๐ข๐ณ๐, both with a protest at the Shenjin hotspot and the Gjadรซr CPR
on Sunday, December 1st, and with a demonstration in Tirana on Monday, December
2nd, in front of the institutions responsible for the agreement.
We want to resist this neo-colonial model by ๐๐ซ๐๐๐ญ๐ข๐ง๐ ๐ ๐๐ซ๐จ๐๐,
๐๐ซ๐จ๐ฌ๐ฌ-๐๐ฎ๐ญ๐ญ๐ข๐ง๐ ๐ฆ๐จ๐ฏ๐๐ฆ๐๐ง๐ญ ๐ญ๐จ ๐๐๐จ๐ฅ๐ข๐ฌ๐ก ๐ญ๐ก๐ ๐๐๐
๐ฌ๐ฒ๐ฌ๐ญ๐๐ฆ ๐ก๐๐ซ๐ ๐๐ง๐ ๐๐ฅ๐ฌ๐๐ฐ๐ก๐๐ซ๐, ๐ญ๐จ ๐๐ฎ๐ข๐ฅ๐ ๐ ๐๐ฎ๐ซ๐จ๐ฉ๐
๐จ๐ ๐ซ๐ข๐ ๐ก๐ญ๐ฌ ๐๐ง๐ ๐ฌ๐จ๐๐ข๐๐ฅ ๐ฃ๐ฎ๐ฌ๐ญ๐ข๐๐, ๐๐ง๐ ๐ญ๐จ ๐๐ข๐ ๐ก๐ญ
๐๐จ๐ซ ๐๐ซ๐๐๐๐จ๐ฆ ๐จ๐ ๐ฆ๐จ๐ฏ๐๐ฆ๐๐ง๐ญ ๐๐จ๐ซ ๐๐ฅ๐ฅ.
ย
๐น๐๐ ๐๐ข๐๐กโ๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐ก๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ก๐๐๐ ๐๐ โ๐๐ค ๐ก๐
๐๐๐๐ก๐๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐ ๐กโ๐ ๐ก๐ค๐ ๐๐๐ฆ๐ ๐๐ ๐ด๐๐๐๐๐๐, ๐๐๐ก
๐๐ ๐ก๐๐ข๐โ ๐ค๐๐กโ ๐ข๐ !
ย
๐
ข๐
ฃ๐
๐
๐
๐
๐
๐
๐
ก
Devo avere una casa
ย per andare in giro per il mondo.
Sonoย passati 30 anniย da quando una manciata diย sognatorษ,ย traย studentษ,
lavoratorษย eย disoccupatษ, decise di liberare lo spazio di via Revello 3 in zona
San Paolo.
30 anni di rottura contro il desertoย attornoย lasciato dalle istituzioni.
30 anni di lotta insieme, attraversando generazioni, crisiย e repressione, slanci
rivoluzionari.ย
A 30 anni da quel giorno, viviamo in un periodo di guerra continua, per questo
il nostro primo pensiero va alla Palestina, un periodo governato daiย fascisti
del terzo millennioย che ogni giornoย erodono i diritti conquistati con le lotte
del passato, tentandoย di spezzare i legami e le reti solidali che creano le
nostre comunitร resistenti.ย Treย decadiย in cui abbiamo visto inasprirsi a suon di
decreti sicurezza, la repressione per chi lotta,ย chiย non si allinea e tiene alta
lโattenzione sulle violenze perpetrate dal governo, siano esse fisiche o
sociali.ย
Ma se siamo ancora qui รจ perchรฉ il centroย sociale ha saputoย creareย negli
anniย quelle reti che non si piegano allaย repressioneย del capitale o aย
rigurgitiย fascisti,ย diventandoย parte integrante e pulsante del quartiere e della
cittร .ย
Via Revello e via Millio sono gli spazi che abbiamo chiamato e continuiamo a
chiamareย casa per tuttษ.
Spazi che ai bisogni reali hanno dato risposte concrete attraverso gli
sportelliย per la casa, il lavoro o supporto legale. Spazi che
garantisconoย unโaccessibilitร alle cure fuori dalle logiche capitalistiche e
patriarcali, come la microclinica Fatih, la consultoria FAM o la palestra
popolare Dante Di Nanni.
Spazi che hanno dato la possibilitร di sperimentare e di condividere conoscenze
in modo circolare, senza capi nรฉย maestrษ, creando i laboratori che ancora oggi
vivono nel centro, dallโHacklab al Gila, dalย birrificio SNEB alla ciclofficina,
dallโorto di Walter alla biblioteca Goliarda Sapienza. E altri, che aspettano di
essere aperti.ย
Spazi che ogni anno accolgono e danno voce, attraverso assemblee e incontri, a
lotte locali e nazionali. Al fianco dellษ ultimษ e dษ marginalizzatษ e a difesa
degli spazi pubblici, del territorio e delle libertร che ci stanno rubando.
Spazi che si svuotano per riempire le strade, liberare altri luoghi oppure
proteggerli dalle tasche degliย speculatori, per essere il sassolinoย che inceppa
gli ingranaggi, per portare conflitto, come reale motore di cambiamento.
Guardando al Chiapas e al Kurdistan per prendere spunto per nuove forme di lotta
che riescano ad essere breccia.
Spazi che hanno creato una comunitร antifascista che da 30 anni si oppone a
leggi neoliberali e liberticide, alla detenzione amministrativa e razzista, alle
guerre genocide, alla devastazione dei territori, alla sovradeteminazione dei
corpi.
Spazi che hanno permesso a migliaia di personeย diย fare socialitร fuori dalle
logiche commerciali, semplicemente attraversando il centro, partecipando alle
cene popolari o alle centinaia di serate con proposte musicali e teatrali
lontano dal mainstream.
Spazi attraversati da chi non cโรจ piรน, ma portiamo sempre nel cuore.
Per questo vogliamo festeggiare, non un compleanno o un anniversario, maย 30 anni
di comunitร in lotta. 30 anni di complicitร ย e solidarietร .
30 anni di osare e sognare insieme lโavvenire.ย
E lo faremo come sempre dal basso ma in grande e lentamente.
Abbiamo iniziato ritrovandoci alla cena sociale di venerdรฌ 11 ottobre per una
serata in compagnia e farci gli auguri.ย Grazie mille a tutt3, รจ stato un ottimo
inizio!ย Proseguiremo il 19 ottore con una serataccia tra performance, metalli
rigenerati, fuochiย e percussioni che ci faranno danzare fino a tardi!ย
CHI SOGNA NON SARAโ MAI SOL@
CHI LOTTA NON MUORE MAI!
TORINO / 1,2 e 3 Novembre 2024
Se primavera ed estate 2024 sono state scandite dal calore di proteste,
scioperi, rivolte ed evasioni โ sopratutto dentro le galere di in ogni parte del
paese โ non si puรฒ dire che la controparte non stia, di pari passo, affilando la
sua lama, puntandola spietatamente contro poverx, migranti e ribelli nonchรฉ
chiunque porta solidarietร e prova a opporsi e resistere. Gli strumenti
legislativi a disposizione delle procure si stanno, infatti, rimpolpando di
disegni e decreti legge criminogeni che mirano ad ampliare il ventaglio dei
reati, intensificarne le pene e abbassare la soglia di punibilitร .
Il ddl 1660, in corso di approvazione, rispecchia molto bene la realtร in cui ci
vogliono costringere a vivere. Difatti, in maniera molto dettagliata e puntuale,
va a colpire tutti gli ambiti dove negli ultimi anni sono state portate avanti
le proteste e le lotte piรน incisive che hanno attraversato il paese, dai luoghi
di detenzione (carcere e CPR) alle mobilitazioni contro il disastro climatico.
Dโaltronde non servirebbe uno degli ultimi omicidi โ in ordine temporale, e tra
i piรน noti, che da decenni accadono nelle campagne italiane โ di Satnam Singh a
ricordarci che la linea del colore e lโoppressione di classe segnano
indelebilmente il destino allโinterno delle dinamiche di sfruttamento della
forza lavoro. O lโassassinio di Oussama Darkaoui nel CPR di Palazzo San Gervasio
a ribadire, ancora una volta, come le galere amministrative assolvano
quotidianamente a uno dei loro compiti principali: terrorizzare i/le liberx
senza documenti europei โ resx clandestinx dalle leggi โ affinchรฉ non osino
lottare, autodeterminarsi ed esistere fuori dagli schemi della paura e del
dominio.
Eppure, questa calda estate ci ha dimostrato che davanti alla brutale
ingiustizia e violenza agita dallo Stato, non รจ solo la paura a dominare gli
animi. Da Nord a Sud le proteste hanno scaldato i centri di detenzione โ sia
penale che amministrativi, ad ogni latitudine e per mano di ogni etร . Fuori da
quelle mura, solidali e complici han cercato le proprie strade per mostrare
supporto, tessere legami, far circolare le notizie, rendersi tasselli di
comunicazione, affiancando chi ha deciso di parlare per sรฉ attraverso rivolte e
proteste.
Sappiamo che il capitalismo differenziale โ tanto piรน se in crisi economica e in
un panorama bellico โ ha sempre piรน bisogno di allargare le maglie quantitative
del contenimento, irregimentare i metodi di tortura con il fine โ neanche tanto
sottinteso โ di terrorizzare su larga scala e contenere coloro che si ribellano.
Guerra, violenza, repressione, sorveglianza e incarcerazione, costituiscono gli
strumenti necropolitici per antonomasia che si ripercuotono materialmente sui
corpi provocando morte e sofferenza. Spezzano i legami ma, allo stesso tempo,
producono nuove relazioni sociali, nuove grammatiche del potere, iscrivendole
allโinterno di unโeconomia politica imperniata sulla gerarchizzazione
dellโumano.
La necropolitica, provando a interpretare i presenti sconvolgimenti globali, non
รจ tuttavia semplicemente un processo bensรฌ un vero e proprio paradigma. Il
conflitto bellico tra lโUcraina e la Federazione Russa e il genocidio in atto da
parte dello stato sionista nei confronti della popolazione palestinese, sono โ
allโinterno di questo quadro โ potenti esempi di come agisce tale macchina.
Alle nostre latitudini i venti di guerra soffiano in molteplici direzioni; ne
sono un esempio, da un lato, gli investimenti massicci nel settore bellico da
parte del governo Meloni, dallโaltro la stesura di decreti sicurezza, creati ad
hoc, in cui vengono categorizzati sempre piรน nuovi nemici interni, evocando
incessantemente una supposta minaccia incombente sulla stabilitร del sistema
economico e sociale.
Non limitandoci a osservare il fenomeno della guerra, come mera espressione
dei/delle governanti di turno o di contingenti necessitร geopolitiche, ci preme
piuttosto leggere il presente bellico come parte integrante del capitalismo, e
nella fattispecie di quello neoliberale, grimaldello della paura e della
retorica massmediatica: base discorsiva per lโassestarsi o lโaccelerare di
alcune modificazioni del presente. Fondamentale, in merito ai discorsi oggetto
di questa chiamata, lโintensificarsi di una retorica potente sul nemico interno
delineato, non solo in chi lotta o dissente, ma soprattutto in colui che si
trova ai margini del privilegio di classe e razza. A tal proposito, il razzismo
sistemico e sistematico, lโislamofobia, la clandestinizzazione forzata delle
persone in viaggio senza documenti europei, la brutalitร delle frontiere e le
morti in galere e CPR, sono parte del complesso set di strumenti torturatori che
il potere si dร per tenere sotto scacco una vasta quantitร di popolazione. Ne
consegue unโarchitettura lineare che oggi sfrutta sul lavoro, domani capitalizza
nei centri di detenzione e โ magari โ in un futuro guerreggiato neanche troppo
lontano, ricatta per comporre le fila di una possibile legione straniera.
Delineare la geografia del razzismo sistemico e sistematico diventa lo strumento
analitico fondamentale per trovarsi, tra complici e solidali, riconoscersi e
identificare i punti di attacco. A seguito dellโimportante chiamata promossa
dalla Rete Campagne in Lotta
(https://campagneinlotta.org/violenze-e-morte-alle-frontiere-razzismo-quotidiano-segregazione-rispondiamo-a-tutto-questo/)
ad Aprile a Roma, proponiamo un seguito di quel momento di confronto a Torino,
per lโ1/2/3 Novembre 2024.
Occasione preziosa per lanciare anche unโiniziativa pubblica contro la
riapertura del CPR di Torino, chiuso per la prima volta nel Marzo 2023 grazie a
tre settimane di coraggiose rivolte, che han permesso al fuoco di distruggere,
totalmente, una galera per persone senza documenti europei attiva da 25 anni.
Un anno e mezzo fa, allโincirca, il CPR di Corso Brunelleschi veniva distrutto
dalla rabbia dei reclusi, rendendo materialmente piรน fragile un tassello della
macchina delle espulsioni nostrane. Da quelle calde giornate invernali di fuoco,
numerose sono state le rivolte, le evasioni e gli scontri contro la polizia, che
hanno caratterizzato la quotidianitร allโinterno dei lager di Stato italiani. La
violenza agita dalla detenzione amministrativa va inserita in un quadro ampio e
complesso che conduce a uno sguardo sulla macchina delle espulsioni e ai CPR,
come la punta visibile di un iceberg, in cui si annodano piรน strati e substrati
di violenza e razzismo sistemico.
Se, infatti, il razzismo รจ un concetto solido โ tangibile nella sua produzione
di conseguenze materiali โ urge produrre un discorso intellegibile che, con
puntualitร , renda esplicita la geografia dellโoppressione, lungo la linea del
colore e della classe.
Estrapolare la lotta contro i CPR, da un discorso unicamente antidetentivo, ci
consente di rendere esplicito il ruolo che queste prigioni hanno nel fungere
anche, e non solo, da monito ai liberi e rafforzare cosรฌ il ricatto del permesso
di soggiorno. Lottare contro le galere amministrative, assume cosรฌ, un
significato nel porsi a fianco dei migranti, lavoratori e non, che chiedono
documenti, casa e tutele per tuttx. In questo panorama, attaccare la forma
tangibile di una frontiera vuol dire porsi al fianco di chi รจ rimbalzato,
tramite dispositivi e leggi europee, tra lโessere lโoggetto di scambio tra
Stati, merce di profitto per privati, strumento di pressione mediatica per fini
nazionalistici e/o manodopera a basso costo.
Sentiamo sempre piรน urgente, prioritario e impellente incontrarci e organizzarci
per analizzare il reale mortifero in cui viviamo, trovarci tra complici e
tessere le reti di alleanze possibili con il fine di trovare i punti di attacco
allโimpianto razzista che scandisce la quotidianitร nel capitalismo di oggi.
Il coraggio dirompente del reclusi del CPR di Torino nel Febbraio 2023 non puรฒ
rimanere silente, dimenticato e rifagocitato dalla macchina razzista.
A tal proposito invitiamo compagnx, complici, solidali a venire a Torino nei
primi giorni di Novembre per tre giorni di discussione e mobilitazione
nazionale.
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PROGRAMMA GIORNATE
VENERDI 1 NOVEMBRE
ORE 16 CORTEO NEL QUARTIERE DI SAN PAOLO CONTRO LA RIAPERTURA DEL CPR DI CORSO
BRUNELLESCHI
SABATO 2 NOVEMBRE
DALLE ORE 1O ASSEMBLEA PRESSO IL CSOA GABRIO, via Millio Torino
DOMENICA 3 NOVEMBRE
DALLE ORE 10 ASSEMBLEA (solo la mattina)
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Per info e ospitalitร scrivere a: antirazzistxpiemonte[at]autistici.org
๐ฃPrepariamoci insieme per il Nazra Palestine Short Film Festival! Vi aspettiamo
per una giornata di sport popolare aperto a tuttษ con proiezione di corti sullo
sport in Palestina, accompagnati da cibo veg per tuttษ! I corti proiettati
saranno: ๐๏ธ ๐ง๐ผ๐๐ฟ ๐๐ฒ ๐๐ฎ๐๐ฎ di Flavia Cappellini (19โ) ๐๏ธ ๐๐ฎ๐๐ฎ,
๐ณ๐ผ๐ผ๐๐ฏ๐๐น๐น๐ฒ๐ di Iyad Alasttal (20โ56โโ) ๐๏ธ ๐๐ฎ๐๐ฎ, โฆ Continua la
lettura di ๐ฟ๐ช๐ฎ๐ถ๐๐ถ๐ป๐ด ๐ณ๐ผ๐ฟ ๐ก๐ฎ๐๐ฟ๐ฎ๐ฝ๏ธ โ
Pochi mesi fa abbiamo aperto un sito per diffondere informazioni, articoli,
riflessioni e approfondimenti sulla Palestina, sulla resistenza palestinese e
sullโoccupazione israeliana del loro territorio.In particolare segnaliamo
unโampia intervista con unโoperatrice sanitaria rientrata da poco dalla striscia
di Gaza, in cui si parla di temi spesso dimenticati come la situazione del
sistema sanitario e in โฆ Continua la lettura di GABRIO X PALESTINA โ
25ย APRILE 2024 A quasi due anni dallโinsediamento del governo piรน a destra della
storia di questo paese e (quasi) dichiaratamente neofascista, appaiono sempre
piรน evidenti gli attacchi sistematici alle libertร personali e collettive.
Accade giorno per giorno nelle scuole e nelle universitร , nellโaumento della
repressione, nellโinasprimento delle pene pensate ad hoc per le manifestazioni
di โฆ Continua la lettura di 25 APRILE 2024 โ Contro ogni fascismo per una
comunitร Resistente โ
La Corte Costituzionale ha incluso tra i diritti inviolabili della persona il
diritto allโabitazione, il quale โrientra fra i requisiti essenziali
caratterizzanti la socialitร cui si conforma lo Stato democratico voluto dalla
Costituzioneโ (sentenza n. 217 del 1988 e sentenze n. 128 del 2021, n. 44 del
2020), poichรฉ รจ compito dello Stato assicurare โche โฆ Continua la lettura di
Affrontare la Crisi Abitativa: Politiche Strutturali per il Diritto allโAbitare
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